mercoledì 24 aprile 2019

BAMBINI AUTISTICI “CAVIE” NELLA CLINICA TRANSGENDER


UN MONDO ARRIVATO ORMAI "ALLA FRUTTA".....


CAMBIO DI SESSO PER 372 FANCIULLI MALATI NEL CENTRO SPECIALISTICO DI LONDRA DIMISSIONI A RAFFICA TRA I MEDICI. A ROMA IN SENATO IL CASO TRIPTORELINA: IL COMITATO DI BIOETICA E I PEDIATRI
FAVOREVOLI AL FARMACO BLOCCA-ORMONI MA NEGLI ATTI SCIENTIFICI PURE LE BUFALE!
CONTRARIA SOLO L’ESPERTA CRISTIANA
PERPLESSE PERSINO LE COMUNITA’ LGBT

«È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: «Noi vediamo», il vostro peccato rimane».

Vangelo di Giovanni, 9, 39-41

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
Mentre in Italia la Commissione Sanità del Senato ha iniziato in questi giorni il “processo” per valutare i rischi connessi all’uso della triptorelina, il farmaco che consente ai bambini di bloccare lo sviluppo ormonale in una prospettiva di cambiamento di genere sessuale, in Inghilterra, dove le cure per i trasgender in età anche pre-adolescenziale sono regolarmente effettuate a spese dello Stato da dieci anni scoppia una tempesta. Ad innescarla è la ribellione, con tanto di dimissioni ufficiali, di alcuni degli stessi medici incaricati del trattamento perché ritenevano eccessivamente rapide e superficiali le pratiche di inizio del processo di transizione di genere adottate della struttura in cui operavano, la sola autorizzata dal servizio sanitario nazionale inglese, il National Health Service. «Gli esperti hanno avvertito che l’unica clinica di genere per i bambini del NHS sta rischiando un “esperimento dal vivo” inviando centinaia di loro a interventi medici che gli cambiano la vita senza prove sufficienti dei suoi effetti a lungo termine». Lo scrive il Times di Londra in un inquietante articolo pubblicato da Lucy Bannerman lunedì 8 aprile che, di fatto, descrive i fanciulli in via di transizione sessuale come cavie umane. Il dovizioso reportage, però, nella sostanza, fa un aggiornamento di quello precedente del Guardian di Manchesterdell’autunno scorso ma non dà risalto alla dirompente e sconcertante inchiesta pubblicata dal Mail of Sunday il 18 novembre 2018. Basta il titolo per comprendere la gravità di quella denuncia: «Come l’unica clinica trangender NHS per bambini “seppellisce” il fatto che 372 su 1069 pazienti sono autistici». Un particolare enorme sfuggito a Il Giornale, tra i pochi quotidiani italiani a riprendere l’articolo del Times ma non quello ancora più eclatante. Numeri che sono però sfuggiti a tutti perché, come evidenziato dal quotidiano con un milione di lettori e sede nel distretto londinese di Kensington, accuratamente occultati nel sito del Tavistock Center, unica struttura sanitaria autorizzata al Gender Identity Development Service (GIDS), nonostante quell’allarmante statistica risultasse dagli studi dei medici. Non è però passato inosservato al network Russia Today che ha dedicato un articolo con ampio risalto a conferma della fondatezza e gravità della questione su cui piovono, come benzina sul fuoco, le proteste di alcuni genitori con i bambini già in cura; e persino quelle di un’associazione transgender. Anche perché il fenomeno sta assumendo proporzioni gigantesche in Inghilterra: nella clinica specialistica dai 97 casi di adolescenti in cura per la transizione del 2009 si è passati ai 2519 fino all’aprile 2018. Una questione marcata da un’impronta fortemente ideologica in cui confliggono la cultura cristiana, che propone un’educazione spirituale e naturale dei bambini capace di aiutarli a superare i loro disagi e capricci, a quella relativista-scientista che, pur in assenza di dati empirici, si arroga il diritto di vendere i fumosi sogni dell’appagamento di ogni pulsione, desiderio o trasgressione, anche antinaturalistica, a qualsiasi costo! Nel vero senso della parola visto che dietro al liberismo sessuale ed al caos emozionale lucrano enormi macchine di business. Come i privati che si intascano gli utili degli interventi transgender nella casa di cura londinese pagati dalla sanità pubblica. Esattamente come accadrà in Italia per le terapie con la triptorelina. Il reportage è abbastanza lungo, ma le informazioni le dichiarazioni autorevoli e le questioni controverse sono così numerose che era davvero impossibile sintetizzarle ulteriormente.

IN SENATO LA TRIPTORELINA DIFESA DAI PEDIATRI









Il senatore del Movimento 5Stelle, Pierpaolo Sileri, presidente della XII Commissione Sanità

L’allarme suonato in Inghilterra non pare aver avuto rilevanza alcuna per i medici sfilati, il 10 e l’11 aprile 2019, davanti alla XII Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica Italiana che ha cominciato l’esame dell“affare triptorelina” dopo che questo prodotto chimico, usato soprattutto per la cura dei tumori alla prostata e al seno, è stato autorizzato dall’Agenzia Italiana del Farmaco non solo in un utilizzo off label, ovvero per finalità diversa dalla prescrizione originaria e quindi nell’inibizione dello sviluppo in età puberale dei caratteri sessuali secondari, ma addirittura quale medicinale rimborsabile dal Sistema Sanitario Nazionale. Circostanza che, secondo alcuni contestatori di questa disposizione (in vigore dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 25 febbraio 2019), potrebbe incentivarne il consumo per la gratuità a vantaggio degli utenti e gli affari sulle spalle dello Stato per le case farmaceutiche produttrici. Ma soprattutto perché potrebbe alterare l’esistenza di fanciulli: secondo alcuni troppo giovani per esprimere un consenso informato. Dalle prime audizioni effettuate dall’Ufficio di Presidenza della Commissione senatoriale, presieduta da Pierpaolo Sileri del Movimento 5 Stelle, però, il destino della verifica politica, volta a decidere se rivedere quantomeno la vendita mutuabile, parebbe già segnato. Quattro differenti enti sentiti hanno infatti già espresso parere favorevole all’utilizzo, pur con differenti raccomandazioni di prudenza ovviamente tutt’altro che vincolanti, ad eccezione di un medico del Comitato Nazionale di Bioetica che ha espresso una postilla in contrasto con le conclusioni della relazione di tale organismo. Se da una parte specialisti e pediatri sostengono l’utilità del farmaco TRP nella Disforia di Genere, ovvero la percezione del bambino di non sentirsi adeguato al suo sesso, e nella cura dei conseguenti disturbi psicologici che a detta degli esperti possono avere anche gravi conseguenze autolesioniste; dall’altra c’è la professoressa Assuntina Morresi, docente del Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie dell’Università degli Studi di Perugia, che ne contesta la valenza anche soltanto per una banalissima ragione: in un mare magnum di pareri e contropareri tecnici più o meno dettagliati «non vi è alcuna evidenza scientifica che quello con TRP sia il trattamento elettivo per queste situazioni» dice proprio la dottoressa di cui riporteremo le analisi più avanti. E’ infatti doveroso partire questo viaggio tra i bambini transgenderizzati a spese pubbliche da quanto sta avvenendo in Inghilterra dove la sperimentazione e l’impiego terapeutico sono molto più avanti: anche se c’è pure lì chi sostiene una tesi analoga a quella della cattedratica italiana.

«ESPERIMENTO NON REGOLAMENTATO SUI BAMBINI»






Un bambino inglese finito su molti giornali con il consenso dei genitori per la sua scelta di vivere una doppia identità di genere: al mattino maschietto al pomeriggio femminuccia. Sarà uno dei prossimi pazienti nella clinica londinese per Transgender? Nel rispetto della sua minore età preferiamo coprire la sua identificabilità anche se riportata da vari media

«Data la scarsità di prove, l’uso off-label di farmaci (per esiti non coperti dalla licenza del farmaco) nel trattamento della disforia di genere significa in gran parte un esperimento dal vivo, e non regolamentato, sui bambini» ha dichiarato al Times, Carl Heneghan, direttore del Center of Evidence-based Medicine dell’Università di Oxfordaccreditando quindi l’ipotesi che allo stato attuale delle conoscenze sessuali quei preadolescenti siano delle “cavie” di transizioni sessuali. Ma il professor Marcus Evans, uno dei governatori di The Tavistock e Portman NHS Foundation Trust nella sua lettera di dimissioni dal centro autorizzato al GIDS è andato ben oltre: «Nei miei 40 anni di esperienza in psichiatria, ho imparato che respingere le serie preoccupazioni su un servizio o un approccio è spesso condizionato da un desiderio difensivo di prevenire l’esame doloroso di un “sistema sopravvalutato” – lamentò, come riportato dal Guardian sul numero del 23 febbraio – Non credo che capiamo cosa sta succedendo in questo settore complesso. E la necessità di adottare un atteggiamento che esamina le cose da diversi punti di vista è essenziale. Questo è difficile nell’attuale contesto in quanto il dibattito e la discussione richiesti vengono continuamente chiusi o descritti efficacemente come “transfobici” o in qualche modo pregiudizievoli». Ecco quindi che una disquisizione meramente epistemologica e scientifica sui metodi di valutazione e cura della disforia di genere spalanca subito le porte ad una visione ideologica e culturale che parte da due punti di vista contrapposti: quello che per il bene del fanciullo vuole avviare interventi meno invasivi possibili sotto il profilo fisiologico e quello che per cercare di contenere i turbamenti emotivi del giovanissimo è disposto ad accondiscendere a qualsiasi suo desiderio oggi realizzabile con i farmaci che bloccano lo sviluppo ormonale (non solo la triptorelina). «La decisione di Evans di separarsi dalla compagnia londinese, dopo un’associazione di 35 anni, intensificherà l’esame accurato del servizio che si è trovato nell’occhio di un ciclone mentre migliaia di giovani che considerano la transizione verso un altro genere cercano il suo aiuto» rimarca il Guardian.

DIMISSIONI A RAFFICA NELLA CLINICA PER TRANSGENDER






La clinica londinese Tavistock center convenzionata con la sanità pubblica per i trattamenti Transgender

Ma è il Times ad evidenziare che nel centro specialistico per lo Sviluppo dell’Identità Gender, che ha sede presso la Tavistock Center e la Portman Clinic nella zona nord ovest di Londra (e una succursale a Leeds), proprio nelle ultime settimane è successo il finimondo. «Ben cinque medici si sono dimessi, per motivazioni legate all’etica e alla sicurezza, a causa delle preoccupazioni sul trattamento dei bambini vulnerabili che arrivavano in clinica presentandosi come transgender – scrive il quotidiano italiano Il Giornale sintetizzando la lunga inchiesta del Times – Gli esperti che hanno rassegnato le dimissioni hanno parlato di centinaia di interventi medici, che possono cambiare la vita dei bambini, attuati senza prove sufficienti dei loro effetti a lungo termine». Secondo il quotidiano londinese sarebbero addirittura 18 gli specialisti che si sono allontanati dalla struttura santaria negli ultimi 3 anni. Tutti con la medesima motivazione: i giovanissimi che hanno con la loro identità sessuale naturale un rapporto conflittuale sono stati erroneamente diagnosticati come “trans-identifying” dalla clinica londinese. Inoltre «ritengono che alcuni bambini gay che lottano con la loro sessualità vengano erroneamente diagnosticati come “transgender» scrive il Times. Gli ultimi cinque dimissionari dello staff si occupavano proprio della somministrazione di farmaci per interrompere lo sviluppo sessuale dei pazienti in cura e hanno riferito di diagnosi errate sulla disforia di genere e temono che alcuni giovani siano stati sottoposti a pressioni per ottenere un trattamento di cambiamento di genere dopo aver sofferto di bullismo omofobico. Uno dei medici ha affermato che sono rimasti così a lungo fedeli al loro incarico “solo per evitare che altri bambini ricevessero il trattamento”. Secondo un rapporto dell’ex governatore del team David Bell, un altro dei dimissionari, alcuni bambini assumono un’identità trans come soluzione: «a molteplici problemi come l’abuso storico di minori in famiglia, il lutto, l’omofobia e un’incidenza molto significativa del disturbo dello spettro autistico. Molti bambini che mettono in discussione la loro identità possono aver imparato attraverso risorse online, o sono stati istruiti dai genitori, cosa dire per ottenere i risultati che vogliono». Ma è stato proprio il “dossier nascosto” sui casi di autismo a scatenare l’uragano iniziale che ancora incombe sulla clinica.

