L’EX DISOCCUPATO AIUTATO DA S. GENNARO
CREA IL REDDITO DI “DIGNITA’ EUROPEA”
IL PRESIDENTE IRRIDE L’ITALIA E NEGA
L’ESISTENZA DEI COMITATI D’AFFARI UE E BCE
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
Nello stesso giorno in cui tutti i quotidiani, alcuni giubilanti altri obtorto collo, narrano la mistica metamorfosi di un ex disoccupato napoletano diventato valente ministro capace di istituire il reddito di cittadinanza (ieri il Decretone) adeguando la povera Italia alle leggi civili di altri 26 paesi dell’Unione Europea; nel giorno in cui san Gennaro dimostra di essere così potente da consentire ad un guappo a lui devoto di riuscire a trasformare l’allofono lemma Welfare da maledetta parolaccia in sacra benedizione, con l’aiuto della Lega di Matteo Salvini per l’abolizione della Fornero e la “quota 100” sulle pensioni (link video della conferenza stampa a fondo pagina), ecco che il canuto vegliardo del Colle più autorevole – ma ormai detestato d’Italia – propina la solita lezioncina di Europeismo spicciolo credendo che gli italiani siano un’orda d’inveterati fessi rincitrulliti dai media del mainstream e non conoscano ormai a menadito le solenni porcate finanziarie ed etiche che ogni giorno si perpetrano a Bruxelles, sacrificando il benessere degli occidentali sull’ara di Pluto, avida divinità della ricchezza a cui la stessa Ue si è congenitamente e strutturalmente votata fin dalla fondazione sua e della Bce.
IL REDDITO DI CITTADINANZA E IL VEGLIARDO IRRIVERENTE
Il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella
Soffro nell’ammetterlo, perché li aborro assai nelle derive sinistre sui temi etici, ma a Luigi Di Maio ed ai Cinquestelle va il merito di aver fatto rivoltare ancora una volta Pietro Nenni nella tomba del Socialismo italiano, eretta in soli 7 anni dal Partito Democratico. Ma non c’è nemmeno il tempo per festeggiare la conquista del reddito di “dignità europea” che proprio quell’ex deputato e ministro del Pd salito al Quirinale solo per essere paggio servente del suo predecessore e compagno di partito Giorgio Napolitano, il presidente Sergio Mattarella si mostra un oratore visionario e senescente sul palcoscenico internazionale. «L’Unione Europea non è un comitato d’affari ma una comunità di valori sulla quale si costruisce la convivenza dei popoli europei e la coesione sociale è importante nella vita comunitaria – ha detto il presidente Mattarella, a Berlino al termine di un incontro con il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, come riporta l’Ansa – Bisogna quindi dialogare con le persone che la pensano diversamente, questa è la chiave dell’Unione Europea. Bisogna confrontarsi, dialogare e trovare insieme soluzioni condivise». Mentre i politici europei dialogano, con parsimonia e cauta flemma, Jean Claude Juncker forte dei suoi 27mila euro al mese che gli garantisce la Presidenza di quella oligarchia non-elettiva che è la Commissione Europea, il Capo di Stato della Repubblica Italiana sereno in virtù del suo stipendio mensile di 20mila (e dei circa 2,8 milioni di euro messi in saccoccia solo dal 2008 al 2015 per il cumulo di compensi e vitalizi di varie cariche politiche e universitarie), ecco che circa 18milioni di italiani sulla soglia della povertà assoluta devono invece benedire i 780 euro che arriveranno con il reddito di cittadinanza grazie al pischellino decongiuntivato del populismo. Costoro però, mentre anelano l’agognato reddito di sopravvivenza che arriverà soltanto a primavera inoltrata, si devono pure sorbire le saccenti prolusioni del Capo dello Stato che ci ammaestrano su quanto brava e bella sia l’Unione Europea; quella che ha messo sul lastrico il Bel Paese con l’infausto euro e dalla quale gli avveduti britannici, scaltri nel tenersi stretta la loro sterlina, stanno cercando in ogni modo di fuggire aprendo la stalla a tanti irrequieti buoi… A questo punto l’intero popolo della penisola è legittimato a rivolgersi cogitabondo il fatidico quesito: “Il vegliardo del Colle è consapevolmente o inconsapevolmente irriverente verso gli italiani che per tanti anni hanno tirato la cinghia sotto il Governo tecnico da lui benedetto e da tutti stramaladetto?” E’ più che legittimo chiederselo nel momento in cui anche i sassi e le capre, tanto amate da Vittorio Sgarbi, sanno che la politica economica europea è condizionata e soffocata dalle rigide e asfittiche strategie finanziarie della Bce (Banca Centrale Europea). Persino Juncker è diventato barcollante più del solito facendo “mea culpa” sull’«austerità avventata» imposta da lui stesso…
IL COMITATO D’AFFARI CHIAMATO BCE
Il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker incontra il plutarca George Soros a Bruxelles il 27 aprile 2017
La Bce, esattamente come la Fed americana di cui è massonico specimen (link a fondo pagina), è una Società per Azioni partecipata da banche private che non si accontentano di spacciare ai creduloni golosi di guadagni facili i bond malefici di turno (Argentina, Cirio, Parmalat, Lehman Brothers, Etruria, etc.) ma attraverso un inverecondo signoraggio costringono stati sovrani a pagare gli interessi per poter avere diritto ad utilizzare una cartamoneta non garantita da alcuna copertura aurea che reca persino il marchio del Copyright aziendale come i soldi del Monopoli o le fiches di un Casinò; alla stregua di questi strumenti convenzionali di scambio di valori economici oggi c’è e domani potrebbe sparire all’improvviso. Proprio come sparì nel luglio 2015 dai bancomat della Grecia quando Alexīs Tsipras cercò di fare la voce grossa contro l’Unione Europea: la Bce chiuse i rubinetti della liquidità monetaria esattamente come gli Usa hanno tolto gli acconti finanziari anticipati sul petrolio al famigerato Nicolas Maduro: non perché sia uno scellerato dittatore comunista come in parte sicuramente è; bensì perché voleva rinegoziare il prezzo di acquisto del petrolio di cui il Venezuela detiene nel sottosuolo il 50 % delle riserve mondiali. Sappiamo bene la fine che ha fatto la Grecia, costretta a cedere la gestione di 10 aeroporti ad una società tedesca, guardacaso già pronta con le zanne affilate per addentare hangar e concessioni di volo, e ridotta allo stremo nel sistema sanitario e socioassistenziale, dopo l’intervento della spettrale Troika (la commissione per le rinegoziazioni dei debiti pubblici nazionali, costituita da rappresentanti della Commissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale) capace di causare agli ateniesi danni più gravi della guerra di Troia ai loro avi Achei. Se mi fa d’uopo citare il dossier che vede 226 eurodeputati nella lista del plutarca mondialista e speculatore finanziario George Soros non aggiungo però altro per non rovinare a me ed ai lettori una giornata di festa. Mi limito a ri-chiedermi se l’attuale Presidente della Repubblica Italiana non sia deficiente o mancante che dir si voglia: ovvero non manchi di senso critico o non sia sufficiente al bisogno di realismo che ha in questo momento il nostro paese. Così, quantomeno, non pare. L’onorevole Sergio Mattarella, probabilmente anche a causa del suo tenore di vita da supermegagalattico amministratore di fantozziana memoria al Palazzo del Quirinale (costato nel 2017 ben 241milioni di euro, di cui 22 di spese varie, 91 di pensionati d’oro e ben 131 milioni di personale attivo contro i miseri 2,5 milioni di quello della Casa Bianca), non sembra il politico sufficientemente dotato dell’umiltà e dell’obiettività richiesta ad un Capo dello Stato per traghettare un paese del G8 fuori dalla crisi aggravata dall’austerità del Governo Monti e da quelli successivi sostenuti dal Pd europeista (debito pubblico dai 1.988 miliardi di euro 2018 ai 2.256 del 2017) di cui lo stesso presidente è massima espressione autoritaria. A meno che non sussista un paradosso della fantapolitica: ovvero che l’inquilino del Colle possa essere segretamente uno sfegatato fan dei populisti e stia callidamente adoperando i suoi interventi istituzionali per portare la biga gialloverde tirata dai vicepremier Di Maio e Salvini al 75 % dei consensi. Sarebbe uno stratega geniale, se così fosse, ma purtroppo ci pare improbabile crederlo…
LODE AL GUAPPO MIRACOLATO DI MAIO
I vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini
Che Matteo Salvini sia un illuminato politico di grande calibro lo si sapeva e lo capirono anche i più scettici il giorno dopo le lezioni del 4 marzo 2018 quando guidò la Lega ad un successo strepitoso. Mi soffermo invece ancora a tessere le lodi ed a cantare il peana del guappo miracolato Luigi Di Maio. Una bella rivincita contro i dileggiatori che lo irridevano con la sarcastica celia secondo cui baciare l’ampolla col sangue di san Gennaro avrebbe fatto il miracolo di farlo passare da disoccupato a Ministro del Lavoro. Premesso che è notorio che le persone devote ai santi martiri cristiani, al loro ispiratore Gesù Cristo ed alla Madonna sono state sovente beneficiate di grazie prodigiose (quelle di Lourdes sono certificate da un’apposita commissione medico scientifica), viene da chiedersi se non sia altrimenti proprio la circostanza di aver patito il disagio della disoccupazione a poter rendere Di Maio un ministro migliore dei suoi predecessori. Mi urta fino ai conati emetici il livore di coloro che in un paese con il tasso disoccupazione che oscilla intorno all’11 % si accaniscono contro il Governo per lo stanziamento di 9miliardi di euro a favore del reddito di cittadinanza. Come ho scritto nell’incipit solo l’Italia e la Grecia erano sprovviste di una simile politica sociale: ecco perché Cinquestelle e Lega ben potrebbero ribattezzarlo “reddito di dignità europea”. Dai circa 330 euro per persona singola dell’Inghilterra, dove tale misura assistenzialistica è “a vita” per gli indigenti, si sale ai 382 della Germania ed ai 460 della Francia, per giungere ai 617 dell’Olanda ed ai 725 del Belgio e oltre ancora fin dove svetta la Danimarca con ben 1.325: tutta l’Europa sostiene i cittadini in difficoltà e da aprile-maggio questo aiuto sarà realtà anche per quelli italiani. E chi borbotta o insulta i presunti scansafatiche del meridione provi ad immaginare cosa significa vivere per decenni dove impera la mafia, dove le cosche sono sanguisughe degli investimenti pubblici per il rilancio locale. Prima di sbertucciarsi come babbuini in calore, i contestatori del reddito di civiltà dovrebbero rileggersi la storia del nostro paese. Dovrebbero rimembrare la devastazione portata dall’unità d’Italia nel Sud dopo lo sterminio del Regno delle Due Sicilie: momento in cui, secondo due magistrati martiri come Rocco Chinnici e Giovanni Falcone, nacque la mafia. E la mafia, dopo la bonifica perentoria voluta da un certo Benito Mussolini, fu riportata in Sicilia nel 1943 dagli alleati dell’Amgot. Quell’Amgot che a Palermo conferì il primo incarico politico proprio a un Mattarella…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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