venerdì 29 novembre 2019

Bergoglio e la persecuzione ai Frati Francescani dell’Immacolata


Bergoglio, la persecuzione di frati colpevoli di pregare ed essere davvero poveri. Un capitolo dal libro “IL PAPA DITTATORE”, da leggere per capire quanta criminalità governa il Vaticano.

Quando Jorge Mario Bergoglio è uscito sulla loggia della Basilica di San Pietro ed è divenuto il primo Papa ad assumere il nome di Francesco, sembrava adattarsi perfettamente al ruolo di Papa riformatore che il pubblico avrebbe voluto. Prendendo quel nome, ha scelto di rendere omaggio al grande santo medievale e riformatore, San Francesco, oggi più strettamente che mai associato alla “santa povertà”, il tema principale del nuovo pontificato del Papa. Un’agiografia faziosa ha ridotto San Francesco a un pacifista e animalista con i sandali, ma l’uomo vero è stato uno strenuo difensore della fede che ha predicato l’obbedienza a Dio attraverso la Sua Chiesa. Lungi dal disdegnare un proselitismo attivo – invitando senza mezzi termini i non Cattolici alla conversione – San Francesco ha viaggiato in Egitto per affrontare il sultano e predicare il nome di Cristo a rischio del martirio. Inoltre le sue lettere attestano la sua insistenza nell’onorare Dio nella liturgia con arredi d’altare pregiati e ricercati.


PREDICOZZI

“La Chiesa è una storia d’amore …. E se non capiamo questo, non capiamo nulla di cosa sia la Chiesa. È una storia d’amore”. Papa Francesco, Meditazione mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, Mercoledì, 24 aprile 2013


La spiritualità “francescana” autentica è stata riscoperta e richiamata in vita ai nostri tempi grazie alla fondazione di un nuovo istituto religioso, i Frati Francescani dell’Immacolata, nel 1970 a Frigento, in Italia. I Padri Stefano Maria Manelli e Gabriele Maria Pellettieri erano Francescani Conventuali che hanno voluto tornare ad una forma più rigorosa di vita religiosa. Padre Manelli è considerato un pioniere nella vita spirituale, avendo scritto la “Traccia Mariana” un piano Mariano per la vita Francescana che spiega il carisma dell’ordine, la preghiera e la devozione alla Vergine Maria. Essa può essere vista come il nucleo della spiritualità unica dell’istituto.

Padre Stefano Maria Manelli, fondatore dei Francescani dell’Addolorata, perseguitato da Bergoglio

La speciale devozione del nuovo istituto a Maria era radicata nella spiritualità di San Massimiliano Kolbe, il francescano polacco morto a Auschwitz. Nel 1990, l’istituto è stato innalzato al rango di “istituto di diritto diocesano” dall’Arcivescovo di Benevento. Mentre il resto della Chiesa è precipitato in una grave crisi vocazionale, le vocazioni dei Frati Francescani dell’Immacolata abbondavano ed è presto diventata evidente la necessità di un ramo femminile.

Nel 1993 il Vescovo di Monte Cassino ha fondato le Suore Francescane dell’Immacolata, istituto religioso di donne che vivevano secondo la Regula Bullata[1] e la Traccia.

Nel 1998 Papa Giovanni Paolo II ha eretto i Frati Francescani dell’Immacolata a “istituto di vita religiosa di diritto pontificio”, e lo stesso anno ha esteso questo riconoscimento al ramo femminile. L’Istituto ha continuato a crescere, diffondendosi in tutto ìl mondo in Argentina, Austria, Benin, Brasìle, Camerun, Francia, Italia, Portogallo, Nigeria, Filippine e Stati Uniti. Esso operava soprattutto nei paesi poveri nei quali era difficile trovare altri ordini che intraprendessero un’opera missionaria. Grazie a questo rinnovamento padre Manelli ha seguito l’ideale proposto dal decreto del concilio Vaticano II, Perfectae Caritatis, sul rinnovamento della vita religiosa che richiamava un “ritorno alle fonti”, ai carismi originali dei rispettivi fondatori.

Bergoglio e i suoi fiduciari

La nomina di Rodriguez Carballo alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata è stata la prima nomina vaticana importante del Papa nell’aprile 2013, a meno di un mese dal Conclave. Ma Rodriguez Carballo aveva già una nota reputazione, essendo coinvolto in un grande scandalo finanziario durante i suoi dieci anni come Ministro Generale dell’Ordine Francescano, prima della sua nomina in Vaticano.


Dalla loro storia e dal loro spirito, i Francescani dell’Immacolata sembravano incarnare tutto quello che San Francesco aveva stabilito e che Papa Francesco poteva desiderare da un istituto religioso: la povertà più severa, un’intensa vita di preghiera, e un impegno missionario. La povertà soprattutto era vissuta dai Frati in modo letterale: le loro comunità vivevano di donazioni, confidando nella Provvidenza per trovare persone disposte a provvedere loro. Si potrebbe definire un caso esemplare della perseveranza di Papa Francesco sulla povertà e sull’assistenza ai poveri.

Eppure solo pochi mesi dopo l’apparizione di Papa Francesco nella loggia di San Pietro, la storia dei Frati avrebbe preso una brutta piega. La storia di ciò che può essere descritta solo come la persecuzione papale di un ordine religioso fiorente sarà forse ricordata come una delle cose più strane dell’era moderna.

Un errore fatale: l’amore per la liturgia tradizionale

Negli ultimi anni del pontificato di Benedetto XVI i Frati dell’Immacolata avevano iniziato ad usare l’ordine della Messa antecedente al Vaticano II. Anche dopo la promulgazione del Motu Proprio, Summorum Pontificum di Benedetto, nel 2007, l’uso dell’antica forma liturgica è stato ampiamente osteggiato dai vescovi, specialmente in Italia. Tuttavia, l’interesse per il suo uso ha visto una crescita costante e può essere stato proprio questo crescente interesse delle vocazioni più giovani dei Frati Francescani dell’Immacolata per la forma tradizionale di liturgia ad aver attirato l’ira del Vaticano. Quando l’ordine ha deciso di usare preferibilmente il rito antico, è subito diventato il secondo gruppo più grande della Chiesa a farlo, con più di 200 sacerdoti, 360 frati e 400 suore. Il segnale dato a tutta la Chiesa da questa comunità popolare che abbandona la Forma Ordinaria non poteva essere sopportata dagli uomini dediti al nuovo paradigma cattolico.


Quando Jorge Bergoglio è stato eletto Papa nel 2013 ha approvato l’indagine sui Frati dell’Immacolata. Nessuna accusa ufficiale è mai stata mossa contro il fondatore, padre Stefano Manelli, e nessuna prova è mai stata prodotta. È emersa nei media una campagna di diffamazione contro padre Manelli, che è stato punito con gli arresti domiciliari e non ha avuto la possibilità di difendersi.


I Frati Francescani dell’Immacolata avevano adottato l’uso regolare del rito antico dopo la pubblicazione del Summorum Pontificum. Nel capitolo generale del 2008 avevano preso la decisione di adottare la Forma Straordinaria della Messa nell’ordine, pur continuando a celebrare nella Forma Ordinaria nelle comunità e parrocchie a loro affidate; questo tentativo di diventare “bi-rituale” doveva risultare poi catastrofico. Sensibile alle conseguenze politiche derivanti dall’essere etichettati come “tradizionalisti”, padre Manelli ha insistito per continuare a celebrare nella Forma Ordinaria quando visitava le parrocchie dell’ordine. Egli è stato ben attento a spiegare che i suoi frati non rifiutavano il Vaticano II nelle sue decisioni liturgiche. Nel maggio 2012 il capitolo generale delle Suore Francescane dell’Immacolata, come anche il ramo contemplativo, hanno espresso la preferenza per l’uso del rito antico nelle loro cappelle.

Fino alla fine del 2011 questa decisione aveva ricevuto una scarsa risonanza a Roma. In una lettera del 21 novembre 2011 scritta da padre Manelli e dai suoi consiglieri, ìl Segretario Generale dei Frati aveva inviato a tutte le case alcune norme indicative per l’utilizzo della Forma Straordinaria, cosicché alcune comunità avevano dato priorità al rito antico e altre avevano mantenuto la Forma Ordinaria. Tutto ciò era stato approvato dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei in una lettera del 14 aprile 2012.

Il decreto e l’inizio della persecuzione aperta

Tutto questo è cambiato quando il cardinale brasiliano Joao Braz de Aviz è stato nominato nel gennaio 2011 Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata: l’anno successivo ha ordinato un’indagine sul funzionamento dell’ordine. L’11 luglio 2013, la Congregazione ha emesso un decreto che impone ad ogni sacerdote dei Frati Francescani dell’Immacolata di cessare la celebrazione della Messa nel rito antico. “Eventualmente, della forma straordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata [sic] dalle competenti autorità, per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta”. La Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata ha sciolto il Consiglio Generale dell’Ordine e ha nominato un Commissario Apostolico, il padre cappuccino Fidenzio Volpi, divenuto superiore di fatto di tutte le comunità della congregazione nonché la persona incaricata di gestire le spese dell’ordine. È divenuto anche ampiamente noto che ci sono state misteriose “accuse” contro l’ordine e il suo fondatore, padre Manelli, ma sia Volpi che il Vaticano si sono rifiutati di fare chiarezza su ciò, mentre le voci giravano in Rete. Esse includevano racconti sinistri di un non meglio specificato “voto” che i membri sarebbero stati costretti a professare. Sono stati fatti trapelare alla stampa foschi racconti, nei quali “ex suore” anonime raccontano che alle sorelle era stato ordinato di scrivere i loro voti in sangue e di “flagellarsi” per la durata di “cinque Padre Nostro, cinque Ave Maria e cinque Salve Regina”.




Mentre i Francescani dell’Immacolata sono cresciuti esponenzialmente in poco più di quarant’anni, i Frati Francescani Minori hanno subito un crollo delle vocazioni, da 27.009 membri nel 1965 a 15.794 nel 2005, una diminuzione del 41%. Vale la pena chiedersi se sia stato effettivamente il successo dell’approccio più tradizionale dei Frati Francescani dell’Immacolata ad aver attirato l’ira dei “progressisti” ìl cui esperimento durato 50 anni sembra va essere fallito.



Lentamente, tuttavia, i fatti sono diventati chiari, mentre le informazioni sono trapelate da fonti più attendibili, spesso in seguito confermate dalle persone incaricate delle indagini. È divenuto noto che un gruppo di cinque o sei «dissidenti” dell’ordine si era lamentato presso il cardinale Braz de Aviz, in particolare contestando l’uso del rito antico, ma suggerendo in modo poco chiaro l’esistenza di qualcos’altro, problemi che sarebbero stati presto annunciati, ma che alla fine non sono mai emersi.

Tra questi dissidenti c’è stato padre Alfonso Maria Bruno, ben noto per i lavori mediatici che lo hanno reso popolare in Italia. Padre Bruno è stato subito nominato portavoce dell’ordine in Italia, e ha dichiarat o alla Catholic News Agency che la questione della Messa era «solo la punta dell’iceberg», anche se poi non ha voluto specificare altro. I Frati Francescani dell’Immacolata erano ormai apertamente sospettati di comportamenti indegni, insinuazione letale causata dall’allarme degli scandali degli abusi sessuali dei sacerdoti. Un altro nome importante nella saga è quello dell’Americano, padre Angelo M. Geiger. Anch’egli vantava una presenza massiccia sui social media ed era diventato ìl vero custode dell’informazione dell’ordine, facendo trapelare le notizie dal sito e dal profilo YouTube e Facebook dell’ordine. Padre Bruno si è spinto fino al punto di accusare le sorelle contemplative della congregazione della possibilità di cadere in «eresia e disobbedienza». Poiché a nessun giornalista era permesso di accedere alle fonti, ma lo era solo a questi due, è stato impossibile verificare tali affermazioni.

Dato tutto ciò i Frati e le Suore dell’Immacolata hanno ritenuto necessario rilasciare una nota “ufficiale” il 3 agosto 2013, che spiegava la falsità delle accuse. “È nostro dovere rispondere, in scienza e coscienza, che in realtà, P. Stefano non solo non ha mai imposto a tutte le Comunità F.l. l’uso -tant o meno l’uso esclusivo – del Vetus Ordo, ma non vuole nemmeno che ne diventi l’uso esclusivo, e lui stesso ne ha dato l’esempio celebrando ovunque secondo l’uno o l’altro Ordo.” (fonte: http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV569_Nota_FFII_su_Vatican_insider.html, si può leggere qui). Questa risposta ha tuttavia ottenuto un effetto modesto; il decreto del Vaticano è stato eseguito, e di gran lunga sorpassato nei tre anni successivi.

Il Papa lo sa?

Più importante della questione della forma della Messa, anche con le sue più ampie implicazioni politiche, la vicenda è stata una sorta di indicatore dei metodi del nuovo Papa. Il modo di trattare la lettera dei dissidenti è stato visto fin dall’inizio come una rottura radicale con il modo di governo di Benedetto XVI. La legge della Chiesa comprende i principi della prova e dell’equo processo, ma la mancanza di qualsiasi giustificazione ragionevole per la prima visita del 2012 o per la successiva nomina del Commissario parlavano in modo chiaro. Né nel decreto, né in qualsiasi altro documento successivo ad esso, è stato mai indicato alcun motivo concreto di cattiva condotta. Le ragioni per le misure canoniche adottate sono sembrate insufficienti, anche banali.

Il secondo firmatario del decreto, Mons. José Rodriguez Carballo è una figura di particolare importanza. Il vaticanista Sandro Magister ha scritto: “Rodriguez Carballo gode della piena fiducia del papa. La sua promozione a numero due della congregazione è stata voluta dallo stesso Francesco all’inizio del suo pontidicato”. La nomina di Rodriguez Carballo alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata è stata infatti la prima nomina vaticana importante del Papa nell’aprile 2013, a meno di un mese dal Conclave. Ma Rodriguez Carballo aveva già una nota reputazione, essendo stato precedentemente coinvolto in un grande scandalo finanziario durante i suoi dieci anni come Ministro Generale dell’Ordine Francescano, prima della sua nomina in Vaticano. Lo scandalo aveva messo in pericolo la stabilità finanziaria dell’Ordine Francescano, come padre Michael Perry, successore di Carballo, aveva spiegato in una lettera ai suoi confratelli. Quella che i media avevano chiamato una “maxi frode” aveva colpito duramente l’Ordine Francescano: la frode e l’appropriazione indebita di decine di milioni di euro lo aveva messo finanziariamente in ginocchio. Sotto la guida di Rodriguez Carballo l’ordine aveva investito denaro in società offshore in Svizzera, società a loro volta coinvolte nel commercio di armi, nel traffico di droga e nel riciclaggio di denaro.

Sembra che egli abbia permesso l’intenzionale cattiva gestione dei fondi in Italia da parte di persone esterne, che si sono arricchite con l’aiuto di membri dell’ordine. Padre lvlichael Perry ha scritto nella sua lettera che l’ordine “si trova in grave, e sottolineo ‘grave’, difficoltà finanziaria, sotto il peso oneroso del debito” e ha aggiunto: “I sistemi di supervisione e controllo finanziario per la gestione del Patrimonio dell’Ordine erano troppo deboli o erano compromessi, così hanno ridotto la loro efficacia nel garantire una gestione responsabile e trasparente”. I Frati sono stati coinvolti in “una serie di attività finanziarie discutibili” e padre Perry ha dovuto chiamare avvocati e autorità civili per far luce sullo scandalo.

Senza aspettare il rapporto definitivo delle autorità svizzere sul caso dei Francescani, Papa Francesco ha promosso il suo uomo di fiducia ad una posizione più influente e tra le più alte nella gerarchia della Chiesa.

“Il regno del terrore” di padre Fidenzio Volpi

La reazione di padre Manelli al decreto di luglio è stata ritenuta esemplare. Nonostante fosse sotto attacco, e successivamente accusato di cattiva gestione dell’istituto e dei peggiori crimini, ìl fondatore dell’ordine ha raccomandato a tutto l’istituto l’obbedienza al Santo Padre e ha espresso la sua fiducia che questa obbedienza avrebbe portato “maggiori grazie”. La sua speranza potrebbe esser stata che il nuovo papa avrebbe promosso una valutazione oggettiva della situazione dell’Istituto e avrebbe fatto giustizia in una situazione in cui pochi frati si erano ribellati contro la maggioranza del loro istituto.

È stato rivelato che padre Volpi, il quale sosteneva che il suo “lavoro” era stato “specificamente ordinato dal Vicario di Cristo”, era stato incaricato di far rientrare i “dissidenti” nei ranghi, ristabilire l’unità e di stimare le finanze dell’ordine. Nei fatti è stata una completa assunzione del controllo dell’istituto, sacerdoti, frati, suore e terziari. Il dominio di padre Volpi è stato spietato: il governo generale è stato deposto e il fondatore padre Manelli è stato messo de facto agli arresti domiciliari, essendogli stato ordinato di rimanere in solitudine nel Sud Italia, dove risiede tuttora, senza la possibilità di comunicare con il mondo esterno, inclusa la sua famiglia o qualsiasi frate. I frati che autonomamente hanno fatto una petizione al Vaticano sono stati puniti o minacciati di espulsione. È stata scritta una petizione contro il divieto della Forma Straordinaria da quattro studiosi laici, ma è stata ignorata.

