domenica 17 maggio 2020

LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Domenica 17 Maggio 2020

VI DOMENICA DI PASQUA (ANNO A)

Liturgia domestica nella VI Domenica di Pasqua – Diocesi di Carpi

SANTA MESSA LIVE ORE 18,30


Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Bianco

Antifona d'ingresso
Con voce di giubilo date il grande annunzio,
fatelo giungere ai confini del mondo:
il Signore ha liberato il suo popolo. Alleluia. (cf. Is 48,20)

Colletta
Dio onnipotente,
fa’ che viviamo con rinnovato impegno
questi giorni di letizia in onore del Cristo risorto,
per testimoniare nelle opere
il memoriale della Pasqua che celebriamo nella fede.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Oppure:
O Dio, che ci hai redenti nel Cristo tuo Figlio
messo a morte per i nostri peccati
e risuscitato alla vita immortale,
confermaci con il tuo Spirito di verità,
perché nella gioia che viene da te,
siamo pronti a rispondere
a chiunque ci domandi ragione
della speranza che è in noi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (At 8,5-8.14-17)
Imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.


Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città.
Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 65)
Rit: Acclamate Dio, voi tutti della terra.

Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!

A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.

Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.

SECONDA LETTURA (1Pt 3,15-18)
Messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito.


Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.
Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Gv 14,23)
Alleluia, alleluia.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

Alleluia.

VANGELO (Gv 14,15-21)
Pregherò il Padre e vi darà un altro Paràclito.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Eleviamo al Padre le nostre preghiere, chiedendogli il dono dello Spirito, perché animati dalla sua forza possiamo essere cristiani fedeli e coerenti.
Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore.

1. Perché la Chiesa sappia annunciare al mondo il Vangelo di Gesù Cristo con parole convincenti, ma soprattutto con la carità verso tutti. Preghiamo.
2. Perché il Papa e i Vescovi siano sostenuti nel loro ministero magisteriale dallo Spirito Santo e sappiano guidare il popolo di Dio sulle vie del Signore. Preghiamo.
3. Perché coloro che occupano posti di responsabilità sappiano impegnarsi con decisione per la promozione della dignità umana. Preghiamo.
4. Perché i cristiani si amino con l’amore di Cristo, perdonandosi a vicenda e cercando sempre la comunione fraterna e l’unità dei cuori. Preghiamo.
5. Perché sappiamo riconoscere, nella nostra comunità, la presenza dello Spirito che anima la Storia e la guida secondo i piani di Dio. Preghiamo.

Ascolta, o Padre, le nostre preghiere e donaci il dono del Consolatore, perché in ogni situazione della vita sappiamo rendere ragione della speranza che è in noi. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte
Accogli Signore, l’offerta del nostro sacrificio,
perché, rinnovati nello spirito,
possiamo rispondere sempre meglio
all’opera della tua redenzione.
Per Cristo nostro Signore.

PREFAZIO PASQUALE I, II, III, IV, V


Antifona di comunione
“Se mi amate, osservate i miei comandamenti”,
dice il Signore.
“Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore,
che rimanga con voi in eterno”. Alleluia. (Gv 14,15-16)


Preghiera dopo la comunione
Dio grande e misericordioso,
che nel Signore risorto
riporti l’umanità alla speranza eterna,
accresci in noi l’efficacia del mistero pasquale
con la forza di questo sacramento di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
L’uomo vive d’amore dal suo primo respiro fino all’ultimo. Amato, si sente protetto ed accettato. Amando, sente di appartenere e trova un senso ad offrirsi. Poiché l’amore non può restare chiuso nel suo cuore; esso pervade il quotidiano. L’amore che si porta all’uomo spinge ad impegnarsi. L’amore che si porta a Dio si manifesta nella considerazione che si ha dei suoi comandamenti. Si manifesta anche nella giustizia, nel rispetto della vita, nell’azione per la riconciliazione dei popoli e per la pace. Le conseguenze dell’amore che si porta a Dio possono prendere l’aspetto di un lavoro, perfino di una lotta.
Lavoro e lotta sembrano spesso esigere troppo dall’uomo e superare le sue forze. Egli vede le sue debolezze ed ha voglia di rinunciare, ma quando lavoro e lotta sono le conseguenze dell’amore, conferiscono all’esistenza un respiro profondo, mettono la vita in un contesto più vasto e la rendono importante tanto sulla terra quanto in cielo.
Cose apparentemente infime acquistano un significato quando sono il risultato dell’amore per Dio. Ogni buona azione, anche quella che facciamo senza pensare a Dio, è in relazione all’amore che gli portiamo.
Ogni atto di amore, anche quando sembra minimo - come quando si porge un bicchiere d’acqua a qualcuno che ha sete - assume un significato per l’eternità.
Noi ci chiediamo spesso: che cosa rimarrà del nostro mondo?
È vero che crediamo di poter vivere e risuscitare grazie all’amore di Dio, con tutto ciò che è esistito grazie a questo amore che non si è accontentato di restare sentimento: contatti, relazioni, avvenimenti, cose. Quando risusciteremo, tutto un mondo risusciterà con noi, un mondo fatto di amore responsabile. Sarà magnifico: una “terra nuova”, che abbiamo il diritto di chiamare anche un “cielo nuovo”.

