martedì 19 marzo 2019

Il regime di verità del libero mercato L’Europa, la Trilateral Commission e il gruppo Bilderberg



Le pressioni della Trilateral Commission e del gruppo Bilderberg sulle commissioni europee e l’invenzione del Patto di stabilità per estromettere i governi nazionali dalle scelte economiche: quando la politica, obbligata a fare i conti con il voto e il consenso popolare, è un lusso che il neoliberismo non si può più permettere



Poche cose generano disinteresse negli italiani quanto l’Unione europea, le sue regole, i vari trattati che l’hanno creata, le istituzioni. Un disinteresse radicato, nonostante la consapevolezza, o il sentore, che l’Unione stia fagocitando pian piano l’autonomia decisionale di ogni Paese membro.
Le ultime elezioni europee del 2009 hanno visto un’affluenza del 65%, in calo rispetto alle votazioni precedenti dell’8%. Una persona consapevole ma ottimista (quasi un ossimoro) potrebbe valutare il disinteresse come una presa di coscienza da parte degli italiani del fatto che la politica, in Europa, ha un peso talmente irrisorio, che esercitare il proprio diritto di voto per decidere da chi farsi rappresentare al Parlamento europeo è una farsa a cui si sottraggono volentieri. Ma proprio in virtù dell’ossimoro, risulta difficile dare questa interpretazione. Più probabile che la complessità delle strutture europee, e quindi l’impegno che richiede il conoscerle e farsi un’opinione, sia la ragione alla base del disinteresse.

Nel 1992, anno della firma del Trattato di Maastricht, l’Unione europea era stata presentata agli italiani come la terra promessa, l’unica possibile salvezza da un sistema Paese in fallimento, in preda a Tangentopoli, falcidiato nella sua classe politica corrotta; come il solo modo per uscire dalla dinamica di un debito pubblico in perenne aumento e da una lira buttata fuori dal Sistema monetario europeo (Sme). In nome dei parametri del Trattato – inerenti ai valori di debito pubblico, deficit, inflazione, tasso d’interesse a lungo termine e permanenza nei due anni precedenti nello Sme – fu lanciata la campagna delle privatizzazioni delle imprese pubbliche (svendute ai grandi gruppi privati come nemmeno a un mercato delle pulci); fu approvata dal Parlamento italiano – 1996, governo Prodi – una manovra economica da 62.500 miliardi di lire, perno dell’affannata rincorsa, risultata vittoriosa, per entrare nel primo gruppo che avrebbe adottato l’euro. Quel che a tutti i costi si doveva agguantare, infatti, era l’unione economica dell’Europa: il treno del libero mercato, lanciato a piena velocità.

La mano invisibile, la legge naturale della domanda e dell’offerta che genera i giusti prezzi e la competizione tra pari: nel ’92 il libero mercato era già divenuto quel che Foucault avrebbe definito un ‘regime di verità’. Aveva cioè già imposto il proprio processo di veridizione, stabilendo in modo autoreferenziale l’insieme delle regole che sanciscono che cosa è vero e che cosa è falso. Tra quelle vere, la principale è l’automatismo delle dinamiche del mercato, che produce maggior ricchezza per tutta la popolazione a patto sia lasciato libero di agire. A patto, dunque, che la politica adotti la logica del ‘governo minimo’ – privatizzare, abbandonare il welfare, ritirarsi dal ruolo di mediatore dei conflitti sociali e dal tavolo della contrattazione collettiva sul lavoro. Le sue azioni quindi non sono più giudicate sulla base di criteri come legittimo o illegittimo, ma esclusivamente sugli effetti che producono in termini di utilità. Il ‘governo del fare’, ben prima che Berlusconi lanciasse lo slogan.

Ne nasce, inevitabilmente, un primato dell’economia sulla politica, e un governo della società in tal senso. Non è una novità (con la definizione di struttura/sovrastruttura, Marx aveva già individuato e analizzato questa dinamica), ma viene a mancare quel discorso dialettico che politica ed economia sono sempre state costrette a tenere in piedi, con le conseguenze che questa mancanza comporta. Prima fra tutte, la questione della libertà degli individui, che perde la caratteristica giuridica – naturale, direbbe Rousseau – per abbracciare quella mercantile. Il libero mercato ‘consuma’ libertà, ne deve dunque produrre per sopravvivere: libertà del venditore, dell’acquirente e del consumatore; libertà di proprietà, d’impresa e del mercato del lavoro. La formula del liberalismo, scriveva Foucault, non è ‘sii libero’, ma: ‘ti procurerò di che essere libero’.

Al ricco banchetto del libero mercato, siede però un convitato di pietra: i cittadini. Non tanto perché possono scendere in piazza a protestare – dato che il concetto di democrazia ormai sacralizzato, vuole che il conflitto sociale sia pacifico, colorato, fantasioso negli slogan e rispettoso delle ‘zone rosse’: quando trasgredisce queste regole, si trasforma automaticamente in facinoroso e terrorista e opinione pubblica, mass-media e politica fanno a gara per condannarlo. Il problema è che i cittadini hanno il diritto di voto.

La politica, in realtà, ha già trovato il modo per rendere innocuo tale diritto, creando quel che a tutti gli effetti è un sistema unipolare: la visione economica infatti è una, destra e sinistra hanno entrambe abbracciato l’ideologia del libero mercato. Ma l’inseguimento del consenso elettorale, per giochi di potere, produce inevitabilmente lentezze decisionali, che provocano gravi danni in un contesto economico che vive di rapidità e immediatezza, ancora più necessarie in una fase di crisi come quella attuale. Lo dichiara candidamente anche lo stesso Sacconi, in un’intervista rilasciata al Corsera l’8 novembre scorso, quando afferma che la crisi ha innescato un passaggio epocale: da una parte vi sono Paesi come la Cina, “con sistemi istituzionali molto semplici e perciò veloci nelle decisioni, dall’altra i Paesi di vecchia industrializzazione che non possono più far leva sul debito pubblico, come l’Italia”. Far leva sul debito pubblico, nelle parole del ministro, significa sostenere quella politica di welfare che produce consenso elettorale. Non è più possibile farlo, e per ragioni ormai evidenti: il mercato, lasciato totalmente libero di agire, penalizza, attraverso la speculazione finanziaria, i Paesi troppo indebitati. Tuttavia non è nemmeno possibile diventare la Cina: la democrazia è sacra, con il suo diritto di voto, e non si può tornare indietro, a un regime dittatoriale.
La soluzione trovata a questa impasse è l’esautorazione della politica dalle decisioni economiche, e l’Europa vi è riuscita così bene che Bernanke, governatore della Fed, la indica come la futura strada maestra.

In un convegno a Rhode Island, il 4 ottobre scorso, egli afferma che il progressivo aumento e invecchiamento della popolazione in tutti i Paesi occidentali – data la crescita delle aspettative di vita creata dal benessere economico – rischia di generare enormi spese sanitarie e pensionistiche, che andranno ad aumentare sempre più i debiti pubblici. Tagliare e privatizzare tutto è l’unico modo per evitarlo, dato che le imposte sulle imprese, i redditi alti e i patrimoni non si possono aumentare – sono i principali attori del libero mercato, non li si può ‘impoverire’ – e nemmeno si può più spennare un pollo – il ceto medio-basso – ormai rimasto senza piume. Una soluzione tuttavia che rischia di provocare problemi di consenso elettorale. Occorre dunque affidare la politica economica a organismi non elettivi e vincolarla all’applicazione di rigide ‘regole fiscali’, impersonali, asettiche, non derogabili.

L’invidia di Bernanke nasce dal fatto che l’Europa, ben prima degli Stati Uniti, è riuscita a mettere in pratica l’esautorazione, con l’invenzione del Patto di stabilità. Comodo paravento dietro cui la politica si nasconde, evitando così di rispondere del fatto che è essa stessa ad aver innalzato il libero mercato a luogo di verità – dal momento che ancora, il potere legislativo è unicamente nelle sue mani – i cittadini si sentono dire che non è responsabilità del governo italiano una manovra economica da 24 miliardi di euro, perché la esige l’Unione europea, il Patto di stabilità, la difesa dalla speculazione. 
Il processo di veridizione si è talmente compiuto che Tremonti è, nell’elettorato di destra come in quello di sinistra, il ministro più apprezzato: ha tenuto i conti pubblici in ordine, recita il mantra trasversale. Senza che alcuno si chieda quale ordine dovrebbe essere ritenuto legittimo, per uno Stato che non ha sottoscritto alcun contratto economico con chicchessia bensì, al limite, un contratto sociale con i propri cittadini.

Gli attori protagonisti dell’intero sistema sono diventati i banchieri. Tengono per lo scroto sia gli Stati, sia l’economica produttiva, che agisce ormai con un unico fine: creare gruppi industriali sempre più grandi. La ragione è duplice: realizzare quelle economie di sistema che permettono di essere competitivi e (dolce chimera) agguantare posizioni dominanti o addirittura di monopolio; e diventare talmente grandi da non poter fallire. Raggiungere ossia quella posizione per cui il fallimento dell’impresa trascinerebbe con sé nel baratro talmente tante banche creditrici, che sono loro stesse a correre continuamente in soccorso con nuovo credito. In un circolo vizioso e virtuale di un giro di denaro che esiste ormai solo dentro i computer.

Non stupisce, in tale contesto, che si siano creati consessi di poteri forti, lobby chiuse, ristrette, riservate; spazi in cui banchieri, politici e industriali tracciano le linee guida comuni e strategiche per salvaguardare il sistema e possibilmente farlo crescere, e rappresentanti del mondo accademico e dell’informazione si occupano di mettere in circolo il pensiero unico del ‘vero’ e del ‘falso’ sancito dal processo di veridizione. La Trilateral Commission, il gruppo Bilderberg. Nomi che il solo pronunciare genera accuse di complottismo e dietrologia. Nulla di tutto questo. Come nulla di più normale che un sistema basato su pochi attori principali crei spazi adibiti al confronto programmatico: né più né meno di un consiglio di amministrazione.

La Trilaterale nasce nel 1973, su iniziativa di David Rockefeller. Il nome rimanda alle tre aree all’epoca punto di riferimento dell’economia del libero mercato, nord America, Europa e Giappone, in cui sono tuttora presenti le tre direzioni regionali, a Washington, Parigi e Tokyo. Nel tempo il gruppo si è allargato, inglobando i vari Stati dell’est Europa e dell’Asia che abbracciavano il neoliberismo, e dai 180 membri iniziali – 60 per ogni area – si è arrivati oggi a circa 400, suddivisi per Paese in base a un principio di rappresentanza stabilito sul doppio parametro Pil/popolazione. 
La struttura è insomma quella di un Parlamento globale, ma con meno membri della sola Camera italiana e, soprattutto, non elettivo: si entra a farne parte su invito, e vi si contano soprattutto banchieri (tutti i presidenti dei grandi istituti, compresi quelli centrali delle varie nazioni, della Banca europea, della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, e gli amministratori delegati dei maggiori fondi speculativi); politici (ministri e parlamentari seduti nelle Camere dei loro Paesi e/o in quella europea e nelle commissioni europee); industriali (i rappresentanti delle principali multinazionali: Coca Cola, Nokia, Rothschild, Shell, Sony ecc.); rappresentanti del mondo accademico, giornalisti e soprattutto editori (Les Echos, Le Figaro, Financial Times, Frankfurter Allgemeine Zeitung, El Pais, Politiken [Danimarca], Helsingin Sanomat, The New York Times, Time Magazine, The Wall Street Journal, The Globe and Mail [Canada], New York Daily News, The Asahi Shimbun [Giappone]). Si riunisce in seduta plenaria una volta l’anno, a rotazione nei diversi Paesi membri, e la sua mission è favorire la globalizzazione. Nella riunione del 1975, i tre relatori principali – il francese Michel Crozier, l’americano Samuel Huntington e il giapponese Joji Watanuki – analizzarono la crisi economica del periodo come il risultato di un “sovraccarico del sistema decisionale”: la soluzione proposta fu quella di spingere per un radicale cambiamento, verso la riduzione dell’intervento statale e un rafforzamento del potere politico esecutivo a scapito del Parlamento e degli istituti di democrazia diretta, come il referendum (1).
L’elenco completo dei partecipanti alla riunione del 2010 è appetitosa e scaricabile dal sito stesso della Trilateral (2), vale la pena giusto indicare qualche nome, italiano e non, conosciuto (vedi box Trilateral Commission).





Il Gruppo Bilderberg è ancora più ristretto: un comitato esecutivo (di cui si conosce solo il nome del presidente, l’ex commissario europeo V.E. Davignon, e non l’identità e il numero dei componenti) e circa 120 persone – alcuni ospiti fissi ai meeting annuali, altri saltuari – tra politici, banchieri, industriali, accademici e giornalisti appartenenti all’area del nord America e dell’Europa. La prima riunione data 1954. Rispetto alla Trilateral, è più chiuso e riservato: i suoi ritrovi sono off-the-record (a ogni partecipante è imposto l’obbligo della segretezza), blindati alla stampa e protetti da rigide misure di sicurezza.

È riuscito a restare praticamente nell’ombra fino agli anni Duemila, quando sono iniziate a circolare voci – fuori dall’ambiente politico/economico il quale, al contrario, della sua esistenza ha sempre saputo. Per la sua segretezza è stato più volte accusato di essere una loggia massonica coperta. Probabilmente è per questo che recentemente ha iniziato un percorso di parziale (o simil) trasparenza, con un sito ufficiale (3) in cui sono pubblicate le date, i luoghi, le scalette tematiche degli incontri annuali dal 1954 a oggi e, dalla riunione del 2008, anche le liste dei partecipanti (quanto complete non è dato saperlo: il presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy, per esempio, pare che a domanda diretta non abbia smentito la sua partecipazione alla riunione del 2009; eppure, nell’elenco disponibile sul sito non compare).

Gli argomenti affrontati in quelli che vengono definiti dei semplici forum riguardano l’economia globale, la finanza, il mercato monetario, la governance mondiale, la sicurezza internazionale, le risorse energetiche, i conflitti militari. In un’intervista del settembre 2005 alla BBC (4), il presidente del Bilderberg dichiara che il gruppo nasce semplicemente perché persone influenti sono naturalmente interessate a parlare con altre persone influenti; parla di common sense, senso comune, che lega fra loro i dirigenti politici ed economico/finanziari interessati a far crescere il libero mercato mondiale; afferma che il fatto che importanti leader politici (Bill Clinton, Tony Blair e tutti i presidenti della Commissione europea) prima di diventare tali abbiano fatto parte del Bilderberg, non significa che il gruppo selezioni la classe dirigente del mondo occidentale ma semplicemente che fa del suo meglio per valutare chi siano gli astri nascenti: appartenere al Bilderberg, dice Davignon, non è un caso nella loro carriera, ma poi dipende dalle loro capacità. Reti informali e private come il Bilderberg hanno contribuito a oliare gli ingranaggi della politica mondiale e della globalizzazione per mezzo secolo, conclude Davignon; e finché affari e politica resteranno reciprocamente dipendenti, queste reti continueranno a prosperare.
Anche per il Bilderberg, l’elenco dei partecipanti alle riunioni è appetitoso, quanto se non più della Trilateral (vedi box Bilderberg).





Dal 1998 inizia ad apparire, al Parlamento europeo, qualche sporadica interrogazione parlamentare (5) che chiede di far luce sulla ragione della presenza di numerosi commissari europei alle riunioni del Bilderberg (tra cui anche Emma Bonino, nel 1998); alcune chiedono anche se Mario Monti e Romano Prodi facciano parte del comitato esecutivo del gruppo. Le richieste di chiarimenti si intensificano negli anni. Le risposte sono sempre le medesime: i commissari partecipano in quanto invitati, e certamente sono invitati in qualità dei ruoli che rivestono; la loro partecipazione resta comunque a titolo personale, e soprattutto non significa che si fanno rappresentanti degli interessi del gruppo Bilderberg all’interno dell’Unione europea né di quelli dell’Unione europea all’interno del Bilderberg. Negazione categorica, invece, per quanto riguarda la partecipazione di alcuno al comitato direttivo, sia del Bilderberg che della Trilateral.

Il progetto dell’Unione europea è ormai giunto al suo compimento. E non è un caso che l’unica unione realmente attuata sia quella economica: non quella politica, né tanto meno quella sociale, dal basso, identitaria. Due ultimi passaggi hanno definito le regole di appartenenza all’Unione: uno già completato, con il Trattato di Lisbona, l’altro in via di attuazione.
Il primo è l’inserimento della possibilità di recesso volontario e unilaterale di uno Stato membro dall’Unione. La logica è economica, e risponde alla regola del più forte: non ce la fai a stare nel gioco? Ne devi uscire. Sia il Bilderberg che la Trilateral, d’altra parte, sono realtà ‘a invito’. Poiché è indubbio che al recesso volontario un Paese possa esserci spinto, con forti pressioni; o, al contrario, che la minaccia dell’uscita possa essere usata nei confronti di quei Paesi i cui governi, recalcitranti per ragioni di consenso, si attardino a varare quelle ‘riforme’ non ancora attuate e profondamente necessarie al libero mercato – pensioni e mercato del lavoro, soprattutto.

Il secondo riguarda il nuovo Patto di stabilità e l’istituzione del Fondo anti-crisi.
Il patto sarà reso ancora più stringente, con un inasprimento delle regole e un meccanismo di sanzioni, per lo Stato che le viola, quasi automatico. Germania e Francia – le economie forti dell’Unione – vorrebbero anche introdurre una sanzione politica: la sospensione del diritto di voto nel Consiglio europeo per i Paesi non in regola con i parametri del Patto.
Il Fondo, oggi provvisorio, sarà reso permanente e vi potranno accedere non solo gli Stati ma anche i privati. L’Unione europea si prepara dunque a sostenere banche, fondi d’investimento e chissà quale altra realtà finanziaria privata, e a farlo con soldi pubblici – la parola ‘pubblico’ suona ormai stonata accostata alla Ue, resta il fatto che in quanto istituzione politica è per definizione pubblica. E lo farà bypassando i governi nazionali. Perché se è vero che degli 85 miliardi di euro concessi all’Irlanda (22,5 dall’Unione e i restanti tra Fmi, prestiti bilaterali internazionali e contributo irlandese proveniente dalle riserve di cassa e dal Fondo nazionale di riserva per le pensioni), 35 vanno nelle casse delle banche private del Paese per evitarne il fallimento, è pur vero che la scelta della forma sotto la quale concedere il denaro è stata finora una prerogativa della politica nazionale: entrare come Stato nella proprietà della banca o semplicemente concedere a prestito.

Le sanzioni politiche e l’istituzione del Fondo, per essere rese operative, necessitano di una modifica del Trattato di Lisbona. Secondo le regole che lo stesso Trattato si è dato, una simile variazione dovrebbe passare attraverso un referendum popolare. Non avverrà, ovviamente. Gruppi di studio sono già al lavoro per trovare i giusti cavilli giuridici e far rientrare le modifiche tra quelle che non devono essere sottoposte alla verifica della volontà popolare.
Poco male, una farsa in meno. La stessa Costituzione europea uscita dalla porta, grazie ai referendum negativi di Francia e Olanda, è poi rientrata dalla finestra praticamente variata solo nel nome: Trattato di Lisbona. Ci eviteremo così il teatrino di un ulteriore inutile esercizio del voto, e prima o poi, magari, si smetterà anche di parlare di democrazia. In modo consapevole, e pessimista.




(1) Cfr. La crisi della democrazia: rapporto sulla governabilità delle democrazie alla Commissione Trilaterale, Michel Crozier, Samuel Huntington, Joji Watanuki, Franco Angeli, 1977 (con prefazione di Gianni Agnelli)

Euro-federalisti finanziati dai capi di spionaggio degli Stati Uniti

DECLASSIFICATO I documenti del governo americano mostrano che la comunità dei servizi segreti degli Stati Uniti ha condotto una campagna negli anni Cinquanta e Sessanta per dare slancio a un'Europa unita. Ha finanziato e diretto il movimento federalista europeo.
I documenti confermano i sospetti espressi nel momento in cui l'America stava lavorando in modo aggressivo dietro le quinte per spingere la Gran Bretagna in uno stato europeo. Un memorandum, datato 26 luglio 1950, dà le istruzioni per una campagna per promuovere un parlamento europeo a pieno titolo. È firmato da Gen William J Donovan, capo dell'ufficio di servizi strategici americani in tempo di guerra, precursore della CIA.
I documenti sono stati trovati da Joshua Paul, ricercatore alla Georgetown University di Washington. Includono i file pubblicati dagli Archivi nazionali degli Stati Uniti. Lo strumento principale di Washington per plasmare l'agenda europea era il Comitato americano per l'Europa unita, creato nel 1948. Il presidente era Donovan, apparentemente un avvocato privato a quel tempo. 
Il vicepresidente era Allen Dulles, il direttore della CIA negli anni Cinquanta. Il consiglio includeva Walter Bedell Smith, il primo direttore della CIA, e un elenco di ex-personaggi dell'OSS e funzionari che si sono trasferiti dentro e fuori dalla CIA. I documenti mostrano che ACUE ha finanziato il Movimento europeo, la più importante organizzazione federalista degli anni del dopoguerra. Nel 1958, ad esempio, fornì il 53,5% dei fondi del movimento.
La European Youth Campaign, un braccio del Movimento europeo, è stata interamente finanziata e controllata da Washington. Il direttore belga, il barone Boel, ha ricevuto pagamenti mensili su un conto speciale. Quando il capo del Movimento europeo, Joseph Retinger, nato in Polonia, ha imbrigliato a questo livello di controllo americano e ha cercato di raccogliere fondi in Europa, è stato rapidamente rimproverato.
I leader del Movimento europeo - Retinger, il visionario Robert Schuman e l'ex primo ministro belga Paul-Henri Spaak - sono stati tutti trattati come sponsor dai loro sponsor americani. Il ruolo degli Stati Uniti è stato gestito come un'operazione segreta. I fondi di ACUE provenivano dalle fondazioni Ford e Rockefeller e da gruppi commerciali con stretti legami con il governo degli Stati Uniti.
Il capo della Fondazione Ford, l'ex ufficiale dell'OSS Paul Hoffman, è diventato il capo dell'ACUE alla fine degli anni '50. Anche il Dipartimento di Stato ha svolto un ruolo. Un memo della sezione europea, datato 11 giugno 1965, consiglia al vicepresidente della Comunità economica europea, Robert Marjolin, di perseguire l'unione monetaria con la segretezza.
Raccomanda di sopprimere il dibattito fino al punto in cui "l'adozione di tali proposte diventerebbe praticamente inevitabile".

“Ce lo chiede l’Europa”. Quante volte abbiamo sentito questa giustificazione davanti a richieste quasi sempre legate a tagli e sacrifici, conseguenza delle politiche di austerity imposte da Bruxelles dopo la crisi dei debiti sovrani; ebbene, da ora si potrebbe tranquillamente dire “ce lo chiede l’America”. perchè l’Unione Europea, come dimostrano alcuni documenti de-secretati del National Archives Usa, è innanzitutto un progetto di matrice americana e della Cia.

I documenti emersi 16 anni fa negli Archivi nazionali degli Stati Uniti grazie al ricercatore della Georgetown University Joshua Paul, riesumati in Gran Bretagna durante la campagna elettorale del referendum sulla Brexit e in Italia da Maria Antonietta Calabrò per il sito formiche.net, parlano chiaro: l’Europa è un’invenzione della Cia, e la Brexit è solo l’ultima conseguenza di una serie di mosse politiche partite da molto lontano, dal secondo dopoguerra, quando il mondo aveva altre logiche e ogni singolo stato europeo altro non era che una pedina della partita a scacchi giocata tra America e Unione Sovietica.

LA STORIA – Le carte dimostrano che furono il segretario di Stato di Eisenhower, John Foster Dulles, e la Cia (Central Intelligence Agency), all’epoca diretta da suo fratello Allen, a “creare” l’Europa e a spingere la Gran Bretagna a farsi carico del disegno europeo, per giocare un ruolo antisovietico negli anni Cinquanta e Sessanta, cruciali per la Guerra Fredda. In quell’ottica i servizi segreti americani organizzarono una campagna, negli anni Cinquanta e Sessanta, per porre le basi di un’Europa unita, fondando e dirigendo in prima personail Movimento federalista europeo.

Un memorandum del 26 luglio 1950 (firmato dal generale Donovan, capo dell’Oss, precursore della Cia) dava istruzioni per mettere in atto una campagna per promuovere la creazione del Parlamento europeo. Il principale strumento di influenza americana fu l’Acue (il Comitato americano per l’Europa unita) che finanziò il Movimento europeo, l’organizzazione federalista più importante negli anni del Dopoguerra che contava tra i suoi “presidenti onorari” personaggi del calibro di Winston Churchill, Konrad Adenauer, Léon Blum e Alcide de Gasperi.

Particolare attenzione, da parte Usa, fu dedicata alla Gran Bretagna, l’alleato più fedele. I documenti provano i finanziamenti al Centro studi del francese Jean Monnet, che giocò un ruolo fondamentale per far entrare nella Cee la Gran Bretagna.

I PADRI FONDATORI – Ne esce pesantemente ridimensionata l’immagine di alcuni di quelli che ancora oggi vengono considerati ‘padri nobili’ del progetto europeo. I leader del Movimento europeo – il polacco cattolico Józef Retinger, Schuman e l’ex primo ministro Paul-Henri Spaak – erano tutti finanziati dagli sponsor istituzionali americani, padri di un’Europa succube di Washington.

L’EURO – L’Acue a sua volta era finanziato ufficialmente dalle Fondazioni Rockefeller e Ford e da altri gruppi economici che facevano capo al governo Usa nella fase in cui prese corpo la Comunità economica europea e successivamente la Comunità europea. Ma anche il Dipartimento di Stato giocò un ruolo diretto. Un memo della sezione Europea, datato 11 giugno 1965, consigliò il vicepresidente della Comunità europea, Robert Marjolin, di perseguire l’Unione monetaria. E così via, fino agli anni più recenti e all’istituzione della moneta unica, l’euro.




Perché il governo vuole togliere la riabilitazione a 118.000 malati di sclerosi multipla?



LA VERA POLITICA E' QUELLA CHE DIFENDE I DIRITTI DEI CITTADINI, SOPRATTUTTO DEI PIU' INDIFESI. ANCHE I MALATI SONO ELETTORI, E SPESSO FANNO UN'IMMANE FATICA PER RECARSI ALLE URNE. NON DIMENTICATELO CARI POLITICI.....  

Caro direttore, tre giorni fa ho ricevuto una notizia molto grave. Vorrei poterla condividere con tutti voi. Il governo ha deciso di fare un grande passo indietro nel trattamento della Sclerosi Multipla. È una scelta grave, che impatterà sulla vita di migliaia delle 118.000 persone che in Italia soffrono di questa patologia. Tra cui la mia, una delle tante mamme che lottano contro questo male.

Le proposte, formulate da un gruppo tecnico ad hoc presso il Ministero, riportano in un primo documento l’esclusione delle persone con sclerosi multipla dalla fruizione dei ricoveri di alta specialità in neuroriabilitazione, che verrebbe garantito solo per coloro che abbiano avuto almeno 24 ore di coma. In un secondo documento si prevedono ulteriori limitazioni per l’accesso ai ricoveri ordinari per la riabilitazione intensiva, e una serie di difficoltà di accesso alle prestazioni di riabilitazione territoriale, sia ambulatoriale che domiciliare, che non risulterebbero adeguatamente raccordate al percorso complessivo di presa in carico.

Questo cosa significa? La Sclerosi Multipla è una malattia subdola che, spesso improvvisamente, ti toglie un pezzo di vita alla volta. Un giorno cammini, il giorno dopo non riesci più. Un giorno corri. Il giorno dopo i tuoi bambini scappano e tu non li puoi inseguire. La riabilitazione serve a diminuire la gravità delle conseguenze. Ad essere più autonomi. Ad essere più sereni, meno ansiosi. Ritarda sensibilmente il momento che temiamo tutti di più: la perdita dell’autosufficienza.


Autosufficienza significa libertà. La libertà delle persone non può essere un cavillo di bilancio. E se anche volessimo ridurci a considerarla in questo modo, chiediamoci: siamo sicuri che quello che risparmiamo oggi, domani non si rivelerà un danno enorme?

Rischiamo una decisione due volte sbagliata, che ci porterebbe indietro. Con i PDTA (Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali regionali ) approvati sulla sclerosi multipla si era evidenziato in modo chiaro che bisogna garantire alle persone il diritto di accesso ad un appropriato intervento riabilitativo, complessivo, strutturato per le diverse fasi di malattia ed evoluzione della disabilità.

Tutto ciò rischia di riportare indietro la situazione, arrecando un grave danno al mio, al nostro, diritto alla salute, riportando nello sconforto e nella preoccupazione le persone con sclerosi multipla.

La riabilitazione per noi non è un trattamento che si può fare o non fare. E’ una vera e propria cura alla stregua del trattamento farmacologico.

Ho deciso di appoggiare la battaglia di Aism e di metterci la faccia. Lo faccio con forza perché nella certezza di non essere ridotta alla mia malattia, sono altrettanto certa che per vivere al meglio bisogna condurre alcune battaglie, come questa.


Quindi mi permetto di chiedere a Lei e al suo giornale di diffondere con me questo appello al Ministro Grillo perché avvii al più presto un tavolo di confronto sul tema.

La riabilitazione mi fa vivere #difendiamoundiritto.

Deborah Giovanati

PREGHIERE POTENTI A SAN GIUSEPPE PER OTTENERE LA SUA PROTEZIONE

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SAN GIUSEPPE ARTIGIANO

O glorioso Patriarca San Giuseppe, umile e giusto artigiano di Nazareth,
che hai dato a tutti i cristiani, ma specialmente a noi,
l'esempio di una vita perfetta
nell'assiduo lavoro e nell'ammirabile unione con Maria e Gesù,
assistici nella nostra fatica quotidiana,
affinché anche noi,
possiamo trovare in essa il mezzo efficace di glorificare il Signore,
di santificarci e di essere utili alla società in cui viviamo,
ideali supremi di tutte le nostre azioni.
Ottienici dal Signore,
o Protettore nostro amatissimo,
umiltà e semplicità di cuore,
affezione al lavoro e benevolenza
per quelli che ci sono in esso compagni,
conformità ai divini voleri
nei travagli inevitabili di questa vita
e letizia nel sopportarli,
consapevolezza della nostra specifica missione sociale
e senso della nostra responsabilità,
spirito di disciplina e di orazione...
Accompagnaci nei momenti prosperi,
quando tutto c'invita a gustare onestamente
i frutti delle nostre fatiche;
ma sostienici nelle ore tristi,
allorché il cielo sembra chiudersi per noi
e perfino gli strumenti del lavoro
paiono ribellarsi nelle nostre mani.
Fa' che, a tua imitazione,
teniamo fissi gli occhi sulla Madre nostra Maria,
tua Sposa dolcissima,
che in un angolo della tua modesta bottega silenziosa filava,
lasciando scorrere sulle sue labbra il più soave sorriso;
e non allontaniamo lo sguardo da Gesù,
che si affannava con Te al tuo banco di falegname;
affinché possiamo condurre sulla terra
una vita pacifica e santa,
preludio di quella eternamente felice
che ci attende nel Cielo,
per tutti i secoli dei secoli.
Amen.


Pio XII



San Giuseppe, con Te,
San Giuseppe, con Te, attraverso di Te,
noi benediciamo il Signore!
Egli ti ha scelto tra tutti gli uomini
per essere il casto Sposo di Maria,
Colui che sta alla soglia del mistero
della sua Maternità divina,
e che, dopo di Lei,
accoglie questa Maternità nella fede,
come opera dello Spirito Santo.
Tu hai dato a Gesù una paternità legale
nella stirpe di Davide.
Tu hai costantemente vegliato
sulla Madre e il Bambino
con affettuosa premura
per permettere di compiere la loro missione.
Il Salvatore Gesù si è degnato di sottomettersi
a Te come ad un padre
durante la sua infanzia e la sua adolescenza,
e ricevere da Te gli insegnamenti per la vita umana,
mentre Tu condividevi la sua vita
nell'adorazione del suo mistero.
Continua a proteggere tutta la Chiesa,
la famiglia nata dalla salvezza portata da Gesù!
Guarda alle necessità spirituali e materiali
di tutti coloro che ricorrono alla tua intercessione:
per mezzo tuo sono sicuri di raggiungere
lo sguardo materno di Maria
e la mano di Gesù che li soccorre.
Amen.

Beato Giovanni Paolo II



Consacrazione a San Giuseppe
San Giuseppe, mi consacro a te
per essere per sempre tuo imitatore,
tuo amabile figlio.
Prendi possesso di me,
fa’ del mio corpo e della mia anima
ciò che faresti
del tuo corpo e della tua anima,
per la gloria di Gesù.
Pure lui si è affidato a te
così pienamente da lasciarsi portare
là dove tu credevi opportuno,
da stabilire te per suo padre
e obbedirti come il più docile figlio.
Sacro Cuore di Gesù,
grazie di averci dato Giuseppe per padre
e di averci donato tutto ciò che hai
e tutto ciò che sei.
Fa che ti restituisca amore per amore;
te lo chiedo per intercessione
e in nome di san Giuseppe!



Charles de Foucauld



Glorioso san Giuseppe
Glorioso san Giuseppe,
la cui potenza si estende a tutte le nostre necessità,
e sai rendere possibili le cose più impossibili,
rivolgi i tuoi occhi di padre buono
sugli interessi dei tuoi figli.
Negli affanni e nelle pene che ci opprimono,
ricorriamo con fiducia a Te!
Degnati di prendere sotto la tua caritatevole protezione
questo affare importante e difficile,
causa delle nostre preoccupazioni.
Amen.

San Francesco di Sales



IL NOME TUO, O GIUSEPPE, E' IL CONFORTO DEI MORTALI
Attraici a Te, amabilissimo Giuseppe: noi ti seguiremo!
Angeli del Cielo, Santi e Sante del Paradiso,
voi che gioite quando l'amabile nome di Giuseppe risuona nella Città Santa,
insegnateci la stima che dobbiamo nutrirne
ed il rispetto con cui dobbiamo pronunziarlo!
Il nome tuo, o Giuseppe, letizia del Cielo,
è l'onore della Terra, è il conforto dei mortali:
rinvigorisce gli stanchi, consola gli afflitti, risana gli infermi,
ammorbidisce i cuori induriti,
aiuta nelle tentazioni, libera delle insidie del demonio,
ottiene ogni sorta di beni a quelli che lo invocano
e partecipa della potenza dei santi nomi di Gesù e di Maria.
Possa un nome si bello essere scritto a caratteri di stelle nelle volte del firmamento,
affinché sia veduto e pronunziato da tutto il mondo!
Possa essere scolpito dall'amore nostro, affinché tutti gli uomini lo amino e lo onorino!
Possa essere nella mia bocca e nel mio cuore!
Amen.

Beato Bartolo Longo



LITANIE di San Giuseppe

Signore pietà
Cristo pietà
Signore pietà
Cristo ascoltaci
Cristo esaudiscici

O Dio Padre del cielo
Abbi pietà di noi
O Dio Figlio Redentore del mondo
O Dio Spirito Santo
Santa Trinità unico Dio

Santa Maria
Prega per noi
San Giuseppe
Padre del Figlio di Dio
Sposo della Madre di Dio
Custode del Redentore
Custode della Vergine Maria
Padre di Gesù
Padre nella fede
Figlio di Davide
Uomo giusto
Immagine del Padre
Ottimo educatore
Difensore di Cristo
Protettore del Salvatore
Capo della Santa Famiglia
Luce dei patriarchi
Ministro della salvezza
Cooperatore della redenzione
Canale dell’amore del Padre
Tesoriere dei doni di Dio
Intercessore potente
Amico provvidente
Rocca di fortezza
Ancora di salvezza
Giuseppe amabile
Giuseppe ammirabile
Giuseppe prudente
Giuseppe obbediente
Giuseppe degno di lode
Servo fedele
Specchio di pazienza
Specchio di vita interiore
Giglio di purezza
Modello di umiltà e carità
Modello di laboriosità
Modello di vita nascosta
Modello d’amore a Gesù e Maria
Esemplare nella volontà di Dio
Aiuto nella persecuzione
Scudo nelle avversità
Protettore delle famiglie
Esempio dei genitori
Esempio degli educatori
Modello dei consacrati
Modello dei lavoratori
Sostegno dei poveri
Conforto dei sofferenti
Salute degli infermi
Sollievo dei miseri
Rifugio degli oppressi
Aiuto degli esiliati
Custode dei vergini
Terrore dei demoni
Primo fra tutti i santi
Padre di tutti i fedeli
Patrono della buona morte
Patrono di tutta la Chiesa


Agnello di Dio che togli i peccati del mondo
Perdonaci o Signore
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo
Esaudiscici o Signore
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo
Abbi pietà di noi Signore
Dio lo fece signore nella sua casa.
Affidò a Giuseppe i beni più cari.

Preghiamo: O Dio onnipotente, che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione alla custodia premurosa di san Giuseppe, per sua intercessione concedi alla tua Chiesa di cooperare fedelmente al compimento dell’opera di salvezza. Per Cristo nostro Signore. Amen.








LODE A SAN GIUSEPPE
Se la gloria dei Santi nel Cielo è proporzionata ai loro meriti
ed alle grazie ricevute sulla Terra;
se Gesù Cristo promette eterna ricompensa
a chi da’ ad un povero un bicchiere d’acqua in suo nome;
a qual grado di gloria fosti innalzato presso Dio, Tu, o Giuseppe,
che fosti di tante grazie arricchito
e di perfezione incomprensibile a mente umana?
Quale ricompensa non dovesti ricevere
dalla mano liberissima di Dio,
Tu che rendesti tante premure a Gesù Cristo,
non come noi, nella persona dei poveri,
ma alla sua stessa persona
ed in quella della sua Madre Divina?
Quale non deve essere la grandezza del tuo potere in Cielo,
dopo che hai comandato al Figlio di Dio in Terra
e l’hai veduto per trent’anni sottomesso ai tuoi cenni?
Sì, o mio gloriosissimo Protettore,
io lo confesso al cospetto del Cielo e della Terra,
Tu occupi un posto altissimo presso Gesù e Maria.
Tutto il Paradiso magnifica la tua gloria
e rende omaggio alle auguste qualità
che ti innalzano sopra tutte le angeliche schiere.
Permetti che da questa valle di lacrime,
innalziamo lo sguardo verso il trono sublime ove siedi,
e uniamo le nostre voci al concerto degli spiriti beati
per esaltare le tue grandezze,
onorare le tue virtù ed implorare
la tua potente protezione.
E Tu conferma nei nostri cuori
la fede, la speranza, la carità
affinché, dopo averti amato e fedelmente servito in questa vita,
possiamo continuare per tutta l’eternità a benedirti
con Gesù e con Maria in Cielo.
Amen.

Beato Bartolo Longo



Meditazioni su San Giuseppe
Settenario di meditazioni in onore di S. Giuseppe
di san Alfonso M. de' Liguori

PRIMO GIORNO. Meditazione
DEL VIAGGIO A BETTELEMME, DOVE NACQUE GESÙ
"Ascendit autem et Ioseph a Galilaea de civitate Nazareth in Iudaeam in civitatem David, quae vocatur Bethlehem" (Luc. 2. 4).

Considera i dolci colloquii che in questo viaggio dovette fare Maria con Giusepe della misericordia di Dio in mandare il suo Figlio al mondo per redimere il genere umano, e dell'amore di questo Figlio in venire a questa valle di lagrime a soddisfare colle sue pene e morte i peccati degli uomini.

Considera poi la pena di Giuseppe in vedersi in quella notte, in cui nacque il Verbo divino, discacciato con Maria da Bettelemme, sì che furono costretti a stare in una stalla. Qual fu la pena di Giuseppe in vedere la sua santa sposa, giovinetta di quindici anni, gravida vicino al parto tremar di freddo in quella grotta, umida ed aperta da più parti! Ma quanta poi dovette essere la sua consolazione, quando intese da Maria chiamarsi e dire: Vieni Giuseppe, vieni ad adorare il nostro Dio bambino, ch'è già nato in questa spelonca. Miralo quanto è bello: mira in questa mangiatoia su di questo poco fieno il Re del mondo. Vedi come trema di freddo, chi fa ardere d'amore i Serafini! Ecco come piange quegli ch'è l'allegrezza del paradiso!

Or qui considera qual fu l'amore e la tenerezza di Giuseppe, allorché mirò có propri occhi il Figlio di Dio fatto bambino; e nello stesso tempo udì gli Angeli che cantavano intorno al loro nato Signore, e vide quella grotta ripiena di luce! Allora genuflesso Giuseppe piangendo per tenerezza: Vi adoro, disse, vi adoro sì mio Signore e Dio; e qual sorte è la mia di essere il primo dopo Maria a vedervi nato! e di sapere che nel mondo voi volete esser chiamato e stimato figlio mio! Dunque lasciate che anch'io vi chiami e da ora vi dica: Dio mio e figlio mio, a voi tutto mi consagro. La mia vita non sarà più mia, sarà tutta vostra; ad altro ella non servirà che a servire voi, mio Signore.

Quanto più poi si accrebbe l'allegrezza di Giuseppe in veder venire in quella notte i pastori, chiamati dall'Angelo a vedere il lor nato Salvatore; ed indi i santi Magi, che vennero dall'oriente a riverire il Re del cielo venuto in terra a salvare le sue creature.




Preghiere

Santo mio patriarca, vi prego per quella pena che aveste in veder nato il Verbo divino in una stalla, così povero, senza fuoco e senza panni, ed in sentirlo piangere per lo freddo che l'affliggeva: vi prego (dico) ad impetrarmi un vero dolore dé peccati miei, có quali sono stato causa delle lagrime di Gesù. E per quella consolazione che aveste poi, in vedere la prima volta Gesù bambino nato nel presepe, così bello e grazioso, onde il vostro cuore da quel punto cominciò ad ardere d'un amore più grande verso d'un amabile ed amante bambino, ottenetemi la grazia di amarlo anch'io con grande amore in questa terra, per venire un giorno poi a goderlo in paradiso.

E voi, o Maria, Madre di Dio e madre mia, raccomandatemi al vostro Figlio, ed ottenetemi il perdono di tutte le offese che gli ho fatte, e la grazia di più non offenderlo.

E voi, mio diletto Gesù, perdonatemi per amore di Maria e di Giuseppe, e datemi la grazia di potervi un giorno vedere in paradiso, per ivi lodare ed amare la vostra divina bellezza e la vostra bontà, che vi ha renduto bambino per amor mio. V'amo bontà infinita. V'amo, Gesù mio. V'amo, mio Dio, mio amore, mio tutto.

SECONDO GIORNO. Meditazione
DEL VIAGGIO IN EGITTO

"Angelus Domini apparuit in somnis Ioseph dicens: Surge, et accipe Puerum et Matrem eius, et fuge in Aegyptum" (Matt. 2. 13.)

Avendo i santi Magi informato Erode che già era nato il Re dé giudei, il barbaro principe ordinò che fossero uccisi tutti i bambini che allora si ritrovavano d'intorno a Bettelemme. Onde volendo Dio liberare il suo Figlio per allora dalla morte, mandò per un Angelo ad avvisare Giuseppe che avesse preso il fanciullo e la madre, e fossero fuggiti in Egitto.

Considera qui la pronta ubbidienza di Giuseppe, il quale, ancorché l'Angelo non gli avesse prescritto il tempo della partenza, egli senza far dubbi, né in quanto al tempo né in quanto al modo d'un tal viaggio, né in quanto al luogo da fermarsi in Egitto, subito si accinge a partire. Onde subito ne avvisa Maria, e nella stessa notte, come giustamente vuole il Gersone, raccogliendo quei poveri strumenti del suo mestiere che potea portare, e che doveano poi servirgli in Egitto per alimentare la sua povera famiglia, s'avvia insieme colla sua sposa Maria, soli senza guida all'Egitto per un viaggio così lungo di quattro cento miglia (come portano) per monti, per vie aspre, e deserti. Or qual dovette esser la pena di S. Giuseppe in questo viaggio in vedere così patire la sua cara sposa, non avvezza a camminare, con quel caro bambino in braccio, che fuggendo lo portavano a vicenda or Maria, or Giuseppe, col timore d'incontrare ad ogni passo i soldati di Erode, nel tempo più rigido del verno, con pioggie, con venti e con nevi. Di che dovean cibarsi in questo viaggio, se non di un tozzo di pane portato dalla casa, o accattato per limosina! Dove la notte dovean dormire, se non in qualche tugurio vile, o alla campagna a cielo aperto, di sotto a qualche albero?

Stava sì bene Giuseppe tutto uniformato alla volontà dell'Eterno Padre, il quale volea che sin da bambino il suo Figlio cominciasse a patire, per soddisfare i peccati degli uomini; ma non potea il tenero ed amante cuore di Giuseppe non sentir la pena in vederlo tremare e in udirlo piangere per lo freddo e per gli altri incomodi che provava.

Considera finalmente quanto dovette soffrire Giuseppe nella dimora per sette anni in Egitto, in mezzo a gente idolatra, barbara e sconosciuta; poiché ivi non avea né parenti, né amici che potessero sovvenirlo; onde dicea San Bernardo che il santo patriarca per poter alimentar la povera sua sposa e quel divino fanciullo (che provvede di cibo tutti gli uomini e le bestie della terra) era costretto a faticare di notte e di giorno.

Preghiere

Santo mio protettore, per quella pronta ubbidienza che voi sempre portaste al volere di Dio, ottenetemi dal vostro Gesù la grazia di ubbidire perfettamente á divini precetti. Ottenetemi nel viaggio che fa l'anima mia all'eternità, in mezzo a tanti nemici, di non perder mai la compagnia di Gesù e di Maria, sino all'ultimo punto di mia morte. Così accompagnato, tutti i travagli di questa vita e la stessa morte mi saranno dolci e cari.

O Maria, Madre di Dio, per quei patimenti che voi tenera donzella soffriste nel viaggio di Egitto, impetratemi forza di sopportare con pazienza e rassegnazione tutti gl'incomodi e le cose contrarie che mi avvengono.

E voi, mio caro Gesù, abbiate pietà di me. Oh Dio, voi innocente, che siete il mio Signore e Dio, avete voluto sin da bambino tanto patire per me, ed io peccatore poi, che tante volte m'ho meritato l'inferno, come sono stato tanto svogliato ed impaziente nel soffrire qualche cosa per voi? Signor mio, perdonatemi. Io per l'avvenire voglio sopportare quanto volete, e da ora mi offerisco a patire tutte le croci che voi m'invierete. Aiutatemi però colla vostra grazia, altrimenti io non vi sarò fedele. V'amo, Gesù mio, mio tesoro, mio tutto, e voglio sempre amarvi; e per darvi gusto, voglio patire quanto piace a voi.

TERZO GIORNO Meditazione
DELLO SMARRIMENTO DI GESÙ NEL TEMPIO

"Remansit puer Iesus in Ierusalem, et non cognoverunt parentes eius" (Luc. 2. 43.)

Venuto il tempo del ritorno dall'Egitto, ecco di nuovo l'Angelo avvisò Giuseppe che ritornasse col fanciullo e la madre nella Giudea. Considera San Bonaventura che in questo ritorno la pena di Giuseppe e di Maria fu maggiore che nell'andare: poich'essendo allora Gesù in età di sette anni in circa, egli era già così grande che non potea portarsi in braccio, ed era all'incontro così piccolo che non potea da sé far lungo viaggio; onde spesso quell'amabile fanciullo era costretto a fermarsi e buttarsi sulla terra per la stanchezza.

In oltre consideriamo la pena che intesero Giuseppe e Maria, ritornati che furono, quando dispersero Gesù nella visita fatta al tempio. Era Giuseppe avvezzo a godere la dolce vista e compagnia del suo amato Salvatore; or quale fu poi il dolore, quando se ne vide privo per tre giorni, senza sapere se più l'avesse a ritrovare? e senza saperne la cagione, che fu la sua pena maggiore, poiché temeva il santo patriarca per la sua grande umiltà, che forse a cagion di qualche suo difetto Gesù avesse determinato di non vivere più in sua casa, stimandolo non più degno della sua compagnia e dell'onore di assistergli, con aver cura d'un tanto tesoro.

Non v'è maggior pena ad un'anima, che ha posto in Dio tutto il suo amore che 'l dubitare d'averlo disgustato. Non vi fu sonno in tutti quelli tre giorni per Maria e Giuseppe, ma un continuo piangere, cercando il loro diletto, siccome la stessa Vergine gli disse poi, quando lo ritrovò nel tempio: "Fili, quid fecisti nobis sic? Ecce pater tuus et ego dolentes quaerebamus te" (Luc. 2. 48). Figlio, e qual pena amara ci avete fatta provare in questi giorni, in cui siamo andati piangendo sempre cercandovi, senza trovarvi e senza potere aver nuova di voi.

Consideriamo all'incontro l'allegrezza di Giuseppe in aver poi ritrovato Gesù; ed in sapere che la cagione di allontanarsi non era stata qualche sua mancanza, ma l'amore alla gloria dell'Eterno suo Padre.

Preghiere

Santo mio patriarca, voi piangete per avere smarrito Gesù; ma voi sempre l'avete amato, ed egli sempre ha amato voi, e v'ha amato tanto che v'ha eletto per suo aio e custode della sua vita. Lasciate piangere a me, che per le creature e per li miei capricci ho lasciato e perduto tante volte il mio Dio, disprezzando la sua divina grazia. Ah santo mio, per li meriti della pena che provaste in avere smarrito Gesù, impetratemi lagrime per piangere sempre l'ingiurie fatte a questo mio Signore. E per quella allegrezza che aveste poi in ritrovarlo nel tempio, ottenetemi la sorte di ritrovarlo anch'io ritornato colla sua grazia nell'anima mia, e di non perderlo mai più.

E voi, madre mia Maria, voi che siete il rifugio dé peccatori, non mi abbandonate, abbiate pietà di me. S'io ho offeso il vostro Figlio, ora me ne pento con tutto il cuore; e son pronto a perdere mille volte la vita, prima che perdere la sua divina grazia. Pregatelo che mi perdoni e che mi dia la sua santa perseveranza.

E voi, mio caro Gesù, se non mi avete perdonato ancora, perdonatemi in questo giorno. Io detesto e odio tutte l'ingiurie che v'ho fatte; me ne dispiace, vorrei morirne di dolore. Io v'amo, e perché v'amo, stimo più il vostro amore e la grazia vostra, che tutti i regni del mondo. Signore, aiutatemi, acciocch'io sempre v'ami e non v'offenda più.


QUARTO GIORNO. Meditazione
DELLA CONTINUA COMPAGNIA CH'EBBE IL SANTO PATRIARCA CON GESÙ

"Et descendit cum eis, et venit Nazareth, et erat subditus illis" (Luc. 2. 51.)

Gesù dopo essere stato ritrovato nel tempio da Maria e da Giuseppe, ritornò con essi alla loro casa di Nazaret, e visse con Giuseppe sino alla di lui morte, ubbidendogli come a suo padre.

Consideriamo qui la santa vita ch'indi menò Giuseppe colla compagnia di Gesù e di Maria. In quella famiglia non v'era altro affare, se non della maggior gloria di Dio; non v'erano altri pensieri e desiderii che di piacere a Dio: non v'erano altri discorsi che dell'amore che gli uomini debbono a Dio, e che Dio porta agli uomini, specialmente in aver mandato al mondo il suo Unigenito a patire ed a finire la vita sua in un mare di dolori e di disprezzi per la salute dell'uman genere.

Ah con quante lagrime doveano Maria e Giuseppe, già bene intesi delle divine Scritture, parlare alla presenza di Gesù della di lui penosa passione e morte! Con quanta tenerezza doveano andare discorrendo, secondo dice Isaia, che il loro diletto dovea esser l'uomo dé dolori e dé disprezzi; che doveano i nemici talmente difformarlo che più non fosse conosciuto bello qual'era; che talmente doveano có flagelli lacerargli e pestargli le carni, che dovea comparire come un lebbroso, tutto pieno di piaghe e di ferite; che il loro amato pegno dovea tutto soffrire con pazienza, senza neppur aprir la bocca e lamentarsi di tanti strazii, e come un agnello farsi condurre alla morte, e finalmente appeso ad un legno infame in mezzo a due ladri dovea a forza di tormenti finir la vita. Or considerate gli affetti di dolore e di amore, che in tali colloquii doveano destarsi nel cuore di Giuseppe.

Preghiere

Santo mio patriarca, per quelle lagrime che spargeste in contemplare la futura passione del vostro Gesù, impetratemi una continua memoria e tenerezza dé dolori del mio Redentore. E per quella santa fiamma d'amore che in tali colloqui e pensieri si accendeva nel vostro cuore, ottenetene una scintilla all'anima mia, che có suoi peccati ha avuta gran parte nel far patire Gesù.

E voi, Maria, per quanto soffriste in Gerusalemme alla vista dé tormenti e della morte del vostro caro Figlio, impetratemi un gran dolore dé miei peccati.

E voi, mio dolce Gesù, che per amor mio avete tanto patito, e siete morto, fate ch'io non mi scordi mai d'un tanto amore. Mio Salvatore, la vostra morte è la speranza mia. Io credo che siete morto per me. Io spero dai vostri meriti la mia salute. Io v'amo con tutto il cuore, v'amo più d'ogni cosa, v'amo più di me stesso. V'amo, e per vostro amore son pronto a soffrire ogni pena. Mi dispiace più d'ogni male l'aver disgustato voi sommo bene. Altro non desidero che amarvi e darvi gusto. Aiutatemi, Signor mio, non permettete ch'io m'abbia mai più a separare da voi.

QUINTO GIORNO. Meditazione
DELL'AMORE DI GIUSEPPE, CHE PORTÒ A MARIA ED A GESÙ

"Et descendit cum eis (Iesus), et venit Nazaret; et erat subditus illis" (Luc. 2)

Considerate per prima l'amore che portò Giuseppe alla sua santa sposa. Ella era già la più bella, che mai fosse stata fra le donne: ella era la più umile, la più mansueta, la più pura, la più ubbidiente e la più amante di Dio, che non v'è stata, né vi sarà fra tutti gli uomini e fra tutti gli Angeli; onde meritava tutto l'amore di Giuseppe, ch'era così amante della virtù. Aggiungete l'amore col quale egli si vedeva amato da Maria, che certamente nell'amore preferì il suo sposo a tutte le creature. Egli poi la considerava come la diletta di Dio, scelta ad esser la Madre del di lui Unigenito. Or da tutti questi riguardi considerate qual doveva esser l'affetto che 'l giusto e grato cuore di Giuseppe conservava verso questa sua amabile sposa.

Considerate per secondo l'amore, che Giuseppe portò a Gesù. Avendo Dio assegnato il nostro santo in luogo di padre a Gesù, certamente gli dovette infondere nel cuore un amore di padre, e padre di tal figlio sì amabile, ch'era insieme Dio; onde l'amor di Giuseppe non fu puramente umano, com'è l'amore degli altri padri, ma un amore soprumano, ritrovando nella stessa persona il suo figliuolo e 'l suo Dio. Ben sapea Giuseppe per certa e divina rivelazione avuta dall'Angelo che quel fanciullo, da cui si vedea sempre accompagnato, era il Verbo divino che per amore degli uomini, ma specialmente di lui s'era fatt'uomo. Sapea ch'egli stesso l'avea fra tutti eletto per custode della sua vita, e volea esser chiamato suo figlio.

Or considerate che incendio di santo amore si dovea accendere nel cuore di Giuseppe in considerare tutto ciò, ed in vedere il suo Signore, che da garzone lo serviva ora in aprire e serrar la bottega, ora in aiutarlo a segare i legnami, in maneggiar la pialla e l'ascia, ora in raccogliere i frammenti e scopar la casa; in somma che l'ubbidiva in tutto quello che gli ordinava, anzi che non facea cosa alcuna senza la di lui ubbidienza, che gli osservava come padre. Quali affetti doveano destarsi nel suo cuore in portarlo in braccio, in accarezzarlo e ricevere le carezze che gli rendea quel dolce fanciullo! in ascoltare le di lui parole di vita eterna, che divenivano tutte saette amorose a ferire il suo cuore, e specialmente poi in osservare i santi esempii che gli dava quel divin garzoncello di tutte le virtù!

La lunga familiarità delle persone che s'amano, alle volte raffredda l'amore, perché gli uomini quanto più lungamente fra di loro conversano, più l'uno conosce i difetti dell'altro. Non così avveniva a Giuseppe; quanto di più egli conversava con Gesù, più conosceva la di lui santità. Da ciò pensate, quanto egli amò Gesù, avendo (come portano gli autori) goduta la sua compagnia per lo spazio di venticinque anni.

Preghiere

Santo mio patriarca, io mi rallegro della vostra sorte e grandezza, in esser fatto degno di poter comandare come padre e farvi ubbidire da colui al quale ubbidiscono il cielo e la terra. Santo mio, giacché voi siete stato servito da un Dio, io ancora voglio mettermi alla vostra servitù. Voglio servirvi da oggi avanti, onorarvi ed amarvi come mio signore. Accettatemi voi sotto il vostro patrocinio, ed ordinatemi quel che vi piace. So che quanto mi direte, tutto sarà per mio bene e per gloria del mio e vostro Redentore. San Giuseppe mio pregate Gesù per me. Egli certamente non vi negherà mai niente, avendo ubbidito in terra a tutti i vostri comandi. Ditegli che mi perdoni le offese che gli ho fatte. Ditegli che mi stacchi dalle creature e da me stesso; mi infiammi del suo santo amore, e poi faccia di me quel che gli piace.

E voi, Maria santissima, per l'amore che vi portò Giuseppe, accoglietemi sotto il vostro manto; e pregate questo vostro santo sposo che mi accetti per suo servo.

E voi, mio caro Gesù, che per pagare le mie disubbidienze voleste umiliarvi ad ubbidire ad un uomo, deh per li meriti di quella ubbidienza, che in terra portaste a Giuseppe, datemi la grazia di ubbidire da oggi avanti a tutti i vostri divini voleri; e per l'amore che portaste a Giuseppe ed egli portò a voi, concedetemi un grande amore verso di voi bontà infinita, che meritate d'essere amato con tutto il cuore. Scordatevi dell'ingiurie che v'ho fatte, ed abbiate pietà di me. V'amo, Gesù amor mio, v'amo mio Dio, e voglio sempre amarvi.


GIORNO SESTO. Meditazione
DELLA MORTE DI S. GIUSEPPE

"Pretiosa in conspectu Domini mors sanctorum eius" (Psalm. 115. 15)

Considera come S. Giuseppe, dopo aver egli usata una fedel servitù a Gesù e a Maria, giunse alla fine di sua vita nella casa di Nazzaret. Ivi circondato dagli Angioli ed assistito dal Re degli Angioli Gesu-Cristo e da Maria sua sposa, che gli si posero a canto dall'uno e dall'altro lato del suo povero letto, con questa dolce e nobile compagnia con pace di paradiso uscì da questa misera vita. Dalla presenza di tale sposa e di tal figlio, quale degnavasi di chiamarsi il Redentore, fu renduta troppo dolce e preziosa la morte di Giuseppe.

E come mai poteva a lui riuscire amara la morte, mentre moriva in braccio alla vita? Chi mai potrà spiegare o intendere le pure dolcezze, le consolazioni, le speranze beate, gli atti di rassegnazione, le fiamme di carità, che spiravano al cuore di Giuseppe le parole di vita eterna, che a vicenda or Gesù, or Maria gli diceano in quell'estremo del suo vivere? Molto ragionevole perciò è l'opinione che riferisce S. Francesco di Sales che S. Giuseppe morisse di puro amore verso Dio.

Tale fu la morte del nostro santo, tutta placida e soave, senza angustie e senza timori, perché la sua vita fu sempre santa. Ma non può esser tale la morte di coloro, che un tempo hanno offeso Dio e s'han meritato l'inferno. Sì, ma certamente grande sarà il conforto che riceverà allora chi si vedrà protetto da S. Giuseppe, al quale avendo già un tempo ubbidito un Dio, certamente ubbidiranno i demonii, che dal santo saranno discacciati ed impediti a tentare in morte i suoi divoti. Beata quell'anima che in tal punto è assistita da questo grande avvocato, al quale, per essere egli morto coll'assistenza di Gesù e di Maria, e per aver liberato Gesù bambino dá pericoli della morte con trafugarlo in Egitto, sta concesso il privilegio d'essere il protettore della buona morte, e di liberare i suoi divoti moribondi dal pericolo della morte eterna.

Preghiere

Santo mio protettore, a voi con ragione toccò quella santa morte, perché fu santa tutta la vostra vita. A me con ragione mi spetterebbe una morte infelice, perché me l'ho meritata colla mia mala vita. Ma se voi mi difendete, io non mi perderò. Voi non solo siete stato grande amico del mio giudice, ma siete stato ancora il suo custode ed aio. Se voi mi raccomandate a Gesù, egli non saprà condannarmi.

Santo mio patriarca, io vi eleggo dopo Maria per mio principale avvocato e protettore. Vi prometto nella vita che mi resta di onorarvi ogni giorno con qualche ossequio speciale e con mettermi sotto il vostro patrocinio. Io non lo merito, ma voi per l'amore che portate a Gesù ed a Maria, accettatemi per vostro servo perpetuo. E per quella dolce compagnia che Gesù e Maria vi fecero in vostra vita, proteggetemi sempre nella mia vita, acciocch'io non mi divida mai da
Dio con perdere la sua grazia. E per quell'assistenza che Gesù e Maria vi fecero in morte, proteggetemi specialmente nell'ora della morte mia: affinché io morendo accompagnato da voi, da Gesù e da Maria, venga un giorno a ringraziarvi in paradiso, ed in vostra compagnia a lodare ed amare in eterno il vostro Dio.

Vergine santissima, speranza, mia, voi già sapete che prima per li meriti di Gesù Cristo e poi per la vostra intercessione io spero di fare una buona morte e di salvarmi. Madre mia, non mi abbandonate mai, ma specialmente assistetemi nel gran punto della morte mia; ottenetemi la grazia di spirare chiamando ed amando voi e Gesù.

E voi, caro mio Redentore, che un giorno avete da essere il giudice mio, deh perdonatemi tutte le offese che vi ho fatte, delle quali mi pento con tutta l'anima: ma perdonatemi presto, prima che venga l'ora della mia morte, in cui mi avete da giudicare.

Misero me, che ho perduto tanti anni e non v'ho amato! Deh datemi voi la grazia d'amarvi e d'amarvi assai in questo poco o molto di vita che mi resta. E quando sarà giunta l'ora del mio passaggio da questa vita all'eternità, fatemi morire ardendo d'amore verso di voi. V'amo, mio Redentore, mio Dio, mio amore, mio tutto: ed altra grazia non vi cerco che la grazia d'amarvi; e desidero e vi domando il paradiso per amarvi con tutte le mie forze e per tutta l'eternità. Amen, così spero, così sia.

Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia.

Gesù, Giuseppe e Maria, in quell'estrema agonia, fatemi morire in vostra compagnia.

GIORNO SETTIMO. Meditazione
DELLA GLORIA DI S. GIUSEPPE

"Euge serve bone et fidelis, quia in pauca fuisti fidelis, intra in gaudium Domini tui" (Matth. 25. 21)
La gloria che Dio dona ai suoi santi in cielo corrisponde alla santità della vita ch'essi han menata in terra. Per comprendere la santità di S. Giuseppe, basta intendere solamente quel che ne dice l'Evangelio: "Ioseph autem vir eius, cum esset iustus" (Matt. I. 19). Uomo giusto viene a dire uno che possiede tutte le virtù; mentre chi manca in una sola virtù, non può dirsi più giusto. Or se lo Spirito Santo chiamò giusto Giuseppe, allorché fu eletto sposo di Maria, considerate quale abbondanza di amor divino e di tutte le virtù trasse poi il nostro Santo dá colloquii e dalla continua conversazione della santa sua sposa, che gli dava un perfetto esempio in tutte le virtù. Se una sola voce di Maria bastò a santificare il Battista ed a riempire di Spirito Santo Elisabetta, or a quale altezza di santità dobbiam pensare che fosse giunta la bell'anima di Giuseppe colla compagnia e familiarità, che per lo spazio di 25 anni (secondo si porta) ebbe egli con Maria?

In oltre, quale altro accrescimento di virtù e di meriti dobbiam supponere che acquistasse Giuseppe, col praticare per lo spazio di trenta e più anni continuamente colla santità medesima, ch'era Gesù Cristo, in servirlo, alimentarlo ed assistergli in questa terra? Se Dio promette premio a chi dona un semplice bicchier d'acqua ad un povero per di lui amore, pensate qual gloria in cielo avrà data a Giuseppe, che lo salvò dalle mani di Erode, lo provvide di vesti e di cibo, lo portò tante volte in braccio, e l'allevò con tanto affetto. Certamente dobbiam credere che la vita di Giuseppe alla vista ed alla presenza di Gesù e di Maria era una continua orazione ricca d'atti di fede, di confidenza, d'amore, di rassegnazione e d'offerte.

Or se il premio corrisponde á meriti della vita, pensate qual sarà la gloria di Giuseppe in paradiso. S. Agostino paragona gli altri santi alle stelle, ma S. Giuseppe al sole. Il P. Suarez dice essere molto ragionevole il sentimento che S. Giuseppe, dopo Maria, avanzasse in merito e gloria tutti gli altri santi. Dal che deduce il Ven. Bernardino da Bustis 6 che S. Giuseppe in certo modo in cielo comanda a Gesù e a Maria, allorché vuole impetrare qualche grazia á suoi divoti.

Preghiere

Santo mio patriarca, or che godete in cielo in alto trono, vicino al vostro amato Gesù, che vi fu suddito in terra, abbiate pietà di me, che vivo in mezzo a tanti nemici, demòni e passioni malvagie, che continuamente mi stan combattendo, per farmi perdere la grazia di Dio. Deh per quella grazia che vi fu concessa in terra di poter godere la continua compagnia di Gesù e di Maria, ottenetemi la grazia di vivere in questi giorni, che mi restano, sempre unito a Dio, resistendo agli assalti dell'inferno e di morire poi amando Gesù e Maria: acciocché possa indi venire un giorno insieme con voi a goder la loro compagnia nel regno dé beati.

