venerdì 3 maggio 2019

La preghiera di san Michele



Notizie sulla preghiera a san Michele e l’esorcismo di Leone XIII
Gli esorcismi nel Rituale romanum da Leone XIII a Pio XII 

Un tratto di storia significativo per gli esorcismi minori è dato da quella preghiera a san Michele arcangelo che insieme ad una preghiera alla Madonna, prima della riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II, il celebrante e i fedeli recitavano mettendosi in ginocchio alla fine di ogni messa:

Gloriosissimo principe delle milizie celesti, arcangelo san Mi­chele, difendici nella battaglia contro le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia. Vieni in aiuto di noi, che fummo creati e riscattati con il sangue di Gesù Cristo dalla tirannia del demonio. Tu sei venerato dalla Chiesa quale suo custode e a te il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti. Prega dunque il Dio della pace a tenere schiacciato Satana sotto i nostri piedi, affinché esso non prevalga né a fare schiavi di sé gli uomi­ni, né a recare danno alla Chiesa. Presenta all’Altissimo, con le tue, le nostre preghiere, perché discendano su di noi le Sue divine misericordie. Incatena Satana e ricaccialo negli abissi da dove non possa più sedurre le anime. Amen.

Questa preghiera composta da Leone XIII nel 1886 era stata ri­presa dall’Enciclica “Humanus genus” (1884) [1] [La preghiera composta nel 1886 era stata ripresa nell’enciclica pubblicata due anni prima ???] nella quale il papa parlava di un esorcismo da lui composto.

La sua storia, assai sin­golare, la racconta sulla “Settimana del Clero” (n. 13 del 30 marzo 1947) padre Domenico Pechenino degli Oblati di Maria Vergi­ne, che era stato già Rettore Maggiore della sua Congregazione. Il testo venne poi ripreso dalle “Ephemerides Liturgicae” (1955, I, 58-59, nota 9) e dalla rivista “Madre di Dio” nell’articolo “La visio­ne diabolica di Leone XIII” di Giuseppe Ferrari (1984,11,4). E Pe­chenino nel terminare l’articolo scriveva:

“Qui finendo, io mi permetto di accennare solo più ad un fatto poco conosciuto, che getta un vivissimo fascio di luce sull’ordine di idee a cui ho accennato. L’ho attinto, il fatto, a fonte sicura. Non ricordo dunque l’anno preciso. Si era un pò dopo il 1890 [???]. Un mat­tino il grande Pontefice Leone XIII aveva celebrato la S. Messa, e stava assistendo ad un’altra di ringraziamento, come al solito. Ad un certo punto lo si vide drizzare energicamente il capo, poi fis­sare intensamente qualcosa al di sopra del capo del celebrante. Guardava fisso, senza battere palpebra, ma con un senso di ter­rore e di meraviglia, cambiando colore e lineamenti. Qualcosa di strano, di grande avveniva in lui. Finalmente, come rivenendo in sé, e dando un leggero ma energico tocco di mano, si alza. Lo si vede avvicinarsi verso il suo studio privato. I famigliari lo seguo­no con premura e ansiosi “Santo Padre, non si sente bene? Ha bi­sogno di qualcosa? Niente, niente!” risponde. E si chiude dentro. Dopo una mezz’oretta fa chiamare il Segretario della S. Congre­gazione dei Riti, e, porgendogli un foglio, gl’ingiunge di farlo stampare e farlo pervenire a tutti gli Ordinari del mondo. Cosa conteneva? La preghiera che recitiamo al termine della Messa, col popolo, con la supplica a Maria e l’infocata invocazione al Prin­cipe delle milizie celesti, S. Michele implorando da Dio che lo ri­cacci nell’inferno.

Circa un anno prima del suddetto racconto, il cardinale Gio­vanni Battista Nasalli Rocca, Arcivescovo di Bologna, nella Lettera pastorale per la quaresima del 1946 diceva:

Il sapientissimo Pontefice Leone XIII, intelligenza superiore e certamente non spirito gretto e piccino, scrisse Egli stesso quella bella e forte preghiera … E quella frase “che si aggirano nel mon­do” ha una spiegazione storica, a noi riferita dal Segretario parti­colare Mons. Rinaldo Angeli. Leone XIII ebbe veramente visione de­gli spiriti infernali che si addensavano sulla Città Eterna, e da quella esperienza … venne la preghiera che volle in tutta la Chie­sa, preghiera che egli recitava con una voce vibrante e potente, che risuonava in modo indimenticabile nell’universale silenzio sotto le volte del massimo tempio della cristianità. Non solo ma scrisse di sua mano uno speciale esorcismo che egli raccomandava ai Ve­scovi e Sacerdoti di recitare spesso per le loro Diocesi e le loro par­rocchie …

Tratto da “Guida spirituale per gli ultimi tempi” di Beppe Amico 



Tratto da: “Inchiesta sugli angeli” di Saverio Gaeta e Marcello Stanzione



Tratto da “I segreti di Karol Wojtila” di Antonio Socci



Tratto da: “Inchiesta sul demonio. Marco Tosatti incontra padre Amorth”

Possa la preghiera fortificarci per quella battaglia spirituale di cui parla la Lettera agli Efesini: “Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza” (Ef 6, 10). E’ a questa stessa battaglia che si riferisce il Libro dell’Apocalisse, richiamando davanti ai nostri occhi l’immagine di san Michele Arcangelo (cfr. Ap 12, 7). Aveva di sicuro ben presente questa scena il Papa Leone XIII, quando, alla fine del secolo scorso, introdusse in tutta la Chiesa una speciale preghiera a San Michele: “San Michele Arcangelo difendici nella battaglia contro i mali e le insidie del maligno; sii nostro riparo . .

Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo.

Giovanni Paolo II. Regina Coeli. Domenica, 24 aprile 1994

Esorcismo di Leone XIII
Contro Satana e gli angeli ribelli 

Due specie di esorcismi:
1) L’esorcismo solenne e pubblico fatto dal sacerdote col consenso del vescovo
2) L’esorcismo privato che tutti i fedeli possono fare con frutto, da soli o in comune, in chiesa o fuori.

Esso è consigliabile:
a) quando si sente che piú intensa si fa l’azione del demonio in noi (tentazione di bestemmia, di impurità, di odio, di disperazione, ecc.);
b) nelle famiglie (discordie, epidemie, ecc.);
c) nella vita pubblica (immoralità, bestemmia, profanazione delle feste, scandali, ecc.);
d) nelle relazioni tra i popoli (guerre, ecc.);
e) nelle persecuzioni contro il clero e la Chiesa;
f) nelle malattie, nei temporali, nell’invasione di animali nocivi, ecc.

Al segno + si fa il segno di croce senza parole

In nómine Patris et Fílii et Spíritus Sancti. Amen. 
Ad S. Michaëlem Archangelum precatio

Prínceps gloriosíssime cœléstis milítiæ, sancte Michaël Archángele, defénde nos in prœlio advérsus príncipes et postestátes advérsus mundi rectóres tenebrárum harum, contra spirituália nequitiæ, in cœléstibus.
Veni in auxílium hóminum: quos Deus ad imáginem similitúdinis suæ fecit, et a tyránnide diáboli emit prétio magno.
Te custódem et patrónum sancta venerátur Ecclésia; tibi trádidit Dóminus ánimas redemptórum in supérna felicitáte locándas.
Deprecáre Deum pacis, ut cónterat sátanam sub pédibus nostris, ne ultra váleat captivos tenére hómines, et Ecclésiæ nocére.
Offer nostras preces in conspéctu Altíssimi, ut cito anticipent nos misericórdiæ Dómini, et apprehéndas dracónem, serpéntem antíquum, qui est diábolus et sátanas, et ligátum mittas in abyssum, ut non sedúcat ámplius gentes. 

Preghiera a San Michele Arcangelo

Gloriosissimo Principe delle celesti milizie, Arcangelo San Michele, diféndici nelle battaglie contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia.
Vieni in aiuto degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio.
Tu sei venerato dalla Chiesa quale suo Custode e Patrono, e a te il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti.
Prega, dunque, il Dio della Pace a tenere schiacciato Satana sotto i nostri piedi, affinché non possa continuare a tenere schiavi gli uomini e danneggiare la Chiesa.
Presenta all’Altissimo con le tue le nostre preghiere, perché discendano tosto su di noi le Sue divine misericordie, e tu possa incatenare il dragone, il serpente antico, Satana, e incatenato ricacciarlo negli abissi, donde non possa piú sedurre le anime. 
Exorcísmus

In nómine Iesu Christi Dei et Dómini nostri, intercedénte immaculata Vírgine Dei Genitríce Maria, beáto Michaële Archángelo, beátis Apóstolis Petro et Paulo et ómnibus Sanctis, et sacra ministérii nostri auctoritáte confisi, ad infestatiónes diabólicæ fraudis repelléndas secúri aggrédimur. 
Psalmus 67 (si reciti in piedi)

Exsúrgat Deus, et dissipéntur inimici eius, et fúgiant qui odérunt eum, a fácie eius.
Sícut déficit fumus, defíciant: sícut fluit cera a fácie ignis, sic péreant peccatóres a fácie Dei.

V – Ecce Crucem Dómini, fúgite, partes advérsæ;
R – Vicit Leo de tribu Juda, radix David.
V – Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos.
R – Quemádmodum sperávimus in Te. 

Exorcizamus te, omnis immúnde spíritus, omnis satánica potéstas, omnis incúrsio infernális adversárii, omnis légio, omnis congregátio et secta diabólica, in nómine et virtúte Dómini nostri Iesu + Christi, eradicáre et effugáre a Dei Ecclésia, ab animábus ad imáginem Dei cónditis ac pretióso divini Agni sánguine redémptis +.
Non ultra áudeas, sérpens callidíssime, decípere humánum genus, Dei Ecclésiam pérsequi, ac Dei eléctos excútere et cribráre sicut tríticum.
+ Imperat tibi Deus Altíssimus +,
cui in magna tua supérbia te símilem habéri adhuc præsúmis; qui omnes hómines vult salvos fieri, et ad agnitiónem veritátis
venire.
Imperat tibi Deus Pater +;
Imperat tibi Deus Fílius +;
Imperat tibi Deus Spíritus Sanctus +.
Imperat tibi Christus, ætérnum Dei Verbum caro factum +,
qui pro salúte géneris nostri tua invídia pérditi, humiliávit semetípsum factus obédiens usque ad mortem;
qui Ecclésiam suam ædificávit supra firmam petram et portas ínferi advérsus eam numquam esse prævalitúras edíxit, cum
ea ipse permansúrus ómnibus diébus usque ad comsummatiónem sæculi.
Imperat tibi sacraméntum Crucis +, omniúmque christiánæ fídei Mysteriórum virtus +.
Imperat tibi excélsa Dei Génitrix Virgo Maria +,
quæ superbíssimum caput tuum a primo instánti immaculátæ suæ Conceptiónis in sua humilitáte contrivit.
Imperat tibi fides sanctórum Apostolórum Petri et Pauli ceterorúmque Apostolórum +.
Imperat tibi Mártyrum sanguis, ac pia Sanctórum et Sanctárum ómnium intercéssio +. 

Ergo, draco maledícte et omnis légio diabólica, adjurámus te per Deum + vivum, per Deum + verum, per Deum + sanctum, per Deum, qui sic diléxit mundum, ut Fílium suum unigénitum dáret, ut omnis, qui credit in eum, non péreat, sed hábeat vitam ætérnam; cessa decípere humánas creatúras, eisque ætérnæ perditiónis venénum propináre: désine Ecclésiæ nocére et eius libertáti láqueos inícere.
Vade, sátana, invéntor et magíster omnis falláciæ, hostis humánæ salútis.
Da locum Christo, in quo nihil invenísti de opéribus tuis: da locum Ecclésiæ unæ, sanctæ, cathólicæ et Apostólicæ, quam Christus ipse acquisívit sánguine suo. 

Humiliáre sub poténti manu Dei; contremisce et éffuge, invocáto a nobis sancto et terríbili Nómine Iesu, quem ínferi trémunt, cui Virtútes cœlórum et Potestátes et Dominatiónes subiéctæ sunt; quem Chérubim et Séraphim indeféssis vócibus láudant, dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sabaoth. 

V – Dómine, exáudi oratiónem meam.
R – Et clámor meus ad te véniat. 

Orémus 
Deus cœli, Deus terræ, Deus Angelórum, Deus Archangelórum, Deus Patriarchárum, Deus Prophetárum, Deus Apostolórum, Deus Mártyrum, Deus Confessórum, Deus Vírginum, Deus qui potestátem habes donáre vitam post mortem, réquiem post labórem: quia non est Deus præter Te, nec esse postest nisi Tu, creátor ómnium visibílium et invisibílium, cuius regni non érit finis: humíliter maiestáti glóriæ tuæ supplicámus, ut ab ómni infernálium spirítuum potestáte, láqueo, deceptióne et nequítia nos poténter liberáre, et incólumes custodíre dignáris.
Per Christum Dóminum nostrum. Amen. 

Ab insídiis diáboli, líbera nos, Dómine. 

V – Ut Ecclésiam tuam secúra tibi fácias libertáte servire,
R – Te rogámus, áudi nos.
V – Ut inimícos sanctæ Ecclésiæ humiliáre dignéris,
R – Te rogámus, áudi nos.

Esorcismo

In nome di Gesú Cristo, nostro Dio e Signore, e con l’intercessione dell’Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, di San Michele Arcangelo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e di tutti i Santi, fiduciosi intraprendiamo la battaglia contro gli attacchi e le insidie del demonio. 
Salmo 67 (si reciti in piedi)

Sorga il Signore e siano dispersi i suoi nemici; fuggano dal cospetto di Lui coloro che lo odiano.
Svaniscano come svanisce il fumo: come si fonde la cera al fuoco, cosí periscano i peccatori dinanzi alla faccia di Dio. 

V – Ecco la Croce del Signore, fuggite potenze nemiche;
R – Vinse il Leone della tribú di Giuda, il discendente di Davide.
V – Che la tua misericordia, Signore, sia su di noi.
R – Siccome noi abbiamo sperato in Te. 

Ti esorcizziamo, spirito immondo, potenza satanica, invasione del nemico infernale, con tutte le tue legioni, riunioni e sétte diaboliche, in nome e potere di nostro Signore Gesú + Cristo: sii sradicato dalla Chiesa di Dio, allontànati dalla anime riscattate dal prezioso Sangue del divino Agnello +.
D’ora innanzi non ardire, perfido serpente, d’ingannare il genere umano, di perseguitare la Chiesa di Dio, e di scuotere e crivellare, come frumento, gli eletti di Dio.
+ Te lo comanda l’Altissimo Dio +,
al quale, nella tua grande superbia, presumi di essere simile;
Te lo comanda Dio Padre +;
Te lo comanda Dio Figlio +;
Te lo comanda Dio Spirito Santo +;
Te lo comanda il Cristo, Verbo eterno di Dio fatto carne +,
che per la salvezza della nostra razza perduta dalla tua gelosia, si è umiliato e fatto ubbidiente fino alla morte;
che edificò la sua Chiesa sulla ferma pietra, assicurando che le forze dell’inferno non avrebbero mai prevalso contro di Essa
e che sarebbe con Essa restato per sempre, fino alla consumazione dei secoli.
Te lo comanda il segno sacro della Croce + e il potere di tutti i misteri di nostra fede cristiana.
Te lo comanda la eccelsa Madre di Dio, la Vergine Maria +,
che dal primo istante della sua Immacolata Concezione, per la sua umiltà, ha schiacciato la tua testa orgogliosa.
Te lo comanda la fede dei santi Pietro e Paolo e degli altri Apostoli +.
Te lo comanda il Sangue dei Martiri e la potente intercessione di tutti i Santi e Sante +.
Dunque, dragone maledetto, e tutta la legione diabolica, noi scongiuriamo te per il Dio + Vivo, per il Dio + Vero, per il Dio + Santo; per Iddio che tanto ha amato il mondo da sacrificare per esso il suo Unigenito Figlio, affinché, chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna; cessa d’ingannare le umane creature e di propinare loro il veleno della dannazione eterna; cessa di nuocere alla Chiesa e di mettere ostacoli alla sua libertà.
Vattene Sàtana, inventore e maestro di ogni inganno, nemico della salvezza dell’uomo.
Cedi il posto a Cristo, sul quale nessun potere hanno avuto le tue arti; cedi il posto alla Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, che lo stesso Cristo conquistò col suo sangue.
Umíliati sotto la potente mano di Dio, trema e fuggi all’invocazione che noi facciamo del santo e terribile Nome di quel Gesú che fa tremare l’inferno, a cui le Virtú dei cieli, le Potenze e le Dominazioni sono sottomesse, che i Cherubini e i Serafini lodano incessantemente, dicendo:
Santo, Santo, Santo il Signore Dio Sabaoth. 

V – O Signore, ascolta la nostra preghiera.
R – E il nostro grido giunga fino a Te. 

Preghiamo 

O Dio del cielo, Dio della terra, Dio degli Angeli, Dio degli Arcangeli, Dio dei Patriarchi, Dio dei Profeti, Dio degli Apostoli, Dio dei Martiri, Dio dei Confessori, Dio delle Vergini, Dio che hai il potere di donare la vita dopo la morte, e il riposo dopo la fatica, giacché non v’è altro Dio fuori di Te, né ve ne può essere, se non Tu, Creatore eterno di tutte le cose visibili e invisibili, il cui regno non avrà fine; umilmente supplichiamo la tua gloriosa Maestà di volerci liberare da ogni tirannia, laccio, inganno e infestazione degli spiriti infernali, e di mantenercene sempre incolumi.
Per Cristo nostro Signore. Amen. 

Líberaci, o Signore, dalle insidie del demonio. 

V – Affinché la tua Chiesa sia libera nel tuo servizio,
R – ascoltaci, Te ne preghiamo, o Signore.
V – Affinché ti degni di umiliare i nemici della santa Chiesa,
R – ascoltaci, Te ne preghiamo, o Signore. 


Il Rituale redatto ad opera di Leone XIII e reso operante nel 1890, conteneva degli esorcismi sotto il titolo “Exorcismus in Sa­tanam et angelos apostaticos”; proprio questi testi, nel corso de­gli anni, subiranno i maggiori rimaneggiamenti. Se consideriamo la preghiera a san Michele Arcangelo nella sua traduzione definitiva riportata negli Acta Apostolicae Sedis del 1890, che rientrava nel­le formule di esorcismo, avremo occasione di comprendere il per­ché di tali cambiamenti:

“O gloriosissimo principe della milizia celeste, san Michele Arcan­gelo, difendici nella lotta e nella battaglia, che per noi e contro i principi e le potestà, contro i capi del mondo, contro gli spiriti del male che abitano le regioni celesti. Vieni in aiuto degli uomini che Dio creò invincibili fece a immagine della sua somiglianza e riscat­tò dalla tirannide del diavolo a caro prezzo. Combatti oggi con l’e­sercito degli angeli beati le battaglie del Signore, come un giorno combattesti contro Lucifero, capo di superbia, e i suoi angeli tra­ditori: e non prevalsero, né si trovò più posto per essi in cielo. Ma quel grande dragone, il serpente antico, che viene chiamato dia­volo e Satana, che seduce il mondo intero, è stato scagliato in ter­ra e con lui sono stati mandati i suoi angeli. Ecco, il nemico antico e omicida si è eretto con forza. Trasfigurato in angelo di luce, da ogni dove circonda e invade la terra con tutta la caterva de­gli spiriti maligni, per cancellare in essa il nome di Dio e del suo Cristo e per rapire le anime destinate alla corona della gloria eterna, per ucciderle e condannarle alla morte eterna. Il malefico dragone trasfonde il veleno della sua malvagità, come fiume im­mondissimo, negli uomini depravati di mente e corrotti di cuore, lo spirito di menzogna, di empietà. e bestemmia, e il mortifero alito della lussuria, tutti i vizi e le iniquità. (Nemici molto astuti hanno riempito di amarezze la Chiesa, sposa immacolata dell’Agnel­lo, l’hanno ubriacata di assenzio; hanno posto le loro empie mani su tutte le cose desiderabili. Laddove è stata posta la sede del beatissi­mo Pietro e la cattedra della verità per illuminare le genti, là hanno posto l’abominevole trono delle loro empietà, affinché, colpito il pa­store, riuscissero a disperdere anche il gregge). Assisti dunque, gui­da invincibile, il popolo di Dio contro le irrompenti malvagità spirituali, e ottieni la vittoria. La santa Chiesa ti venera custode e patrono, contro le nefaste potestà terrestri e infernali; a te il Si­gnore ha affidato le anime dei redenti da collocare nella felicità suprema. Supplica il Dio della pace, affinché schiacci Satana sotto i nostri piedi, perché non possa più tenere prigionieri gli uomini e danneggiare la Chiesa. Offri le nostre preghiere al cospetto dell’Al­tissimo, affinché presto ci ottengano le misericordie del Signore, e cattura il drago, il serpente antico che è diavolo e Satana, e riman­dalo legato nell’abisso affinché non seduca più le genti. Perciò, con­fidando nel tuo presidio e tutela, con l’autorità del nostro sacro ministero, ci accostiamo a te fiduciosi e sicuri per respingere le infestazioni del frode diabolica nel nome di Gesù Cristo, Dio e Signore nostro.

La preghiera risultava essere molto lunga e per questo, nel 1915, furono tolte le parti in corsivo sottolineate allorché venne pubblicato il Rituale Romanum da papa Pio X con l’aggiunta dell’esorci­smo di Leone XIII. Nell’edizione del Rituale del 1933, sotto il pontificato di Pio XI, era esclusa la parte messa fra parentesi e ri­portata in questa forma anche nell’edizione del 1956 da papa Pio XII.

A tale proposito la Radoani afferma che in alcuni rituali publicati nel 1932, come quello sloveno non più in latino ma adattato alla lingua locale, le omissioni erano già avvenute. Ciò che fa­ceva problema da una parte erano le affermazioni come “uomi­ni che Dio creò invincibili” poiché non era riconosciuta l’indi­struttibilità umana e dall’altra la parte riguardante la teologia del­la caduta del demonio, tuttora discussa, giacché non era ammis­sibile in un rituale che aveva il suo valore in tutta la Chiesa cat­tolica.

Pio XI nel 1933, rivisitando il Rituale con l’intento di emanar­ne una nuova edizione, si accorse del grande problema che pro­vocavano alcune frasi della preghiera di Leone XIII come ad esempio: “nemici molto astuti”. “Laddove è stata posta la sede del beatissimo Pietro… hanno posto l’abominevole trono delle loro empietà … “. Affermazioni del genere andavano contro la gerar­chia della Chiesa e tanto più contro il romano pontefice in quan­to si diceva che la Chiesa era stata ubriacata di assenzio, derubata dal demonio e dove c’era il soglio papale era presente in pieno l’abominazione. A motivo di tutto ciò il papa con prontezza prov­vide a rimuovere le suddette espressioni. Il Rituale così riveduto presentava diverse differenze rispetto a quello che vigeva nel 1890. Esso infatti iniziava tralasciando la recita dei salmi 67 e 34 per passare subito alla preghiera di san Michele Arcangelo. Seguiva il vero e proprio esorcismo, ripreso interamente dalla prima ver­sione, che si concludeva con un’invocazione finale e con l’asper­sione del luogo, in cui si effettuava l’esorcismo, con acqua esorcizzata.

Nel Rituale edito da Pio XII con decreto del 1952, gli esorcismi sono riportati nel titolo XII con l’espressione “De exorcizandis obsessis a daemonio” il quale comprende un capitolo sulle norme da osservare quando si esorcizza il demonio, un capitolo che ri­produce il rito vero e proprio dell’esorcismo sugli ossessi dal de­monio e un capitolo che riprende l’Exorcismus in Satanam et angelos apostaticos. Una delle più vistose diversità nei confronti del Rituale precedente di Pio XI nell’edizione del 1926 è lo spo­stamento del capitolo sugli esorcismi dal titolo XI al titolo XII che comporta anche il venir meno e l’aggiunta di alcune preghiere soprattutto nei salmi. È inoltre stabilito che il rito sia presieduto esclusivamente da un sacerdote delegato a questo dall’Ordinario del luogo anche se è consentita la presenza di assistenti laici allo scopo di aiutare il sacerdote nella preghiera e nell’immobilizzare l’ossesso durante lo svolgimento degli esorcismi. Due altre modi­fiche di grande rilievo nel titolo XII sono da rintracciarsi nelle norme preliminari al numero 3:

Prima di tutto non creda facilmente che qualcuno sia possedu­to dal demonio; a tale scopo sia bene a conoscenza di quei sinto­mi da cui si distingue un posseduto da coloro che sono affetti da una qualche malattia, soprattutto psichica. Possono essere segni del­la presenza del demonio: parlare correttamente lingue sconosciu­te o capire chi le parla; conoscere fatti distanti o nascosti; dimo­strare di avere delle forze superiori all’età e alla naturale condi­zione; e altri fenomeni di questo genere che più sono numerosi e più sono indicativi.

Ciò che faceva problema era il tipo di linguaggio che non ri­specchiava più il sentire del nuovo periodo: era necessario sosti­tuire una espressione vecchia con una terminologia nuova che si basava pure sui recenti studi medici. Anche la parola “segno” non esprimeva più una fenomenologia determinata a priori ma inten­deva parlare ora di “indizio”. Per poter meglio comprendere il cri­terio diagnostico occorre fare una precisazione. Osservando un indemoniato nel suo modo di atteggiarsi non è difficile ricono­scere come i suoi comportamenti possano raggrupparsi in due di­versi tipi: alcuni presentano una somiglianza con quelli che han­no dei disturbi e delle malattie psichiche (potremmo indicarle con il nome di fenomenologia psichiatrica della possessione), altri, per il loro sembrare a certi fenomeni della parapsicologia, potremmo definirli con il nome di fenomenologia parapsicolo­gica della possessione. Per quanto concerne la fenomenologia

Psichiatrica (*), afferma mons. Balducci, il Rituale ne suppone sia la presenza sia la naturalità ma proprio su questa situazione la pre­senza della fenomenologia parapsicologica acquista (**) un valore indicativo. È però insufficiente affermare che la parapsicologia concomitante con la fenomenologia psichica possa essere solo un indizio ma anzi è sempre un indizio di possessione.

A conclusione di questo paragrafo riportiamo il testo integrale degli esorcismi contenuti nel Rituale Romanum nella sua ultima edizione del 1956:

NORME DA OSSERVARE CON CHI VIENE ESORCIZZATO CONTRO IL DEMONIO
Il sacerdote che si appresta a esorcizzare persone tormentate dal de­monio deve essere munito di speciale ed espressa autorizzazione del­l’ordinario e deve essere fornito di pietà, prudenza, integrità di vita; confidando non nel suo potere, ma in quello divino; sia distaccato da ogni cupidigia dei beni umani, per poter compiere il suo compi­to religioso mosso da costante carità e umiltà. Deve inoltre essere di età matura e degno di rispetto non solo per l’incarico, ma per la se­rietà dei costumi.
Perciò, per poter adempiere nettamente al suo ufficio, si sforzi di co­noscere molti altri documenti utili al suo compito, scritti da provati autori e che qui, per brevità, non indichiamo, e si valga dell’espe­rienza; inoltre deve osservare diligentemente queste poche norme, particolarmente necessarie.
Prima di tutto non creda facilmente che qualcuno sia posseduto dal demonio; a tale scopo sia bene a conoscenza di quei sintomi da cui si distingue un posseduto da coloro che sono affetti da una qualche malattia, soprattutto psichica. Possono essere segni della presenza del demonio: parlare correttamente lingue sconosciute o capire chi le parla; conoscere fatti distanti o nascosti; dimostrare di avere delle forze superiori all’età e alla naturale condizione; e altri fenomeni di questo genere che più sono numerosi e più sono indicativi.
Per acquistare una maggiore conoscenza dello stato della persona, dopo uno o due esorcismi, egli interroghi il posseduto su quanto ha percepito nella mente o nel corpo; per conoscere anche a quali parole i demoni si siano maggiormente turbati, per insistervi e ripeterle con più frequenza in seguito.
Si renda conto di quali artifici e inganni usino i demoni per fuor­viare l’esorcista: infatti sono soliti rispondere con menzogne; si ma­nifestano docilmente, affinché l’esorcista, ormai stanco, ci rinunci; oppure il colpito si finge malato e non posseduto dal demonio.
Talvolta i demoni, dopo essersi manifestati, si nascondono e lascia­no il corpo libero da ogni molestia, così che il colpito crede di essere totalmente liberato. Ma l’esorcista non cessi finché non vede i segni della liberazione.
Talvolta i demoni pongono in atto tutti gli impedimenti che possono, perché il malato non si sottoponga agli esorcismi, o si sforzano di convincere che si tratta di una malattia naturale; qualche volta, du­rante l’esorcismo, fanno sì che il malato dorma e gli mostrano una qualche visione, nascondendo se stessi, perché sembri che il malato sia liberato.
Alcuni dichiarano di aver ricevuto un maleficio, dichiarano da chi è stato fatto e in che modo vada distrutto. Ma si stia attenti che per questo, non ci si rivolga a maghi o a indovini o ad altri, anziché ri­correre ai ministri della Chiesa; che non si ricorra a nessuna forma di superstizione o ad altri mezzi illeciti.
Altre volte il demonio permette che l’infermo riposi e riceva la san­tissima eucaristia, perché sembri che se ne sia andato. Inoltre sono innumerevoli gli artifici e le frodi del demonio per ingannare l’uomo; per non lasciarsi imbrogliare da questi modi l’esorcista deve es­sere molto prudente.
Perciò l’esorcista, memore di quanto ha detto il Signore, che, certo ge­nere di demoni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno, si sforzi di fare uso di questi due potentissimi rimedi per impetrare l’aiuto divino ed espellere i demoni, secondo l’esempio dei santi pa­dri, in quanto gli è possibile, o personalmente o incaricandone altri.
I posseduti vengano esorcizzati in chiesa, se si può fare comoda­mente, o in altro locale religioso e conveniente, lontano dalle folle. Ma se il posseduto è ammalato, o per altro giusto motivo, si può com­piere l’esorcismo anche in casa.
Venga avvisato il posseduto, se è fisicamente e mentalmente in gra­do di farlo, di pregare a suo vantaggio, di digiunare, di ricevere spes­so la confessione e la comunione a suo sostegno, secondo il consiglio del sacerdote. E mentre viene esorcizzato, che stia raccolto, che si ri­volga a Dio con ferma fede per chiedergli la salute con tutta umiltà. E mentre viene maggiormente tormentato, sopporti con pazienza, senza mai dubitare dell’aiuto di Dio.
Abbia il Crocifisso in mano o in vista. Anche le reliquie dei santi, quando si possono avere; tenute con sicurezza e avvolte convenien­temente, possono essere poste con riverenza sul petto o sul capo del posseduto. Ma si stia attenti che gli oggetti sacri non vengano tratta­ti in modo indegno o possano subire danno dal demonio. Non si ponga la santissima eucaristia sul capo del posseduto o su altra par­te del suo corpo, per il pericolo di irriverenza.
L’esorcista non si perda in molte parole, né in domande superflue o di curiosità, soprattutto riguardo a fatti futuri o nascosti che non si addicono al suo ufficio. Ma imponga allo spirito immondo di tacere e di rispondere solo alle sue domande; e neppure gli creda se il de­monio finge di essere l’anima di un qualche santo, o di un defunto o di un angelo buono.
Le domande necessarie da farsi sono, ad esempio, quelle sul nume­ro e sui nomi degli spiriti presenti, sul tempo in cui sono entrati, sul­la causa della possessione, e altre simili. Quanto alle altre futilità sul demonio, il riso, le inezie, l’esorcista lo tronchi o le disprezzi; e am­monisca i presenti – che debbono essere pochi – di non farvi caso e di non rivolgere domande al posseduto; ma piuttosto di pregare Dio per lui, con umiltà e insistenza.
Gli esorcismi vanno detti o letti comandando con autorità, con grande fede, umiltà e fervore; e quando ci si accorge che lo spirito è più tormentato, allora si insista e lo si incalzi con più forza. Qualo­ra ci si accorga che il posseduto soffre in qualche parte del corpo, o è colpito, o compare in qualche parte un bubbone, vi si faccia il se­gno della croce é si asperga con acqua benedetta, che si deve sempre avere pronta.
L’esorcista osservi anche a quali parole i demoni tremano di più, e le ripeta più volte; e quando giunge al comando, lo ripeta spesso, au­mentando sempre la punizione. Se poi nota un progresso, continui per due, tre, quattro ore, e più che può, fino a conseguire il successo. 18. Si guardi inoltre l’esorcista dal somministrare o consigliare una qualsiasi medicina, ma lasci ai medici questo compito.
Esorcizzando una donna, sia sempre presente qualche persona fida­ta, che tenga stretta la posseduta mentre viene agitata dal demonio; se è possibile, queste persone siano della famiglia della posseduta. Inoltre l’esorcista, geloso della delicatezza, si guardi bene dal fare o dire qualsiasi cosa che possa essere per lui o per gli altri occasione di cattivi pensieri.
Durante l’esorcismo, usi di preferenza le parole della sacra Scrittura, anziché quelle proprie o di altri. E imponga al demonio di dire se è entrato in quel corpo in seguito a magia, o a segni malefici, o a co­se maleficiate che il posseduto ha mangiato; in questo caso le vomi­ti, se invece ci si è serviti di cose esterne alla persona, dica dove sono e, dopo averle trovate, si brucino. Si avverta il posseduto di rivelare all’esorcista le tentazioni a cui viene soggetto.
Se poi il posseduto venisse liberato, lo si ammonisca con cura di guardarsi dal peccato per non offrine al demonio l’occasione di ri­tornare; in questo caso la sua condizione potrebbe diventare peggio­re di quella di prima della liberazione.

Note:

(*) La possessione è caratterizzata da un dominio dispotico, che il demonio esercita sul corpo di una persona, servendosi di esso a suo piacimento, do­po aver ridotto all’impotenza la forza direttiva dell’anima. C’è quindi una ve­ra sostituzione di comando dove il corpo si muove, parla agisce mosso dal­l’individuo che con violenza lo domina. Il paziente, nel suo comportamento esteriore, manifesterà una fenomenologia molto simile a quella propria di certi disturbi mentali, caratterizzati dallo sdoppiamento della personalità o dalla presenza di. un principio interno che spinge ad agire in modo diverso dal normale. Cfr. C. Balducci, “Il diavolo”, Mondadori, Milano 1994, pp. 252­253.

(**) Nella persona posseduta, il demonio che agisce ha un potere molto più este­so di quello proprio alla natura umana. Ora nel comportamento dell’indivi­duo dovrà apparire questo potere eccezionale che farà assumere all’ossesso posizioni instabili, camminerà, si muoverà, eseguirà perfettamente qualsiasi azione ad occhi chiusi, saprà disimpegnare attività mai apprese, come suo­nare, dipingere, potrà parlare lingue sconosciute, manifesterà conoscenze occulte circa oggetti, persone e avvenimenti passati, nascosti, lontani. Egli potrà sollevarsi dal suolo e sospeso nel vuoto muoversi e compiere vere acrobazie, sposterà oggetti e mobili senza toccarli e verificarsi altre cose straordinarie e impressionanti. Queste possibilità sono del tutto al di fuori dell’ordine psichiatrico. Cfr. I, p. 254.


Note:

[1] HUMANUM GENUS. LETTERA ENCICLICA. “CONDANNA DEL RELATIVISMO FILOSOFICO E MORALE DELLA MASSONERIA”. Il link alla lettera enciclica:


NON PERDETE MAI DI VISTA I VOSTRI BAMBINI, NEMMENO PER RISPONDERE AL CELLULARE. POTREBBE ESSERGLI FATALE....




LA VITTORIA DI JULIAN ASSANGE


Nel corso della storia, le forze oscure e reazionarie hanno sempre cercato di controllare il mondo; con la violenza, con l’inganno, sequestrando e pervertendo la narrativa tradizionale, o diffondendo la paura tra le masse.


Coerentemente, alcune persone coraggiose e oneste si sono levate in piedi, esponendo le bugie, affrontando la brutalità e la depravazione. Alcuni hanno combattuto contro governanti folli e corrotti usando spade o pistole; altri hanno scelto le parole come armi.



Molti furono abbattuti; la maggior parte di loro erano patrioti. Nuovi compagni insorsero; nuovi vessilli di resistenza furono innalzati.


Resistere è sognare un mondo migliore. E sognare è vivere.

I più coraggiosi non hanno mai combattuto soltanto per i loro paesi e culture; hanno combattuto per l’intera umanità. Erano e sono ciò che si potrebbe facilmente definire “internazionalisti intuitivi”.

Julian Assange, un esperto di computer, pensatore e umanista australiano, aveva scelto una nuova forma di combattimento per lo più non sperimentata: ha scatenato un intero battaglione di lettere e parole, centinaia di migliaia di documenti, contro l’impero occidentale. Ha penetrato database che hanno conservato le prove dei crimini più atroci che l’Occidente ha commesso per anni e decenni. Furono esposti i segreti tossici; verità rivelate. A coloro che hanno sofferto in silenzio, sono stati finalmente restituiti sia il volto che la dignità.

Julian Assange era un “comandante” di una piccola squadra di esperti e attivisti dedicati. Ho incontrato alcuni di loro e sono rimasto molto colpito. Ma non importa quanto piccoli siano i numeri, questa squadra è riuscita a cambiare il mondo, o almeno a dare al pubblico occidentale l’opportunità di conoscere i crimini dei propri governi, e di conseguenza la possibilità di agire.