sabato 16 maggio 2020

L’Africa è il parco giochi di Bill Gates per Ogm e vaccini

L’Africa è il parco giochi di Bill Gates per Ogm e vaccini

Il 2 aprile, Jean-Paul Mira, responsabile del reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Cochin (Parigi), parlando sul canale di informazione di LCI dei possibili benefici del vaccino BCG contro Covid-19, ha interrogato Camille Locht, direttore della ricerca dell’Istituto nazionale francese per la salute e la ricerca medica (Inserm). “Questo studio non dovrebbe essere fatto in Africa, dove non ci sono maschere, né trattamenti, né rianimazione? “Risposta del professore: “Hai ragione, e stiamo pensando a uno studio in Africa […]. Questo non ci impedisce di pensare anche a uno studio in Europa e in Australia».
Le reazioni indignate non si sono fatte attendere. “No, gli africani non sono cavie! “, indignato SOS Racisme. Su iniziativa dell’associazione Esprit d’ébène, un collettivo ha denunciato “osservazioni che sono un insulto all’Africa e all’umanità”. Una petizione che chiedeva di vietare i test del vaccino contro il coronavirus in Africa è stata firmata da oltre 130.000 persone. I due scienziati hanno fatto presto a scusarsi. Citando “un video troncato”, l’Inserm ha cercato di spegnere l’incendio facendo in modo che gli studi clinici non riguardassero solo l’Africa. Ma il danno è stato fatto.
Nell’Africa francofona, lo scambio ha colpito la coscienza di molte persone. Sui social network, il video è diventato rapidamente virale. I luoghi della cospirazione sono ovviamente saltati per l’occasione, ma anche molti neocolonialisti. Kemi Seba, il fondatore della tribù dei Ka (sciolta per aver incitato all’odio razziale), che da quando ha lasciato la Francia è diventato un araldo dell’antimperialismo e che gode di una certa aura nell’Africa francofona, ha dedicato uno dei suoi interventi cinematografici alla polemica di inizio aprile.
“Siamo considerati come carne da cannone […]. Si sta combattendo una guerra contro il popolo africano […]. Non siamo più ingenui, rifiutiamo i loro vaccini”, ha detto in un video che ha raccolto più di 820.000 visualizzazioni su YouTube.
Anche altri utenti di YouTube meno conosciuti hanno denunciato un complotto per “uccidere più africani”. In particolare, molti commentatori hanno preso di mira uno degli uomini più ricchi del pianeta, il solito “capro espiatorio” dell'”anti-Vax”: Bill Gates. “Così vedrete Bill Gates, con i suoi doni in Africa, per salvare i poveri africani, mentre ha, sullo sfondo, un’idea machiavellica, quella di spopolare l’Africa per salvare gli europei”, dice il più serio di tutti, Prao Séraphin, un economista della Costa d’Avorio.
Queste accuse contro il famigerato filantropo-capitalista hanno preso fuoco all’inizio di quest’anno dopo che la Bill and Melinda Gates Foundation (BMGF), che lui e sua moglie hanno creato nel 2000, ha annunciato che avrebbe liberato decine di milioni di dollari per combattere il virus, tra cui 60 milioni di dollari per la ricerca su un vaccino.
Diversi siti hanno poi tolto dal contesto ciò che Bill Gates disse 10 anni fa per sostenere la tenace idea che il fondatore di Microsoft si era prefissato la missione di ridurre la popolazione mondiale del 10-15 per cento attraverso i vaccini – in realtà, è la crescita della popolazione che vuole limitare.
Questa voce non è nuova. Circola in Africa da anni. Gli attivisti anti-OGM, “antivax” o anti-imperialisti l’hanno diffusa regolarmente. Per quanto assurdo possa essere, non è sbucato dal nulla: Bill Gates può vantarsi di aver salvato milioni di vite grazie ai vaccini che ha finanziato, ma sta causando molta paura nel continente. Molti credono che gli investimenti di BMGF siano una calamità per l’Africa.
“Bill Gates è una minaccia peggiore dei terroristi, è terrorismo scientifico”, dice Ali Tapsoba, figura di spicco nella lotta contro gli OGM in Burkina Faso. Per questo noto attivista del Burkina Faso, difensore dell’agricoltura biologica e dell’uso terapeutico delle piante per la salute, il miliardario americano rappresenta tutto ciò contro cui lotta: il premio sulla tecnologia globalizzata a scapito delle soluzioni naturali in salute e in agricoltura.
“Bill Gates è convinto che la tecnologia e le grandi imprese siano la soluzione per salvare il mondo”, ha detto Lionel Astruc, autore di un sondaggio sulla sua fondazione l’anno scorso (The Art of False Generosity, The Bill and Melinda Gates Foundation, Actes Sud, 2019). Questa visione del mondo si confronta con molte credenze del continente. Con una certa idea della vita, in cui la natura ha un posto predominante. Risveglia vecchie storie di scienziati europei che usano gli africani come cavie per testare i vaccini. Sperimentazioni cliniche illegali condotte dalla società farmaceutica Pfizer in Nigeria; scandali Tenofovir, sempre in Nigeria; morti di lomidine in Camerun: non mancano gli esempi – sotto la colonizzazione, ma anche dopo l’indipendenza.
Eppure l’influenza di Gates in Africa è proporzionale al peso del suo portafoglio: dei circa 3 miliardi di dollari investiti ogni anno dalla sua struttura, quasi la metà “beneficia” il continente. Solo in Burkina, la fondazione ha investito più di 100 milioni di dollari negli ultimi anni nell’agricoltura, nella nutrizione e nella pianificazione familiare. BMGF è anche uno dei principali donatori dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – nel 2017 è stato il secondo maggior contributore, con un contributo di 324 milioni di dollari, dietro agli Stati Uniti, ma molto più avanti di Regno Unito, Giappone e Germania.
Una delle principali lotte della Fondazione riguarda gli organismi geneticamente modificati (OGM). Gates, che sostiene l’agricoltura chimica e biotecnologica con grandi spese a scapito delle sementi gratuite, dell’agricoltura alimentare e dei piccoli agricoltori, è oggi considerato il principale promotore degli OGM nel continente.
BMGF, che è diventata azionista della Monsanto nel 2010 e che negli ultimi dieci anni ha speso centinaia di milioni di dollari per la ricerca biotecnologica in Africa, finanzia una galassia di associazioni, fondazioni e ONG impegnate nella grande causa delle biotecnologie e il cui obiettivo è la promozione degli OGM.
Due di loro, in gran parte sostenuti dalla sua fondazione, giocano un ruolo importante in questo lobbying: AGRA (Alliance for a Green Revolution in Africa) e AATF (African Agricultural Technological Foundation). Il loro obiettivo: sedurre gli scienziati africani finanziando la ricerca e convincere i decisori politici esaltando i benefici degli OGM, per poi imporli agli agricoltori, che non avranno voce in capitolo.

Mezzi collaudati per far accettare gli OGM

In compenso, AGRA “sta lavorando in tutto il continente per aiutare milioni di piccoli agricoltori ad aumentare la loro produttività e il loro reddito agricolo”, secondo una presentazione sul sito web della fondazione. Dall’altro lato, fornisce sussidi ai programmi di ricerca biotecnologica ed esercita una costante pressione sui sistemi legislativi dei Paesi africani, intervenendo nella revisione delle politiche e dei regolamenti agricoli su questioni come la proprietà della terra e le sementi. Dalla sua fondazione, AGRA ha ricevuto quasi 630 milioni di dollari dal BMGF.

Allo stesso tempo, l’AATF, che il BMGF ha finanziato per 169 milioni di dollari nell’ultimo decennio, svolge un ruolo di lobby con i governi africani per convincerli ad adottare leggi sulla biosicurezza – un prerequisito per la commercializzazione dei prodotti transgenici. Agisce anche come intermediario tra grandi aziende e vari programmi presentati come umanitari, come il transgenico cowpea o il Wema (Water efficient maize of Africa).

Questi programmi hanno tutto da soddisfare: gentilmente offerti dalle multinazionali all’AATF e ai Paesi partecipanti all’esperimento, questi semi transgenici, presumibilmente più resistenti, dovrebbero permettere di combattere la fame e la povertà. Tuttavia, a parte il fatto che nessuno di questi programmi ha ancora avuto successo, molti li vedono come un modo per ottenere l’accettazione degli OGM.

