venerdì 6 dicembre 2019

Popolo delle sardine, Greta Thunberg e Carola Rackete: cosa hanno in comune?

Le manifestazioni contro la Lega di Matteo Salvini, a partire dall'Emilia-Romagna, somigliano molto ad altri fenomeni mediatici del passato e del presente, tra cui Greta Thunberg e Carola Rackete. E tutti hanno un denominatore comune: la fine della sinistra.

Le manifestazioni contro la Lega di Matteo Salvini, a partire dall'Emilia-Romagna, somigliano molto ad altri fenomeni mediatici del passato e del presente, tra cui Greta Thunberg e Carola Rackete. E tutti hanno un denominatore comune: la fine della sinistra.

IL CARROZZONE MEDIATICO DELLA SINISTRA ALLA FRUTTA NON SA PIU' A CHE SARDINA VOTARSI.....

E’ andata oltre ogni rosea aspettativa. Il “popolo delle sardine”, che si riconosce nella leadership di fatto del 32-enne emiliano Mattia Santori, tiene banco da settimane sulle prime pagine dei giornali, non per quello che propone, bensì per quello che intende rappresentare: l’anima movimentista e di piazza della sinistra contro l’ascesa inarrestabile della Lega di Matteo Salvini.
Contro l’ex ministro dell’Interno ha protestato a Bologna per gridare che “l’Emilia-Romagna non si lega”. Stefano Bonaccini, candidato del PD nella storica regione “rossa”, non ci ha pensato due volte a dirsi vicino al popolo delle sardine, riconoscendosi nei suoi valori. Quali siano non è del tutto facile comprenderlo, anche perché dietro agli slogan scanditi nelle piazze non è stato ancora raccontato molto altro dagli stessi protagonisti.




Eppure, queste sardine ricordano tanto un altro popolo, nato sempre nelle piazze circa un decennio fa e che si aggettivava come “viola”. Sorto in opposizione all’allora governo Berlusconi, fu protagonista del cosiddetto “No B-day”, dove “B” stava per Berlusconi. Anche allora, i media e la sinistra in Italia si mostrarono interessatissimi al movimento, che tempo dopo si trasformava in studentesco con la “Onda”, guarda caso sempre in opposizione al governo di centro-destra e, in particolare, all’allora ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. Di popolo viola e Onda nemmeno ci ricordiamo più, anche perché con la fine del governo Berlusconi, avevano chiaramente esaurito la loro unica funzione di opposizione politica, cavalcata strumentalmente dalla sinistra.

Il popolo delle sardine, però, stavolta si scaglia contro le opposizioni e non il governo, scaricando sulle prime la responsabilità di ciò che pensano non vada dell’Italia, secondo un’interpretazione obiettivamente curiosa della realtà. Ed esso non è l’unico fenomeno mediatico a cui guarda al momento quel che resta del PD. Greta Thunberg, la cui risonanza mondiale è indiscussa, è diventato un modello da seguire per il partito di Nicola Zingaretti, in ossequio al quale ci sta “regalando” la tassa sulla plastica dal prossimo anno.
E Carola Rackete, la giovane comandante tedesca che quasi speronò un’imbarcazione della Guardia di Finanza per fare approdare diverse decine di clandestini a bordo della nave Sea Watch nel giugno scorso, viene celebrata anch’ella dal PD come il simbolo di un’alternativa umana “alle destre”.


La crisi di una sinistra che si cela nel movimentismo

Il filo conduttore che unisce il popolo viola fino a quello delle sardine, passando per singole personalità mediatiche, è quello di una sinistra al collasso in termini di rappresentanza e che ha bisogno di trincerarsi dietro a questo o quel fenomeno, pur di tenere un minimo il morale tra la sua base. Questa sinistra italiana ha le piazze ormai contro da anni e per reagire al suo declino cerca di mascherarsi con movimentismi di cui spesso nulla sa e nulla condivide nei fatti, ma che le servono per proporre sul piano mediatico un’alternativa d’immagine vitale alla destra, questa sempre più capace di far confluire su di sé un crescente consenso interclassista.

Il popolo delle sardine è così “neutrale” rispetto ai partiti, che si è appellato al Movimento 5 Stelle, affinché sostenga la candidatura di Bonaccini insieme al PD. Ma se l’obiettivo, più che legittimo, fosse quello di dare linfa vitale al partito di Zingaretti, tanto varrebbe rivelarlo sin dall’inizio e presentarsi per quel che si è. Spacciarsi come “distanti e autonomi dai partiti” per essere nei fatti la colonna di un partito specifico nelle piazze non farà andare lontano i protagonisti di questo fenomeno, che rischia di rivelarsi vittima dell’ennesimo “usa e getta” di una sinistra senza programmi spendibili ai fini del consenso e incapace di metterci la faccia alle occasioni in cui si vota, tanto si è auto-screditata negli anni di governo.

La rapidità con cui il PD sposa ogni causa che sia intentata contro i suoi avversari la dice lunga sull’assenza di una sua visione politica e “di popolo”. Quanto, infine, alla presunta etero-direzione di questi movimenti, poco importa.
Se un popolo scende in piazza per dire la sua è sempre positivo in una democrazia. Se il popolo delle sardine riuscisse ad andare oltre la sua avversione contro la Lega e a proporre idee realmente originali, ben venga. Nel caso contrario, rischia di finire nel nulla dal 27 gennaio prossimo. Un vecchio proverbio siciliano recita che “chi ha più sale condisce la minestra”. E da qualche decennio a questa parte, non c’è stato movimento benedetto dalla sinistra in Italia che abbia dimostrato di avere sufficiente sale in zucca per camminare sulle proprie gambe e realmente in autonomia.

Qualche info su Mattia Santori, leader delle Sardine

IL VERO VOLTO DEL LEADER DELLE "SARDINE" PUZZOLENTI.....UN SOLIDO SOSTENITORE DEGLI INTERESSI PETROLIFERI IN ITALIA ALLA FACCIA DELLA SALUTE E DELL'AMBIENTE. LE SARDINE AL PETROLIO (QUELLE VERE) RINGRAZIANO..... 





