Oltre a Weidmann, ci sono altri candidati idonei alla successione di Mario Draghi alla BCE. È quanto ha detto il Ministro dell’Economia tedesco, Olaf Scholz. La sensazione è che la partita si svolgerà sull’asse Berlino-Parigi. Difatti, del gruppo dei papabili pronti a raccogliere la pesante eredità di Draghi fa parte, oltre all’ex governatore della banca di Finlandia, Erkki Liikanen, anche il francofono Benoît Cœuré, già membro del comitato esecutivo dell’Eurotower. Ma, uno dei maggiori avversari di Weidmann è Francois Villeroy de Galhau, attuale governatore francese. Non se ne esce. Il patto di Aquisgrana è servito anche a suggellare il prossimo cambio della guardia alla BCE. Dunque, non facciamoci illusioni: aspettiamoci o un nome tedesco o francese. In entrambi i casi, per l'Italia si metterebbe nel peggiore dei modi, e cominciamo a vedere la fine della Grecia sempre più vicina.
Come se non bastasse, a Davos, il Ministro dell’Economia italiano Tria, preferendo un candidato meno “falco”, ha aperto alla designazione del rappresentante teutonico. Avete capito bene. Secondo Tria Weidmann non sarebbe un falco, ma non si può nemmeno considerarlo amico dell'Italia! Il ministro non ha escluso la possibile nomina del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, a prossimo capo della Banca Centrale Europea, affermando che le posizioni espresse in passato non dovrebbero pesare sulla scelta. Un'ingenuità, questa del ministro Tria, che potrebbe costare cara al Paese. Weidmann, infatti, non ha mai nascosto le critiche al programma di stimolo economico lanciato dalla Bce con l’acquisto di bond per circa 2600 miliardi di euro, e si è opposto a un altro schema per consentire all’istituto di Francoforte di aiutare i paesi in difficoltà. Weidmann ha spesso criticato le politiche economiche di diversi governi italiani.
La decisione su chi si siederà sulla poltrona dell’ex Governatore della Banca d’Italia sarà presa dai capi di Stato nel Consiglio europeo di giugno, in concomitanza con quella del nuovo presidente della Commissione UE. La sensazione è che Germania e Francia si spartiranno le due posizioni: chi prenderà l’Eurotower, sarà costretto a cedere la guida della Commissione. Insomma, la sensazione è che la successione alla BCE del prossimo novembre sia già stata decisa "a tavolino" dall'asse franco-tedesco e che, qualunque posizione prenderà il governo italiano, la polpetta avvelenata è già pronta per essere servita. La permanenza in questa Unione Europea a guida bilaterale, si sta rivelando di giorno in giorno più insostenibile per l'Italia come per gli altri paesi membri che non trovano collocazione all'interno dell'asse Parigi-Berlino, essendo stati estromessi da qualunque possibilità di prendere decisioni autonome che non siano gradite alla Germania o alla Francia di Macron.
CINZIA PALMACCI
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