“Questo permette loro di darsi una certa verginità e di deviare le nostre argomentazioni, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto commerciale degli OGM”, dice Ali Tapsoba. È vero che in Africa la diffidenza nei confronti degli OGM è sempre più forte. Nonostante le enormi risorse finanziarie mobilitate, molti africani, soprattutto tra gli agricoltori, diffidano di queste tecnologie importate.

Lo stesso vale per i vaccini. La fondazione finanzia molte ricerche, in particolare sulla malaria: con oltre 3 miliardi di dollari di donazioni negli ultimi 20 anni, è di gran lunga il maggiore contributore privato al Fondo globale per la lotta contro l’AIDS, la tubercolosi e la malaria. Ma piuttosto che sostenere tutte le ricerche, anche quelle sulle piante, dà la priorità alla ricerca di vaccini, che le ha valso molte critiche da parte di attivisti ambientali e ricercatori. Attraverso l’Ong Path, ha finanziato lo sviluppo del Mosquirix, un vaccino che ha suscitato molte speranze al momento del suo lancio, ma i cui risultati sono considerati deludenti.

La fondazione sostiene anche molti programmi che mirano a far progredire la pianificazione familiare – in altre parole, spingendo gli africani a limitare il numero dei loro figli. Il BMGF finanzia Family Planning 2020, che mira a garantire che 120 milioni di donne e ragazze abbiano accesso volontario alla contraccezione moderna.

Come spesso accade, questo si basa sulle buone intenzioni: “Bisogna poter scegliere quando si vuole avere dei figli”, ha detto Melinda Gates due anni fa. Se le donne possono spaziare le loro nascite, idealmente a tre anni di distanza l’una dall’altra, sappiamo che i bambini che nascono saranno più sani. Hanno il doppio delle probabilità di sopravvivere nei primi anni della loro vita. Quindi la pianificazione familiare è la chiave dello sviluppo. »

Ma un discorso del genere è spesso percepito, in Africa, come una forma di perpetuazione del colonialismo. Promuovendo l’accesso ai contraccettivi, i coniugi Gates sono accusati di cercare di imporre la norma delle piccole famiglie, o addirittura di sostenere una forma di malthusianesimo.
Alcuni dei programmi finanziati dalla loro fondazione sollevano anche dei veri e propri timori nella comunità scientifica. Per sradicare la malaria, la coppia Gates sostiene un progetto per la diffusione delle zanzare geneticamente modificate. Guidato da Target Malaria, un consorzio di oltre 150 ricercatori e 14 istituzioni di tutto il mondo, il progetto è in fase di sperimentazione in quattro paesi africani: Burkina Faso, Mali, Ghana e Uganda.
Finanziato in gran parte dal BMGF, il progetto mira a “modificare le zanzare che trasmettono la malaria per ridurre la trasmissione della malattia” creando zanzare geneticamente modificate in vitro e rilasciandole nell’ambiente naturale con l’obiettivo di ridurre la popolazione di alcune delle specie che trasmettono la malaria – non uccidendole direttamente, ma alterandone i processi riproduttivi. Per molti attivisti e scienziati, questo è un salto nell’ignoto che nessuno può controllare. La forzatura genetica prevista dal progetto Target Malaria non è mai stata testata, né in Burkina Faso né altrove, e solleva molti interrogativi nella comunità scientifica.

Secondo Ali Tapsoba, “il rilascio di zanzare geneticamente modificate porta con sé il rischio di un terribile disastro sanitario”. Creiamo mostri che non controlleremo. Secondo lui, gli abitanti dei due villaggi colpiti dalle emissioni, situati nella regione di Bobo-Dioulasso nel Burkina Faso meridionale, e più in generale di tutto il Burkinabè, sono utilizzati come “cavie”.

Analogamente, il BMGF finanzia una ricerca condotta dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) – uno dei suoi principali beneficiari – che mira a impiantare una scheda di vaccinazione sotto la pelle sotto forma di nanoparticelle che emetterebbero luce fluorescente visibile da uno smartphone. Finora il sistema è stato testato solo sui ratti, ma i ricercatori sperano di testarlo sugli esseri umani. Per farlo, la Gates Foundation ha pagato per sondaggi d’opinione, non negli Stati Uniti o in Europa, ma in tre paesi in via di sviluppo – Kenya, Malawi e Bangladesh – per scoprire se la gente sarebbe disposta a fare l’esperimento.

Bill Gates dice che dovremmo aiutare i migranti a casa loro

SECONDO BILL GATES GLI IMMIGRATI VANNO AIUTATI A CASA LORO, POI SUGGERISCE DI INVESTIRE SULLA NIGERIA (E MAGARI PURE SU BOKO HARAM...)  

Crede che l'Europa dovrebbe rendere più complicato il viaggio dei migranti, e investire di più negli aiuti in Africa

 



In un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt, l’imprenditore americano Bill Gates – fondatore di Microsoft e tra i più grandi filantropi del mondo, con la sua Bill & Melinda Gates Foundation – ha parlato della questione dei migranti suggerendo che il flusso migratorio sia diventato ingestibile per l’Europa, che per questo dovrebbe investire maggiormente in aiuti diretti ai paesi dai quali provengono i migranti e provare a scoraggiare le persone a spostarsi negli stati dell’Unione. In particolare Gates ha parlato della Germania, sostenendo che non può sostenere il numero di migranti che vorrebbero raggiungerla:


Die Welt: Entro il 2050, la popolazione africana è destinata a raddoppiare arrivando a 2,5 miliardi di persone. Secondo i calcoli, quindi, dovrebbero essere creati 22,5 milioni di nuovi posti di lavoro ogni anno.

Gates: La migrazione verso l’Europa aumenterà, la pressione crescerà. E si è davanti a un dilemma: da un lato si desidera accogliere i rifugiati, per mostrarsi generosi. Ma più si è generosi, più si parla di questa generosità, e questo spingerà sempre più persone a lasciare l’Africa. Per la Germania è materialmente impossibile assorbire questa enorme massa di persone, che poi si metterebbero in cammino.

Die Welt Lo scenario è noto. Cosa si può fare?

Gates: Da una parte questo significa, sfortunatamente, che dovete rendere più difficile utilizzare le vie di transito verso l’Europa per le persone che vengono dall’Africa. Così questo cambiamento contribuirà a diffondere la voce che è molto difficile arrivare in Europa passando di lì. Sarebbe un passo necessario per fermare la crescita del numero dei rifugiati. Nel frattempo, aumenta il numero di migranti che cerca di raggiungere l’Europa passando per il Mediterraneo. E, sì, sono anche sviluppi come questi che hanno posto l’Africa di nuovo all’ordine del giorno. Guardate, al momento l’economia tedesca sta bene. Sarebbe un segno importante se dalla Germania partisse il segnale di prendersi cura di regioni come l’Africa, dove su questioni come la sanità, la democrazia e il benessere si è messi molto peggio. La promessa della Germania, mantenuta recentemente, di destinare lo 0,7 per cento del suo reddito nazionale lordo agli aiuti per sviluppo è fenomenale. Mi auguro che altri paesi europei seguano l’esempio della Germania.

Gates ha spiegato nell’intervista le sue idee su come e dove destinare i fondi per l’Africa, dicendo che uno dei paesi sui quali investire di più è la Nigeria, contemporaneamente un esempio dei problemi e delle potenzialità del continente: ha enormi difficoltà nei settori della sanità, c’è il pericolo rappresentato dal gruppo terrorista Boko Haram, ma ha una classe media forte e un buon governo. Attualmente, la fondazione di Gates spende centinaia di milioni di dollari per finanziare lo sviluppo in Africa: il principale piano di aiuti economici dell’Unione Europea per migliorare la stabilità e le condizioni economiche dei paesi d’origine dei migranti, con l’obiettivo di disincentivare ulteriori viaggi, è il cosiddetto “Fondo fiduciario UE-Africa”, approvato nel 2015. Doveva disporre di 2,8 miliardi, ma finora gli stati dell’Unione hanno messo a disposizione solamente 378,5 milioni di euro (cioè il 13 per cento del totale). Nel “piano di azione” presentato questa settimana dalla Commissione Europea sulla questione dei migranti è contenuto un invito ai paesi dell’Unione a rispettare le proprie quote.

L’intervista di Gates arriva dopo mesi – e in particolare giorni – di grandi sbarchi di migranti in Italia, una situazione in realtà diventata “normale” dopo la chiusura della rotta balcanica, all’inizio del 2016, che per qualche tempo era diventata la più frequentata dai migranti. A oggi i migranti arrivati via mare nel 2017 sono più di 83mila, un dato in aumento del 20 per cento rispetto allo stesso periodo del 2016. Questa situazione ha generato agitazioni tra le autorità italiane, e richieste di sostegno all’Europa: per giorni sui giornali si è discusso della possibilità che l’Italia chiudesse i porti ai migranti, un’ipotesi sulla cui fattibilità e legalità circolano in realtà molti dubbi, oppure che Francia e Spagna accogliessero parte dei migranti diretti in Italia (un’altra soluzione piuttosto complicata). In realtà, una soluzione a breve termine al problema degli sbarchi con ogni probabilità non esiste: semmai si può pensare a quelle da applicare sul lungo periodo.

Gli al-Shabaab si finanziano con il denaro degli aiuti Onu


Lo rivela un'inchiesta della Cnn, sulla base di fonti di ex miliziani e dell'intelligence di Mogadiscio

MOGADISCIO - Gli al-Shabaab stanno guadagnando milioni di dollari ogni anno sugli aiuti inviati in Somalia dagli stessi paesi che stanno cercando di sradicare il gruppo terroristico islamico. Lo rivela un'inchiesta della Cnn, sulla base di fonti di ex miliziani e dell'intelligence di Mogadiscio.

In particolare, i terroristi filo-al Qaida estorcono migliaia di dollari ogni giorno con blocchi stradali ai commercianti locali che vendono beni di prima necessità agli sfollati, in fuga dalla guerra e dalle carestie. Gli sfollati a loro volta hanno ricevuto il denaro dall'Onu attraverso carte di acquisto con disponibilità di circa 80-90 dollari al mese.

La stessa Onu ha stimato che un singolo posto di blocco ha fruttato agli Shabaab circa 5000 dollari al giorno sulla strada per la città di Baidoa, dove il numero degli sfollati cresce quotidianamente. Le estorsioni, insieme ai 'pedaggi' chiesti ai veicoli che trasportano cibo, rappresentano una delle fonti principali di finanziamento dei terroristi, ha spiegato un miliziano catturato recentemente della forze di sicurezza somale. Se i commercianti non pagano, "vengono catturati e uccisi", ha spiegato la stessa fonte, che per otto anni ha preso parte alle estorsioni.

LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Sabato 16 Maggio 2020
Sabato della V settimana di Pasqua

Capitolo 15 1 «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo ...

Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Bianco

Antifona d'ingresso
Siete stati con Cristo sepolti nel battesimo,
e con lui siete risorti
per la fede nella potenza di Dio,
che lo ha risuscitato dai morti. Alleluia. (Col 2,12)

Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che nel battesimo ci hai comunicato la tua stessa vita,
fa’ che i tuoi figli,
rinati alla speranza dell’immortalità,
giungano con il tuo aiuto alla pienezza della gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (At 16,1-10)
Vieni in Macedonia e aiutaci!


Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Paolo si recò a Derbe e a Listra. Vi era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco: era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere a motivo dei Giudei che si trovavano in quelle regioni: tutti infatti sapevano che suo padre era greco.
Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero. Le Chiese intanto andavano fortificandosi nella fede e crescevano di numero ogni giorno.
Attraversarono quindi la Frìgia e la regione della Galàzia, poiché lo Spirito Santo aveva impedito loro di proclamare la Parola nella provincia di Asia. Giunti verso la Mìsia, cercavano di passare in Bitìnia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; così, lasciata da parte la Mìsia, scesero a Tròade.
Durante la notte apparve a Paolo una visione: era un Macèdone che lo supplicava: «Vieni in Macedònia e aiutaci!». Dopo che ebbe questa visione, subito cercammo di partire per la Macedònia, ritenendo che Dio ci avesse chiamati ad annunciare loro il Vangelo.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 99)
Rit: Acclamate il Signore, voi tutti della terra.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.

Canto al Vangelo (Col 3,1)
Alleluia, alleluia.
Se siete risorti con Cristo,
cercate le cose di lassù,
dove è Cristo, seduto alla destra di Dio.
Alleluia.

VANGELO (Gv 15,18-21)
Voi non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Il Signore Gesù ha promesso a coloro che sono suoi discepoli l'odio del mondo a lui ostile. Preghiamo, dicendo:
Ascoltaci, o Signore.

- Sostieni con la forza del tuo Spirito gli uomini calpestati nei loro diritti e nella loro dignità:
- Apri gli occhi a coloro che combattono la Chiesa e converti il loro cuore:
- Suscita nei tuoi discepoli, oppressi dalla persecuzione, risposte di perdono e di amore:
- Ravviva in tutti coloro che soffrono la speranza e la pazienza:
- Rendi forti i tuoi fratelli di fronte all'odio del mondo:
- Abbi pietà di chi, schiacciato dalla cattiveria e dalla violenza, si è tolto la vita:
- Rincuora chi, per debolezza, ha tradito:
- Metti in guardia la tua Chiesa dalle lodi e dalle blandizie del mondo:
- Ricordaci sempre che la nostra sorte non può essere diversa dalla tua, innocente rifiutato e perseguitato:

O Signore, che ci hai detto che il servo non è più grande del suo padrone, concedi a noi, da te eletti e amati come tuoi amici, di discernere ciò che nel mondo è contro la tua volontà da ciò che invece è conforme alla tua Parola. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli, Padre misericordioso,
l’offerta di questa tua famiglia,
perché con la tua protezione
custodisca i doni pasquali e giunga alla felicità eterna.
Per Cristo nostro Signore.

