mercoledì 3 aprile 2019

Ragazzi morti a causa della “Blackout Challenge”, cos’è e come evitarla.



UNA PREMESSA RIVOLTA A TUTTI I GENITORI CHE HANNO PERSO I FIGLI A CAUSA DI QUESTI "GIOCHI" PERVERSI: LA MORTE DEI VOSTRI AMATI FIGLI SERVA A FAR SI CHE ALTRE GIOVANI VITE NON NE RIMANGANO VITTIME. NON SENTITEVI IN COLPA, PERCHE' LA LORO MORTE NON E' STATA INUTILE SE CONTRIBUITE A SALVARE ALTRE GIOVANI VITE. I VOSTRI FIGLI NON HANNO COMMESSO UN SUICIDIO, MA ORA CHIEDONO IL VOSTRO AIUTO PER SALVARE ALTRI GIOVANI IN POTENZIALE PERICOLO. 
UN APPUNTO A SELVAGGIA LUCARELLI: LEI HA DIMOSTRATO UNA MANCANZA DI TATTO E SENSIBILITA' COME POCHI. NON SI ENTRA COSì INDELICATAMENTE NEL DOLORE DELLA FAMIGLIA DEL GIOVANE IGOR MAJ ACCUSANDO I GENITORI DI ESSERE RESPONSABILI DELLA MORTE DEL PROPRIO FIGLIO. E IL MOTIVO PER CUI L'HA FATTO E' ANCORA PIU' SQUALLIDO: FARE SCALPORE PER ATTIRARE PIU' FOLLOWERS SULLA SUA PAGINA FB. IL SUO CINICO COMPORTAMENTO NON E' LONTANO DA QUELLO DELLE MENTI PERVERSE CHE HANNO IDEATO E LANCIATO IN RETE QUESTE TRAPPOLE VIRTUALI MALEFICHE.  

Oramai quasi due anni fa si diffondeva a macchia d’olio la vicenda chiamata “Blue Whale”. Un perverso gioco in cui un giovane soggetto metteva a rischio la propria incolumità attraverso una serie di prove insane, fino al suicidio. La trasmissione “Le Iene” portò il fenomeno sulla cresta dell’onda con un paio di servizi in merito. Lanciando a riguardo un monito verso la nostra penisola. Solo mesi dopo si scoprì che, nella nostra nazione, la vicenda era principalmente frutto di una psicosi collettiva (che le trasmissioni avevano alimentato). Non solo:  alcuni approfondimenti televisivi erano montati in maniera artificiosa e che il numero di casi riconducibili a questo fenomeno nella nostra nazione erano assai rari. La Blue Whale in Italia probabilmente non ha mai mietuto vittime, la Blackout Challange probabilmente ne ha invece già ispirato alcune, ed è necessario parlarne.

Cos’è la Blackout Challange ?

“Pass-out challenge”,  “Scarf Game”, “Chocking game”Sono gli altri sinonimi di questa sfida pericolosa che in rete ha ottenuto una preoccupante viralità crescente. Lo scopo di questo insano gioco è quello di scoprire gli effetti di una momentanea e volontaria privazione di ossigeno. Impedendo a sé stessi di respirare per prolungati secondi e nelle maniere più disparate. Ciò che rende ancora più semplice da realizzare questa delirante pratica è che online ci siano i modi più svariati per ottenere tale scopo. Tutorial con corde, buste di plastica, una miriade di oggetti “casalinghi” vengono coinvolti per tali finalità.

Perché i ragazzi decidono di giocare?

Le ragioni possono essere le più svariate. Dal voler simulare un atteggiamento impavido ed impressionare un coetaneo, fino al tentativo di emulazione o la curiosità.  A tutto questo va sommata la semplice reperibilità dei suddetti oggetti.  Senza contare una scarsa cultura del fenomeno da parte delle famiglie, che solo negli ultimi giorni stanno conoscendo la pericolosità di tale fenomeno virale.

In Italia già due casi probabili

A febbraio, a Roma, un genitore denuncia il possibile coinvolgimento di tale gioco  dietro la morte del figlio, trovato impiccato ad un cavo della sua consolle senza apparenti altre ragioni. Il ragazzo aveva mostrato uno dei video al genitore. Il secondo caso in Lombardia, dove un 14enne è morto, trovato legato ad una delle corde che usava per arrampicarsi solitamente a scopo sportivo.

La struggente denuncia della famiglia

I parenti del secondo ragazzo hanno affidato al sito pareti.it il loro prezioso monito a riguardo. ”Fate il più possibile per far capire hai vostri figli che possono SEMPRE parlare con voi, qualunque stronzata gli venga in mente di fare devono saper trovare in voi una sponda, una guida che li aiuti a capire se e quali rischi non hanno valutato. Noi pensiamo di averlo sempre fatto con Igor, eppure non è bastato. Quindi cercate di fare ancora di più, perché tutti i ragazzi nella loro adolescenza saranno accompagnati dal senso di onnipotenza che se da una parte gli permette di affrontare il mondo, dall’altra può essere fatale”. L’articolo denuncia apertamente il suddetto gioco. La stessa famiglia ha trovato alcuni riferimenti alla dannosa pratica nella cronologia YouTube del ragazzo. Dichiarando che si trattava di più che una mera casualità.

Contromisure

La procura di Milano è corsa ai ripari. Oscurando preventivamente 15 siti che ospitavano alcuni filmati  giudicati pericolosi a tal senso. Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano ha disposto il sequestro preventivo d’urgenza dei portali in cui sono pubblicati tali video con richiesta ai provider (tra cui lo stesso YouTube) di rimuoverli. Segno che, a questo giro, si tratti di una minaccia più concreta (e internazionale).

Cosa fare?

Come ci hanno insegnato i precedenti casi di minaccia, è innanzitutto importante non trasformare delle nozioni in una paranoia nazionale. Bisogna parlare in maniera informata e sobria degli episodi e delle minacce, senza arrivare alla caccia alle streghe o a contromisure che oltrepassino la misura stessa dell’insidia. Insomma è inutile proibire l’accesso allo streaming o nascondere gli oggetti anche più elementari nelle proprie residenze. Invece è utile saper contestualizzare con i propri figli, insegnar loro ad autosalvaguardarsi, saperli monitorare con leggerezza, tenere sempre vivo e stimolante un dialogo sulle loro scoperte multimediali e le loro perplessità. Perché non esiste un vaccino che contrasti comportamenti potenzialmente dannosi, ma giorno per giorno si può costruire una identità consapevole dell’uso della rete.  Digital Education Lab si muove verso tali scopi. Se sei interessato a questi temi, continua a seguire il nostro blog e iscriviti ai nostri social.

Nessun commento: