venerdì 3 maggio 2019

“L’uscita dall’euro e i terroristi dell’inflazione e della svalutazione” di Piero Valerio

Prima parte



Siamo assediati. Sentendo parlare in televisione tutti i membri del partito unico dell’euro (giornalisti, politici, semplici opinionisti occasionali) possiamo forse capire da dove prendono ispirazione certi scrittori di fantascienza quando devono immaginare il mondo del futuro disumanizzato, robotizzato, automatizzato. Questi adepti della dottrina mistica dell’euro non sono infatti esseri umani “normali”, “razionali”, “senzienti”, ma automi che ripetono in modo meccanico una lezioncina che hanno imparato a memoria da qualche parte e qualcuno gli ha imposto di recitare in tutte le occasioni pubbliche disponibili. Anche rileggere “1984” di George Orwell può essere utile per comprendere i metodi di lavaggio del cervello usati dalla propaganda di regime per manipolare, addomesticare e rendere docile l’opinione pubblica. Per chi non ha tempo e voglia di leggere, rivedere il film “Matrix” è sempre un buon modo di trascorrere una serata e riflettere sulla natura illusoria e posticcia della realtà che può essere creata quando si altera la verità dei fatti con credenze consolatorie e abitudini rassicuranti. Bisogna insomma imparare a convivere con gli automi e regolarsi di conseguenza, dato che l’agente Smith del partito unico dell’euro è il nostro nuovo interlocutore dialettico, politico: non un uomo, ma una macchina programmata per fare e dire certe cose. Tranquilli, questi automi al momento sono innocui, non uccidono (almeno fino ad oggi, domani chissà), ma chi vuole anche solo iniziare a ragionare sul fallimento dell’euro e le possibili alternative, deve sapere subito che si troverà presto o tardi circondato, assediato, aggredito da un esercito sterminato di agenti Smith, che come gli zombies dell’“Alba dei morti viventi” cercheranno di zittirlo e di fargli cambiare idea con le buone o con le cattive maniere.

Queste suggestioni un po’ gotiche e visionarie mi sono venute in mente riguardando con attenzione gli ultimi interventi televisivi dell’economista Alberto Bagnai a Telenova e L’Ultima Parola, dove il professore si è dovuto difendere come un leone dagli attacchi degli automi che ripetevano le loro strampalate teorie sull’inflazione e la svalutazione, senza ascoltare minimamente le spiegazioni razionali che confutavano ad una ad una quelle tesi prive di fondamento scientifico, empirico, storico. Ovviamente Bagnai non ha bisogno di una difesa d’ufficio, perché il professore si difende benissimo da solo e meglio di chiunque altro in Italia su questi argomenti, ma mi interessava solo fare un approfondimento sulla mentalità contorta e raccapricciante che avviluppa gli automi, che senza troppi giri di parole potremmo anche chiamare terroristi o criminali della democrazia. Come anche sottolineato più volte dallo stesso Bagnai, una vera democrazia compiuta si basa sulla correttezza e trasparenza delle informazioni trasmesse ai cittadini, quindi chi consapevolmente o inconsapevolmente continua a propinarenotizie false, allarmismi infondati, paure ingiustificate alla gente è a tutti gli effetti un terrorista o un criminale. Da rimarcare infatti come Bagnai non si ponga in questi dibattiti come il sostenitore di una particolare teoria economica o di un movimento politico, ma solo come un semplice divulgatore di verità empiriche e dati di fatto acclarati che non possono essere contestati sulla base di slogan propagandistici e meccanici, ma al massimo confutati portando altri dati, numeri, fatti più affidabili e certi. Cosa che non è mai avvenuta in questi dibattiti, perché gli automi non solo non supportano mai i loro discorsi con i dati ma nella maggior parte dei casi non conoscono neppure lontanamente il significato degli argomenti dibattuti.

In particolare ci riferiamo alla confusione enorme che gli automi fanno con i concetti di inflazione e svalutazione, mischiando alla rinfusa il fenomeno interno di aumento dei prezzi di beni e servizi (inflazione) con il fenomeno esterno di aumento del prezzo delle valute straniere in termini di valuta nazionale (svalutazione). Ma chi ha già visto questi dibattiti televisivi, si sarà anche accorto che tutti gli automi di qualunque partito politico e estrazione sociale, da Tabacci ad Albertini, dal PD al PDL, dal professore all’ultimo fesso del pubblico, ragionano secondo un preciso schema mentale che si ripete sempre nello stesso ordine. Se entriamo di più nel dettaglio e vediamo come si articola il programma che è stato caricato magari in modo subliminale in tutti questi anni di disinformazione selvaggia nella mente degli automi, ci accorgiamo subito che il loro cervello si attiva immediatamente ogni volta che un diretto interlocutore pronuncia le parole “uscita dall’euro”. Quando allo stato di coscienza arriva la frase “uscita dall’euro”, fra i neuroni dell’automa si apre una valvola o si chiude un interruttore che mette in moto una serie di frasi fatte che si susseguono nella medesima, uguale, rapida successione:



1) L’uscita dall’euro sarebbe per l’Italia una catastrofe, un disastro, una sciagura

2) Uscendo dall’euro e ritornando alla lira, la nostra moneta nazionale subirebbe una svalutazione del 30-50% rispetto ad un’altra imprecisata moneta straniera

3) Una svalutazione del 30-50% comporta un aumento dei prezzi interni o un’inflazione di pari entità, del 30-50% appunto, con conseguente perdita del potere di acquisto del salario dei lavoratori

4) I tassi di interesse schizzerebbero alle stelle

5) Con la nostra moneta svalutata non potremmo più comprare le materie prime che tanto ci servono per vivere e per lavorare, soprattutto il petrolio e il gas

6) La benzina alla pompa costerebbe molto di più, nell’ordine del 30-50% in più

7) Chi ha un mutuo in euro, avrebbe un aumento della rata del 30-50% in più

In genere dopo aver sproloquiato a perdifiato tutte queste scemenze, l’automa si placa e si mette in disparte senza più intervenire attivamente nel dibattito, se non per dissentire o sbuffare ad ogni spiegazione o replica fornita dall’interlocutore: in fondo l’agente Smith inviato a sua insaputa o membro funzionale e arruolato della propaganda di regime ha svolto il suo dovere di spaventare e terrorizzare la gente ed è poco o niente interessato a capire come stanno realmente le cose. La fissità nello sguardo dimostra infatti che nel suo cervello si sta svolgendo intanto un progressivo processo di distacco ed estraniamento dalla realtà, dato che l’automa non vive fisicamente su questa terra ma è mentalmente proiettato ad interagire soltanto con l’universo parallelo illusorio che gli è stato impiantato nella testa fin dalla nascita o per convenienza personale ha imparato ad apprezzare nel corso del tempo. Inutile dire che nel loro mondo, il debito pubblico è la peggiore delle afflizioni che può colpire un paese, la spesa pubblica è uguale a spreco e corruzione, le tasse servono per pagare il debito e la spesa del governo, il pareggio di bilancio è cosa buona e giusta perché incoraggia gli operatori esteri ad investire in Italia. Ma tralasciando per un attimo la descrizione completa dell’universo parallelo in cui vivono questi zombies, queste mummie, concentriamoci punto per punto sul programma specifico “uscita dall’euro” caricato nel cervello degli automi. Ripeto, malgrado nelle mie parole traspaia evidentemente un po’ di sarcasmo ed ironia, l’argomento è molto più serio di ciò che può sembrare in apparenza, perché questi uomini-macchina saranno nel prossimo futuro i nostri principali interlocutori e nel bene o nel male dobbiamo quindi trovare un modo per approcciare con loro, aiutandoli magari ad uscire dal mondo illusorio in cui vivono e sostenendoli durante il percorso di riabilitazione alla realtà. Per carità, nessuno vuole obbligare altri a disintossicarsi da una droga che reputano gradevole e indolore, perché ognuno degli automi conoscendo quanto sia dura, complessa, austera la realtà, potrebbe decidere a buon diritto di continuare a vivere immerso nelle sue illusioni. Alzi la mano chi non adora trastullarsi nelle proprie illusioni. Anche noi, piccola minoranza, che disperatamente cerchiamo di comprendere e interpretare la realtà che ci circonda abbiamo delle illusioni e per quanto mi riguarda, posso serenamente svelarmi la mia: stravolgere il folle paradigma economico che governa le nostre vite per consentire a tutti noi di vivere realmente meglio e con meno affanni inutili ed evitabili. Tuttavia la mia illusione non presuppone una mistificazione della realtà, anzi, necessita di una conoscenza più scrupolosa, capillare, certosina della realtà per essere magari in grado un giorno di trasformarla. Esattamente il contrario di ciò che accade nella mente degli automi che confondono continuamente la dimensione della realtà con quella dell’illusione e spesso senza nemmeno accorgersene, adattano la realtà secondo l’illusione che intanto si sono costruiti nella testa, banalizzando e semplificando in modo grossolano gli aspetti più ostici e controversi del faticoso processo di conoscenza. In perfetta analogia con le leggi della robotica immaginate dallo scrittore russo Isaac Asimov, è come se la prima istruzione del programma caricato nella testa degli automi dicesse loro che il mondo illusorio nel quale vivono è il vero mondo e non ne esistono altri (principio che si ricollega direttamente al famoso TINA, There Is No Alternative, non ci sono alternative a questa impostazione neoliberista, individualistica e privatistica del mondo).

Ad ogni modo, a prescindere dalla preferenza per la realtà o l’illusione e dal grado di commistione fra questi due livelli della vita, ognuno di noi, consapevole o meno di avere fatto questa precisa scelta di campo, dovrebbe astenersi dalla tentazione di influenzare negativamente o informare scorrettamente chi invece questa scelta deve ancora farla. Per me insomma sarebbe già molto bello ascoltare un giorno gli automi dire: “Sentite gente, è vero, lo ammettiamo, la realtà è quella descritta da questi seriosi professori di economia, scienziati, filosofi, ma è una verità ruvida, spinosa, scomoda, meglio che venite a vivere nel nostro mondo illusorio, è bellissimo, non dovete sforzarvi, non dovete pensare, ma vi viene tutto già precaricato nel cervello da “altri”. Sono questi “altri” che governano il mondo al posto nostro e noi dobbiamo solo adeguarci alle loro direttive. E’ facilissimo, semplicissimo, siamo già milioni quelli che abbiamo deciso di vivere così e adesso mancate solo voi. Dai, venite con noi, vi aspettiamo!”. Sappiamo già che una simile sconcertante ammissione di deficienza mentale sarà impossibile da prevedere nel breve periodo, perché contrasta con la prima istruzione di stravolgimento assoluto della realtà del programma degli automi, i quali continueranno a vivere beatamente nel loro bel mondo parallelo illudendosi di avere i piedi ben piantati per terra e infischiandosene dei richiami e dei segnali di allarme che arrivano a fiotti dalla vera realtà.

