venerdì 29 novembre 2019

Così Bergoglio ha distrutto l’Ordine di Malta


Wikileaks


ASSOCIARE MASSONERIA, VATICANO E ANTICRISTO PUO' COSTARE LA CARRIERA? 


Dopo la vicenda dei contraccettivi, con il clamoroso reintegro di colui che li faceva distribuire (von Boeselager) e il “commissariamento” del Vaticano, continuano i problemi per i Cavalieri di Malta. Secondo lo storico Henry Sire la fazione tedesca sta imponendo «una purga stalinista» e molte trame avrebbero al centro i soldi. E poi la Messa in rito antico: vietata.


di Marco Tosatti (30-06-2019)

Henry Sire, lo storico inglese autore del libro Il Papa Dittatore, e cacciato dall’Ordine di Malta proprio per questo, in una maniera che Sire (e non solo lui) giudica illegale, lancia un allarme sulle colonne di OnePeterFive. Lo storico Ordine cavalleresco sta subendo — grazie al “commissariamento” della Santa Sede prima, e all’occupazione tedesca poi — il rischio di una trasformazione genetica, e forse di una possibile scomparsa. Vi riassumiamo brevemente la saga, così come si è sviluppata.

L’ex Gran Maestro, l’inglese Matthew Festing, ha avuto notizia che una sezione dell’Ordine, sotto il controllo del Gran Cancelliere, Albrecht von Boeselager, distribuiva contraccettivi. Ne ha informato il cardinale Patrono, Raymond Burke, che ne ha parlato con il Pontefice, che gli ha dato via libera a risolvere la questione. Festing ha messo Boeselager davanti alle sue responsabilità, chiedendogli di dimettersi. Boeselager si è rifiutato, ed è stato dimesso d’autorità. Ma ha fatto valere la sua amicizia con il segretario di Stato, Pietro Parolin (in tutto questo c’è anche la strana storia di un ricchissimo lascito in Svizzera) e le sue aderenze in Vaticano (il fratello è nel Consiglio dello IOR), ed è successo di tutto.

In pratica il Pontefice ha obbligato il Gran Maestro a dimettersi (anche se aveva ragione nella querelle con Boeselager, come ha dimostrato un tribunale civile ad Amburgo), ha esautorato Burke, mettendo al suo posto l’allora sostituto della Segreteria di Stato Angelo Becciu. Il Vaticano – fatto mai accaduto nella storia plurisecolare dell’Ordine – ha quindi “commissariato” i Cavalieri e Boeselager è stato reintegrato.

Becciu, von Boeselager e Dalla Torre nel 2018.

Da questo punto Henry Sire riprende il racconto: “Nel 2018 Boeselager ha insistito per l’elezione a Gran Maestro di una nullità, Fra Giacomo dalla Torre, che ora è la facciata per il regime di Boeselager. Poi, lo scorso maggio, l’acquisizione fu completata dalle elezioni del nuovo governo dell’Ordine, che equivalevano alla vittoria totale del partito tedesco… La lista che i tedeschi hanno presentato è stata eletta quasi invariata: tutti e quattro gli alti ufficiali dell’Ordine, cinque dei sei membri del Sovrano Consiglio e tutti e sei i membri del Consiglio di governo, che ha un ruolo sussidiario”.

E gli effetti sono stati immediati. “Nel giro di poche settimane, qualsiasi idea che questo potere assoluto potesse essere esercitato con discrezione e moderazione è stato cancellato. In Portogallo, un emissario del Gran Magistero è arrivato, ha destituito l’intero consiglio dell’Associazione portoghese e ha nominato un nuovo consiglio, in barba all’usanza che tali organi siano eletti dai membri locali. In Inghilterra, il Gran Priore è stato licenziato e un Procuratore è stato imposto, ancora senza elezioni. A Roma, l’intero consiglio della Delegazione (il corpo che riunisce tutti i cavalieri dell’area romana) si è dimesso. Questo è significativo, dal momento che questi sono i membri dell’Ordine più vicini a quello che sta succedendo nel Gran Magistero e ciò che vedono li sconvolge. Ciò che gli atti precedenti sembrano mostrare è una purga stalinista del nuovo regime, quando sono al potere da meno di due mesi”.

Dalla Torre con Bergoglio nel 2017.

Qualche settimana fa un ukase del Gran Maestro vietava (in modo illegittimo) l’uso del Vetus Ordo in qualsiasi cerimonia dell’Ordine. L’input, ancora una volta, è tedesco: “Il presidente dell’Associazione scandinava, che aveva chiesto il divieto, è in realtà una donna tedesca – un aspro oppositore della liturgia tradizionale – che è stata imposta all’Associazione in qualità di presidente dal regime a Roma, con l’aiuto di un’altra donna tedesca residente in Scandinavia. L’Associazione scandinava nel suo complesso si era finora distinta per il suo entusiasmo per il Vecchio rito; ma il divieto su di esso è stato richiesto e imposto alle loro spalle. Questo è tipico del modo in cui Boeselager manipola i vari rami dell’Ordine, intrufolando le sue talpe, ed è quindi in grado di fingere che un atto di intolleranza come questo provenga da una fonte indipendente”.

Ma è in atto un’altra manovra, ancora più pericolosa e di lunga portata. Scrive Sire: “Il regime di Boeselager è in realtà un esercizio di ipocrisia istituzionalizzata e la scorsa settimana ha prodotto il suo capolavoro con l’emissione di una lettera dal Gran Maestro ai cavalieri professi riguardo al voto di povertà. Per anni, il barone Boeselager ha lavorato per una politica in cui i cavalieri professi saranno costretti a rinunciare alle loro proprietà a favore dell’Ordine, che poi pagherebbe loro un assegno di sussistenza. La lettera del Gran Maestro la scorsa settimana ha richiesto ai cavalieri di fare una dichiarazione delle proprietà che possiedono, con una stima di ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere”.


Ora, a prima vista sembra anomalo che gli uomini che fanno un voto di povertà debbano possedere proprietà; tuttavia ciò era necessario perché l’Ordine di Malta, a differenza di altri ordini religiosi, finora non aveva i mezzi per sostenere i suoi religiosi. In effetti, l’Ordine nei tempi moderni non ha semplicemente permesso, ma ha richiesto ai suoi professi di conservare fondi sufficienti per sostenersi.

I cavalieri di giustizia che hanno fatto la loro professione religiosa su questa regola ora si trovano davanti alla richiesta unilaterale di rinunciare alle loro proprietà. “Nessuno dubita che questo sia un modo per costringere alcuni dei cavalieri — quelli che non accetteranno il cambiamento — a uscire dall’Ordine, e per rendere il resto indifeso e dipendente dal regime tedesco. Quale minaccia più potente potrebbe esserci se non togliere i mezzi di sussistenza della gente? Questo è lo stalinismo con una raffinatezza in più — non semplicemente la confisca delle proprietà, ma la finzione del dovere religioso nell’imporre questo”.

Sire afferma che tutto questo rientra nel piano di Boeselager di fare in modo che i tre Gran Priorati italiani passassero all’istituzione centrale le loro proprietà, e parla di una “tendenza materialistica” emersa nella crisi recente, quando Boeselager ha ottenuto il rovesciamento della situazione perché “il Vaticano era preoccupato per la perdita di un fondo svizzero che Boeselager avrebbe potuto recuperare. Il motto del presente regime è «afferra i soldi»”.

La lettera del Gran Maestro ai professi dà loro tempo apparentemente fino alla fine di agosto per fare una dichiarazione delle loro proprietà; ma è solo una formalità. “Ora la notizia interna del Vaticano è che sta per essere scatenata una crisi, in base alla quale la maggior parte dei professi di Malta sarà costretta a lasciare l’Ordine, lasciando il suo governo completamente in balìa dell’attuale regime stalinista. Gli osservatori dovrebbero prendere nota, quindi: ci sono tutte le indicazioni che entro pochi mesi l’Ordine di Malta vecchio di novecento anni si unirà alla lista degli ordini religiosi che Papa Francesco è riuscito a distruggere nei suoi brevi sei anni di potere. Possiamo essere sicuri che il lavoro verrà eseguito con la stessa ipocrisia e i falsi pretesti degli altri casi. Resta da vedere se i Cavalieri di Malta si lasceranno condurre al massacro”.


VEDI ANCHE: 

Bergoglio e la persecuzione ai Frati Francescani dell’Immacolata


Bergoglio, la persecuzione di frati colpevoli di pregare ed essere davvero poveri. Un capitolo dal libro “IL PAPA DITTATORE”, da leggere per capire quanta criminalità governa il Vaticano.

Quando Jorge Mario Bergoglio è uscito sulla loggia della Basilica di San Pietro ed è divenuto il primo Papa ad assumere il nome di Francesco, sembrava adattarsi perfettamente al ruolo di Papa riformatore che il pubblico avrebbe voluto. Prendendo quel nome, ha scelto di rendere omaggio al grande santo medievale e riformatore, San Francesco, oggi più strettamente che mai associato alla “santa povertà”, il tema principale del nuovo pontificato del Papa. Un’agiografia faziosa ha ridotto San Francesco a un pacifista e animalista con i sandali, ma l’uomo vero è stato uno strenuo difensore della fede che ha predicato l’obbedienza a Dio attraverso la Sua Chiesa. Lungi dal disdegnare un proselitismo attivo – invitando senza mezzi termini i non Cattolici alla conversione – San Francesco ha viaggiato in Egitto per affrontare il sultano e predicare il nome di Cristo a rischio del martirio. Inoltre le sue lettere attestano la sua insistenza nell’onorare Dio nella liturgia con arredi d’altare pregiati e ricercati.


PREDICOZZI

“La Chiesa è una storia d’amore …. E se non capiamo questo, non capiamo nulla di cosa sia la Chiesa. È una storia d’amore”. Papa Francesco, Meditazione mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, Mercoledì, 24 aprile 2013


La spiritualità “francescana” autentica è stata riscoperta e richiamata in vita ai nostri tempi grazie alla fondazione di un nuovo istituto religioso, i Frati Francescani dell’Immacolata, nel 1970 a Frigento, in Italia. I Padri Stefano Maria Manelli e Gabriele Maria Pellettieri erano Francescani Conventuali che hanno voluto tornare ad una forma più rigorosa di vita religiosa. Padre Manelli è considerato un pioniere nella vita spirituale, avendo scritto la “Traccia Mariana” un piano Mariano per la vita Francescana che spiega il carisma dell’ordine, la preghiera e la devozione alla Vergine Maria. Essa può essere vista come il nucleo della spiritualità unica dell’istituto.

Padre Stefano Maria Manelli, fondatore dei Francescani dell’Addolorata, perseguitato da Bergoglio

La speciale devozione del nuovo istituto a Maria era radicata nella spiritualità di San Massimiliano Kolbe, il francescano polacco morto a Auschwitz. Nel 1990, l’istituto è stato innalzato al rango di “istituto di diritto diocesano” dall’Arcivescovo di Benevento. Mentre il resto della Chiesa è precipitato in una grave crisi vocazionale, le vocazioni dei Frati Francescani dell’Immacolata abbondavano ed è presto diventata evidente la necessità di un ramo femminile.

Nel 1993 il Vescovo di Monte Cassino ha fondato le Suore Francescane dell’Immacolata, istituto religioso di donne che vivevano secondo la Regula Bullata[1] e la Traccia.

Nel 1998 Papa Giovanni Paolo II ha eretto i Frati Francescani dell’Immacolata a “istituto di vita religiosa di diritto pontificio”, e lo stesso anno ha esteso questo riconoscimento al ramo femminile. L’Istituto ha continuato a crescere, diffondendosi in tutto ìl mondo in Argentina, Austria, Benin, Brasìle, Camerun, Francia, Italia, Portogallo, Nigeria, Filippine e Stati Uniti. Esso operava soprattutto nei paesi poveri nei quali era difficile trovare altri ordini che intraprendessero un’opera missionaria. Grazie a questo rinnovamento padre Manelli ha seguito l’ideale proposto dal decreto del concilio Vaticano II, Perfectae Caritatis, sul rinnovamento della vita religiosa che richiamava un “ritorno alle fonti”, ai carismi originali dei rispettivi fondatori.

Bergoglio e i suoi fiduciari

La nomina di Rodriguez Carballo alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata è stata la prima nomina vaticana importante del Papa nell’aprile 2013, a meno di un mese dal Conclave. Ma Rodriguez Carballo aveva già una nota reputazione, essendo coinvolto in un grande scandalo finanziario durante i suoi dieci anni come Ministro Generale dell’Ordine Francescano, prima della sua nomina in Vaticano.


Dalla loro storia e dal loro spirito, i Francescani dell’Immacolata sembravano incarnare tutto quello che San Francesco aveva stabilito e che Papa Francesco poteva desiderare da un istituto religioso: la povertà più severa, un’intensa vita di preghiera, e un impegno missionario. La povertà soprattutto era vissuta dai Frati in modo letterale: le loro comunità vivevano di donazioni, confidando nella Provvidenza per trovare persone disposte a provvedere loro. Si potrebbe definire un caso esemplare della perseveranza di Papa Francesco sulla povertà e sull’assistenza ai poveri.

Eppure solo pochi mesi dopo l’apparizione di Papa Francesco nella loggia di San Pietro, la storia dei Frati avrebbe preso una brutta piega. La storia di ciò che può essere descritta solo come la persecuzione papale di un ordine religioso fiorente sarà forse ricordata come una delle cose più strane dell’era moderna.

Un errore fatale: l’amore per la liturgia tradizionale

Negli ultimi anni del pontificato di Benedetto XVI i Frati dell’Immacolata avevano iniziato ad usare l’ordine della Messa antecedente al Vaticano II. Anche dopo la promulgazione del Motu Proprio, Summorum Pontificum di Benedetto, nel 2007, l’uso dell’antica forma liturgica è stato ampiamente osteggiato dai vescovi, specialmente in Italia. Tuttavia, l’interesse per il suo uso ha visto una crescita costante e può essere stato proprio questo crescente interesse delle vocazioni più giovani dei Frati Francescani dell’Immacolata per la forma tradizionale di liturgia ad aver attirato l’ira del Vaticano. Quando l’ordine ha deciso di usare preferibilmente il rito antico, è subito diventato il secondo gruppo più grande della Chiesa a farlo, con più di 200 sacerdoti, 360 frati e 400 suore. Il segnale dato a tutta la Chiesa da questa comunità popolare che abbandona la Forma Ordinaria non poteva essere sopportata dagli uomini dediti al nuovo paradigma cattolico.


Quando Jorge Bergoglio è stato eletto Papa nel 2013 ha approvato l’indagine sui Frati dell’Immacolata. Nessuna accusa ufficiale è mai stata mossa contro il fondatore, padre Stefano Manelli, e nessuna prova è mai stata prodotta. È emersa nei media una campagna di diffamazione contro padre Manelli, che è stato punito con gli arresti domiciliari e non ha avuto la possibilità di difendersi.


I Frati Francescani dell’Immacolata avevano adottato l’uso regolare del rito antico dopo la pubblicazione del Summorum Pontificum. Nel capitolo generale del 2008 avevano preso la decisione di adottare la Forma Straordinaria della Messa nell’ordine, pur continuando a celebrare nella Forma Ordinaria nelle comunità e parrocchie a loro affidate; questo tentativo di diventare “bi-rituale” doveva risultare poi catastrofico. Sensibile alle conseguenze politiche derivanti dall’essere etichettati come “tradizionalisti”, padre Manelli ha insistito per continuare a celebrare nella Forma Ordinaria quando visitava le parrocchie dell’ordine. Egli è stato ben attento a spiegare che i suoi frati non rifiutavano il Vaticano II nelle sue decisioni liturgiche. Nel maggio 2012 il capitolo generale delle Suore Francescane dell’Immacolata, come anche il ramo contemplativo, hanno espresso la preferenza per l’uso del rito antico nelle loro cappelle.

Fino alla fine del 2011 questa decisione aveva ricevuto una scarsa risonanza a Roma. In una lettera del 21 novembre 2011 scritta da padre Manelli e dai suoi consiglieri, ìl Segretario Generale dei Frati aveva inviato a tutte le case alcune norme indicative per l’utilizzo della Forma Straordinaria, cosicché alcune comunità avevano dato priorità al rito antico e altre avevano mantenuto la Forma Ordinaria. Tutto ciò era stato approvato dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei in una lettera del 14 aprile 2012.

Il decreto e l’inizio della persecuzione aperta

Tutto questo è cambiato quando il cardinale brasiliano Joao Braz de Aviz è stato nominato nel gennaio 2011 Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata: l’anno successivo ha ordinato un’indagine sul funzionamento dell’ordine. L’11 luglio 2013, la Congregazione ha emesso un decreto che impone ad ogni sacerdote dei Frati Francescani dell’Immacolata di cessare la celebrazione della Messa nel rito antico. “Eventualmente, della forma straordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata [sic] dalle competenti autorità, per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta”. La Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata ha sciolto il Consiglio Generale dell’Ordine e ha nominato un Commissario Apostolico, il padre cappuccino Fidenzio Volpi, divenuto superiore di fatto di tutte le comunità della congregazione nonché la persona incaricata di gestire le spese dell’ordine. È divenuto anche ampiamente noto che ci sono state misteriose “accuse” contro l’ordine e il suo fondatore, padre Manelli, ma sia Volpi che il Vaticano si sono rifiutati di fare chiarezza su ciò, mentre le voci giravano in Rete. Esse includevano racconti sinistri di un non meglio specificato “voto” che i membri sarebbero stati costretti a professare. Sono stati fatti trapelare alla stampa foschi racconti, nei quali “ex suore” anonime raccontano che alle sorelle era stato ordinato di scrivere i loro voti in sangue e di “flagellarsi” per la durata di “cinque Padre Nostro, cinque Ave Maria e cinque Salve Regina”.