Già dal dicembre del 2013 molti Cattolici ne avevano abbastanza e hanno diffuso una petizione che chiedeva la rimozione di padre Volpi. “Nello spazio di cinque mesi padre Volpi ha sfasciato l’istituto provocando caos e sofferenze al suo interno, scandalotra i fedeli, critiche sulla stampa, disagio e perplessità nel mondo ecclesiastico”. Anche questa lettera è stata ignorata.

Già 1’8 dicembre 2013, padre Volpi ha risposto in una lettera indirizzata a tutti i frati, con una nuova serie di sanzioni, tra cui la chiusura del seminario dell’ordine. In essa lamentava “atti di disobbedienza e intralci alla mia azione, [di] atteggiamenti di sospetto e di critica verso la Chiesa che è nostra madre, fino alla calunnia di attribuirle la “distruzione del carisma” (sic), attraverso la mia persona.”

Questa lettera è la prima accusa “ufficiale” di cattiva condotta contro padre Manelli che, egli disse, aveva ordinato “il trasferimento delle disponibilità dei beni mobili e immobili dell’Istituto, a fedeli laici, noti figli spirituali e familiari del fondatore padre Stefano Manelli, nonché ad alcuni genitori di suore”, per metterli al riparo dal potere del Commissario. Padre Volpi ha denunciato tutti i religiosi che volevano inoltrare una richiesta per fondare un nuovo istituto orientato verso il rito antico. Ha anche ordinato la sospensione dell’organizzazione laicale dei terziari fino a nuovo ordine.

A causa dell’interruzione degli studi nel seminario e della sospensione del programma di studi privati dell’istituto, gli studenti di teologia sono stati trasferiti a Roma per continuare nel loro percorso formativo. Gli studenti di filosofia sono stati inviati all’università diocesana di Benevento. Le ordinazioni diaconali e sacerdotali sono state sospese per un anno. A tutti i candidati ai sacri ordini è stato formalmente richiesto di sottoscrivere la loro accettazione della Forma Ordinaria della Messa e dei “documenti del Concilio Vaticano II” in quello che era definito un “giuramento” di sottomissione. I candidati che non lo avrebbero rispettato sarebbero stati allontanati dall’istituto. Inoltre ogni religioso ha dovuto esprimere in forma scritta la sua volontà di continuare come Frate Francescano dell’Immacolata nella forma riveduta dell’Istituto. La Missione dell’Immacolata Mediatrice dei laici in Italia è stata formalmente sospesa in Italia, così come il Terzo Ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata e come sono state sospese tutte le attività editoriali, un impegno importante dell’ordine.

Padre Volpi ha promosso uno dei cinque dissidenti originari, padre Bruno, Segretario Generale (da allora è stato rimosso). Sotto padre Manelli, padre Bruno è stato il responsabile delle pubbliche relazioni, incluse le reti dei social media. La sua posizione nei mezzi di comunicazione è tornata particolarmente utile quando la Commissione ha iniziato la sua opera; è stato il primo a rendere pubblica la decisione del Vaticano di nominare un Commissario e ha informato i giornalisti in modo unilaterale. Alcuni lo consideravano il capo dei frati che si sforzavano di indirizzare l’Istituto in senso liberale.

Durante il “regno del terrore” di padre Volpi numerosi frati hanno abbandonato l’istituto. Anche se resta difficile ottenere informazioni dettagliate sullo stato attuale dell’ordine, alcuni calcolano che più di due terzi dell’istituto ha cercato di trovare un’altra soluzione; alcuni hanno chiesto una rifondazione. Un piccolo gruppo di frati ha domandato di abbandonare l’istituto, cercando rifugio nelle Filippine. Sei frati hanno fatto richiesta a Mons. Ramon Cabrera Argüelles di Lipa di valutare la possibilità di rifondare l’istituto con il suo carisma originario nella sua diocesi. Essi sono stati rintracciati da padre Volpi e padre Bruno, puniti con la sospensione a divinis ed è stata negata loro l’opportunità di difendersi. La sospensione a divinis è l’azione penale normalmente imposta solo per una grave trasgressione e la persona accusata ha il diritto canonico di difendersi.

