Il commissario voleva essere nominato alla presidenza della Corte dei conti francese, ma le nomine vincolano Macron. E adesso non sa cosa fare
E adesso per Pierre Moscovici le cose non si mettono affatto bene. Il mandato dell'euroburocrate è agli sgoccioli, e le sue clientele da tempo si erano attivate a Parigi e dintorni per trovargli una degna sistemazione dopo la Commissione europea.
In patria, tutto faceva credere che Moscovici avesse il tappeto rosso per la Corte dei conti francese. Tanto che ormai tutti davano per sicuro il suo avvicendamento con Didier Migaud, che invece punta alla Corte costituzionale. Un cambio di ruolo che Emmanuel Macron vedeva con enorme favore, grazie anche all'intercessione del segretario generale dell'Eliseo, Alexis Kohler.
Il problema è che adesso, per Pierre, le cose non si stanno rivelando così semplici come si potesse credere. Perché le regole sulla nomina del presidente della Corte dei conti sono molto stringenti e di natura politica. I nove membri sono designati (tre ciascuno) dal presidente della Repubblica, dal presidente del Senato e dal presidente dell'Assemblea nazionale. Per quest'anno sembrava tutto fatto, tanto che si vociferava già del successore di Moscò in Commissione. Tuttavia, c'è stato un intoppo: Macron aveva già designato Jacques Mézard. E adesso bisogna capire dove mettere Moscovici, che non sa più cosa fare.
Il commissario transalpino è un fedelissimo di Macron. E adesso, con la possibilità di fare campagna elettorale dopo le regole cambiate da Jean-Claude Juncker, può fare campagna senza lasciare la Commissione. E per Pierre bisogna capire quale ruolo possa avere dopo le elezioni. Sono in parecchi a non apprezzare questo continuo totonomine sul commissario al Bilancio. E sembra che anche Juncker non sia rimasto per nulla contento di questo corteggiamento introno al suo commissario.
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