Oppure:
Accogli, o Padre,
con l’offerta del pane e del vino,
il rinnovato impegno della nostra vita
e trasformaci a immagine del Signore risorto.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

PREFAZIO PASQUALE V
Cristo sacerdote e vittima

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore,
e soprattutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.
Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.
Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,
l’umanità esulta su tutta la terra,
e con l’assemblea degli angeli e dei santi
canta l’inno della tua gloria: Santo...


Antifona di comunione
“Padre, prego per loro,
perché siano in noi una cosa sola,
e il mondo creda che tu mi hai mandato”,
dice il Signore. Alleluia. (Gv 17,20-21)

Oppure:
“Se hanno osservato la mia parola,
osserveranno anche la vostra”,
dice il Signore. Alleluia. (Gv 15,20)


Preghiera dopo la comunione
Proteggi, Signore, con paterna bontà
il tuo popolo che hai salvato con il sacrificio della croce,
e rendilo partecipe della gloria del Cristo risorto.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Oppure:
O Padre, che in questo sacramento di salvezza
ci hai ristorato con il corpo e sangue del tuo Figlio,
fa’ che, illuminati dalla verità del Vangelo,
edifichiamo la tua Chiesa
con la testimonianza della vita.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
Una fede da proteggere e diffondere con la spada è ben debole. La storia è del resto consapevole del paradosso che fa sì che la fede cristiana diventi più forte quando è perseguitata. Il sangue dei martiri, scriveva Tertulliano, è seme di cristiani. Ai giorni nostri, il termine “martire” è usato per definire chiunque soffra e muoia per una “causa”, che può essere l’idea di nazione, la rivoluzione sociale, persino la “guerra santa” caldeggiata dai fanatici. Ma simili martiri sono causa di sofferenze maggiori di quelle inflitte a loro stessi. Il vero martire (dal greco, che significa testimone) soffre semplicemente perché è cristiano: testimone di Cristo.
Il nostro secolo è stato davvero il secolo del martirio, con innumerevoli martiri, come i cristiani armeni in Turchia, i cattolici in Messico, nella Germania nazista, nell’ex Unione Sovietica e nell’Europa dell’Est, in Cina, in Corea, in Vietnam, in Sudan... L’elenco potrebbe continuare. E, per restare vicino a noi, molti sono coloro che affrontano un martirio “bianco”, cioè senza spargimento di sangue, tentando semplicemente di vivere la fede in un mondo sempre più ateo o predicando le esigenze integrali dell’insegnamento della Chiesa nel campo della morale, avendo per fondamento la rivelazione di Cristo. Non dobbiamo essere sorpresi, ma piuttosto rallegrarci ed essere felici: è questo che egli ci ha promesso.

venerdì 15 maggio 2020

Terrorismo evoluto e Agenti “B”: una concreta minaccia alla biosicurezza globale

IL PATOGENO DELLA PESTE NELLE MANI DI  AL- QAEDA, AL-SHABAAB, BOKO HARAM E STATO ISLAMICO....


L’O.M.S. – Organizzazione Mondiale della Sanità, tramite il Direttore Generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato poco tempo fa che l’epidemia di Ebola in atto dal 2018 nella Repubblica Democratica del Congo è un’emergenza a carattere sanitario di interesse internazionale, chiedendo quindi maggiori sforzi (“It is time for the world to take notice and redouble our efforts…“) a tutta la Comunità internazionale per fronteggiare una situazione che diventa di giorno in giorno sempre più critica.

Quando si fa riferimento al termine epidemia si intende un modello specifico di crescita esponenziale nelle infezioni, al di sopra della consueta occorrenza prevista, in un intervallo di tempo relativamente breve e nell’ordine dei giorni o delle settimane; le epidemie hanno un impatto dirompente e immediato sulla popolazione locale e, pertanto, è richiesta un’attenzione urgente e coordinata a livello globale: qualsiasi ritardo nella risposta fornita può risultare particolarmente critico a causa dell’incremento esponenziale nella diffusione dei casi di contagio.

Un valido esempio di quanto appena affermato è stata l’epidemia di Ebola del 2014 in Africa occidentale, la quale ha provocato, in un lasso di tempo inferiore a sei mesi, un incremento dalle centinaia di casi di contagio nel mese di marzo agli oltre 28.000 nel mese di settembre, interessando gradualmente Guinea, Liberia e Sierra Leone. La dichiarazione di “emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale” da parte dell’O.M.S. è scaturita sotto l’influenza di vari fattori, tra cui: l’alto tasso di mortalità della malattia, la sua diffusione in un ambiente a basso reddito e privo di servizi sanitari adeguati a fronteggiare tale emergenza, il rischio di estensione del contagio in altri paesi nonché la presenza continua di conflitti.

Alla data del 21 agosto 2019 sono state confermate circa 2000 vittime a fronte di più di 2800 casi di Ebola, dopo la segnalazione di casi di contagio vicino a Goma, una città di circa 2 milioni di abitanti con un aeroporto internazionale al confine con il Ruanda; il timore concreto è che la malattia possa diffondersi attraverso la città di Goma e, successivamente, raggiungere rapidamente altre località nei Paesi confinanti.

Il focolaio iniziale di questa epidemia di Ebola, iniziata nell’agosto del 2018, è stato molto difficile da controllare poiché, come l’O.M.S. ha avuto più volte modo di evidenziare nelle sedute internazionali, durante l’ultimo anno le attività poste in essere dagli operatori sanitari per trattare e contenere il virus sono state sospese più volte a causa dei combattimenti tra le forze governative e i ribelli delle forze democratiche alleate (ADP); attualmente nell’area dell’epidemia si contano più di 120 attacchi, di cui circa un terzo è stato perpetrato nei confronti delle strutture sanitarie e ospedaliere presenti sul territorio.

Tali attacchi hanno comportato sia danni alle strutture sia il ferimento – e in alcuni casi la morte – di circa 85 operatori sanitari tra medici ed infermieri, oltre ad aver instaurato un clima di insicurezza e terrore tra la popolazione peraltro già duramente colpita dall’epidemia; la Direttrice regionale per l’Africa francofona di una delle ONG operanti nella zona, Reka Sztopa, ha recentemente dichiarato che “sono presenti tutti gli elementi per un’emergenza umanitaria dagli esiti disastrosi: una malattia altamente contagiosa, un grande numero di profughi e l’insicurezza causata dai continui attacchi ai danni delle strutture sanitarie che rendono ancor più difficoltoso per i volontari riuscire a operare nei pressi dei focolai”.