Dopo WikiLeaks, nessuno a New York, Berlino, Londra o Parigi ha il diritto di dire “non lo sapevamo”. Se non lo sanno ora, è perché hanno deciso di non sapere, opportunisticamente e cinicamente.

Julian Assange e i suoi compagni hanno pubblicato tutto ciò che l’Occidente stava facendo al popolo afghano, così come a coloro che soffrivano di neocolonialismo e aggressione dell’imperialismo in tutto il Medio Oriente, Africa, Asia e America Latina.

Che cosa stanno criticando i critici di Wikileaks contro il signor Assange? Che gli sponsor e gli agenti dell’impero occidentale sono stati “esposti” nelle loro malefatte? Il mondo si aspetta che si provi forse pietà per loro? Si stima che decine di milioni di vittime dovrebbero essere dimenticate solo perché i membri dei servizi di intelligence occidentali e il loro lacchè possano sentirsi al sicuro e protetti?

Qualche giorno prima che questo saggio andasse in stampa, Julian Assange fu cinicamente tradito da un paese che era governato da un’amministrazione socialista e che gli dava asilo politico e cittadinanza, entrambi. Il suo attuale sovrano, Lenin Moreno, sarà giudicato estremamente duramente dalla storia: sarà ricordato come un uomo che ha iniziato a smantellare la struttura socialista dell’Ecuador, e che poi ha letteralmente venduto (ai sistemi giudiziari britannici e statunitensi) un uomo che ha già sacrificato più della sua vita per la verità e per la sopravvivenza del nostro pianeta.

Mentre la polizia metropolitana trascinava Julian Assange dall’ambasciata ecuadoriana a Londra in un furgone, il mondo intero poteva intravedere l’essenza nuda del regime occidentale; il regime in azione – oppressivo, cancrenoso, omicida e vendicativo.

Ma non dobbiamo dimenticare: il regime non lo fa perché è sicuro e forte. In realtà è terrorizzato. È in preda al panico. Sta perdendo. E sta uccidendo, ovunque si senta “vulnerabile”, che è, in tutto il mondo.

Perché? Perché i milioni di persone, in tutti i continenti, si stanno svegliando, pronti ad affrontare il terrore dell’impero anglo-USA-sionista, pronti a combatterlo, se non c’è altro modo.

E questo avviene perché ora sanno la verità. Avviene perché la realtà non può essere nascosta; la brutalità dei dettami globali occidentali è qualcosa che nessuno può più negare. Grazie ai nuovi media nei paesi che sono riusciti a liberarsi dall’influenza occidentale. E, naturalmente, grazie a eroi come Julian Assange e ai suoi compagni.

Julian Assange non è caduto. E’ stato accoltellato, tradito. Ma lui è qui, è vivo, con noi; con milioni di quelli che lo sostengono, lo ammiro e gli sono grati per la sua onestà, coraggio e integrità.

Lui ha affrontato l’intero impero; la forza più potente, malvagia, distruttiva e brutale sulla terra. E riuscì a danneggiare le sue organizzazioni segrete, rovinando di conseguenza alcuni dei piani, salvando così delle vite.

Tutto ciò può essere considerato una vittoria. Non la vittoria finale, ma una vittoria comunque.
Prigioniero politico Julian Assange

Arrestando Assange, l’impero ha mostrato la sua debolezza. Trascinandolo dall’ambasciata in un furgone della polizia, ha ammesso che ha già iniziato a cucire il suo abito funebre.

Rivelazione shock: "Scagionate Rosa e Olindo, non sono loro gli assassini"

Rivelazione shock: "Scagionate Rosa e Olindo, non sono loro gli assassini"







Si sta per riaprire uno dei casi di cronaca che fecero inorridire l'Italia intera.

Torna a far sentire la sua voce il superteste che scagiona Olindo Romano e Rosa Bazzi. Vacilla in tal modo l'intero impianto accusatorio nei confronti della coppia accusata di aver ucciso Raffaella Castagna, il figlio Youssef e la suocera Paola Galli (l'altra vittima fu Valeria Cherubini) e di aver ferito quasi mortalmente un altro vicino di casa (Mario Frigerio, marito della Cherubini, salvo per una malformazione congenita alla carotide e superteste dell'accusa)

Cinque anni fa, scrive Il Giornale, lo stesso Azouz Marzouk, padre e marito di due delle vittime, davanti alla corte d'Assise di Como, aveva espresso dei dubbi sulla reale colpevolezza dei coniugi, che sono stati condannati all'ergastolo in Cassazione. Marzouk si era confidato con due guardie carcerarie.

Azouz, oggi sarebbe pienamente convinto della loro innocenza - tanto da aver rifiutato il risarcimento come parte civile - alla vigilia della sentenza di primo grado fu interrogato su quel rapporto della polizia penitenziaria al tribunale di Comoma non si sbilanciò. Un uomo, aveva raccontato, era andato da sua madre in Tunisia sostenendo che gli assassini fossero altri.

Oggi il nuovo legale di Azouz Luca D'Auria dice di aver trovato il misterioso uomo:


Sono stato di recente a Tunisi e ho incontrato in un bar l'uomo che andò dalla madre di Azouz nel 2008 - rivela l'avvocato a «Cronaca Vera» oggi in edicola - mi ha ribadito ciò che narrò allora alla donna e cioè che all'epoca in Brianza c'erano precise voci che ritenevano colpevoli un gruppo di professionisti, non di origine araba, in quanto, mi ha spiegato, "gli arabi non uccidono i bambini.

Il processo fu caratterizzato dalle confessioni, poi ritrattate, dei coniugi, mentre i rilievi del Ris rivelarono una serie di contraddizioni come nel caso della macchia di sangue definita minuscola e ritrovata due settimane dopo la mattanza sull’auto di Olindo Romano e la deposizione del superteste, che prima identificò davanti ai pm in una persona sconosciuta di carnagione olivastra il killer della moglie salvo poi cambiare idea e puntare su Olindo.


La ricostruzione del delitto ha alcuni punti mai chiariti. Valeria Cherubini venne trovata in casa sua con la gola squarciata anche se i soccorritori hanno confermato che la donna era ancora viva al momento del loro arrivo dato che chiedeva aiuto, contrastando la versione per la quale avesse la lingua tagliata. D’Auria è convinto dell’innocenza dei Romano ed ha depositato il ricorso per la revisione del processo alla Corte di giustizia europea di Strasburgo:

Presto tornerò per verbalizzare le sue dichiarazioni nell’ottica di una richiesta di revisione del processo. Azouz è convinto di due cose, che gli assassini non siano i Romano e che non si tratti di una vendetta trasversale nei suoi riguardi per vicende inerenti lo spaccio. Io ritengo, invece, che nessuna pista sia preclusa

Rivelazione shock: "Scagionate Rosa e Olindo, non sono loro gli assassini"
Rivelazione shock: "Scagionate Rosa e Olindo, non sono loro gli assassini"
Olindo e Rosa: otto anni dopo, il grande mistero dei mostri perfetti

Torna alla ribalta il caso della strage di Erba dopo le dichiarazioni di Azouz Marzouk sull'innocenza di Rosa e Olindo, e soprattutto dopo i vari servizi che il programma "Le Iene" ha dedicato al caso. Nel 2013 spuntò un superteste che scagionava Olindo Romano e Rosa Bazzi, facendo vacillare in tal modo l'intero impianto accusatorio nei confronti della coppia accusata di aver ucciso Raffaella Castagna, il figlio Youssef e la suocera Paola Galli (l'altra vittima fu Valeria Cherubini) e di aver ferito quasi mortalmente un altro vicino di casa (Mario Frigerio, marito della Cherubini, salvo per una malformazione congenita alla carotide e superteste dell'accusa). Nel 2008, scriveva Il Giornale, lo stesso Azouz Marzouk, padre e marito di due delle vittime, davanti alla corte d'Assise di Como, aveva espresso dei dubbi sulla reale colpevolezza dei coniugi, che sono stati condannati all'ergastolo in Cassazione. Marzouk si era confidato con due guardie carcerarie.

Azouz, oggi sarebbe pienamente convinto della loro innocenza - tanto da aver rifiutato il risarcimento come parte civile - alla vigilia della sentenza di primo grado fu interrogato su quel rapporto della polizia penitenziaria al tribunale di Como ma non si sbilanciò. Un uomo, aveva raccontato, era andato da sua madre in Tunisia sostenendo che gli assassini fossero altri.

Oggi il nuovo legale di Azouz Luca D'Auria dice di aver trovato il misterioso uomo: Sono stato di recente a Tunisi e ho incontrato in un bar l'uomo che andò dalla madre di Azouz nel 2008 - rivela l'avvocato a «Cronaca Vera» - mi ha ribadito ciò che narrò allora alla donna e cioè che all'epoca in Brianza c'erano precise voci che ritenevano colpevoli un gruppo di professionisti, non di origine araba, in quanto, mi ha spiegato, "gli arabi non uccidono i bambini".

Il processo fu caratterizzato dalle confessioni, poi ritrattate, dei coniugi, mentre i rilievi del Ris rivelarono una serie di contraddizioni come nel caso della macchia di sangue definita minuscola e ritrovata due settimane dopo la mattanza sull’auto di Olindo Romano e la deposizione del superteste, che prima identificò davanti ai pm in una persona sconosciuta di carnagione olivastra il killer della moglie salvo poi cambiare idea e puntare su Olindo.