Quindi, malgrado tutte le nostre comprensibili preoccupazioni e angosce, al momento possiamo solo limitarci a riassumere brevemente i punti fondamentali attraverso i quali sarebbe abbastanza facile smontare tutte le illusorie certezze degli automi, prendendo spunto dalle analisi empiriche dello stesso Bagnai, di Borghi, di Zezza e di tanti altri “veri” economisti (“veri” perché basano i loro ragionamenti sui veri dati di fatto della realtà, non perché abbiano la verità assoluta in tasca, atteggiamento questo che appartiene ai mistici, ai dogmatici, ai religiosi, da cui per ora prendiamo le distanze in quanto i loro insegnamenti sono più utili e adatti per descrivere “verità ultraterrene” e non le miserie di questo mondo). Ma prima di passare all’analisi logica ritengo opportuno che vediate questo video di Byoblu per capire meglio di cosa stiamo parlando e la pericolosità, pervasività, contagiosità del fenomeno di disumanizzazione in corso (mi raccomando concentratevi bene sulle facce del “falso” economista Giuricin e del politicante stralunato e confuso Borghesi).



Fonte: 


Seconda parte
1) Uscita dall’euro

Come abbiamo detto e sentito le prime parole utilizzate dagli automi per descrivere questa eventualità sono catastrofe, disastro, apocalisse, appellandosi quasi sempre ai flagelli della svalutazione e dell’inflazione per giustificare queste rovinose visioni. Gli automi però non dicono mai che la vera catastrofe la stiamo già vivendo adesso in conseguenza della sciagurata scelta di aderire ad un’unione monetaria sbagliata e squilibrata, che consente di bilanciare shock asimmetrici tra i vari paesi soltanto attraverso la svalutazione interna dei salari dei lavoratori o dei prezzi dei beni e servizi prodotti in un determinato stato. Tra i vantaggi dell’euro che vengono ogni tanto elencati dagli automi alcuni sono davvero bizzarri e curiosi: la possibilità di viaggiare senza vincoli burocratici o pagamento di commissioni di cambio da un paese all’altro dell’eurozona. Ciò significa che per loro la possibilità di mandare a spasso i propri figli a Parigi, Berlino, Madrid è molto più importante della vita degli imprenditori che si sono suicidati, della dignità dei lavoratori o della tenuta dell’intero tessuto produttivo nazionale, che basandosi su una struttura diffusa sul territorio di piccole e medie aziende è stato oltremodo penalizzato da un aggancio rigido ad una moneta forte come l’euro-marco. Ricordiamo che la commissione di cambio, che può essere fissa o variabile in base all’importo da convertire in altra valuta, oscilla fra 1 e 5 euro e non ha mai scoraggiato nessuno dall’intenzione di andare a Londra, Stoccolma, New York o Zanzibar. Ma questo modo cinico e inquietante di pensare è perfettamente in linea con il principio che volevano imporre gli oligarchi e i banchieri fondando l’eurozona: la moneta viene prima degli stati, della politica, della cultura, e l’istinto che fin dalla notte dei tempi spinge gli uomini a viaggiare, conoscere, vedere posti nuovi deve essere subordinato alla moneta che utilizziamo per viaggiare, conoscere, vedere posti nuovi. E’ come se un esploratore con gli scarponi e lo zaino in spalla diretto verso luoghi imprecisati ancora da scoprire, fosse in qualche modo obbligato a chiedersi sull’uscio della porta: “Eh sì, però chissà che monete usano laggiù e quale sarà il tasso di cambio? E le commissioni da pagare? Forse è meglio che me ne stia a casa in attesa di tempi migliori per il mercato valutario”.

Capisco che può sembrare un po’ paradossale come esempio, ma l’euro come valore principale di riferimento e di aggregazione di un’intera società, da anteporre alla stessa democrazia, alla cultura, alla libertà, all’uguaglianza dei diritti, pone questo serio problema di alterazione della realtà e della storia del mondo. Gli automi forse ingenuamente o per calcolo credono davvero che l’intera evoluzione della civiltà ruoti intorno alle monete che i popoli hanno via via adottato, mentre le lotte per la democrazia, la tutela dei diritti, l’emancipazione delle classi subalterne, il progresso scientifico e culturale siano soltanto una conseguenza di quella primigenia, originaria, fondamentale scelta: “Ma come hanno fatto i popoli primitivi del passato a vivere senza l’euro? Per fortuna che il buon Dio ci ha dato l’euro e guai a chi ce lo vuole toccare!? Non è forse l’euro il prodotto più alto della modernità, del progresso, della cultura, della creatività dell’Occidente?”. E’ evidente che questa profonda e pervicace distorsione della realtà, della storia, della scala dei valori sia servita invece ai banchieri, agli affaristi, ai faccendieri, agli speculatori per mascherare il loro vero obiettivo e interesse: l’annullamento del rischio di cambio. L’azzeramento del rischio e delle oscillazioni competitive di cambio è stato infatti molto utile e vantaggioso per i grandi gruppi finanziari e commerciali che dovevano spostare grosse quantità di soldi e di merci da un paese all’altro dell’eurozona per fare investimenti, prestiti, profitti, pura speculazione, senza incorrere nel pericolo di subire svalutazioni della moneta locale. Ora però, preso atto di questa circostanza realedifficilmente contestabile, sarebbe molto interessante capire se tutti gli automi, di qualunque corrente politica siano dato che il fenomeno della robotizzazione è trasversale, abbiano presente alcune semplici considerazioni sugli ordini di grandezza: il risparmio sulla commissione di cambio di €2000 per fare una vacanza a Parigi è cosa assai diversa rispetto al prestito di €200 milioni di una banca tedesca ad una spagnola o irlandese per favorire l’inizio di una bolla immobiliare, senza rischiare nulla sul versante della svalutazione. Lechiacchiere stanno a zero e mi pare fuori discussione stabilire a chi veramente abbia più giovato l’introduzione dell’euro, con buona pace di tutti gli studenti che hanno vissuto 6 mesi in Francia o in Germania grazie al progetto Erasmus, risparmiando sulle oscillazioni o commissioni di cambio.

Non capire questo semplice passaggio mi sembra dunque un offuscamento clamoroso della vista, un atto di malafede indecoroso o peggio ancora una conclamata collusione con gli interessi di questi grandi gruppi finanziari e commerciali, dalle cui direttive gli automi sono stati direttamente o indirettamente indottrinati. La gente invece ancora in grado di fare a mente una semplice conversione di valuta può chiaramente comprendere che subire angherie, tasse, vessazioni, privazioni di servizi pubblici essenziali, decurtazioni di stipendi e pensioni per consentire ai grandi capitalisti di aumentare le loro rendite o i profitti, limitando al massimo i rischi e la concorrenza di cambio, non è sicuramente un buon motivo per rimanere ancora nell’area euro. L’Europa non è e non sarà mai l’euro, ma rappresenta da sempre un’entità geopolitica e culturale ben identificabile che prescinde e prevarica la moneta o le monete utilizzate dai paesi del vecchio continente, che ricordiamolo sempre nella sola Unione Europea allargata a 27 stati sono 11. Fra l’altro, l’euro come tutte le monete nella storia (compresa la nostra lira, il marco o il franco) non è irreversibile e non ci è stato consegnato in dono da Dio: esistono nella storia centinaia di casi di distruzione di valute o sganciamenti da altre valute che non hanno comportato assolutamente catastrofi (l’Argentina è l’ultimo e più eclatante caso), a parte un normale periodo transitorio di assestamento e instabilità della nuova valuta.

2) Svalutazione

Secondo gli automi robotizzati una volta usciti dall’euro, la nuova lira si svaluterebbe di circa il 30%-50%, un dato sparato a caso che non tiene in debito conto nessuno dei fattori che realmente influiscono sul tasso di cambio. Nelle precedenti occasioni storiche di sganciamento di una valuta da un’altra moneta forte (per noi l’euro-marco), i fatti e i dati empirici ci dicono che il cambio tende a recuperare la competitività di prezzo perduta nei confronti del paese principale dell’area valutaria (la Germania). Dato che il differenziale di inflazione complessivo dal 1999 ad oggi con la Germania ammonta a circa il 20%-25%, la svalutazione della lira nei confronti dell’euro-marco dovrebbe attestarsi intorno a questa banda di oscillazione. Ovviamente la nuova lira si deprezzerebbe rispetto all’euro-marco, ma potrebbe apprezzarsi nei confronti di altre valute con i cui paesi di origine l’Italia intrattiene rapporti commerciali. Quindi quello che è importante non è tanto la svalutazione bilaterale fra l’Italia e un altro paese, ma il tasso di cambio effettivo che è una media pesata di tutti i tassi di cambio bilaterali principali misurata in base al valore specifico degli scambi effettuati con i rispettivi paesi d’origine.

Tuttavia se questa teoria della “parità relativa del potere d’acquisto” (PPP, Purchasing Power Parity) può essere utile per spiegare i movimenti del cambio nel lungo periodo ed è applicabile soltanto alle variazioni di prezzo di beni e servizi effettivamente destinati all’esportazione (l’aumento di prezzo dei prodotti locali e del barbiere sotto casa non dovrebbe essere conteggiato insomma), il tasso di cambio nel breve periodo è influenzato da altri due elementi: il saldo delle partite correnti e gli investimenti finanziari. Il nostro attuale saldo delle partite correnti è in deficit (-€30 miliardi circa, vedi grafico sotto), ma la causa principale non è dovuta tanto a fattori commerciali (la bilancia commerciale è in pareggio), quanto al peso molto maggiore degli interessi pagati sul debito estero, i profitti portati via dagli investimenti esteri in Italia, le rimesse dei migranti. Siccome la svalutazione iniziale della lira dovrebbe favorire ulteriormente le esportazioni e ridurre le importazioni, migliorando nel complesso la nostra bilancia commerciale, questo processo insieme ad un rinnovo del debito estero a tassi di interesse più bassi (la “nostra” banca centrale, Banca d’Italia, svincolata dalla BCE, potrebbe riacquistare piena autonomia nella scelte di politica monetaria e in particolare nella definizione dei tassi di interesse di riferimento), ad una qualche forma di limitazione degli investimenti esteri in Italia e ad uncontrollo più accurato del deflusso dei capitali, dovrebbe migliorare in breve tempo il saldo delle nostre partite correnti, con conseguente apprezzamento della nostra valuta.