Tutta questa procedura è stata contro il diritto canonico, ma non è mai stata affrontata come tale né è stata mai riesaminata. Normalmente la richiesta di lasciare una congregazione, un ordine o un istituto è comune e viene concessa a molte persone per le più svariate ragioni.

Nel caso dei Frati dell’Immacolata, a tutti i membri è stato impedito collettivamente l’abbandono e sono stati costretti a vivere in un’atmosfera di repressione, un comportamento che non ha alcuna giustificazione canonica. In tutto questo, padre Volpi non ha mai reso noto di quale comportamento illecito l’ordine si sarebbe reso colpevole.

Nel frattempo sono state lanciate tramite i tribunali secolari le accuse di Volpi contro padre Manelli di voler scappare con le proprietà dell’ordine. Volpi ha intentato una causa per presunta frode, falsificazione di documenti e appropriazione indebita, e a tutto ciò padre Manelli ha risposto denunciando padre Volpi per diffamazione.

I tribunali hanno ordinato a padre Volpi di restituire i beni, lo hanno condannato a pagare 20.000 Euro e gli hanno imposto scuse pubbliche. Nel luglio del 2015, il tribunale di Avellino ha deliberato che né da parte di padre Manelli né di altre persone associate ai Frati Francescani dell’Immacolata c’era stata alcuna cattiva amministrazione e ha ordinato lo sblocco dei beni appartenenti alla Missione dell’Immacolata Mediatrice (MIM) e al Terzo Ordine del Frati Francescani dell’Immacolata (TOFI) che erano stati sequestrati da Volpi. Il valore delle proprietà ammonta a circa 30 milioni di Euro.

Mons. Ramon Cabrera Argiielles di Lipa nelle Filippine, che aveva accolto i sei frati infuga dal regime del Commissario, ha concesso loro il celebret, il permesso di dire la Messa, nella sua arcidiocesi. La reazione di padre Volpi è stata rapida: ha partecipato alla riunione della Conferenza Episcopale Italiana nell’autunno 2014 e ha esortato i vescovi a non incardinare i sacerdoti che cercavano di lasciare l’istituto perseguitato, accusando i frati di un complotto per “rovesciare” il papa. Nel frattempo Mons. Cabrera Argüelles ha presentato le sue dimissioni tre anni prima dell’età obbligatoria per ìl pensionamento ed esse sono state accettate da Papa Francesco nel febbraio 2017. Anche se le dimissioni potrebbero non essere state legate agli eventi riguardanti i Frati, ciò non può essere escluso del tutto.

Il 4 aprile 2016 la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ha deliberato, con il Rescriptum ex Audientia, che i vescovi devono consultarsi con il Vaticano prima di istituire un istituto di diritto diocesano. Questa è stata l’unica risposta formale alla vicenda da parte del Papa e rappresenta un passo verso la burocraticizzazione, lontano da un approccio orientato al decentramento per la fondazione di un nuovo ordine religioso. Molti osservatori hanno commentato che questa azione ha avuto un solo obiettivo: la diocesi delle Filippine che aveva cercato di rendere possibile la rifondazione dei Frati dell’Immacolata.

Le Suore dell’Immacolata

Un anno dopo il commissariamento dei frati, il Vaticano ha rivolto la sua attenzione alle suore. Il cardinale Braz de Aviz ha ordinato una visita condotta da suor Fernanda Barbiero della Congregazione delle Suore di Santa Dorotea, nota per le sue tendenze moderatamente femministe, tipiche di un ordine “aggiornato”. A suor Barbiero sono stati concessi poteri pari a quelli del Commissario dei Frati. Ma con una differenza importante: mentre la visita dei Frati era stata causata da un piccolo gruppo di dissidenti, le Suore si sono unite contro la visita, né hanno inviato denunce al Vaticano.

Tra il maggio e il luglio 2014, suor Barbiero ha richiesto altri due Visitatori Apostolici per il ramo contemplativo dell’Istituto, la abbadessa delle Clarisse suor Damiana Tiberio e suor Cristiana Mondonico, che a quanto risaputo, tengono il rito antico in un atteggiamento generale di disprezzo. I visitatori hanno detto alle suore che pregavano troppo e che facevano troppa penitenza! Le hanno anche accusate di essere troppo claustrali” e di avere bisogno di un programma di rieducazione secondo i criteri del Concilio Vaticano Il.