Nella zona di Kivu e dintorni, ad esempio, regione in cui l’Ebola si considera endemico, si va sempre più consolidando la presenza di organizzazioni terroristiche e fazioni ribelli sospettate di essere affiliate alle ormai note Al-Qaeda, Al-Shabaab, Boko Haram e Stato Islamico; in Siria, nell’agosto 2014, ribelli siriani moderati ritrovarono un computer portatile appartenente a un cittadino tunisino, affiliato ad ISIS e con un passato universitario presso una facoltà di chimica e fisica, il quale conteneva un esaustivo documento di circa venti pagine su come sviluppare armi biologiche di distruzione di massa, incluso l’uso dell’agente Yersinia pestis.

Tale circostanza si inserisce in un quadro più ampio, di cui fanno parte le recentissime notizie provenienti dal Dipartimento della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti d’America, circa l’archiviazione di dati sensibili del programma di difesa dal bioterrorismo su un sito Web non sicuro, nonché la chiusura di alcuni laboratori dell’Istituto di ricerca medica dell’Esercito degli Stati Uniti, il quale si occupa anche del virus Ebola, a seguito di un’ispezione condotta nel passato mese di giugno dal C.D.C. – Center for Disease Control and Prevention.

Il sito in questione era facilmente identificabile attraverso i motori di ricerca tradizionali, ma per accedere ai dati sensibili erano richiesti nome utente e password; tuttavia, un audit di sicurezza risalente al gennaio 2017 rilevò vulnerabilità critiche e ad alto rischio inclusa una crittografia debole, col risultato di rendere il sito web estremamente poroso ad attacchi cyber anche da parte di hackers non particolarmente specializzati.

I dati includevano le posizioni di alcuni campionatori d’aria BioWatch, progettati per rilevare antrace o altre armi biologiche, i quali sono installati nelle stazioni della metropolitana e in altri luoghi pubblici; inoltre, era possibile accedere anche ai risultati dei test per la presenza di possibili agenti patogeni, all’elenco degli agenti biologici che potevano essere rilevati e ai relativi piani di risposta che sarebbero stati implementati in caso di attacco.


La chiusura imposta al Centro di ricerca sito a Fort Detrick (MD, U.S.A.), invece, è stata causata dalla mancanza di sistemi sufficienti per decontaminare efficacemente le acque reflue dei suoi laboratori di Biosafety 4, appunto quelli in cui si conducono le ricerche sugli agenti patogeni maggiormente pericolosi quali Ebola.

La sospensione di cui sopra coinvolse le ricerche su alcune tossine e batteri cosiddetti Select agent, che il governo statunitense ha stabilito abbiano “il potenziale di costituire una grave minaccia per la salute pubblica“; tra questi sessantasette agenti e tossine sono presenti anche gli organismi che causano Ebola, Vaiolo, Antrace e Peste.


Eventuali attacchi di bioterrorismo, sebbene tradizionalmente considerati dai terroristi come troppo rischiosi e scarsamente efficaci, possono tuttavia diventare una concreta e crescente minaccia alla biosicurezza globale; nel quadro appena prospettato, ad esempio, Ebola potrebbe essere l’agente patogeno ideale da impiegare quale arma di distruzione di massa in considerazione dell’endemica natura presente nella regione del Congo: i molteplici svantaggi di una siffatta eventuale campagna terroristica sarebbero, però, rappresentati dal fatto che gli agenti biologici necessitano di essere manipolati e trasportati in modo sicuro per prevenire incidenti o infezioni premature.

Inoltre, poichè molti agenti biologici quali ad esempio Ebola richiedono un ospite vivente funzionale, il prescelto destinato ad una simile missione dovrebbe viaggiare in una realtà cosiddetta endemica, infettarsi, quindi spostarsi verso il target assegnato prima di mostrare i sintomi della malattia (i quali, per quanto riguarda Ebola, si stimano in circa 14-21 giorni) e infine superare eventuali checkpoints di sicurezza con screening sanitario.

Tale tipologia d’azione è da ritenersi scarsamente efficace in considerazione della presenza di notevoli difficoltà sia logistiche che operative; tuttavia, Ebola, potrebbe essere utilizzato quale strumento di un’efficace campagna terroristica nell’ottica di una nuova e rinnovata paura nella società, oppure funzionale a consumare quantità significative di risorse necessarie a prevenire la diffusione della malattia e a garantirne un adeguato contenimento; in tale scenario, anche un attacco terroristico fallito potrebbe essere considerato di successo dagli attori coinvolti.


Come si evince dal documento sulla Strategia di Bio-Sicurezza del Regno Unito (luglio 2018), gli attacchi a mezzo di agenti “B” rimangono una significativa minaccia per la sicurezza nazionale e sono classificati come un rischio di Livello 2; ricordiamo che nel corso dell’epidemia di Ebola in Africa occidentale del 2014, si sono verificati alcuni incidenti isolati in Spagna, Italia e Stati Uniti d’America, per un totale di tredici pazienti trattati di cui due deceduti.

L’Aeronautica Militare Italiana ha sviluppato dal 2005 la capacità di evacuazione aero-medica, acquisendo sistemi isolatori ATI – Aircraft Transit Isolators ed imponendosi a livello internazionale come leader nel settore del trasporto aereo in alto bio-contenimento, consentendo in tal modo il trasporto di pazienti altamente infettivi presso le strutture ospedaliere nazionali dotate dei laboratori adeguati a trattare tali malattie.

L’attuale epidemia presente in Congo, estesasi anche alla città di Goma, sta richiedendo un significativo impegno da parte di tutta la Comunità internazionale; è stato inoltre sottolineato, dalla portavoce del Ministero della Sanità congolese Dr. J. Ilunga, che qualsiasi campagna per controllare l’epidemia di Ebola senza avere la piena collaborazione dei residenti con i funzionari della sanità pubblica risulta totalmente inutile, in quanto “…tutto dipende dall’atteggiamento della comunità nei confronti della risposta“: la cooperazione infatti è indispensabile soprattutto oggi, visto che è stato possibile sviluppare un vaccino efficace per Ebola il quale è già stato somministrato a circa 4500 operatori sanitari della confinante Uganda e a circa 1500 del Sud Sudan.

La strategia di immunizzazione raccomandata richiede, in questo caso specifico, una campagna di vaccinazione di contenimento, da effettuarsi immediatamente dopo l’insorgenza di un focolaio di Ebola; appare quindi evidente quanto ciò sia possibile solo con la piena collaborazione da parte della popolazione e la disponibilità a segnalare tempestivamente i potenziali casi presenti nelle rispettive comunità.



I crimini di Tedros Adhanom, direttore generale dell’OMS




Tedros Adhanom dell’OMS dovrebbe essere processato per crimini contro l’umanità.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, oltre ad essere il primo direttore dell’OMS senza una laurea in medicina, possiede anche un “background politico” rispetto ai suoi predecessori. Sulla sua biografia online, l’OMS esalta le sue qualifiche come ministro della salute etiope dal 2002 al 2012, roba impressionante.

