martedì 16 luglio 2019

12 Mesi Di Eventi In Regione Lazio

12 Mesi Di Eventi In Regione Lazio

Eventi Regionali Nel Lazio Divisi Per Mese

Da Martedì 01 Gennaio a Martedì 31 Dicembre 2019 - dalle ore 09:00
Lazio - Italia

12 Mesi Di  Eventi In Regione Lazio -

Eventi Regione Lazio divisi per Mese

 

Gennaio Febbraio Marzo


Aprile Maggio Giugno


Luglio Agosto Settembre


Ottobre Novembre Dicembre



La regione e tra le più attive in italia, sono centinaia le feste, le manifestazioni e fiere che durante l'anno vengono organizzate da comuni, pro loco, associazioni ed enti.
Il vasto calendario permette di trascorrere i week end con la famiglia in ogni localita' della regione.

http://www.eventiesagre.it/Eventi_Vari/21150957_12+Mesi+Di+Eventi+In+Regione+Lazio.html

FESTA DELLA MADONNA DEL CARMELO A TERRACINA. PROCESSIONE IN BARCA E FUOCHI PIROTECNICI

Festa Della Madonna Del Carmelo

La Festa Del Mare A Terracina

Da Venerdì 13 a Domenica 22 Luglio 2018 - dalle ore 18:30 
Terracina (LT) 


Festa Madonna del Carmelo a Terracina dal 13 al 22 luglio 2018.

La Festa del Mare in onore della Madonna del Carmelo. Nella terza settimana di luglio la città vive un appuntamento che è diventato negli anni un momento straordinariamente importante di fede religiosa, ma anche di cultura e tradizioni popolari: la Festa del Mare, dedicata alla Madonna del Carmelo, tutrice della locale marineria e di tutti i credenti.

La Confraternita del Carmine fu la prima e gloriosa associazione laicale della Chiesa del Santissimo Salvatore, fondata nel 1852.
Leggendo il primo statuto della Confraternita, si nota immediatamente come la carità, le funzioni sacre, soprattutto i suffragi per le anime purganti, sono i momenti spirituali, salienti e indicativi dei confratelli, nella forte tensione interiore per la salvezza dell'anima.

Nell'archivio diocesano di Terracina, nella busta 228, si conservano quattro voluminosi fascicoli contenenti documenti riguardanti la Confraternita del Carmine.
Sono per lo più elenchi di fratelli e consorelle, ricevute e mandati di pagamento, preventivi di spese per feste, verbali di riunioni o di congregazioni generali e di consiglio.
Ma anche la richiesta, che i soci fondatori, tutti residenti nel Borgo Pio, indirizzarono nell'anno 1852 al Vescovo Guglielmo Aretini Sillani, della Diocesi di Terracina, Sezze e Priverno.
La missiva fa comprendere al Vescovo, che la parrocchia di Borgo Pio aveva bisogno di organizzazione e spazio, costretta per quasi mezzo secolo a vivere dentro la piccola cappella di Santa Maria di Porto Salvo, tanto più che la popolazione, nel frattempo, era raddoppiata rispetto al primo ventennio del secolo.
La stessa lettera poneva in evidenza la fede e la devozione dei padri costituenti la Confraternita verso la Vergine del Carmelo e alle anime del Purgatorio.
Due notevoli motivi spirituali per cui nel passato, in Italia, erano sorte tante pie associazioni.
Specialmente nel sud d'Italia la devozione alla Madonna del Carmine era molto sentita e Terracina avvertiva degli influssi meridionali, soprattutto per l'immigrazione dal Regno di Napoli della gran parte delle famiglie dei pescatori che hanno sempre formato una specie di etnia, di gruppo autonomo nel quadro culturale della Città.

Il Vescovo, il 23 Aprile del 1852, approvò la richiesta della costituzione della Confraternita. Solo il 30 Maggio del 1855, però, la Confraternita ottenne l'autorizzazione ufficiale per l'uso della cappella grande a sinistra del transetto d'ingresso nella Chiesa del Salvatore: da allora la cappella assunse la denominazione di "Cappella del Carmine", dove i fratelli si riunivano per l'esercizio delle loro funzioni sacre.
La cappella sarà l'oratorio del Carmine, ma anche luogo per costruire un altare in legno, la collocazione di banchi, l'edificazione di una nicchia per la statua della Madonna.
Intanto il Comune aveva offerto all'associazione l'uso di un locale in piazza del Semicerchio come deposito degli oggetti di culto della confraternita: banchi, stendardi, lampioni, candele, dal quale fu minacciata di essere sfrattata dopo il 1870, quando cominciarono a spirare venti anticlericali anche a Terracina.

La celebrazione della Madonna del Carmine abbraccia la Festa del Mare.

Per ritornare allo statuto della Confraternita, nel capitolo secondo sono elencate le funzioni religiose, divise in due classi: le obbligatorie, cui tutti sono tenuti a partecipare; le non obbligatorie, giacché dipendenti dalla volontà dei Superiori e a richiesta dei Benefattori, per le quali si stabilivano i turni di partecipazione. Alla prima categoria appartiene la festa del Carmine, stabilita per la terza domenica di Luglio, introdotta dal canto del "Te Deum" e preceduta da un settenario per commemorare le sette allegrezze della Madonna: in sostanza i misteri gaudiosi e gloriosi del S. Rosario. La festa del Carmine, come festa del quartiere della Marina, ha sempre avuto un rapporto culturale con il mare, ma quando all'inizio del secolo scorso la Madonna del Carmine è stata eletta patrona dei pescatori, questo rapporto è divenuto esplicito. Si deve però ricordare che San Rocco è il compatrono dei pescatori, e solo negli anni '50 questa seconda festa della confraternita venne "fusa" con la festa del Carmine, per questo oggi San Rocco è portato in processione con la Madonna. Questa fu certamente una soluzione di ripiego, dettata soprattutto da ragioni economiche. Non è certo quando fu istituita nella parrocchia del Salvatore la festa di San Rocco, ma con molta probabilità ciò avvenne agli inizi del secolo scorso, difatti si trova menzionata per la prima volta nel secondo statuto della confraternita, redatto nel 1910. Un contributo notevole alla devozione verso il Santo degli appestati fu dato dai "Terellani", gli immigrati a Terracina dalle montagne di Cassino.

La Vergine solca il mare alla guida della marineria terracinese.

La processione a mare fu istituita nel 1938 dal parroco Mons. Di Manno, il quale ritornando a Terracina dal Congresso eucaristico internazionale di Budapest, era rimasto entusiasta della processione sul fiume Danubio.
Da questa sua impressione nacque il desiderio di compiere la processione a mare, quando si compose una buona flotta peschereccia, e ciò avvenne verso la fine degli anni '30, fu possibile organizzare una manifestazione religiosa a mare, che peraltro fu subito interrotta dallo scoppio della guerra e le paranze di Terracina furono requisite e utilizzate come dragamine e purtroppo affondate in Tunisia.

Oggi la processione a mare è diventata una tradizione caratteristica, il punto centrale di tutta la festa, alla quale partecipano o come attori o come spettatori migliaia di persone.
La processione conferisce alla festa un tono profondamente turistico.
Vi partecipano non meno di trenta imbarcazioni pavesate a festa; la navigazione nel golfo copre quattro o cinque miglia e la processione rientra in porto dopo due ore circa di navigazione, a notte inoltrata, tra la fantasmagoria dei fuochi d'artificio che si specchiano nel mare e dell'illuminazione della Marina.
Rispetto all'antica processione a terra è caduto un particolare: nei vari punti del quartiere della Marina il parroco benediceva il mare con la reliquia, mentre i portatori alzavano per tre volte la macchina con la statua della Madonna.
Ora è la Vergine stessa che per due ore solca il mare.

La tradizione dei giochi popolari custodita nell’archivio diocesano.

Rispetto al passato la Festa del Mare ha perso per strada diversi momenti caratterizzanti la fase ludica.
Nell'archivio diocesano sono ancora oggi rintracciabili manifesti o stampati che testimoniano i programmi riguardanti le feste del Carmine del secolo passato.
L'estrazione della tombola, che precedeva nel primo pomeriggio il concerto bandistico, era un momento divertente non solo per le possibili vincite, ma soprattutto per il quadro folkloristico in cui si svolgeva.
Sul palco allestito dal Comune, c'era un grande quadro con i numeri che erano girati con una mazza da un addetto, dopo che lo speaker a squarciagola li aveva urlati alla folla.
Anticamente lo spettacolo dei fuochi d'artificio era più romantico e familiare. Erano sparati nella piazza della Marina, dove i fuochisti badavano a piantare i pali delle girandole e delle granate aeree.
La variazione del posto per l'accensione dei fuochi artificiali dalla piazza della Marina alla punta del Porto si rese necessaria per motivi di sicurezza e per l'asfaltatura della piazza e della Via Appia agli inizi del 1930. La corsa dei cavalli o carriera era una gara molto antica a Terracina.

Già alla fine del settecento la carriera dei cavalli era effettuata, per esempio, nella festa del Salvatore, la cui immagine è venerata, in tono minore, nella chiesa dell'Istituto "G. Antonelli".
L'ambiente offriva le possibilità per lo svolgimento di questo palio di Terracina.
Il chilometro di rettifilo cittadino, ultimo tratto della "fettuccia" di Terracina, costituiva una specie di pista naturale, da ippodromo, per una simile competizione, la strada era bianca.
Il Comune disponeva a transennare tutta Via Roma con robuste corde dietro le quali si assiepavano gli spettatori.

I cavalli partivano dal ponte del Salvatore, mentre almeno due trombettieri scaglionati lungo il percorso avvertivano la gente dell'arrivo dei cavalli, che terminavano la loro corsa nella piazza della Marina.
Di solito si correvano tre corse: le prime due manche erano a eliminazione, la terza decretava il vincitore.

Oltre alla corsa dei cavalli la cuccagna a mare stimolava la fantasia e il desiderio dei ragazzi.
Un palo orizzontale di sette-otto metri era piazzato sulla prora di uno dei grossi barconi da trasporto, era spalmato di grasso e su di esso, come equilibristi, dovevano camminare i concorrenti per prendere la bandiera rossa posta alla punta del palo.

La corsa delle barche e la caccia alle oche, conclude la panoramica delle attività ludiche delle vecchie feste del mare.
Il percorso della gara a due o più vogatori si spingeva dall'antico Ufficio doganale del porto fino all'altezza degli scogli dell'acqua Magnesia.
Mezzo miglio marino da percorrere andata e ritorno.
A questa gara, di solito, era abbinata quella della caccia alle oche, lanciate in acqua nello specchio antistante al molo gregoriano.
Non era facile per i nuotatori catturarle. Non di raro le oche andavano a finire oltre il molo Gregoriano o negli anfratti più reconditi degli scogli circostanti.


Everardo Longarini

PREGHIERE E LITURGIA DEL GIORNO


PREGHIERE DEL GIORNO
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Martedì 16 Luglio 2019
  
  


DEVOZIONI DEL GIORNO



 Mese di Luglio dedicato al PREZIOSISSIMO SANGUE

  SANTO ROSARIO  da recitare on-line 


  VANGELI 





LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -




 PRIMA LETTURA 

Es 2,1-15
Dal libro dell’Èsodo

In quei giorni, un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una discendente di Levi. La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese per lui un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi adagiò il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. La sorella del bambino si pose a osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto.
Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Ella vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo. L’aprì e vide il bambino: ecco, il piccolo piangeva. Ne ebbe compassione e disse: «È un bambino degli Ebrei». La sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: «Devo andare a chiamarti una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il bambino?». «Va’», rispose la figlia del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario». La donna prese il bambino e lo allattò.
Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli fu per lei come un figlio e lo chiamò Mosè, dicendo: «Io l’ho tratto dalle acque!».
Un giorno Mosè, cresciuto in età, si recò dai suoi fratelli e notò i loro lavori forzati. Vide un Egiziano che colpiva un Ebreo, uno dei suoi fratelli. Voltatosi attorno e visto che non c’era nessuno, colpì a morte l’Egiziano e lo sotterrò nella sabbia.
Il giorno dopo uscì di nuovo e vide due Ebrei che litigavano; disse a quello che aveva torto: «Perché percuoti il tuo fratello?». Quegli rispose: «Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi? Pensi forse di potermi uccidere, come hai ucciso l’Egiziano?». Allora Mosè ebbe paura e pensò: «Certamente la cosa si è risaputa».
Il faraone sentì parlare di questo fatto e fece cercare Mosè per metterlo a morte. Allora Mosè fuggì lontano dal faraone e si fermò nel territorio di Madian.


  SALMO  

Sal 68
Voi che cercate Dio, fatevi coraggio.

Affondo in un abisso di fango,
non ho nessun sostegno;
sono caduto in acque profonde
e la corrente mi travolge.

Ma io rivolgo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza.
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,
nella fedeltà della tua salvezza.

Io sono povero e sofferente:
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento.

Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.


 VANGELO 

Mt 11,20-24
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

sabato 13 luglio 2019

Le personalità condizionate da abusi subiti nell’infanzia

PER CAPIRE E AIUTARE I BAMBINI

La distruttività e la perversione di un soggetto (infantile o adolescente o adulto), maschile o femminile risultano di regola la conseguenza comportamentale di un attaccamento "andato male" (Kohut, Sullivan, Winnicot, A. Miller, De Zulueta) con le prime figure di accudimento.


Infatti assai spesso il bambino abusato o maltrattato non è un soggetto accattivante, che ispira compassione, ma un soggetto "che trasmette inquietudine, sofferenza, allontanamento, disordine, indisponenza" (Borghi). Assai spesso le stesse bambine abusate o maltrattate vengono tacciate di "megalomania" e sono vissute come "indisponenti" (Borghi).

Quanto segue definisce, più particolarmente, i processi e le conseguenze relative all’abuso sessuale subito da soggetti infantili da soggetti adulti, tenendo tuttavia presente che analoghi comportamenti distruttivi o autodistruttivi risultano presenti anche come conseguenza, più o meno differita, di episodi di maltrattamento fisico o anche solo morale, spesso protratti nel tempo e messi in atto di solito da una o più figure genitoriali.

Il duplice abuso sessuale delle figure d’attaccamento

Nel più specifico caso dell’abuso sessuale si tratta di soggetti che hanno ricevuto profonde ferite psichiche, più profonde delle stesse eventuali ferite fisiche. Per abuso non si intende necessariamente ed esclusivamente la violenza sessuale diretta, ma anche la violenza visiva e/o tattile, come nei casi, assai numerosi, di bambini o bambine obbligati ad assistere a violenze sessuali o a rapporti sessuali adulti, oppure ad assistere o a partecipare ad atti autoerotici di adulti, oppure ancora a subire carezze o attenzioni lascive oppure ancora costretti a guardare con l’adulto riviste o video a contenuto pornografico. Tali situazioni determinano sistematicamente una compromissione psichica come risultato di un atto o di più atti, da parte di un soggetto adulto, che hanno essenzialmente provocato e fissato in loro la confusione tra tenerezza e sensualità erotica.

E questo perché là dove i bambini in questione si attendevano fiduciosi affetto, protezione ed aiuto hanno invece ottenuto violenza e perversità; là dove avevano riposto e indirizzato spontaneamente ogni bisogno di tenerezza sono stati letteralmente degradati ad oggetto di piacere da parte dello stesso adulto, molto spesso con la complicità o l’omertà di altri adulti. E quasi sempre queste figure di adulti sono proprio figure di attaccamento (genitori, nonni, zii, amici di famiglia).

Nel caso del classico abuso della bambina da parte del padre si verifica facilmente lo schema "a tre" dell’abuso: la bambina abusata, il padre abusante e la madre che pur, cogliendo parecchi segnali, sceglie il meccanismo difensivo della negazione per difendersi dall’angoscia, diventando così silenziosa e spesso nervosa connivente dell’abuso (che pertanto può continuare a protrarsi malgrado ci sia chi sa ma cerca di nasconderselo).

Il trauma può così restare segreto a lungo, come conseguenza sia del vissuto della confusione del bambino, sia dell’anatema di cui è spesso vittima ulteriore da parte dell’abusante: "Tu non parlerai ". Nella vittima immatura e impotente si instaura perciò l’identico meccanismo innescato nei campi di sterminio nazisti dalle SS sugli internati e così ben descritto da Primo Levi nel suo celebre "Se questo è un uomo": "Quand’anche doveste riuscire a fuggire di qui nessuno crederà a quello che direte...". Quando il trauma riemerge, il bambino abusato si assume invariabilmente la colpa dell’accaduto, specie se si tratta di incesto: infatti per lui il genitore abusante, che assai spesso è tale con la tacita connivenza dell’altro genitore, è una figura di attaccamento fondamentale dalla quale dipende il suo sostentamento e quindi la sua vita stessa; per lui tale figura semplicemente non può essere colpevole, pertanto egli assumerà la colpa su di sé, convinto di aver subito quel trattamento perché è stato cattivo e non si è meritato l’affetto del genitore.

Il sé corrotto

Avendo ricevuto passione erotica in luogo di tenerezza il soggetto infantile si sente sporco e "stigmatizzato", cioè convinto di essere diverso ed in qualche modo "segnato", predestinato all’infamia. Non svilupperà autostima, ma crescerà con la vergogna e il senso di colpa costante di essere una persona indegna.

Bene o male dunque crescerà, diventerà un ragazzo, ma i suoi rapporti sociali saranno singolarmente erotizzati, poiché quella è la modalità di approccio umano che gli è stata insegnata. Potrà diventare aggressivo, manipolativo e inaffidabile, ma il suo comportamento in realtà non farà che gridare tutta la sofferenza e la disperazione "incapsulate" ermeticamente dentro di lui, una mala pianta destinata assai spesso a germogliare e produrre gli stessi frutti velenosi.

Dovendo confrontarsi con lo studio, il lavoro e gli affetti, potrebbe scoprire presto di sentirsi portato alla sconfitta e alla rassegnazione: la sua insicurezza potrebbe giungere al punto da dargli la continua sensazione di non riuscire a controllare il proprio destino. Avrà pertanto grandi difficoltà a tenere un comportamento adeguato a situazioni di minaccia e perderà la fiducia negli adulti. Ne scaturirà facilmente una reazione rabbiosa che potrà dare luogo ad un comportamento distruttivo.

Tale devastante lacerazione della personalità sarà tanto più grave quanto più precoce sarà stato l’abuso subito: il bambino piccolo abbisogna infatti soprattutto di "coccole"; se invece riceve attenzioni sessuali, queste realizzeranno in lui un imprinting sessuale nei rapporti affettivi e con l’altro da sé in genere. Inoltre, l’abuso gli lascerà "un vuoto relazionale ed affettivo che con il tempo lo farà sentire ancora più responsabile e colpevole" (Borghi) del suo stato.

Da abusato ad abusante

Il bambino abusato, ormai divenuto un giovane, cresce con il suo inferno interiore incapsulato dentro di sé e a poco a poco diventa un adulto con la necessità di mettere a tacere la sua sofferenza interiore, cioè i vecchi sentimenti di impotente umiliazione e il suo desolato vuoto affettivo. Se, infatti, nel frattempo non sono intervenuti eventi in qualche misura riparatori, ovvero se le circostanze non gli hanno permesso di sperimentare nuove figure di attaccamento capaci di correggere almeno in parte i tratti personalitari danneggiati dall’abuso, l’abusato divenuto adulto non sarà "in grado di avere relazioni sessuali soddisfacenti" (De Zulueta).

Perciò i sentimenti di indegnità e di autosqualifica introiettati molto tempo prima, unitamente al peso della sua perenne deprivazione affettiva, prima o poi lo spingeranno ad agire in modo da sentirne meno il peso.

Ed invariabilmente proverà l’eccitante impulso di insinuarsi nella vita di qualche bambino solo e isolato. L’abuso che potrà compiere a sua volta avrà esattamente la funzione di difenderlo dalla consapevolezza di essere stato abusato. "Finalmente non sono più io che subisco questo maltrattamento, questa minaccia per me immensa e intollerabile; finalmente non devo più sopportare questa situazione insostenibile; finalmente sono io ad essere potente e tu, bambino, sei ora la vittima che finalmente io non sono più !". Questo è ciò che vive l’inconscio di moltissimi adulti abusanti.

Il maltrattamento compiuto è una "coazione a ripetere egosintonica", ovvero un’autocostrizione a rivivere l’abuso ma dalla parte attiva, per poter percepire il sollievo del tormento dell’averlo subito quando era parte passiva.

Il bambino abusato è dunque ora diventato un adulto abusante. Si tratta quasi sempre di una persona dall’aspetto e dalla condizione sociale assolutamente rispettabili, che può avere già agito nella vita la sua rabbia repressa canalizzandola aggressivamente in un lavoro persino di successo. Proprio grazie agli abusi continui e segreti (veri e propri, ma anche semipubblici, come nel caso dei "tours per pedofili" in estremo oriente, o semivirtuali, come nel caso della contemplazione autoerotica di fotografie pedopornografiche su Internet) egli continua a perpetrare, egli può mettere in atto meccanismi comportamentali compensativi degli effetti della sua antica ferita interiore (l’abuso subito da bambino); di conseguenza egli non si vivrà come abusante.

In questo modo si spiega maggiormente l’ostinazione "ragionata" con cui i vari club per pedofili on line sostengono la liceità di interagire con la "naturale sessualità dei bambini".

La difficoltà di smascherare un adulto abusante è perciò speculare con la difficoltà che sperimenta il minore abusato nel rendere visibile l’abuso subito. L’anatema "Non lo dirai a nessuno", unitamente alla totale confusione tenerezza/erotismo introiettata al tempo all’abuso, produce pertanto i suoi nefasti effetti in ambedue le situazioni.

L’anello mancante di una catena da spezzare

Va da sé che l’approccio giornalistico verso questo gravissimo problema sociale, assai spesso caratterizzato dall’esigenza mediatica di "sbattere il mostro in prima pagina", non aiuta affatto a comprenderlo nei suoi termini reali e complessi. Il "linguaggio" ufficiale, definito "pubblico-politico" dalla psicosociologia, disegna al contrario delle fuorvianti "autoevidenze" fondate sul dualismo mostro-vittima come se esse appartenessero a due mondi assolutamente diversi e che non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro.

Se questo può essere vero per la vittima infantile, non altrettanto ciò può dirsi per l’abusante il quale, in base a quanto esplicitato prima, in realtà non fa che perpetuare inconsapevolmente il meccanismo dell’abuso da lui ricevuto quando a sua volta ne fu vittima.

La vittima che diventa abusante crea a sua volta nel nuovo abusato di turno i presupposti affinché tale concatenazione perversa continui a riprodursi su sempre nuove generazioni di vittime, e ciò potenzialmente all’infinito, alla stessa stregua di un vero e proprio "contagio" psichico. In realtà, per fortuna, dopo alcune generazioni tale concatenazione ha mediamente fine grazie all’intervento di circostanze favorevoli e di fattori sociali correttivi nell’ultimo abusato della tragica catena.

Ciò non toglie che il problema sia diventato molto serio e sempre più socialmente diffuso. Questo fenomeno è sempre stato presente in tutte le epoche, ma la nostra appare particolarmente favorevole al suo allargamento a causa di una diffusa mentalità edonistica connessa con i valori propagati da un’economia di impresa di breve periodo (cioè tendente ad investire a bassi costi e con lo scopo di realizzare guadagni immediati). Essa ha infatti contribuito non poco a creare una mentalità fruitoria di ogni possibile bene o servizio, spingendo perciò a consumare anche le "utilità" che si possono trarre dalle prestazioni che sfruttano in svariati modi la curiosità e l’interesse per il sesso.

Non è un mistero per nessuno che, a partire dagli anni Sessanta dello scorso secolo, accanto alla maturazione di una maggiore consapevolezza dei diritti di libertà individuali si sia andata sviluppando una concezione sociale della sessualità che, resa da un lato sanamente avulsa da dogmi morali e religiosi repressivi già responsabili di ansie e nevrosi varie, ha a sua volta imboccato una via espressiva perdendo di vista la sua naturale funzione affettiva. Che non è certo solo quella riproduttiva, bensì l’equilibrato complemento psicobiologico della tenerezza.

Nella misura in cui è venuta crescendo nell’ultimo quarantennio una propaganda mediatica, dapprima disinvolta e poi sempre più insinuante e battente, di una sessualità assolutamente disinibita, si è di fatto avallata sempre più la liceità morale della scissione tra eros e tenerezza, fenomeno questo che sta, non a caso, esattamente alla base stessa della pedofilia.

La nostra società sta insomma scontando questo errore di fondo, scambiando per libertà personale ciò che è invece libertà di consumo. Si potrebbe obiettare che non certo tutto il sesso fine a se stesso (cioè sganciato dalla corrente di tenerezza) viene di fatto praticato all’interno di contesti caratterizzati da prestazioni economiche. In altre parole, non tutto l’erotismo sociale "passa" attraverso prostituzione abituale ed occasionale, case d’appuntamento clandestine, club privés per scambi di coppie, sexy shop, mostre cittadine tipo "Erotica", cinema a luci rosse, TV private "a tarda ora", riviste pornografiche, siti Internet pornografici, spettacoli dal vivo delle pornodive di turno o i sex tour asiatici. E tuttavia è difficile negare che, anche qualora non sussistano in merito gli estremi della prestazione a pagamento, nondimeno l’invito mediatico generalizzato, esplicito o più spesso ammiccante a "fare sesso" prefigura comportamenti in cui gli individui si impegnino in relazioni sessuali nelle quali l’un l’altro si vivono di fatto alla stregua di beni di consumo reciproci, "oggettificandosi" a vicenda e quindi, in qualche misura, "deumanizzandosi".

Non si tratta necessariamente di demonizzare ciò, in quanto anche tali esperienze sporadiche possono sicuramente entrare a far parte di un percorso di crescita, bensì di segnalare che tali comportamenti vengono ampiamente incoraggiati dagli ormai numerosissimi messaggi, verbali e non, di una società sempre più vittima del consumismo socioeconomico; e questo a discapito di una sessualità matura che, se fosse almeno parimenti divulgata nella sua essenza di riunione armonica delle due correnti pulsionali primarie (eros e tenerezza), produrrebbe un’inversione di tendenza tale da creare un clima sociale sfavorevole per quel consumismo sessuale di cui oggi si serve e si autogiustifica abbondantemente la pedofilia, ormai giunta a livelli di invadenza e di sofisticatezza ragguardevoli grazie alla sua coniugazione con la pornografia tramite Internet.


Tratto da www.progettouomo.net

STORIE DI RINASCITA E RISCATTO. SOPRAVVIVERE AGLI ABUSI E' POSSIBILE

VITTIME ABUSATE DURANTE L'INFANZIA, QUESTI PERSONAGGI FAMOSI HANNO TRASFORMATO LA LORO ESPERIENZA IN UN'OCCASIONE DI RIVINCITA E RINASCITA. ADESSO AIUTANO ALTRE VITTIME COME LORO. VEDIAMO CHI SONO:


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Cathy Freeman. Una GRANDE atleta. Nel 2000 ha partecipato alle Olimpiadi di Sydney: è stata la porta bandiera e ha acceso la fiamma olimpica. Ha vinto la gara dei 400 metri da bambina, la sua vita però non è stata facile. E’ un’ aborigena. Fin da piccola è stata discriminata per il colore della sua pelle. Addirittura a volte, pur vincendo le gare, non veniva premiata proprio perché era nera! E’ stata abusata sessualmente. MA NON SI E’ PERSA D’ ANIMO. Ha raccontato quello che le è successo per aiutare i bambini a cui capita la stessa cosa, per spronarli a essere coraggiosi, a non arrendersi, a superare la vergognarsi e a vincere la paura. Ha fondato un’organizzazione per aiutare le vittime di violenza e abusi a farsi curare per potere guarire le profonde ferite del passato. Oggi non gareggia più, è sposata e ha una bellissima figlia. 

Andrea Cammarata (Andrea Coffari). E’ avvocato e presidente del "MOVIMENTO PER L'INFANZIA", associazione dalla parte dei bambini. E’ sposato e padre di quattro figli. Per anni, quando era piccolo, è stato abusato sessualmente da suo padre. La stessa cosa è stata vissuta dalla sorella. Andrea ha deciso di scrivere un libro per rendere pubblica la sua storia, dando così coraggio ai bambini che hanno vissuto la sua stessa esperienza e aiutando gli adulti che si occupano di loro di modo che, grazie al suo esempio, capiscano che ce la possono fare!

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Carlos Santana. Un GRANDE musicista. Da bambino fu gravemente abusato ma, per molto tempo, non lo rivelò a nessuno. Divenne aggressivo e sempre molto arrabbiato. Proprio per la rabbia che lo faceva spesso ‘esplodere’ fu costretto dalle persone che gli volevano bene ad andare da qualcuno che lo potesse curare. Iniziò quindi a raccontare cosa gli era successo… Finalmente Carlos ha iniziato a sentirsi libero: «Libero dalla vergogna, dal sentirmi in colpa, dal sentirmi giudicato male, dalla paura…». «Io ho avuto molto, sono diventato famoso, sono ricco, ho una bella vita e ora voglio sdebitarmi raccontando la mia esperienza. Ho scelto di affrontare le mie paure e il mio dolore. Ho scelto di raccontarlo a tutto il mondo perché non me ne vergogno più e per aiutare chi ancora sta lottando con le brutte cose successe da piccolo». Carlos è un grande esempio di come TUTTI POSSONO GUARIRE DALLE BRUTTE ESPERIENZE DI ABUSO. 

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Luca Barbareschi. Attore di successo del cinema italiano ma la sua infanzia è stata segnata segnata da gravi episodi di abusi sessuali, avvenuti a scuola. Per superare il trauma si è fatto curare e ha accettato di raccontare la sua storia. «Spesso, chi è vittima dei pedofili, o chi è testimone diretto di casi di pedofilia non vuole sporgere denuncia, perché ritiene la cosa negativa per sé, pensa di restarne segnato, infangato a sua volta. Io posso, invece, testimoniare il contrario. A me accadde in due occasioni. La prima quando avevo 8 anni, a Torino. La seconda quando ero più grande, alle medie, in quella che passa per la migliore scuola cattolica di Milano da parte del mio padre spirituale, cioè il sacerdote che era anche il mio confessore. Il massimo del tradimento, visto che gli avevo aperto la mia anima, e conosceva i miei sentimenti più nascosti. Superare quel disagio mi è costato un prezzo altissimo. Mi sentivo sporco dentro, inadatto al mondo. Per molto tempo, da ragazzo, ho pensato che non sarei stato capace di recuperare e stare meglio». Invece Luca ce l’ha fatta e dalle sue brutte esperienze è nata l’idea di aiutare altri che hanno vissuto la stessa situazione. Ha creato la Fondazione Luca Barbareschi per la protezione e la cura dei bambini vittime di abuso sessuale. E’ entrato in politica, è stato eletto al Parlamento e ha fatto proposte di legge contro la pedofilia. 

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Tom Cruise. «Mio padre abusava di me, era violento, se la prendeva con me ogni volta che qualcosa andava storto. Mi faceva sentire protetto, poi all’improvviso ‘bang’ mi colpiva duramente. Vivere con lui è stato spaventoso. Non mi potevo fidare, ogni volta che mi trovavo vicino a lui mi sentivo pieno di ansia e di paura». Solo dopo essere stato allontanato dal padre, Tom ha iniziato a stare meglio, e ha trovato nella recitazione un modo per farcela, fino ad arrivare ad essere il GRANDE attore che tutto il mondo conosce.

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Walt Disney. Ha inventato storie meravigliose e disegnato quasi tutti i personaggi delle favole più belle, facendo felici milioni di bambini (e anche i loro genitori!) Ma Walt ha avuto una vita molto difficile da bambino. Suo padre era un uomo molto violento che lo ha maltrattato per anni, picchiandolo, anche con la cinghia, tutti i giorni. Walt non poteva giocare perché il padre non glielo permetteva.  Era obbligato ad alzarsi alle 3 e mezza di mattina per andare a consegnare i giornali, anche quando era molto piccolo. Il padre non gli dava né soldi né ricompense per questo duro lavoro. La madre di Walt era troppo debole e impaurita dal marito per poter aiutare il figlio. Ma Walt riuscì a non abbandonare il suo sogno di disegnare e poi di creare cartoni animati. Inventò Topolino, ispirandosi molto alla sua storia: da bambino povero e maltrattato a beniamino del pubblico, molto amato. Fu il primo a creare i film a cartoni animati a colori. Iniziò con Biancaneve e i Sette Nani, poi Pinocchio, Fantasia, Dumbo, Bambi e tanti altri… Walt sposò la sua assistente Lilian. Ebbe una bambina e poi ne adottò un’altra. Visse e lavorò per molti anni. Morì vecchio e amato da tutti.

La vicenda di Bibbiano. Gli orchi non possono essere giustificati. 

Orchi, ma anche vittime. Sono stati bambini con un passato difficile quasi tutti gli indagati per lesioni chiamati in causa nell’inchiesta di Reggio Emilia sul caso Bibbiano, cioè sulla rete dei servizi sociali e sul sistema degli affidi della Val D’Enza. Gli stessi che secondo le indagini avrebbero indotto i piccoli a ricordare abusi mai subiti o a «fare un funerale a papà», quelli che avrebbero cercato in ogni modo di recidere i legami affettivi fra piccoli e genitori, che avrebbero allontanato dalle famiglie bambini abusando dei loro incarichi, hanno «avuto esperienze traumatiche nell’infanzia simili a quelle patite dai minori». Così dicono le carte dell’inchiesta, stando a quel che «emerge da diverse dichiarazioni testimoniali e da informazioni assunte anche documentalmente». Ma il loro essere state vittime non li giustifica affatto dall'aver abusato di altri bambini per il sadico piacere di infliggere a qualcun'altro la loro sofferenza. Gli abusati che abusano restano persone patologiche dalla vita irrisolta. Invece, le esperienze riportate sopra sono testimonianze di riscatto e dignità. 

Cinzia Palmacci

PREGHIERE E LITURGIA DI DOMENICA 14 LUGLIO

SE POTETE, ANDATE ALLA S. MESSA


PREGHIERE DEL GIORNO
Domenica 14 Luglio 2019












LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -



 PRIMA LETTURA 

Dt 30,10-14
Dal libro del Deuteronòmio

Mosè parlò al popolo dicendo:
«Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima.
Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica».

 SALMO 

Sal 18
I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.


 SECONDA LETTURA 

Col 1,15-20
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi

Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.


 VANGELO 

Lc 10,25-37
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».