Dal punto di vista finanziario, l’Italia ha una ricchezza complessiva di €3600 miliardi, che difficilmente potrà essere smobilizzata per essere trasferita all’estero, con evidenti effetti negativi sul cambio della nuova lira. Innanzitutto perché molti di questi assets finanziari hanno già subito forti svalutazioni durante gli ultimi anni, quindi l’effetto marginale del deprezzamento della nuova lira sarebbe meno incisivo (una cosa è svalutare del 20% un asset che vale 100, altra cosa è svalutare del 20% un asset che vale già 50). In pratica è come se l’Italia stesse già subendo da qualche anno una svalutazione sotto forma di un maggiore spread sui titoli di stato, che obbliga le aziende a finanziarsi a tassi di interesse più alti e rende meno pregiati i nostri assets. In secondo luogo le fughe di capitali più massicce si sono già verificate in questi ultimi anni e quindi, con un controllo più puntuale sulla circolazione dei capitali durante il periodo di transizione in cui è maggiore l’instabilità di cambio, si potrebbero evitare ulteriori crisi nei nostri conti con l’estero. Se questo presunto deflusso incontrollato di capitali è dunque molto limitato e circoscritto, è invece molto più probabile che nei primi periodi di passaggio alla nuova lira possa presentarsi il fenomeno opposto di afflusso di capitali esteri: gli operatori stranieri potrebbero infatti approfittare dell’iniziale vantaggio di cambio per fare investimenti finanziari di portafoglio o in conto capitale in Italia, aumentando quindi l’offerta di valuta estera e la domanda di nuove lire. Queste operazioni, che ripetiamo dovrebbero essere opportunamente controllate per evitare un aumento eccessivo delle passività (debito estero) nel conto finanziario della nostra bilancia dei pagamenti, tenderanno ad apprezzare e non a deprezzare il cambio della nuova lira. Quindi, in buona sostanza, la paura della svalutazione catastrofica della nuova lira è assolutamente infondata, ingiustificata, non sostenuta dai dati e dai fatti.

3) Inflazione

Questo è sicuramente l’aspetto più incredibile e grottesco di tutta la vicenda: secondo gli automi con una svalutazione della lira del 20% avremmo un’inflazione della stessa entità, quindi intorno al 20%. Capite bene che il meccanismo mentale che porta a questa conclusione è assurdo, illogico, dato che un’eventualità del genere avverrebbe solo se l’Italia non producesse nulla e importasse tutto dall’estero, ma proprio tutto: materie prime, semilavorati, prodotti finiti, servizi. Fra svalutazione e inflazione non c’è mai stata nella storia del mondo una correlazione così forte e diretta, mentre si verifica molto più spesso il fenomeno inverso, ovvero un’inflazione molto alta alla lunga produce una svalutazione del cambio, perché a parità di beni prodotti in due diversi paesi sarà necessaria una maggiore quantità di moneta del paese più inflativo rispetto a quello meno inflativo e il cambio si adegua di conseguenza. Per questo motivo, molto spesso per valutare l’effettivo potere di acquisto di una moneta rispetto ai beni e ai servizi prodotti in un determinato paese, si considera il tasso di cambio reale che tiene conto appunto del differenziale di inflazione fra i due paesi. Se la moneta di un paese si svaluta del 10% e l’inflazione per altri motivi cresce del 10%, il tasso reale di cambio non varia, perché l’aumento dei prezzi interni compensa la svalutazione e per un acquirente estero sarà indifferente comprare prodotti da quel paese.

Questo è a mio avviso il motivo che crea tanta confusione nella mente degli automi perché loro ragionano in termini di tasso di cambio reale e non di quello nominale effettivo: la svalutazione del 20% produce un’inflazione del 20% e per l’acquirente straniero non sarà più vantaggioso rispetto a prima comprare prodotti italiani e l’Italia avrà perso i margini di competitività recuperata, perché i benefici della svalutazione saranno riassorbiti dai danni dell’inflazione. Peccato però che è sbagliato il passaggio intermedio: una svalutazione del 20% non ha mai provocato nella storia, almeno in Italia, un’inflazione del 20%. E vediamo pure con alcuni dati, il motivo per cui possiamo essere abbastanza certi di questa affermazione. Nel grafico sotto possiamo confrontare l’andamento dell’inflazione con il tasso di cambio effettivo dal 1975 ad oggi: come si può vedere già ad occhio nudo non c’è alcuna correlazione diretta fra i movimenti abbastanza ripidi di cambio e l’inflazione, che nonostante i cambiamenti repentini di rivalutazioni e successive svalutazioni della lira continuava a viaggiare per conto suo seguendo un preciso percorso di deflazione. In particolare la forte rivalutazione della lira avvenuta nel 1979 con l’ingresso nello SME è avvenuta a inflazione crescente, mentre al contrario la svalutazione della lira del 1992 seguita all’uscita temporanea dallo SME è stata addirittura accompagnata da una discesa dell’inflazione dal 5% al 4%. Ciò significa che se esistesse davvero una correlazione fra svalutazione ed inflazione, questa sarebbe opposta a quella postulata e propagandata dagli automi.


Il caso della svalutazione del 1992 è sicuramente il più emblematico in questo senso. Il governo Amato decise unilateralmente di far uscire l’Italia dallo SME il 18 settembre del 1992, per mettere un freno agli attacchi speculativi alla lira che erano iniziati nell’estate precedente e avevano costretto il governatore della Banca d’ItaliaCarlo Azeglio Ciampi a bruciare circa 50 miliardi di riserve in dollari nel vano tentativo di difendere la parità di cambio della lira imposta dagli accordi SME. Nel giro di un anno, con la lira libera di fluttuare nel mercato valutario, abbiamo assistito ad una svalutazione nominale effettiva del 25%, che ha favorito le nostre esportazioni e reso meno convenienti le importazioni. Se questa svalutazione fosse stata accompagnata da un corrispondente aumento dell’inflazione (che non c’è stato, dato che l’inflazione è invece diminuita) come sostenuto dagli automi, la nostra bilancia commerciale non avrebbe subito grandi cambiamenti perché per gli acquirenti esteri il prezzo dei prodotti italiani sarebbe rimasto pressoché invariato. Cambiamento che invece c’è stato, e come se c’è stato, perché nel giro di un anno la nostra bilancia commerciale è passata da un deficit ad un surplus (vedi grafico sotto) fino al picco del 1996, ritornando a decrescere non appena si decise malauguratamente per noi la reintroduzione della lira nello SME (1996) e l’ingresso definitivo nell’area euro (1999).


Questo passaggio determinante e decisivo per capire meglio come funzionano le dinamiche della svalutazione di cambio, può essere anche evidenziato benissimo esaminando il grafico sotto, in cui viene riportato l’andamento del tasso nominale effettivo a confronto con il tasso di cambio reale (misurato in termini di valuta estera): i due andamenti sono esattamente speculari, perché ad ogni svalutazione nominale della nostra moneta corrisponde esattamente una rivalutazione reale della valuta estera, come se l’effetto inflazione tanto paventato dagli automi che vanificherebbe i benefici della svalutazione non esistesse proprio. Un falso storico a tutti gli effetti che merita l’accusa di terrorismo mediatico e attentato alla democrazia dell’informazione.


Terza parte

L’inflazione come abbiamo più volte detto è un fenomeno molto complesso che presenta numerose interconnessioni e ha molta più attinenza con i cambiamenti che avvengono nell’economia reale rispetto ai processi monetari, siano essi variazioni di tassi di cambio o aumento di moneta circolante. In generale possiamo dire che si verifica inflazione quando la domanda di beni e servizi supera l’offerta e nel contempo il tessuto produttivo non è così elastico da adattarsi al nuovo regime di domanda. A sua volta questo aumento di domanda può essere collegato ad una politica salariale espansiva o a cambiamenti strutturali nel mercato del lavoro, che migliorano il potere di acquisto reale dei salari (cioè decurtato del tasso di inflazione misurato in quel periodo). La politica salariale espansiva dipende però dal tasso di disoccupazione, perché è storicamente dimostrato (e facilmente intuibile) che un aumento dell’offerta di lavoro, dovuto ad una maggiore disoccupazione, produce una tendenza al ribasso del valore dei salari. Un innalzamento repentino e consistente del costo delle materie primepuò anch’esso tradursi in inflazione, come è avvenuto per esempio in Italia nel 1974 (picco di inflazione del 20%), in conseguenza del primo grande shock petrolifero del 1973, che ha causato un aumento medio del prezzo del petrolio del 258%. Capite bene che quando un imprenditore si trova ad affrontare una quadruplicazione del prezzo di una materia prima così importante come il petrolio (che influisce direttamente e indirettamente sui costi di produzione, a causa dell’aumento della bolletta energetica), è costretto ad aumentare per forza di cose ilprezzo di vendita dei suoi prodotti per coprire i costi e mantenere ancora dei margini di profitto.

La svalutazione, almeno in Italia, è un fenomeno che si muove invece su una banda di oscillazione molto ridotta, nell’ordine del più o meno 20%-25%, quindi consente facilmente agli imprenditori di rimodulare la struttura dei costi aziendali, compresi i margini di profitto, per mantenere inalterata la competitività di prezzo e rispondere ad un aumento del costo di quelle materie prime, semilavorati, prodotti finiti, servizi effettivamente riconducibili a fornitori esteri. Quindi come abbiamo già detto e visto, non solo la svalutazione ha poco o scarsissimo effetto sull’inflazione, ma nella maggior parte dei casi è una conseguenza diretta dell’inflazione. Questo trasferimento dall’inflazione alla svalutazione è avvenuto per esempio in Italia nel 1976 quando la banca centrale decise di attuare una svalutazione competitiva della lira del 20%, per recuperare i margini di competitività di prezzo perduti dalle aziende italiane negli scambi con l’estero, a causa del picco di inflazione del 20% che si era registrato appunto due anni prima. Anche l’introduzione dell’euro nel 1999 ha comportato nei primi due anni una svalutazione iniziale complessiva del 20% della moneta europea nei confronti del dollaro, che non ha avuto alcuna influenza sull’inflazione, la quale ha continuato a ristagnare intorno al suo valoreartificialmente basso del 3% (artificialmente basso perché dovuto soprattutto alle politiche di contenimento dei salari reali dei lavoratori attuate in tutta Europa).

Aggiungiamo anche per completezza, che quando invece si assiste ad un aumento esogeno della moneta circolante, dovuto per esempio a politiche espansive della spesa pubblica dello Stato, gli effetti tanto temuti sull’inflazione, invocati spesso dagli stessi automi che sproloquiano sui danni della svalutazione, sono quasi sempre contenuti principalmente da due fenomeni: la mancata saturazione della capacità produttiva di un paese e la disoccupazione. Il previsto aumento della domanda dovuto alla maggiore quantità di moneta circolante può essere infatti corrisposto da un incremento dell’offerta, trainato da maggiore produttività del lavoro, miglioramenti tecnologici, efficienza dei processi produttivi, senza influire sui tanto osteggiati innalzamenti dei prezzi al consumo. Inoltre l’elevata disoccupazione tenderà a spostare queste nuove masse di moneta circolante nei risparmi di chi ha già un reddito e magari preferirà tesaurizzare questi soldi, investendoli soprattutto in attività finanziare, piuttosto che convogliarli verso nuova domanda di consumi. La paura eccessiva della spesa pubblica, che nella maggior parte dei dibattiti si accoppia quasi sempre con quella dell’inflazione e della svalutazione, presenta quindi notevoli sintomi di infondatezza quando siamo in presenza di alta disoccupazione e scarsa saturazione della capacità produttiva, che consente ampi margini di elasticità dell’offerta. Ma questo purtroppo fa parte ormai integrante della mentalità bacata degli automi, con cui volenti o nolenti dovremo sapere convivere per parecchi anni ancora, dato che l’uscita dall’euro e il ritorno alla nostra moneta sovrana equivale secondo i loro calcoli errati e tanto immaginifici a svalutazione, aumento della spesa pubblica, e “quindi” ad inflazione, la tassa più iniqua del mondo perché colpisce il potere di acquisto dei salari.

A parte che il potere di acquisto dei lavoratori può essere difeso con i normalissimi meccanismi di indicizzazione dei salari all’inflazione utilizzati in quasi tutti i paesi più civili e democratici del mondo, quello che gli automi non capiscono o fanno finta di non capire, per i soliti motivi di annebbiamento, malafede e collusione, è che l’inflazione mantenuta artificialmente bassa in Europa serve più che altro a proteggere nel tempo il valore dei grandi patrimoni finanziari accumulati dagli oligarchi, dai capitalisti, dagli speculatori, e da tutti coloro che vivono di rendita senza sapere neppure cosa sia il lavoro. Questa è una colossale ed epocale lotta di classe che ha come principale obiettivo la distribuzione iniqua dei redditi a favore di una ristretta minoranza di rentiers, benestanti, grandi imprenditori e a danno della maggioranza, che comprende lavoratori, pensionati, piccoli e medi imprenditori, società civile.

Mantenere l’inflazione artificialmente bassa grazie al contenimento dei salari reali e all’aumento della disoccupazione non avvantaggia di certo i lavoratori, i cittadini, la gente comune, che malgrado il ridotto aumento dei prezzi al consumo non avranno mai benefici reali da questa politica ottusa, miope e palesemente iniqua. L’inflazione bassa scoraggia pure gli investimenti perché se un imprenditore deve indebitarsi oggi con una banca ad un certo tasso di interesse e prevede già che i suoi futuri flussi di cassa saranno incerti o decrescenti perché legati ad un andamento costante o addirittura deflativo dei prezzi di vendita dei suoi prodotti, preferirà rimandare sempre a tempi migliori di maggiore vivacità del mercato il momento dell’investimento. Ovviamente l’argomento è molto complesso e meriterebbe ben altri approfondimenti (invito a tal proposito la lettura del libro del professore Alberto Bagnai, il Tramonto dell’Euro, oppure il trattato collegiale dei “veri” economisti italiani scaricabile gratuitamente da internet, Oltre l’Austerità), ma per non appesantire oltremodo i contenuti, rimando l’analisi degli altri punti ad un prossimo articolo, dato che tutti gli effetti collaterali denunciati meccanicamente dagli automi con l’uscita dall’euro (il costo delle materie prime, la benzina, i tassi di interessi, il mutuo), sono solo un corollario delle due principali armi di distrazione e disinformazione di massa: la svalutazione e l’inflazione.

Concludo questo lungo viaggio dentro il mondo illusorio degli automi con una frase dell’economista inglese John Maynard Keynes che racchiude bene in sintesi il significato della cruciale lotta di civiltà che ci troviamo ad affrontare oggi, in cui non solo dobbiamo essere capaci ad intaccare gradualmente, costantemente, implacabilmente i principi su cui si fonda l’enorme potere delle classi dominanti, ma anche a contrastare il possente muro di mummie, subumani, corrotti, inetti, stupidi eretto a loro difesa nella società: “Il futuro ci è sfuggito di mano e nessun uomo detiene più il controllo dei destini immediati dell’Europa. Gli eventi del prossimo anno non saranno opera deliberata degli statisti, ma saranno determinati da quelle correnti segrete che fluiscono continue sotto la superficie della storia, e di cui nessuno sa predire lo sbocco. Abbiamo un solo modo per influire su di esse: mettere in moto le forze della conoscenza e della fantasia capaci di mutare l’opinione. Affermare la verità, distruggere le illusioni, dissipare gli odi, aprire gli animi e istruire le menti; questi devono essere i nostri strumenti”.

Fonte: 

La preghiera di san Michele



Notizie sulla preghiera a san Michele e l’esorcismo di Leone XIII
Gli esorcismi nel Rituale romanum da Leone XIII a Pio XII 

Un tratto di storia significativo per gli esorcismi minori è dato da quella preghiera a san Michele arcangelo che insieme ad una preghiera alla Madonna, prima della riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II, il celebrante e i fedeli recitavano mettendosi in ginocchio alla fine di ogni messa:

Gloriosissimo principe delle milizie celesti, arcangelo san Mi­chele, difendici nella battaglia contro le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia. Vieni in aiuto di noi, che fummo creati e riscattati con il sangue di Gesù Cristo dalla tirannia del demonio. Tu sei venerato dalla Chiesa quale suo custode e a te il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti. Prega dunque il Dio della pace a tenere schiacciato Satana sotto i nostri piedi, affinché esso non prevalga né a fare schiavi di sé gli uomi­ni, né a recare danno alla Chiesa. Presenta all’Altissimo, con le tue, le nostre preghiere, perché discendano su di noi le Sue divine misericordie. Incatena Satana e ricaccialo negli abissi da dove non possa più sedurre le anime. Amen.

Questa preghiera composta da Leone XIII nel 1886 era stata ri­presa dall’Enciclica “Humanus genus” (1884) [1] [La preghiera composta nel 1886 era stata ripresa nell’enciclica pubblicata due anni prima ???] nella quale il papa parlava di un esorcismo da lui composto.

La sua storia, assai sin­golare, la racconta sulla “Settimana del Clero” (n. 13 del 30 marzo 1947) padre Domenico Pechenino degli Oblati di Maria Vergi­ne, che era stato già Rettore Maggiore della sua Congregazione. Il testo venne poi ripreso dalle “Ephemerides Liturgicae” (1955, I, 58-59, nota 9) e dalla rivista “Madre di Dio” nell’articolo “La visio­ne diabolica di Leone XIII” di Giuseppe Ferrari (1984,11,4). E Pe­chenino nel terminare l’articolo scriveva:

“Qui finendo, io mi permetto di accennare solo più ad un fatto poco conosciuto, che getta un vivissimo fascio di luce sull’ordine di idee a cui ho accennato. L’ho attinto, il fatto, a fonte sicura. Non ricordo dunque l’anno preciso. Si era un pò dopo il 1890 [???]. Un mat­tino il grande Pontefice Leone XIII aveva celebrato la S. Messa, e stava assistendo ad un’altra di ringraziamento, come al solito. Ad un certo punto lo si vide drizzare energicamente il capo, poi fis­sare intensamente qualcosa al di sopra del capo del celebrante. Guardava fisso, senza battere palpebra, ma con un senso di ter­rore e di meraviglia, cambiando colore e lineamenti. Qualcosa di strano, di grande avveniva in lui. Finalmente, come rivenendo in sé, e dando un leggero ma energico tocco di mano, si alza. Lo si vede avvicinarsi verso il suo studio privato. I famigliari lo seguo­no con premura e ansiosi “Santo Padre, non si sente bene? Ha bi­sogno di qualcosa? Niente, niente!” risponde. E si chiude dentro. Dopo una mezz’oretta fa chiamare il Segretario della S. Congre­gazione dei Riti, e, porgendogli un foglio, gl’ingiunge di farlo stampare e farlo pervenire a tutti gli Ordinari del mondo. Cosa conteneva? La preghiera che recitiamo al termine della Messa, col popolo, con la supplica a Maria e l’infocata invocazione al Prin­cipe delle milizie celesti, S. Michele implorando da Dio che lo ri­cacci nell’inferno.

Circa un anno prima del suddetto racconto, il cardinale Gio­vanni Battista Nasalli Rocca, Arcivescovo di Bologna, nella Lettera pastorale per la quaresima del 1946 diceva:

Il sapientissimo Pontefice Leone XIII, intelligenza superiore e certamente non spirito gretto e piccino, scrisse Egli stesso quella bella e forte preghiera … E quella frase “che si aggirano nel mon­do” ha una spiegazione storica, a noi riferita dal Segretario parti­colare Mons. Rinaldo Angeli. Leone XIII ebbe veramente visione de­gli spiriti infernali che si addensavano sulla Città Eterna, e da quella esperienza … venne la preghiera che volle in tutta la Chie­sa, preghiera che egli recitava con una voce vibrante e potente, che risuonava in modo indimenticabile nell’universale silenzio sotto le volte del massimo tempio della cristianità. Non solo ma scrisse di sua mano uno speciale esorcismo che egli raccomandava ai Ve­scovi e Sacerdoti di recitare spesso per le loro Diocesi e le loro par­rocchie …

Tratto da “Guida spirituale per gli ultimi tempi” di Beppe Amico 



Tratto da: “Inchiesta sugli angeli” di Saverio Gaeta e Marcello Stanzione



Tratto da “I segreti di Karol Wojtila” di Antonio Socci



Tratto da: “Inchiesta sul demonio. Marco Tosatti incontra padre Amorth”

Possa la preghiera fortificarci per quella battaglia spirituale di cui parla la Lettera agli Efesini: “Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza” (Ef 6, 10). E’ a questa stessa battaglia che si riferisce il Libro dell’Apocalisse, richiamando davanti ai nostri occhi l’immagine di san Michele Arcangelo (cfr. Ap 12, 7). Aveva di sicuro ben presente questa scena il Papa Leone XIII, quando, alla fine del secolo scorso, introdusse in tutta la Chiesa una speciale preghiera a San Michele: “San Michele Arcangelo difendici nella battaglia contro i mali e le insidie del maligno; sii nostro riparo . .

Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo.

Giovanni Paolo II. Regina Coeli. Domenica, 24 aprile 1994

Esorcismo di Leone XIII
Contro Satana e gli angeli ribelli 

Due specie di esorcismi:
1) L’esorcismo solenne e pubblico fatto dal sacerdote col consenso del vescovo
2) L’esorcismo privato che tutti i fedeli possono fare con frutto, da soli o in comune, in chiesa o fuori.

Esso è consigliabile:
a) quando si sente che piú intensa si fa l’azione del demonio in noi (tentazione di bestemmia, di impurità, di odio, di disperazione, ecc.);
b) nelle famiglie (discordie, epidemie, ecc.);
c) nella vita pubblica (immoralità, bestemmia, profanazione delle feste, scandali, ecc.);
d) nelle relazioni tra i popoli (guerre, ecc.);
e) nelle persecuzioni contro il clero e la Chiesa;
f) nelle malattie, nei temporali, nell’invasione di animali nocivi, ecc.

Al segno + si fa il segno di croce senza parole

In nómine Patris et Fílii et Spíritus Sancti. Amen. 
Ad S. Michaëlem Archangelum precatio

Prínceps gloriosíssime cœléstis milítiæ, sancte Michaël Archángele, defénde nos in prœlio advérsus príncipes et postestátes advérsus mundi rectóres tenebrárum harum, contra spirituália nequitiæ, in cœléstibus.
Veni in auxílium hóminum: quos Deus ad imáginem similitúdinis suæ fecit, et a tyránnide diáboli emit prétio magno.
Te custódem et patrónum sancta venerátur Ecclésia; tibi trádidit Dóminus ánimas redemptórum in supérna felicitáte locándas.
Deprecáre Deum pacis, ut cónterat sátanam sub pédibus nostris, ne ultra váleat captivos tenére hómines, et Ecclésiæ nocére.
Offer nostras preces in conspéctu Altíssimi, ut cito anticipent nos misericórdiæ Dómini, et apprehéndas dracónem, serpéntem antíquum, qui est diábolus et sátanas, et ligátum mittas in abyssum, ut non sedúcat ámplius gentes. 

Preghiera a San Michele Arcangelo

Gloriosissimo Principe delle celesti milizie, Arcangelo San Michele, diféndici nelle battaglie contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia.
Vieni in aiuto degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio.
Tu sei venerato dalla Chiesa quale suo Custode e Patrono, e a te il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti.
Prega, dunque, il Dio della Pace a tenere schiacciato Satana sotto i nostri piedi, affinché non possa continuare a tenere schiavi gli uomini e danneggiare la Chiesa.
Presenta all’Altissimo con le tue le nostre preghiere, perché discendano tosto su di noi le Sue divine misericordie, e tu possa incatenare il dragone, il serpente antico, Satana, e incatenato ricacciarlo negli abissi, donde non possa piú sedurre le anime. 
Exorcísmus

In nómine Iesu Christi Dei et Dómini nostri, intercedénte immaculata Vírgine Dei Genitríce Maria, beáto Michaële Archángelo, beátis Apóstolis Petro et Paulo et ómnibus Sanctis, et sacra ministérii nostri auctoritáte confisi, ad infestatiónes diabólicæ fraudis repelléndas secúri aggrédimur. 
Psalmus 67 (si reciti in piedi)

Exsúrgat Deus, et dissipéntur inimici eius, et fúgiant qui odérunt eum, a fácie eius.
Sícut déficit fumus, defíciant: sícut fluit cera a fácie ignis, sic péreant peccatóres a fácie Dei.

V – Ecce Crucem Dómini, fúgite, partes advérsæ;
R – Vicit Leo de tribu Juda, radix David.
V – Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos.
R – Quemádmodum sperávimus in Te. 

Exorcizamus te, omnis immúnde spíritus, omnis satánica potéstas, omnis incúrsio infernális adversárii, omnis légio, omnis congregátio et secta diabólica, in nómine et virtúte Dómini nostri Iesu + Christi, eradicáre et effugáre a Dei Ecclésia, ab animábus ad imáginem Dei cónditis ac pretióso divini Agni sánguine redémptis +.
Non ultra áudeas, sérpens callidíssime, decípere humánum genus, Dei Ecclésiam pérsequi, ac Dei eléctos excútere et cribráre sicut tríticum.
+ Imperat tibi Deus Altíssimus +,
cui in magna tua supérbia te símilem habéri adhuc præsúmis; qui omnes hómines vult salvos fieri, et ad agnitiónem veritátis
venire.
Imperat tibi Deus Pater +;
Imperat tibi Deus Fílius +;
Imperat tibi Deus Spíritus Sanctus +.
Imperat tibi Christus, ætérnum Dei Verbum caro factum +,
qui pro salúte géneris nostri tua invídia pérditi, humiliávit semetípsum factus obédiens usque ad mortem;
qui Ecclésiam suam ædificávit supra firmam petram et portas ínferi advérsus eam numquam esse prævalitúras edíxit, cum
ea ipse permansúrus ómnibus diébus usque ad comsummatiónem sæculi.
Imperat tibi sacraméntum Crucis +, omniúmque christiánæ fídei Mysteriórum virtus +.
Imperat tibi excélsa Dei Génitrix Virgo Maria +,
quæ superbíssimum caput tuum a primo instánti immaculátæ suæ Conceptiónis in sua humilitáte contrivit.
Imperat tibi fides sanctórum Apostolórum Petri et Pauli ceterorúmque Apostolórum +.
Imperat tibi Mártyrum sanguis, ac pia Sanctórum et Sanctárum ómnium intercéssio +. 

Ergo, draco maledícte et omnis légio diabólica, adjurámus te per Deum + vivum, per Deum + verum, per Deum + sanctum, per Deum, qui sic diléxit mundum, ut Fílium suum unigénitum dáret, ut omnis, qui credit in eum, non péreat, sed hábeat vitam ætérnam; cessa decípere humánas creatúras, eisque ætérnæ perditiónis venénum propináre: désine Ecclésiæ nocére et eius libertáti láqueos inícere.
Vade, sátana, invéntor et magíster omnis falláciæ, hostis humánæ salútis.
Da locum Christo, in quo nihil invenísti de opéribus tuis: da locum Ecclésiæ unæ, sanctæ, cathólicæ et Apostólicæ, quam Christus ipse acquisívit sánguine suo. 

Humiliáre sub poténti manu Dei; contremisce et éffuge, invocáto a nobis sancto et terríbili Nómine Iesu, quem ínferi trémunt, cui Virtútes cœlórum et Potestátes et Dominatiónes subiéctæ sunt; quem Chérubim et Séraphim indeféssis vócibus láudant, dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sabaoth. 

V – Dómine, exáudi oratiónem meam.
R – Et clámor meus ad te véniat. 

Orémus 
Deus cœli, Deus terræ, Deus Angelórum, Deus Archangelórum, Deus Patriarchárum, Deus Prophetárum, Deus Apostolórum, Deus Mártyrum, Deus Confessórum, Deus Vírginum, Deus qui potestátem habes donáre vitam post mortem, réquiem post labórem: quia non est Deus præter Te, nec esse postest nisi Tu, creátor ómnium visibílium et invisibílium, cuius regni non érit finis: humíliter maiestáti glóriæ tuæ supplicámus, ut ab ómni infernálium spirítuum potestáte, láqueo, deceptióne et nequítia nos poténter liberáre, et incólumes custodíre dignáris.
Per Christum Dóminum nostrum. Amen. 

Ab insídiis diáboli, líbera nos, Dómine. 

V – Ut Ecclésiam tuam secúra tibi fácias libertáte servire,
R – Te rogámus, áudi nos.
V – Ut inimícos sanctæ Ecclésiæ humiliáre dignéris,
R – Te rogámus, áudi nos.

Esorcismo

In nome di Gesú Cristo, nostro Dio e Signore, e con l’intercessione dell’Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, di San Michele Arcangelo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e di tutti i Santi, fiduciosi intraprendiamo la battaglia contro gli attacchi e le insidie del demonio. 
Salmo 67 (si reciti in piedi)

Sorga il Signore e siano dispersi i suoi nemici; fuggano dal cospetto di Lui coloro che lo odiano.
Svaniscano come svanisce il fumo: come si fonde la cera al fuoco, cosí periscano i peccatori dinanzi alla faccia di Dio. 

V – Ecco la Croce del Signore, fuggite potenze nemiche;
R – Vinse il Leone della tribú di Giuda, il discendente di Davide.
V – Che la tua misericordia, Signore, sia su di noi.
R – Siccome noi abbiamo sperato in Te. 

Ti esorcizziamo, spirito immondo, potenza satanica, invasione del nemico infernale, con tutte le tue legioni, riunioni e sétte diaboliche, in nome e potere di nostro Signore Gesú + Cristo: sii sradicato dalla Chiesa di Dio, allontànati dalla anime riscattate dal prezioso Sangue del divino Agnello +.
D’ora innanzi non ardire, perfido serpente, d’ingannare il genere umano, di perseguitare la Chiesa di Dio, e di scuotere e crivellare, come frumento, gli eletti di Dio.
+ Te lo comanda l’Altissimo Dio +,
al quale, nella tua grande superbia, presumi di essere simile;
Te lo comanda Dio Padre +;
Te lo comanda Dio Figlio +;
Te lo comanda Dio Spirito Santo +;
Te lo comanda il Cristo, Verbo eterno di Dio fatto carne +,
che per la salvezza della nostra razza perduta dalla tua gelosia, si è umiliato e fatto ubbidiente fino alla morte;
che edificò la sua Chiesa sulla ferma pietra, assicurando che le forze dell’inferno non avrebbero mai prevalso contro di Essa
e che sarebbe con Essa restato per sempre, fino alla consumazione dei secoli.
Te lo comanda il segno sacro della Croce + e il potere di tutti i misteri di nostra fede cristiana.
Te lo comanda la eccelsa Madre di Dio, la Vergine Maria +,
che dal primo istante della sua Immacolata Concezione, per la sua umiltà, ha schiacciato la tua testa orgogliosa.
Te lo comanda la fede dei santi Pietro e Paolo e degli altri Apostoli +.
Te lo comanda il Sangue dei Martiri e la potente intercessione di tutti i Santi e Sante +.
Dunque, dragone maledetto, e tutta la legione diabolica, noi scongiuriamo te per il Dio + Vivo, per il Dio + Vero, per il Dio + Santo; per Iddio che tanto ha amato il mondo da sacrificare per esso il suo Unigenito Figlio, affinché, chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna; cessa d’ingannare le umane creature e di propinare loro il veleno della dannazione eterna; cessa di nuocere alla Chiesa e di mettere ostacoli alla sua libertà.
Vattene Sàtana, inventore e maestro di ogni inganno, nemico della salvezza dell’uomo.
Cedi il posto a Cristo, sul quale nessun potere hanno avuto le tue arti; cedi il posto alla Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, che lo stesso Cristo conquistò col suo sangue.
Umíliati sotto la potente mano di Dio, trema e fuggi all’invocazione che noi facciamo del santo e terribile Nome di quel Gesú che fa tremare l’inferno, a cui le Virtú dei cieli, le Potenze e le Dominazioni sono sottomesse, che i Cherubini e i Serafini lodano incessantemente, dicendo:
Santo, Santo, Santo il Signore Dio Sabaoth. 

V – O Signore, ascolta la nostra preghiera.
R – E il nostro grido giunga fino a Te. 

Preghiamo 

O Dio del cielo, Dio della terra, Dio degli Angeli, Dio degli Arcangeli, Dio dei Patriarchi, Dio dei Profeti, Dio degli Apostoli, Dio dei Martiri, Dio dei Confessori, Dio delle Vergini, Dio che hai il potere di donare la vita dopo la morte, e il riposo dopo la fatica, giacché non v’è altro Dio fuori di Te, né ve ne può essere, se non Tu, Creatore eterno di tutte le cose visibili e invisibili, il cui regno non avrà fine; umilmente supplichiamo la tua gloriosa Maestà di volerci liberare da ogni tirannia, laccio, inganno e infestazione degli spiriti infernali, e di mantenercene sempre incolumi.
Per Cristo nostro Signore. Amen. 

Líberaci, o Signore, dalle insidie del demonio. 

V – Affinché la tua Chiesa sia libera nel tuo servizio,
R – ascoltaci, Te ne preghiamo, o Signore.
V – Affinché ti degni di umiliare i nemici della santa Chiesa,
R – ascoltaci, Te ne preghiamo, o Signore. 


Il Rituale redatto ad opera di Leone XIII e reso operante nel 1890, conteneva degli esorcismi sotto il titolo “Exorcismus in Sa­tanam et angelos apostaticos”; proprio questi testi, nel corso de­gli anni, subiranno i maggiori rimaneggiamenti. Se consideriamo la preghiera a san Michele Arcangelo nella sua traduzione definitiva riportata negli Acta Apostolicae Sedis del 1890, che rientrava nel­le formule di esorcismo, avremo occasione di comprendere il per­ché di tali cambiamenti:

“O gloriosissimo principe della milizia celeste, san Michele Arcan­gelo, difendici nella lotta e nella battaglia, che per noi e contro i principi e le potestà, contro i capi del mondo, contro gli spiriti del male che abitano le regioni celesti. Vieni in aiuto degli uomini che Dio creò invincibili fece a immagine della sua somiglianza e riscat­tò dalla tirannide del diavolo a caro prezzo. Combatti oggi con l’e­sercito degli angeli beati le battaglie del Signore, come un giorno combattesti contro Lucifero, capo di superbia, e i suoi angeli tra­ditori: e non prevalsero, né si trovò più posto per essi in cielo. Ma quel grande dragone, il serpente antico, che viene chiamato dia­volo e Satana, che seduce il mondo intero, è stato scagliato in ter­ra e con lui sono stati mandati i suoi angeli. Ecco, il nemico antico e omicida si è eretto con forza. Trasfigurato in angelo di luce, da ogni dove circonda e invade la terra con tutta la caterva de­gli spiriti maligni, per cancellare in essa il nome di Dio e del suo Cristo e per rapire le anime destinate alla corona della gloria eterna, per ucciderle e condannarle alla morte eterna. Il malefico dragone trasfonde il veleno della sua malvagità, come fiume im­mondissimo, negli uomini depravati di mente e corrotti di cuore, lo spirito di menzogna, di empietà. e bestemmia, e il mortifero alito della lussuria, tutti i vizi e le iniquità. (Nemici molto astuti hanno riempito di amarezze la Chiesa, sposa immacolata dell’Agnel­lo, l’hanno ubriacata di assenzio; hanno posto le loro empie mani su tutte le cose desiderabili. Laddove è stata posta la sede del beatissi­mo Pietro e la cattedra della verità per illuminare le genti, là hanno posto l’abominevole trono delle loro empietà, affinché, colpito il pa­store, riuscissero a disperdere anche il gregge). Assisti dunque, gui­da invincibile, il popolo di Dio contro le irrompenti malvagità spirituali, e ottieni la vittoria. La santa Chiesa ti venera custode e patrono, contro le nefaste potestà terrestri e infernali; a te il Si­gnore ha affidato le anime dei redenti da collocare nella felicità suprema. Supplica il Dio della pace, affinché schiacci Satana sotto i nostri piedi, perché non possa più tenere prigionieri gli uomini e danneggiare la Chiesa. Offri le nostre preghiere al cospetto dell’Al­tissimo, affinché presto ci ottengano le misericordie del Signore, e cattura il drago, il serpente antico che è diavolo e Satana, e riman­dalo legato nell’abisso affinché non seduca più le genti. Perciò, con­fidando nel tuo presidio e tutela, con l’autorità del nostro sacro ministero, ci accostiamo a te fiduciosi e sicuri per respingere le infestazioni del frode diabolica nel nome di Gesù Cristo, Dio e Signore nostro.

La preghiera risultava essere molto lunga e per questo, nel 1915, furono tolte le parti in corsivo sottolineate allorché venne pubblicato il Rituale Romanum da papa Pio X con l’aggiunta dell’esorci­smo di Leone XIII. Nell’edizione del Rituale del 1933, sotto il pontificato di Pio XI, era esclusa la parte messa fra parentesi e ri­portata in questa forma anche nell’edizione del 1956 da papa Pio XII.

A tale proposito la Radoani afferma che in alcuni rituali publicati nel 1932, come quello sloveno non più in latino ma adattato alla lingua locale, le omissioni erano già avvenute. Ciò che fa­ceva problema da una parte erano le affermazioni come “uomi­ni che Dio creò invincibili” poiché non era riconosciuta l’indi­struttibilità umana e dall’altra la parte riguardante la teologia del­la caduta del demonio, tuttora discussa, giacché non era ammis­sibile in un rituale che aveva il suo valore in tutta la Chiesa cat­tolica.

Pio XI nel 1933, rivisitando il Rituale con l’intento di emanar­ne una nuova edizione, si accorse del grande problema che pro­vocavano alcune frasi della preghiera di Leone XIII come ad esempio: “nemici molto astuti”. “Laddove è stata posta la sede del beatissimo Pietro… hanno posto l’abominevole trono delle loro empietà … “. Affermazioni del genere andavano contro la gerar­chia della Chiesa e tanto più contro il romano pontefice in quan­to si diceva che la Chiesa era stata ubriacata di assenzio, derubata dal demonio e dove c’era il soglio papale era presente in pieno l’abominazione. A motivo di tutto ciò il papa con prontezza prov­vide a rimuovere le suddette espressioni. Il Rituale così riveduto presentava diverse differenze rispetto a quello che vigeva nel 1890. Esso infatti iniziava tralasciando la recita dei salmi 67 e 34 per passare subito alla preghiera di san Michele Arcangelo. Seguiva il vero e proprio esorcismo, ripreso interamente dalla prima ver­sione, che si concludeva con un’invocazione finale e con l’asper­sione del luogo, in cui si effettuava l’esorcismo, con acqua esorcizzata.

Nel Rituale edito da Pio XII con decreto del 1952, gli esorcismi sono riportati nel titolo XII con l’espressione “De exorcizandis obsessis a daemonio” il quale comprende un capitolo sulle norme da osservare quando si esorcizza il demonio, un capitolo che ri­produce il rito vero e proprio dell’esorcismo sugli ossessi dal de­monio e un capitolo che riprende l’Exorcismus in Satanam et angelos apostaticos. Una delle più vistose diversità nei confronti del Rituale precedente di Pio XI nell’edizione del 1926 è lo spo­stamento del capitolo sugli esorcismi dal titolo XI al titolo XII che comporta anche il venir meno e l’aggiunta di alcune preghiere soprattutto nei salmi. È inoltre stabilito che il rito sia presieduto esclusivamente da un sacerdote delegato a questo dall’Ordinario del luogo anche se è consentita la presenza di assistenti laici allo scopo di aiutare il sacerdote nella preghiera e nell’immobilizzare l’ossesso durante lo svolgimento degli esorcismi. Due altre modi­fiche di grande rilievo nel titolo XII sono da rintracciarsi nelle norme preliminari al numero 3:

Prima di tutto non creda facilmente che qualcuno sia possedu­to dal demonio; a tale scopo sia bene a conoscenza di quei sinto­mi da cui si distingue un posseduto da coloro che sono affetti da una qualche malattia, soprattutto psichica. Possono essere segni del­la presenza del demonio: parlare correttamente lingue sconosciu­te o capire chi le parla; conoscere fatti distanti o nascosti; dimo­strare di avere delle forze superiori all’età e alla naturale condi­zione; e altri fenomeni di questo genere che più sono numerosi e più sono indicativi.

Ciò che faceva problema era il tipo di linguaggio che non ri­specchiava più il sentire del nuovo periodo: era necessario sosti­tuire una espressione vecchia con una terminologia nuova che si basava pure sui recenti studi medici. Anche la parola “segno” non esprimeva più una fenomenologia determinata a priori ma inten­deva parlare ora di “indizio”. Per poter meglio comprendere il cri­terio diagnostico occorre fare una precisazione. Osservando un indemoniato nel suo modo di atteggiarsi non è difficile ricono­scere come i suoi comportamenti possano raggrupparsi in due di­versi tipi: alcuni presentano una somiglianza con quelli che han­no dei disturbi e delle malattie psichiche (potremmo indicarle con il nome di fenomenologia psichiatrica della possessione), altri, per il loro sembrare a certi fenomeni della parapsicologia, potremmo definirli con il nome di fenomenologia parapsicolo­gica della possessione. Per quanto concerne la fenomenologia

Psichiatrica (*), afferma mons. Balducci, il Rituale ne suppone sia la presenza sia la naturalità ma proprio su questa situazione la pre­senza della fenomenologia parapsicologica acquista (**) un valore indicativo. È però insufficiente affermare che la parapsicologia concomitante con la fenomenologia psichica possa essere solo un indizio ma anzi è sempre un indizio di possessione.

A conclusione di questo paragrafo riportiamo il testo integrale degli esorcismi contenuti nel Rituale Romanum nella sua ultima edizione del 1956:

NORME DA OSSERVARE CON CHI VIENE ESORCIZZATO CONTRO IL DEMONIO
Il sacerdote che si appresta a esorcizzare persone tormentate dal de­monio deve essere munito di speciale ed espressa autorizzazione del­l’ordinario e deve essere fornito di pietà, prudenza, integrità di vita; confidando non nel suo potere, ma in quello divino; sia distaccato da ogni cupidigia dei beni umani, per poter compiere il suo compi­to religioso mosso da costante carità e umiltà. Deve inoltre essere di età matura e degno di rispetto non solo per l’incarico, ma per la se­rietà dei costumi.
Perciò, per poter adempiere nettamente al suo ufficio, si sforzi di co­noscere molti altri documenti utili al suo compito, scritti da provati autori e che qui, per brevità, non indichiamo, e si valga dell’espe­rienza; inoltre deve osservare diligentemente queste poche norme, particolarmente necessarie.
Prima di tutto non creda facilmente che qualcuno sia posseduto dal demonio; a tale scopo sia bene a conoscenza di quei sintomi da cui si distingue un posseduto da coloro che sono affetti da una qualche malattia, soprattutto psichica. Possono essere segni della presenza del demonio: parlare correttamente lingue sconosciute o capire chi le parla; conoscere fatti distanti o nascosti; dimostrare di avere delle forze superiori all’età e alla naturale condizione; e altri fenomeni di questo genere che più sono numerosi e più sono indicativi.
Per acquistare una maggiore conoscenza dello stato della persona, dopo uno o due esorcismi, egli interroghi il posseduto su quanto ha percepito nella mente o nel corpo; per conoscere anche a quali parole i demoni si siano maggiormente turbati, per insistervi e ripeterle con più frequenza in seguito.
Si renda conto di quali artifici e inganni usino i demoni per fuor­viare l’esorcista: infatti sono soliti rispondere con menzogne; si ma­nifestano docilmente, affinché l’esorcista, ormai stanco, ci rinunci; oppure il colpito si finge malato e non posseduto dal demonio.
Talvolta i demoni, dopo essersi manifestati, si nascondono e lascia­no il corpo libero da ogni molestia, così che il colpito crede di essere totalmente liberato. Ma l’esorcista non cessi finché non vede i segni della liberazione.
Talvolta i demoni pongono in atto tutti gli impedimenti che possono, perché il malato non si sottoponga agli esorcismi, o si sforzano di convincere che si tratta di una malattia naturale; qualche volta, du­rante l’esorcismo, fanno sì che il malato dorma e gli mostrano una qualche visione, nascondendo se stessi, perché sembri che il malato sia liberato.
Alcuni dichiarano di aver ricevuto un maleficio, dichiarano da chi è stato fatto e in che modo vada distrutto. Ma si stia attenti che per questo, non ci si rivolga a maghi o a indovini o ad altri, anziché ri­correre ai ministri della Chiesa; che non si ricorra a nessuna forma di superstizione o ad altri mezzi illeciti.
Altre volte il demonio permette che l’infermo riposi e riceva la san­tissima eucaristia, perché sembri che se ne sia andato. Inoltre sono innumerevoli gli artifici e le frodi del demonio per ingannare l’uomo; per non lasciarsi imbrogliare da questi modi l’esorcista deve es­sere molto prudente.
Perciò l’esorcista, memore di quanto ha detto il Signore, che, certo ge­nere di demoni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno, si sforzi di fare uso di questi due potentissimi rimedi per impetrare l’aiuto divino ed espellere i demoni, secondo l’esempio dei santi pa­dri, in quanto gli è possibile, o personalmente o incaricandone altri.
I posseduti vengano esorcizzati in chiesa, se si può fare comoda­mente, o in altro locale religioso e conveniente, lontano dalle folle. Ma se il posseduto è ammalato, o per altro giusto motivo, si può com­piere l’esorcismo anche in casa.
Venga avvisato il posseduto, se è fisicamente e mentalmente in gra­do di farlo, di pregare a suo vantaggio, di digiunare, di ricevere spes­so la confessione e la comunione a suo sostegno, secondo il consiglio del sacerdote. E mentre viene esorcizzato, che stia raccolto, che si ri­volga a Dio con ferma fede per chiedergli la salute con tutta umiltà. E mentre viene maggiormente tormentato, sopporti con pazienza, senza mai dubitare dell’aiuto di Dio.
Abbia il Crocifisso in mano o in vista. Anche le reliquie dei santi, quando si possono avere; tenute con sicurezza e avvolte convenien­temente, possono essere poste con riverenza sul petto o sul capo del posseduto. Ma si stia attenti che gli oggetti sacri non vengano tratta­ti in modo indegno o possano subire danno dal demonio. Non si ponga la santissima eucaristia sul capo del posseduto o su altra par­te del suo corpo, per il pericolo di irriverenza.
L’esorcista non si perda in molte parole, né in domande superflue o di curiosità, soprattutto riguardo a fatti futuri o nascosti che non si addicono al suo ufficio. Ma imponga allo spirito immondo di tacere e di rispondere solo alle sue domande; e neppure gli creda se il de­monio finge di essere l’anima di un qualche santo, o di un defunto o di un angelo buono.
Le domande necessarie da farsi sono, ad esempio, quelle sul nume­ro e sui nomi degli spiriti presenti, sul tempo in cui sono entrati, sul­la causa della possessione, e altre simili. Quanto alle altre futilità sul demonio, il riso, le inezie, l’esorcista lo tronchi o le disprezzi; e am­monisca i presenti – che debbono essere pochi – di non farvi caso e di non rivolgere domande al posseduto; ma piuttosto di pregare Dio per lui, con umiltà e insistenza.
Gli esorcismi vanno detti o letti comandando con autorità, con grande fede, umiltà e fervore; e quando ci si accorge che lo spirito è più tormentato, allora si insista e lo si incalzi con più forza. Qualo­ra ci si accorga che il posseduto soffre in qualche parte del corpo, o è colpito, o compare in qualche parte un bubbone, vi si faccia il se­gno della croce é si asperga con acqua benedetta, che si deve sempre avere pronta.
L’esorcista osservi anche a quali parole i demoni tremano di più, e le ripeta più volte; e quando giunge al comando, lo ripeta spesso, au­mentando sempre la punizione. Se poi nota un progresso, continui per due, tre, quattro ore, e più che può, fino a conseguire il successo. 18. Si guardi inoltre l’esorcista dal somministrare o consigliare una qualsiasi medicina, ma lasci ai medici questo compito.
Esorcizzando una donna, sia sempre presente qualche persona fida­ta, che tenga stretta la posseduta mentre viene agitata dal demonio; se è possibile, queste persone siano della famiglia della posseduta. Inoltre l’esorcista, geloso della delicatezza, si guardi bene dal fare o dire qualsiasi cosa che possa essere per lui o per gli altri occasione di cattivi pensieri.
Durante l’esorcismo, usi di preferenza le parole della sacra Scrittura, anziché quelle proprie o di altri. E imponga al demonio di dire se è entrato in quel corpo in seguito a magia, o a segni malefici, o a co­se maleficiate che il posseduto ha mangiato; in questo caso le vomi­ti, se invece ci si è serviti di cose esterne alla persona, dica dove sono e, dopo averle trovate, si brucino. Si avverta il posseduto di rivelare all’esorcista le tentazioni a cui viene soggetto.
Se poi il posseduto venisse liberato, lo si ammonisca con cura di guardarsi dal peccato per non offrine al demonio l’occasione di ri­tornare; in questo caso la sua condizione potrebbe diventare peggio­re di quella di prima della liberazione.

Note:

(*) La possessione è caratterizzata da un dominio dispotico, che il demonio esercita sul corpo di una persona, servendosi di esso a suo piacimento, do­po aver ridotto all’impotenza la forza direttiva dell’anima. C’è quindi una ve­ra sostituzione di comando dove il corpo si muove, parla agisce mosso dal­l’individuo che con violenza lo domina. Il paziente, nel suo comportamento esteriore, manifesterà una fenomenologia molto simile a quella propria di certi disturbi mentali, caratterizzati dallo sdoppiamento della personalità o dalla presenza di. un principio interno che spinge ad agire in modo diverso dal normale. Cfr. C. Balducci, “Il diavolo”, Mondadori, Milano 1994, pp. 252­253.

(**) Nella persona posseduta, il demonio che agisce ha un potere molto più este­so di quello proprio alla natura umana. Ora nel comportamento dell’indivi­duo dovrà apparire questo potere eccezionale che farà assumere all’ossesso posizioni instabili, camminerà, si muoverà, eseguirà perfettamente qualsiasi azione ad occhi chiusi, saprà disimpegnare attività mai apprese, come suo­nare, dipingere, potrà parlare lingue sconosciute, manifesterà conoscenze occulte circa oggetti, persone e avvenimenti passati, nascosti, lontani. Egli potrà sollevarsi dal suolo e sospeso nel vuoto muoversi e compiere vere acrobazie, sposterà oggetti e mobili senza toccarli e verificarsi altre cose straordinarie e impressionanti. Queste possibilità sono del tutto al di fuori dell’ordine psichiatrico. Cfr. I, p. 254.


Note:

[1] HUMANUM GENUS. LETTERA ENCICLICA. “CONDANNA DEL RELATIVISMO FILOSOFICO E MORALE DELLA MASSONERIA”. Il link alla lettera enciclica:


NON PERDETE MAI DI VISTA I VOSTRI BAMBINI, NEMMENO PER RISPONDERE AL CELLULARE. POTREBBE ESSERGLI FATALE....




LA VITTORIA DI JULIAN ASSANGE


Nel corso della storia, le forze oscure e reazionarie hanno sempre cercato di controllare il mondo; con la violenza, con l’inganno, sequestrando e pervertendo la narrativa tradizionale, o diffondendo la paura tra le masse.


Coerentemente, alcune persone coraggiose e oneste si sono levate in piedi, esponendo le bugie, affrontando la brutalità e la depravazione. Alcuni hanno combattuto contro governanti folli e corrotti usando spade o pistole; altri hanno scelto le parole come armi.



Molti furono abbattuti; la maggior parte di loro erano patrioti. Nuovi compagni insorsero; nuovi vessilli di resistenza furono innalzati.


Resistere è sognare un mondo migliore. E sognare è vivere.

I più coraggiosi non hanno mai combattuto soltanto per i loro paesi e culture; hanno combattuto per l’intera umanità. Erano e sono ciò che si potrebbe facilmente definire “internazionalisti intuitivi”.

Julian Assange, un esperto di computer, pensatore e umanista australiano, aveva scelto una nuova forma di combattimento per lo più non sperimentata: ha scatenato un intero battaglione di lettere e parole, centinaia di migliaia di documenti, contro l’impero occidentale. Ha penetrato database che hanno conservato le prove dei crimini più atroci che l’Occidente ha commesso per anni e decenni. Furono esposti i segreti tossici; verità rivelate. A coloro che hanno sofferto in silenzio, sono stati finalmente restituiti sia il volto che la dignità.

Julian Assange era un “comandante” di una piccola squadra di esperti e attivisti dedicati. Ho incontrato alcuni di loro e sono rimasto molto colpito. Ma non importa quanto piccoli siano i numeri, questa squadra è riuscita a cambiare il mondo, o almeno a dare al pubblico occidentale l’opportunità di conoscere i crimini dei propri governi, e di conseguenza la possibilità di agire.

Dopo WikiLeaks, nessuno a New York, Berlino, Londra o Parigi ha il diritto di dire “non lo sapevamo”. Se non lo sanno ora, è perché hanno deciso di non sapere, opportunisticamente e cinicamente.

Julian Assange e i suoi compagni hanno pubblicato tutto ciò che l’Occidente stava facendo al popolo afghano, così come a coloro che soffrivano di neocolonialismo e aggressione dell’imperialismo in tutto il Medio Oriente, Africa, Asia e America Latina.

Che cosa stanno criticando i critici di Wikileaks contro il signor Assange? Che gli sponsor e gli agenti dell’impero occidentale sono stati “esposti” nelle loro malefatte? Il mondo si aspetta che si provi forse pietà per loro? Si stima che decine di milioni di vittime dovrebbero essere dimenticate solo perché i membri dei servizi di intelligence occidentali e il loro lacchè possano sentirsi al sicuro e protetti?

Qualche giorno prima che questo saggio andasse in stampa, Julian Assange fu cinicamente tradito da un paese che era governato da un’amministrazione socialista e che gli dava asilo politico e cittadinanza, entrambi. Il suo attuale sovrano, Lenin Moreno, sarà giudicato estremamente duramente dalla storia: sarà ricordato come un uomo che ha iniziato a smantellare la struttura socialista dell’Ecuador, e che poi ha letteralmente venduto (ai sistemi giudiziari britannici e statunitensi) un uomo che ha già sacrificato più della sua vita per la verità e per la sopravvivenza del nostro pianeta.

Mentre la polizia metropolitana trascinava Julian Assange dall’ambasciata ecuadoriana a Londra in un furgone, il mondo intero poteva intravedere l’essenza nuda del regime occidentale; il regime in azione – oppressivo, cancrenoso, omicida e vendicativo.

Ma non dobbiamo dimenticare: il regime non lo fa perché è sicuro e forte. In realtà è terrorizzato. È in preda al panico. Sta perdendo. E sta uccidendo, ovunque si senta “vulnerabile”, che è, in tutto il mondo.

Perché? Perché i milioni di persone, in tutti i continenti, si stanno svegliando, pronti ad affrontare il terrore dell’impero anglo-USA-sionista, pronti a combatterlo, se non c’è altro modo.

E questo avviene perché ora sanno la verità. Avviene perché la realtà non può essere nascosta; la brutalità dei dettami globali occidentali è qualcosa che nessuno può più negare. Grazie ai nuovi media nei paesi che sono riusciti a liberarsi dall’influenza occidentale. E, naturalmente, grazie a eroi come Julian Assange e ai suoi compagni.

Julian Assange non è caduto. E’ stato accoltellato, tradito. Ma lui è qui, è vivo, con noi; con milioni di quelli che lo sostengono, lo ammiro e gli sono grati per la sua onestà, coraggio e integrità.

Lui ha affrontato l’intero impero; la forza più potente, malvagia, distruttiva e brutale sulla terra. E riuscì a danneggiare le sue organizzazioni segrete, rovinando di conseguenza alcuni dei piani, salvando così delle vite.

Tutto ciò può essere considerato una vittoria. Non la vittoria finale, ma una vittoria comunque.
Prigioniero politico Julian Assange

Arrestando Assange, l’impero ha mostrato la sua debolezza. Trascinandolo dall’ambasciata in un furgone della polizia, ha ammesso che ha già iniziato a cucire il suo abito funebre.

Rivelazione shock: "Scagionate Rosa e Olindo, non sono loro gli assassini"

Rivelazione shock: "Scagionate Rosa e Olindo, non sono loro gli assassini"







Si sta per riaprire uno dei casi di cronaca che fecero inorridire l'Italia intera.

Torna a far sentire la sua voce il superteste che scagiona Olindo Romano e Rosa Bazzi. Vacilla in tal modo l'intero impianto accusatorio nei confronti della coppia accusata di aver ucciso Raffaella Castagna, il figlio Youssef e la suocera Paola Galli (l'altra vittima fu Valeria Cherubini) e di aver ferito quasi mortalmente un altro vicino di casa (Mario Frigerio, marito della Cherubini, salvo per una malformazione congenita alla carotide e superteste dell'accusa)

Cinque anni fa, scrive Il Giornale, lo stesso Azouz Marzouk, padre e marito di due delle vittime, davanti alla corte d'Assise di Como, aveva espresso dei dubbi sulla reale colpevolezza dei coniugi, che sono stati condannati all'ergastolo in Cassazione. Marzouk si era confidato con due guardie carcerarie.

Azouz, oggi sarebbe pienamente convinto della loro innocenza - tanto da aver rifiutato il risarcimento come parte civile - alla vigilia della sentenza di primo grado fu interrogato su quel rapporto della polizia penitenziaria al tribunale di Comoma non si sbilanciò. Un uomo, aveva raccontato, era andato da sua madre in Tunisia sostenendo che gli assassini fossero altri.

Oggi il nuovo legale di Azouz Luca D'Auria dice di aver trovato il misterioso uomo:


Sono stato di recente a Tunisi e ho incontrato in un bar l'uomo che andò dalla madre di Azouz nel 2008 - rivela l'avvocato a «Cronaca Vera» oggi in edicola - mi ha ribadito ciò che narrò allora alla donna e cioè che all'epoca in Brianza c'erano precise voci che ritenevano colpevoli un gruppo di professionisti, non di origine araba, in quanto, mi ha spiegato, "gli arabi non uccidono i bambini.

Il processo fu caratterizzato dalle confessioni, poi ritrattate, dei coniugi, mentre i rilievi del Ris rivelarono una serie di contraddizioni come nel caso della macchia di sangue definita minuscola e ritrovata due settimane dopo la mattanza sull’auto di Olindo Romano e la deposizione del superteste, che prima identificò davanti ai pm in una persona sconosciuta di carnagione olivastra il killer della moglie salvo poi cambiare idea e puntare su Olindo.


La ricostruzione del delitto ha alcuni punti mai chiariti. Valeria Cherubini venne trovata in casa sua con la gola squarciata anche se i soccorritori hanno confermato che la donna era ancora viva al momento del loro arrivo dato che chiedeva aiuto, contrastando la versione per la quale avesse la lingua tagliata. D’Auria è convinto dell’innocenza dei Romano ed ha depositato il ricorso per la revisione del processo alla Corte di giustizia europea di Strasburgo:

Presto tornerò per verbalizzare le sue dichiarazioni nell’ottica di una richiesta di revisione del processo. Azouz è convinto di due cose, che gli assassini non siano i Romano e che non si tratti di una vendetta trasversale nei suoi riguardi per vicende inerenti lo spaccio. Io ritengo, invece, che nessuna pista sia preclusa

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Olindo e Rosa: otto anni dopo, il grande mistero dei mostri perfetti

Torna alla ribalta il caso della strage di Erba dopo le dichiarazioni di Azouz Marzouk sull'innocenza di Rosa e Olindo, e soprattutto dopo i vari servizi che il programma "Le Iene" ha dedicato al caso. Nel 2013 spuntò un superteste che scagionava Olindo Romano e Rosa Bazzi, facendo vacillare in tal modo l'intero impianto accusatorio nei confronti della coppia accusata di aver ucciso Raffaella Castagna, il figlio Youssef e la suocera Paola Galli (l'altra vittima fu Valeria Cherubini) e di aver ferito quasi mortalmente un altro vicino di casa (Mario Frigerio, marito della Cherubini, salvo per una malformazione congenita alla carotide e superteste dell'accusa). Nel 2008, scriveva Il Giornale, lo stesso Azouz Marzouk, padre e marito di due delle vittime, davanti alla corte d'Assise di Como, aveva espresso dei dubbi sulla reale colpevolezza dei coniugi, che sono stati condannati all'ergastolo in Cassazione. Marzouk si era confidato con due guardie carcerarie.

Azouz, oggi sarebbe pienamente convinto della loro innocenza - tanto da aver rifiutato il risarcimento come parte civile - alla vigilia della sentenza di primo grado fu interrogato su quel rapporto della polizia penitenziaria al tribunale di Como ma non si sbilanciò. Un uomo, aveva raccontato, era andato da sua madre in Tunisia sostenendo che gli assassini fossero altri.

Oggi il nuovo legale di Azouz Luca D'Auria dice di aver trovato il misterioso uomo: Sono stato di recente a Tunisi e ho incontrato in un bar l'uomo che andò dalla madre di Azouz nel 2008 - rivela l'avvocato a «Cronaca Vera» - mi ha ribadito ciò che narrò allora alla donna e cioè che all'epoca in Brianza c'erano precise voci che ritenevano colpevoli un gruppo di professionisti, non di origine araba, in quanto, mi ha spiegato, "gli arabi non uccidono i bambini".

Il processo fu caratterizzato dalle confessioni, poi ritrattate, dei coniugi, mentre i rilievi del Ris rivelarono una serie di contraddizioni come nel caso della macchia di sangue definita minuscola e ritrovata due settimane dopo la mattanza sull’auto di Olindo Romano e la deposizione del superteste, che prima identificò davanti ai pm in una persona sconosciuta di carnagione olivastra il killer della moglie salvo poi cambiare idea e puntare su Olindo.

La ricostruzione del delitto ha alcuni punti mai chiariti. Valeria Cherubini venne trovata in casa sua con la gola squarciata anche se i soccorritori hanno confermato che la donna era ancora viva al momento del loro arrivo dato che chiedeva aiuto, contrastando la versione per la quale avesse la lingua tagliata. D’Auria è convinto dell’innocenza dei Romano ed ha depositato il ricorso per la revisione del processo alla Corte di giustizia europea di Strasburgo: Azouz è convinto di due cose, che gli assassini non siano i Romano e che non si tratti di una vendetta trasversale nei suoi riguardi per vicende inerenti lo spaccio. Io ritengo, invece, che nessuna pista sia preclusa.


ALTRE CONSIDERAZIONI SUL CASO. QUANTI SONO I "MOSTRI DA PRIMA PAGINA" IN ITALIA?

Annamaria Franzoni

La stessa Rosa Bazzi confessa che la sera della strage vide un uomo entrare nel palazzo con una strana valigia di plastica: “Quella sera vidi un uomo con una borsa di plastica entrare nella palazzina dell’orrore”....Pago la mia confessione ma non certo le mie colpe, perché non sono entrata in quella casa”. A confermare la sua tesi sarebbe l’assenza di prove nell’appartamento dei coniugi Romano. “Dissero che ero stata brava a ripulire tutto, ma ribaltarono la casa da cima in fondo”. E allora perché quella confessione? “Perché meglio due cretini in carcere, che sapere di assassini a piede libero” dice Rosa Bazzi. 
Ma al giornalista Monteleone Rosa Bazzi dichiara anche un'altra cosa importante, e cioè che lo psichiatra Picozzi le avrebbe estorto la confessione di colpevolezza suggerendole perfino come muoversi al fine di essere convincente. Tutti ricordiamo il video shock in cui Rosa "confessa" come ha ucciso le vittime. 
La storia della strage di Erba è uno di quei tanti casi in cui probabilmente persone innocenti scontano al posto dei veri colpevoli, e il ruolo dei periti nominati dalla magistratura si rivela sempre cruciale: parliamo degli psichiatri. In un altro caso orribile come il caso di Cogne, dove venne ritrovato un bimbo di pochi anni, Samuele, con la testa fracassata e per il quale è andata in galera a scontare 16 anni la madre del piccolo, due figure apparse in secondo piano, ma sicuramente più decisive di quanto è stato fatto credere all'opinione pubblica, sono quelle della psichiatra amica della Franzoni e del marito, e quella del collega psichiatra Francesco Bruno che consolidò il quadro accusatorio a carico della madre del piccolo trucidato. Sia nel caso di Erba, che nel caso di Cogne, le vittime designate sono due bimbi: Youssef di soli due anni, ritrovato in un lago di sangue insieme ai corpi della madre e degli altri componenti della famiglia, probabilmente intervenuti per difenderlo, e Samuele di soli 3 anni. 
Sono diversi i casi in cui testimoni di casi di cronaca rivelano di essere stati "suggestionati" da psichiatri e psicologi a confessare cose mai commesse. Allora la domanda è: perchè questi professionisti agiscono in questo modo, chi hanno interesse a coprire o cosa? Un fatto è certo: quando le vittime sono bimbi innocenti non bisognerebbe mai scuotere le spalle in modo indifferente. Il testimone che parlò con la madre di Marzouk in Tunisia parlò di "un gruppo di professionisti che uccidono bambini". Adesso, conoscendo i casi di cronaca che troppe volte in Italia hanno coinvolto sette sataniche e traffici di bimbi per il mercato degli organi o della pedofilia, questa dichiarazione meriterebbe di essere presa in seria considerazione. E' evidente che, sia nel caso di Erba che nel caso di Cogne, i bimbi dovevano essere rapiti, ma qualcosa deve essere andato storto perché l'epilogo è stata la morte delle vittime. Ora è chiaro che in entrambi i casi ci volevano degli innocenti a pagare per i veri colpevoli, i "mostri" da sbattere in prima pagina. Un gruppo di professionisti veramente ben organizzato, non c'è dubbio. 

CINZIA PALMACCI



INQUIETANTE Psichiatra spiega i sacrifici umani delle società segrete



5 CASI DI BAMBINI MISTERIOSAMENTE SCOMPARSI



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PROPONIMENTO DEL GIORNO

MAI DISPERARE QUANDO SI CREDE IN DIO UNO E TRINO....






Mi impegno a conoscere le situazioni di non-speranza vicine e lontane per essere testimone di consolazione

LITURGIA DI OGGI


LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -
  




 PRIMA LETTURA 

1Cor 15,1-8
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me.


 SALMO 

Sal 18
Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.

I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.

Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.


 VANGELO 

Gv 14,6-14
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».