Nel manifesto delle Sardine c’è un riferimento alla bellezza. Sacrosanto.
Poi leggo che il cosiddetto leader MattiaSantori è uno degli autori del mitico “Coesistenza tra Idrocarburi e Agricoltura, Pesca e Turismo in Italia”, scritto con i petrolieri (Assomineraria) per sdoganare le trivelle in Italia.
Noi abruzzesi lo conosciamo bene questo testo in quanto nella lotta contro il megaprogetto petrolifero Ombrina Confindustria locale lo usò a piene mani per sostenere la compatibilità dell’intervento che avrebbe reso l’Abruzzo nero petrolio. Ora grazie a quella lotta abbiamo la ciclabile costiera e un mare, almeno in quel tratto, sgombro (giacché parliamo di pesci) da piattaforme.
Lo stesso Santori è autore di diversi altri illuminanti pezzi sul petrolio (due tra gli altri: “Sblocca Italia e trivellazioni. Novità, rivendicazioni, dati di fatto” e “Non solo Nimby, in Basilicata c’è chi dice sì”) che la dicono lunga sulla “giovinezza” e “leggerezza” del soggetto, in piena epoca di cambiamenti climatici.
Vecchio dentro, mi verrebbe da dire.



Tra l’altro, e non credo sia un omonimo visti i sostenitori (è un allievo del prof. Clò), fece appello contro il sì al referendum sulle trivelle. Un testo da leggere, oggi, con la crisi dei cambiamenti climatici che sta massacrando il nostro paese (https://formiche.net/…/referendum-no-triv-17-aprile-idroca…/).
Vedremo se gli altri sostenitori del neonato movimento (con il massimo rispetto per chi si mobilita) avranno le stesse posizioni o meno sul tema ambiente, se considereranno una forma di “bellezza” una grande trivella piazzata nel nostro mare.

Parigi: i pompieri respingono la polizia e rompono la trappola in Place de la République


ALTRO CHE SARDINE!....


Mentre la manifestazione è stata bloccata dalla polizia in Boulevard Magenta e in Place de la République, i vigili del fuoco fortemente mobilitati il 5 dicembre hanno spinto la polizia davanti ai manifestanti e hanno rotto il cordone.



Per più di un’ora la manifestazione di Parigi è stata repressa e gasata violentemente dalla polizia, al punto che l’aria era assolutamente irrespirabile e la manifestazione non ha potuto più avanzare. Di fronte a questa situazione, come si vede in questo video pubblicato da Cerveaux non disponibles, dozzine di vigili del fuoco hanno affrontato le forze di polizia per far avanzare la manifestazione.


Link: https://www.revolutionpermanente.fr/Paris-les-pompiers-font-reculer-les-CRS-et-cassent-la-nasse-a-Republique?fbclid=IwAR0bIdysnRiD8DyOqHivY0Q25lOpoxgv48bW_mUAMtLlb9aHQAFJOy_DugA

5.12.2109



MA “BELLA CIAO” E’ UNA CANZONE PATRIOTTICA E “SOVRANISTA”, NON CERTO COMUNISTA

LE SARDINE CONTENGONO FOSFORO, ECCO PERCHE' LA SINISTRA HA SBAGLIATO PESCE....



Ma l’hanno mai ascoltata “Bella ciao” quelli che oggi la cantano o dovunque, sardine, preti migrazionisti, compagni e militanti vari? È vero che la foga ideologica, la faziosità e il fanatismo – tipici della Sinistra – spesso accecano, ma – a quanto pare – possono anche rendere sordi.

Perché se avessero ascoltato bene le parole di quella canzone, anche loro avrebbero facilmente compreso che è un meraviglioso inno “sovranista”, tanto che si potrebbe consigliare a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni di adottarlo nelle loro manifestazioni pubbliche. Nessuno più di loro può riconoscersi in quelle parole.

Invece paradossalmente oggi quel canto popolare è diventato una specie di simbolo polemico della Sinistra. Lo cantano le sardine, lo canta il prete migrazionista in chiesa, lo cantano tutti in polemica con Salvini e Meloni, mentre, a destra, non pochi lo ritengono – erroneamente – un inno “comunista”.

In realtà nel testo di quella canzone non c’è nulla di comunista e non c’è una sola parola che possa rimandare alla militanza di Sinistra. Anzi, questa canzone d’amore è squisitamente patriottica (riecheggia, peraltro, i canti alpini della Grande guerra e la letteratura risorgimentale).

L’unico riferimento politico infatti è all’“invasore” e alla lotta partigiana per cacciarlo via e riconquistare “la libertà” per la nostra Patria.

Pare che sia un canto nato dopo la guerra, quindi non fu intonato dai partigiani durante la lotta di liberazione. Ma esprime effettivamente il sentimento della stragrande maggioranza di coloro che andarono in montagna e fecero la Resistenza.

Se infatti, in seguito, vi fu una politicizzazione delle formazioni partigiane e un certo numero di loro divenne comunista, così non fu all’inizio: la motivazione originaria della maggior parte – spesso soldati dell’esercito italiano – fu quella di sfuggire all’arruolamento forzato dell’occupante tedesco (infatti molti furono internati nei campi di concentramento nazista per questo e anche loro furono “resistenti”).

Per esempio il comandante Bisagno, “primo partigiano d’Italia”, era sottotenente dell’esercito e, con le sue formazioni, si concepì sempre come un soldato italiano.

Il movente dei partigiani fu combattere l’esercito straniero che aveva invaso la penisola, perciò “Bella ciao” esprime perfettamente il senso della Resistenza. Quante volte nelle lettere dei partigiani condannati a morte si trova, come riferimento ideale, proprio l’amor di Patria.

Per esempio, nella sua ultima lettera prima dell’esecuzione, il partigiano cattolico Giancarlo Puecher Passavalli scriveva:
“Muoio per la mia Patria. Ho sempre fatto il mio dovere di cittadino e di soldato. Spero che il mio esempio serva ai miei fratelli e compagni. […] Non piangetemi, ma ricordatemi a coloro che mi vollero bene e mi stimarono. Viva l’Italia. Raggiungo con cristiana rassegnazione la mia mamma che santamente mi educò e mi protesse per i vent’anni della mia vita. L’amavo troppo la mia Patria; non la tradite, e voi tutti giovani d’Italia seguite la mia via e avrete il compenso della vostra lotta ardua nel ricostruire una nuova unità nazionale. Perdono a coloro che mi giustiziano perché non sanno quello che fanno e non sanno che l’uccidersi tra fratelli non produrrà mai la concordia. […] A te papà l’imperituro grazie per ciò che sempre mi permettesti di fare e mi concedesti. […] Gino e Gianni siano degni continuatori delle gesta eroiche della nostra famiglia e non si sgomentino di fronte alla mia perdita. I martiri convalidano la fede in una Idea. Ho sempre creduto in Dio e perciò accetto la Sua volontà”.

Dalla lettera di Puecher emergono i tre pilastri della sua vita: l’amore di Patria, la fede in Dio e la famiglia. Inoltre notevolissimo è il suo appello accorato a una nuova “unità nazionale” da ricostruire dopo la guerra civile. Un’idea che sulle labbra di un giovane di vent’anni, che si prepara a essere fucilato, è davvero toccante (commovente la totale mancanza di odio e di volontà di vendetta: Giancarlo perdona coloro che lo fucilano chiamandoli “fratelli”).

Le parole di Puecher sono la migliore spiegazione di quello che poi ha fatto per l’Italia, nel dopoguerra, un capo dei partigiani cattolici, quel gigante che fu Enrico Mattei, che in fondo è il vero simbolo del “sovranismo” per come – creando l’Eni – difese l’interesse nazionale italiano e la nostra indipendenza economica.

Oggi l’indipendenza e la libertà dell’Italia sono di nuovo minacciati e fortemente condizionati, proprio per via economica e politica, da tanti fattori, in particolare dalla desovranizzazione della UE dominata da Germania e Francia. Il caso Mes è solo l’ultimo episodio.

Ma c’è anche il recente documento con cui Francia e Germania vogliono ridisegnare una UE a loro totale arbitrio, nella più assoluta marginalità dell’Italia che appare drammaticamente inconsapevole o addirittura eterodiretta dall’estero. Bisognerebbe davvero cantare “Bella ciao” contro “l’invasor”.


Antonio Socci

Da “Libero”, 1 dicembre 2019

(nella foto: Enrico Mattei)

LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Venerdi 6 Dicembre 2019

San Nicola


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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco 

Antifona d'ingresso
Dio stabilì con lui un'alleanza di pace,
perché presiedesse al santuario e al popolo,
così a lui e alla sua discendenza
fu riservata la dignità del sacerdozio per sempre. (Sir 40,24) 

Colletta
Padre santo, 
che nel Vescovo Nicola hai dato alla tua Chiesa un maestro di fede,
invitto nel difendere la verità dagli assalti dell'errore 
e un pastore buono instancabile nel donarsi a tutti, 
dona una fede salva, e un amore aperto 
e generoso al tuo popolo che lo venera come protettore. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. 

PRIMA LETTURA (Is 29,17-24)
In quel giorno gli occhi dei ciechi vedranno.

Dal libro del profeta Isaìa

Così dice il Signore Dio:
«Certo, ancora un po’
e il Libano si cambierà in un frutteto
e il frutteto sarà considerato una selva.
Udranno in quel giorno i sordi le parole del libro;
liberati dall’oscurità e dalle tenebre,
gli occhi dei ciechi vedranno.
Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore,
i più poveri gioiranno nel Santo d’Israele.
Perché il tiranno non sarà più, sparirà l’arrogante,
saranno eliminati quanti tramano iniquità,
quanti con la parola rendono colpevoli gli altri,
quanti alla porta tendono tranelli al giudice
e rovinano il giusto per un nulla.
Pertanto, dice alla casa di Giacobbe il Signore,
che riscattò Abramo:
“D’ora in poi Giacobbe non dovrà più arrossire,
il suo viso non impallidirà più,
poiché vedendo i suoi figli l’opera delle mie mani tra loro,
santificheranno il mio nome,
santificheranno il Santo di Giacobbe
e temeranno il Dio d’Israele.
Gli spiriti traviati apprenderanno la sapienza,
quelli che mormorano impareranno la lezione”».

Parola di Dio 

SALMO RESPONSORIALE (Sal 26)
Rit: Il Signore è la mia luce e mia salvezza. 

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. 

Canto al Vangelo () 
Alleluia, alleluia.
Il Signore viene, andiamogli incontro:
egli è la luce del mondo.
Alleluia. 

VANGELO (Mt 9,27-31
Gesù guarisce due ciechi che credono in lui. 

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». 
Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». 
Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. 
Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.

Parola del Signore 

Preghiera dei fedeli
Per mezzo del suo Figlio, Dio ridona la vista ai ciechi, l'udito ai sordi e la gioia agli afflitti. Con il desiderio di essere noi pure guariti dal male e trasformati in uomini nuovi, lo preghiamo dicendo: 
Signore, liberaci dal male. 

Perchè la Chiesa, luce delle genti, testimoni che in Cristo ogni tenebra è vinta, ogni colpa perdonata, ogni morte redenta. Preghiamo: 
Perchè tutti i cristiani avvertano come compito specifico l'impegno per il superamento di ogni ingiustizia. Preghiamo: 
Perchè nel mondo crollino le dittature e ogni altra forma di governo che non rispettano la libertà e la dignità dell'uomo. Preghiamo: 
Perchè noi fedeli, che spesso crediamo di vedere, ricerchiamo umilmente e attentamente la verità, consapevoli di non possederla mai compiutamente. Preghiamo: 
Perchè la cecità fisica dei non vedenti, accettata e unita alla sofferenza di Cristo, diventi testimonianza di luce per i non credenti. Preghiamo: 
Per quanti si occupano dei malati. 
Per quanti si preparano alla prima comunione e alla cresima. 

O Padre, che hai pietà e misericordia di ogni uomo, ascolta le nostre suppliche e donaci di credere fermamente in te, che sempre ci illumini e ci salvi. Per Cristo nostro Signore. Amen. 

Preghiera sulle offerte
Accogli, o Signore, i doni che ti presentiamo 
nella solennità del tuo vescovo Nicola, 
e fa' che dall'oriente all'occidente possa levarsi a te 
l'unico rendimento di grazie nell'accordo della voce e del cuore. 
Per Cristo nostro Signore.



Antifona di comunione
Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà vigilante.
In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni. (Mt 24,46-17) 

Preghiera dopo la comunione
O Padre, che ci hai nutrito alla mensa del tuo Figlio, 
fa' che sentiamo in noi la fiamma viva del tuo amore 
e, imitando la fede e la carità di san Nicola 
andiamo incontro con gioia al Cristo che viene. 
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. 

Commento
Nato a Pàtara, Asia Minore (attuale Turchia), ca. 250.
Morto a Mira, Asia Minore, ca. 326.
Proveniva da una famiglia nobile. Fu eletto vescovo per le sue doti di pietà e di carità molto esplicite fin da bambino. Fu considerato santo anche da vivo. Durante la persecuzione di Diocleziano, pare sia stato imprigionato fino all’epoca dell’Editto di Costantino. Fu nominato patrono di Bari, e la basilica che porta il suo nome è tuttora meta di parecchi pellegrinaggi. San Nicola è il leggendario Santa Claus dei paesi anglosassoni, e il NiKolaus della Germania che a Natale porta i doni a bambini.

giovedì 5 dicembre 2019

LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Giovedi 5 Dicembre 2019
Giovedì della I settimana di Avvento


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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Viola 

Antifona d'ingresso
Tu sei vicino, o Signore; 
tutte le tue vie sono verità. 
Fin da principio ho conosciuto 
dalla tua testimonianza 
che tu sei in eterno. (cf. Sal 119,151-152) 

Colletta
Ridesta la tua potenza, Signore, 
e con grande forza soccorri i tuo fedeli; 
la tua grazia vinca le resistenze del peccato 
e affretti il momento della salvezza. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo... 

PRIMA LETTURA (Is 26,1-6)
Entri una nazione giusta che si mantiene fedele.

Dal libro del profeta Isaìa

In quel giorno si canterà questo canto nella terra di Giuda:
«Abbiamo una città forte; 
mura e bastioni egli ha posto a salvezza.
Aprite le porte:
entri una nazione giusta, 
che si mantiene fedele.
La sua volontà è salda;
tu le assicurerai la pace,
pace perché in te confida.
Confidate nel Signore sempre,
perché il Signore è una roccia eterna,
perché egli ha abbattuto
coloro che abitavano in alto,
ha rovesciato la città eccelsa, 
l’ha rovesciata fino a terra,
l’ha rasa al suolo.
I piedi la calpestano:
sono i piedi degli oppressi, 
i passi dei poveri».

Parola di Dio 

SALMO RESPONSORIALE (Sal 117)
Rit: Benedetto colui che viene nel nome del Signore. 

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell’uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.

Apritemi le porte della giustizia:
vi entrerò per ringraziare il Signore.
È questa la porta del Signore:
per essa entrano i giusti.
Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.

Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina. 

Canto al Vangelo (Is 55,6) 
Alleluia, alleluia.
Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
Alleluia. 

VANGELO (Mt 7,21.24-27
Chi fa la volontà del Padre mio, entrerà nel regno dei cieli. 

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Parola del Signore 

Preghiera dei fedeli
Il Padre ha reso Cristo pietra angolare, roccia eterna, sostegno della vita di ogni uomo. Aggrappati alla sua forza, umilmente lo preghiamo dicendo: 
Noi confidiamo in te, Signore. 

Fa' che la tua Chiesa, Signore, radicata profondamente in Cristo, attinga da lui gli insegnamenti per la sua missione nel mondo. Preghiamo: 
Illumina, o Signore, i capi dei popoli, perchè con saggezza sappiano costruire l'avvenire del mondo sui valori duraturi della pace e della fratellanza. Preghiamo: 
Concedi, o Signore, ai carcerati, ai drogati e a quanti hanno perso la fiducia negli uomini, il coraggio e la fede di ricostruire la loro vita in Cristo, rinnovatore di ogni cosa. Preghiamo: 
Dona, o Signore, alla nostra comunità parrocchiale la forza di ricercare la tua volontà anche nelle scelte ordinarie della vita pastorale. Preghiamo: 
Fa' crollare, o Signore, le illusioni di quanti impostano la loro esistenza sulla vacuità, e dona loro sete e fame dei veri valori. Preghiamo: 
Per le vocazioni della nostra diocesi. 
Per l'impegno parrocchiale nella catechesi degli adulti. 

Ti chiediamo, o Padre, di rafforzare in questo tempo di avvento la nostra fede, perchè essa non vacilli nella prova e nella tentazione, ma diventi più salda e coerente. Per Cristo nostro Signore. Amen. 

Preghiera sulle offerte
Accogli, Signore, il pane e il vino, 
dono della tua benevolenza, 
e fa’ che l’umile espressione della nostra fede 
sia per noi pegno di salvezza eterna. 
Per Cristo nostro Signore. 

Oppure: 
Accetta, Signore, 
i doni che ti presentiamo, 
e sia fonte di redenzione e di pace 
questo sacrificio che cancella i peccati del mondo. 
Per Cristo nostro Signore. 

PREFAZIO DELL’AVVENTO I 
La duplice venuta del Cristo 

È veramente cosa buona e giusta, 
nostro dovere e fonte di salvezza, 
rendere grazie sempre e in ogni luogo 
a te, Signore, Padre santo, 
Dio onnipotente ed eterno, 
per Cristo nostro Signore. 
Al suo primo avvento 
nell’umiltà della nostra natura umana 
egli portò a compimento la promessa antica, 
e ci aprì la via dell’eterna salvezza. 
Verrà di nuovo nello splendore della gloria, 
e ci chiamerà a possedere il regno promesso 
che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa. 
E noi, uniti agli Angeli e alla moltitudine dei Cori celesti, 
cantiamo con gioia l’inno della tua lode: Santo... 

Oppure: 

PREFAZIO DELL’AVVENTO I/A 
Cristo, Signore e giudice della storia 

È veramente giusto renderti grazie 
e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode, 
Padre onnipotente, principio e fine di tutte le cose. 
Tu ci hai nascosto il giorno e l’ora, 
in cui il Cristo tuo Figlio, Signore e giudice della storia, 
apparirà sulle nubi del cielo 
rivestito di potenza e splendore. 
In quel giorno tremendo e glorioso 
passerà il mondo presente 
e sorgeranno cieli nuovi e terra nuova. 
Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, 
perché lo accogliamo nella fede 
e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno. 
Nell’attesa del suo ultimo avvento, 
insieme agli angeli e ai santi, 
cantiamo unanimi l’inno della tua gloria: Santo... 

Antifona di comunione
Viviamo in questo mondo 
con giustizia e pietà, 
nell’attesa che si compia la beata speranza 
e venga nella gloria il nostro Dio. (Tt 2,12-13) 

Oppure: 
“Non chiunque mi dice: 
Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, 
ma chi fa la volontà del Padre mio”. (Mt 7,21) 

Preghiera dopo la comunione
La partecipazione a questo sacramento 
che a noi pellegrini sulla terra 
rivela il senso cristiano della vita, 
ci sostenga, Signore, nel nostro cammino 
e ci guidi ai beni eterni. 
Per Cristo nostro Signore. 

Oppure: 
O Padre, la forza del tuo Spirito, 
operante in questi santi misteri, 
sia per noi sostegno nella vita presente 
e pegno sicuro della felicità eterna. 
Per Cristo nostro Signore. 

Commento
Poiché ci ama, il Salvatore ci mette in guardia contro l’illusione; per entrare nel regno dei cieli non basta dire: “Signore, Signore”. Non si tratta qui di una condanna della preghiera. Noi dobbiamo dire: “Signore, Signore”, essendo però consapevoli che non basta sussurrarlo a bassa voce, mentre ogni nostra decisione testimonia che Gesù non è per noi il Signore. La preghiera, separata da un amore obbediente, è un illusione, se non una menzogna. 
Gesù sarà davvero il nostro Signore solo se il nostro cuore si fa simile al suo, reso appassionato dall’amore per il Padre, capace di dire, senza esitazione alcuna, che suo nutrimento è fare la volontà del Padre... fare sempre ciò che gli è gradito. 
Sarebbe rischioso affidare la nostra volontà ad un altro, se l’“altro” non fosse Dio, il Dio di dolcezza e misericordia. Volere ciò che egli vuole significa scegliere la felicità. Volere altro significa accettare il rischio di una costruzione fragile ed effimera: si tratterà di una soluzione illusoria, essa potrà resistere per un po’, ma crollerà agli assalti delle varie prove cui sarà sottoposta. 
Proprio del buon cristiano è l’ascoltare Gesù, parola d’amore del Padre. E noi dobbiamo allora lasciare che questa parola ci trasformi, che ci renda conformi all’amorosa volontà del Padre, ascoltarla e farla vivere in noi!

mercoledì 4 dicembre 2019

LE ORIGINI ANCESTRALI DELL'UMANITA': I GIGANTI

L'ESISTENZA DEI GIGANTI CI INTERROGA SULLE NOSTRE ORIGINI ANCESTRALI: CAPIRE LA GENESI UMANA DA ADAMO ED EVA E' LA CHIAVE PER CAPIRE IL TEMPO PRESENTE E IL FUTURO DELL'UMANITA'..... 





Le misteriose energie delle Tombe dei Giganti


Sotto la crosta terrestre scorrono energie telluriche e forze magnetiche che fanno del nostro pianeta un autentico “organismo vivente”. L’uomo, creatura figlia della Madre Terra, ha facoltà di interagire ed essere molto sensibile a questi “movimenti”, e, in particolari situazioni, di assorbirli inconsciamente. Queste energie sono più intense in certi ambienti piuttosto che in altri e recenti studi hanno rilevato che antichi luoghi sacri sono stati costruiti lungo questi canali energetici. Ma chi e come ha scelto di innalzare un tempio in un determinato luogo piuttosto che in un altro, considerato che solo con la moderna tecnologia si è scoperto tutto questo?


L’architettura antica è molto diversa da quella odierna, innanzitutto si edificava non sopra la natura ma all’interno della natura stessa, in un caldo abbraccio vitale e benefico. Svariati erano i metodi per la scelta dei luoghi, a volte cruenti come nel caso dei romani che, dopo aver fatto pascolare alcune greggi in un campo, dopo averli uccisi ne controllavano il fegato e se in buono stato si decideva di dare l’avvio ai lavori. Altre volte i luoghi erano scelti in base al riposo degli animali in quanto si presupponeva fossero in stretto legame con la Terra, molto più dell’Uomo stesso. Ma spesso entravano in scena i cosiddetti “sensitivi”, che sceglievano il posto dove costruire il santuario. Queste persone con innate capacità sensoriali che permettevano di percepire queste particolari energie, nel passato erano i druidi o i “santoni del villaggio” e venivano spesso interpellati.


Il neo tempio, già pregno delle forze magnetiche, si arricchiva a sua volta dell’energia degli abitanti che lì si recava a pregare. Spesso vi era anche la vicinanza di una fonte d’acqua, elemento fondamentale per i rituali, come viene dimostrato dagli innumerevoli pozzi sacri presenti in Sardegna. In Gallura (la zona settentrionale) i numerosi siti sacri nuragici e prenuragici non si trovano in ambienti casuali, ma sono per la maggior parte eretti proprio su luoghi di intense forze telluriche.


Baluardi accumulatori di tali energie sarebbero proprio le Tombe dei Giganti, quelle strane costruzioni che ricoprono il territorio sardo, ma le possiamo trovare solamente in questa regione e in nessun’altra parte del mondo, motivo sufficiente per considerarle di importanza senza pari.

Una derivazione degli antichi dolmen?
Sono costituite da un lungo corpo funerario entro il quale venivano riposti i corpi dei defunti. Sono l’evoluzione dei dolmen che si sarebbero “allungati” creando le tombe a corridoio chiamate ALLEES COUVERTES con l’aggiunta di un’area sacra delimitata da una serie simmetrica di lastre ortostatiche. Esse, a partire dalla stele centrale, la più alta, si espandono a semicerchio con altezze discendenti delimitando così una sorta di “piazza” davanti alla tomba, che ha il nome di ESEDRA.


Alla base dei menhir vi era quasi sempre un sedile che correva lungo tutta l’area sul quale gli officianti tenevano gli antichi rituali funerari. Inoltre vi era la presenza di betili, chiari richiami alla presenza di Dio.

La falsa porta
L’entrata è formata da una grossa e alta lastra di pietra con una porticina che collegherebbe l’esterno con l’interno della tomba. Essa aveva il valore simbolico di unione tra il mondo dei vivi e l’oltretomba, alla cui base vi era un bancone sul quale venivano lasciate le offerte. Tutto questo ricorda la funzione della “falsa porta” egizia, elemento che in Sardegna si ritrova spesso anche nelle “domus de janas” (tombe scavate nella roccia). La falsa porta è il punto di contatto tra il mondo dei vivi e l’aldilà. Dinnanzi a questa finta apertura venivano poste le offerte di cui ne usufruiva la persona cara che da qui si sarebbe “affacciata” sulla Terra.


La porticina è talmente stretta che per un adulto risulta molto impegnativo passarvi attraverso, per cui essa doveva avere un ruolo esclusivamente simbolico e i defunti venivano calati dall’alto all’interno del corpo funerario. Il corpo funerario è composto da un lungo buio corridoio, metafora del cammino nell’oltretomba, alla fine del quale si trova il sepolcro vero e proprio con la presenza di lastre su cui venivano posti oggetti di vita quotidiana che l’anima del defunto ne avrebbe “usufruito”.