Le Suore dell’Immacolata hanno presentato un appello al Tribunale della Segnatura Apostolica, allora guidata dal cardinale Raymond Burke che aveva tentato di difendere i frati, contro il crescente strapotere dei loro Visitatori. La Segnatura è stata concorde nel riconoscere il fatto che i Visitatori erano andati oltre le loro competenze come erano descritte nel diritto canonico. Quattro mesi dopo il cardinale Burke è stato rimosso da Papa Francesco dalla sua posizione di Prefetto della Segn atura.

Cosa è successo?

Il 7 giugno 2015 queste misure estreme hanno subito un inaspettato arresto: padre Fidenzio Volpi è stato colpito da un ictus. Immediatamente ricoverato in ospedale nonostante ciò è morto alle ore 11:00 della mattina dello stesso giorno. Il nuovo Commissario scelto per l’Istituto è il salesiano padre Sabino Ardito, canonista, che ha svolto lo stesso compito, ma con un approccio più moderato. Nel momento in cui scriviamo, lo stato completo dell’ordine, compresi i numeri di coloro che sono rimasti, non è stato reso noto. Le ultime notizie sono che almeno quindici delle case dei Frati Francescani dell’Immacolata sono state chiuse, 60 fratelli hanno ufficialmente chiesto di essere sciolti dai loro voti, non si sa quanti se ne sono semplicemente andati via, e almeno alcune case delle suore sembra abbiano perso vocazioni a causa della crisi. Il nuovo Commissario si prepara a riscrivere le costituzioni dell’ordine per abolire la speciale consacrazione a Maria, una disposizione approvata dal Papa Giovanni Paolo II. È stato anche proposto di cambiare il voto di assoluta povertà in modo che l’Ordine possa in futuro possedere proprietà; l’oggetto di questa modifica sembra essere quello di rendere possibile al Vaticano di controllare l’Ordine attraverso le sua proprietà.

Le lettere e le azioni di padre Volpi hanno messo in chiaro un punto: “L’intervento presso i Francescani dell’Immacolata è stato causato dalla loro crescente adesione a posizioni teologiche Cattoliche Tradizionali non solo per la Messa Latina Tradizionale”. [Corsivo nell’originale]. Mentre molti Cattolici hanno tentato minimizzare la partecipazione e l’approvazione alla vicenda da parte di Papa Francesco, la distruzione dell’ordine proseguita dopo la morte di padre Volpi, in particolare dopo tanti interventi da parte dei fedeli che si sono appellati al papa, può lasciare pochi dubbi.

Il vaticanista Sandro Magister ha scritto dello “stupore” del mondo cattolico davanti all’attacco del Vaticano contro l’ordine, ricordando che “i Francescani dell’Immacolata sono una delle comunità religiose più fiorenti nate nella Chiesa Cattolica negli ultimi decenni”. Ma è notevole che i religiosi nominati per sovrintendere al commissariamento erano essi stessi membri di congregazioni in drastico declino, compresi i Cappuccini di padre Volpi e i Salesiani di padre Ardito.

Mentre i Francescani dell’Immacolata sono cresciuti esponenzialmente in poco più di quarant’anni, i Frati Francescani Minori hanno subito un crollo delle vocazioni, da 27.009 membri nel 1965 a 15.794 nel 2005, una diminuzione del 41%. Vale la pena chiedersi se sia stato effettivamente il successo dell’approccio più tradizionale dei Frati Francescani dell’Immacolata ad aver attirato l’ira dei “progressisti” ìl cui esperimento durato 50 anni sembra va essere fallito.

Questa riflessione è stata ripresa nel settembre 2016 dal vaticanista Giuseppe Nardi, che ha scritto: “Il Commissario e il capo della congregazione religiosa hanno confermato ciò che gli osservatori avevano sospettato sin dall’inizio: la ragione è stata la suddetta caratteristica dell’Ordine. Un ordine che usava il nuovo rito, e che poi ha adottato il rito tradizionale, ha attirato numerose vocazioni di giovani e ha suscitato un crescente interesse da parte degli altri ordini legati al nuovo rito, che hanno cominciato ad essere interessati a questa ‘storia di successo’, ovviamente non dovrebbe esistere”. La distruzione dei Frati Francescani dell’Immacolata è stato un messaggio ben compreso dagli altri ordini che sono stati attenti a mantenere giù la testa.