La ricostruzione del delitto ha alcuni punti mai chiariti. Valeria Cherubini venne trovata in casa sua con la gola squarciata anche se i soccorritori hanno confermato che la donna era ancora viva al momento del loro arrivo dato che chiedeva aiuto, contrastando la versione per la quale avesse la lingua tagliata. D’Auria è convinto dell’innocenza dei Romano ed ha depositato il ricorso per la revisione del processo alla Corte di giustizia europea di Strasburgo: Azouz è convinto di due cose, che gli assassini non siano i Romano e che non si tratti di una vendetta trasversale nei suoi riguardi per vicende inerenti lo spaccio. Io ritengo, invece, che nessuna pista sia preclusa.


ALTRE CONSIDERAZIONI SUL CASO. QUANTI SONO I "MOSTRI DA PRIMA PAGINA" IN ITALIA?

Annamaria Franzoni

La stessa Rosa Bazzi confessa che la sera della strage vide un uomo entrare nel palazzo con una strana valigia di plastica: “Quella sera vidi un uomo con una borsa di plastica entrare nella palazzina dell’orrore”....Pago la mia confessione ma non certo le mie colpe, perché non sono entrata in quella casa”. A confermare la sua tesi sarebbe l’assenza di prove nell’appartamento dei coniugi Romano. “Dissero che ero stata brava a ripulire tutto, ma ribaltarono la casa da cima in fondo”. E allora perché quella confessione? “Perché meglio due cretini in carcere, che sapere di assassini a piede libero” dice Rosa Bazzi. 
Ma al giornalista Monteleone Rosa Bazzi dichiara anche un'altra cosa importante, e cioè che lo psichiatra Picozzi le avrebbe estorto la confessione di colpevolezza suggerendole perfino come muoversi al fine di essere convincente. Tutti ricordiamo il video shock in cui Rosa "confessa" come ha ucciso le vittime. 
La storia della strage di Erba è uno di quei tanti casi in cui probabilmente persone innocenti scontano al posto dei veri colpevoli, e il ruolo dei periti nominati dalla magistratura si rivela sempre cruciale: parliamo degli psichiatri. In un altro caso orribile come il caso di Cogne, dove venne ritrovato un bimbo di pochi anni, Samuele, con la testa fracassata e per il quale è andata in galera a scontare 16 anni la madre del piccolo, due figure apparse in secondo piano, ma sicuramente più decisive di quanto è stato fatto credere all'opinione pubblica, sono quelle della psichiatra amica della Franzoni e del marito, e quella del collega psichiatra Francesco Bruno che consolidò il quadro accusatorio a carico della madre del piccolo trucidato. Sia nel caso di Erba, che nel caso di Cogne, le vittime designate sono due bimbi: Youssef di soli due anni, ritrovato in un lago di sangue insieme ai corpi della madre e degli altri componenti della famiglia, probabilmente intervenuti per difenderlo, e Samuele di soli 3 anni. 
Sono diversi i casi in cui testimoni di casi di cronaca rivelano di essere stati "suggestionati" da psichiatri e psicologi a confessare cose mai commesse. Allora la domanda è: perchè questi professionisti agiscono in questo modo, chi hanno interesse a coprire o cosa? Un fatto è certo: quando le vittime sono bimbi innocenti non bisognerebbe mai scuotere le spalle in modo indifferente. Il testimone che parlò con la madre di Marzouk in Tunisia parlò di "un gruppo di professionisti che uccidono bambini". Adesso, conoscendo i casi di cronaca che troppe volte in Italia hanno coinvolto sette sataniche e traffici di bimbi per il mercato degli organi o della pedofilia, questa dichiarazione meriterebbe di essere presa in seria considerazione. E' evidente che, sia nel caso di Erba che nel caso di Cogne, i bimbi dovevano essere rapiti, ma qualcosa deve essere andato storto perché l'epilogo è stata la morte delle vittime. Ora è chiaro che in entrambi i casi ci volevano degli innocenti a pagare per i veri colpevoli, i "mostri" da sbattere in prima pagina. Un gruppo di professionisti veramente ben organizzato, non c'è dubbio. 

CINZIA PALMACCI



INQUIETANTE Psichiatra spiega i sacrifici umani delle società segrete



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PROPONIMENTO DEL GIORNO

MAI DISPERARE QUANDO SI CREDE IN DIO UNO E TRINO....






Mi impegno a conoscere le situazioni di non-speranza vicine e lontane per essere testimone di consolazione

LITURGIA DI OGGI


LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -
  




 PRIMA LETTURA 

1Cor 15,1-8
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me.


 SALMO 

Sal 18
Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.

I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.

Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.


 VANGELO 

Gv 14,6-14
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

giovedì 2 maggio 2019

Come controllare le ricchezze, le risorse naturali e la forza-lavoro di tutto il mondo

“Si può considerare ormai come accettato che la rivoluzione bolscevica del 1917 è stata finanziata e sostenuta, principalmente, dalla finanza ebraica, attraverso la Svezia: ciò non è che un aspetto della messa in atto del complotto del 1773″ (“Times” del 10 marzo 1920).
A cosa si riferisce questo vecchio articolo del “Times”? Cos’è successo nel 1773? La risposta la troviamo nel libro “Pawns in the game” (Pedine nel gioco) di Guy Carr del 1958. La stessa risposta la troviamo anche in un comunicato dei vescovi francesi a Lourdes [M. Servant, Veillez et priez car l’heure est proche Saint Germain-en-Laye, Servant autore ed editore, 1972, Vol. I, p. 152].
Riporto l’estratto dal libro “Pawns in the game” CPA Book Pubblisher, pp. 26-31 che ho trovato sui numeri 337/338 della rivista Chiesa Viva, marzo/aprile 2002:
“Un orefice ebreo, Amschel Moses Bauer, stanco di vagare nell’Europa dell’Est, decise, nel 1750, di stabilirsi a Francoforte sul Meno, in Germania. Egli aprì una bottega di contabilità nel distretto ebraico e sopra la porta di questa bottega pose come simbolo della sua attività una targa rossa.
Questo fatto assume una grande importanza poiché gli ebrei, nell’Europa dell’Est, che appartenevano al Movimento Rivoluzionario, fondato sul terrorismo, avevano adottato anch’essi la Bandiera Rossa come loro emblema e questo perché il rosso rappresentava il sangue!
Amschel Moses Bauer, con un figlio nato nel 1743, di nome Amschel Mayer, morì nel 1754 quando questi aveva solo undici anni. Il ragazzo, a cui il padre aveva insegnato quanto aveva potuto sui princìpi rudimentali dell’attività dei prestatori di denaro, mostrò subito una grande abilità ed una straordinaria intelligenza. Qualche anno dopo la morte del padre, Amschel Mayer Bauer fu assunto, come impiegato, presso la Banca Oppenheimer e per la sua abilità naturale nell’attività bancaria subito dimostrata venne promosso alla posizione di socio junior della banca.
In seguito, Amschel tornò a Francoforte dove si assicurò la proprietà e il controllo dell’attività che era stata fondata da suo padre nel 1750. La targa rossa spiccava ancora sopra la porta e, conoscendo il significato segreto di questo simbolo, Amschel Mayer Bauer decise di adottare un nuovo nome di famiglia“targa rossa”, in tedesco si dice “Roth Schild”, e così nacque “La Casa dei Rothschild”.
Amschel Mayer Bauer visse fino al 1812 ed ebbe cinque figli, tutti educati per divenire dei capitani dell’alta finanza. Nathan, uno dei figli, dimostrò un’abilità eccezionale e, all’età di ventun’anni, andò in Inghilterra con lo scopo preciso di assicurarsi il controllo della Banca d’Inghilterra, con la finalità, poi, di collaborare col padre e coi fratelli, per fondare e consolidare un Monopolio Bancario in Europa. La ricchezza cumulativa di questo Consorzio Internazionale Bancario poteva, poi, essere utilizzato per agevolare le segrete ambizioni che il padre aveva comunicato ai suoi figli. Per provare la sua abilità, Nathan Rothschild aveva moltiplicato le 20.000 sterline, che gli erano state affidate, in 60.000 sterline, in soli tre anni.
Nello studio del Movimento Rivoluzionario Mondiale, è importante ricordare che la Bandiera Rossa era stato il simbolo della Rivoluzione Francese come pure di tutte le rivoluzioni che l’hanno seguita.
Ancor più significativo, inoltre, è il fatto che quando Lenin, finanziato dall’alta finanza  internazionale, rovesciato il Governo Russo, stabilì la prima dittatura totalitaria, nel 1917, i simboli usati erano una Bandiera Rossa, con una Falce e Martello, con impressa la Stella giudaica a cinque punte.
Nel 1773, all’età di soli trent’anni, Mayer Rothschild invitò, a Francoforte, dodici uomini ricchi e influenti, con lo scopo di convincerli del fatto che se avessero unito le loro risorse avrebbero potuto finanziare e dirigere il Movimento Rivoluzionario Mondiale e usarlo come il loro Manuale d’azione per prendere il controllo delle ricchezze, delle risorse naturali e della forza lavoro di tutto il mondo.
Rothschild rivelò come la Rivoluzione Inglese fosse stata organizzata e mise in risalto gli errori che erano stati commessi. Il periodo rivoluzionario era stato troppo lungo; l’eliminazione dei reazionari non era stata eseguita con sufficiente rapidità e spietatezza; il programmato “regno del terrore”, col quale si doveva ottenere la rapida sottomissione delle masse, non era stato messo in pratica in modo efficace. Malgrado fossero stati commessi tutti questi errori, lo scopo della Rivoluzione era stato raggiunto. I banchieri, che avevano istigato la rivoluzione, avevano stabilito il loro controllo sull’economia nazionale inglese ed avevano consolidato il debito nazionale. Con l’intrigo, attuato su scala internazionale, essi avevano, poi, gradualmente aumentato il debito nazionale, prestando soldi per combattere le guerre e le rivoluzioni che essi avevano fomentato sin dal 1694.
Basando il suo argomento sulla logica e su solidi argomenti, Mayer Rothschild aveva mostrato che i risultati finanziari ottenuti con la Rivoluzione Inglese non sarebbero stati da paragonare a quelli che si potevano ottenere con la Rivoluzione Francese, a condizione che i presenti si unissero per mettere in pratica il piano rivoluzionario che egli aveva studiato e aggiornato con grande cura.
Raggiunto l’accordo secondo il quale questo “Piano” sarebbe stato sostenuto da tutto il potere che poteva essere comprato con le loro risorse unificate, Mayer Rothschild svelò il suo “Piano Rivoluzionario”.
Con una sottile manipolazione consentita dalla loro ricchezza, sarebbe stato possibile creare condizioni economiche di tale gravità da ridurre, con la disoccupazione, le masse a condizioni di fame e miseria. Con l’uso di un’accorta propaganda, poi, sarebbe stato facile far ricadere la colpa di questa tragedia sul Re, sulla sua Corte, sui Nobili, sulla Chiesa, sugli industriali e sui datori di lavoro. I loro propagandisti ben pagati, quindi, avrebbero avuto facile gioco nel fomentare sentimenti di odio e di vendetta nei confronti delle classi dominanti, esponendo tutti i casi, reali o presunti, di sperpero, condotta licenziosa, ingiustizia, oppressione e persecuzione. Essi avrebbero inventato infamie per infangare altri che, se lasciati agire, avrebbero potuto interferire col loro piano globale.
Dopo questa introduzione generale, fatta per suscitare un ascolto entusiasta al piano che egli stava per svelare, Rothschild prese un manoscritto e procedette a leggere un piano d’azione accuratamente preparato.
Quanto segue è una versione succinta di ciò che mi è stato assicurato essere stata l’esposizione del complotto che aveva lo scopo di controllare le ricchezze, le risorse naturali e la forza-lavoro di tutto il mondo.
1. Il relatore iniziò a svelare il “Piano”, dicendo che, poiché la maggioranza degli uomini erano inclini al male piuttosto che al bene, il miglior risultato che si poteva ottenere nel governarli poteva essere raggiunto con l’uso della violenza e del terrorismo e non con discussioni accademiche. Egli continuò dicendo che, agli inizi, la società umana era soggetta alla forza bruta e cieca, la quale, col tempo, fu tramutata in legge. Egli affermò che la legge era un mascheramento della forza. Egli disse che era logico concludere che: “Per le leggi della Natura, il diritto si fonda sulla forza”!
2. Subito dopo, egli affermò che la libertà politica è solo un’idea e non un fatto. Egli disse che per usurpare il potere politico, tutto ciò che era necessario era di predicare il “Liberalismo”, cosicché l’elettorato, per amor di un’idea, avrebbe concesso parte del suo potere e prerogative che i complottatori avrebbero riunito nelle loro mani.
3. Rothschild affermò che il Potere di Dio aveva usurpato il potere dei governanti liberali, persino a quel tempo, nel 1773. Egli ricordò alla sua udienza che vi era stato un tempo in cui la fede aveva dominato, ma disse che, una volta che la libertà avesse sostituito la fede, la gente non avrebbe saputo usarla con moderazione. Egli sostenne che per questo fatto, era logico assumere che il popolo avrebbe usato l’idea della libertà per sfociare nella lotta di classe. Egli indicò che era indifferente, per il successo del suo piano, che i Governi legittimi fossero distrutti da nemici interni o esterni, poiché il vincente, per necessità, doveva sempre chiedere l’aiuto del “Capitale”, il quale “è interamente nelle nostre mani”!
4. Rothschild aggiunse che l’uso di ogni mezzo, per raggiungere il loro scopo finale, era giustificato sulla base che il regnante, che governava attraverso un codice morale, non era un politico competente perché si trovava in una posizione di vulnerabilità e di instabilità sul suo trono. Egli disse: “Quelli che desiderano governare devono ricorrere all’astuzia e devono essere convinti che le grandi qualità nazionali, come la franchezza e l’onestà, sono invece vizi, in politica”.
5. Egli affermò che “Il nostro diritto risiede nella forza. La parola diritto è un pensiero astratto e non prova nulla. Io scopro un nuovo diritto … attaccare col diritto del forte, e spargere al vento tutte le forze esistenti dell’ordine e della legge, per ricostruire tutte le istituzioni esistenti e diventare il Signore sovrano di tutti quelli che ci hanno consegnato i diritti e i loro poteri, per averli deposti volontariamente col loro ‘Liberalismo’”.
6. Egli, poi, ammonì i suoi ascoltatori con queste parole: “Il potere delle nostre risorse deve rimanere invisibile fino al momento in cui avrà raggiunto una tale forza che nessuna astuzia o forza potrà minarlo.” Egli li avvertì che ogni deviazione dalla linea del piano strategico, che egli stava tracciando, avrebbe rischiato di far naufragare “Il lavoro di secoli”.“
7. Rothschild, poi, sostenne l’uso della “Psicologia della plebaglia” per ottenere il controllo delle masse. Egli spiegò che la potenza della plebaglia è cieca, priva di sensi, senza ragione e sempre alla mercé di suggestioni provenienti da ogni parte. Egli affermò: “Solo un governante dispotico può governare la plebe con efficacia, perché senza un dispotismo assoluto non vi può esistere una civiltà che è condotta non dalle masse ma dalla loro guida, chiunque sia questa persona”. Egli li mise in guardia: “Il momento in cui la plebaglia prenderà la libertà nelle sue mani, la trasformerà, immediatamente, in anarchia”.
8. Rothschild, poi, sostenne che l’uso di alcool, droghe, corruzione morale ed ogni altra forma di vizi, fosse utilizzato, in modo sistematico, dai loro “Agentur”[La parola “Agentur” significa un corpo completo e organizzato di agenti-spia, contro-spie, ricattatori, sabotatori, ed ogni cosa o persona che, al di fuori della Legge, sia capace di aiutare, avvantaggiare o far avanzare i piani segreti e le ambizioni dei cospiratori internazionali.], per corrompere la moralità della gioventù delle nazioni. Egli raccomandò di usare “Agentur” speciali addestrati come tutori, valletti, istitutori, contabili, e le nostre donne nei luoghi di dissipazione frequentati dai Goyim. Egli aggiunse: “Nel numero di questi ultimi, io conto anche le cosiddette donne di mondo che diventano seguaci degli altri nella corruzione e nella lussuria. Noi non dobbiamo fermarci davanti al ricatto, all’inganno e al tradimento, quando questi servono per raggiungere i nostri fini”.
9. Rivolgendosi alla politica, Rothschild rivendicò il loro diritto di prendere le proprietà con ogni mezzo e senza esitazione se, nel far questo, essi si assicuravano sottomissione e sovranità. Egli dichiarò: “Il nostro stato, marciando lungo il sentiero della conquista pacifica, ha il diritto di rimpiazzare gli orrori delle guerre con le meno evidenti ma più efficaci sentenze di morte, necessarie a mantenere il “terrore” che genera la cieca sottomissione”.
