mercoledì 17 aprile 2019

NOTRE DAME: I SEGRETI E I SIMBOLISMI DELLA FAMOSA CATTEDRALE DI PARIGI

IL PORTALE DI NOTRE DAME RAFFIGURA IL GIUDIZIO UNIVERSALE

Nella più famosa cattedrale francese trovano sede numerosi simbolismi alchemici dai misteriosi significati mistici, religiosi, filosofici e astrologici...


Notre-Dame: i segreti e i simbolismi della famosa cattedrale di Parigi
La cattedrale di Notre-Dame di Parigi è senza dubbio l'esempio perfetto di chiesa filosofale o, come disse Victor Hugo, «un geroglifico completo, la sintesi più soddisfacente della scienza ermetica.» 

Fulcanelli apre la sua opera Il mistero delle cattedrali con queste parole: «La più forte impressione della nostra prima giovinezza fu l'emozione che provocò nel nostro animo di bambino la vista di una cattedrale. Ne fummo subito sopraffatti, incapaci di sottrarci al fascino del meraviglioso, alla magia dello splendido, che sprigionava quest'opera più divina che umana.»

Non è un caso se il più grande alchimista del XX secolo abbia scelto le grandi espressioni dell'architettura gotica per tramandare la sua arte. Secondo alcuni linguisti il termine "gotico" deriverebbe dalla parola argot, un «linguaggio caratteristico di tutti quegli individui interessati a comunicare segreti senza essere compresi da coloro che li circondano» e cosa meglio dell'edificio sacro, trait d'union tra l'immanente e il trascendente, può essere depositario di tali misteri?

G.J. Witkowski scrive: «le cattedrali, per l'abbondante fioritura dei loro ornamenti e per la varietà dei soggetti e delle scene che le adornano, appaiono come enciclopedie complete e varie di tutte le conoscenze. Questo popolo di chimere irsute, di grotteschi, di doccioni minacciosi, è il guardiano secolare del patrimonio ancestrale.» (cit. L'Art profane à l'eglise, 1908)

Sembrerebbe riferirsi proprio a Notre-Dame. 


Cattedrale di Notre-Dame: il glifo di pietra

Se consideriamo la cattedrale un libro è necessario iniziare dal titolo che capeggia sulla copertina.
Vista nel suo insieme la facciata occidentale, affiancata dalle torri campanarie gemelle, ci mostra l'immagine della lettera H.


Questo carattere corrisponde alla eta (Η, η) greca, iniziale del dio solare Helios e all'ebraica hêt (ח) del nome di Elia. Comune a entrambi i personaggi è il simbolo del carro di luce e fuoco, la Merkabah dei cabalisti, veicolo divino che permette l'ascensione al cielo.

E cos'è il tempio terreno se non la base dalla quale l'uomo intraprende il cammino di elevazione?


Nell'alfabeto ebraico la hêt è composta graficamente dall'unione di altre due lettere, una wâw e una zaîn, unite da un piccolo ponte. La prima allude al collegamento tra terra e cielo mentre la seconda simboleggia la sovranità divina sul mondo fenomenico. 

A questo proposito Fabre d'Olivet scrive: «è il portone dal quale si accede all'infinito, ma anche il simbolo del segno del Cancro, governato dalla Luna, la quale rappresenta il mondo interiore e il rapporto affettivo con la madre». È infatti l'iniziale della parola hayìm (vita) e di Havvà (Eva).

Questa particolare architettura, prima del suo genere, verrà ripresa da altre chiese costruite a partire dal XIII secolo e tutte dedicate al culto mariano.


La facciata della cattedrale di Notre-Dame a Parigi

foto: la facciata della cattedrale di Notre-Dame a Parigi.




Cattedrale di Notre-Dame: il portale del Giudizio Universale

Costruito tra il 1220 e il 1230, è il portale di centro della facciata occidentale.
Gravemente danneggiato nel 1771 ha subito negli anni numerosi restauri e ricostruzioni che lo hanno privato di gran parte dei simboli originari.

Sul pilastro centrale sono presenti le allegorie delle scienze medioevali, tra cui l'alchimia che detiene in posto d'onore, di fronte al sagrato. Viene raffigurata come una donna assisa su un trono, la fronte alzata verso il cielo, recante uno scettro nella mano sinistra (sovranità) e due libri nella destra, uno chiuso (esoterismo), l'altro aperto (essoterismo). Tra le sue ginocchia è stretta una scala di nove gradini che termina all'altezza del cuore: è la scala philosophorum che conduce attraverso gli stadi di trasformazione. 


«La pazienza è la scala dei filosofi e l'umiltà è la porta del loro giardino. A chiunque persevera senza orgoglio e senza invidia, Dio farà misericordia.» (cit. Oeuvres de Nicolas Grosparmy et Nicolas Valois) L'intera cattedrale è dunque fondata sulla dottrina alchemica che opera sulla materia-mater elementare. La Vergine Madre diventa quindi personificazione della sostanza primitiva attraverso la quale il Principio Creatore ha operato il suo disegno.


Proseguendo nell'osservazione della porta centrale, al di fuori delle strombature, troviamo quattro bassorilievi. Il primo rappresenta il sacrificio di Abramo, l'altro Giobbe sul letamaio, il terzo San Cristoforo che attraversa un torrente e l'ultimo un uomo su una torre, intento a scagliare frecce verso il sole. Qualcuno ha voluto vedere in quest'ultima figura Nimrod, il mitico costruttore della Torre di Babele, che dopo aver combattuto gli uomini si appresta a sfidare Dio.

Per gli ermetisti queste figure incarnano la ricerca della Pietra Filosofale dove Abramo è emblema dell'obbedienza, Giobbe del dolore, San Cristoforo della carità e Nimrod del desiderio di potenza, grande avversario dei praticanti l'Arte.

Il registro inferiore del timpano è ornato con la rappresentazione del Giudizio Universale, dal quale il portale prende il nome.

Nel cielo della valle di Giosafat un angelo suona la tromba, le tombe si aprono e i morti risorgono dai sepolcri. Una scena molto simile a quella riportata nella XX lama dei tarocchi, chiamata appunto Il Giudizio. Oswald Wirth, attento studioso del simbolismo delle carte, ha voluto vedere in questa scena l'allegoria del risveglio iniziatico che porta a nuova vita. 


«L'iniziato muore, non per disertare il campo di battaglia, ma per poter contribuire più efficacemente alla lotta a favore del bene. Se fugge la mischia brutale per librarsi in alto, lo fa per dirigere con sicurezza quello che rischierebbero di combattere alla cieca. La materia non va trattata come una nemica che bisogna distruggere, bensì come una sostanza da utilizzare: essa imprigiona lo spirito, non per trattenerlo indefinitamente, ma per costringerlo allo sforzo liberatore.»


Risalendo verso la sommità dell'arco il bassorilievo mostra San Michele e Satana pesare le anime su una bilancia e compiere la ripartizione. Ai lati, dieci dannati vengono trascinati da diavoli cornuti mentre all'opposto si schierano altrettanti santi.


È bene sapere che nella tradizione giudaica il simbolismo della pesata è presente fin dall'antichità, probabilmente importato dalla cattività egiziana.

«Mi pesi Dio con bilance di giustizia e conoscerà la mia integrità.» (cit. Gb 31, 6-7)


Il bene indica ciò che è allineato sia all'esterno che all'interno. Nel pensiero ebraico i demoni sembrano essere impotenti di fronte all'equilibrio.


Allora perché il Demonio non solo partecipa, ma sembra anzi falsare il risultato operando su uno dei piatti?

La risposta è di nuovo da ricercarsi nel linguaggio alchemico.



La bilancia del filosofo ermetico non è un semplice strumento di operatività esteriore ma serve a equilibrare i pesi dell'arte con il peso della natura, l'insieme dei nostri elementi esteriori con l'unità interiore. In quest'ottica le due figure diventano allegorie delle forze creative (Satana), che operano direttamente sulla materia volgare, e evolutive (San Michele), che la elevano sublimandola a elemento perfetto: il rebis filosofale.

Nella lama VIII del tarocco marsigliese restaurato da Camoin, la Giustizia viene raffigurata nell'atto di mantenere in equilibrio forzato i piatti della bilancia. 


Alejandro Jodorowsky, dando voce alla carta, le fa pronunciare queste parole: «Là dove lo spirito ha le stesse dimensioni della materia, là dove non si sa se la densità sia all'origine dell'etere, là dove l'etere genera la densità, là, in un equilibrio eterno e infinito, ci sono io. Quando appaio nel corpo di una donna, questa diventa una vera Madre. Mi colloco nell'incrocio fulgido e monumentale in cui l'oceano della materia entra in contatto con l'anima impalpabile.»


Il portale del Giudizio Universale della cattedrale di Notre-Dame a Parigi

foto: Il portale del Giudizio Universale della cattedrale di Notre-Dame a Parigi.



La grandiosità simbolica del Portale del Giudizio Universale trova il suo apice nei ventiquattro bassorilievi posti ai lati dei battenti. Nelle due file superiori, dodici personaggi mostrano uno scudo concavo recante un motivo allegorico. Sotto ciascuno di loro si susseguono varie allegorie senza un nesso apparente.

Di certo non è un caso che proprio davanti a essi si riunissero settimanalmente, nel giorno di Saturno, gli alchimisti parigini.


Ma, per meglio comprendere il cammino indicato da questi emblemi di pietra, è bene esaminarli singolarmente.

Giudizio Universale a Notre-Dame: fila superiore

1°- Una donna mostra un corvo al centro del suo scudo. Questo rappresenta lo stadio della putrefazione e la prima apparizione della Nigredo, chiamata appunto "testa di corvo".

2°- Il personaggio reca sullo scudo l'immagine del Caduceo di Ermete, raffigurazione del Mercurio. È da notare come attorno alla verga sia presente un solo serpente.

3°- Il terzo soggetto porta sullo scudo una salamandra avvolta dalle fiamme. Si tratta dello Zolfo, idealmente il serpente mancante che rende completo il simbolo precedente.

4°- Lo scudo del quarto uomo ha impresso al centro una testa di ariete. Questo animale solare indica non solo i giorni fasti per le varie operazioni ma anche, e soprattutto, il fuoco segreto che in questo stadio penetra la Materia Prima.

5°- Sul quinto scudo appare uno stendardo dalla triplice punta, richiamo delle tre fasi dell'opera. Rappresenta l'evoluzione del lavoro alchemico.

6°- L'ultimo soggetto della fila porta impresse sullo scudo una croce dalle braccia disuguali e una ruota dentata. I quattro elementi sono in opera all'interno del crogiolo.


7°- Un cavaliere corazzato e armato di spada reca sullo scudo un leone ruggente. All'inizio di questa seconda serie la Nigredo è divenuta Albedo. La figura del leone può essere ricondotta all'Alkaest, il Leone Verde, l'agente magnetico alla base del fermento filosofico della sua successiva trasformazione in oro ermetico, il Leone Rosso.

Basilio Valentino a questo proposito cita, nelle Dodici Chiavi

«Dissolvi e nutri il vero Leone con il sangue del suo fratello. Perché il sangue fisso del Leone Rosso è fatto col sangue volatile del Leone Verde, poiché sono entrambi della stessa natura.»


8°- Una donna velata ci presenta sul suo scudo una leonessa. In relazione al simbolo precedente l'animale può essere inteso come esistenza dei due mercuri, quello principe e quello filosofico o, più semplicemente, come emblema delle nozze alchemiche degli antichi autori.

9°- Qui appare la figura del grifone, essere dalla duplice natura. L'Opera è giunta alla congiunzione, alla fissazione del mercurio e alla sua mutazione in zolfo fisso.

10°- Quest'immagine raffigura una donna nell'atto di contemplare un oggetto. Tuttavia la scultura è troppo danneggiata per poterne intuire la natura.

11°- Sullo scudo del personaggio capeggia un drago serpentiforme. L'uomo tenta di strangolare la bestia con la mano destra. Il mostro altro non è che il custode del giardino delle Esperidi, l'ultimo ostacolo al completamento dell'Opera.

12°- L'ultima figura porta impresso sullo scudo un pentagono, immagine dell'athanor, il crogiolo ermetico. Nella mano destra tiene in mano la pietra filosofale, finalmente completa.


Un dettaglio  del portale del Giudizio Universale della cattedrale di Notre-Dame a Parigi

foto: Un dettaglio del portale del Giudizio Universale della cattedrale di Notre-Dame.




Giudizio Universale a Notre-Dame: fila inferiore

1°- Un cavallo impennato disarciona il suo cavaliere. Rappresenta la coobazione.

2°- Un vecchio (l'iniziatore) mostra il Corno di Amaltea e lo Specchio dell'Arte, emblemi dell'acquisita realizzazione.

3°- Un uomo ricurvo regge in mano una bilancia. È il simbolo della sublimazione.


4°- Un anziano si appoggia stancamente a una pietra cubica, le mani inserite in un manicotto. L'alchimista è sempre un vegliardo. In francese il gioco di parole vieillard (vegliardo) - vieil art(vecchia arte) è spesso usato dagli autori del tempo.