Chi erano i "Giganti"?
Si chiamano tombe dei Giganti perché la tradizione vuole che ospitassero un unico corpo umano ed essendo spesso lunghe una decina di metri si pensava che fosse un uomo particolarmente alto. In realtà le tombe ospitavano molti corpi, come dimostrano i ritrovamenti ossei di decine di persone che a volte sfioravano il centinaio! Non si sa dunque se fossero “fosse comuni” o tombe dedicate a persone importanti come non si conosce il rituale di sepoltura e non si sa se venivano inseriti direttamente i corpi o addirittura soltanto le ossa. Fatto sta che le tombe dei Giganti trasmettono un grande mistero dal punto di vista storico ma anche spirituale.

Accumulatrici di energia tellurica
Mauro Aresu, il più importante studioso sardo di questo argomento, dopo aver a lungo studiato questa tipologia di monumenti, afferma che le tombe dei giganti costituiscono i punti più importanti di emanazione energetica al punto tale da avere la facoltà di “guarire” chiunque si rechi o si distenda al loro interno. La loro disposizione a semicerchio seguirebbe le linee energetiche telluriche catturandone il flusso di cui si impregnerebbero le stesse pietre (ecco perché per guarire è necessario distendersi sulla pietra, rituale presente in molte parti d’Italia) le quali, dopo averlo assorbito, lo avrebbero condotto come un filo elettrico verso la stele più alta che sarebbe così divenuta un autentico accumulatore.


Il corpo del defunto posizionato all’interno della tomba, avrebbe ricevuto un’energia tale da strappare la sua anima dal corpo, ricolma di nuova vita, quella della Madre Terra. Sarebbe insomma così risorta, tornando alla sua origine.

Una rampa di lancio verso le stelle?
A nostro avviso una stele così alta avrebbe potuto infine lanciare l’anima verso il cielo, verso il ritorno a casa, culto non differente da quello egizio, ma non unico in Sardegna, regione da tempo immemore custode di altre simbologie correlate, come le false porte, la piramide di Monte D’Accoddi, le tombe accessoriate di oggetti di vita quotidiana, il culto per il dio Toro.




Dopotutto la forma della Tomba dei Giganti potrebbe ricordare neanche troppo alla lontana, una rampa di lancio verso l’alto. La linea dei menhir è curva, procede inizialmente con poca inclinazione per terminare la sua corsa verticale con grande slancio.

Il Dio Toro
Mauro Aresu afferma inoltre che se viste dall’alto, le Tombe dei Giganti potevano sembrare teste di toro stilizzate. La figura del toro è molto diffusa in questa regione perché rappresentava la forza maschile in unione con la Dea Madre.
Il loro sacro incontro genera vita e dà l’energia all’anima perché possa riunirsi all’energia della terra. Presso le tombe dei giganti si presume che venissero svolti rituali legati al richiamo della vita e della rinascita, proprio nell’esedra ove vi era la presenza di sedili. Si cadeva in un sonno-trance con il quale si entrava in contatto con la divinità (rituale molto diffuso nella cultura greca) di cui se ne potevano ascoltare le volontà.

La forma delle corna del toro


Queste tombe così accurate dal punto di vista architettonico, testimoniano un grande rispetto che la civiltà nuragica nutriva nei confronti della morte e della vita dell’oltretomba. L’enorme fatica umana che queste costruzioni così imperiose ci dimostrano, i rituali, i grossi calcoli e le conoscenze nell’erigere i monumenti in precisi luoghi energetici, tacitamente ci narrano l’importanza dei popoli nuragici e prenuragici per il sacro. Questi popoli tanto primitivi non lo erano, anzi più di noi comprendevano il senso della vita. E noi dobbiamo saperli osservare per capire quel significato della nostra esistenza che abbiamo perso nel corso della storia.




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Uno scheletro di 6 metri rinvenuto in Cina

Scheletro gigante di 8 metri rinvenuto in India




Gli Annunaki. I giganti della terra?

Le leggende di tutto il mondo fanno riferimento ad una razza di giganti che un tempo viveva sulla Terra. La Sacra Bibbia parla della progenie dei “figli di Dio e delle figlie degli uomini” ed indica che gli angeli che bramavano piaceri terreni avrebbero fecondato donne di origine umana .



Alcuni studiosi ritengono che questi esseri divini erano i Nefilim, uomini di statura gigantesca (o provenienti dalla costellazione di Orione per i greci, o ancora "angeli caduti" dal semitico nafal=cadere). Per molti secoli, la comunità scientifica e teologica ha elaborato teorie diversificate sulla identità ed origine dei Nefilim. Si trattava di una razza umana o di giganti così come sono stati descritti? Tuttavia, è un dato di fatto che la dottrina giudaico/cristiana non è l’unica a fare riferimento ad una razza di giganti.



Prima che la Bibbia fosse stata concepita, esisteva una tradizione orale sumera tramandata di generazione in generazione, così come in Grecia, Roma ed Egitto.

Molte leggende parlano di dei e dee potenti di natura immortale e di origine non terrestre. La storia ha relegato queste leggende al “mito”, etichettandole come resoconti fantasiosi e surreali. Tuttavia, è da notare che molte di queste leggende sembrano avere un tratto che le accomuna inspiegabilmente. E’ possibile che culture tanto diverse e lontane raccontassero le stesse leggende o vi è qualcosa di veritiero e reale?


Leggende di Giganti nel Mediterraneo

Le leggende di giganti nei paesi del Mediterraneo sono le più conosciute e discusse.

Al di là dei racconti biblici (come quello di Davide e Golia), ci sono i racconti del re babilonese Gilgamesh. In alcune antichissime tavole di pietra sono raffigurate immagini di Gilgamesh che lotta contro un leone. Raffrontando le effigi delle sculture sembra che l’uomo doveva avere un’altezza di circa 12-14 metri, in considerazione delle dimensioni del leone ucciso.  

Leggende di Giganti in Grecia

I racconti greci dei tempi antichi sono fantasiosi e pieni di storie di uomini giganti che assumono sembianza di dei e dee.

I Giganti sono denominati ”Giganti ” o ”Titani” nelle opere del poeta epico Esiodo, e si diceva fossero figli di Urano e di Gea.

In entrambi gli scenari greco e romano, gli dei e le dee erano in conflitto con i giganti che desideravano assumere il controllo del territorio. Era stato profetizzato che il figlio di un dio ed un mortale avrebbe lottato e vinto contro i giganti.

Nelle leggende greche, Herkales, figlio di Zeus e Alcemene, guidò gli dei dell’Olimpo alla vittoria nella battaglia epica contro il gigante Anteo.

Leggende di Giganti in Norvegia

La mitologia del Nord Europa descrive gli stessi elementi: una razza di Giganti in guerra contro gli dei. Sono stati denominati Jotun, anche se di dimensioni diverse rispetto ai giganti descritti in altre tradizioni.