10. Trattando il tema dell’uso degli “slogan”, Amschel Mayer Rothschild disse: “Nei tempi antichi, siamo stati noi i primi a mettere le parole “Libertà”, “Uguaglianza” e “Fraternità” sulla bocca delle masse. (…) parole ripetute fino ai giorni nostri dagli stupidi pappagalli; parole dalle quali anche il più saggio dei Goyim [per “Goyim” sono intesi i non-ebrei] non potrebbe cavar nulla dalla loro astrattezza, e senza neppure notare la contraddizione del loro significato e inter-relazione”. Egli affermò che queste parole hanno portato sotto la loro direzione e controllo intere “legioni” “che hanno portato le nostre bandiere con entusiasmo”. Egli spiegò che non vi è alcun posto in natura per “Equaglianza”, “Libertà” o “Fraternità”. Egli disse “Sulle rovine dell’aristocrazia naturale e genealogica dei Goyim, noi abbiamo sovrapposto un’aristocrazia del denaro. La limitazione di quella aristocrazia è la ricchezza che è in mano nostra”.
11. Egli, poi, espose la sua teoria riguardo la guerra. Nel 1773, egli stabilì un princìpio che i Governi della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, pubblicamente, annunciarono come loro politica comune, nel 1939. Rothschild affermò che la politica dei presenti doveva essere quella di fomentare guerre, ma di dirigere le Conferenze di Pace, in modo che nessuna delle due parti del conflitto potesse ottenere guadagni territoriali. Egli aggiunse che le guerre dovevano essere dirette in modo tale che le nazioni, coinvolte in entrambi gli schieramenti, sprofondassero sempre di più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il potere dei loro “Agentur”.
12. Poi, fu la volta dell’Amministrazione. Rothschild disse ai presenti che dovevano usare la loro ricchezza per favorire l’elezione, in posti pubblici, di candidati che fossero “servili e obbedienti ai nostri comandi, in modo da essere usati come ‘pedine’ nel nostro gioco da uomini ingegnosi e ben addestrati, che noi instaureremo dietro le quinte dei Governi, per agire come consiglieri ufficiali”. Egli, poi, aggiunse: “Gli uomini che noi ‘designeremo’ come ‘Consiglieri’ dovranno essere allevati, coltivati e addestrati sin dalla fanciullezza, in sintonia con le nostre idee, per dirigere gli affari del mondo intero”.
13. Poi, venne il turno della propaganda, e Rothschild spiegò come la loro ricchezza riunita potesse controllare tutte le fonti di informazione pubblica, mentre essi rimarrebbero nell’ombra e al sicuro da ogni attribuzione di colpa, senza curarsi delle ripercussioni causate dalla pubblicazione di libelli, calunnie o falsità. Egli disse: “Grazie alla nostra Stampa, noi abbiamo avuto l’oro nelle nostre mani nonostante il fatto che noi abbiamo dovuto raccoglierlo da oceani di lacrime e sangue… Ma siamo stati ripagati anche se abbiamo dovuto sacrificare molti della nostra gente. Ogni nostra vittima vale mille Goyim”.
14. Egli, in seguito, spiegò la necessità che i loro “Agentur” venissero allo scoperto ed apparissero in scena, quando le condizioni fossero giunte al loro punto più basso, e le masse fossero state già soggiogate con le privazioni e col terrore. Egli indicò che quando fosse giunto il tempo di restaurare l’ordine, essi avrebbero dovuto agire in modo che le vittime fossero indotte a credere di essere state depredate da criminali e da irresponsabili. Egli aggiunse: “Con l’esecuzione dei criminali e dei fanatici, dopo che essi hanno portato a termine il nostro pianificato ‘regno del terrore’, noi dobbiamo apparire come i salvatori degli oppressi ed i campioni dei lavoratori”. Il relatore continuò: “Noi siamo, invece, interessati proprio all’opposto… alla riduzione e all’uccisione dei Goyim”!
15. Rothschild parlò di come provocare la depressione industriale e il panico finanziario e come utilizzarli per servire i loro fini, e spiegò: “La disoccupazione forzata e la fame, imposta alle masse, col potere che noi abbiamo di creare scarsità di cibo, creerà il diritto del Capitale di regnare in modo più sicuro di quanto non fosse quello della vera aristocrazia e dell’autorità legale dei Re”. Egli affermò che, avendo i loro Agentur il controllo della plebaglia, la plebe potrebbe essere usata per spazzar via tutti quelli che oserebbero intralciare il loro piano.
16. L’infiltrazione della Frammassoneria fu discussa in modo estensivo. Rothschild disse che il loro scopo era quello di sfruttare i vantaggi che offriva il segreto massonico. Egli affermò che essi potevano organizzare le loro Logge del Grande Oriente all’interno della Massoneria Azzurra, in modo da continuare le loro attività sovversive e nascondere la vera natura del loro lavoro, sotto la copertura della filantropia. Egli disse che tutti i membri affiliati alle Logge del Grande Oriente dovevano essere usati per il proselitismo e per la diffusione della loro ideologia ateo materialistica tra i Goyim. Egli terminò questa fase della sua presentazione con queste parole: “Quando suonerà l’ora dell’incoronazione del nostro Signore sovrano di tutti i Mondi, queste stesse mani spazzeranno via tutto ciò che potrebbe frapporsi al suo cammino”.
17. Egli espose il valore dell’inganno sistematico, dicendo che i loro agentur dovevano essere addestrati all’uso di frasi altisonanti e di slogan popolari. Essi avrebbero dovuto fare alle masse le promesse più prodighe. Egli osservò: “L’opposto di quello che è stato promesso può essere sempre dato in seguito… e senza conseguenze”. Egli argomentò che, facendo uso delle parole Indipendenza e Libertà, i Goyim potevano essere mossi ad un fervore patriottico tale da farli combattere persino contro le Leggi di Dio e della Natura. Egli aggiunse: “E per questa ragione, dopo aver ottenuto il controllo, il vero NOME DI DIO verrà cancellato dal ‘lessico della vita’”.
18. Egli, poi, dettagliò i piani per la guerra rivoluzionaria; l’arte della battaglia di strada; e delineò il modello del “Regno del Terrore” che – egli insisteva – doveva accompagnare ogni sforzo rivoluzionario “perché è il mezzo più economico per portare la popolazione ad una rapida sottomissione”.
19. Venne poi il turno della Diplomazia. Rothschild disse che, dopo ogni guerra, si deve insistere sulla diplomazia segreta “in modo che i nostri agentur, camuffati da consiglieri ‘politici’, ‘finanziari’ ed ‘economici’, possano portare a termine i nostri ordini, senza timore di esporre “il vero Potere Segreto” dietro gli affari nazionali e internazionali”. Rothschild disse ai presenti che, attraverso la diplomazia segreta, essi dovevano ottenere un tale controllo “che le nazioni non dovevano poter pervenire persino ad un irrilevante accordo privato, senza che i nostri agentur non vi avessero parte”.
20. Il Governo Mondiale come scopo finale. Per raggiungere questo obiettivo Rothschild disse: “Sarà necessario creare dei monopoli immensi e riserve di tale ricchezza colossale che persino le ricchezze più grandi dei Goyim dipenderanno da noi, in tale misura che essi raggiungeranno il fondo, insieme al credito dei loro Governi, NEL GIORNO DOPO LA GRANDE CATASTROFE POLITICA”. Il relatore poi aggiunse: “Voi, gentlemen qui presenti, che siete economisti, potete avere un’idea del significato di questa combinazione”.
21. Guerra economica. Vennero discussi i piani per spogliare i Goym delle loro proprietà terriere e industriali. Rothschild propugnò una combinazione di tasse elevate e competizione sleale per portare alla rovina economica i Goyim nei loro interessi finanziari nazionali e nei loro investimenti. In campo internazionale, egli disse che potevano essere spinti fuori mercato. Questo poteva essere ottenuto con un accurato controllo delle materie prime, con agitazioni organizzate dei lavoratori per avere una riduzione dell’orario di lavoro, ma con aumenti salariali, e con la sovvenzione dei loro concorrenti. Rothschild ammonì i suoi cospiratori che essi dovevano fare in modo che “gli aumenti salariali, ottenuti dai lavoratori, non dovevano beneficiarli in alcun modo”.
22. Armamenti. Fu suggerito di lanciare una corsa agli armamenti in modo tale che i Goyim potessero distruggersi a vicenda, ma su una scala così colossale che alla fine “non rimarranno solo che masse di proletariato nel mondo, con pochi milionari devoti alla nostra causa… e forze di polizia e militari sufficienti a proteggere i nostri interessi”.
23. Il Nuovo Ordine. I membri del Governo Mondiale verranno designati dal Dittatore. Egli sceglierà uomini tra gli scienziati, economisti, finanzieri, industriali, e dai milionari, perché “in sostanza, tutto verrà regolato dal problema dei numeri”.
24. Importanza della gioventù. Rothschild enfatizzò l’importanza di catturare l’interesse della gioventù ammonendo che “I nostri Agentur dovranno infiltrarsi in tutte le classi, a tutti i livelli della società e del Governo, per raggirare, confondere e corrompere i membri più giovani della società, insegnando loro teorie e princìpi che noi sappiamo essere falsi”.
25. Le Leggi Nazionali e Internazionali non devono essere modificate, ma usate come sono per distruggere la civilizzazione dei Goyim “semplicemente col torcerle nella contraddizione dell’interpretazione che prima maschera la legge, e poi la nasconde completamente. Il nostro scopo finale è quello di sostituire l’ARBITRATO alla LEGGE”. Mayer Rothschild, poi, disse alla sua udienza: “Voi potrete pensare che i Goyim si solleveranno contro di noi con le armi, ma, nell’OCCIDENTE, contro questa possibilità, noi abbiamo un’organizzazione di un tale terrore terrificante da far tremare anche i cuori più gagliardi… gli “Underground”… i “Metropolitani”… i corridoi sotterranei… questi saranno creati nelle capitali e nelle città di tutti i paesi, ancor prima che questo pericolo ci possa minacciare”.
La parola “Occidente”, usata da Amschel Mayer Rothschild, è di estrema importanza. Questo chiarisce che Rothschild stava rivolgendosi a uomini che avevano aderito al “Movimento Rivoluzionario Mondiale”, che ebbe inizio con il “Pale of Settlement” [Il “Pale of Settlement”, o “Confine di insediamento”, era una zona geografica, situata nella parte occidentale della Russia, che si stendeva dal Mar Baltico, a nord, fino al Mar Nero, a sud, e dove la maggior parte degli Ebrei, migrati nell’Europa dell’Est, erano stati costretti a risiedere e confinati, a partire dall’anno 1772. La maggioranza erano Ebrei Khazari, noti per la loro cultura yiddish e per le loro pratiche rapaci in campo finanziario, e per la loro mancanza di etica nelle transazioni commerciali. (Cfr. Guy Carr, op. cit., pp. 18 e 63).] (= confine di insediamento) nell’EST. A questo proposito,si deve ricordare che, prima che Amschel Moses Bauer si stabilisse a Francoforte sul Meno (Germania), egli aveva esercitato il suo mestiere di orefice e argentiere, viaggiando estensivamente nell’Est europeo dove egli, indubbiamente, aveva incontrato gli uomini ai quali suo figlio Amschel Mayer si era rivolto, dopo esser cresciuto da presta-denaro a banchiere, e dopo aver stabilito “la Casa dei Rothschild” nella Judenstrasse, proprio il luogo in cui fu tenuto questo incontro, nell’anno 1773.”
Non possiamo avere la certezza assoluta che la riunione del 1773 nella casa della “Targa Rossa” andò esattamente in questo modo ma di altre cose possiamo essere sicuri:
1. I Rothschild sono tutt’ora, a distanza di secoli, una delle famiglie – se non la famiglia – più potente del mondo.
2. Guy Carr scrisse il suo libro del 1958; se le sue fonti non fossero state attendibili, bisognerebbe riconoscere a questo autore delle capacità profetiche.