Il manicotto è una notazione temporale a indicare il periodo invernale, al cui solstizio le vergini delle tradizioni solari partoriscono, così come il filosofo genera la pietra che contiene il fuoco segreto.


5°- Un uomo si inchina in una sorta di danza. Alcuni occultisti hanno voluto vedere in questo personaggio Davide in adorazione dell'Arca dell'Alleanza.

6°- Un uomo rimane a mani giunte di fronte a uno specchio in cui si riflette un volto femminile. L'artigiano dell'Opera è giunto a comprendere la natura della materia prima.


7°- Un cavaliere lascia cadere la propria spada e un albero carico di frutti, mentre è inseguito da un lupo.

Basilio Valentino vede nel Lupo Grigio, che diverrà poi verde, il fuoco divorante pronto ad assalire il ricercatore incauto che si avvicina ai misteri con la semplice chimica.


8°- Questo bassorilievo è talmente usurato da risultare indecifrabile.

9°- Una figura maschile si prostra di fronte a una donna coronata che lo atterra con un calcio. Rappresenta la separazione dei principi grossolani da quelli sublimi.

10°- Due figure avvinte sembrano lottare tra loro . È la soluzione tra elementi di natura differente.


11°- Un giovane si allontana da un vecchio appoggiato a un bastone. Il procedimento è simile a quello della nona figura. 

«Separa il sottile dallo spesso, dolcemente, con grande laboriosità.» (cit. Azoth, Basilio Valentino)



12°- Un personaggio si avvicina alla soglia di un edificio e abbandona un sacco mezzo pieno.

Il maestro d'Opera, giunto al termine del cammino, può accedere infine al santuario della sapienza, spogliato dai metalli vili del mondo profano.




Cattedrale di Notre-Dame: il portale della Vergine

Costruito tra il 1210 e il 1220, questo portale è il più celebre della catterale.
Gran parte delle statue che lo ornano sono un'aggiunta posteriore secondo i disegni di Viollet le Duc, nel XIX secolo, e quindi del tutto trascurabili.


Se il precedente Portale del Giudizio Universale era dedicato all'alchimia pura, quello della Vergine è orientato al simbolismo astrologico.



Il portale della Vergine della cattedrale di Notre-Dame a Parigi

Il portale della Vergine della cattedrale di Notre-Dame a Parigi.



Sulla cornice di mezzo, al centro del timpano, è scolpito un episodio della vita del Cristo, presumibilmente la resurrezione di Lazzaro.

Sul sarcofago sette cerchi raffigurano i sette metalli planetari.

«Il Sole indica l'oro, l'argento vivo Mercurio. Ciò che Saturno è per il piombo, è Venere per il rame. La Luna dell'argento, Giove dello stagno e Marte del ferro sono figura.» (cit. La cabale inttellective, manoscritto A. 72, Bibliothèque de l'Arsenal)



Abbassando lo sguardo verso la parte sinistra del basamento troveremo cinque nicchie, ornate con delle curiose figure.

Il cane e le due colombe, animali citati da Artefio e Filalete, raffiguranti rispettivamente la separazione del composto in forma di polvere nera e la spiritualizzazione e sublimazione del mercurio filosofale.

A seguire abbiamo l'agnello, l'edulcorazione del principio arsenicale dalla materia e l'uomo voltato, il solve et coagula che insegna a realizzare la conversione degli elementi.



Sulla facciata esterna dei pilastri che sostengono l'architrave sono rappresentati i segni dello zodiaco. 

Possiamo notare come la successione astrologica sia qui falsata: ai Gemelli infatti segue il Leone, che scalza il Cancro sul pilastro opposto. Agli occhi dell'alchimista esperto questa scelta appare come chiaro riferimento alla congiunzione del fermento filosofico (Leone) con il composto mercuriale che deve avvenire, appunto, nel quarto mese dell'Opera.



Sotto il portico un piccolo decoro quadrangolare mostra un cielo stellato nel quale un angelosembra malmenare un bambino che fuoriesce da una giara.

È un'ottima sintesi della condensazione dello Spirito Universale, il bagno degli astri in cui il Sole e la Luna chimici si immergono per cambiare natura.



Nicolas Flamel ha più volte trattato l'argomento relazionandolo proprio all'episodio biblico del massacro degli innocenti.

Lo Spirito Universale, condensato nella forma materiale dello Zolfo, è alla base di tutte le tinture metalliche. Per estrarne l'essenza, il sangue rosso dei bambini, è necessaria tuttavia la sua decomposizione. Successivamente la sostanza sublime, trasfusa in un corpo puro, darà origine a una nuova materia, più splendente di quella originaria, così come dalla mattanza degli infanti galilei emerse la figura del Cristo.




Cattedrale di Notre-Dame: il portale di Sant'Anna

Costruito tra il 1165 e il 1170, e successivamente ritoccato nel 1230, il Portale di Sant'Anna è il più antico della cattedrale. Anche qui i restauri di Le Duc hanno modificato l'architettura originaria, andata distrutta nel corso dei secoli.


Le sculture rimaste ci raccontano la leggenda francese, risalente al IV secolo, del vescovo Marcello, che uccise un drago con il solo tocco del suo pastorale (pur non essendo riconosciuto tra i santi della Chiesa Romana, la Francia lo festeggia il 3 Novembre).

Grillot de Givry, autore de La Grande Oeuvre (Parigi, 1907) vede in questa porta perennemente chiusa la via alchemica non volgare, destinata ai pochi eletti della Sapienza.


Una curiosa leggenda, di origine sconosciuta, circola riguardo la porta di ferro battuto.

Si narra che questa fu forgiata da un abile fabbro e alchimista di rue du Cloitre Notre Dame, chiamato Biscornette (bicorne). Incaricato di ferrare tutte le porte della catterale e desideroso di produrre un'opera così mirabile da fare ammutolire i suoi fratelli d'Arte, l'uomo si rivolse al Diavolo, offrendo, come nella migliore tradizione popolare, la sua anima in cambio dei servigi.

Satana iniziò il lavoro proprio dalla porta di Sant'Anna e creò la meraviglia che è visibile ancora oggi. Terminato il primo lavoro passò alla porta centrale ma questa volta, nonostante gli sforzi, il suo potere si rivelò vano. Di fronte all'atrio era infatti custodito il Sacramento che ogni giorno veniva portato in processione proprio attraverso quei battenti.

Furioso per l'inganno ordito dal saggio alchimista il Demonio maledisse la porta da lui creata, affinché nessuno potesse mai attraversarla. Poi, volato sulla sommità dell'arco, si tramutò nel rapace di pietra che, ancora oggi, vigila affinché nessuno infranga il divieto.




Cattedrale di Notre-Dame: il messaggio ermetico

Al termine di questo breve viaggio attraverso alcuni dei molti simboli celati nell'architettura di Notre Dame de Paris non possiamo che soffermarci sulla misteriosa dedica del transetto sud.


«Anno Domini MCCLVII mense Februario idus secondo hoc fui inceptum Christis genitus honore kallensi lathomo vivente Johanne Magistra.»



La traduzione letterale di questo motto suonerebbe pressapoco così:

«Nell'anno del Signore 1257, il secondo giorno delle idi di Febbraio, quest'edificio è stato dedicato alla Madre di Dio da Mastro Jean, il cavapietre di Chelles.»


Ma proviamo ad applicare la cabala fonetica, ben conosciuta dagli ermetisti.


La parola anno designa l'anello o il cerchio metallico, emblema del Sole. Domini lo indica dominante, alto sull'orizzonte. 

Le lettere MC sono l'abbreviazione di Medium CoeliCLVII è declinazione di clueo, "esaltato, illustre, luminoso".

Mense deriva da mensio, "pesare, misurare". Februario indica l'azione di purificare. Idus proviene da iduo, che indica "separazione".

In alchimia il crogiolo, o crucibolo, è assimilato alla figura della croce e quindi del Cristo.
Honore indica l'azione del venerare o del consacrare. Kallensi è l'equivalente mal scritto (cosa comune nel medioevo) di callens, "esperto, prudente".
Lathomo ci riporta alle Latomiae, le cave romane usate come prigioni. In ambito alchemico possiamo assimilarlo allo spirito minerale imprigionato nella materia.
Johanne, deformazione di Johannes è un nome da sempre legato al fuoco e qui accostato con l'aggettivo vivente.
Infine Magistra, declinato al femminile, è l'appellativo ermetico di Iside, patrona dei misteri e Grande Madre della natura.


Cosa otteniamo infine?


«A mezzogiorno pesa e misura (la materia prima). Purifica e separa. Consacra il crogiolo generatore, libera con prudenza lo spirito imprigionato nella materia. Vivificalo con il fuoco e (tramite lui) giungi alla Grande Natura.»


Un senso per il profano e uno per l'iniziato.



Fonti e Bibliografia:

Christian Jacq, Il messaggio dei costruttori di cattedrali, Ed. L'Età dell'Acquario, 2009.

Fulcanelli, Il mistero delle cattedrali, Ed. Mediterranee, 2005.

Fulcanelli, Le dimore filosofali, Ed. Mediterranee, 2005.
Alexander Roob, Alchimia e mistica, Taschen, 2006.
Fabre d'Olivet, La lingua ebraica restituita, Arché, 1996.
Oswald Wirth, I tarocchi, Ed. Mediterranee, 2002.
Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa, La via dei tarocchi, Feltrinelli, 2005.
R. A. Schwaller de Lubicz, Il tempio dell'uomo, Ed. Mediterranee, 2009.
Anna Maria Pertini, Alchimia, architettura e spiritualità in Alessandro VII, Ed. Mediterranee, 2007.
Michael Maier, Atalanta Fugiens, Ed. Mediterranee, 2002.
Jean Chevalier e Alain Gheerbrant, Dizionario dei simboli, BUR, 1986.
Robert Ambelain, Nell'ombra delle cattedrali, Ed. privata fuori commercio.

CHIESA, CALVARIO, BARBARIN, COMPOSTELA





La quartina 849 esaminata nel precedente articolo è difficilmente interpretabile perché come molte delle Centurie VIII e IX è composta facendo ampio uso di nomi di località apparentemente fra loro sconnesse. In realtà esiste un filo conduttore ben preciso ed è rappresentato dai testi di Charles Estienne che compose delle guide di itinerari per la Francia e altri paesi.
E’ in queste guide che si possono ritrovare le sequenze quasi complete delle località citate da Nostradamus con la difficoltà però che il veggente modifica i nomi di questi luoghi con lo scopo evidentemente di alterarne anche il significato.
Credo che Ramotti sia stato il primo a pensare che Nostradamus volesse utilizzare questi luoghi per l’assonanza fonetica con altre parole di uso corrente, ma probabilmente questo non è l’unico motivo. Quello che scriverò in questo articolo, come altre cose che riguardano Nostradamus in altri articoli, non lo troverete in altri testi perché sono frutto della mia libera ricerca. Parziale ovviamente, ma fondata su presupposti precisi.
Per inquadrare nel giusto contesto la quartina 849 dobbiamo leggerla nella sua forma originale che non è quella che ho pubblicato nel precedente articolo:

Dal Ramo V del 2000 “La Guerra investe l’Europa”

849
Satur, au boeuf joue en l'eau, Mars en fleiche,
Six de Feurier mortalité donra,
Ceux de Tardaigne à Bruge si grand breche,
Qu'à Ponte Roso chef Barbarin mourra.


Come si può vedere pur essendo simile è in realtà diversa. Satur invece di Saturn, le minuscole invece della maiuscole, e Ponte Roso invece di Ponteroso.
Satur è una parola latina e vuol dire fertile, saturo, pieno. Ovviamente potrebbe anche indicare Saturno, ma la virgola che separa la parola dal resto del verso fa pensare diversamente. A mio avviso al primo verso non abbiamo una congiunzione astrologica, se non ipoteticamente per “Marte in freccia (Sagittario)”, ma qualcosa di diverso.
Ma prima di affrontare il problema dei primi due versi risolviamo quello delle località. Esse compaiono nella guida che Estienne ha composto per gli itinerari che dalla Francia portano in luoghi Santi della cristianità. Nel nostro caso si fa riferimento al Cammino verso Santiago di Compostela in Spagna. L’itinerario proposto è il seguente.




La lista dei luoghi invece è questa:





subito possiamo riconoscere località che abbiamo già incontrato in altre quartine come ad esempio Boseville, Formande e Leon per la quartina 1047 (bourze ville invece di Boseville), quella del papa “dalla fine del mondo”. Ma riconosciamo anche quelle della 849, tutte insieme nello stesso itinerario: Tardaigues e Ponte Roso. La prima è stata modificata da Nostradamus in Tardaigne. La seconda è riportato come nell’originale. C’è però una terza località nella quartina non presente nella lista di Estienne: Barbarin. Si tratta infatti di un piccolissimo paese della Spagna molto vicino all’itinerario proposto.


Barbarin, vicinissmo all'itinerario, ma non compreso


Come mai Nostradamus lo ha voluto inserire anche se non presente nella lista? Anzi, anche se non presente nei testi di Estienne? Probabilmente perché era importante inserirlo. Magari, come ipotizzo, proprio per il suo particolare nome che a noi richiama il cardinale di Lione.


Ma qual è invece il significato delle altre due? Tardaigne non è lo stesso di Tardaigues e siccome non è pensabile ad un errore di stampa considerato il fatto che questa edizione delle Centurie (la Pierre Rigaud - 1566) è stata revisionata dallo stesso veggente dobbiamo pensare ad un altro significato. Si trova in Spagna, mentre Bruge è in Belgio. E’ forse un modo per dire che gli spagnoli faranno breccia in Belgio richiamando le guerre di religione del ‘500 fra i cattolici di Spagna e i protestanti dell’Europa centro settentrionale? Cioè una nuova guerra di religione interna alla Chiesa per i nostri tempi?
Oppure con Tardaigne il veggente voleva richiamare la regione Tardenois di Francia, non lontana dallo stesso Belgio? Ma allora perché ricorrere alla guida di Estienne?
Come si vede i misteri sono molti. Al momento ritengo la prima ipotesi la più probabile. I cattolici vengono identificati da una località che si trova in Spagna, feudo cattolico nell’Europa del ‘500, su un cammino santo (Compostela) mentre Bruge rappresenta i protestanti. L’ultimo verso invece sembra voler dire che quando i cattolici otterranno questa vittoria un capo Barbarin morirà a Ponte Roso.
Supponendo che Barbarin non sia un luogo, ma un personaggio… dove possiamo collocare Ponte Roso? Il vero nome di questo ponte, che fungeva da comunicazione per i pellegrini diretti a Compostela, è Ponte Fiteiro. E’ di origine romana e il nome deriva da “Petra Ficta”, ovvero “pietra fissa” o “conficcata” ad indicare la “pietra miliare” romana che fungeva da indicazione per i viaggiatori. La pietra romana che indica la direzione può essere l’immagine del romano Pietro che conferma nella fede i fratelli, ovvero il papa. Il tutto rafforzato dalla parole “ponte” che richiama appunto il pontefice. Se così fosse avremmo con questo l’indicazione che si sta parlando non di un luogo, ma del papa:
(Ponte Roso) = pontefice pietra
Chef = capo
Barbarin = il nome?



Possibile?
Inoltre, la morte di questo personaggio è da considerarsi reale o metaforica?
Qui è interessante analizzare i primi due versi. Come ho già detto per il primo verso non credo affatto si tratti di una congiunzione astrologica.
Se di Satur ho già detto vediamo che “jove” non è Giove poiché è scritto in minuscolo. Nel francese antico invece vuol dire bovaro, colui che conduce i buoi e i tori. Il che si collega alla parole “boeuf”, bue o toro.
Lo strano verso riprende a mio avviso un’immagine bucolica, quella dell’uomo che conduce un bue sazio all’acqua. Questa immagine l’ho trovata in uno degli emblemi dell’ Alciato nell’edizione del 1542, il numero 34.





L’emblema significa che dobbiamo “portare e sopportare” il peso della vita, insomma in termini cristiani accettare e portare la croce. L’immagine è in se stessa religiosa e si raccorda con gli ultimi due versi. Tanto più che ho trovato che questo particolare emblema è stato tratto dai Geroglifici di Orapollo un cui commentario, come i lettori ricorderanno, è stato una delle prime opere letterarie di Nostradamus. L’unione fra Orapollo e Alciato è traccia quasi sicura della presenza di Nostradamus poiché entrambi sono fonti che hanno permeato tutta la sua opera.


Il secondo verso invece secondo me anticipa il quarto. Il capo che morirà al quarto verso soccombe al presagio di sventura annunciato nel secondo per il 6 Febbraio. Qui a mio parere Nostradamus fa riferimento al calendario romano. Febbraio era infatti il mese dell’espiazione. Il giorno 6 era considerato fra i giorni infausti, quelli cioè in cui era proibito fare affari pubblici e privati pena una possibile sventura. Il 6 è anche il numero dell’avversità come abbiamo visto sia nell’emblema 47 dell’Alciato che nelle Tavole del Vaticinia Nostradami 82 (80) e 77 (75) che a quell’emblema sono ispirate. Il secondo verso annuncia in sostanza una espiazione che si determina al quarto verso con la morte di un capo.


Riassumendo:


il primo verso annuncia il tema della quartina: accettare e portare la croce
il secondo annuncia la necessità di espiare
il terzo annuncia la lotta interna alla chiesa con la vittoria finale
il quarto annuncia la morte di un papa, forse Barbarin


Rimane da capire cosa vuol dire “Marte in Sagittario” e anche in questo caso proverò con un’ipotesi che fa riferimento alla corografia tolemaica.





Come si può vedere dall’immagine Marte in Sagittario sarebbe un’indicazione geografica che ricomprende la Spagna (dove si trovano le località della quartina) ovvero la terra del cammino di Santiago citato nella quartina: è un indizio su dove cercare. Infatti l’itinerario suggerito da Estienne è quello che dalla Francia, Orleans, arriva in Spagna, a Santiago de Compostela. Nostradamus nella 849 fa riferimento al tragitto finale di questo “cammino” spirituale (per analogia sembra il tratto finale del cammino di espiazione della Chiesa). L’ultima parte del Calvario prima della resurrezione nel tempo del Grande Monarca.


La quartina potrebbe quindi avere questo significato:


“Come il bue sazio che il pastore porta ad abbeverarsi,
L’uomo deve portare la sua croce per espiare,
Guarda l’itinerario del Cammino di Compostela:
Un papa (Barbarin?) morirà, allora la fede vincerà l’eresia.”


Che cosa si è salvato dall’incendio di Notre-Dame

Domate le fiamme che hanno divorato tetto e guglia della cattedrale, sembra resistere la struttura portante. Al sicuro l’inestimabile tesoro

La Corona di spine conservata nella cattedrale di Notre-Dame di Parigi

L’incendio della cattedrale di Notre-Dame di Parigi è stato finalmente domato. Intorno alle 5 di questa mattina la notizia è stata confermata dalle autorità. Dal tardo pomeriggio di ieri, lunedì 15 aprile, le fiamme divampate – così pare – dalle impalcature allestite per lavori di restauro hanno fatto in tempo a divorare quasi tutto il tetto e la celebre guglia, che è crollata.
Tuttavia i 400 vigili del fuoco che sono rimasti all’opera tutta la notte per spegnere il rogo (e stanno ancora lavorando per raffreddare l’edificio) sono riusciti a salvare le due torri della facciata, una delle quali è stata aggredita più volte dal fuoco nelle scorse ore, e la gran parte della struttura portante. Tra i pompieri si registra un ferito grave.

«UNA FORMIDABILE CATENA UMANA»

Naturalmente permangono ancora importanti dubbi sulla stabilità della struttura, che dovrebbero avere risposte dai sopralluoghi degli esperti in programma per oggi. È ufficialmente in salvo, comunque la maggior parte del celebre tesoro conservato nella cattedrale, di inestimabile valore religioso, oltre che artistico e storico. 
Il merito di questa importante impresa, ha sottolineato in un tweet di ringraziamento il sindaco di Parigi Anne Hidalgo, è dei vigili del fuoco e degli agenti di polizia «che hanno realizzato una formidabile catena umana per salvare le opere di Notre-Dame. La corona di spine, la tunica di san Luigi e molte altre opere maggiori».
Merci aux @PompiersParis, aux policiers et aux agents municipaux qui ont réalisé ce soir une formidable chaîne humaine pour sauver les œuvres de . La couronne d'épines, la tunique de Saint Louis et plusieurs autres œuvres majeures sont à présent en lieu sûr.
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LA CORONA DI SPINE

Conservata all’interno di un contenitore di vetro e oro fatto realizzare da Napoleone, la Corona di spine di Notre-Dame viene esposta ai fedeli nei venerdì di Quaresima, e dunque il suo recupero proprio all’inizio della Settimana Santa non poteva passare inosservato. La reliquia fu portata a Parigi da Gerusalemme e riposta in una cappella costruita appositamente per la sua conservazione.

IL CORAGGIO DEL CAPPELLANO DEI POMPIERI

Come ha scritto sempre su Twitter Etienne Loraillère, giornalista di una tv cattolica francese, tra i coraggiosi che si sono precipitati all’interno della cattedrale in fiamme per mettere al sicuro il tesoro figurava anche il cappellano dei vigili del fuoco, padre Fournier, che «è entrato con i pompieri a Notre-Dame per salvare la corona di spine e il Santissimo Sacramento».


LA CROCE INTATTA

Non è ancora chiaro invece quanto sia stato risparmiato dall’incendio all’interno dell’edificio. A giudicare dalle prime foto circolate, però, come riporta RaiNews, si può già constatare che «la volta della navata centrale è crollata in alcune sezioni e sul transetto, dove poggiava la guglia. I rilievi in marmo appaiono bruniti dal fumo e in fondo all’abside si vede la croce dell’Altare maggiore, rimasta intatta».

PROPONIMENTO DI OGGI


Perdono le offese e tendo la mano in segno di pace.