A parte le sue credenziali mediche, Tedros è un membro del “Tigray People’s Liberation Front” (TPLF), un’organizzazione pacifica come suggerisce il nome. Fondato come partito rivoluzionario comunista, salì al potere nel 1991, condusse una campagna di guerriglia contro la dittatura di Mengistu e poi formò una coalizione con gli altri due partiti etnici dopo il suo esilio.

Nel corso del tempo, il TPLF ha iniziato a esercitare sempre più influenza sulle altre due parti. La maggior parte dei generali militari e leader chiave all’interno del governo sono del Tigray, incluso il Primo Ministro che governò il paese per 21 anni prima della sua morte. I Tigray rappresentano solo il 6% della popolazione dell’Etiopia, uno dei principali gruppi etnici sono gli Amhara, che avevano costituito principalmente il regime di Mengistu.

Il trattamento favorevole sotto Mengistu ha creato molto risentimento verso l’Amhara da parte degli altri gruppi etnici come ad esempio quello dell’Oromo. Lo stesso Tedros proviene dalla regione del Tigray ed è un membro anziano del partito, cui aveva aderito dopo la rimozione di Mengistu. Lo stesso partito che nel suo manifesto del 1968 definiva il popolo dell’Amhrara il suo “eterno nemico”.

Tedros era un membro anziano? Certo, il Tigraionline lo ha elencato come il terzo membro più importante del comitato permanente del politbureau, il che dà l’impressione che fosse più importante di un semplice amministratore medico.

Il TPLF è stato classificato un’organizzazione terroristica dal governo degli Stati Uniti negli anni ’90 ed è ancora oggi catalogato come membro del Database del Terrore Globale, a causa della sua ostinata abitudine di eseguire assalti armati nelle aree rurali.

Il popolo dell’Amhara ha denunciato discriminazioni sistematiche e violazioni dei diritti umani da parte dell’attuale governo. “Humans Rights Watch” nel 2010 ha scritto un rapporto su come gli aiuti sotto forma di cibo e fertilizzanti sono stati vietati agli abitanti dei villaggi locali dell’Amhara a causa delle loro affiliazioni con il partito di opposizione. Altre forme di rifiuto dell’aiuto hanno comportato il rifiuto dell’assistenza sanitaria di emergenza da parte del ministero degli operatori sanitari; lo stesso ministero che all’epoca era guidato da Tedros Adhanom.

L’Amhara People’s Union, un gruppo di attivisti con sede a Washington, ha rivolto molte altre accuse di violazioni dei diritti umani contro il governo guidato dal TPLF, compreso il fatto che i tassi di natalità nella regione di Amhara erano molto più bassi di quelli riscontrati in altre regioni. In una sessione del parlamento etiope hanno osservato che circa 2 milioni di Amhara sono “scomparsi” dal censimento della popolazione.

Non contento di negare l’aiuto ai dissidenti politici, Tedros era anche ministro della sanità in un momento in cui il regime era accusato di nascondere le epidemie. Un focolaio di colera si diffuse nella regione nel 2007, colpendo migliaia di persone nei paesi vicini. Al momento dello scoppio dell’epidemia in Etiopia, il governo ribattezzò semplicemente l’epidemia e la definì “Acute Watery Diarrhea” (AWD). Le organizzazioni internazionali furono messe sotto pressione per evitare che lo definissero colera (nonostante le Nazioni Unite avessero individuato il virus infetto), così come si intimò ai dipendenti pubblici di non rivelare il numero di infetti. Un’altra straordinaria vittoria per il ministro della salute.

La mortale carestia che colpì l’Etiopia negli anni ’80 aveva associato per sempre il paese all’epidemia di colera, ma il marchio ignobile non è solo un ricordo del passato. L’OMS stessa dopo pagine di sgargianti rapporti su come stava andando il settore sanitario dell’Etiopia, ha ammesso che nel 2016 almeno 8,6 milioni di persone avevano ancora bisogno di aiuti alimentari per sopravvivere e che la situazione non era migliorata egli ultimi quattro anni. Quindi alla fine dell’illustre mandato politico di Tedros, il Paese poteva vantare un netto restante 8% della popolazione, che sarebbe rimasto a morire di fame perché privato di aiuti stranieri.

Ma dopo i suoi brillanti risultati nell’ambito della sanità, Tedros aveva pesci più grandi da friggere. Nel 2012 fu nominato ministro degli Esteri e attuò immediatamente una repressione verso giornalisti e oppositori del governo, compreso un tentativo di estradare coloro che erano fuggiti in esilio nello Yemen. I due paesi avviarono anche negoziati per rintracciare e espellere i dissidenti dallo Yemen e imprigionarli in Etiopia. Tedros stesso guidò questi negoziati, lo attesta anche una fotografia dei suoi colloqui avuti col ministro degli Esteri yemenita.

Uno di questi casi è stato un cittadino britannico Andy Tsege, arrestato all’aeroporto di Sana’a e condannato a morte due volte in Etiopia. Ciò ha richiesto il coinvolgimento del governo britannico che ha minacciato la negazione dell’aiuto all’Etiopia a meno che non gli fosse concesso l’asilo. Tedros ha risposto che Tsege era “trattato molto bene. Possiede anche un laptop, si è mai sentito parlare di un prigioniero politico con un laptop?” Andy ovviamente, dopo il suo ritorno nel Regno Unito, ha raccontato una storia del tutto diversa, dichiarando di essere stato torturato per giorni e giorni, insieme a dozzine di altri prigionieri.

Uno dei motivi per cui le qualifiche di Tedros come ministro degli Esteri sono assenti da alcuni dei suoi CV online, potrebbe essere dovuto alle proteste di massa che hanno travolto il paese nel 2016. Il governo etiope alcuni anni prima aveva rivelato un piano generale per impadronirsi di 1000 miglia di terra da offrire agli appaltatori internazionali a tassi agevolati. Ciò ha comportato anche il trasferimento forzato di 15.000 persone della regione di Oromia, operazione che il governo ha dichiarato “redditizia”, perché la regione al momento “mancava di infrastrutture”.

Ma gli “ingrati” trasferiti forzatamente non hanno per nulla apprezzato l’enorme favore che il governo stava loro facendo, e le proteste di massa scoppiarono violente durante il festival culturale di Irreechaa a Bishoftu, il 2 ottobre 2016. La polizia inizialmente rispose con gas lacrimogeni, e poi con sparatorie di massa. La repressione violenta provocò la morte di circa 500 manifestanti, secondo “Human Rights Watch”. Il governo dichiarò quindi lo stato di emergenza, arrestando circa 70.000 persone, e costringendo all’esilio dozzine di giornalisti dell’opposizione.