Vi è anche una leggenda che narra che il genere umano abbia avuto origine da Ymir, un gigante di enormi dimensioni.

Reperti a Confronto – Si tratta di Giganti?

Secondo un’altra leggenda esisteva un popolo di giganti impegnati a sconfiggere gli dei nella battaglia finale del Ragnarok.

La maggior parte dei giganti descritti nelle leggende norrene è di varietà mostruosa e temibile.

Storia della Mitologia norrena

Le leggende dei popoli nordici e Pre-nordici offrono un interessante spaccato della creazione del mondo e della sua storia.

I Giganti appaiono in molte altre leggende, comprese quelle delle popolazioni indigene degli gli Stati Uniti (conosciute come nativi americani).

Le popolazioni che abitavano la parte nord-est e sud-ovest del paese, spesso parlavano di una razza di giganti “dai capelli rossi”. Una di queste leggende comprende quella della tribù Paiute che era predominante nella zona sud ovest di Arizona, Nevada e Utah. La leggenda narra che i giganti (noti anche come ” Si- Te – Cah “) esistevano prima che la tribù cominciasse a popolare la zona. Si- Te – Cah significa “mangiatori di Tule“, una pianta che cresce sott’acqua. Si narra che questi giganti fossero di dodici metri di statura, con i capelli fiammeggianti rosso brillante, e sono generalmente descritti come minacciosi.

Si dice che tutte le tribù della zona lottassero insieme contro questi giganti e li avessero inseguiti in una grotta. I giganti rifiutarono di abbandonare la grotta, al punto che i Paiute ed altre tribù decisero di dare la grotta alle fiamme. La grotta crollò durante un terremoto e da allora è ancora chiusa.

È interessante notare che, nei primi anni del 1920, nei pressi della grotta, vennero scoperti alcuni resti fossili. Tra questi fossili sono stati trovati resti umani ben conservati, appartenenti ad un maschio ed una femmina. La femmina era alta più di sei metri ed il maschio era più di otto metri.

Unitamente alla scoperta degli scheletri, sono stati trovati molti altri reperti tra cui un calendario circolare che riportava il numero di giorni e settimane per un intero anno.

Nel 1931, altri due scheletri sono stati scoperti in Lockport, Nevada: misuravano da otto a dieci metri di altezza.

Il modello di un femore umano gigante è in mostra al Museo dei Fossili Blanco. La scultura è montata su un disegno a scala a dimostrare quanto grande era questa persona.

Questa è la prova che i giganti sono effettivamente esistiti sulla Terra nel passato?

Leggende di Giganti nelle culture antiche

L’elenco potrebbe continuare per aree del mondo le cui antiche culture fanno riferimento ai giganti.

L’area che si estende i confini di Francia e Spagna, chiamata il Paese Basco, si dice fosse abitata un tempo dai jentilak e mariuak. Questi giganti erano violenti e minacciosi, ma erano anche considerati retti dal popolo basco resistente alle dottrine cristiane.

Molti di questi giganti hanno analogie con quelli di altre culture, come quella del gigante Tartalo, molto somigliante al Ciclope greco.

Alcuni studiosi ritengono che i megaliti giganti costruiti in tutto il mondo sono stati effettivamente edificati da queste creature enormi.

Il Gigantismo

Il Gigantismo è una rara malattia che colpisce una piccolissima parte della popolazione mondiale. I sintomi sono costituiti da un altezza insolita ed eccessiva e da proporzioni abnormi. Il gigantismo, tuttavia, non può offrire una risposta esauriente e spiegare l’esistenza, nel passato della Terra, di un’intera razza, come descritta nelle leggende e tradizioni che abbiamo citato.

Sono stati trovati manufatti e scheletri che indicano che sono effettivamente esistiti individui molto più grandi della norma. Alcuni di questi scheletri si sono rivelati dei falsi, ma in varie parti del mondo sono stati rinvenuti anche strumenti di dimensioni enormi: enormi mazze in miniere abbandonate sono state scoperte in luoghi come il Galles e l’India, così come asce e spade giganti in Iran.

Negli anni 50, a sud-est della Turchia è stata segnalata una fossa contenente scheletri giganti: le ossa della gamba sono state misurate ed erano alte quasi quattro metri dall’anca al ginocchio. E ‘interessante notare che, mentre molti di questi risultati sostengono di essere documentati, in realtà è difficile trovare qualcosa di concreto. Certamente, la ricerca non è aiutata da bufale intenzionali come quella dello scheletro gigante scoperto nel deserto arabo. In realtà si trattava di un convincente fotomontaggio da destinare ad un concorso fotografico.

Ci sono alcune teorie molto interessanti sul perché la documentazione sia difficile da individuare, e gran parte di essa coinvolge i presunti sforzi della Smithsonian Institution. Lo Smithsonian è un grande complesso museale e di ricerca che si trova a Washington DC.

I teorici della cospirazione credono che quando fu scoperto il sito degli Adena (costruttori di enormi tumuli nel Nord America), i membri dell’istituzione vollero rendere una interpretazione non conforme ai fatti. Piuttosto che affermare che gli Adena fossero una razza separata dalle popolazioni indigene, preferirono affermare che quelle enormi tombe testimoniavano il progresso raggiunto dalle medesime popolazioni indigene.

Insomma, una sorta di insabbiamento che tende a ricondurre nel canone scientifico fatti e reperti di difficile interpretazione.



VEDI ANCHE:







LITURGIA DEL GIORNO

Mercoledì della I settimana di Avvento

Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Viola 

Antifona d'ingresso
Il Signore viene, 
non tarderà: 
svelerà i segreti delle tenebre, 
si farà conoscere a tutti i popoli. (cf. Ab 2,3; 1Cor 4,5) 

Colletta
Dio grande e misericordioso, 
prepara con la tua potenza il nostro cuore 
a incontrare il Cristo che viene, 
perché ci trovi degni di partecipare al banchetto della vita 
e ci serva egli stesso nel suo avvento glorioso. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo... 

PRIMA LETTURA (Is 25,6-10)
Il Signore invita tutti al suo banchetto e asciuga le lacrime su ogni volto.

Dal libro del profeta Isaìa

In quel giorno,
preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande, 
un banchetto di vini eccellenti,
di cibi succulenti, di vini raffinati.
Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,
poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».

Parola di Dio 

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 22)
Rit: Abiterò nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita. 

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. 

Canto al Vangelo () 
Alleluia, alleluia.
Ecco, viene il Signore a salvare il suo popolo:
beati coloro che sono preparati all’incontro.
Alleluia. 

