mercoledì 9 ottobre 2019

LITURGIA DEL GIORNO

Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

"Signore, insegnaci a pregare! " è la richiesta dei discepoli rivolta a Gesù, e la leggiamo nel Vangelo di oggi. Oggi dunque cercheremo di capire un po' meglio quanto grande è il nostro bisogno di imparare a pregare; soprattutto con l'aiuto della prima lettura.
L'attitudine di Giona è esattamente il contrario della prima domanda del Padre Nostro: "Padre, sia santificato il tuo nome". Giona si oppose a questa richiesta, non vuole che il nome di Dio sia manifestato. Egli lo conosce, il nome di Dio, e gli rincresce che Dio si manifesti come egli è. Infatti dice a Dio: "Io sapevo che tu sei un Dio misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che ti lasci impietosire riguardo al male minacciato!". Ecco qual è il "nome" di Dio, che vuol manifestarsi, e che Giona conosce da tutta la rivelazione biblica. Eppure non vuole che esso si manifesti nella sua vita: è una cosa che va contro i suoi gusti, contro la sua volontà di vivere. Egli è stato mandato a Ninive per profetizzare: "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta! " e adesso pretende che questa profezia si realizzi, perché ne va della sua reputazione di profeta. Ma la misericordia di Dio non può mettere in atto comunque questa predizione. Dio ha inviato il suo profeta per chiamare a conversione e la sua minaccia era condizionata: "Se non vi convertite, perirete", ed ora Dio è contento che la gente di Ninive si sia convertita e di poter manifestare "il suo nome": il suo amore, la sua tenerezza, la sua misericordia. Giona invece è in collera, non vuole che il nome di Dio si manifesti. E Dio allora gli dà una lezione, perché capisca quanto profondamente egli abbia ragione di aver compassione di coloro che ha creato, come sia logico per lui perdonare, chiamare alla vita e non alla morte.
Forse non ce ne accorgiamo, ma tante volte succede anche a noi di desiderare che il nome di Dio non si manifesti come è: un Dio pieno di mitezza e di pazienza, un Dio che non interviene con violenza ma aspetta che gli uomini si convertano, un Dio che lascia sussistere il male per trarne il bene. Quante volte ci lamentiamo di Dio perché le cose non vanno come a noi sembrerebbe giusto! Noi vogliamo riuscire in quel che facciamo; noi vogliamo aver rapporti facili e tranquilli con tutti; noi vogliamo che il nostro punto di vista prevalga; noi vogliamo che i criminali siano eliminati... E Dio ci lascia sbagliare, ci lascia nelle difficoltà di rapporti, lascia che gli altri non tengano conto delle nostre opinioni, fa splendere il suo sole sui buoni e sui malvagi. Le nostre reazioni spontanee sono in contraddizione con la prima domanda del Padre Nostro:
"Sia santificato il tuo nome", perché invece diciamo: "Si realizzino le mie idee, si compiano i miei desideri, trionfi il mio modo di vedere...". E le nostre idee, i nostri desideri, le nostre prospettive sono diverse da quelle di Dio. Abbiamo dunque bisogno che il Signore ci insegni a pregare, che metta in noi un desiderio profondo della sua manifestazione.


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Antifona d'ingresso
Tutte le cose sono in tuo potere, Signore,
e nessuno può resistere al tuo volere.
Tu hai fatto tutte le cose, il cielo e la terra
e tutte le meraviglie che vi sono racchiuse;
tu sei il Signore di tutto l’universo. (Est 4,17b)


Colletta
O Dio, fonte di ogni bene,
che esaudisci le preghiere del tuo popolo
al di là di ogni desiderio e di ogni merito,
effondi su di noi la tua misericordia:
perdona ciò che la coscienza teme
e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...


Prima lettura

Tu hai pietà per una pianta di ricino, e io non dovrei avere pietà di Nìnive, la grande città?


Dal libro del profeta Giona

Giona provò grande dispiacere e fu sdegnato. Pregò il Signore: «Signore, non era forse questo che dicevo quand’ero nel mio paese? Per questo motivo mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore e che ti ravvedi riguardo al male minacciato. Or dunque, Signore, toglimi la vita, perché meglio è per me morire che vivere!». Ma il Signore gli rispose: «Ti sembra giusto essere sdegnato così?».
Giona allora uscì dalla città e sostò a oriente di essa. Si fece lì una capanna e vi si sedette dentro, all’ombra, in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città. Allora il Signore Dio fece crescere una pianta di ricino al di sopra di Giona, per fare ombra sulla sua testa e liberarlo dal suo male. Giona provò una grande gioia per quel ricino.
Ma il giorno dopo, allo spuntare dell’alba, Dio mandò un verme a rodere la pianta e questa si seccò. Quando il sole si fu alzato, Dio fece soffiare un vento d’oriente, afoso. Il sole colpì la testa di Giona, che si sentì venire meno e chiese di morire, dicendo: «Meglio per me morire che vivere».
Dio disse a Giona: «Ti sembra giusto essere così sdegnato per questa pianta di ricino?». Egli rispose: «Sì, è giusto; ne sono sdegnato da morire!». Ma il Signore gli rispose: «Tu hai pietà per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita! E io non dovrei avere pietà di Nìnive, quella grande città, nella quale vi sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?».

Parola di Dio

Salmo responsoriale




Signore, tu sei misericordioso e pietoso.

Pietà di me, Signore,
a te grido tutto il giorno.
Rallegra la vita del tuo servo,
perché a te, Signore, rivolgo l’anima mia.

Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche.

Tutte le genti che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, Signore,
per dare gloria al tuo nome.
Grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio.

Canto al Vangelo (Rom 8,15)
Alleluia, alleluia.
Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,
per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Alleluia.

Vangelo 


Signore, insegnaci a pregare.


+ Dal Vangelo secondo Luca

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Il nostro cuore desidera incontrarsi con Dio, ma non sempre conosciamo quello che gli è gradito. Chiediamogli perciò di ispirarci le parole e gli atteggiamenti per metterci in verità e trasparenza dinanzi a lui, dicendo:
Signore, insegnaci a pregare.

- Nella preghiera il dubbio si fa chiarezza, la paura diventa fiducia, l'ansia si trasforma in abbandono. Aiuta tutti gli uomini, Signore, a sperimentare la forza rinnovatrice e benefica della preghiera. Preghiamo:
- La Chiesa ha il compito di rivolgere al Padre l'incessante preghiera di Cristo per gli uomini. Aiuta, o Signore, le comunità cristiane a celebrare con fede sempre viva e attuale la liturgia di ogni giorno. Preghiamo:
- Quando le forze vengono meno è facile lasciarsi prendere dalla tentazione dell'inutilità. Aiuta, o Signore, gli anziani e i malati a comprendere che la vocazione alla preghiera li rende utili a tutto il mondo. Preghiamo:
- La domenica per tanti cristiani è diventata soltanto una possibilità di evasione. Aiutaci, o Signore, a riscoprire il valore della festa come incontro con te nell'eucaristia e nel volto dei fratelli. Preghiamo:
- Per coloro che nella Chiesa hanno il coraggio di dire e di ascoltare la verità. Preghiamo:
- Per i laici che costruiscono e animano la Chiesa. Preghiamo:

O Dio onnipotente, che ci hai dato in Gesù Cristo un modello e un maestro di preghiera, fa' che seguendo la sua parola e il suo esempio anche noi possiamo entrare in un dialogo filiale con te che sei la sorgente e il fine della nostra vita.
Per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli, Signore, il sacrificio
che tu stesso ci hai comandato d’offrirti
e, mentre esercitiamo il nostro ufficio sacerdotale,
compi in noi la tua opera di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.


Antifona di comunione
Il Signore è buono con chi spera in lui,
con l’anima che lo cerca. (Lam 3,25)

Oppure:
Uno solo è il pane, e noi, pur essendo molti,
siamo un corpo solo, perché partecipiamo tutti dell’unico pane
e dell’unico calice. (cf. 1Cor 10,17)


Preghiera dopo la comunione
La comunione a questo sacramento
sazi la nostra fame e sete di te, o Padre,
e ci trasformi nel Cristo tuo Figlio.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

martedì 8 ottobre 2019

In Svezia gli alunni sono costretti a partecipare agli scioperi per il clima lanciati dall’attivista Greta Thunberg.

L'ELITE GLOBALISTA OBBLIGA GLI ALUNNI SVEDESI A PARTECIPARE AGLI SCIOPERI PER IL CLIMA DELLA BIMBA DALL'ARIA STANCA...


Come riporta Voice of Europe, una scuola a Umeå, nella regione settentrionale della Svezia, ha costretto i suoi alunni di età compresa tra 6 e 11 anni a partecipare ad uno degli scioperi climatici, nonostante la costituzione svedese proibisca la partecipazione obbligatoria ai movimenti politici. Nessun insegnante sembra aver protestato contro la decisione.

La direzione e gli insegnanti della scuola Västangård di Umeå, hanno deciso che venerdì 27 settembre tutti i bambini si sarebbero riuniti per la manifestazione congiunta sul clima. I genitori dei bambini sono stati informati via mail della decisione e sono stati anche invitati a partecipare.
Libri e varie...

Svezia, alunni obbligati a partecipare agli scioperi di Greta

Gli alunni sono stati costretti a unirsi allo sciopero, secondo quanto riportato dal quotidiano Nyheter i Västerbotten. Anders Ågren, politico conservatore della città svedese, è sconvolto. “È uno scandalo oltre ogni immaginazione! Per cominciare, è sbagliato scioperare durante le ore di scuola. Ma la parte più grave di ciò è che gli insegnanti e la direzione della scuola costringono ovviamente gli studenti a scioperare. Mostra una completa mancanza di giudizio da parte degli adulti. Cosa succederà dopo? Tutti gli alunni saranno costretti a partecipare alle dimostrazioni del 1° maggio, solo perché la direzione della scuola ritiene che sia una buona idea” sottolinea.
Comportamento illegale

Secondo la costituzione svedese, Regeringsformen, 2 capitolo §2, è illegale forzare i bambini a partecipare allo sciopero. “Nessuno deve essere costretto dal pubblico a presentare le proprie opinioni in termini politici, religiosi, culturali o di altro tipo. Né qualcuno deve essere costretto dal pubblico a partecipare a luoghi per formulare opinioni o manifestare, o altra unione politica, comunità religiosa o altra sede per opinioni espresse nella prima frase”, afferma la costituzione.
Svezia, la Rete dietro Greta Thunberg


Cominciamo col spiegare chi è lei: Greta Thunberg, classe 2003, nata in Svezia, dal 20 agosto 2018 inizia la sua protesta di fronte il Parlamento di Stoccolma. Il suo slogan, scritto sul cartello che è solita tenere in mano, è: Skolstrejk för klimatet (Sciopero della scuola per il clima). A completare il quadro c’è inoltre la Sindrome di Asperger, malattia di cui Greta Thunberg è vittima, molto simile all’autismo ma con effetti e complicazioni meno gravi.

Ebbene, com’è possibile che una ragazzina come molte altre, che porta avanti una battaglia per lo più legittima, sia diventata in poco tempo un fenomeno globale? Basiamoci sui fatti, cominciamo col dire che Greta è figlia della celebre cantante Malena Ernman, che nel 2009 partecipò anche all’Eurovision. Sui social vanta una pagina facebook intorno ai 200.000 like. A distanza di soli quattro giorni dalla prima protesta (24 agosto 2018) pubblica un libro dal titolo “Scenes from the Heart”. Casualità fin troppo emblematica.

Non è finita, la strategia di marketing sarebbe fin troppo banale se fosse finalizzata alla promozione di un semplice libro da parte della madre. Capita quindi anche che alla giovane Greta Thunberg e alla celebre madre si affianchi anche un terzo personaggio: Ingmar Rentzhog, esperto di marketing e pubblicità.

Fonte: 

Microchip sottocutaneo: Nuova normativa Europea, entro due anni ognuno di noi dovrà farselo...Parola di Renzi che è tornato al governo

LA PROVA CHE I VACCINI IMPIANTANO UN MICROCHIP NEI BAMBINI? DIRETTAMENTE DALLE PAROLE DI RENZI IN QUESTO ARTICOLO DI TRE ANNI FA....

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microchip sottocutaneo nuova normativa europea




Chip sottocutaneo obbligatorio, entro due anni tutti lo dovranno avere in Italia.

“Entro due anni tutti avranno il microchip sottocutaneo”, queste sono le parole, non di un folle, ma di Matteo Renzi, pronunciate proprio ieri dopo l’approvazione del disegno di legge su base americana per l’impianto del microchip sottocutaneo a tutti gli Italiani.

L’mpianto dei microchip negli esseri umani è un metodo utilizzato per inserire nel corpo umano un dispositivo di identificazione a radiofrequenza a circuiti integrati o transponder RFID incapsulati in un involucro di vetro.

L’impianto sottocutaneo contiene, di solito, un numero identificativo unico che può essere collegato a informazioni contenute su un database esterno, contenente, ad esempio, dati identificativi personali, dati anamnestici e sanitari, cure mediche, allergie, e informazioni di contatto.

Prima gli USA, poi la Svezia, l’Italia è la terza ad aderire al microchip sottocutaneo, secondo Renzi, già dal 2016 i microchip verranno impiantati a tutti i neonati sia nelle strutture pubbliche che private, poi dal 2017 si ha tempo un anno per regolarizzare il resto della popolazione, e come se si andasse a farsi vaccinare, tutti dovranno farsi impiantare il microchip.

Le sanzioni in caso qualcuno dovesse essere trovato sprovvisto di chip nel 2018 saranno veramente pesanti, si va da una multa di 3mila euro a 6 mesi di carcere.

Il microchip sarà su base RFID, gli stessi utilizzati negli animali da fattoria, ed ognuno avrà un database connesso al microchip, che raccoglierà informazioni su ogni nostro spostamento giornaliero.

In caso di crimine gli agenti potranno esattamente sapere responsabili e innocenti, chiedendo al centro di controllo dati di fornire i dati necessari. E inoltre sarà utilissimo anche a livello sanitario, dove il Microchip rappresenterà una “Tessera Sanitaria” che ci potremo sempre portare addosso, con le nostre generalità e i nostri familiari da contattare in caso di imprevisti.

Ma la cosa interessante è per le persone sole, infatti pare che vi sia la possibilità, tramite un determinato comando, di chiamare immediatamente un’ambulanza nel caso di malore improvviso, ciò potrebbe decisamente salvare qualche vita, ma vale la pena perdere la nostra privacy?







IL PADRE DEL MICROCHIP: “LE MACCHINE NON SARANNO MAI PIÙ INTELLIGENTI DELL’UOMO. VI SPIEGO PERCHÉ”


Per Federico Faggin stiamo vivendo un “lavaggio del cervello” perché il consenso ultramoderno ci porta a pensare alle “macchine come migliori dell’umano”, si scontra con il fatto che “l’umano non è un epifenomeno, e non dobbiamo diventare schiavi di una concezione meccanica della vita”.
Federico Faggin, sulla natura della consapevolezza

“Un giorno, i robot controlleranno il mondo” – “gli esseri umani sono le macchine più complesse sulla terra” – “i computer possono risolvere i problemi più difficili più velocemente e meglio di noi”. Quante volte abbiamo sentito pronunciare queste frasi, e in quante occasioni abbiamo affrontato un faccia a faccia, o meglio, un faccia-monitor con un computer, consapevoli della frustrazione che sarebbe derivata dal confronto con un vincitore designato sin dal principio?

Negli ultimi decenni, gli scienziati hanno creato intelligenze artificiali ispirate al cervello umano simulando le connessioni che si sviluppano tra i neuroni attraverso le sinapsi, costruito robot in grado di realizzare opere d’arte o che si sono visti riconoscere la cittadinanza di un paese. Stando a quanto affermato dai fisici, in cinquant’anni i computer saranno resi perfettamente coscienti e potranno sostituire uomini e donne nel portare a termine qualsiasi compito. Tuttavia, un bit non può ancora essere comparato a un segmento di DNA.

Gli scienziati ci hanno portati a credere che gli esseri umani siano macchine sofisticate, ma, se questo fosse vero, saremmo in grado di costruire robot che possano competere con noi in ogni ambito. Federico Faggin, il fisico vicentino che ha inventato il primo microprocessore, la mente che ha contribuito a creare la tecnologia che conosciamo oggi, pioniere della Silicon Valley è stato spinto, nel corso della sua carriera, dal sogno di creare un computer consapevole. Quello che è arrivato a scoprire è, semplicemente, che un simile dispositivo non possa esistere. Speaker d’eccezione alla prima conferenza organizzata da Science Gallery Venice, lo scorso 27 aprile al polo scientifico di Mestre, Faggin ha presentato il suo modello di realtà, un mondo in cui la consapevolezza sta alla base della natura stessa. La ricerca dell’inventore italiano lo ha portato a scoperte ben più rivoluzionarie della tecnologia alla base del celebre 4004, ma la più importante conclusione alla quale è giunto è sicuramente una: un computer non potrà mai essere consapevole.

«A quel tempo, mi sono detto: “se la consapevolezza è una proprietà meccanica di un sistema complesso, essendo il computer una macchina complessa, dovrei essere in grado di modificarlo per crearne uno consapevole”. Dopo due o tre anni, mi sono accorto che questo tentativo mi stava portando lontano dalla natura della consapevolezza, e ho capito che dovevo studiarla nell’unico modo possibile, ovvero in prima persona. Da quel momento, ho dedicato la mia vita a studiarla».

Che cosa rispondereste se qualcuno vi dicesse che il big bang e il mondo per come lo conoscete oggi sono solo un passaggio secondario nella creazione della vita, una mera proiezione della realtà intrinseca della mente di ogni essere umano? Come reagireste alla scoperta che il vostro io più profondo non fosse determinato solo da neuroni e sinapsi, ma da un’ ancora più complessa e primordiale realtà, il “nous”: l’intelligenza umana?

Il fisico italiano propone una teoria per la quale tutto quello che fino ad oggi è stato considerato “il mondo” è in realtà solo il riflesso della comprensione umana del mondo catturata attraverso quelli che egli definisce: “qualia”, vale dire, sentimenti ed emozioni trasformati in simboli. Richiederebbe senz’altro uno sforzo non indifferente e una significativa dose di onestà e integrità immaginare una realtà non meccanica, un mondo senza oggetti, spazio o tempo. Da sempre, gli umani sono stati istruiti a separare scienza e filosofia, a opporre religione e fisica, ma la natura della consapevolezza di Faggin sovverte la comune visione del mondo e apre nuove porte all’interpretazione della realtà. Paradossalmente, ci è voluto un fisico per far capire agli uomini che la filosofia, la natura umana e le emozioni valgono tanto quanto, se non più, della meccanica quantistica.

Le persone sono cresciute pensando di essere poco più che carne e ossa, convinte che le loro sensazioni fossero semplicemente una reazione a stimoli esterni. In quest’ottica, nella eterna battaglia tra esseri umani e intelligenze artificiali, queste ultime vincerebbero facilmente la sfida, sorprendendo l’avversario con trucchi incomprensibili e risolvendo infinite operazioni in un secondo. Tuttavia, quello che tutti tendono a dimenticare è che i computer non esisterebbero se gli uomini non li avessero creati e che idee e creatività costituiscono l’input indispensabile senza il quale i robot non sarebbero in grado di rispondere. Gli umani non dovrebbero lasciarsi intimidire dal confronto con i computer, ma dovrebbero piuttosto guardarsi da coloro che danno gli input alle macchine e che si considerano migliori di altri.

Nel corso dell’intervista con le Young Voices di Science Gallery Venice, interrogato su quale disciplina, tra arte e scienza, fosse più adatta a trasmettere messaggi ai “qualia”, il fisico ha messo in luce l’interconnessione tra le due, senza le quali l’uomo non sarebbe in grado di cogliere l’essenza della realtà: «l’arte è stata per molti secoli il mezzo col quale concetti complessi sono stati trasmessi alle persone, e i qualia sono gli strumenti attraverso i quali percepiamo e comunichiamo ogni cosa, persino l’esistenza stessa. Senza di essi, non saremmo altro che robot. C’è bisogno di entrambe. L’arte esprime l’intuizione, mentre la scienza esprime il lato più razionale degli umani, ma persino nella scienza c’è una forte componente di intuizione. L’arte è essenziale, la scienza è essenziale, le due, combinate, possono dare a tutti un mondo migliore nel quale vivere».

Nella visione di Faggin, l’ego non dovrebbe essere ridotto alla semplice forma fisica, ma dovrebbe al contrario essere elevato affinché possa raggiungere il vero significato delle cose, che risiede al cuore della natura della consapevolezza. Tutto ha origine dalla comprensione, e questa passa attraverso la comunicazione. La creatività è il risultato delle idee: alcune di esse sono senza valore, altre possono essere in grado di cambiare il mondo. L’uomo ha sempre cercato di comprendere la realtà attraverso arte e scienza, ma senza l’abilità di andare a fondo nell’essenza, senza la percezione data dai qualia, uomini e donne sarebbero solo robot incapaci di avere intuizioni e di sentire l’esistenza. Se gli umani fossero davvero come computer, l’arte sarebbe ridotta a un’espressione di dati ottenuta tramite algoritmi e non ci sarebbero i prodotti delle menti geniali di Mozart e Galileo, e Dante non sarebbe stato in grado di tradurre la natura umana in terzine. Il mondo risulterebbe privato della sua bellezza e sarebbe trasformato in una semplice ripetizione di un modello nel tentativo di imitare la vita.

Ci vuole coraggio, onestà e anche un pizzico di audacia per proporre una teoria che sfida le leggi della fisica e per sacrificare la propria esistenza alla ricerca del significato e dell’origine della realtà, e a Federico Faggin non sono mancate nessuna di queste qualità. Dal microprocessore alle domande sulla nascita del mondo, dalla Silicon Valley alla Federico and Elvia Faggin Foundation la visione del pensatore e fisico è sempre stata guidata da intuizione e curiosità. Non resta che chiedersi se un computer sarebbe stato in grado di fare tutto questo.

Valeria Sforzini, Science Gallery Venice – Young Voices Board

INTERVISTA CON FEDERICO FAGGIN (estratto)


Molti studiosi ed economisti sono preoccupati degli effetti che intelligenza artificiale e automazione sempre più spinta avranno sul mercato del lavoro. Qualcuno si spinge addirittura ad ipotizzare un mondo futuro senza più lavoro umano, ad esclusione di quello di pochi scienziati e tecnici privilegiati. E’ uno scenario realistico?

“No. Sono fantasie. L’intelligenza avrà sempre bisogno della supervisione umana di una certa qualità. Prendiamo, per esempio, la guida autonoma delle automobili, a cui si arriverà non fra 5-10 anni come ci raccontano ma fra 20-30 anni. Eliminerà gli incidenti stradali che sono provocati principalmente da persone disattente, ubriache o sotto effetto di droga. Una macchina può effettivamente fare meglio di una persona incapacitata, ma non sarà mai in grado di guidare meglio rispetto ad un uomo nel pieno delle sue capacità”.

Altri scienziati però, come per esempio Ray Kurzweil, il futurologo di Google, sostengono che le macchine diventeranno più intelligenti dell’uomo (la cosiddetta singolarità tecnologica) e che l’unico modo che abbiamo per restare competitivi è quello di diventare esseri ibridi, ovvero innestare le nuove tecnologie nel nostro corpo. Elon Musk, con la sua Neuralink, sta lavorando proprio per connettere il cervello umano con i computer. Cosa ne pensa?

“E’ una teoria che non ha nessun fondamento scientifico. Sono assolutamente contrario all’idea che una macchina possa diventare più intelligente dell’uomo”.


Per quale motivo?

“Perché il computer non sarà mai cosciente. Negare all’uomo la capacità di mantenere la sua superiorità sulla macchina, come fa Kurzweil, è una follia”.

Cosa è la coscienza?

“Semplificando possiamo dire che è la capacità di avere esperienze anche superiori a quelle ordinarie. Il corpo umano è una struttura quantistica e non una macchina classica come il computer, che non potrà mai riprodurre quello che fa il nostro corpo. Grazie allo sviluppo della propria coscienza l’uomo è incommensurabilmente superiore a qualsiasi macchina perché ha una comprensione della realtà che la AI non potrà mai avere in quanto priva di coscienza”.

Il messaggio che siamo inferiori all’intelligenza artificiale e ai robot è però veicolato con sempre maggiore frequenza nella cultura mainstream. Perché?

“Perché ci sono forti interessi economici che spingono affinché passi questo messaggio. Se noi crediamo di essere inferiori alle macchine finiremo per accettare l’idea di aver assolutamente bisogno dell’intelligenza artificiale e dei robot. Chi controlla queste tecnologie diventerà padrone dell’umanità”.

Nel suo libro “Silicio” ha citato una frase del filosofo cinese Chuang Tzu: le ricompense e le punizioni sono la forma più bassa di educazione. A suo avviso come dovrebbe cambiare l’educazione per riuscire a preparare gli uomini del XXI secolo?

“E’ un discorso molto importante che tra l’altro pochi genitori fanno perché troppo occupati a vivere la loro vita. L’educazione dei figli è sempre più spesso lasciata agli insegnanti delle scuole. E’ essenziale insegnare ai bambini a sviluppare la propria coscienza. Insegnare loro che hanno uno spirito. Cosa che oggi si trascura perché prevale l’idea che il mondo sia solo quello esteriore e non anche quello interiore. Le religioni davano almeno un inizio di questo processo ma purtroppo sono passate in secondo piano. I genitori che hanno buon senso devono insegnare il valore dello spirito ai loro bambini perché altrimenti nessuno glielo insegnerà”.


COMMISSIONE EUROPEA: LA GEOINGEGNERIA È UNA POSSIBILITÀ REALISTICA PER ATTENUARE CAMBIAMENTI CLIMATICI

POI SFRUTTANO UNA RAGAZZINA CON LA SINDROME DI ASPERGEN CHE DOVREBBE VIVERE LA SUA FANCIULLEZZA IN MODO SPENSIERATO COME TUTTI I BAMBINI DELLA SUA ETA'....


Gli scienziati sembrano prudenti riguardo alla geoingegneria

La geoingegneria, ovvero la deliberata ingegneria e manipolazione su larga scala dell’ambiente del pianeta, non appartiene solo al mondo della fantascienza ma è una possibilità realistica per attenuare i cambiamenti climatici. In un periodo in cui il clima terrestre è influenzato su scala globale dalle attività umane, i ricercatori hanno suggerito che potrebbero essere sviluppate e usate specifiche tecnologie mirate per compensare questo cambiamento.

Uno sforzo europeo che coinvolge scienziati provenienti da tutta Europa ha studiato gli impatti che avrebbero alcune opzioni di geoingegneria proposte, e i risultati potrebbero non corrispondere esattamente a quelli previsti. Presentata nella rivista Earth System Dynamics, la ricerca è stata in parte finanziata dal progetto IMPLICC (“Implications and risks of engineering solar radiation to limit climate change”), che ha ricevuto quasi 1 milione di euro nell’ambito del tema “Ambiente” del Settimo programma quadro (7° PQ) dell’UE. Alcuni scienziati in passato avevano sostenuto che usando tecnologie mirate come l’immissione di aerosol di zolfo nella stratosfera per ridurre l’irradiamento solare potrebbe essere più efficace e meno costoso rispetto ai tentativi di ridurre le emissioni di gas serra allo scopo di combattere il cambiamento climatico.

Inoltre, alcuni sostengono che potrebbe diventare necessario usare le tecnologie della geoingegneria per evitare cambiamenti repentini e catastrofici del sistema climatico. Anche se altri dubitano dell’efficacia di tali opzioni, sostenendo che vi sarebbero effetti collaterali indesiderati, oltre che aspetti legali ed etici contro la geoingegneria, vi sono ricercatori, politici ed economisti che ritengono che la riduzione della radiazione solare che raggiunge il nostro pianeta mediante ingegneria del clima potrebbe funzionare.

Per basare la discussione su argomenti scientifici più solidi, scienziati francesi, tedeschi, norvegesi e britannici hanno usato sofisticati modelli climatici e hanno osservato, ad esempio, che in un clima modificato mediante geoingegneria sono probabili significative riduzioni dei cicli delle piogge globali e regionali. “L’ingegneria del clima non può essere vista come un sostituto a un percorso politico di riduzione dei cambiamenti climatici attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra,” scrivono gli autori nello studio. Ciò suggerisce che questa soluzione di geoingegneria per il cambiamento climatico potrebbe portare a una significativa riduzione delle piogge sia in Europa che nel Nord America. Guidati dall’Istituto Max Planck per la meteorologia in Germania, i ricercatori hanno esaminato minuziosamente come i modelli della Terra in un mondo caldo e ricco di biossido di carbonio (CO2) rispondono a una riduzione artificiale della quantità di luce solare che raggiunge la superficie del pianeta.

Le tecniche di geoingegneria potrebbero essere usate per ridurre la quantità di radiazione solare che raggiunge la superficie della Terra imitando gli effetti delle grandi eruzioni vulcaniche che hanno un effetto di raffreddamento globale del clima. I ricercatori suggeriscono che lo stesso risultato potrebbe essere ottenuto rilasciando biossido di zolfo nell’atmosfera o posizionando degli specchi giganteschi nello spazio. Anche se esistono delle idee per combattere il cambiamento climatico, gli scienziati hanno concentrato i propri sforzi sullo studio degli effetti previsti della loro implementazione.

Per ottenere questo, essi hanno studiato in che modo quattro modelli della Terra rispondevano all’ingegneria del clima nell’ambito di uno scenario specifico. Il loro scenario ipotetico prevedeva un mondo con una concentrazione di CO2 quattro volte più alta rispetto ai livelli preindustriali, ma in cui il calore aggiuntivo causato da un simile aumento era bilanciato da una riduzione della radiazione che riceviamo dal Sole. “Un valore quadruplo della CO2 rappresenta il limite superiore, ma si trova ancora nella gamma dei valori considerati possibili per la fine del 21° secolo,” ha detto Hauke Schmidt dell’Istituto Max Planck per la meteorologia e autore principale della ricerca. Essi hanno osservato una riduzione delle piogge di 100 millimetri all’anno, approssimativamente un calo del 15% dei valori delle precipitazioni preindustriali in vaste aree del Nord America e dell’Eurasia settentrionale. Contemporaneamente, nel Sud America centrale, tutti i modelli mostrano una diminuzione delle piogge che supera il 20% in zone della regione amazzonica.

Nel complesso, le piogge globali si riducono circa del 5% in media in tutti e quattro i modelli studiati. “Gli impatti di questi cambiamenti devono ancora essere affrontati, ma il messaggio principale è che il clima prodotto dalla geoingegneria è diverso da qualsiasi clima precedente, anche se si potesse riprodurre la temperatura media globale di un clima del passato,” ha detto il dott. Schmidt. I ricercatori, tuttavia, fanno subito notare che lo scenario studiato non è progettato per essere realistico anche in possibili applicazioni future dell’ingegneria del clima.

Ma l’esperimento ha permesso al team di identificare chiaramente e confrontare le risposte di base del clima della Terra alla geoingegneria, ponendo così le fondamenta per futuri studi più dettagliati. Il dott. Schmidt ha detto: “Questo studio è il primo chiaro confronto di diversi modelli che seguono un rigido protocollo di simulazione e che ci permettono di valutare la solidità scientifica dei risultati. Inoltre, noi stiamo usando l’ultima generazione di modelli climatici, quelli che ci forniranno i risultati per il Quinto rapporto IPCC [Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici].” Gli scienziati hanno usato modelli climatici sviluppati dal Met Office Hadley Centre britannico, dall’Istituto Pierre Simon Laplace in Francia e dall’Istituto Max Planck in Germania. Il quarto modello della Terra usato è stato sviluppato da scienziati norvegesi.Per maggiori informazioni, visitare: Earth System Dynamics: http://www.earth-system-dynamics.net/Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici: http://www.ipcc.ch/

FONTE

RISCALDATORI IONOSFERICI – UN SISTEMA DI ARMAMENTI CON EFFETTI DEVASTANTI SUL CLIMA


Tour HAARP and the Ionospheric Heaters worldwide 3D Map & Details


E' QUESTO IL "RISCALDAMENTO" GLOBALE DI CUI PARLA GRETA? IL RISCALDAMENTO GLOBALE MILITARMENTE CAUSATO NON E' MAI STATO NEANCHE PAVENTATO DALLA RAGAZZINA DI 16 ANNI CON PROBLEMI DI SALUTE CHE NULLA PUO' SAPERE DI TUTTO QUESTO.... 

HAARP – Un sistema di armamenti con effetti devastanti sul clima
Nel 1999 il parlamento europeo pubblica una relazione sull’ambiente preoccupato per l’utilizzo delle risorse militari (in particolare del sistema HAARP) che arrecano danni irreparabili all’ambiente. La prima parte espone i rischi e pericoli dell’utilizzo di tale sistema di manipolazione climatica. La seconda parte propone una risoluzione al problema, rimasta ancora senza alcuna risposta.



RELAZIONE DEL 1999 DEL PARLAMENTO EUROPEO SU H.A.A.R.P:



RELAZIONE

14 gennaio 1999
PE 227.710/def. A4-0005/99
sull’ambiente, la sicurezza e la politica estera
Relatore per parere: (Procedura “Hughes”)
on. Olsson, commissione per la protezione dell’ambiente, la sanità pubblica e la tutela dei consumatori
Commissione per gli affari esteri, la sicurezza e la politica di difesa
Relatrice: on. Maj Britt Theorin

Nella seduta del 13 luglio 1995 il Presidente del Parlamento ha comunicato di aver deferito la proposta di risoluzione della on. Rehn Rouva sull’uso potenziale delle risorse di carattere militare per le strategie ambientali, presentata in conformità dell’articolo 45 del regolamento, alla commissione per gli affari esteri, la sicurezza e la politica di difesa per l’esame di merito e, per parere, alla commissione per per la protezione dell’ambiente, la sanità pubblica e la tutela dei consumatori.

Nel 1999 il parlamento europeo pubblica una relazione sull’ambiente preoccupato per l’utilizzo delle risorse militari (in particolare del sistema HAARP) che arrecano danni irreparabili all’ambiente. La prima parte espone i rischi e pericoli dell’utilizzo di tale sistema di manipolazione climatica. La seconda parte propone una risoluzione al problema, rimasta ancora senza alcuna risposta.

ESTRATTO:

HAARP – Un sistema di armamenti con effetti devastanti sul clima

Il 5 febbraio 1998 la sottocommissione “Sicurezza e disarmo” del Parlamento europeo tenne un’audizione in cui si parlò anche di HAARP. Benché invitati, i rappresentanti della NATO e degli USA preferirono non partecipare. La commissione deplora che gli USA non abbiano inviato nessuno all’audizione e non abbiano approfittato dell’occasione per commentare il materiale presentato(22).

HAARP, il programma di ricerca sulle radiazioni ad alta frequenza (High Frequency Active Auroral Research Project) è condotto congiuntamente dall’aeronautica militare e dalla marina militare americane e dall’Istituto di geofisica dell’Università dell’Alaska di Fairbanks. Progetti analoghi vengono condotti addirittura in Norvegia, probabilmente in Antartide, ma anche nell’ex Unione Sovietica(23). HAARP è un progetto di ricerca in cui, attraverso impianti basati a terra e una serie di antenne, ciascuna alimentata da un proprio trasmettitore, si riscaldano con potenti onde radio parti della ionosfera(24). L’energia così generata riscalda talune parti della ionosfera provocando buchi e lenti artificiali.

Lo HAARP può essere impiegato per molti scopi. Manipolando le proprietà elettriche dell’atmosfera si diventa in grado di porre sotto controllo forze immani. Facendovi ricorso quale arma militare, le conseguenze potrebbero essere devastanti per il nemico. Attraverso HAARP è possibile convogliare in una zona prestabilita energia milioni di volte più intensa di quella che sarebbe possibile inviare con qualsiasi altro trasmettitore tradizionale. L’energia può anche essere indirizzata verso un obiettivo mobile, per cui si potrebbe applicare anche contro i missili del nemico.

Il progetto consente anche di migliorare le comunicazioni con i sommergibili e di manipolare la situazione meteorologica globale. Ma è possibile anche il contrario, cioè disturbare le comunicazioni. Manipolando la ionosfera è possibile ostacolare le comunicazioni globali facendo però arrivare a destinazione le proprie. Un’altra applicazione del sistema è quella di scandagliare a raggi X la terra per vari chilometri di profondità (con un’apposita tomografia a effetto penetrante) per esplorare campi di petrolio e di gas, ma anche attrezzature militari sotterranee. Radar in grado di vedere oltre l’orizzonte e di definire gli oggetti a grande distanza sono un’altra delle applicazioni del sistema HAARP. Ciò consente di individuare gli oggetti in arrivo da dietro la curvatura del pianeta.

A partire dagli anni ’50 gli Stati Uniti hanno effettuato esplosioni di materiale nucleare nelle fasce di Van Allen(25) per sondare gli effetti delle esplosioni atomiche ad un’altezza così elevata sulle trasmissioni radio e le operazioni radar in virtù dell’intenso impulso elettromagnetico scatenato dalle deflagrazioni. Esse crearono nuove fasce di radiazione magnetica comprendenti quasi tutta la terra. Gli elettroni correvano lungo linee di campo magnetiche creando un’aurora boreale artificiale sopra il Polo Nord. Con questi test militari si rischia seriamente di danneggiare per molto tempo la fascia di Van Allen. Il campo magnetico terrestre può essere distrutto in vaste aree impedendo le comunicazioni via radio. Secondo scienziati americani ci vorranno probabilmente molte centinaia di anni prima che la fascia di Van Allen si stabilizzi nella sua posizione normale. Il sistema HAARP può provocare mutamenti delle costanti meteorologiche. Esso può anche influenzare tutto l’ecosistema, soprattutto nella sensibile area antartica.

Un’ulteriore seria conseguenza del sistema HAARP sono i buchi ionosferici causati dalle potenti onde radio inviate. La ionosfera ci protegge dalle radiazioni provenienti dal cosmo. Si spera che i buchi giungano a riempirsi nuovamente, ma le esperienze compiute con i mutamenti dello strato di ozono puntano in direzione contraria. Ciò significa che esistono buchi non indifferenti nella fascia protettiva della ionosfera.

A causa delle sue notevoli ripercussioni sull’ambiente, HAARP è una questione che riguarda tutto il mondo e bisogna anche chiedersi se i vantaggi di sistemi del genere controbilancino effettivamente i rischi. Le conseguenze ecologiche ed etiche vanno analizzate approfonditamente prima di qualsiasi altra ricerca e sperimentazione. HAARP è un progetto quasi totalmente sconosciuto all’opinione pubblica, ed è importante aumentare la consapevolezza di quest’ultima in proposito.

HAARP è il proseguimento di cinquant’anni di ricerca spaziale intensiva di chiaro stampo militare, portata avanti anche nel quadro delle “guerre stellari” per il controllo delle fasce più alte dell’atmosfera e delle comunicazioni. Tale ricerca va considerata seriamente nociva per l’ambiente, con conseguenze incalcolabili per la vita umana. Nessuno è oggi in grado di dire con sicurezza quali possono essere le conseguenze di HAARP. La cultura della segretezza nell’ambito della ricerca militare dev’essere combattuta. E’ necessario promuovere il diritto alla trasparenza e alla verifica democratica dei progetti di ricerca militari, come pure il controllo parlamentare.

Tutta una serie di atti normativi internazionali (“Convenzione sul divieto dell’utilizzo a scopi militari o ad altri scopi ostili delle tecniche di modificazione dell’ambiente”, “The Antarctic Treaty”, “Trattato recante principî per il comportamento degli Stati nell’esplorazione dello spazio esterno, compresi la luna e gli altri corpi celesti” e la Convenzione dell’ONU sulle leggi del mare) fanno risultare HAARP assai dubbio non soltanto dal punto di vista umano e politico, ma anche da quello giuridico. Il trattato sull’Antartide prevede che l’Antartide possa essere utilizzata unicamente a scopi pacifici(26). Ciò potrebbe anche significare che HAARP rappresenta una violazione del diritto internazionale. Tutte le conseguenze dei nuovi sistemi di armamenti devono essere valutate da organismi internazionali indipendenti. Vanno inoltre elaborati altri accordi internazionali tesi a proteggere l’ambiente da inutili devastazioni in caso di guerra.

CONCLUSIONI

11. considera il sistema militare USA di manipolazione ionosferica, HAARP, con base in Alaska – che è solo una parte dello sviluppo e dell’impiego di armi elettromagnetiche ai fini della sicurezza sia interna che esterna – un esempio della più grave minaccia militare emergente per l’ambiente globale e la salute umana, dato che esso cerca di manipolare a scopi militari la sezione della biosfera altamente sensibile ed energetica, mentre tutte le sue conseguenze non sono chiare; invita inoltre la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri ad esercitare pressioni sui governi degli Stati Uniti, della Russia e di qualsiasi altro Stato impegnati in tali attività affinché vi pongano fine e si giunga ad una convenzione globale contro questo tipo di armi;

12. chiede in particolare una convenzione internazionale per una messa al bando globale di tutte le ricerche e di tutti gli sviluppi, sia militari che civili, volti ad applicare le conoscenze del funzionamento del cervello umano nel settore chimico, elettrico delle vibrazioni sonore o altro allo sviluppo di armi che possono consentire qualsiasi forma di manipolazione degli esseri umani, ivi compreso un divieto di qualsiasi impiego reale o possibile di tali sistemi. http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A4-1999-0005+0+DOC+XML+V0//IT



NATO 2020 – LE GUERRE FUTURE SARANNO ALL’INTERNO DELLE CITTÀ


Articolo di Nogeoingegneria

“In meno di 20 anni, gli impatti climatici – dalle grandi città alluvionate al crollo della produzione di cibo – minacciano di ridisegnare l’economia mondiale e di peggiorare drammaticamente le vite umane” aveva avvertito nel 2013 il presidente della Banca Mondiale Kim Yong Kim. Dati impressionanti sono stati pubblicati nel giugno 2014 dal WMO con “The Atlas of Mortality and Economic Losses from Weather, Climate and Water Extremes 1970-2012″. Dal 1970 al 2012 ci sono stati 8835 disastri, con circa due milioni di morti. 

Un documento top secret del Pentagono del 2002 avvisava: “Sarà catastrofe climatica entro il 2020 (…) i cambiamenti climatici dovrebbero mettere a repentaglio la sicurezza dell’intero pianeta”. Paradossalmente è stato definito un “rapporto segreto e censurato” dai responsabili della Difesa Usa, per essere poi diffuso su tutte le testate mainstream e quindi con grande clamore. Il messaggio era: i cambiamenti climatici dei prossimi 20 anni potrebbero portare ad una catastrofe mondiale, con milioni di vittime, guerre e disastri. La minaccia climatica era considerata superiore al terrorismo (Bin Laden era ancora al top). Il rapporto prognosticava città europee affondate e la Gran Bretagna piombata in un clima “siberiano” entro il 2020. Conflitti nucleari, siccità di dimensioni spaventose, carestie e sollevamenti popolari erano previsti in tutto il mondo. Disordini di varia natura dovevano portare il pianeta nel caos.

Nel 2004 Carlo Stracquadaneo (ufficiale militare – all’epoca consigliere giuridico del Ministero della Difesa) commentava: Non è la prima volta che in tema di mutamenti climatici si evocano gli scenari più agghiaccianti. All’inizio degli anni settanta, la stampa scientifica internazionale dedicò grandi spazi al progetto poco conosciuto di “immissione” e “interdizione” di talune azioni in ambiente meteorologico e geofisico a scopo militare. Il giornale americano “Christian Science Monitor” scrisse, nel 1973, che “il Pentagono assegna annualmente più di due milioni di dollari per la realizzazione di una nuova arma che permetterebbe di creare artificialmente inondazioni, siccità, maremoti, uragani e modifiche dello strato dell’ozono atmosferico”. Il Senato americano, l’11 luglio 1973, aveva infatti autorizzato il Governo a procedere nella realizzazione di tale progetto, anche con riferimento all’interdizione dagli effetti passivi degli eventi ambientali ed atmosferici.

Gli scenari descritti nella relazione annunciano delle conseguenze sulla sicurezza nazionale. Da questa situazione deriverebbero problematiche di ordine sociale, politico e militare che potrebbero spingere ad azioni militari. Il rapporto recita testualmente: «Rivolte e conflitti diventeranno parte endemica della società: la guerra tornerà a definire i parametri della vita umana».

Si inserisce in questo scenario la mappa disegnata dalla NATO, presentata nel 2003:

Urban Operations in the Year 2020.

Siamo nel 2015. Disastri ecologici, eventi estremi meteorologici, terremoti geofisici e sociali stanno destrutturando campagne e città del pianeta. Flussi inarrestabili di immigrati rischiano di destabilizzare i paesi invasi. 

Ogni evento costituisce un buon pretesto per militarizzare terra e spazio. E’ uno scenario architettato e realizzato dalle forze che stanno definitamente prendendo il comando? Molti dati svelano una ROADMAP ben chiara. 

La NATO prevede negli anni a venire le guerre all’interno delle nostre città. Sfileranno i militari nelle nostre strade. 

Il 2020 è molto vicino. Potremmo impedire la deriva verso un mondo apocalittico in mano ai militari? 



La NATO e le “operazioni urbane” per l’anno 2020


Uno studio NATO del 1999 descriveva come probabile che nel futuro le forze dell’Alleanza Atlantica dovessero condurre operazioni in aree urbane, a fronte di capacità per operare in un simile ambiente che sostanzialmente erano quelle dei tempi della seconda guerra mondiale, caratterizzate quindi da alti livelli di perdite umane ed ingenti “danni collaterali”. Ritenendo tali effetti inaccettabili, la NATO chiese alla Research & Technology Organisation (RTO) di insediare un gruppo di studio per l’analisi delle operazioni nelle aree urbane.
Sette Paesi membri NATO – Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Olanda e Stati Uniti – diedero il proprio assenso a fornire studiosi. La prima riunione del cosiddetto Studies, Analysis and Simulation Panel Study Group (SAS-030) ha avuto luogo a Washington nel giugno 2002; a questa ne sono seguite numerose altre in vari Paesi NATO, durante le quali il gruppo di studio SAS-030 ha lavorato per sviluppare un quadro concettuale per le operazioni in aree urbane a sostegno delle future missioni e compiti della NATO.
Ne è infine risultato un rapporto di 140 pagine denominato “Urban Operations in the Year 2020″ (UO 2020) , pubblicato nell’aprile 2003. Esso esamina la natura probabile dei campi di battaglia ed i tipi di forze terrestri da impiegarvi con le loro caratteristiche e capacità. L’ipotesi di partenza è l’aumento esponenziale della popolazione mondiale entro l’anno 2020, supposta oltrepassare i 7,5 miliardi di persone. Il contestuale spaventoso aumento dell’urbanizzazone, con il 70% di questa popolazione che vivrà all’interno delle città, provocherà crescenti tensioni economico-sociali, alle quali si potrà far fronte – secondo il rapporto – solo con una presenza militare massiccia, spesso su periodi di tempo prolungati. In tale quadro, il mondo politico e l’opinione pubblica saranno spinti a chiedere azioni rapide, decisive e “chirurgiche”, non alla portata delle normali forze di polizia se non a rischio di forti perdite od addirittura di ritirate catastrofiche di fronte a folle ostili.
D’altro canto, un uso tradizionale dell’esercito magari inviato all’ultimo momento potrebbe essere controproducente e scatenare ulteriormente l’ira della popolazione tumultuante. Per questo motivo, nell’UO 2020 si consiglia di iniziare gradualmente ad utilizzare l’esercito in funzione di ordine pubblico all’avvicinarsi della crisi mondiale ipotizzata per il 2020. (ndr: VEDI «Trident Juncture 2015»)

Nel frattempo, ogni Paese dovrebbe formare appositi reparti specializzati nella conduzione di operazioni per il contenimento delle folle ed il controllo del territorio, mediante l’uso di armi convenzionali ad alto contenuto tecnologico e di nuovi sistemi d’offesa bivalenti letali/non letali.

Il testo integrale dell’”Urban Operations in the Year 2020″ è qui.

RAPPORTO NATO e le “operazioni urbane” per l’anno 2020


Rapporto Urban Operations in the Year 2020 (sintesi )

Redatto dalla RTO (Studies Analysis and Simulation Panel Group, SAS-030). 
La RTO, l’Organizzazione per la Ricerca e la Tecnologia della NATO è il centro di convergenza delle attività di ricerche/tecnologiche (R&T) per la difesa in seno della NATO.
L’Operazione Terrestre o Operazione Urbana (UO-2020) all’orizzonte dell’anno 2020 è uno studio che esamina la natura probabile dei campi di battaglia, i tipi di forze terrestri le loro caratteristiche e capacità.
Lo studio ipotizza l’andamento della popolazione mondiale entro l’anno 2020. Entro questa data il 70% della popolazione mondiale vivrà all’interno di zone urbane.
Il numero delle persone nel mondo supererà i 7,5 miliardi e ciò sarà causa di una spaventosa crescita demografica nelle città e/o metropoli incrementando l’urbanizzazione, provocando povertà, scontri e tensioni sociali.
La necessità di una presenza (militare) massiccia e dominante, tanto morale quanto psicologica, spesso su periodi di tempo prolungati, resterà una caratteristica unica e persistente delle Operazioni Urbane. Questa necessità entrerà nel conflitto attraverso la domanda pressante da parte del mondo politico e del grande pubblico per azioni rapide, decisive e chirurgiche…

Ricapitolando: 
– le guerre future saranno all’interno delle città;
– avremo eserciti lungo le strade (NATO o forze militari preposte);
– dal punto di vista psicologico sarà normalissimo avere militari armati in città;
– politici e cittadini richiederanno l’intervento dell’esercito;
– le forze militari utilizzeranno ogni sorta di arma (letale e “non-letale” ad alta energia);
– sommosse, scontri sociali, manifestazioni potranno essere sedate dall’esercito…
– stiamo andando verso la costituzione di uno “Stato militarizzato”.

L’esercito a pattugliare le strade delle grandi città. 
Ma solo per pochi mesi? Manovra propagandistica del governo Berlusconi o naturale conseguenza di piani decisi da oltre dieci anni da alcuni paesi della NATO? Questa affermazione non è l’ennesimo tentativo maldestro di voler accollare a carico dell’Alleanza militare occidentale oscuri disegni di militarizzazione della nostra società, bensì il frutto di nostre ricerche su alcuni progetti, condotti sotto la guida del Pentagono e riguardanti l’uso degli eserciti nelle megalopoli del futuro.
Si tratta del lavoro di esperti NATO UO 2020 nel gruppo di studio SAS 30 Urban Operation in the year 2020 , al quale partecipano dal 1998 esperti di sette Nazioni della NATO ( Italia, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda e Stati Uniti d’America ) e che ha gettato le basi per l’evoluzione dell’impiego dello strumento militare nello scenario più probabile del prossimo futuro.

Lo studio NATO U.O. (Urban Operations) 2020 
Questo studio, ultimato negli ultimi mesi del 2002 e reso pubblico nei primi mesi del 2003, prima della guerra in Iraq, rende esplicito come in maniera omogenea il nocciolo duro del militarismo mondiale ritiene più che probabile le città del futuro come campo della Battaglia Finale, quella per la sopravvivenza del sistema capitalista e che il ruolo dello strumento militare avrà un carattere dominante anche in quelle che sembrerebbero essere normali operazioni di polizia urbana.
E’ l’ambiente urbanizzato che si qualifica come il contesto nel quale l’Umanità del ventunesimo secolo condurrà una difficile vita: le sterminate megalopoli abitate da decine, se non centinaia, di milioni di esseri umani concentreranno nel loro interno tutte le contraddizioni della società capitalista allo stadio supremo.

Differenze di classe e azzeramento dei servizi sociali capaci di attutire il senso diffuso di ingiustizia, degradamento delle complesse regole di interazione tra diversi strati della popolazione, scarsità di cibo e di lavoro genereranno forti conflitti tra diversi strati sociali,coinvolgendo il sistema statale locale e/o organismi e attività multinazionali
In questo contesto che le normali forze di polizia non saranno in grado di condurre operazioni tra folle “ostili” o semplicemente “complici” dei nemici da colpire e neutralizzare senza il rischio di forti perdite o addirittura ritirate catastrofiche da banlieus in fiamme. Rischi di effetto domino su scala mondiale con scene di folle tumultuanti, affamate e disperate che assaltano centri commerciali, quartieri dell’alta borghesia e centri di potere provocherebbe il panico nell’intero sistema capitalistico. L’invio dell’esercito condotto con armi tradizionali e all’ultimo momento potrebbe essere addirittura controproducente scatenando ancor più le folle e i partiti di opposizione.
Per questo motivo nello studio UO2020 si consiglia così di iniziare gradatamente in base alle necessità ad utilizzare l’esercito in funzione di ordine pubblico man mano che la crisi mondiale quella che è ipotizzata per il 2020, si avvicina.

Piccoli interventi crescono. 
Nel frattempo ogni paese aderente a questo gruppo compresa l’Italia deve finalizzare reparti appositi che si specializzino per condurre le operazioni di contenimento delle folle e di controllo del territorio compresi i rastrellamenti a caccia di sovversivi ed agitatori nei quartieri.

Il ruolo italiano nella costituzione dell’esercito internazionale antisommossa 
L’Italia in questo campo ha proposto la possibilità di sviluppare nuove specializzazioni e di preparare personale addestrato a muoversi e combattere negli ambienti urbani ove occorre isolare quartieri, edifici, abitazioni, ma anche padroneggiare gli impianti di comunicazioni e distribuzione dell’energia e dell’acqua.
In effetti l’Italia è considerata da USA e Gran Bretagna come uno di migliori fornitori di personale addestrato ad operazioni antisommossa a partire dai reparti dei Carabinieri che sono inquadrati, principalmente nell’area balcanica nelle MSU.

Da quando l’Italia si è impegnata a fornire personale nelle guerre umanitarie, aree militari sono state attrezzate per ricostruire ambienti urbani e rurali dove si addestrano carabinieri, parà, assaltatori e bersaglieri che vanno ad operare all’estero, mentre gli stessi reparti di polizia militare sono addestrati realmente, nell’ambiente metropolitano, con l’impiego di ordine pubblico quotidiano sul territorio nazionale e sono gli stessi che presto grazie al nuovo decreto sulla sicurezza del governo berlusconi vedremo operare nelle grandi città e a guardia di siti di rilevanza nazionale: discariche centrali nucleari in costruzione, termovalorizzatori ecc.
Addestramenti sul territorio nazionale sono stati condotti da tempo come per esempio quello del 28 febbraio 2003 che si concludeva presso il Centro di Addestramento alle CRO (Crises Response Operation/Operazioni di risposta alle crisi) di Cesano con la certificazione del 2° Corso per Istruttori della Forza Armata di “Controllo della folla” .
Corso svolto alle porte della capitale dal 17 al 28 febbraio condotto da istruttori della 2a Brigata mobile dei Carabinieri a cui hanno preso parte 7 Ufficiali, 19 Sottufficiali e 3 Vfb. E in cui a far da comparse nel ruolo dei sovversivi tumultuanti c’erano 50 Volontari in Ferma annuale del 7° Reggimento Bersaglieri.
La ricerca ossessiva di sistemi di controllo della popolazione ha nello studio NATO UO2020 alcune parziali risposte di natura tecnologica.

Il Reparto Logistico – Progetto tecnologie avanzate.
Nello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano è il Reparto Logistico- Progetto tecnologie avanzate che sta curando l’applicazione di quanto appreso nel Gruppo di lavoro NATO Urban operations 2020.
Lo Scenario URBAN WARFARE coniugato alla lotta al terrorismo globale, ovvero a tutto ciò che potrebbe essere pericoloso all’Impero Globale è affrontato su tutti i suoi aspetti, fuorchè le motivazioni che potrebbero essere le radici di forme di contestazione “estreme” , quale anche quella del passaggio dalla opposizione politica a quella armata.

I ROBOCOP imperiali. 
Il futuro soldato che l’Esercito Italiano impiegherà per le operazioni urbane sarà dotato oltre che da armi convenzionali ultratecnologiche, come già spiegato nel paragrafo “il sistema soldato”, anche di sistemi d’arma bivalenti letali /non letali. E’ un esigenza che nasce dalle numerose operazioni di “guerra umanitaria” nelle quali il nostro esercito da oltre un decennio è pienamente coinvolto con le operazioni all’estero, ma anche dall’esperienza di operazioni di polizia ed ordine pubblico interno nelle quali esso si è trovato a collaborare con altre forze di polizia ( es. Vespri siciliani) o operare autonomamente (operazioni antimmigrazioni controllo coste del Salento)od infine in occasione di summit internazionali (es. Genova 2001 o Pratica di Mare 2003).

Il programma armi non letali. 
Nel programma “non lethal weapons” redatto dallo Stato Maggiore Esercito sono previste le forniture ai reparti di una nuova famiglia di bombolette spray al peperoncino di diverse dimensioni e portata, tali da essere utilizzate efficacemente contro gruppi composti da numerose persone o contro singoli. Queste bombolette diventeranno così una dotazione base montata sui mezzi dell’esercito, blindati, carri armati, jeep ma anche come “arma da fianco” per ogni singolo soldato impiegato in “operazioni umanitarie”.
Con queste specifiche l’esercito italiano sta finanziando piani di ricerca e sviluppo in collaborazione con le industrie interessate sia italiane che estere.

Per le operazioni antisommossa e di controllo urbano lo stato maggiore dell’esercito italiano sta definendo un programma di sviluppo di armi letali/non letali, in particolare fucili automatici dotati di puntamento ottico, che farebbero uso di “proiettili ad alta deformabilità e ad energia cinetica costante.”
A causa di problemi di bilancio solo poche risorse finanziarie sono state potute esser destinate a questi avveniristici progetti, ma ora che con il plauso del parlamento e dell’opinione pubblica spaventata da clandestini e microcriminalità, vedremo i blindati dell’esercito aggirarsi per i nostri quartieri, le richieste di migliori e più consone dotazioni si faranno pressanti.

Negli Stati Uniti d’America sono già in azione reparti militari speciali con armi sofisticate antisommossa, come i blindati dotati di raggi a microonde.
In tutti i paesi occidentali le leggi sono state modificate in modo che i governi possano emanare leggi speciali senza l’approvazione del parlamento.

VEDI ANCHE: PARTNER L’EUROGENDFOR (in sigla “EGF”, European Gendarmerie Force)

Tra gli strumenti di gestione delle crisi a disposizione delle Organizzazioni Internazionali, ha assunto un ruolo di rilievo, la Forza di Gendarmeria Europea (EGF) che si è imposta come efficace mezzo di intervento in grado di operare anche in scenari altamente destabilizzati.

L’idea di creare una struttura composta da forze di polizia ad ordinamento militare, da far intervenire in aree di crisi, sotto egida NATO, ONU, UE ovvero coalizioni ad hoc, fu lanciata nel corso della riunione informale dei Ministri della Difesa dell’UE, tenutasi a Roma l’8 ottobre 2003. …..

DEFENDER EUROPE 2020: IL PIÙ GRANDE DISPIEGAMENTO DI TRUPPE AMERICANE IN EUROPA DA 25 ANNI

RIECCOCI ALLE PRESE CON LA SINDROME DEL "SALVATORE" DEGLI USA. OPERAZIONE "DEFEND EUROPE" AL VIA DAL 2020. DA COSA DEVONO DIFENDERCI? COSA SFUGGE ALLA NOSTRA CONSAPEVOLEZZA?.... 





Le manovre di “Defender Europe-20” si terranno tra aprile e maggio 2020 nel territorio di 10 paesi, ma le azioni principali si svolgeranno in Germania e Polonia.


Esercitazioni Defender 2020: il più grande dispiegamento di truppe americane in Europa da 25 anni

Nella primavera dell’anno prossimo si terranno le massicce esercitazioni militari Defender 2020 nell’ambito delle quali si pianifica “il più grande dispiegamento di truppe americane in Europa da 25 anni” a questa parte.

Saranno ben 37.000 i militari di 19 Stati membri della Nato a prendere parte alle esercitazioni militari Defender 2020, previste in Polonia e negli Stati baltici nella prossima primavera. Solo il Pentagono dispiegherà per l’occasione circa 20.000 militari.

La Germania fungerà da centro logistico e di controllo durante le esercitazioni, mentre la Polonia e i Paesi Baltici vedranno la realizzazione di nuove infrastrutture logistiche. Queste sono programmate col fine di testare le capacità di spostamento e trasferimento dei contingenti della NATO sul teatro operativo europeo.

Una versione ridotta delle esercitazioni della guerra fredda

Queste esercitazioni saranno una versione ridotta delle manovre su ampia scala dei tempi della guerra fredda REFORGER (Return of Forces to Germany), che furono condotte per testare un dispiegamento veloce di truppe continentale in caso d’invasione sovietica, secondo le dichiarazioni del sottosegretario dell’esercito americano Ryan McCarthy.

In questo gioca un ruolo importante anche la Polonia. Infatti nel recente patto di difesa siglato tra Varsavia e Washington è inclusa l’aggiunta di altre 1000 truppe americane alle 4500 già schierate; inoltre prevede la realizzazione d’infrastrutture logistiche necessarie per il trasporto veloce di truppe e mezzi militari sul territorio polacco.

L’espansione della NATO a est e i “problemi logistici”

Alla caduta del muro di Berlino, la NATO aveva 16 membri. Ora l’Alleanza ne conta ben 29, molti dei quali ex membri del Patto di Varsavia. L’introduzione di questi paesi all’interno dell’Alleanza ha avuto diversi implicazioni, a partire dalle dottrine militari e l’interoperabilità alle attrezzature e alle linee interne di comunicazione.

L’espansione della NATO ha notevolmente aumentato la lunghezza delle linee interne di comunicazione. Negli anni ’70 e ’80, le unità dell’esercito americano dovevano essere preparate a spostarsi dalle loro posizioni di presidio al confine tedesco a una distanza di circa 270 chilometri. Ora, le truppe dovrebbero spostarsi su una distanza fino a 2500 km dai loro presidi in Germania sul fianco nord-orientale della NATO sulle rive del Mar Baltico o al suo fianco sud-orientale sul Mar Nero.

Di conseguenza sono nate una serie di difficoltà di trasporto e di logistica non indifferenti per l’Alleanza Atlantica.

Ad esempio due anni fa dei carri armati americani sono stati danneggiati durante il trasporto su ferrovia, dopo che il treno che li trasportava è entrato in una stazione polacca con delle tettoie troppo basse per far passare i mezzi.