Mentre i Francescani dell’Immacolata sono cresciuti esponenzialmente in poco più di quarant’anni, i Frati Francescani Minori hanno subito un crollo delle vocazioni, da 27.009 membri nel 1965 a 15.794 nel 2005, una diminuzione del 41%. Vale la pena chiedersi se sia stato effettivamente il successo dell’approccio più tradizionale dei Frati Francescani dell’Immacolata ad aver attirato l’ira dei “progressisti” ìl cui esperimento durato 50 anni sembra va essere fallito.



Lentamente, tuttavia, i fatti sono diventati chiari, mentre le informazioni sono trapelate da fonti più attendibili, spesso in seguito confermate dalle persone incaricate delle indagini. È divenuto noto che un gruppo di cinque o sei «dissidenti” dell’ordine si era lamentato presso il cardinale Braz de Aviz, in particolare contestando l’uso del rito antico, ma suggerendo in modo poco chiaro l’esistenza di qualcos’altro, problemi che sarebbero stati presto annunciati, ma che alla fine non sono mai emersi.

Tra questi dissidenti c’è stato padre Alfonso Maria Bruno, ben noto per i lavori mediatici che lo hanno reso popolare in Italia. Padre Bruno è stato subito nominato portavoce dell’ordine in Italia, e ha dichiarat o alla Catholic News Agency che la questione della Messa era «solo la punta dell’iceberg», anche se poi non ha voluto specificare altro. I Frati Francescani dell’Immacolata erano ormai apertamente sospettati di comportamenti indegni, insinuazione letale causata dall’allarme degli scandali degli abusi sessuali dei sacerdoti. Un altro nome importante nella saga è quello dell’Americano, padre Angelo M. Geiger. Anch’egli vantava una presenza massiccia sui social media ed era diventato ìl vero custode dell’informazione dell’ordine, facendo trapelare le notizie dal sito e dal profilo YouTube e Facebook dell’ordine. Padre Bruno si è spinto fino al punto di accusare le sorelle contemplative della congregazione della possibilità di cadere in «eresia e disobbedienza». Poiché a nessun giornalista era permesso di accedere alle fonti, ma lo era solo a questi due, è stato impossibile verificare tali affermazioni.

Dato tutto ciò i Frati e le Suore dell’Immacolata hanno ritenuto necessario rilasciare una nota “ufficiale” il 3 agosto 2013, che spiegava la falsità delle accuse. “È nostro dovere rispondere, in scienza e coscienza, che in realtà, P. Stefano non solo non ha mai imposto a tutte le Comunità F.l. l’uso -tant o meno l’uso esclusivo – del Vetus Ordo, ma non vuole nemmeno che ne diventi l’uso esclusivo, e lui stesso ne ha dato l’esempio celebrando ovunque secondo l’uno o l’altro Ordo.” (fonte: http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV569_Nota_FFII_su_Vatican_insider.html, si può leggere qui). Questa risposta ha tuttavia ottenuto un effetto modesto; il decreto del Vaticano è stato eseguito, e di gran lunga sorpassato nei tre anni successivi.

Il Papa lo sa?

Più importante della questione della forma della Messa, anche con le sue più ampie implicazioni politiche, la vicenda è stata una sorta di indicatore dei metodi del nuovo Papa. Il modo di trattare la lettera dei dissidenti è stato visto fin dall’inizio come una rottura radicale con il modo di governo di Benedetto XVI. La legge della Chiesa comprende i principi della prova e dell’equo processo, ma la mancanza di qualsiasi giustificazione ragionevole per la prima visita del 2012 o per la successiva nomina del Commissario parlavano in modo chiaro. Né nel decreto, né in qualsiasi altro documento successivo ad esso, è stato mai indicato alcun motivo concreto di cattiva condotta. Le ragioni per le misure canoniche adottate sono sembrate insufficienti, anche banali.

Il secondo firmatario del decreto, Mons. José Rodriguez Carballo è una figura di particolare importanza. Il vaticanista Sandro Magister ha scritto: “Rodriguez Carballo gode della piena fiducia del papa. La sua promozione a numero due della congregazione è stata voluta dallo stesso Francesco all’inizio del suo pontidicato”. La nomina di Rodriguez Carballo alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata è stata infatti la prima nomina vaticana importante del Papa nell’aprile 2013, a meno di un mese dal Conclave. Ma Rodriguez Carballo aveva già una nota reputazione, essendo stato precedentemente coinvolto in un grande scandalo finanziario durante i suoi dieci anni come Ministro Generale dell’Ordine Francescano, prima della sua nomina in Vaticano. Lo scandalo aveva messo in pericolo la stabilità finanziaria dell’Ordine Francescano, come padre Michael Perry, successore di Carballo, aveva spiegato in una lettera ai suoi confratelli. Quella che i media avevano chiamato una “maxi frode” aveva colpito duramente l’Ordine Francescano: la frode e l’appropriazione indebita di decine di milioni di euro lo aveva messo finanziariamente in ginocchio. Sotto la guida di Rodriguez Carballo l’ordine aveva investito denaro in società offshore in Svizzera, società a loro volta coinvolte nel commercio di armi, nel traffico di droga e nel riciclaggio di denaro.

Sembra che egli abbia permesso l’intenzionale cattiva gestione dei fondi in Italia da parte di persone esterne, che si sono arricchite con l’aiuto di membri dell’ordine. Padre lvlichael Perry ha scritto nella sua lettera che l’ordine “si trova in grave, e sottolineo ‘grave’, difficoltà finanziaria, sotto il peso oneroso del debito” e ha aggiunto: “I sistemi di supervisione e controllo finanziario per la gestione del Patrimonio dell’Ordine erano troppo deboli o erano compromessi, così hanno ridotto la loro efficacia nel garantire una gestione responsabile e trasparente”. I Frati sono stati coinvolti in “una serie di attività finanziarie discutibili” e padre Perry ha dovuto chiamare avvocati e autorità civili per far luce sullo scandalo.

Senza aspettare il rapporto definitivo delle autorità svizzere sul caso dei Francescani, Papa Francesco ha promosso il suo uomo di fiducia ad una posizione più influente e tra le più alte nella gerarchia della Chiesa.

“Il regno del terrore” di padre Fidenzio Volpi

La reazione di padre Manelli al decreto di luglio è stata ritenuta esemplare. Nonostante fosse sotto attacco, e successivamente accusato di cattiva gestione dell’istituto e dei peggiori crimini, ìl fondatore dell’ordine ha raccomandato a tutto l’istituto l’obbedienza al Santo Padre e ha espresso la sua fiducia che questa obbedienza avrebbe portato “maggiori grazie”. La sua speranza potrebbe esser stata che il nuovo papa avrebbe promosso una valutazione oggettiva della situazione dell’Istituto e avrebbe fatto giustizia in una situazione in cui pochi frati si erano ribellati contro la maggioranza del loro istituto.

È stato rivelato che padre Volpi, il quale sosteneva che il suo “lavoro” era stato “specificamente ordinato dal Vicario di Cristo”, era stato incaricato di far rientrare i “dissidenti” nei ranghi, ristabilire l’unità e di stimare le finanze dell’ordine. Nei fatti è stata una completa assunzione del controllo dell’istituto, sacerdoti, frati, suore e terziari. Il dominio di padre Volpi è stato spietato: il governo generale è stato deposto e il fondatore padre Manelli è stato messo de facto agli arresti domiciliari, essendogli stato ordinato di rimanere in solitudine nel Sud Italia, dove risiede tuttora, senza la possibilità di comunicare con il mondo esterno, inclusa la sua famiglia o qualsiasi frate. I frati che autonomamente hanno fatto una petizione al Vaticano sono stati puniti o minacciati di espulsione. È stata scritta una petizione contro il divieto della Forma Straordinaria da quattro studiosi laici, ma è stata ignorata.

Già dal dicembre del 2013 molti Cattolici ne avevano abbastanza e hanno diffuso una petizione che chiedeva la rimozione di padre Volpi. “Nello spazio di cinque mesi padre Volpi ha sfasciato l’istituto provocando caos e sofferenze al suo interno, scandalotra i fedeli, critiche sulla stampa, disagio e perplessità nel mondo ecclesiastico”. Anche questa lettera è stata ignorata.

Già 1’8 dicembre 2013, padre Volpi ha risposto in una lettera indirizzata a tutti i frati, con una nuova serie di sanzioni, tra cui la chiusura del seminario dell’ordine. In essa lamentava “atti di disobbedienza e intralci alla mia azione, [di] atteggiamenti di sospetto e di critica verso la Chiesa che è nostra madre, fino alla calunnia di attribuirle la “distruzione del carisma” (sic), attraverso la mia persona.”

Questa lettera è la prima accusa “ufficiale” di cattiva condotta contro padre Manelli che, egli disse, aveva ordinato “il trasferimento delle disponibilità dei beni mobili e immobili dell’Istituto, a fedeli laici, noti figli spirituali e familiari del fondatore padre Stefano Manelli, nonché ad alcuni genitori di suore”, per metterli al riparo dal potere del Commissario. Padre Volpi ha denunciato tutti i religiosi che volevano inoltrare una richiesta per fondare un nuovo istituto orientato verso il rito antico. Ha anche ordinato la sospensione dell’organizzazione laicale dei terziari fino a nuovo ordine.

A causa dell’interruzione degli studi nel seminario e della sospensione del programma di studi privati dell’istituto, gli studenti di teologia sono stati trasferiti a Roma per continuare nel loro percorso formativo. Gli studenti di filosofia sono stati inviati all’università diocesana di Benevento. Le ordinazioni diaconali e sacerdotali sono state sospese per un anno. A tutti i candidati ai sacri ordini è stato formalmente richiesto di sottoscrivere la loro accettazione della Forma Ordinaria della Messa e dei “documenti del Concilio Vaticano II” in quello che era definito un “giuramento” di sottomissione. I candidati che non lo avrebbero rispettato sarebbero stati allontanati dall’istituto. Inoltre ogni religioso ha dovuto esprimere in forma scritta la sua volontà di continuare come Frate Francescano dell’Immacolata nella forma riveduta dell’Istituto. La Missione dell’Immacolata Mediatrice dei laici in Italia è stata formalmente sospesa in Italia, così come il Terzo Ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata e come sono state sospese tutte le attività editoriali, un impegno importante dell’ordine.

Padre Volpi ha promosso uno dei cinque dissidenti originari, padre Bruno, Segretario Generale (da allora è stato rimosso). Sotto padre Manelli, padre Bruno è stato il responsabile delle pubbliche relazioni, incluse le reti dei social media. La sua posizione nei mezzi di comunicazione è tornata particolarmente utile quando la Commissione ha iniziato la sua opera; è stato il primo a rendere pubblica la decisione del Vaticano di nominare un Commissario e ha informato i giornalisti in modo unilaterale. Alcuni lo consideravano il capo dei frati che si sforzavano di indirizzare l’Istituto in senso liberale.

Durante il “regno del terrore” di padre Volpi numerosi frati hanno abbandonato l’istituto. Anche se resta difficile ottenere informazioni dettagliate sullo stato attuale dell’ordine, alcuni calcolano che più di due terzi dell’istituto ha cercato di trovare un’altra soluzione; alcuni hanno chiesto una rifondazione. Un piccolo gruppo di frati ha domandato di abbandonare l’istituto, cercando rifugio nelle Filippine. Sei frati hanno fatto richiesta a Mons. Ramon Cabrera Argüelles di Lipa di valutare la possibilità di rifondare l’istituto con il suo carisma originario nella sua diocesi. Essi sono stati rintracciati da padre Volpi e padre Bruno, puniti con la sospensione a divinis ed è stata negata loro l’opportunità di difendersi. La sospensione a divinis è l’azione penale normalmente imposta solo per una grave trasgressione e la persona accusata ha il diritto canonico di difendersi.

Tutta questa procedura è stata contro il diritto canonico, ma non è mai stata affrontata come tale né è stata mai riesaminata. Normalmente la richiesta di lasciare una congregazione, un ordine o un istituto è comune e viene concessa a molte persone per le più svariate ragioni.

Nel caso dei Frati dell’Immacolata, a tutti i membri è stato impedito collettivamente l’abbandono e sono stati costretti a vivere in un’atmosfera di repressione, un comportamento che non ha alcuna giustificazione canonica. In tutto questo, padre Volpi non ha mai reso noto di quale comportamento illecito l’ordine si sarebbe reso colpevole.

Nel frattempo sono state lanciate tramite i tribunali secolari le accuse di Volpi contro padre Manelli di voler scappare con le proprietà dell’ordine. Volpi ha intentato una causa per presunta frode, falsificazione di documenti e appropriazione indebita, e a tutto ciò padre Manelli ha risposto denunciando padre Volpi per diffamazione.

I tribunali hanno ordinato a padre Volpi di restituire i beni, lo hanno condannato a pagare 20.000 Euro e gli hanno imposto scuse pubbliche. Nel luglio del 2015, il tribunale di Avellino ha deliberato che né da parte di padre Manelli né di altre persone associate ai Frati Francescani dell’Immacolata c’era stata alcuna cattiva amministrazione e ha ordinato lo sblocco dei beni appartenenti alla Missione dell’Immacolata Mediatrice (MIM) e al Terzo Ordine del Frati Francescani dell’Immacolata (TOFI) che erano stati sequestrati da Volpi. Il valore delle proprietà ammonta a circa 30 milioni di Euro.

Mons. Ramon Cabrera Argiielles di Lipa nelle Filippine, che aveva accolto i sei frati infuga dal regime del Commissario, ha concesso loro il celebret, il permesso di dire la Messa, nella sua arcidiocesi. La reazione di padre Volpi è stata rapida: ha partecipato alla riunione della Conferenza Episcopale Italiana nell’autunno 2014 e ha esortato i vescovi a non incardinare i sacerdoti che cercavano di lasciare l’istituto perseguitato, accusando i frati di un complotto per “rovesciare” il papa. Nel frattempo Mons. Cabrera Argüelles ha presentato le sue dimissioni tre anni prima dell’età obbligatoria per ìl pensionamento ed esse sono state accettate da Papa Francesco nel febbraio 2017. Anche se le dimissioni potrebbero non essere state legate agli eventi riguardanti i Frati, ciò non può essere escluso del tutto.

Il 4 aprile 2016 la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ha deliberato, con il Rescriptum ex Audientia, che i vescovi devono consultarsi con il Vaticano prima di istituire un istituto di diritto diocesano. Questa è stata l’unica risposta formale alla vicenda da parte del Papa e rappresenta un passo verso la burocraticizzazione, lontano da un approccio orientato al decentramento per la fondazione di un nuovo ordine religioso. Molti osservatori hanno commentato che questa azione ha avuto un solo obiettivo: la diocesi delle Filippine che aveva cercato di rendere possibile la rifondazione dei Frati dell’Immacolata.

Le Suore dell’Immacolata

Un anno dopo il commissariamento dei frati, il Vaticano ha rivolto la sua attenzione alle suore. Il cardinale Braz de Aviz ha ordinato una visita condotta da suor Fernanda Barbiero della Congregazione delle Suore di Santa Dorotea, nota per le sue tendenze moderatamente femministe, tipiche di un ordine “aggiornato”. A suor Barbiero sono stati concessi poteri pari a quelli del Commissario dei Frati. Ma con una differenza importante: mentre la visita dei Frati era stata causata da un piccolo gruppo di dissidenti, le Suore si sono unite contro la visita, né hanno inviato denunce al Vaticano.

Tra il maggio e il luglio 2014, suor Barbiero ha richiesto altri due Visitatori Apostolici per il ramo contemplativo dell’Istituto, la abbadessa delle Clarisse suor Damiana Tiberio e suor Cristiana Mondonico, che a quanto risaputo, tengono il rito antico in un atteggiamento generale di disprezzo. I visitatori hanno detto alle suore che pregavano troppo e che facevano troppa penitenza! Le hanno anche accusate di essere troppo claustrali” e di avere bisogno di un programma di rieducazione secondo i criteri del Concilio Vaticano Il.

Le Suore dell’Immacolata hanno presentato un appello al Tribunale della Segnatura Apostolica, allora guidata dal cardinale Raymond Burke che aveva tentato di difendere i frati, contro il crescente strapotere dei loro Visitatori. La Segnatura è stata concorde nel riconoscere il fatto che i Visitatori erano andati oltre le loro competenze come erano descritte nel diritto canonico. Quattro mesi dopo il cardinale Burke è stato rimosso da Papa Francesco dalla sua posizione di Prefetto della Segn atura.

Cosa è successo?

Il 7 giugno 2015 queste misure estreme hanno subito un inaspettato arresto: padre Fidenzio Volpi è stato colpito da un ictus. Immediatamente ricoverato in ospedale nonostante ciò è morto alle ore 11:00 della mattina dello stesso giorno. Il nuovo Commissario scelto per l’Istituto è il salesiano padre Sabino Ardito, canonista, che ha svolto lo stesso compito, ma con un approccio più moderato. Nel momento in cui scriviamo, lo stato completo dell’ordine, compresi i numeri di coloro che sono rimasti, non è stato reso noto. Le ultime notizie sono che almeno quindici delle case dei Frati Francescani dell’Immacolata sono state chiuse, 60 fratelli hanno ufficialmente chiesto di essere sciolti dai loro voti, non si sa quanti se ne sono semplicemente andati via, e almeno alcune case delle suore sembra abbiano perso vocazioni a causa della crisi. Il nuovo Commissario si prepara a riscrivere le costituzioni dell’ordine per abolire la speciale consacrazione a Maria, una disposizione approvata dal Papa Giovanni Paolo II. È stato anche proposto di cambiare il voto di assoluta povertà in modo che l’Ordine possa in futuro possedere proprietà; l’oggetto di questa modifica sembra essere quello di rendere possibile al Vaticano di controllare l’Ordine attraverso le sua proprietà.

Le lettere e le azioni di padre Volpi hanno messo in chiaro un punto: “L’intervento presso i Francescani dell’Immacolata è stato causato dalla loro crescente adesione a posizioni teologiche Cattoliche Tradizionali non solo per la Messa Latina Tradizionale”. [Corsivo nell’originale]. Mentre molti Cattolici hanno tentato minimizzare la partecipazione e l’approvazione alla vicenda da parte di Papa Francesco, la distruzione dell’ordine proseguita dopo la morte di padre Volpi, in particolare dopo tanti interventi da parte dei fedeli che si sono appellati al papa, può lasciare pochi dubbi.

Il vaticanista Sandro Magister ha scritto dello “stupore” del mondo cattolico davanti all’attacco del Vaticano contro l’ordine, ricordando che “i Francescani dell’Immacolata sono una delle comunità religiose più fiorenti nate nella Chiesa Cattolica negli ultimi decenni”. Ma è notevole che i religiosi nominati per sovrintendere al commissariamento erano essi stessi membri di congregazioni in drastico declino, compresi i Cappuccini di padre Volpi e i Salesiani di padre Ardito.

Mentre i Francescani dell’Immacolata sono cresciuti esponenzialmente in poco più di quarant’anni, i Frati Francescani Minori hanno subito un crollo delle vocazioni, da 27.009 membri nel 1965 a 15.794 nel 2005, una diminuzione del 41%. Vale la pena chiedersi se sia stato effettivamente il successo dell’approccio più tradizionale dei Frati Francescani dell’Immacolata ad aver attirato l’ira dei “progressisti” ìl cui esperimento durato 50 anni sembra va essere fallito.

Questa riflessione è stata ripresa nel settembre 2016 dal vaticanista Giuseppe Nardi, che ha scritto: “Il Commissario e il capo della congregazione religiosa hanno confermato ciò che gli osservatori avevano sospettato sin dall’inizio: la ragione è stata la suddetta caratteristica dell’Ordine. Un ordine che usava il nuovo rito, e che poi ha adottato il rito tradizionale, ha attirato numerose vocazioni di giovani e ha suscitato un crescente interesse da parte degli altri ordini legati al nuovo rito, che hanno cominciato ad essere interessati a questa ‘storia di successo’, ovviamente non dovrebbe esistere”. La distruzione dei Frati Francescani dell’Immacolata è stato un messaggio ben compreso dagli altri ordini che sono stati attenti a mantenere giù la testa.

In tutto questo l’atteggiamento di Papa Francesco è stato tipicamente opaco. Si è mostrato sordo alle innumerevoli petizioni e suppliche dei frati e dei fedeli, seduto come uno spettatore olimpico a guardare le forze che si sono date battaglia in Vaticano, José Rodriguez Carballo e il cardinale Braz de Aviz, che erano in posizioni di potere, ma con un discutibile passato. Nessun caso canonico formale è mai stato istituito contro padre Manelli, le accuse informali sono rimaste infondate e nessun tribunale ecclesiastico o laico ha mai condannato padre Manelli per comportamenti impropri. Ma anche le conclusioni dei tribunali secolari che hanno dato torto al suo Commissario non hanno suscitato alcuna risposta da parte del Papa.

Rimangono molte domande, ma forse la più pressante è questa: qual è stato il vero motivo dell’attacco ai Frati Francescani e alle Suore dell’Immacolata? Se non è stata la questione liturgica, perché è stata questa la prima cosa a subire restrizioni? Perché non è mai stata data nessun altra ragione? Perché non è stato affrontato il fatto che il decreto del cardinale Braz de Aviz è in opposizione al Summorum Pontificum, un decreto papale?

Queste domande diventano sempre più pressanti quando il caso dei Frati Francescani Immacolata si paragona a quello dei Legionari di Cristo. Il primo istituto fu fondato in modo santo da padre Manelli, le accuse contro il quale sono state tutte respinte dai tribunali secolari; il secondo è stato fondato da Marcial Maciel, tossicodipendente e sessualmente promiscuo, che ha dedicato il suo tempo alle sue amanti e a raccogliere dai ricchi una fortuna in donazioni. Poche entità rappresentano più dei Legionari l’alleanza tra Chiesa e capitalismo contro cui Papa Francesco ha lanciato ripetute condanne. Al contrario, i Francescani dell’Immacolata si sono comportati come bambini nel mondo della politica ecclesiastica. La loro sequela di San Francesco era totale, nella loro genuina povertà, nella loro innocenza illimitata e nella loro dedizione a una vocazione spirituale. Qui, se è mai esistita, c’è stata la “Chiesa dei poveri” che Papa Francesco ha invocato all’inizio del suo pontificato.

Nel caso dei Legionari di Cristo, le accuse contro il fondatore e una spiegazione delle misure che dovettero essere prese furono pubblicate fin dall’inizio. Il cardinale Velasio de Paolis si è comportato come un padre benevolo verso i Legionari, anche se il loro carisma era molto diverso dal suo.

Quando il cardinale Joseph Ratzinger è stato eletto Papa nel 2005 ha personalmente deciso di indagare sul caso di Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo. Il comportamento gravemente immorale, sostenuto da prove nei tribunali secolari ed ecclesiastici, era dimostrato e doveva essere affrontato. Benedetto XVI non ha punito la Congregazione nel suo complesso, ma ha cercato con prudenza e meticolosità di individuare quali effetti aveva avuto la cattiva influenza del fondatore, e quali parti del carisma potevano essere mantenute. Quella è stata la linea seguita dal cardinale de Paolis. L’inchiesta è stata lunga e difficile, ma è stata chiusa all’inizio del 2014.

Due facce del potere

Quando Jorge Bergoglio è stato eletto Papa nel 2013 ha approvato l’indagine sui Frati dell’Immacolata. Nessuna accusa ufficiale è mai stata mossa contro il fondatore, padre Stefano Manelli, e nessuna prova è mai stata prodotta. È emersa nei media una campagna di diffamazione contro padre Manelli, che è stato punito con gli arresti domiciliari e non ha avuto la possibilità di difendersi. Oltre ciò, il suo ordine è stato governato in modo tirannico da un padre cappuccino che ha demolito l’ordine dalle fondamenta e fin dall’inizio ha cominciato a distruggere un elemento significativo del carisma dell’Istituto, ìl rito antico della Messa.

Confrontando i diversi modi di procedere, si può notare una differenza nella forza mondana dei due istituti. I Legionari di Cristo si distinguevano fin dalla loro fondazione per il loro stretto rapporto con ricchi donatori e con istituzioni finanziarie, e le donazioni abbondanti che hanno elargito al Vaticano sono stato il motivo per cui le accuse contro il loro fondatore erano state bloccate e messe a tacere per tanto tempo. I fatti parlano da soli, e vediamo quale di questi figli della Chiesa ha sperimentato la misericordia e quale ha subito una severità raramente riservata a qualsiasi altro ordine.

[1] Regola francescana approvata con la Bolla papale del 1223

LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Venerdi 29 Novembre 2019

Venerdì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)


Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
Il Signore parla di pace
al suo popolo, e ai suoi fedeli
e a quanti ritornano a lui con tutto il cuore. (Sal 85,9)

Colletta
Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli
perché, collaborando con impegno alla tua opera
di salvezza,
ottengano in misura sempre più abbondante
i doni della tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Dn 7,2-14)
Ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo.

Dal libro del profeta Daniele

Io, Daniele, guardavo nella mia visione notturna ed ecco, i quattro venti del cielo si abbattevano impetuosamente sul Mare Grande e quattro grandi bestie, differenti l’una dall’altra, salivano dal mare. La prima era simile a un leone e aveva ali di aquila. Mentre io stavo guardando, le furono strappate le ali e fu sollevata da terra e fatta stare su due piedi come un uomo e le fu dato un cuore d’uomo.
Poi ecco una seconda bestia, simile a un orso, la quale stava alzata da un lato e aveva tre costole in bocca, fra i denti, e le fu detto: «Su, divora molta carne».
Dopo di questa, mentre stavo guardando, eccone un’altra simile a un leopardo, la quale aveva quattro ali d’uccello sul dorso; quella bestia aveva quattro teste e le fu dato il potere.
Dopo di questa, stavo ancora guardando nelle visioni notturne ed ecco una quarta bestia, spaventosa, terribile, d’una forza straordinaria, con grandi denti di ferro; divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava: era diversa da tutte le altre bestie precedenti e aveva dieci corna.
Stavo osservando queste corna, quand’ecco spuntare in mezzo a quelle un altro corno più piccolo, davanti al quale tre delle prime corna furono divelte: vidi che quel corno aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che proferiva parole arroganti. Io continuavo a guardare, quand’ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana; il suo trono era come vampe di fuoco con le ruote come fuoco ardente. Un fiume di fuoco scorreva e usciva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano. La corte sedette e i libri furono aperti. Continuai a guardare a causa delle parole arroganti che quel corno proferiva, e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e gettato a bruciare nel fuoco. Alle altre bestie fu tolto il potere e la durata della loro vita fu fissata fino a un termine stabilito. Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Dn 3)
Rit: A lui la lode e la gloria nei secoli.

Benedite, monti e colline, il Signore.
Benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore.

Benedite, sorgenti, il Signore.
Benedite, mari e fiumi, il Signore.

Benedite, mostri marini e quanto si muove nell’acqua, il Signore.
Benedite, uccelli tutti dell’aria, il Signore.

Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.

Canto al Vangelo (Lc 21,28)
Alleluia, alleluia.
Risollevatevi e alzate il capo,
perché la vostra liberazione è vicina.
Alleluia.

VANGELO (Lc 21,29-33)
Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.


+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Il regno di Dio è già presente in mezzo a noi. A noi scoprirlo e accoglierlo, dovunque esso si manifesti. Preghiamo quindi insieme, e diciamo:
Ascoltaci, o Signore.

Perché gli uomini si adoperino con Dio per l'avvento di un mondo nuovo, senza guerre e violenze, guidato dall'amore, dalla giustizia e dall'uguaglianza tra le persone e tra i popoli. Preghiamo:
Perché la Chiesa si mantenga sempre sposa fedele di Cristo e sia in mezzo al mondo come fiaccola che riscalda e illumina. Preghiamo:
Perché i fragili, gli instancabili e gli sfiduciati trovino, nella parola di Dio che non passa, la stabilità e il conforto alla loro inquietudine. Preghiamo:
Perché questa nostra comunità si costruisca e si consolidi nell'ascolto della parola di Dio e nella certezza di essere piccolo germe della santa Gerusalemme. Preghiamo:
Perché celebriamo questa eucaristia come viatico all'incontro definitivo con il Cristo che ci invita al banchetto del cielo. Preghiamo:
Perché viviamo in questo mondo come ospiti e pellegrini.
Per i bambini e i ragazzi del nostro quartiere. Preghiamo:

Signore della vita e creatore di ogni cosa, custodisci con paterna bontà la nostra famiglia, perché al sorgere di ogni giorno ti possa lodare con infinita gratitudine, nella certezza che il tuo Cristo verrà. Allora sarà gioia piena nei secoli dei secoli. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli, Signore, questi santi doni
che ci hai comandato di offrire in tuo onore,
perché, obbedienti alla tua parola,
diventiamo anche noi un’offerta a te gradita.
Per Cristo nostro Signore.


Antifona di comunione
Popoli tutti, lodate il Signore,
perché grande è il suo amore per noi. (Sal 117,1.2)

Oppure:
“Ecco, io sono con voi tutti i giorni
sino alla fine del mondo”, dice il Signore. (Mt 28,20)


Preghiera dopo la comunione
O Dio, che in questi santi misteri
ci hai dato la gioia di unirci alla tua stessa vita,
non permettere che ci separiamo mai da te,
fonte di ogni bene.
Per Cristo nostro Signore.

Commento
La prima lettura di oggi ci fa capire un paradosso: il potere umano è "inumano"; l'unico regno "umano" è il regno di Dio.
Daniele vede quattro bestie: un leone mostruoso, che si rizza come un uomo e ha cuore di uomo; un orso, al quale viene detto: "Su, divora molta carne"; un leopardo a cui viene dato il dominio e infine "una bestia spaventosa, terribile" che divorava, stritolava, calpestava.
Ecco il potere umano non sottomesso a Dio, crudele, inumano, che sembra non dover mai finire ed è miserabile, inconsistente.
Ad esso Daniele contrappone il potere di Dio nella visione di "uno, simile a un figlio d'uomo", che riceve potere, gloria e regno da Dio stesso. E il re che ha preferito soffrire anziché far soffrire, che si è fatto uomo per capire meglio gli uomini e guidarli in modo umano, con mitezza e umiltà.
La profezia di Daniele anticipa la grande rivelazione del Nuovo Testamento, dove è ricordata in momenti decisivi. Il Figlio dell'uomo al quale Dio dà gloria, potenza e regno è evocato da Cristo nella risposta al Sommo Sacerdote: "Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?". "Si, e vedrete il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo...". E i cristiani hanno esultato nel rileggere la profezia, e contemplano Cristo alla destra di Dio. Nell'ultimo incontro di Gesù con i suoi, egli proclama che questa profezia è attuata: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra".
Questa visione deve dunque essere per noi motivo di fiducia incrollabile e di esultanza: Cristo ha ottenuto il regno eterno, è il nostro re mite e umile, che ci ha fatto sacerdoti del Padre suo.

giovedì 28 novembre 2019

Siamo entrati in un periodo di transizione

Sei progetti contraddittori per l’ordine mondiale 


di Thierry Meyssan 

Le sei maggiori potenze mondiali affrontano la riorganizzazione delle relazioni internazionali in maniera funzionale ai propri esperimenti e sogni. Con prudenza si adoperano per difendere i propri interessi prima di portare avanti la loro visione del mondo. Thierry Meyssan descrive le rispettive posizioni prima dello scontro. 

Il ritiro degli Stati Uniti dalla Siria, benché immediatamente rettificato, indica che Washington vuole certamente smettere di essere il gendarme del mondo, l’impero da cui nessun Paese può prescindere. Senza esitazione ha sovvertito ogni principio che regola le relazioni internazionali. Siamo entrati in un periodo di transizione in cui ogni grande potenza persegue un nuovo programma. Ecco i principali. 


I tre grandi 



Gli Stati Uniti d’America 

Il crollo dell’Unione Sovietica avrebbe potuto causare anche quello degli Stati Uniti, giacché i due imperi si sorreggevano a vicenda. Non è accaduto. 

Con l’operazione “Tempesta del deserto” George Bush senior si assicurò che Washington diventasse leader mondiale incontrastato, indi smobilitò un milione di soldati e proclamò che il fine americano sarebbe stato la ricerca della prosperità. 

Le società transnazionali suggellarono perciò un patto con Deng Xiaoping al fine di far produrre le merci agli operai cinesi, retribuiti un ventesimo di quelli statunitensi. Ne conseguirono un notevole sviluppo del trasporto internazionale delle merci e la progressiva scomparsa di posti di lavoro nonché delle classi medie statunitensi. 

Il capitalismo industriale fu soppiantato dal capitalismo finanziario.Alla fine degli anni Novanta Igor Panarin, professore all’Accademia diplomatica russa, analizza il crollo economico e psicologico della società statunitense. 

Prevede la disintegrazione degli USA, sul modello di quanto avvenuto con l’insorgenza dei nuovi Stati in Unione Sovietica. Per evitare il collasso, Bill Clinton svincolò il Paese dal diritto internazionale, facendo aggredire la Jugoslavia dalla NATO. 

Lo sforzo si rivelò insufficiente, sicché personalità statunitensi pensarono di adattare il Paese al capitalismo finanziario e organizzare con la forza gli scambi internazionali in modo tale che gli anni a venire fossero “un nuovo secolo americano”. 

Con George Bush figlio, gli Stati Uniti abbandonarono la posizione di nazione leader per tentare di trasformarsi in potere unipolare assoluto. Lanciarono la “guerra senza fine”, o “guerra al terrorismo”, per distruggere, una a una, ogni struttura statale del Medio Oriente Allargato. Barack Obama proseguì l’opera, associandovi una frotta di alleati. 

Una politica che portò frutti, di cui però beneficiarono in pochissimi: i “super-ricchi”. 

Gli statunitensi reagirono eleggendo Donald Trump alla presidenza dello Stato federale. Trump ruppe con i predecessori e, come Michail Gorbaciov in Unione Sovietica, tentò di salvare gli USA sgravandoli degli impegni più onerosi. Rilanciò l’economia, incoraggiando le industrie nazionali a discapito di quelle che avevano delocalizzato posti di lavoro. Sovvenzionò l’estrazione del petrolio di scisto e acquisì il controllo del mercato mondiale degli idrocarburi, nonostante il cartello di OPEP e Russia. Consapevole che le forze armate USA sono innanzitutto un’enorme burocrazia che sperpera un budget colossale per risultati risibili, smise di sovvenzionare Daesh e PKK, negoziando con la Russia un percorso per far cessare la “guerra senza fine” riportando il minor danno possibile. 


Negli anni a venire gli Stati Uniti saranno prioritariamente sospinti dalla necessità di economizzare sugli interventi all’estero, persino di abbandonarli, se necessario. La fine dell’imperialismo non è una scelta, bensì una questione esistenziale, un riflesso di sopravvivenza.


La Repubblica Popolare di Cina 

Dopo il tentativo di colpo di Stato di Zhao Ziyang e il sollevamento di Tienanmen, Deng Xiaoping intraprese il “viaggio verso sud”. Annunciò che la Cina avrebbe continuato sulla strada della liberalizzazione economica, stipulando contratti con le multinazionali USA. 

Jiang Zemin proseguì l’opera. La costa si trasformò in “officina del mondo”, dando inizio a un gigantesco sviluppo economico. Ripulì progressivamente il Partito comunista dei suoi maggiorenti e fu attento a che i posti di lavoro ben retribuiti si propagassero all’interno del Paese. 

Hu Jintao, mosso dall’intenzione di realizzare una “società armoniosa”, abrogò le tasse che gravavano i contadini delle regioni interne, non ancora toccate dallo sviluppo economico. Non riuscì però a sottomettere i poteri regionali e affondò in una vicenda di corruzione. 

Xi Jinping si propose di aprire nuovi mercati attraverso il titanico progetto di vie commerciali internazionali, le “vie della seta”. Un progetto maturato però troppo tardi giacché, a differenza dell’antichità, la Cina non ha prodotti originali da offrire, bensì gli stessi delle società transnazionali, venduti però a prezzo inferiore. Il progetto, accolto come una manna dai Paesi poveri, è invece temuto da quelli ricchi, che si apprestano a sabotarlo. 

Xi Jinping sta rioccupando tutti gli isolotti del Mar della Cina, abbandonati con il crollo dell’Impero Qing e l’occupazione degli otto eserciti stranieri. Consapevole della potenzialità distruttiva degli Occidentali, la Cina si allea con la Russia e si preclude ogni iniziativa politica internazionale. 


Negli anni a venire la Cina dovrebbe consolidare la propria posizione nelle istituzioni internazionali, tenendo però presente quanto nel XIX secolo le inflissero gl’imperi coloniali. Dovrebbe vietarsi d’intervenire militarmente e rimanere una potenza rigorosamente economica.


La Federazione di Russia 
Con il crollo dell’URSS i russi credettero che si sarebbero salvati aderendo al modello occidentale. In realtà l’équipe di Boris Eltsin, formata dalla CIA, organizzò il saccheggio dei beni collettivi da parte di pochi. In due anni un centinaio di persone, al 97% provenienti dalla minoranza ebrea, si accaparrarono quanto poterono e divennero miliardari. Questi nuovi oligarchi si combatterono in una battaglia spietata, condotta a colpi di mitra e attentati nel cuore di Mosca, mentre il presidente Eltsin faceva bombardare il parlamento. 

Senza un vero governo, la Russia era un relitto. Capibanda e jihadisti armati dalla CIA organizzarono la secessione della Cecenia. Il livello e la speranza di vita crollarono. Nel 1999 il direttore dell’FSB, Vladimir Putin, salvò il presidente Eltsin da un’inchiesta per corruzione, ottenendo in cambio la nomina a presidente del Consiglio dei ministri; una posizione che Putin utilizzò per costringere il presidente a dimettersi e per farsi eleggere al suo posto. 

Putin mise in atto una vasta politica di ricostruzione dello Stato: mise fine alla guerra in Cecenia e abbatté sistematicamente tutti gli oligarchi che si rifiutarono di piegarsi allo Stato. Il ritorno dell’ordine significò altresì la fine del sogno occidentale dei russi. Livello e speranza di vita si risollevarono. Ripristinato lo stato di diritto, dopo due mandati consecutivi Vladimir Putin non poté ricandidarsi. Per la sua successione sostenne uno scialbo professore di diritto, adulato dagli Stati Uniti, 

Dimitri Medvedev. Non aveva però intenzione di lasciare il potere in mani deboli, sicché si fece nominare primo ministro fino alla successiva rielezione come presidente, nel 2012. Persuasa, a torto, che la Russia stesse nuovamente affondando, la Georgia attaccò l’Ossezia del Sud, trovando però immediatamente la strada sbarrata dal primo ministro Putin, che ebbe così l’opportunità di toccare con mano lo stato pietoso dell’armata rossa. Grazie all’effetto sorpresa Putin riuscì comunque a vincere. Rieletto presidente si dedicò immediatamente a riformare la Difesa. Mandò in pensione centinaia di migliaia di ufficiali, spesso disillusi, nonché in alcuni casi alcolizzati, e mise a capo della Difesa il generale tuvano (turcofono di Siberia), Sergei Shoigu. 

Adottando un modo di gestione tradizionale russo, Vladimir Putin separò il budget civile da quello militare: il primo votato dalla Duma, il secondo segreto. Ripristinò la ricerca militare, proprio mentre gli Stati Uniti decisero di non aver più bisogno d’investirvi. Prima di dispiegare la nuova armata rossa in soccorso della Siria testò grandi quantità di nuove armi. Le collaudò in situazione di combattimento e decise quali produrre e quali abbandonare. Organizzò una rotazione trimestrale delle truppe affinché tutte, una dopo l’altra, fossero addestrate. 

La Federazione Russa, che nel 1991 era ridotta a niente, in diciotto anni è diventata la prima potenza militare mondiale. Contemporaneamente Putin utilizzò il colpo di Stato in Ucraina per riprendersi la Crimea, territorio russo che Nikita Krusciov aveva amministrativamente legato all’Ucraina. 

Di conseguenza dovette fronteggiare una campagna di sanzioni agricole dell’Unione Europea, ma seppe cogliere l’occasione per organizzare una produzione interna autosufficiente. Putin strinse un’alleanza con la Cina imponendole di modificare il progetto delle vie della seta per integrarvi le esigenze di comunicazione del territorio russo, al fine di fondare un “Partenariato dell’Eurasia Allargata”. 
Negli anni a venire la Russia tenterà di riorganizzare le relazioni internazionali su due basi: separare i poteri politici e religiosi; riformare il diritto internazionale sui principi formulati dallo zar Nicola II. 


Gli europei dell’occidente

Regno Unito di Gran Bretagna e d’Irlanda del Nord 
Dopo la caduta dell’URSS il Regno Unito sottoscrisse con riserva il trattato di Maastricht: il primo ministro conservatore, John Major, voleva profittare dello Stato sovranazionale in costruzione tenendone però al di fuori la sterlina. 

Sicché fu per lui una buona notizia che George Soros avesse attaccato la valuta inglese, costringendola a uscire dallo SME (“serpente monetario” [accordo stipulato nel 1972 dagli Stati della CEE per mantenere un margine di fluttuazione predeterminato e ridotto tra le valute comunitarie e tra queste e il dollaro]). Il successore di Major, il laburista Tony Blair, restituì piena indipendenza alla Banca d’Inghilterra e pensò di abbandonare l’Unione Europea per aderire al NAFTA [Accordo Nordamericano per il Libero Scambio, North American Free Trade Agreement]. 

Trasformò la tutela degli interessi del proprio Paese sostituendo al rispetto del Diritto Internazionale il riferimento ai Diritti Umani. Si fece promotore delle politiche USA di Bill Clinton, poi di George Bush junior, incoraggiando e giustificando l’allargamento dell’Unione Europea, la “guerra umanitaria” contro il Kosovo, nonché il rovesciamento del presidente iracheno Saddam Hussein. Nel 2006 elaborò il piano delle “primavere arabe”, che sottopose agli USA. 

Gordon Brown esitò a perseverare in questa politica e tentò di recuperare un margine di manovra, ma fu investito dalla crisi finanziaria del 2008, che riuscì comunque a superare. David Cameron, insieme a Barack Obama, mise in atto il piano Blair-Bush delle “primavere arabe”, segnatamente la guerra contro la Libia, ma alla fine riuscì solo in parte a portare al potere i Fratelli Mussulmani nel Medio Oriente Allargato. Diede le dimissioni dopo il voto a favore della Brexit, quando però non era più all’ordine del giorno l’adesione al NAFTA. 

Theresa May avrebbe voluto che la Brexit riguardasse l’uscita dallo Stato sovranazionale, istituito dal Trattato di Maastricht, ma non l’uscita dal mercato a esso anteriore. Fallì e fu sostituita dal biografo di Winston Churchill, Boris Johnson, che decise di uscire totalmente dall’Unione Europea e di riattivare la tradizionale politica estera del regno: lottare contro ogni Stato concorrente del continente europeo. 
Se Boris Johnson resterà al potere, negli anni a venire il Regno Unito dovrebbe tentare di aizzare, l’una contro l’altra, Unione Europea e Federazione di Russia.


La Repubblica francese 

François Mitterrand non capì lo smembramento dell’URSS, spingendosi fino a sostenere il putsch dei generali contro il presidente russo Mikhail Gorbaciov. Vi scorse in ogni caso l’opportunità di costruire uno Stato sovranazionale europeo, sufficientemente vasto da misurarsi con Stati Uniti e Cina, ponendosi così in continuità con il tentativo napoleonico. 

Insieme al cancelliere Helmut Kohl promosse la riunificazione della Germania, nonché il Trattato di Maastricht. 

Preoccupato per il progetto di fondazione degli Stati Uniti d’Europa, il presidente Bush senior – fautore della “dottrina Wolfowitz” per prevenire l’insorgenza di un nuovo sfidante della leadership degli Stati Uniti – costrinse Mitterrand ad accettare che l’UE fosse protetta dalla NATO e venisse allargata agli Stati ex membri del Patto di Varsavia. 

Mitterrand sfruttò la coabitazione e il ministro gollista dell’Interno Charles Pasqua per combattere i Fratelli Mussulmani, che la CIA aveva imposto in Francia e che l’MI6 utilizzava per allontanare la Francia dall’Algeria. Jacques Chirac ebbe cura di implementare la potenza dissuasiva francese, portando a termine gli esperimenti nucleari nel Pacifico prima di passare alle simulazioni e di firmare il Trattato sulla messa al bando degli esperimenti nucleari (Comprehensive Test Ban Treaty – CTBT). 