VANGELO (Mt 15,29-37
Gesù guarisce molti malati e moltiplica i pani. 

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele.
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». 
Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. 
Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.

Parola del Signore 

Preghiera dei fedeli
Nessuna sofferenza umana è nascosta agli occhi di Dio. Rendendoci voce di ogni gemito e di ogni ferita dei fratelli, preghiamo dicendo: 
Vieni in nostro aiuto, Signore. 

Ti preghiamo per chi ti nega o è indifferente: 
Ti preghiamo per chi si è lasciato accecare dall'odio: 
Ti preghiamo per chi usa prepotenza: 
Ti preghiamo per chi vive costantemente nel peccato: 
Ti preghiamo per chi tratta gli altri come oggetti: 
Ti supplichiamo per chi si scopre affetto dal cancro: 
Ti supplichiamo per chi nasce con deformazioni e menomazioni: 
Ti supplichiamo per chi è leso da incidenti stradali: 
Ti supplichiamo per chi subisce infortuni sul lavoro: 
Ti supplichiamo per gli ammalati di cuore: 
Ti preghiamo per chi soffre la fame e la sete: 
Ti preghiamo per chi è vittima di terremoti e di alluvioni: 
Ti preghiamo per chi non ha casa: 
Ti preghiamo per chi è senza lavoro: 
Ti preghiamo per chi vive il dramma della guerra: 
Ti supplichiamo per i tossicodipendenti e gli alcolizzati: 
Ti supplichiamo per i tanti poveri ed emarginati: 
Ti supplichiamo per gli sfrattati: 
Ti supplichiamo per le vittime di violenza e di imbroglio: 
Ti supplichiamo per chi, per debolezza, entra nel giro del male: 

O Padre, che salvi tutti gli uomini e non vuoi che nessuno perisca e vada perduto, spandi su tutti la tua misericordia e a tutti fa' sentire il tuo amore paterno. Per Cristo nostro fratello e Signore. Amen. 

Preghiera sulle offerte
Sempre si rinnovi, Signore, 
l’offerta di questo sacrificio, 
che attua il santo mistero da te istituito, 
e con la sua divina potenza 
renda efficace in noi l’opera della salvezza. 
Per Cristo nostro Signore. 

Oppure: 
L’offerta che ti presentiamo, Signore, 
dia gloria al tuo nome 
e ottenga a noi il perdono e la pace. 
Per Cristo nostro Signore. 

PREFAZIO DELL’AVVENTO I 
La duplice venuta del Cristo 

È veramente cosa buona e giusta, 
nostro dovere e fonte di salvezza, 
rendere grazie sempre e in ogni luogo 
a te, Signore, Padre santo, 
Dio onnipotente ed eterno, 
per Cristo nostro Signore. 
Al suo primo avvento 
nell’umiltà della nostra natura umana 
egli portò a compimento la promessa antica, 
e ci aprì la via dell’eterna salvezza. 
Verrà di nuovo nello splendore della gloria, 
e ci chiamerà a possedere il regno promesso 
che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa. 
E noi, uniti agli Angeli e alla moltitudine dei Cori celesti, 
cantiamo con gioia l’inno della tua lode: Santo... 

Oppure: 

PREFAZIO DELL’AVVENTO I/A 
Cristo, Signore e giudice della storia 

È veramente giusto renderti grazie 
e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode, 
Padre onnipotente, principio e fine di tutte le cose. 
Tu ci hai nascosto il giorno e l’ora, 
in cui il Cristo tuo Figlio, Signore e giudice della storia, 
apparirà sulle nubi del cielo 
rivestito di potenza e splendore. 
In quel giorno tremendo e glorioso 
passerà il mondo presente 
e sorgeranno cieli nuovi e terra nuova. 
Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, 
perché lo accogliamo nella fede 
e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno. 
Nell’attesa del suo ultimo avvento, 
insieme agli angeli e ai santi, 
cantiamo unanimi l’inno della tua gloria: Santo... 

Antifona di comunione
Il Signore nostro Dio verrà con potenza 
e riempirà di luce i suoi fedeli. (Is 40,10; cf. 34,5) 

Oppure: 
“Sento compassione di questa folla: 
non voglio rimandarli digiuni, 
perché non svengano lungo la strada”. (Mt 15,32) 

Preghiera dopo la comunione
O Dio, nostro Padre, 
la forza di questo sacramento 
ci liberi dal peccato 
e ci prepari alle feste del Natale. 
Per Cristo nostro Signore. 

Oppure: 
O Padre, 
che ci hai nutriti con il corpo e sangue del tuo Figlio, 
fa’ che rimaniamo nel tuo amore, 
viviamo della tua vita 
e camminiamo verso la tua pace. 
Per Cristo nostro Signore. 

Commento
Gesù, di ritorno in Galilea da una predicazione nelle regioni di Tiro e Sidone, oltre i confini della Palestina, moltiplica nuovamente i pani (cf. Mt 14,13-21). Questa volta i destinatari non sono solo gli ebrei, ma anche i pagani scesi con lui in Galilea. L’evangelista annota, infatti, che, dopo la moltiplicazione dei pani, i presenti hanno glorificato il Dio del popolo d’Israele. Lo scopo del miracolo è di far capire che tutti, indistintamente, possono beneficiare della salvezza. 
Anche i discepoli sembrano avere intuito la sproporzione del compito che, in prospettiva futura, sarebbe stato loro affidato. “Dove troveremo tutto il pane per sfamare tanta gente?”. Come faremo ora che i confini della Palestina sono stati infranti e culture diverse sono state incluse da Cristo nell’orizzonte della salvezza? 
La domanda posta dai discepoli a Gesù è la stessa che l’uomo pone a Dio, dall’abisso della sua povertà. È la consapevolezza, che affiora spesso in noi, che senza di lui non possiamo fare nulla. 
All’arduo lavoro per la conversione di noi stessi, al compito di testimoniare la nostra fede agli altri e di annunciare il vangelo a tutto il mondo che ci circonda, si pone come ostacolo la sproporzione delle nostre forze: dove troveremo, Signore, la capacità e il coraggio per dare una risposta al bisogno di verità, di giustizia, di amore dell’umanità intera? 
Il nostro operare nel mondo può svolgersi secondo il disegno del Padre, senza provocare violenze e soprusi, solo se nel cuore sappiamo mantenere un atteggiamento profondamente religioso: quello di sapere che abbiamo sempre bisogno dell’aiuto del Signore.