In tutto questo l’atteggiamento di Papa Francesco è stato tipicamente opaco. Si è mostrato sordo alle innumerevoli petizioni e suppliche dei frati e dei fedeli, seduto come uno spettatore olimpico a guardare le forze che si sono date battaglia in Vaticano, José Rodriguez Carballo e il cardinale Braz de Aviz, che erano in posizioni di potere, ma con un discutibile passato. Nessun caso canonico formale è mai stato istituito contro padre Manelli, le accuse informali sono rimaste infondate e nessun tribunale ecclesiastico o laico ha mai condannato padre Manelli per comportamenti impropri. Ma anche le conclusioni dei tribunali secolari che hanno dato torto al suo Commissario non hanno suscitato alcuna risposta da parte del Papa.

Rimangono molte domande, ma forse la più pressante è questa: qual è stato il vero motivo dell’attacco ai Frati Francescani e alle Suore dell’Immacolata? Se non è stata la questione liturgica, perché è stata questa la prima cosa a subire restrizioni? Perché non è mai stata data nessun altra ragione? Perché non è stato affrontato il fatto che il decreto del cardinale Braz de Aviz è in opposizione al Summorum Pontificum, un decreto papale?

Queste domande diventano sempre più pressanti quando il caso dei Frati Francescani Immacolata si paragona a quello dei Legionari di Cristo. Il primo istituto fu fondato in modo santo da padre Manelli, le accuse contro il quale sono state tutte respinte dai tribunali secolari; il secondo è stato fondato da Marcial Maciel, tossicodipendente e sessualmente promiscuo, che ha dedicato il suo tempo alle sue amanti e a raccogliere dai ricchi una fortuna in donazioni. Poche entità rappresentano più dei Legionari l’alleanza tra Chiesa e capitalismo contro cui Papa Francesco ha lanciato ripetute condanne. Al contrario, i Francescani dell’Immacolata si sono comportati come bambini nel mondo della politica ecclesiastica. La loro sequela di San Francesco era totale, nella loro genuina povertà, nella loro innocenza illimitata e nella loro dedizione a una vocazione spirituale. Qui, se è mai esistita, c’è stata la “Chiesa dei poveri” che Papa Francesco ha invocato all’inizio del suo pontificato.

Nel caso dei Legionari di Cristo, le accuse contro il fondatore e una spiegazione delle misure che dovettero essere prese furono pubblicate fin dall’inizio. Il cardinale Velasio de Paolis si è comportato come un padre benevolo verso i Legionari, anche se il loro carisma era molto diverso dal suo.

Quando il cardinale Joseph Ratzinger è stato eletto Papa nel 2005 ha personalmente deciso di indagare sul caso di Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo. Il comportamento gravemente immorale, sostenuto da prove nei tribunali secolari ed ecclesiastici, era dimostrato e doveva essere affrontato. Benedetto XVI non ha punito la Congregazione nel suo complesso, ma ha cercato con prudenza e meticolosità di individuare quali effetti aveva avuto la cattiva influenza del fondatore, e quali parti del carisma potevano essere mantenute. Quella è stata la linea seguita dal cardinale de Paolis. L’inchiesta è stata lunga e difficile, ma è stata chiusa all’inizio del 2014.

Due facce del potere

Quando Jorge Bergoglio è stato eletto Papa nel 2013 ha approvato l’indagine sui Frati dell’Immacolata. Nessuna accusa ufficiale è mai stata mossa contro il fondatore, padre Stefano Manelli, e nessuna prova è mai stata prodotta. È emersa nei media una campagna di diffamazione contro padre Manelli, che è stato punito con gli arresti domiciliari e non ha avuto la possibilità di difendersi. Oltre ciò, il suo ordine è stato governato in modo tirannico da un padre cappuccino che ha demolito l’ordine dalle fondamenta e fin dall’inizio ha cominciato a distruggere un elemento significativo del carisma dell’Istituto, ìl rito antico della Messa.

Confrontando i diversi modi di procedere, si può notare una differenza nella forza mondana dei due istituti. I Legionari di Cristo si distinguevano fin dalla loro fondazione per il loro stretto rapporto con ricchi donatori e con istituzioni finanziarie, e le donazioni abbondanti che hanno elargito al Vaticano sono stato il motivo per cui le accuse contro il loro fondatore erano state bloccate e messe a tacere per tanto tempo. I fatti parlano da soli, e vediamo quale di questi figli della Chiesa ha sperimentato la misericordia e quale ha subito una severità raramente riservata a qualsiasi altro ordine.

[1] Regola francescana approvata con la Bolla papale del 1223

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