Dopo la lettera aperta rivolta al ministro degli Esteri Adhanom Tedros da parte di “Human Rights Watch”, che citava la propria denuncia al Parlamento Europeo, il ministro negò dapprima che i numeri dei morti fossero così alti, e affermò anche che la polizia era disarmata, contestando spudoratamente gli eccidi di massa, testimoniati in verità da un video. Però pur non essendo propriamente un esperto, suppongo che il Ministero degli Esteri Etiope, debba aver trovato un modo decisamente innovativo, con disposizioni in modalità di fucili d’assalto per tenere a bada la folla, per altro assolutamente non letali, ma davvero miracolosi.

Questa sarebbe quindi la nobile figura, che dal 2017 riveste la carica di direttore dell’OMS. Poi per non perdere neppure un’occasione di difendere gli assassini di massa, in precedenza aveva protestato contro il processo che l’ICC (Tribunale Internazionale dell’Aia) stava svolgendo contro Uhuru Kenyatta, salito al potere con brogli elettorali e la cui Quinta Brigata aveva ucciso 1.300 civili. Non sorprende nemmeno che una delle prime cose che Tedros fece dopo aver assunto l’incarico, fu nominare Robert Mugabe – per fortuna ora morto – ambasciatore di buona volontà presso l’OMS. Un uomo che aveva ordinato di uccidere 20.000 civili nello Zimbabwe degli anni ’80.

Tedros ovviamente coglie ogni occasione possibile per lodare il buon governo della Cina e, visto il rispetto verso i diritti umani nella Repubblica Popolare, non c’è da meravigliarsi che gli piacciano così tanto. Da progetti come i centri di propaganda mediatica, le deportazioni di massa e le schede di valutazione dello stile del credito sociale, la governance dell’Etiopia assomiglia in molti espressioni a una copia carbone del modello autoritario cinese. Identificare lo stato col partito unico e privilegiare il profitto piuttosto dei diritti umani.

L’Etiopia, fino a poco tempo fa, è rimasta uno tra gli stati che hanno maggiormente violato i diritti umani nel mondo, ricevendo un punteggio di 19/100 sull’indice di libertà umana per il 2018 e un punteggio di 150/180 per la libertà di stampa. Il governo è rimasto al potere dal 1991 ed è stato probabilmente così popolare che ha vinto ogni plebiscito col 100% dei consensi.

Come ha fatto un uomo con un curriculum come quello di Tedros a diventare direttore dell’OMS? In realtà è abbastanza semplice, l’OMS è stata coinvolta in numerosi scandali da diverso tempo. Di fronte ad aumenti di budget quasi irrilevanti negli anni ’90, l’OMS si rivolse al settore delle imprese per ottenere finanziamenti aggiuntivi e dal 2008 le donazioni delle imprese sono salite al 80% nel budget dell’organizzazione.

Secondo la ricercatrice sanitaria Soniah Shah, il ruolo svolto dalle grandi aziende farmaceutiche nel definire la politica sanitaria globale ha creato gravi conflitti di interessi, perché mentre da un lato migliora l’immagine pubblica delle aziende, dall’altro favorisce i loro interessi finanziari. Ciò ha portato a casi di lobbying per indebolire le leggi sui brevetti per i nuovi farmaci in India, e bloccare le leggi in Sudafrica che hanno tentato di rendere più accessibile il trattamento per l’HIV.

Il grave stanziamento scorretto di fondi da parte dell’organizzazione è stata resa più evidente nel 2016, quando si è constatato che l’OMS spendeva $ 200 milioni all’anno in spese di viaggio, non includendo nemmeno quelle pagate dal paese ospitante. Un altro rapporto assolutamente dannoso rilasciato dall’Associated Press, riportava che i dipendenti dell’OMS che lavoravano per alleviare l’epidemia di colera nello Yemen avevano effettivamente sottratto fondi ai funzionari. Alcuni di questi lavoratori in seguito non furono nemmeno rimossi dal loro posto di lavoro.

La Fondazione Bill & Melinda Gates ha svolto un ruolo importante nella promozione di Tedros. Dopo i loro ingenti investimenti in programmi sanitari in Etiopia che Tedros aveva facilitato, la fondazione desiderava promuovere programmi simili a livello globale e donò miliardi all’OMS a tal fine.

La nomina di qualcuno così profondamente non qualificato come Tedros deve molto alla struttura labirintica del processo di nomina dell’OMS. Il direttore è selezionato dal consiglio di amministrazione, che a sua volta è nominato da una minoranza a rotazione dell’Assemblea, composta da ministri della salute nominati dai governi mondiali. L’OMS ha quindi lo stesso problema di molte altre istituzioni globali, dove il direttore è un incaricato di un incaricato di un incaricato, emissario di qualcuno che avrebbe potuto essere stato legittimamente eletto. Quindi, quando arrivi al direttore, il mandato democratico è stato talmente ridotto da essere quasi privo di significato.

Naturalmente i media hanno ritratto Tedros come una personalità venerabile, insignita di una missione etica, al fine di curare le malattie mortali del mondo. Lo slogan per la sua campagna elettorale su Twitter ripeteva che “è tempo che un africano guidi l’OMS”. In effetti, bastava solo non fosse stato l’africano di un regime che aveva trascorso gli ultimi anni uccidendo, deportando e costringendo all’esilio più africani di quasi tutti gli altri.

Alcune obiezioni hanno sottolineato che il direttore generale ha scarso potere sull’attuale politica dell’OMS, ciò non tiene conto del fatto che l’organizzazione è accettata come autorità globale in materia di salute e consiglia i governi mondiali. La cattiva gestione dell’OMS attraverso persone come Tedros ha aggravato totalmente la pandemia globale di coronavirus. Tedros non solo ha individuato tutte le opportunità per lodare la gestione della crisi da parte del PCC, anche mentre i medici venivano arrestati e le persone blindate all’interno delle loro case; ha anche dato consigli completamente contraddittori.

Prima di tutto affermando che i paesi non avrebbero dovuto limitare i viaggi da e verso la Cina per non fare discriminazione, per poi, subito dopo, rimproverarli per non aver fatto abbastanza per la prevenzione. Il virus è stato definito “pandemia” solo pochi giorni prima che io scrivessi di questo mio intervento.

Se c’è mai stato un esempio del fallimento delle istituzioni globalizzate, l’OMS lo è indiscutibilmente. Non voglio dire che l’organizzazione non abbia fatto nulla di buono, ma la vastità della sua cattiva gestione significa che i suoi consigli non dovrebbero essere presi alla lettera, vista l’autorevolezza scientifica che il mondo le ha assegnato. Invece di consentire loro una censura verso i media digitali, dovrebbero essere radicalmente riformate o semplicemente sciolte.

In un mondo sano, invece di guidare un’organizzazione globale, Tedros e i suoi compari sarebbero stati processati presso il Tribunale penale internazionale, processati per i loro crimini e, se ritenuti colpevoli, avrebbero dovuto passare il resto della loro vita in carcere.


25.03.2020


Fonti: