Dubito che i media ve lo racconteranno, ma tre giorni fa Mario Draghi ha dovuto difendere le sue azioni come capo della Banca Centrale Europea davanti al parlamento irlandese. Le sue auguste, impunibili orecchie hanno dovuto ascoltare accuse come: hai mandato dei “diktat” ai governi europei, anzi delle”lettere di riscatto”, ransom notes, “richieste di riscatto”: ossia quelle letterine che i malviventi mandano ai parenti di una persona che hanno rapito: se vuoi che il tuo caro torni, paga il riscatto. E’ stato accusato, quando nel 2010 le banche irlandesi sono entrate in crisi, di aver accollato la perdita allo Stato impedendo che venisse pagato dai responsabili, gli “investitori” detentori di azioni ed obbligazioni bancarie, sottoponendo l’Irlanda ad una troika di prestatori internazionali che hanno imposto le note condizionalità.
Draghi si è difeso dicendo, fra l’altro, che “i consigli” (diktat) che diede all’Irlanda allora “non erano interamente sbagliati”, not entirely wrong. Ha commentato Matthew Klein, collaboratore del Financial Times: “Non del tutto sbagliato” sarebbe il titolo ideale per un libro sulla BCE.
E’ altamente improbabile che in Italia le auguste orecchie del Banchiere ex Goldman (mai che qualcuno osi eccepire l’incompatibilità di simili “funzionari” che passano da pubblico a privato e ri-ubblico…) vengano offese da simili rilievi. La BCE ha l’abitudine che quando ci manda lettere di riscatto, i governi si piegano ed obbediscono ai suoi “consigli” non completamente sbagliati. Applicati da Mario Monti, com’è noto, sono costati al noi italiani un crollo del Pil di circa 300 miliardi (certificati: dal ministro Padoan nel 2017), un calo del 5% annuo per quattro anni invece dell’1,6% calcolato dalle “previsioni” UE e BCE, non completamente sbagliate.
Tredici trimestri di recessione, la distruzione di industrie e imprese, un migliaio di suicidi fra gli imprenditori. Quando qualche giorno fa all’Eurogruppo Draghi ha recapitato al ministro Tria la solita testa di cavallo, intimandogli davanti agli altri europei per umiliarlo che il nostro deficit deve essere ridotto “oltre quanto richiedono le regole UE”, ossia non solo dell’2,45%, e nemmeno dell’1,9, bensì ( di quanto?, lo 0,9%?) ci ha voluto imporre la stessa ricetta che ordinò a Monti dopo il golpe del 2011. Evidentemente sapendo – o no? – che avrebbe ottenuto gli stessi risultati.
Tria stavolta ha risposto: le previsioni UE sono sbagliate, tecnicamente sbagliate. Ha risposto che Francia e Germania hanno sforato i limiti di deficit (o di surplus), senza che la UE avviasse contro di loro il processo che adesso hanno imbastito contro l’Italia. Che in una fase di recessione mondiale, è folle esigere una riduzione della spesa pubblica, quando la teoria economica, anche mainstream, consiglia la sua espansione in deficit.
Poteva dire anche di più, per esempio chiedere che si avviasse una procedura per surplus eccessivo e destabilizzante contro la Germania, che con esso ci rovina i rapporti con gli Stati Uniti. Ma già la risposta è bastata: improvvisamente, le speranze che Repubblica e gli altri media ponevano su Tria come quinta colonna, sono svanite. Repubblica ha cominciato a scrivere articoli dove tratta Tria come tratta Borghi e Bagnai.
Ma ovviamente ha ragione Tria, come anche confermano una dozzina e di economisti di fama internazionale. Ma che fa Draghi? Proprio in un contesto di calo aggravato, che preoccupa perfino gli industriali tedeschi ( ormai i concessionari vendono le auto con sconti del 20%)
, egli chiude il quantitative easing, diciamo “la stampa” di centinaia di miliardi con cui ha tenuto in piedi non l’economia italiana, no, ma le banche della zona euro riempiendole di questo denaro-base, che la banche poi non prestano ma usano per tamponare le loro falle.
L’intero mondo globalizzato sta cadendo in una nuova recessione, Cina compresa. L’intera zona euro denuncia vistosi cali delle economie, ed ecco che Draghi sceglie questo momento per chiudere la stampatrice. Superando così il geniale intervento di Trichet, il suo predecessore alla BCE, che nel 2008, di fronte alla crisi mondiale da subprime, pensò bene di rincarare il costo del denaro in Europa, in modo da mandarci nell’abisso della depressione.
Anche stavolta la banca centrale e Mario Draghi riusciranno forse ad imporci le ricette non totalmente sbagliate: non hanno intelligenza, non hanno .la testa, ma hanno il potere. Il potere di far mancare la liquidità, di prosciugare il bancomat, di strangolarci facendoci mancare il denaro da un momento all’altro, e far saltare le nostre banche.
Lo ha fatto con la Grecia e sta decidendo se può farlo con noi. Per ora, tiene il governo sotto pressione, mantenendo lo spread fra 290 e 320 – perché “i tassi di interesse li fanno le banche centrali e non i mercati” (Cesaratto). Del resto è la BCE che finora ha comprato il nostro debito pubblico, e basta che qualcuno con qualche decina di miliardi sul “mercato” rovente ci speculi contro, per farci alzare il costo del rifinanziamento del debito. Ovviamente adesso, con questi rendimenti al 3%, che solo l’Italia paga, i “mercati” sono ben felici di prestarci. Allora arrivano i complici di Bankitalia a dire che “L’aumento dello spread «è già costato al contribuente quasi 1,5 miliardi di interessi in più negli ultimi sei mesi”. Abbiamo qui il caso mai visto di una banca centrale nazionale che fa dell’allarmismo sui conti della nazione di cui dovrebbe essere la garante della stabilità monetaria. Una cosa da codice penale – in altri tempi. Prima che i banchieri centrali si rendessero impunibili per legge dei loro errori.
La banca centrale italiana (ossia Visco) sta dicendo ai “mercati” che lo Stato italiano italiano rischia l’insolvenza, se non obbedisce ai diktat e alle “lettere di riscatto” mandate dalla BCE? Pur sapendo che ciò che esige la banca centrale da noi è “suicida”, e la ricetta di più severa austerità radicalmente sbagliata in questa fase?
Perché nessuno spiega che “il PIL dell’italia è cresciuto in media del 2% di meno l’anno di quello che poteva, perchè il 4 o 5% del PIL veniva pagato in interessi e di questo il 2% andava all’estero” (Zibordi), e il deficit di cui tanto ci fanno colpa “è dovuto solo al pagamento d’interessi..che oggi finiscono in larghissima parte a banche e non residenti, per cui a restare in deficit sono solo famiglie e imprese italiane”:
Allora diciamo sì: l’Italia, che paga da sempre gli interessi sui debiti, può diventare insolvente da un omento all’altro: basta che Draghi e la BCE le faccia mancare la liquidità. Ossia faccia il contrario di quel che il dovere assoluto di fare. Spieghiamoci ancor meglio: l’Italia può essere insolvente in ogni momento, perché ha adottato una moneta estera, gestita da una banca centrale straniera, su cui non ha più alcun controllo.
Lorsignori parlano di “indipendenza della banca centrale”: ma la banca centrale non esita a rendere dipendenti alle sue ricette (sbagliate) gli Stati.
La banca centrale ha torto, ma ha questo potere. Di imporci la linea politica, perché altrimenti ci strangola facendoci mancare i soldi, che lei “stampa” dal nulla a volontà. Senza alcuna giustificazione, magari con l’appoggio degli altri paesi europei, può far cadere governi e asservirli ad austerità “suicide”.
Non crediate, cari lettori, che io stia parlando di economia. Sto parlando di libertà e schiavitù. Di libertà politica che abbiamo perso e che ha occupato un ente tecnocratico dittatoriale e minaccioso. Che oltretutto ha fallito i suoi compiti: infatti suo unico scopo statutario è di mantenere una inflazione attorno al 2%, e non riesce a farlo, nonostante da ani “stampi” a perdifiato.
Ora cito: “Emettere moneta e ritirarla è un atto politico”, che dà il potere sulle nostre prosperare o mandarci in miseria e disoccupazione. Gli Stati hanno ceduto questo poter politico ad un organo tecnico, nella convinzione che i politici sono disonesti e “stampano” troppo, mentre i tecnici sono oggettivi, neutrali – ed altamente competenti.
Ora vediamo che la cosca chiamata BCE, che di fatti comanda gli stati europei, non è composta affatto di competenti: applicano ostinatamente ricette sbagliate, in base ad una loro ideologia che non vogliono mettere in discussione. Si tratta togliere a questi incompetenti questo potere, perché lo hanno fatto diventare uno strumento di dispotismo e di arbitrio, contro il diritto e contro la democrazia.
“Si tratta di lottare perché il governo possa licenziare i vertici della Banca centrale in qualsiasi momento se non si adeguano all’indirizzo politico: la politica monetaria non può essere fuori controllo democratico”.
E’ una lotta lunga e dura. Di liberazione.
Nessun commento:
Posta un commento