Contemporaneamente adattò le forze armate francesi alle necessità della NATO, abolendo il servizio militare obbligatorio ed entrando nel Comitato militare (di pianificazione) dell’Alleanza. 

Sostenne l’iniziativa della NATO contro la Jugoslavia (guerra del Kosovo), ma – dopo aver letto e studiato L’incredibile menzogna [1] – si mise a capo dell’opposizione mondiale all’aggressione dell’Iraq. Una vicenda che consentì a Chirac di legarsi al cancelliere Schröder e far progredire lo Stato sovranazionale europeo, da lui sempre concepito come strumento d’indipendenza, aggregato attorno alla coppia franco-tedesca. Scosso dall’assassinio del partner in affari Rafic Hariri, il presidente francese si rivoltò contro la Siria, indicata dagli Stati Uniti come mandante dell’uccisione. 

Annunciando una politica radicalmente diversa, Nicolas Sarkozy mise le forze armate francesi al comando degli Stati Uniti, attraverso il Comando integrato della NATO. 

Tentò di allargare la zona d’influenza francese organizzando l’Unione per il Mediterraneo; progetto che però non funzionò. 

Fece esperimenti rovesciando Laurent Gbagbo in Costa d’Avorio e, benché fosse stato surclassato dalle primavere arabe di Tunisia ed Egitto, mettendosi a capo dell’operazione NATO contro Libia e Siria. Tuttavia, con senso realistico prese atto della resistenza siriana e si ritirò dalle operazioni. 

Portò avanti il progetto di costruzione degli Stati Uniti d’Europa facendo adottare il Trattato di Lisbona dal parlamento, nonostante gli elettori avessero respinto lo stesso testo sotto il nome di “Costituzione europea”. Il Trattato di Lisbona, col pretesto di modificare le istituzioni di un’Unione Europea di 27 Stati per renderle più efficienti, ha trasformato in realtà profondamente lo Stato sovranazionale, autorizzandolo a imporre la propria volontà agli Stati membri. 

Arrivato al potere senza preparazione, François Hollande si collocò, con una certa rigidità, nella scia di Nicolas Sarkozy e ne adottò l’ideologia. Firmò tutti i trattati negoziati dal predecessore – incluso il Patto di stabilità europeo che permetterà di sanzionare la Grecia – aggiungendovi ogni volta, quasi a scusarsi del voltafaccia, dichiarazioni per esprimere il proprio punto di vista, ma senza carattere vincolante. 

Autorizzò così l’installazione di basi militari NATO sul territorio francese, mettendo fine in modo definitivo alla dottrina gollista d’indipendenza nazionale. Ancora, proseguì la politica di aggressione contro la Siria, lanciandosi in un rilancio verbale, salvo poi non far nulla che non fosse su ordine della Casa Bianca. Affidò una missione in Sahel all’esercito francese, rendendola di fatto forza suppletiva di terra dell’AfriCom. Infine giustificò la Borsa di scambio dei diritti d’emissione di CO2 con l’Accordo di Parigi sul clima. 

Eletto grazie al fondo d’investimento statunitensi KKR, Emmanuel Macron è innanzitutto un difensore della globalizzazione secondo Bill Clinton, George Bush junior e Barack Obama. Ciononostante ha rapidamente adottato il punto di vista di François Mitterrand e di Jacques Chirac, secondo cui uno Stato sovranazionale europeo permetterà alla Francia di continuare a svolgere un ruolo internazionale conseguente, come però adattato da Sarkozy-Hollande: l’unione deve consentire l’assoggettamento. 

Due linee di condotta che talvolta portano Macron a contraddirsi, soprattutto di fronte alla Russia, ma che si ricongiungono nella condanna del nazionalismo degli Stati membri dell’Unione Europea, di una Brexit breve, nonché della volontà di ripristinare gli scambi commerciali con l’Iran. 


Negli anni a venire la Francia dovrebbe misurare le proprie decisioni in base al loro impatto sull’edificazione dell’Unione Europea. Cercherà prioritariamente di fare blocco con ogni potenza che lavori in questo senso.


La Repubblica federale tedesca 

Il cancelliere Helmut Khol scorse nello smembramento dell’impero sovietico l’opportunità di riunire le due Germanie. Ottenne il via libera dalla Francia, in cambio del sostegno tedesco al progetto di moneta unica dell’Unione Europea, l’euro. Ottenne anche il consenso degli Stati Uniti, che vi videro un mezzo indiretto per far entrare l’esercito della Germania dell’Est nella NATO, nonostante fosse stato promesso alla Russia che la Repubblica Democratica tedesca non vi avrebbe aderito. 

Realizzata l’unificazione della Germania, il cancelliere Gerhard Schröder pose la questione del ruolo internazionale del Paese, ancora non ripresosi dalla disfatta della seconda guerra mondiale. Sebbene la Germania non fosse più militarmente occupata dalle quattro grandi potenze, cionondimeno ospitava enormi contingenti USA, la sede dell’EUCom nonché, in seguito, quella dell’AfriCom. 

Schröder utilizzò la guerra “umanitaria” contro il Kosovo per impiegare legalmente, per la prima volta dal 1945, le truppe tedesche fuori del Paese. Rifiutò però di riconoscere questo territorio conquistato dalla NATO come Stato. A fianco del presidente francese Chirac, s’impegnò altresì fermamente contro la guerra statunitense-britannica in Iraq, ribadendo che non esistevano prove dell’implicazione del presidente Saddam Hussein negli attentati dell’11 Settembre. 

Tentò d’influire sulla costruzione di un’Unione Europea su basi pacifiche. Rafforzò anche i rapporti energetici con la Russia e propose un’Europa federale sul modello tedesco, che includesse a termine anche la Russia, scontrandosi però con la Francia, molto attaccata a un progetto di Stato sovranazionale. 

La cancelliera Angela Merkel è ritornata invece alla politica del suo mentore, Helmut Khol, che nell’arco di una notte, da responsabile della Gioventù comunista della Germania Democratica, l’issò a capo del governo della Germania federale. Sotto stretta sorveglianza della CIA, che non sapeva bene come inquadrarla, 

Merkel ha consolidato i legami della Germania con Israele e Brasile. Nel 2013, su proposta di Hillary Clinton, ha chiesto a Volker Perthes di studiare la possibilità di rafforzare le forze armate tedesche per far loro svolgere un ruolo centrale nel CentCom, qualora gli Stati Uniti avessero spostato le proprie truppe verso l’Estremo Oriente. Ha ordinato che venisse studiato il modo per gli ufficiali tedeschi d’inquadrare le forze armate dell’Europa centrale e orientale e ha chiesto a Volker Perthes di predisporre un piano per la capitolazione della Siria. 

Molto attaccata alle strutture atlantiste ed europee, ha preso le distanze dalla Russia e sostenuto il colpo di Stato nazista in Ucraina. 

Ha preteso, in nome dell’efficienza, che l’Unione Europea potesse imporsi agli Stati membri più piccoli (Trattato di Lisbona). Durante la crisi finanziaria greca Merkel ha assunto un atteggiamento molto duro e ha mosso con pazienza le proprie pedine nella burocrazia europea per far eleggere Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea. 

Quando gli Stati Uniti si sono ritirati dalla Siria, ha immediatamente reagito proponendo alla NATO che le truppe statunitensi fossero sostituite da quelle tedesche, conformemente al piano del 2013. 


Negli anni a venire la Germania dovrebbe favorire i possibili interventi militari nella cornice della NATO, in particolare in Medio Oriente, e diffidare del progetto di uno Stato sovranazionale europeo centralizzato. 
Fattibilità 
È molto strano sentir parlare oggi di “multilateralismo” e “isolazionismo”, di “universalismo” e “nazionalismo”. Sono problemi che non si pongono dato che, sin dalla conferenza dell’Aia del 1899, si è consapevoli che il progresso delle tecniche rende tutte le nazioni solidali. Questa verbosità male nasconde la nostra incapacità a prendere atto dei nuovi rapporti di forza e a immaginare un ordine del mondo il meno ingiusto possibile. 

Soltanto le tre grandi potenze possono sperare di aver i mezzi per realizzare la propria politica. Esse possono raggiungere i propri fini senza fare la guerra, ma soltanto seguendo la linea russa che si fonda sul Diritto Internazionale. Tuttavia, il pericolo di un’instabilità politica interna negli Stati Uniti ora più che mai fa serpeggiare la minaccia di uno scontro generalizzato. 

Lasciando l’Unione, i britannici si sono messi nella condizione di dover ricongiungersi agli Stati Uniti (cosa che Donald Trump rifiuta), pena la sparizione politica. Germania e Francia, nazioni in declino, non hanno altra scelta che costruire l’Unione Europea. Per il momento valutano in modo diverso il tempo a disposizione e la immaginano in modi fra loro incompatibili; il che potrebbe indurle a smembrare l’Unione Europea.