BEN 372 AUTISTICI SOTTOPOSTI ALLA TERAPIA






Lo sconvolgente articolo del Mail on Sunday – Clicca sulla foto per leggere l’originale

«Dal 2011, gli specialisti del Gender Identity Development Service di The Tavistock Center a Londra hanno visto oltre 1.000 minori di 18 anni. Un esame interna ha rilevato che 372 di questi pazienti – circa il 35% – esibivano “tratti autistici moderati o gravi”. Eppure, nonostante il potenziale significato delle cifre – e tra le preoccupazioni crescenti che i giovani con problemi di sviluppo e di salute mentale vengano incanalati in cure mediche per “disforia di genere” – la scoperta non è mai stata evidenziata dalla clinica dalla sua pubblicazione in giugno». A scrivere queste frasi è stato Stephen Adams, corrispondente The Mail on Sunday, che rimarcò proprio il palese tentativo di occultamento da parte della struttura sanitaria sulle sue pagine ufficiali in internet: «Il fatto che un’alta percentuale di pazienti fosse autistica poteva essere trovato solo facendo clic su un collegamento a un sito Web esterno nella parte inferiore dell’articolo». La rivista medica Archives of Disease in Childhood, infatti, riferì solo della percentuale, ma fu poi il co-autore Bernadette Wren, consulente psicologo clinico presso il Tavistock, a confermare al giornalista che non era un’ipotetica stima generica bensì un dato matematico desunto dai 372 casi di autismo accertato su 1069 fanciulli in cura (dato fino al 2017). La risposta di un portavoce del centro GIDS cerca di essere rassicurante ma appare sconcertante: «Tutti i giovani che frequentano il nostro servizio intraprendono una valutazione completa per un periodo di tempo. Esiste un consenso generale sul fatto che una diagnosi di disturbo dello spettro autistico non è di per sé una ragione per escludere gli individui dal trattamento per la disforia di genere». Di parere diametralmente opposto il pensiero di Stephanie Davies-Arai, fondatrice del gruppo di campagne per genitori Transgender Trends: «Il fatto che un terzo di questi pazienti abbia tratti autistici è di enorme preoccupazione e mi aspetterei che i professionisti clinici stiano indagando seriamente su di esso». Il motivo lo spiega la dottoressa Sally Powis, esperta di autismo: «Se sai che sei diverso da quando eri un bambino piccolo, c’è la possibilità che consideri che il tuo genere è il problema, piuttosto che l’autismo». Secono la psicologa sarebbero preoccupati dalle mutazioni che stanno iniziando nel loro corpo al punto da non sapere come gestirle e cercare quindi la semplice “via di fuga” di bloccarle. Ma la studiosa avverte: «gli adolescenti autistici che hanno terminato la transizione potrebbero pentirsi profondamente se scoprissero che scambiare il sesso non ha risolto i loro problemi». Proprio come vissuto sulla sua pelle da una madre intervistata dal quotidiano britannico.

LA MADRE DISPERATA PER IL FIGLIO PSICOLABILE IN TRANSIZIONE





Una manifestazione per i diritti Transgender a Londra

Il 3 novembre, come detto, The Guardian per primo ha riportato i dubbi di un membro anziano dello staff sul fatto che non fossero esaminate pienamente le motivazioni psicologiche e sociali alla base del desiderio dei giovani di cambiare sesso. Un’opinione immediatamente condivisa da un gruppo di genitori preoccupati dal sospetto che il servizio stesse «portando rapidamente i giovani» a decisioni drastiche nella loro vita senza valutare appieno i loro personali storie. In una lettera al consiglio di amministrazione, osservata dall’Observer, i genitori hanno scritto di temere «che venga chiesto al team GIDS di affrontare e valutare casi complessi e difficili entro un lasso di tempo molto limitato». I familiari hanno anche contestato il fatto che i ragazzi della fascia 17-25 anni fossero dirottati al centro GID per adulti: dove ovviamente non vengono fatte le esplorazioni psicosociali. Ma è ancora il Mail on Sunday a completare il lavoro del giornale rivale con quello che può essere ben definito uno scoop: l’intervista al genitore di una ragazza con gravi problemi psicologici. «La madre di un’adolescente autistica dice di essere “sconvolta” dal modo in cui il Tavistock Center ha accettato le affermazioni di suo figlio che era transgender, ma ha trascurato i gravi problemi di salute mentale – scrive sempre il giornalista Stephen Adham – La donna, che desidera rimanere anonima, ha detto che il figlio di 16 anni è stato indirizzato alla clinica dal suo consulente del NHS dopo che ha iniziato a insistere sul fatto che voleva diventare una ragazza. La mamma, 38 anni, ha detto di essere “estremamente turbata” dal fatto che uno psicologo anziano ha accettato che il ragazzo volesse cambiare sesso, nonostante sapesse del suo autismo e del suo disturbo ossessivo-compulsivo (DOC). L’esperto ha poi detto al figlio, unico, che avrebbe potuto vedere i dottori della clinica che potevano prescrivere farmaci per aiutarlo a cambiare sesso. “Lo psicoterapeuta del Tavistock lo ha incontrato per un’ora al massimo e poi ha fatto l’ipotesi che cambiare sesso fosse qualcosa che si era ben definito nella sua testa” disse la madre. “Era semplicemente terrificante. La sua principale preoccupazione era sull’affermazione di mio figlio di voler essere una ragazza quando avrebbe dovuto essere preoccupato del fatto che chiaramente non era sano di mente a causa del suo autismo e del disturbo ossessivo compulsivo”». Il Tavistock non è entrato nel merito delle contestazioni sul problema psicologico ma si è limitato a difendere il metodo: «Il nostro processo di valutazione si svolge in almeno tre sessioni, spesso più lunghe. Nessun trattamento fisico sarebbe offerto o suggerito dopo una sessione». La struttura sanitaria sostiene di rispettare protocolli rigorosi che in realtà, come ben evidenziato dai vari medici, non esistono perché si brancola alla cieca nelle stanze della mera sperimentazione di applicazioni scientifiche assai invasive ma senza riscontri. Gli stessi motivi per cui la professoressa italiana Assuntina Morresi vuole indurre la Commissione Sanità del Senato della Repubblica Italiana a ridiscutere le autorizzazioni alla diffusione della Triptorelina.

LE BUFALE SPACCIATE PER ATTI SCIENTIFICI IN SENATO






L’imbarazzante pagina nella relazione scientifica depositata al Senato dai pediatri FIMP in cui si fa riferimento ad un articolo già contestato su Bufale.Net – clicca sull’immagine per leggere il dossier FIMP

«L’Ufficio di Presidenza della Commissione Sanità, nell’ambito dell’esame dell’affare assegnato relativo all’uso del medicinale triptorelina (Atto n. 207), ha svolto alcune audizioni. Mercoledì 10 aprile, ha incontrato i rappresentanti del Comitato Nazionale di Bioetica e di AIFA.
Giovedì 11 aprile, è stata la volta dei rappresentanti della Società italiana pediatria – SIPe, Società italiana medici pediatri – SIMPE e della Federazione italiana medici pediatri – FIMP» relaziona la pagina della XII Commissione del Senato della Repubblica che è ovviamente nella fase totalmente conoscitiva. Posto che sarebbe inutile riportare le argomentazioni dell’Agenzia Italiana del Farmaco che ha già espresso il parere favorevole che ne ha consentito la messa in commercio concentriamoci sugli altri interventi tutti integrati da relazioni doviziosi di dettagli scientifici ma anche scarne e bizzarre. Come quella della dottoressa Adima Lamborghini a nome del Comitato Scientifico Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), che in sole 18 pagine riempite di scritte grandi e schematiche volteggia sul problema portando allusioni persino grottesche che palesano la superficialità dell’approccio come se la sentenza di assoluzione della Triptorelina fosse già scritta. Desta ilarità il surrettizio inserimento dell’immagine dello screenshot dell’articolo de Il Giornale “Vaticano: sì al farmaco per cambiare sesso” riportato con soltanto il titolo e senza nemmeno il testo. Una news, riferita all’intervista alla vicepresidente del Comitato Nazionale di Bioetica, Laura Pallazzani, membro corrispondente della Pontificia Accademia per la vita, etichettata persino come “disinformazione” dal sito Bufale.net ma prodotta quale implicito messaggio subliminale in un udienza parlamentare, ovviamente priva dei contenuti che non sono tali da giusstificare il titolo ad effetto del quotidiano. Primo perché la dottoressa esprime il suo parere favorevole al farmaco in casi eccezionali nei quali «deve essere somministrato solo per un breve periodo di tempo, al fine di superare eventuali gravi rischi e trovare le forme più opportune di accompagnamento del minore»; secondo perché quella non rappresenta affatto una posizione del Vaticano o della Pontifical Academy for Life in quanto essa annovera quali “membri corrispondenti” ben 87 esperti internazionali!!! Orbene l’inserimento, ovviamente non casuale, di tale citazione in un atto ufficiale per il Senato a mio parere giustificherebbe l’immediata estromissione del FIMP da questa e successive audizioni in materia sanitaria: perché si tratta della palese esibizione di un contributo non solo privo di minima valenza scientifica ma pure artatamente manipolato… Ma questa nostra piccola scoperta serve a confermare il clima di faziosità che aleggia intorno ai bambini Trangender e la confusione culturale ma anche scientifica in merito.

LE RACCOMANDAZIONI DEL COMITATO DI BIOETICA
Proprio per questo il Comitato Nazionale di Bioetica nella sua ricchissima doppia relazione (testo e grafici) mette subito le mani avanti, di fatto abdicando alle sue stesse vocazioni speculative teleologiche, iniziando con una premessa: «Il Comitato non intende in questa sede ricostruire sul piano storico-sociologico e filosofico la questione della identità di genere, sebbene sia consapevole che tale questione rimanga inevitabilmente sullo sfondo». Se gli esperti di bioetica tralasciano il contesto socio-filosofico mi chiedo che contributo possano apportare visto che l’etica in relazione alla vita (bios) è una tematica primariamente della morale logica più che della dottrina sanitaria. Acclarato un fondato rischio di “paralogismo” vediamo cosa riferisce il dossier. «In primis» per il CNB c’è «la sofferenza dell’adolescente con DG: si tratta di una sofferenza psichica significativa, accompagnata ad un elevato rischio suicidario e di autolesionismo e ad alti livelli di depressione e di ansia. Pertanto, nei casi in cui l’assistenza psicologica, psicoterapeutica, psichiatrica non sia risolutiva, può risultare indicato l’utilizzo del farmaco per aiutare l’adolescente ad affrontare una situazione di tale complessità». A molti bambini in difficoltà una gita a Lourdes o Medjugorie, arricchita dai Rosari dei genitori, ha portato molto giovamento ed è stata sicuramente meno invasiva di un bombardamento chimico. Ma nell’era del progresso si rischia la denuncia asserendo verità sancite da dati empirici millenari. Si rischia di essere tacciati di “transfobia” come scritto dal professore britannico Evans. Ecco quindi che dopo aver sviscerato in modo assolutamente accurato il problema, rimarcandone la difficoltà anche per assenza di evidenze scientifiche sedimentate, l’istituzione di Bioetica condiziona il suo parere favorevole a 7 “raccomandazioni” di cui riportiamo la finale: «Il Comitato, in seguito a quanto sottolineato in precedenza, in conclusione raccomanda una specifica determinazione da parte di AIFA per chiarire le particolari condizioni di somministrazione del farmaco nella diagnosi e nel trattamento della DG in adolescenza. Attualmente siamo ancora lontani da forme di approccio combinato da parte di un team multidisciplinare e non vi è alcuna garanzia che l’informazione ai genitori e il consenso informato del minore siano assunti con la necessaria accuratezza. La questione della rimborsabilità e della relativa inclusione nell’elenco istituito ai sensi della L. 648/96 non risolve alcuno di questi problemi, perché si limita a stabilizzare sul piano economico l’uso del farmaco, lasciando aperti i problemi etici rilevanti esplicitati in questo documento». Insomma è un gran caos a siccome «alcune Società scientifiche ne propongono l’uso, come indicato da AIFA» e «alcune strutture sanitarie già trattano casi singoli con la triptorelina in adolescenti con DG, senza peraltro che risulti ancora approvato un protocollo di interventi e linee guida condivise. Il CNB ritiene, pertanto, che sia opportuno giustificare l’utilizzo di tale farmaco ispirandosi ad un approccio di prudenza». Siccome “così fan tutti” si proceda. Ricordano vagamente le posizioni dei primi medici abortisti: siccome è comunque praticato clandestinamente tanto vale sia almeno regolamentato. Nel caso della TPR, inoltre, sebbene si deformi lo sviluppo naturale di un individuo,non c’era nemmeno violazione prima e non c’è tanto meno ora che è mutuabile.

IL PARERE DEI PEDIATRI SIMP: RISCHI PER LE OSSA
Ancora più cauta la posizione della Società Italiana Medici Pedriatri (SIMPe). «Un uso di questo trattamento in condizioni di disforia di genere per frenare lo sviluppo, in attesa di una scelta definitiva del soggetto, a supporto dei trattamenti psicoterapeutici, è stato proposto in alcune Nazioni del nord Europa, Olanda in particolare, a un numero limitato di soggetti, senza peraltro che ci siano studi scientifici pubblicati che ne garantiscano la sicurezza a lungo termine» scrivono gli specialisti che poi mettono bene in evidenza i “potenziali rischi”: «Sicuramente, lo sviluppo della massa ossea viene fortemente bloccato e poiché il picco di massa ossea si raggiunge intorno ai 23 anni (mediamente 10 dopo la pubertà), ciò può determinare una importante predisposizione a condizioni di osteoporosi in età adulta con rischio di fratture ossee. Infine, una condizione fortemente prepubere del soggetto, pur effetto di una scelta personale e supportata da interventi psicoterapeutici, può esporlo a maggior rischio di bullismo in un contesto di coetanei con caratteristiche somatiche ampiamente adultosimili». Accidenti! Ma erano i professori inglesi a scrivere che alcuni bambini prendono in considerazione la scappatoia transgender per fuggire dal bullismo omofobico. In tal caso la cura potrebbe quindi aggravare la patologia… «Da questa serie di considerazioni deriva la raccomandazione sull’approccio multidisciplinare da parte di un’equipe o di un centro specialistico “che accompagni nel tempo gli adolescenti e le loro famiglie, per consentire di realizzare le aspettative nel modo meno traumatico possibile e di evitare fenomeni di stigmatizzazione e discriminazione, con pesanti ripercussioni sull’adolescente”. La somministrazione del farmaco andrà inoltre prevista nell’ambito di un protocollo che includa anche interventi psicologici, psicoterapeutici e psichiatrici, «rivolti a rimuovere cause di sofferenza indotte da motivazioni sociali». Evitando soprattutto forme di automedicazione». Ma in un paese come l’Italia dove la malasanità è corrotta dalle grandi case farmaceutiche le raccomandazioni diventeranno ovviamente acqua fresca. Come insegna la storia del vaccino Epatite B divenuto obbligatorio in Italia nel 1991 in virtù, si accertò dopo, della tangente da 600milioni di vecchie lire per la quale fu condannato l’ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo. Ecco perché non guasta leggere le riflessioni della professoressa Assuntina Morresi al momento l’unica ad aver evidenziato forti criticità e perplessità sul trattamento davanti al Senato della Repubblica.

NESSUNA EVIDENZIA SCIENTIFICA MA PERICOLO MORTALITA’








La professoressa Assuntina Morresi, membro del Comitato Nazionale di Bioetica e docente di Chimica Fisica all’Università di Perugia – Clicca sull’immagine per leggere la sua relazione come postilla al rapporto CNB

«Prendo atto con soddisfazione che la risposta del CNB al quesito dell’AIFA sull’uso della triptorelina (TRP) per disforia di genere (DG) è orientata a un uso prudenziale del prodotto, mentre l’inserimento della TRP nell’elenco degli off label rimborsabili dal SSN, come ne ha manifestato intenzione AIFA, rischierebbe di favorirne l’uso, già ora regolamentato solamente nella modalità off label. Non posso però condividere pienamente il documento approvato, e questo in base ad alcune obiezioni, in primo luogo sul piano scientifico. Allo stato attuale delle conoscenze, infatti, non ci sono evidenze della efficacia della TRP per il trattamento della DG nei minori nella fase dell’adolescenza. Al contrario, dalle audizioni e dalla letteratura di settore sono emersi pesanti dubbi e perplessità che, posti all’attenzione del CNB e degli esperti auditi non hanno avuto risposta, e non hanno trovato spazio nel documento finale. Ritengo utile, quindi, ribadire le mie perplessità, espresse peraltro nel corso della discussione del documento, perplessità che riguardano: la consistenza della letteratura scientifica a sostegno (a mio parere veramente carente); la ratio stessa del metodo (il criterio della “neutralità” di genere) e infine il profilo bioetico (il consenso informato del minore)». Con incredibile lucidità e capacità di sintesi, forte della sua attività di editorialista di Avvenire (quotidiano della Cei, la Conferenza Episcopale Italiana dei vescovi cattolici), la professoressa Assuntina Morresi, membro del CNB, scrive una postilla con cui in buona sostanza boccia l’approvazione della TRP per motivazioni, ancor prima che etiche, rigorosamente scientifiche fondate sulla «incertezza sui dati di letteratura esistenti» riconosciuta dallo stesso Comitato di Bioetica. «L’uso autorizzato della TPR è innanzitutto per la pubertà precoce, cioè per interrompere una “pubertà patologica” (per esempio per bambini molto piccoli, 7-9 anni), mentre l’uso off label per DG è per interrompere una “pubertà fisiologica” (per preadolescenti, intorno ai 12) – evidenzia la docente di Chimica Fisica del Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie dell’Università degli Studi di Perugia – Di conseguenza non è corretto assumere i risultati degli studi del blocco di una pubertà “patologica” mediante TRP (dei quali si dispone ampia letteratura scientifica) come validi anche per quello di una pubertà “fisiologica”, come spesso invece riporta la letteratura di settore». Tra le preoccupazioni menzionate c’è l’esempio della “disparità di confronto tra pari” di una bambina di 7 anni per la quale avere un seno formato è una grave difformità e quella di 14 per la quale non averlo è un’anomalia. La dottoressa Morresi ribadisce poi il rischio già rimarcato dai pediatri Simp: «interrompere lo sviluppo osseo per una pubertà “patologica” a 7 anni, equivale dal punto di vista clinico/biologico a interrompere lo stesso sviluppo se “fisiologico”, a 12 anni?». Per quanto riguarda l’efficacia della TRP nella DG la dottoressa nota la mancanza del cosiddetto “follow up”, ovvero l’analisi dei risultati a terapia evoluta, riferita ad un singolo caso e ad uno studio olandese su giovani transgender che conferma il largo uso del farmaco (111 su 196) ma evidenzia solo per 55 l’esito positivo: un dato ritenuto preliminare dagli stessi medici estensori. «In queste condizioni non è possibile parlare di evidenze scientifiche» anche perché «i dati esistenti sull’esito del SRS (Sex Reassignment Surgery)hanno una perdita al follow up del 70% delle persone trattate, e comunque quelli disponibili mostrano che i tassi di mortalità per tutte le cause – compreso il suicidio – sono generalmente molto più elevati rispetto a quelli della popolazione in generale. Inizia inoltre ad emergere il fenomeno dei cosiddetti detransitioners, ossia di coloro che, dopo un percorso di cambiamento di genere, chirurgico e/ormonale, ritengono opportuno tornare al genere di partenza (…) tanto da prevedere una sezione appositamente dedicata nell’ottava edizione del WPATH (World Professional Association for Transgender Health) Standards of Care».

FARMACI PER I TRANSGENDER NON PER I MALATI CRONICI
La cattedratica non lesina inoltre una stoccata al CNB che farà certo riflettere le associazioni di consumatori: «sorprende il suggerimento nel testo (Raccomandazione 6) ad un accesso equo e omogeneo alla TRP, soprattutto in riferimento ai pareri del CNB per una politica di accesso equo a farmaci innovativi ad alta efficacia per patologie gravi: riduzione dei prezzi e contenimento dei costi a carico del SSN e dei cittadini (2017) e Farmaci orfani per persone affette da malattie rare (2011): entrambe riguardano farmaci la cui efficacia è riconosciuta (Epatite C). In secondo luogo, i pareri citati si occupano di indubbie, gravi situazioni patologiche, mentre la tendenza delle principali organizzazioni internazionali di riferimento è quella della de-patologizzazione delle “incongruenze di genere”». Ovvero farmaci gratis per chi vuole farsi curare uno “sviluppo naturale” mentre più difficili da reperire per alcuni malati cronici. Un tremendo paradosso delle politiche AIFA. Sul piano scientifico poi Morresi stronca ogni certezza: «La motivazione principale per il CNB a favore della TRP è la sofferenza del minore con DG, soprattutto per il timore di comportamenti autolesionistici e intenzioni suicidarie. Ma non vi è alcuna evidenza scientifica che quello con TRP sia il trattamento elettivo per queste situazioni».

PERPLESSE ANCHE LE COMUNITA’ LGBT

Una toilette No Gender di Los Angeles



Notevoli sono invece le implicazioni secondo la studiosa: «Secondo la letteratura dedicata, questo uso della TRP porta a un “limbo in cui possono esplorare il proprio genere senza lo stress di sviluppare un corpo in cui si percepiscono come alieni”, “il corpo resta in uno stato neutrale di prima pubertà”. Come è possibile in queste condizioni di non appartenenza a nessun genere, “esplorare la propria identità di genere”? Rispetto a quale ipotesi si verifica e si esplora, in assenza di un corpo sessuato, cioè in assenza dell’espressione fisica della propria identità di genere, se non a un immaginario? E che dire delle esperienze di amore tipiche dell’adolescenza? La soppressione della pubertà non impedisce forse di avere le prime, tipiche esperienze romantiche e sessuali adeguate all’età (12-16 anni)?». La docente di Biologia aggiunge quindi un interrogativo con cui smaschera i fondamenti della cultura No-gender: «Nel parere CNB sui disturbi della differenziazione sessuale dei minori si raccomandava di individuare un sesso natale, definendo “l’interesse preminente del bambino a essere cresciuto in senso maschile o femminile”. In altre parole: è possibile intraprendere un percorso di consapevolezza dell’identità di sé, in un vissuto di identità sessuata “neutrale” che può durare fino a quattro anni?». Un orientamento che in questo caos etico sulla sessualità trova perplesse sulla triptorelina persino i trasgressivi per antonomasia: «Dal dibattito interno alle comunità LGBT emerge la preoccupazione di alcune riguardo la possibilità che il trattamento di transizione copra/censuri una questione legata piuttosto all’orientamento sessuale del minore: la percezione di sé come non congruente rispetto al genere di nascita potrebbe dipendere, invece, da un orientamento sessuale di tipo omosessuale, e non dalla propria identità di genere. Se così fosse, saremmo in presenza di un tentativo di “curare/modificare” un orientamento omosessuale mediante un percorso di transizione di genere, interferendo con lo sviluppo dell’orientamento sessuale: una obiezione posta anche da alcuni studiosi».


MALATTIE PSICHICHE, CONSENSO E CONSEGUENZE PER LA FERTILITA’


La copertina del libro Il Male Oscuro del 1964: il viaggio nella depressione del romanziere Giuseppe Berto

Ma le note più dolenti devono ancora arrivare e si riconnettono all’allarme dei medici inglesi del Tavistock Center sui pazienti autistici: «Si registra una elevata co-morbilità associata alla Disforia di Genere. Come è possibile stabilire il rapporto fra causa ed effetto, se non si procede prima almeno a curare le co-morbilità (ex. depressione, ansia, istinti suicidari, disturbi dello spettro autistico, etc.), per individuare con una ragionevole certezza la DG come causa primaria? Il problema si pone poiché la DG viene presenta spesso come “sentirsi in un corpo sbagliato”, ipotizzando quindi corretta la percezione di sé, della propria identità di genere. Va escluso cioè che alla base ci sia un problema più vasto o diverso, riguardante la propria identità, mentre il corpo è “giusto”. Vista la scelta del CNB di aprire alla TRP, esplicitare questo aspetto come criterio base per la somministrazione sarebbe stato opportuno. «Il CNB ha giustamente sottolineato le difficoltà del consenso informato. Ma non ne ha menzionato un aspetto essenziale: la necessità di informare il minore e la sua famiglia riguardo le conseguenze per la propria fertilità». E’ l’ulteriore avvertimento lanciato dalla professoressa Morresi: «attualmente non ci sono evidenze sull’effettivo pieno ripristino della fertilità nel caso di desistenza dal trattamento e di permanenza nel genere natale. Nel caso in cui, invece, si voglia continuare un percorso di transizione – come sembra avvenire nella grande maggioranza di chi opta per il blocco della pubertà – si va verso una sterilità certa, a meno di provvedere alla preservazione della fertilità mediante crioconservazione dei gameti, quando lo sviluppo puberale raggiunto lo consenta». Ecco dunque la riflessione bioetica sul consenso informato: «È noto come preadolescenti (12 anni), come pure adolescenti (16 anni), abbiano una scarsa consapevolezza delle proprie potenzialità procreative. È doveroso chiedersi quanto un minore con DG e la sua famiglia possano valutare consapevolmente e liberamente tutto questo» e «considerando infine la co-morbilità che spesso si accompagna alla DG del minore (ansia, depressione, disturbi dello spettro autistico, intenzioni suicidarie), è quasi inevitabile che il consenso in queste condizioni scivoli verso un atto puramente formale».


Papa Leone XIII dipinto di Philip de László, 1900

Quesiti inquietanti ed imponenti che rivelano la babele etica ormai imperversante sulle tematiche educative e sessuali soprattutto quando attinenti quella depressione che il romanziere Giuseppe Berto battezzò “Il male oscuro” regalando tale pseudonimo alla psicoanalisi e psichiatria contemporanea. Due mondi scientifici in cui cozzano come onde di un mare oscuro supposizioni ed intuizioni più che certezze: ma soprattutto paranoie e “Istruzioni per rendersi infelici” come scrisse il gigante della letteratura psicologica Paul Watzlawich nel suo libro. Un oceano di tempestosi moti in cui cercò di mettere ordine, secoli fa, un falegname nazareno con qualche pescatore della Galilea. E dopo essere morto col nome di Gesù e risorto in virtù di quello di Cristo ci riuscì per quasi Duemila anni. Prima di quel “collasso morale” scoppiato nel 1968 secondo le recenti riflessioni sulla sessualità del Papa Emerito Benedetto XVI di cui parleremo in un prossimo articolo su Lgbt e pedofilia: due figliastre degli stessi fanatici del liberismo, come Mario Mieli, padri dell’aborto come del Transumanesimo, degli uteri in affitto come dei No-Gender e Transgender e in ultimo della Triptorelina. La nuova arma biologica nelle mani degli ateisti cospiratori che stanno cercando di distruggere i fondamenti spirituali del Cristianesimo: sfrontatamente. Almeno dal 1717 come bene evidenziò il Pontefice Leone XIII nella sua Enciclica Humanus Genus: la scomunica della Massoneria. Un documento del 1884 in cui sono già preconizzati i conflitti etici dei nostri giorni e i loro strateghi: di cui parliamo in un articolo sul Satanismo nella sezione Massoneria e Cospirazioni o in quello sulle neonate cinesi coi cervelli alterati in Bioetica e Trasnumanesimo
Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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CROCE DI FUOCO A PARIGI: CHI DI LIBIA FERISCE, DI NOTRE DAME PERISCE


NELLA FRANCIA ATEISTA E GUERRAFONDAIA
IL ROGO NELLA CATTEDRALE SIMBOLO
ALLA VIGILIA DI SANTA BERNADETTE
PATRONA DEI SOFFERENTI A LOURDES
NELL’OMONIMA BASILICA FRANCESE

«Sentirete di guerre e di notizie di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché queste cose devono accadere, ma non è ancora la fine. Infatti nazione combatterà contro nazione e regno contro regno,+ e ci saranno carestie e terremoti in un luogo dopo l’altro. Tutte queste cose sono solo l’inizio di grandi sofferenze. Quindi vi perseguiteranno e vi uccideranno, e sarete odiati da tutte le nazioni a causa del mio nome. E allora molti si allontaneranno dalla fede, e si tradiranno e si odieranno gli uni gli altri. Compariranno tanti falsi profeti, che inganneranno molti; e a causa dell’aumento della malvagità l’amore della maggioranza si raffredderà. Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato».
Vangelo di Matteo 24, 6-11

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

La croce di fuoco delle navate in fiamme della Basilica di Notre Dame fotografata da una veduta aerea è la più inquietante di tutte. Perché in sé unisce la portata della devastazione al segno mistico prodigioso. Non è di quelli di cui parla il Vangelo, per fortuna, perché altrimenti significherebbe che sono rimasti pochi giorni, poche settimane prima della predetta catastrofe, prima che l’ira di Dio giunga “come un ladro nella notte”. E’ però un simbolo che merita una riflessione approfondita soprattutto perché avvenuto in luoghi e tempi molto particolari. Troppo per essere frutto di una semplice coincidenza e non di un monito soprannaturale e divino.


LA SCIENZA SENZA TROPPE RISPOSTE

A chi dinnanzi a questa frase anziché corrugare la fronte preoccupato sorride inebriato del suo raziocinio scientista chiedo di rispondermi se sa quali siano l’eziologia (la causa) di due delle più diffuse patologie umane contemporanee: Alzheimer ed artrite reumatoide, entrambe occulte malattie come il male oscuro del XX e XXI secolo ovvero la depressione contro la quale nemmeno la più stragrande ricchezza può nulla inducendo la follia medica a scegliere la più facile strada del consenso all’eutanasia. Nei giorni in cui l’uomo girovaga nello spazio, con alterni successi come insegna la navicella d’Israele schiantatasi sul suolo lunare nonostante il suo nome biblico (o forse proprio per averlo usato invano), sperimenta su bambini autistici i farmaci per la transizione di sesso, abbatte alberi per fare spazio alle antenne della pericolossissima rete di connessione mobile 5G, argomento di guerra politica per timori di spionaggio digitale più che per i rischi di danni cerebrali, nessuno sa ancora spiegare cosa causa l’artrite reumatoide. O forse la scienza “non vuole” spiegarlo perché magari dovebbre riconoscere che c’entrano qualcosa, come nella celiachia, i raggi Gamma con cui furono bombardate le sementi di grano duro italiano per l’esperimento della tipologia Creso: un progetto Cnen-Enea del 1956, approvato da Iaea e Fao in una sconcertante simbiosi tra energie atomiche e l’organizzazione Onu per Alimentazione e Agricoltura, di cui fu “cavia” l’Italia come oggi è capofila internazionale nella vaccinazione obbligatoria esavalente per volontà della Global Health Security Agenda (GHSA) e del Governo Gentiloni (PD): il quale avrebbe dovuto occuparsi solo di una dignitosa riforma elettorale per mandato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ma se in quello fallì riuscì invece di dare un senso al pianficato raddoppio degli stabilimenti vaccinali Glaxo in Italia. Questa multinazionale del farmaco è divenuta strapotente con l’inglobamento della compromessa SmithKline, colta con le mani sulla tangente all’ex ministro Francesco De Lorenzo per rendere obbligatorio il vaccino contro l’Epatite B: mentre oggi c’è carenza nel commercio mutuabile di farmaci terapeutici contro l’Epatite C, come rilevato da una professoressa universitaria nella discussione in Senato sulla diffusione a spese del Sistema Sanitario Nazionale della Triptorelina, la medicina per bambini Transgender. Potrei continuare a rovesciare carichi di letame sulla tanto osannata scienza… E lo farò certamente in trattazione scientifica a parte come già fatto per alcuni degli argomenti citati.



DALLA FEDE DEI FRANCHI ALL’ATEISMO GIACOBINO

Esecuzione di emigrati condannati alla ghigliottina nel 1993

Invito pertanto i raziocinanti estremi, di cui adessso si sarà catturata l’attenzione, a leggere più avanti per future riflessioni sulle certezze matematiche di empirismi imperfetti quando le loro esistenze fragilmente umane cozzeranno contro qualche imprevisto personale o familiare imponderabile o inspiegabile dalla scienza. “Una docile fibra dell’universo” così si riconobbe Giuseppe Ungaretti nela poesia I Fiumi prima di descrivere la vita come una “corolla di tenebre”. Ed oggi tutto il mondo tiene nel cuore le tenebre squarciate dalla croce di fuoco che ha illuminato il cielo sopra Parigi. In un luogo non casuale come detto. E’ la Cattedrale dell’Arcivescovo Metropolita Primate di quella Francia nata per il dominio dei barbari Franchi e devota al Cristianesimo fin dal 496 quando il re Clodoveo si convertì al Cattolicesimo, cui era fedele sua moglie Burgunda, emulando l’imperatore Costantino con una sorta di ordalia (affidamento al giudizio divino): fece cioè voto di conversione se avesse vinto la guerra contro gli Alemanni, neopagani celtici druidici. Ciò avvenne! E da allora la nazione atlantico-mediterranea rimase fortemente cristiana per quasi 1300 anni: finchè la Massoneria anglo-tedesca s’inventò i giacobini anticlericali ed ateisti della Rivoluzione Francese e li armò contro l’ultimo monarca Luigi XVI, che per opportunismo politico si era fatto ungere dall’Arcivescovo di Reims ma al tempo stesso aveva giurato fedeltà ai massoni covando in seno al suo regno le serpi che lo uccisero. Tra esse crebbe Maximilien de Rodespierre, grande protagonista del Regime del Terrore e decapitato dagli stessi carnefici da lui fomentati soltanto un anno dopo il re nella stessa Place della Concorde. Una concordia mal riposta… Fraternità, Uguaglianza e Libertà c’erano solo per chi comandava copo aver parlato al ventre molle del popolo bue con perle di filosofia profetica come Voltaire (al secolo François-Marie Arouet): «Ho appena riletto alcune pagine della Bibbia. Davvero, questo libro non è più per il nostro tempo. Ci sono voluti dodici uomini per diffondere il cristianesimo, l’errore cristico. Io dimostrerò che uno solo è sufficiente per distruggerlo; e fra cento anni, la Bibbia sarà l’almanacco dell’anno scorso». Venticinque anni dopo la sua morte, la sua stessa casa e le sue presse tipografiche furono usate dalla Società Biblica di Ginevra per stampare e diffondere la Parola di Dio che oggi ha raggiunto una diffusione di circa 200 miioni di copie. Le mai rinnegate radici rivoluzionarie-ateistiche-anticlericali, messe a dura prova dalle molteplici apparizioni mariane capaci di fare della Francia una metà internazionale di pellegrinaggi di cui parliamo più avanti, hanno consentito la proliferazione di una società multietnica e multireligiosa che, secondo recenti studi, diventerà però a maggioranza islamica nell’arco di 25 anni: sarà il primo paese d’Europa a tagliare questo traguardo, felice o infelice che sia.



LA GUERRA IN LIBIA PRIMA DEL ROGO

Manovre militari ed esplosioni in questi giorni nei pressi di Tripoli in Libia

Ma se ciò è avvenuto è anche e soprattutto a causa di quelle politiche mondialiste guerrafondaie particolarmente care agli ultimi presidenti della Repubblica Francese: il paese che nel 2011 guidò la guerra alla Libia di Muhammar Gheddafi, formalmente in appoggio ai rivoluzionari e per la difesa delle loro aspirazioni democratiche, come in tutte le Primavere Arabe nelle infami guerre appoggiate di paesi Nato dagli anni Novanta in poi; sostanzialmente per una mancata commessa militare francese da 4 miliardi di dollari, annullata dal dittatore libico, ma soprattutto per stroncare sul nascere il progetto del dinaro d’oro quale valuta monetaria che consentisse l’indipendenza economica ai 14 paesi africani ancora oggi sotto la dominazione del colonialismo del Franco Francese. Vedremo in un altro articolo le gravissime reponsabilità delle lobbies europee delle armi e dell’Italia che oggi cerca di fare da mediatrice. Resta il fatto che proprio nei giorni scorsi il presidente Emmanuel Macron, lo stesso che ieri notte lacrimava pelosa commozione davanti al rogo di Notre Dame, ha ufficialmente dato il suo placet all’iniziativa militare con cui il generale Khalifa Belqasim Haftar, tenente generale del Consiglio internazionale di Transizione Libico, l’organizzazione di coordinamento rivoluzionario anti-Gheddafi apoggiata dagli stessi francesi, vuole conquistare Tripoli per spodestare il premier libico Fayez al-Sarraj: il presidente riconosciuto dalla Comunità internazionale ma da poche forze nel paese: frammentato in molteplici rivalità tribali e destinato a riproporre uno scenario simile all’Afghanistan e all’Iraq. Non mi soffermo ad analizzare i motivi di questa offensiva bellica in continua escalation. Mi limito a registrare la coincidenza temporale per cui nella Settimana Santa della Pasqua cristiana, a pochi giorni dall’inizio delle operazioni militari appoggiate da Macron (come il suo predecessore Nicolas Sarkozy sostenne quelle del 2011) si scatena un rogo in uno dei monumenti simbolo del Cristianesimo in Europa e nel mondo. «Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dall’orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore. Guardati bene da costoro!». Le frasi sono espunte dalla II Lettera a Timoteo di San Paolo e ben descrivono quel “collasso morale” denunciato dal Papa Emerito Benedetto XVI di cui la Francia è esempio internazionale proprio per lo sfruttamento dell’Africa, non soltanto attraverso i paesi coloniali ma anche grazie a quel Gruppo Havas (padrone di Vivendi) che ha sostenuto i regime-chance in molti stati del Continente Nero per poi accaparrarsi la gestione dei porti commerciali: lucrosa e strategica per l’importazione ed esportazione di qualsiasi cosa…


CROCE DI FUOCO SULLA CHIESA DELLA CROCIATA

La foto aerea mostra il rogo immane che ha devastato le navate interne di Notre Dame di Parigi

Ma la croce di fuoco sulla Cattedrale di Parigi assume valenze simboliche alla luce di ulteriori importanti correlazioni storiche. Dagli stessi Franchi cattolici germogliò la stirpe dei Carolingi da cui discese Carlo Martello, al quale va il merito, il 25 ottobre 732, di aver arrestato a capo dell’esercito in qualità di maggiordomo di palazzo dei Re Merovingi, l’avanzata delle milizie musulmane arabe-berbere di Al Andalus dopo che queste avevano già conquistato Bordeaux. Ma proprio a Notre Dame, nel 1185, nel corso della prima celebrazione all’interno della basilica gotica, il Patriarca di Gerusalemme Eraclio di Cesarea convocò la Terza Crociata: la cosiddetta Corciata dei Re perché vide protagonisti Filippo II di Francia e soprattutto Riccardo Cuor di Leone d’Inghilterra (ma duca di Normandia e Aquitania). Fu lui a conquistare dopo cuente battaglie i dominii franco-cristiano di Tiro (vicino a Beirut in Libano) e Giaffa (oggi nell’area urbana di Tel Aviv in Israele) ottenenendo dal temibile avversario Saladino, Al-‘Adil I, il sultano curdo musulmano d’Egitto, l’unico benefit di un accesso dei pellegrini cristiani disarmati al Santo Sepolcro. Fu tacciato di “ricevere dai pagani, come un favore, ciò che non era stato in grado di ottenere con l’aiuto di Dio” dal cronista Riccardo di Devizes, e ciò oscurò per sempre il suo motto “Dio e il mio diritto” confermando che prima di combattere in nome di Dio bisogna sempre andarci molto cauti. Soprattutto quando ci si confronta con quei musulmani che nemmeno l’umiltà e carità di San Francesco d’Assisi seppero convertire. Nel suo tentativo di evangelizzazione del nuovo Sultano di Egitto perpetrato in occasione della V Crociata, infatti, portò a casa la pelle, la stima del despota islamico ma non la sua conversione. In questo retroscena storico assume una valenza che si presta ad innumerevoli interpretazioni la politica interventista francese in Libia, fomentate da quele lobbies massoniche che vantano discendenze esoteriche dai templari, e questo devastante incendio che per certi versi sarebbe stato meno inquietante se risultasse conseguenza di un atto terroristico che al momento sembra escluso come la matrice dolosa. Un attentato troverene infatti spiegazione nell’ancestrale malvagità umana e nell’ormai sempre più aperto contrasto tra le religioni voluto dalla Jihad sunnita, la guerra santa contro gli infedeli (cristiani come islamici sciiti), sostenuta non da tutti ma da molti paesi musulmani del mondo e spesso alimentata dai governi mediorientali ed occidentali per sordidi giochi geopolitici.


IL CROLLO DI PARIGI RICORDA L’ABBAZIA DI NORCIA

La Basilica di San Benedetto a Norcia prima e dopo il crollo

L’incidente in un luogo sacro dove dovrebbe confluire tutta l’energia protettiva della Madre Santissima Vergine Maria, la Nostra Signora cui è dedicato, è assai sconcertante anche per il credente più razionalista. Almeno quanto lo fu il crollo dell’Abazia di San Benedetto a Norcia, patrono di quell’Europa senza dignità in Cristo: non va infatti dimenticato che le radici cristiane dell’Unione Europea, sebbene acclarato sotto il profilo storico dai casi sopracitati di Carlo Martello e delle Crociate e dal Sacro Romano Impero, non furono riconosciute nella Costituzione Europea sottoscritta il 29 ottobre 2004 con il Trattato di Roma, dove sgorgò il primo sangue italico dei martiri seguaci di Gesù Risorto divenendo seme di quel Monachesimo grazie al quale fiorirono capolavori artistici come la stessa Basilica norcina e quella di gotica di Parigi. «Notre Dame come a San Benedetto ci dice che i monumenti simbolo della nostra Europa sono fragili e occorre un maggiore impegno quotidiano per difenderli e preservarli, perché non possiamo più permetterci di perdere altri pezzi di identità e valori che sono patrimonio di tutti». Il Sindaco di Norcia Nicola Alemanno azzecca le parole anche senza volerlo. Nella sua velleità di buon amministratore si fa paladino degli scientisti per cui qualsiasi incidente non voluto può essere scongiurato con la tecnologia. Ovviamente refrattari al racconto biblico (ampiamente accreditato sotto il profilo storico) del Diluvio Universale può darsi che ipotizzino la fuga su Marte a bere acqua magari ricca di polonio radioattivo in caso di un’eventuale nuova glaciazione o una produzione seriale di case frigorifero per difendersi dal surriscaldamento della terra. Dopo trent’anni di cronaca nera mi fa amaramente sorridere chi è certo di trovare una spiegazione a tutto. Ma Alemanno dice parole corrette: Notre Dame e l’Abbazia di Norcia sono fragili perché sempre più mète di turisti atei o tiepidi credenti intenti ad accendere le candele per superstizione più che per reale devozione. Sono fragili perché furono gemme preziose create dalla gratitudine umana al Dio di Israele e Gesù Cristo che scampò italiani e francesi dalle orde barbariche e dalle epidemie pestilenziali ed oggi sono ridotte al rango di un ammasso di acciaio come la tour Eiffel. Con ciò sono ben lungi dal dire che non vadano tutelati e protetti e che, almeno nel caso di Notre Dame, ci sia indubbiamente una concausa umana ad un evento che reuto soprannaturale. Ma sorrido ironicamente al pensiero di vedere colate di cemento armato o di acciaio interno alle basiliche medievali per preservarle da un eventuale imprevedibile terremoto…


LA MISTERIOSA CONNESSIONE CON NOTRE DAME DI LOURDES

L’imponente complesso di chiese sovrapposte del Santuario di Notre Dame de Lourdes

I drammi dell’umanità per millenni si sono prevenuti con un’arma più portentosa e miracolosa: come insegna Notre Dame, ma più di quella parigina l’altra omonima cattedrale francese, quella di Lourdes, edificata sulla base delle visioni di una ignorante pastorella e divenuta santuario internazionale per le decine di migliaia di guarigioni prodigiose avvenute nelle Grotte di Massabielle e nelle piscine dell’acqua sorgiva che fuoriesce dalla roccia. Non credo di turbare nei lidi celesti monsignor Franco Degrandi (presidente Oftal, canonico di Lourdes e al suo rientro nell’Arcidiocesi di Vercelli mio confessore) nel chiamare quel luogo mariano alle pendici dei Pirenei come la “lotteria di Dio”. Ognuno può partecipare grazie ad un un biglietto gratuito quello della Fede nel Cristo Risorto e nella Madre di Dio da cui nacque, sperando di ottenere risposta alle sue domande o ai suoi problemi, a volte semplici, emotivi e psicologici, a volte gravissimi e fisici. Tutti ricevono in premio una grazia: alcuni sono capaci di vederla, altri no. Ma per alcuni è talmente eclatante da ottenere l’approvazione di miracolo dall’Office of Medical Observations Sanctuary of Lourdes, il Comitato scientifico composto da specialisti di varie branche mediche che fino ad oggi ha accertato 70 guarigioni scientificamente assolutamente inspiegabili sebbene quelle ritenute straordinarie siano migliaia e migliaia. Se oggi questo sito si chiama Gospa News è grazie a Lourdes come si può leggere nel mio racconto sul mio viaggio da reporter nel 2004 in occasione del pellegrinaggio di Giovanni Paolo II. E in quelli successivi a Medjugorie dalla Gospa (Madonna in croato).

Un'immagine della quattordicenne Bernadette Soubirous

Per questo, e per motivi più personali, sono divenuto assai devoto a Santa Bernadette Soubirous (nata il 7 gennaio 1844), la veggente che testimoniò le 18 apparizioni della Vergine Maria iniziate l’11 febbraio 1858, quando lei aveva quattordici anni, mentre era in cerca di legno secco sulla riva del Gave, a Massabielle. Il rumore del vento tra i pioppi attirò la sua attenzione… Nel cavo della roccia Bernadette scorge una “Signora vestita in bianco” che le parla: “Volete farmi la grazia di venire qui per quindici giorni” e poi la invita ad andare a bere ad una fontana nascosta dalla terra nelle pareti dell’antro. Soltanto il 25 marzo, alla sedicesima apparizione, la Madre Celeste rivelerà la sua identità: “Que soy era Immaculada Concepciou” (“Io sono l’Immacolata Concezione”). Bernadette non aveva la più pallida idea del significato di quelle parole, ma ripetendole continuamente per paura di dimenticarle, va di corsa dal parroco e tutto d’un fiato ripete quelle parole misteriose. Il Dogma dell’Immacolata Concezione era stato promulgato soltanto 4 anni prima e non era ben conosciuto nemmeno dai più devoti e colti parrocchiani. Bernadette dovette combattere contro la resistenza di tutte le autorità, da quella paterna a quelle religiosi e civili che per lei mobilitarono magistratura e polizia proprio come nel 1981 capitò ai veggenti di Medjugorie. Ma mentre più i responsabili della comunità cercavano di perseguire i suoi racconti più i fedeli aumentavano e guarivano grazie alla sorgente della grotta.



Papa Giovanni Paolo II nella Grotta di Massabielle durante il suo primo viaggio pastorale a Lourdes nell’agosto 1983


LA PASTORELLA IGNORANTE DIVENTATA SANTA



Il messaggio di Papa Pio XI per la proclamazione della Santità di Bernadette Soubirous

La pastorella, esempio di umiltà che ringraziò la Madonna per la sua “ignoranza” e “stupidità” come si può leggere nella sua struggente preghiera, accettò la sua missione di sofferenza, prima psicologica per le persecuzioni che non terminarono mai, poi anche tragicamente fisica, preannunciata da quella frase della Madre Celeste: “Non vi prometto di rendervi felice in questo mondo, ma nell’altro”. Ammalata di asma, tubercolosi e tumore osseo, morì a soli 35 anni a Saint-Gildard, nella casa madre della Congregazione delle Suore della Carità di Nevers, dove si era ritirata cercando rifugio dalla curiosità popolare. Fu proclamata Santa l’8 dicembre 1933 da Papa Pio XI e dopo 140 anni proprio grazie al Santuario di Notre Dame di Lourdes la devozione verso la pastorella ignorante è ormai diffusa in tutto il mondo tanto da farla entrare nell’orbita dei santi più amati e famosi della Cristianità. Soprattutto oggi: 16 aprile, giorno della sua morte e della sua nascita al Cielo. Giorno della ricorrenza della festa cattolica a lei dedicata in cui si celebra un’umile eroina del dolore. Quello che oggi affligge la comunità cristiana francese e internazionale per la devastazione patita da quell’altra Notre Dame, proprio alla vigilia della festa di Bernadette. Da credente in Cristo mi è assai semplice ritenere che quella croce di fuoco scolpita nel cielo dalle navate della Cattedrale di Parigi sia un eloquente monito alla Francia, all’Europa ed alla Cristianità tiepida che convive e spesso si fa soggiocare dagli usi e costumi atei o neopagani. E a chi non riesce a ritenerlo possibile ricordo proprio le parole della Santa di Lourdes pronunciate a chi si burlava di lei o la confutava: “Sono incaricata di dirvelo, non di farvelo credere”. Ascoltatela.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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SRI LANKA: JIHADISTI NASCOSTI E INTRIGHI DELL’AFFARISTA ISLAMICO



IL MASSACRO DI CRISTIANI ANNUNCIATO
NEL RAPPORTO DEGLI 007 OCCULTATO:
MINISTRO ED EX GENERALE DELL’AVIAZIONE
INCOLPANO IL PRESIDENTE DELLO STATO
IMPLICATO CON IL MECENATE MUSULMANO
CHE EVADE IL FISCO SULLE SIMCARD LYCAMOBILE
PER FINANZIARE L’ONG MUSLIM AID, HAMAS
E IL PARTITO INGLESE DI CAMERON E MAY
INSABBIATORI DI UN DOSSIER SUL TERRORISMO

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

Aleggiano le ombre di un intrigo internazionale sugli attentati nello Sri Lanka che hanno fatto una strage di cristiani e turisti. Al momento il bilancio è di 290 morti ma pare destinato ad aggravarsi per i circa 500 feriti. Un olocausto che sarebbe stato evitabile secondo la denuncia del ministro della Salute e di un ex generale dell’Aviazione che citano una segnalazione dell’intelligence non presa in sufficiente considerazione dal presidente dello Stato tanto da non averne fatto menzione al primo ministro ed al suo esecutivo. Esse riguardavano il gruppo jihadista srilankese National Thowheed Jamath, un’organizzazione radicale musulmana sunnita che lo scorso anno aveva danneggiato statue buddiste nell’isola. Secondo le segnalazioni di servizi segreti stranieri questi terroristi erano intenti a preparare un’ondata di attentati contro le chiese e la sede diplomatica dell’India. Ma di ciò sarebbe rimasto all’oscuro il governo a causa del tormentato clima politico.una statua della Madonna rotta dall’esplosione

Va infatti ricordato che il masacro compiuto attraverso 9 esplosioni (una decima è stata sventata oggi dalla polizia) giunge in un momento politico molto delicato nel paese che vede in totale rotta di collisione il premier Ranil Wickremesinghe ed il presidente Maithripala Sirisena, dopo che quest’ultimo cercò di sostituire con un golpe politico lo stesso Wickremesinghe per insediare al suo posto l’ex presidente Mahinda Rajapaksa, ritenuto in stretta connessione con il tycoon anglo-cingalese musulmano Allirajah Subaskaran. Quest’ultimo è noto per essere stato finanziatore dei Conservatori dell’ex premier britannico David Cameron che insieme al suo allora ministro Teresa May sostenne varie iniziative socioeconomiche dall’Islamic Sharia Council e pure allora sarebbe avvenuto l’occultamento di un dossier sul terrorismo musulmano. Ma Subaskaran è anche il magnate della Lycamobile, la rete di telefonica virtuale assai diffusa tra i migranti asiatici e africani, soprattutto perché anche in Italia fornisce SimCard anonime (vietate dalle leggi antiterrorismo in molti paesi), che finì sotto inchiesta a Roma per evasione dell’Iva e in Francia per riciclaggio di denaro. Anche grazie ai soldi evasi al Fisco l’imprenditore cingalese è diventato mecenate con la Gnanam Foundation, che ha appena definito due importanti progetti con il presidente dello Sri Lanka e da tempo finanzia Muslim Aid, la principale ong musulmana sospettata di legami con organizzazioni terroristiche come Hamas. Correlazioni più che leggittime, ovviamente, in assenza di reati, che diventano assai sospette quando si scopre che proprio Sirisena avrebbe nascosto al governo l’allarme terroristico sulle stragi di oggi. Ma vediamo nel dettaglio ogni connessione.



IL RAPPORTO DELL’INTELLIGENCE NASCOSTO

Sacerdoti e soccorritori guardano impietriti la scenda di devastazione con il corpo di una delle vittime riverso sulla panca della Chiesa di San Sebastiano a Negombo

Nella migliore delle ipotesi il massacro è stato favorito da una “manipolazione della gestione della difesa superiore” e del Consiglio di sicurezza nazionale per motivi di rivalità politica: un’accusa lanciata dal Colombo Telegraph al presidente Sirisena. Alle peggiori ipotesi, invece, non vi è ovviamente limite… Chiunque, esperto di sicurezza, giornalista e uomo della strada, ha subito pensato che i nove attentati esplosivi avvenuti quassi in conteporanea con pianificata premeditazione fossero stati progettati da una ben articolata rete del terrore: ora è un ministro cingalese a rimarcarlo rivelando l’esistenza di un dossier dei segreti che già segnalava il rischio. Nella segnalazione c’erano già addirittura i nomi dei jihadisti pericolosi del National Thowheed Jamath: tra i quali alcuni dei 24 islamisti oggi arrestati e quelli dei 7 kamikaze che si sono suicidati innescando le bombe del massacro in alcuni siti. Ad accendere la miccia di una dinamite politica è uno degli stessi componenti dell’amministrazione nazionale dello Sri Lanka. «Il 4 aprile, 14 giorni prima che accadessero questi eventi, eravamo stati informati di questi incidenti. Ma il primo ministro non è stato informato da queste lettere e rivelazioni» ha detto il ministro della Salute Rajitha Senaratne ai giornalisti durante la conferenza stampa a Temple Trees, la residenza ufficiale del premier, come riportato da Euronews. Ma questa informazione non è stata condivisa con il primo ministro. «Il 9 aprile, il capo dell’intelligence nazionale ha scritto una lettera e in questa lettera, molti dei nomi dei membri dell’organizzazione terroristica sono stati riferiti» ha aggiunto Senaratne gettando benzina sul fuoco delle tensioni tra il premier Ranil Wickremesinghe e il presidente Maithripala Sirisena che in quanto Capo dello Stato. «Non stiamo cercando di eludere la responsabilità, ma questi sono i fatti. Siamo rimasti sorpresi nel vedere questi rapporti» ha precisato il ministro della Salute riferendo che il governo non credeva che gli attacchi fossero stati effettuati da «un gruppo di persone che erano confinate in questo paese» mentre «esisteva una rete senza la quale questi attacchi non avrebbero potuto avere successo». Il riferimento è ai 24 sospettati arrestati dalla polizia e ritenuti islamici jihadisti del National Thowheed Jamath.



COPRIFUOCO E INTERRUZIONE DEI SOCIAL

Il presidente dello Sri Lanka Maithripala Sirisena

Al momento nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità degli attacchi anche se i sospetti erano subito caduti sulle Tigri Tamil, la milizia armata indipendentista marxista-comunista dell’omonima regione che ha insaguinato il paese per 26 anni con un’interminabile guerra civile protrattasi fino al 2009 prima della sua definitiva resa. Tale gruppo è espressione della minoranza etnica del paese a volte discriminata dalla maggioranza Cingalese. La popolazione di lingua Tamil, pur essendo frammentata in diverse religioni, è quella che accomunca quasi tutti i musulmani dello Sri Lanka (12 % del paese), in prevalenza sunniti e perciò più predisposti alla radicalizzazione fondamentalista verso la Jihad contro gli infedeli. Quella già manifestata dai fondamentalisti del National Thowheed Jamath. Il primo ministro Ranil Wickremesinghe ha detto in un tweet: «Condanno fermamente gli attacchi vigliacchi contro il nostro popolo e invito tutti gli Sri Lanka in questo tragico momento a rimanere uniti e forti. Per favore evita di diffondere resoconti e speculazioni non verificate: il governo sta prendendo provvedimenti immediati per contenere questa situazione». Mentre la polizia ha fatto brillare il decimo veicolo bomba sistemato accando ad una chiesa di Colombo (nell’operazione avvenuta in sicurezza è prutroppo rimasto ferito da una scheggia il reporter italiano di Repubblica Raimondo Bultrini) il presidente ha disposto il coprifuoco fino alle 4 di martedì 23 aprile e l’interruzione di tutti i servizi di accesso ai social media ed ai servizi di messaggistica. Ma è proprio lui a finire nel mirino dei media cingalesi.

L’’EX UFFICIALE ACCUSA IL PRESIDENTE PER IL DOSSIER OCCULTATO


 

Arun Kumaresan, ex generale e vice maresciallo dell’aria dell’Aviazione dello Si Lanka, oggi opinionista del Colombo Telegraph

«La più alta gestione della difesa della Nazione è affidata al Consiglio di sicurezza nazionale. Comprende, oltre a voi, il Primo Ministro, i Ministri della materia di Finanza, Legge e Ordine e Affari Esteri, Segretari in materia di Difesa, Finanza, Giurisprudenza e Affari Esteri, Responsabili dei Servizi e IGP. Quando richiesto, i responsabili dei servizi di intelligence sono chiamati per specifici briefing per fare il punto sulle minacce alla sicurezza nazionale. Questo è il modo in cui le questioni relative alla più alta gestione della difesa sono condotte e le linee d’azione formulate in ogni nazione democratica. Tuttavia molte volte tali incontri sono stati condotti in assenza del PM e di altri Ministri UNP dal 2015. Inoltre, sono state date istruzioni anche ai partecipanti che sono stati autorizzati a partecipare a tali incontri, per mantenere segreto il tempo e il luogo, per proteggerlo dal PM e dagli altri Ministri UNP». E’ il Colombo Telegraph a lanciare queste pesanti accuse al presidente Maithripala Sirisena attraverso l’editoriale dell’opinionista Arun Kumaresan, già generale e vice “maresciallo dell’aria” dell’Aviazione militare srilankese. Ed è sempre lui a sintetizzare, attraverso domande retoriche pubbliche, lo scontro politico tra il capo di stato e il primo ministro Wickremesinghe che era stato rimosso. «Dopo aver violato intenzionalmente la Costituzione e nominato il signor Mahinda Rajapaksa primo ministro, lei ha rilevato il tema della Legge e dell’ordine sotto il ministero della Difesa. Anche dopo la sconfitta del colpo di stato politico iniziato, avete continuato a tenere questo Dicastero sotto la vostra competenza – scrive Kumaresan – Quindi, l’intero apparato di sicurezza della Nazione era sotto il tuo totale controllo e comando. È ora di pubblico dominio che vi è stato un pre-allarme da parte dei Servizi d’Intelligence secondo cui gli attacchi sarebbero stati pianificati da un gruppo fondamentalista religioso che avrebbe preso di mira i cristiani, specialmente durante la Pasqua. Il primo ministro Ranil Wickremesing ha notato che sebbene le unità di intelligence avessero fornito informazioni su un possibile attacco, non sono state prese precauzioni adeguate per prevenirlo. Ha inoltre aggiunto che lui e i ministri non sono stati informati di questo. Ciò dimostra che questioni così gravi che riguardano la sicurezza nazionale sono state tenute lontane dal Primo Ministro che è un membro legittimo del Consiglio di sicurezza nazionale e rafforza la precedente affermazione della condotta delle riunioni illegittime del Consiglio di sicurezza nazionale sotto la vostra amministrazione».



RIVALITA’ E ALLEANZE TRA PRESIDENTI

Il primo ministro Ranil Wickremesinghe del partito UNP

Per comprendere la situazione bisogna ricordare come si formò il consenso al presidente accusato dell’occultamento del dosssier: «Sirisena si è guadagnato il sostegno di personaggi politici rilevanti e di circa 40 partiti e gruppi politici: c’è per esempio il principale partito di opposizione United National Party; c’è il Jathika Hela Urumaya, partito guidato dai monaci buddisti, e c’è lo Sri Lanka Muslim Congress che riunisce i voti della comunità musulmana del paese; c’è la Tamil National Alliance che rappresenta la minoranza induista e di lingua tamil: musulmani e tamil insieme costituiscono quasi un quarto della popolazione con diritto di voto. Con Sirisena c’è, soprattutto, anche una parte della United People’s Freedom Alliance, UNP, coalizione del premier Ranil Wickremesinghe, a cui appartiene anche lo Sri Lanka Freedom Party, il partito del presidente uscente. Dei 161 parlamentari che fanno parte dell’alleanza, 23 hanno dichiarato il loro sostegno a Sirisena». Scriveva Il Post nel riferire della vittoria del presidente contro Mahinda Rajapaksa. L’ex presidente, sebbene sconfitto, fu però poi chiamato a fare da premier nell’ottobre scorso, quando Sirisena aveva rotto con l’UNP e volle liberarsi di Wickremesinghe; ma restò in carica fino a dicembre quando si dimise dopo che la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittima la sua nomina. Rajapaksa era stato al centro di grandi polemiche per l’accusa di aver provocato la morte di decine di migliaia di civili nella sua repressione del gruppo separatista delle Tigri Tamil e di aver organizzato omicidi politici. Ciò nonostante è ritenuto molto vicino proprio ad un imprenditore di fama internazionale originario proprio del Tamil: il musulmano Subaskaran Allirajak.



MILIONI DALLO SRI LANKA ALL’INGHILTERRA PER LA SHARIA

L’ex presidente dello Sri Lanka Mahinda Rajapaksa, sospettato di essere in affari con j Subaskaran Allirajah

E’ un vecchio articolo del 21 giugno 2016 dello stesso Colombo Telegraph a citare l’amicizia tra il produttore televisivo Allirajah e l’ex presidente in merito ad una brutta vicenda. «Gli uffici della Lycamobile, di proprietà di Sri Lankan, Subaskaran Allirajah, sono stati perquisiti da parte della polizia francese, che ha arrestato 19 persone che lavoravano per la compagnia in relazione a una questione fiscale di svariati milioni di sterline e allo scandalo del riciclaggio di denaro. Lycamobile è il più grande donatore del partito conservatore del Regno Unito, e Allirajah è accusato di essere un socio dell’ex presidente Mahinda Rajapaksa. Lycamobile, il colosso multinazionale delle telecomunicazioni, che ha dato almeno 2,2 milioni di sterline al partito del primo ministro David Cameron dal 2011, tra cui mezzo milione solo lo scorso anno, ha anche permesso a Boris Johnson di utilizzare uno dei loro call centre durante la sua campagna di successo del 2012 diventare sindaco di Londra – scrisse il Colombo Telegraph – Secondo le accuse Allirajah sarebbe coinvolto nell’apropriazione indebita di milioni di dollari dallo Sri Lanka attraverso soci che erano vicini a Rajapaksa. Secondo BuzzFeed News, le autorità dello Sri Lanka stanno esaminando un accordo in cui la compagnia di telecomunicazioni statale è stata costretta a pompare circa $ 10 milioni in un’impresa “completamente fallimentare” di proprietà congiunta di un parente di Rajapaksa e di una società offshore della rete commerciale Lycamobile».


LA LONDON SHARIA DI DAVID CAMERON

David Cameron in una comunità islamica di Londra

Non guasta ricordare a questo punto i favori concessi dal Governo Cameron all’Islamic Saharia Council, un’organizzazione benefica con potere giuridico in Inghilterra da cui nacquero le Corti della Sharia prima e poi il Mat – Muslim Abritration Tribunal: l’ente che si occupa di risoluzione delle controversie interne alla comunità musulmana perlopiù di natura familiare e riguardanti il ripudio delle mogli e la violenza in famiglia, sovente tollerata nella cultura islamica per finalità educative. Tali enti islamici hanno ottenuto diritto giuridico grazie ad alcune clausole della British Arbitration Act e dell’Alternative Dispute Resolution, come ben spiegato dal giornalista Giulio Meotti nel suo articolo London Sharia per Il Foglio, in cui si rimarcano i benefit concessi dall’amministrazione di David Cameron: «Quattro dipartimenti del governo (Lavoro e pensioni, Tesoro, Fisco e dogane, ministero dell’Interno) hanno riconosciuto la poligamia. Nonostante la pratica sia illegale in Inghilterra e Galles dal 1604, ovvero dai tempi di re Giacomo, i poligami islamici del Regno Unito beneficiano di privilegi sociali riconosciuti dagli enti pubblici. Questo a causa, come ha detto la baronessa Warsi, della “sensibilità culturale” dei politici inglesi. Così un uomo può ricevere 92,80 sterline a settimana a sostegno del reddito della prima moglie e ulteriori 33,65 sterline per ognuna delle successive consorti. Pertanto, se ha quattro mogli – il massimo consentito dagli insegnamenti islamici – un musulmano può godere di quasi 800 sterline al mese dal contribuente britannico. E’ una norma approvata dal Department for Work and Pensions. Un poligamo ha anche diritto a generosi sussidi per gli alloggi e ad avere grandi case popolari che riflettano le dimensioni della sua famiglia». A ciò si può aggiungere anche un’interpretazione di diritto per impedire che nei testamenti l’eredità per gli infedeli ed altre amenità simili. Tra i ministeri coinvolti in queste manovre di adeguamento legale alla cultura islamica ci fu anche quello dell’Interno guidato da Theresa May che si rese protagonista di qualcosa di ancor più clamoroso…


IL DOSSIER SUL TERRORISMO INSABBIATO DALLA MAY

Il primo ministro britannico e leader del Partito Conservatore inglese Theresa May, già ministro con Davide Cameron

«Non è decisamente un buon periodo per Theresa May. Ora è finita al centro delle polemiche per il suo rifiuto di rendere pubblico un dossier sui finanziamenti al terrorismo, preparato nel 2015 dal ministero da lei retto all’epoca, dal quale – secondo l’opposizione – emergerebbe un ruolo piuttosto ambiguo dell’Arabia Saudita, nazione con la quale la Gran Bretagna intrattiene rapporti sempre più stretti e cordiali. Come se non fossero bastate le rivelazioni secondo le quali i servizi segreti inglesi, negli anni dell’invasione franco-britannica della Libia, avrebbe consentito a rifugiati libici sospetti di jihadismo di rimpatriare per ingrossare le fila della rivolta contro Gheddafi». Comcinciava così un articolo pubblicato nel luglio 2017 dall’Agi, agenzia giornalistica Italia. Il rapporto era stato commissionato da Cameron e approvato da May su richiesta degli allora alleati liberaldemocratici, in cambio del sostegno di questi ultimi alla partecipazione di Londra ai raid in Siria. Il leader del partito liberaldemocratico, Tim Farron, aveva spiegato in campagna elettorale che l’ex premier si era impegnato a rendere pubblico il dossier entro la primavera 2016. «Oltre un anno dopo rimane secretato e il ministero degli Interni, scrive il Guardian, potrebbe non rivelarne mai il contenuto in quanto “troppo sensibile”. Alla Camera dei Comuni gira la voce, sempre più insistente, che le carte si concentrerebbero sul ruolo di Riad, lasciata finanziare con troppa disinvoltura centri culturali islamici e moschee poi diventate brodo di coltura per futuri jihadisti» aggiungeva l’Agi rimarcando poi l’incontro tra l’allora ministro e il re saudita Salman: «L’Arabia Saudita era stata uno dei primi Paesi visitati da May nell’aprile 2017, ovvero dopo aver avviato formalmente la Brexit. La premier tornò con la borsa piena di nuove commesse militari targate Riad, che dalla britannica Bae Systems riceve gli aerei da guerra con i quali bombarda i ribelli sciiti in Yemen. Secondo l’Indipendent, dall’inizio del conflitto in Yemen, i ricavi della vendita di armamenti “made in England” ai sauditi ha superato i tre miliardi di sterline». Non va dimenticato quando già riportato da Gospa News in un precedente articolo circa le correlazioni dei sauditi con Al Qaeda: «La famiglia reale saudita ha letteralmente fondato Al Qaeda. Questo è un dibattito che nessuno vuole affrontare ma che bisogna affrontare. La responsabilità saudita è attestata da tempo» scrisse sul suo profilo Twitter la deputata americana musulmana Ilhan Omar postando il link su un dossier. Era sempre stato questo webmedia, invece, a mettere in evidenza le attività poco trasparenti dell’islamico britannico-cingalese Subaskandar Allirajah in Italia e nel mondo.



LE SIM ANONIME VIETATE IN ITALIA DALL’ANTITERRORISMO

Una delle schede Sim Lycamobile reperibili senza alcuna registrazione di identità

Ci limitiamo qui a sintetizzare quanto riferito nell’articolo Il kit per terroristi fantasma da Gospa News. Lycamobile di Allirajah in Italia finì sui media non certo per meriti. In un articolo de Il Sole 24Ore si riferì del sequestro di 3 milioni di euro per evasione dell?iva sugli incassi delle ricariche telefoniche mentre su altri media ebbe risalto per le SimCard della stessa compagnia anonime, acquistabili senza la necessità di documenti in violazione delle leggi anti terrorismo vigenti in Italia e in altri paesi Ue (ma non tutti per una grave carenza della normativa internazionale che analizzeremo in un altro reportage). «La Lycamobile è un operatore di telefonia mobile online, le cui schede sono soprattutto in possesso dei migranti che giungono in Italia – scrivevamo su Gospa News– L’azienda ha circa 15 milioni di clienti in 21 paesi e risulta avere un fatturato, al 2014, di circa 1,5 miliardi di euro. La società sotto inchiesta è la filiale italiana del gruppo multinazionale, il quale costituisce uno dei più grandi operatori mobili virtuali (Mvno) internazionali, specializzato nell’offerta su scala mondiale di servizi voce e dati a basso costo nonché di servizi finanziari e di viaggio». Essendo un operatore virtuale non ha una sua rete di ripetitori ma si appoggia a quella di Vodafone. E come quest’utltima ha sede in Inghilterra essendo di proprietà del miliardario anglo-cingalese Subaskaran Allirajah, titolare della casa di prouzione televisiva indiana Lyca Productions. Costui è conosciuto nel mondo della filantropia per la sua fondazione Gnanam creata con la madre e la moglie per aiutare la popolazione povera dello Sri Lanka dopo la guerra civile per la quale ha realizzato infrastrutture ed abitazioni. L’impero finanziario del magnate delle telecomunicazioni proprio grazie a Lycamobile è nel frattempo cresciuto al punto da consentirgli di sostenere economicamente molteplici altre iniziative umanitarie in particolare per le ong British Asian Trust, Children’s Hunger Relief e la controversa britannica Muslim Aid, al centro di numerosi inchieste nel Regno Unito, in Bangladesh ed in Pakistan in quanto ritenuta finanziatrice di gruppi estremisti islamici come Hamas: nonostante le ripetute insinuazioni non sono comunque mai stati provati collegamenti con il terrorismo fondamentalista. Ma i sospetti diventano davvero pesanti se si scopre che lo stesso Allirajah oltrechè con l’ex presidente dello Sri Lanka è in affari con l’attuale Sirisena.



I PROGETTI DEL TYCOON ISLAMICO NELLO SRI LANKA

Subaskaran Allirajah fondatore della produzione televisiva Lyca e di Lycamobile

«Le recenti decisioni del governo in Sri Lanka sottolineano che il Gabinetto dei ministri dello Sri Lanka guidato dal presidente Maithripala Sirisena e dal primo ministro Ranil Wickremesinghe ha approvato una proposta di Rauff Hakeem, ministro della pianificazione urbana, approvvigionamento idrico e istruzione superiore per attuare un progetto e stipulare accordi con il gruppo Lyca del Regno Unito che ha accettato di costruire un edificio di sei piani con una superficie di 6.500 mq con attrezzature moderne con un investimento di Rs.740 milioni e assegnare il premio all’università di Jaffna attraverso il Gnanam Fondazione dello Sri Lanka». Il resoconto è pubblicato sul website cingalese d’informazione Bizenglish.adaderana.lk che ovviamente accoglie come positiva la notizia: «La Gnanam Foundation è stata fondata nel dicembre 2010 dal miliardario Subaskaran Allirajah, presidente della Lycamobile insieme alla madre Gnanambikai Allirajah e la co-fondatrice, la signora Prema Subaskaran, per fornire aiuto alle comunità emarginate e a coloro che sono stati dimenticati in base» riporta l’articolo riferendo sia altri interessi imprenditoriali internazionali del mecenate Subaskaran sia i finanziamenti di Lycamobile all’ex partito del primo ministro britannico David Cameron dal 2011 al 2015. Si sottoliNEa infine la grande crescita della Facoltà di Medicina dell’Università di Jaffna, avviata nell’anno 1978, che dai 65 studenti iniziali è passata ai 937 dell’ultimo anno. Non è dato sapere quanti di essi siano musulmani. Mentre si sa che la maggior parte dei Foreign Terrorist Fighters originari dell’Arabia Saudita era rappresentata da studenti universitari: come evidenziato da Gospa News in un precedente reportage sul dossier del del Centre for the Study of Radicalisation (ICSR) del Department of War Studies del King’s College di Londra. Ovviamente questo piccolo promemoria non implica la pu minima connessione. Mentre evidenzia in modo macroscopico le correlazioni tra Allirajah e l’attuale presidente Sirisena che quando rimosse il premier Wickremesinghe scelse proprio l’ex presidente Mahinda Rajapaksa amico di Subaskaran, il quale è ormai diventato uno degli imprenditori più influenti dell’Asia e della finanza internazionale musulmana.



SUBASKARAN SULLA COVER DELLA RIVISTA ISLAMICA IS-FIRE

Subaskaran Allirajah sulla copertina della rivista finanziaria musulmana ISFIRE dal nome ambiguo

Allirajah Subaskaran, nato il 2 marzo 1972, è un imprenditore tamil dello Sri Lanka, già colonia britannica. È il fondatore e presidente della Lycamobile, una compagnia di telecomunicazioni. È anche produttore di film Tamil attraverso la sua holding di intrattenimento Lyca Productions, con sede a Chennai, in India, e ha iniziato con il suo primo film Kaththi (2014). Ha prodotto il thriller di fantascienza 2.0 (2018), che è stato il film più costoso dell’India e il nono più costoso film non in lingua inglese al momento della sua uscita. Nell’ottobre del 2011 Lycatel si è classificata al 1 ° posto nel Sunday Times 250 tra le principali società private di medio mercato. Allirajah ha ricevuto una medaglia d’oro per la migliore impresa gobale nel 2010 alla cerimonia del premio Asian Achievers Award per l’impatto che ha avuto sulla comunità asiatica nel Regno Unito. La Asian Voice Political e Public Life ha assegnato a Allirajah nel 2011 il premio “Imprenditore internazionale dell’anno”. Nel 2012 gli Asian Asian Business Awards hanno conferito a Allirajah il premio “Power of the Year 2011”, riconoscendo la crescita del business Lycamobile a livello globale. Tutti questi riconoscimenti mondiali gli hanno consentito di finire sulla copertina della Islamic Financial Review ISFIRE che nel suo acronimo assume un nome d’inquietante doppio senso: IS – Islamic State e Fire – fuoco!!! Scrisse lo statista italiano Giulio Andreotti, celebre per le implicazioni nella Loggia P2 e nello scandalo dell’organizzazione paramilitare Gladio – Stay Behind in Italia: «A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina». Scrivo in un sito d’informazione cristiana e perciò non posso far peccato pensando male… Né di Allirajah. Né del dossier insabbiato dalla May. Né del rapporto dell’intelligence nascosto al governo dello Sri Lanka dal presidente Sirisena sugli attentati terroristici con 290 morti perlopiù cristiani.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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SRI LANKA: STRAGE DI 27 BAMBINI. MISTERI SULL’IMAM ISIS



I MUSULMANI DENUNCIARONO L’ISLAMICO
CHE PREDICAVA L’UCCISIONE DEGLI INFEDELI:
I RAPPORTI 007 NON SONO BASTATI A FERMARLO
ORA NON SI SA SE SIA MORTO KAMIKAZE O LIBERO
TROPPI GIALLI NELLE FALLE DELL’INTELLIGENCE

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

I due volti dell’orrore tremendo che ha travolto lo Sri Lanka in una Pasqua di Sangue sono tutti in due immagini: quella del malvagio fondatore del gruppo jihadista srilankese National Thowheed Jamath che giura davanti alla bandiera dell’Isis e quella della piccola Tarushi di soli 2 anni, il nome è di fantasia ma è molto diffuso tra le bambine dell’isola e significa coraggio. In due foto c’è tutto il dramma assurdo di una violenza torva ed atroce soprattutto perché premeditata quanto bestiale: capace di strappare la vita anche ad almeno 27 bambini (una è dispersa) tra le 310 vittime accertate in un crescendo del bilancio sempre più angosciante per la terribile circostanza dei circa 500 feriti. Un odio sanguinario versato dai musulmani sunniti jihadisti contro i cristiani in particolare e contro gli occidentali infedeli in generale: in un oceano di misteri inquietanti sul fallimento dell’intelligence allertata dagli stessi musulmani dello Sri Lanka. Dubbi che i 24 fondamentalisti islamici arrestati dalla polizia dopo le nove esplosioni (3 chiese, 4 alberghi, 1 supermarket e 1 casa privata) non bastano a fugare il fondato timore che siano finiti in carcere solo i gregari e i pesci piccoli di una potente ed articolata rete del terrore capace di procurarsi chili di esplosivi, uomini e veicoli per compiere il suo diabolico piano. Non bastano a spiegare perché la presunta mente, l’imam fedele all’Isis, non sia stata fermata prima pur essendo a tutti nota la sua pericolosità, segnalata persino da altri islamici.

Alcune delle vittime nella chiesa di Negombo

Nella chiesa di Negombo, sono in programma ben 18 funerali oggi, mercoledì 23 aprile, giornata di lutto nazionale indetta dal presidente su cui fioccano le accuse per non aver allertato il governo circa le segnalazioni dei servizi segreti stranieri e nazionali riguardo all’imminente ondata di attacchi dei jihadisti National Thowheed Jamath. E’ stato il ministro alle Telecomunicazioni Harin Fernando a pubblicare sul suo profilo Twitter la segnalazione dei Servizi Segreti dell’11 aprile che il presidente Maithripala Sirisena avrebbe girato alla Polizia senza però metterne a conoscenza il primo ministro con cui è in conflitto politico. Un comportamento censurato da vari membri del Governo come da un ex generale del’Aviazione (vedi precedente articolo sui Jihadisti nascosti) tale da motivare la richiesta di dimissioni del capo della polizia da parte del Ministro della Salute Rajitha Senaratne come riportato dal DailyMail che si focalizza sulla figura della presunta mente degli attentati:


IL MISTERO DELL’IMAM FEDELE ALL’ISISMoulvi Zahran Hashim, l’imam fondatore dei miliziani jihadisti del National Thowheed Jamath, davanti alla bandiera nera Isis

«Moulvi Zahran Hashim, il fondatore di NTJ che si riferiva a se stesso come Abu Ubaida, è stato nominato la presunta mente dietro gli attentati suicidi di domenica di Pasqua nelle chiese e negli hotel di lusso» scrive la giornalista Larisa Brown, esperta di Difesa e Sicurezza. E’ la stessa reporter però a mettere in luce il mistero che aleggia intorno alla sua persona: «I media locali hanno affermato che il predicatore estremista, che aveva giurato fedeltà allo Stato islamico, era uno dei bombaroli che hanno attaccato l’Hotel Shangri-La a Colombo, ma questo è stato in seguito contestato». Se non si è fatto saltare insieme ad altri kamikaze lì durante la colazione che fine ha fatto? E’ riuscito a fuggire? Una domanda che certo sta togliendo il sonno all’intelligence dello Sri Lanka che mantiene il più stretto riserbo sulla vicenda. E’ invece l’Imam Tawhidi, sciita iracheno, noto per la sua battaglia contro gli islamici terroristi (perlopiù sunniti) per difendere la faccia pulita dei musulmani moderati, a descrivere con due eloquenti video di predicazione ed incitazione all’odio chi era (o è se è vivo) Zahram.

Moulvi Zhmar davanti alle bandiere occidentali in fiamme

«Passiamo ore a mostrare estremisti ogni giorno – scrive Tawhidi che ha creato anche una fondazione per contrastare il fenomeno – Questo video e il suo background sono passati inosservati a causa delle barriere linguistiche. Se fosse stato esposto e portato all’attenzione delle autorità, avrebbe potuto essere fermato. Terrorista #SriLanka: (traduzione breve): nell’Islam ci sono tre tipi di persone: un musulmano, un non musulmano che è d’accordo con i musulmani, e un non musulmano che deve essere ucciso. Chiunque non sia d’accordo con i musulmani dovrebbe essere ucciso. Questo è Zahran Hashim, uno dei terroristi identificati come responsabili di almeno uno degli attentati nello Sri Lanka. Qui è lui che predica con uno sfondo di paesi non musulmani in fiamme, dicendo: “L’Islam non consente di difendere la bandiera nazionale. Indù, cristiani, buddisti come non credenti. Allah ha creato questa terra per i musulmani; I kafir hanno il diritto di vivere, solo i musulmani hanno il diritto di governare. La lealtà dei musulmani dovrebbe essere solo per la nazione governata dai musulmani. È un peccato vivere in Occidente, terra di incredulità. Anche se un miscredente fa cose buone, lo odio, perché è un non credente”». Del gruppo National Thowheed Jamath parlò anche Anne Speckhard, direttore del Centro internazionale per lo studio dell’Estremismo Violento, durante una conferenza a febbraio: ha riferito ad Associated Press che in quell’occasione fu avvicinata da un funzionario dell’intelligence dello Sri Lanka che gli rivolse una domanda imbarazzante. Era preoccupato per quel gruppo locale jihadista che “sarebbe semplicemente scomparso” quando il governo avrebbe cercato di individuarlo e chiese alla studiosa cosa ne pensasse…


I SOSPETTI DIETRO AL FALLIMENTO DELL’INTELLIGENCE
La segnalazione di pericolo inviata al presidente dagli 007 dello Sri Lanka ed ora diffusa dal ministro delle Telecomunicazioni

Com’è possibile che un Imam che predicava simili cose fosse libero di parlare e muoversi a piacimento nel suo paese, colonia britannica? Domanda che diventa ancor più agghiacciante alla luce delle testimonianze raccolte dal Daily Mail: «Hilmy Ahamed, vicepresidente del Consiglio musulmano dello Sri Lanka, ha dichiarato di aver avvertito i funzionari dell’intelligence militare del gruppo e dei suoi leader. Parlando da Colombo, Ahamed ha dichiarato: “Puntare la comunità non musulmana è qualcosa che incoraggiano – dicono che devi ucciderli in nome della religione. “Ho consegnato personalmente tutti i documenti tre anni fa, fornendo nomi e dettagli di tutte queste persone. Si sono seduti su di essi. Questa è la tragedia”». Com’è possibile che in presenza di un fanatico così pericoloso denunciato dagli stessi musulmani le segnalazioni dell’intellegence non siano state sufficienti ad allertare il governo ma soprattutto a catturarlo? Gospa News ha cercato di spiegare nell’articolo di ieri le oscure trame che si annidano nei rapporti tra politica, affaristi islamici, governi ed organizzazioni terroristiche. In precedenti reportage abbiamo evidenziato le troppo evidenti e strette correlazioni tra i miliziani qaedisti di Al Nusra e White Helmets, l’ong di presunto soccorso fondata da un ex ufficiale dell’iintelligence militare del Regno Unito, così come le operazioni dell’Us Army per liberare, in cambio di tonnellate d’oro, i capi Isis anche con un blitz in una prigione afghana controllata dai Talebani. Il campo di rifugiati di Al Rukban che sarebbe luogo di nascondiglio di terroristi Isis dove fu addestrato Brenton Tarrant, l’attentatore di Christchurch, sospettato di essere vicino al Mossad, il servizio segreto di Israele, paese dove fu accertata la sua presenza. Oppure l’allarme del presidente americano Donald Trump sugli ottocento Foreign Terrorist Fighters occidentali ma il suo silenzio totale sugli altrettanti dell’Arabia Saudita. Notizie di cronaca puntualmente documentate dagli articoli di Gospa News e successivamente riportate anche dal sito americano di geopolitica militare Veterans Today, fondato da reduci de Vietnam digustati dalle politiche guerrafondaie e dalle troppe implicazioni del Pentagono con varie organizzazioni terroristiche islamiche. Informazioni verificate non semplici ipotesi o opinioni. Nonostante ciò i massacri continuano ad accadere come se si stessa riproponendo su scala internazionale la strategia del terrore divenuta famosa negli Anni Ottanta per le misteriose stragi su cui aleggiava l’ombra dell’organizzazione paramilitare Gladio – Stay Behind. Ci occuperemo in altri articoli di quella che abbiamo già definito Triade Massonica anglo-sionista-americana che governa attraverso il sempre più menzionato Deep State al servizio del Nuovo Ordine Mondiale. Ora è il momento di piangere i morti. A causa dell’interruzione dell’accesso ai social e ai servizi di messaggistica disposto dal presidente dello Sri Lanka insieme al coprifuoco è molto difficile avere informazioni sulle vittime di nazionalità srilankese mentre emergono molti particolari su quelle internazionali. Onde evitare di distinguere vittime di serie A e di serie B in relazione alla notorietà ci limiteremo a riferire degli almeno 27 bambini rimasti uccisi: un calcolo assolutamente approssimativo attinto dalle uniche fonte che li menzionano.

LA STRAGE DI BAMBINI IN CHIESE E HOTELBambini in preghiera con la catechista nella chiesa di Sion colpita da una delle esplosioni

E’ il giornalista Giulio Meotti de Il Foglio nel suo profilo Facebook a porre attenzione alla Chiesa di Sion a Batticaloa sulla costa orientale. Da lì arrivano le immagini festose di bambini che si stanno preparando al rito solenne della Pasqua leggendo brani liturgici e cantando insieme ai loro catechisti. Tra loro ci sono le 22 vittime dell’esplosione. Tra loro ci sono i numerosi feriti che non si sa se sopravviveranno. Non si sa invece quanti fanciulli siano morti chiesa di Sant’Antonio a Colombo e nella chiesa di San Sebastiano a Negombo e percià il conteggio finale dei bambini deceduti è assolutamente incerto.
I bambini in festa prima della Messa di Pasqua nella chiesa di Sion

Resta una sola certezza: hanno vissuto tutti un trapasso glorioso che nell’istante della loro morte li ha trasfigurati in piccoli martiri cristiani. Sono ora i più vicini a Dio proprio perché anime innocenti esi sono guadagnati un posto accanto ai Cherubini ed ai Serafini nel più alto dei cieli dove i loro cori di umani defunti si uniranno a quelli degli angeli.
La piccola di circa 2 anni morta in uno degli attentati nelle chiese

Di loro quasi nessuno ha parlato. I siti web occidentali sono tutti impegnati a raccontare la storia di quelle altre vittime mediaticamente più importanti perché consanguinei di personalità famose come tre dei quattro figli del patron danese della multinazionale dell’abbigliamento Asos, il miliardario Anders Holch Povlsen che si trovava in vacanza con la moglie Anne Storm e tutti i bambini. Pochi giorni fa la figlia più grande, l’adolescente Alma, aveva pubblicato su Instagram una foto dei tre fratelli Astrid, Agnes e Alfred, di spalle a bordo di una piscina srilankese. Non si sa chi si sia salvato. Ma anche tre di loro non sono sfuggiti al terribile destino scritto dai jihadisti con la negligenza (o forse complicità) dell’intelligence locale e probabilmente anche internazionale. Tra i 37 stranieri morti di 12 differenti nazioni (nessun italiano finora risulta deceduto o ferito ad eccezione di un giornalista colito di striscio da una scheggia mentre la polizia faceva brillare un camioncino imbottito di tritolo inesploso).Kieran Shafritz de Zoysa fotografato con la mamma

Sempre il Dalily Mail riferisce che tra le vittime c’è pure il ragazzino americano 13enne Kieran Shafritz de Zoysa, tra gli scolari del quinto anno nella prestigiosa scuola Sidwell Friends a Washington DC frequentata da Sasha Obama. «Appassionato di apprendimento, adorava i suoi amici ed era incredibilmente eccitato riguardo al ritorno a Sidwell Friends nel prossimo anno scolastico» lo ha ricordato il preside della scuola Mamadou Guèye in una e-mail diffusa dalla CNN. Non è chiaro se qualcun altro della famiglia sia rimasto ferito, tra cui la madre con cui stava viaggiando ed è stato fotografato. Un’altra mamma, invece, è morta insieme al figlio con cui stava facendo colazione in uno degli alberghi bersagliati dai kamikaze.


Alle 8,30 del mattino di Pasqua hanno perso la vita i britannici Alex Nicholson, 11 anni, e sua madre, Anita, 42 anni, nel bar della Table One al secondo piano dell’hotel Shangri-La, nella capitale del paese Colombo, come riporta da The UK Telegraph. Il padre Ben Nicholson è sopravvissuto all’esplosione ma la figlia della coppia è misteriosamente scomparsa. Un mistero che si ammanta di grave inquietudine essendo avvenuto in una nazione nota per il traffico di minori da destinare alle adozioni clandestine o ai mercati illeciti di esseri umani (prostituzione – trapianto di organi). Tra i morti, secondo quanto riferito da The Sun, anche la studentessa londinese Nisanga Mayadume e la sua mamma-cuoca televisiva Shantha Mayadume.La commovente statua di Gesù insanguinata nella chiesa di San Sebastiano a Negombo

Sono tutte altre vittime innocenti che diventano martiri dinnanzi a Dio: a differenza dei sette kamikaze che agendo nel nome di Allah per la Jihad hanno creduto di guadagnarsi lo Janna, il paradiso islamico, ma sono senza ombra di dubbio finiti subito all’inferno. Quello della loro anima rimasta rinchiusa nel buio eterno del rimorso orima ancora che nella Geenna.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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Sri Lanka. «L’Occidente si vergogna dei cristiani, non riesce neanche a nominarli»


Intervista a Gian Micalessin: «La mano dell’Isis nella strage di Pasqua era evidente. Solo la nostra cultura laicista ha paura di difendere i cristiani. E anche la Chiesa ha le sue colpe»


«Gli esecutori degli attacchi di domenica contro cittadini di paesi della coalizione e cristiani sono combattenti dello Stato islamico». Due giorni dopo il massacro di Pasqua, l’Isis ha rivendicato gli attentati che hanno colpito tre chiese e tre hotel internazionali nelle città di Colombo, Negombo e Baticaloa attraverso il canale jihadista Amaq. «Aspettavo la rivendicazione», dichiara Gian Micalessin, inviato di guerra del Giornale a tempi.it. «Gli attentati sono stati preparati in modo meticoloso da una mano esperta, l’esplosivo utilizzato non era artigianale ma tritolo di tipo militare».

L’intelligence dello Sri Lanka era stata più volte allertata da servizi di sicurezza stranieri a inizio mese sul rischio attentati. Un ministro cattolico del governo ha dichiarato di aver evitato chiese affollate dopo essere stato informato del rischio di attacchi. Il cardinale arcivescovo di Colombo, Malcolm Ranjith, ha dichiarato che la tragedia «poteva essere evitata». Perché le forze di sicurezza del paese asiatico hanno ignorato il pericolo?
Sappiamo che il governo è diviso da una profonda crisi politica. L’anno scorso il presidente Maithripala Sirisena ha tentato di sostituire il primo ministro, Ranil Wickremesinghe, con un altro candidato. La Corte Suprema ha poi reintegrato il premier, ma il Consiglio dei ministri era diviso. La superficialità del governo, del resto, è cominciata molto prima.

Quando?

A gennaio è stato scoperto nel paese un campo di addestramento dell’Isis, sono stati trovati decine di chili di tritolo. Le autorità si sono lasciate scappare una cinquantina di terroristi che si addestravano al campo, non hanno arrestato i jihadisti rientrati dalla Siria dopo la caduta del Califfato. Ecco perché non ho mai creduto alla possibilità che i responsabili fossero solo membri del gruppuscolo islamista National Thowheed Jamath.

Le autorità dello Sri Lanka però hanno attribuito al Ntj la paternità degli attacchi. Tutti gli attentatori kamikaze hanno colpito il loro bersaglio in modo coordinato. A giudicare dal numero delle vittime disponevano di esplosivo non artigianale, ma militare. I giubbotti esplosivi, poi, sono stati confezionati da mano esperta. Questa non è opera di un gruppo che pensa a sfregiare le statue buddiste. Qui si vede la lunga mano dell’Isis, che dopo la sconfitta in Siria usa i suoi reduci per compiere attentati.

Il governo ha parlato di una possibile vendetta per gli attacchi alle moschee di Christchurch del 15 marzo. È possibile, anche se questi attentati vengono pianificati sicuramente da molto tempo.

I terroristi islamici volevano ancora una volta colpire i cristiani, come confermato dal comunicato dell’Isis. Eppure illustri politici occidentali, da Barack Obama a Hillary Clinton, non sono riusciti neanche a pronunciare la parola «cristiani», sostituendola con «Easter worshippers», cioè «celebranti della Pasqua».
La parola “cristiano” oggi è equiparata a un insulto. La cultura del politicamente corretto è ormai devastante e considera difendere i cristiani, cioè il gruppo religioso più perseguitato al mondo, come un insulto verso i musulmani.

C’è una sorta di timore reverenziale anche nel definire “islamici” gli attentatori. La dinamica dell’attentato aveva una chiara matrice islamica. Non c’era bisogno della rivendicazione dell’Isis per individuare un legame con il fondamentalismo islamico. Eppure sono addirittura state incolpate le Tigri Tamil, sconfitte nel 2009, si è data la colpa agli induisti. Tutto pur di non pronunciare il termine “islamico”.

Eppure dopo la strage di Christchurch nessuno ha avuto problemi a esprimere le proprie condoglianze a tutti i musulmani.
Certo perché il mondo occidentale, affetto da un insopportabile laicismo e dall’ideologia del politicamente corretto, ritiene sconveniente parlare di “cristiani”. Si vergogna a riferirsi ai valori della propria tradizione. Lo abbiamo già visto con la guerra in Siria e la Chiesa ha le sue responsabilità.

Cioè?

Dispiace dirlo, ma anche i vertici della Chiesa cattolica sembrano a volte preoccuparsi più dei migranti che dei cristiani perseguitati. È un paradosso ma in questi anni abbiamo visto come i rifugiati musulmani abbiano ricevuto un trattamento di favore rispetto ai rifugiati cristiani. L’Occidente ha paura di difendere i cristiani e i valori del cristianesimo. Questa è la realtà.