Vergine santissima e madre mia Maria, quando sarà ch'io libero dal timore di più peccare mi abbracci á piedi vostri, per non partirmene più? Voi m'avete d'aiutare a giungere a questa felicità.

E voi, amato mio Gesù, caro mio Redentore, quando sarà ch'io venga a godervi in paradiso e ad amarvi da faccia a faccia, sicuro ivi di non potervi più perdere? Sintanto che vivo, sempre sto in questo pericolo. Ah mio Signore ed unico mio bene, per li meriti di Giuseppe, che voi tanto amate e tanto l'onorate in cielo e della vostra cara madre, ma più per li meriti della vostra vita e morte, coi quali mi avete meritato ogni speranza, non permettete ch'io mai m'abbia a separare dal vostro amore in questa terra; acciocché venga poi in quella patria d amore a possedervi e amarvi con tutte le mie forze, per non separarmi più dalla vostra presenza e dal vostro amore.




di san Alfonso M. de' Liguori



Novena a San Giuseppe.
Nel nome dei Padre e dei Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

1. O S. Giuseppe, mio protettore ed avvocato, a te ricorro, affinché m'implori la grazia, per la quale mi vedi gemere e supplicare davanti a te. E' vero che i presenti dispiaceri e le amarezze che sono forse il giusto castigo dei miei peccati. Riconoscendomi colpevole, dovrò per questo perdere la speranza di essere aiutato dal Signore? "Ah! No!" - mi risponde la tua grande devota Santa Teresa – "No certo, o poveri peccatori. Rivolgetevi in qualunque bisogno, per grave che sia, alla efficace intercessione dei Patriarca S. Giuseppe; andate con vera fede da Lui e resterete certamente esauditi nelle vostre domande". Con tanta fiducia, mi presento, quindi, davanti a Te e imploro misericordia e pietà. Deh!, per quanto puoi, o San Giuseppe prestami soccorso nelle mie tribolazioni. Supplisci alla mia mancanza e, potente come sei, fa che, ottenuta per la tua pia intercessione la grazia che imploro, possa ritornare al tuo altare per renderti l'omaggio della mia riconoscenza.

Padre Nostro – Ave Maria – Gloria.

2. Non dimenticare, o misericordioso S. Giuseppe, che nessuna persona al mondo, per grande peccatrice che, fosse, è ricorsa a te, rimanendo delusa nella fede e nella speranza in te riposte. Quante grazie e favori hai ottenuto agli afflitti! Ammalati, oppressi, calunniati, traditi, abbandonati, ricorrendo alla tua protezione sono stati esauditi. Deh! non permettere, o gran Santo che io abbia ad essere il solo, fra tanti, a rimanere privo dei tuo conforto. Mostrati buono e generoso anche verso di me, ed io, ringraziandoti, esalterò in te la bontà e la misericordia dei Signore.

Padre Nostro – Ave Maria – Gloria.

3. O eccelso Capo della Sacra Famiglia, io ti venero profondamente e di cuore t'invoco. Agli afflitti, che ti hanno pregato prima di me, hai concesso conforto e pace, grazie e favori. Degnati quindi di consolare anche l'animo mio addolorato, che non trova riposo in mezzo alle ingiustizie da cui è oppresso. Tu, o sapientissimo Santo, vedi in Dio tutti i miei bisogni prima ancora che io te li esponga con la mia preghiera. Tu dunque sai benissimo quanto mi è necessaria la grazia che ti domando. Nessun cuore umano mi può consolare; da te spero d'essere confortato, date, o glorioso Santo. Se mi concedi la grazia che con tanta insistenza io domando, prometto di diffondere la devozione verso di te, di aiutare e sostenere le opere che, nel tuo Nome, sorgono a sollievo di tanti infelici e dei poveri morenti. O. S. Giuseppe, consolatore degli afflitti, abbi pietà dei mio dolore!

Padre Nostro – Ave Maria – Gloria.

(Ripetere la novena per i restanti giorni.





O caro San GiuseppeO caro San Giuseppe,
amico e protettore di tutti,
Custode di Gesù e di tutti quelli che invocano il tuo aiuto,
tu sei grande perché ottieni da Dio
tutto quello che gli uomini ti chiedono.
Ti prego di accogliere la mia preghiera:
veglia e custodisci tutte le famiglie
perché vivano l’armonia, l’unità, la fede, l’amore
che regnava nella Famiglia di Nazareth.
Guarda con tenerezza particolare le famiglie dei disoccupati,
dona a tutti un lavoro,
affinché con la loro opera creino un mondo migliore
e diano lode a Dio Creatore.
Ti affido la Chiesa,
in particolare il Papa, i Vescovi, i Sacerdoti, e tutti i missionari
perché si sentano sostenuti dalla tua paternità.
Chi li può amare più di te, o caro San Giuseppe?
Proteggi tutte le persone consacrate
perché trovino nella tua obbedienza e adesione alla volontà di Dio,
l'esempio per vivere nel silenzio, nell’umiltà e nella missionarietà
la vita di unione con Dio
che le rende felici nel compimento della divina Volontà.
La gioia di sentirsi di Dio è così grande
che non ha paragoni;
solo in Dio si trova tutta la felicità.
San Giuseppe esaudisci la mia preghiera!
Amen.

Beato Giovanni Paolo II



O Giuseppe dolcissimo
O Giuseppe dolcissimo,
Padre amorevole di chi in te si confida,
oggi e sempre mi affido al tuo Cuore,
“tutto” di Cristo Gesù e di Maria

Insegnami l’abbandono nella Provvidenza
Il tesoro del silenzio
La totale sottomissione e donazione a Dio.

Riempimi della tua “passione” per Gesù, della tua tenerezza per Maria.

La tua mano mi conduca nei sentieri di Cristo, perché possa vivere in pienezza il mio battesimo.
Ottienimi la grazia di essere il consolatore di chi piange,
il sostegno di chi è solo,
la guida che indica la via del Vangelo.
Proteggimi dagli attacchi del maligno,
sii tu lo scudo sicuro nelle tentazioni
e accoglimi per sempre nel tuo Cuore di Padre con quanti a me si raccomandano
particolarmente per (…)

Tutto, o dolce Giuseppe, per la gloria del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo
Amen






O GRANDE SAN GIUSEPPEO grande San Giuseppe,
che fosti prescelto da Dio per il mistero più sublime
che possa affidarsi a una pura creatura,
Tu sei l'angelo della purezza, giglio eletto di verginità,
per cui Dio stesso si compiacque di chiamarti Padre del suo Unigenito,
e ne trasmise a Te i suoi diritti.
Colui che creò tutti i cuori degli uomini, pose in Te un Cuore di Padre
e diede nel tempo stesso per Te a Gesù un Cuore di Figlio.
O beatissimo Giuseppe, siimi Padre anche Tu!
Sii Padre per tutti quelli che Gesù amò sino a farsi loro fratello!
Io mi prostro ai tuoi piedi con tutto l'affetto della mia anima,
supplicandoti di gradire l'offerta che ti faccio del mio cuore,
affinché Tu lo renda puro
e così lo presenti Tu stesso a Gesù, tuo Figlio,
a cui lo consacro per sempre e senza riserva.
Pregalo di togliere da questo miserabilissimo cuore il peccato,
l'amore al piacere e tutto quello che a Lui non piace;
d'infiammarlo del sacro fuoco del suo santo amore,
di adornarlo di tutte le virtù
di cui il suo adorabile Cuore ci diede esempi così ammirabili
affinché, prendendone Egli fin d'ora l'intero possesso,
possa regnarvi per sempre nel tempo e nell'eternità!
Amen.



Beato Bartolo Longo



O San Giuseppe scelto da DioO San Giuseppe,
scelto da Dio per essere su questa terra
Custode di Gesù e Sposo purissimo di Maria,
Tu hai trascorso la vita
nell’adempimento perfetto del dovere,
sostentando con il lavoro delle tue mani
la Santa Famiglia di Nazareth,
proteggi propizio noi che,
fiduciosi ci rivolgiamo a Te.
Tu conosci le nostre aspirazioni,
le nostre angustie, le nostre speranze:
a Te ricorriamo,
perchè sappiamo in trovare in Te chi ci protegge.
Anche Tu hai sperimentato
la prova, la fatica, la stanchezza;
ma il tuo animo, ricolmo della più profonda pace,
esultò di gioia per l’intimità
con il Figlio di Dio a te affidato,
e con Maria, sua dolcissima Madre.
Aiutaci a comprendere
che non siamo soli nel nostro lavoro,
a saper scoprire Gesù accanto a noi,
ad accoglierlo con la grazia
e custodirlo con la fedeltà
come Tu hai fatto.
Ottieni che nella nostra famiglia
tutto sia santificato
nella carità, nella pazienza, nella giustizia e nella ricerca del bene.
Amen.

Beato Papa Giovanni XXIII



oroncina a San Giuseppe
Il primo mercoledì è dedicato a san Giuseppe, con tre fini: protezione sopra la Chiesa universale; assistenza su ciascuno di noi e una buona morte per tutti gli agonizzanti del mese; la divina Provvidenza in tutti i bisogni. Nel pensiero del Fondatore e particolare patrono dei Discepoli del Divin Maestro e coinvolto nella fondazione dell’Istituto secolare aggregato alla Società San paolo della “Santa Famiglia”

1. O san Giuseppe, fedele cooperatore nella nostra redenzione, abbi pietà dell’umanità ancora afflitta da tanti errori e da tanti mali. Tu fosti docile strumento nella mani del Padre celeste nel disporre tutto per la nascita, la fanciullezza di Gesù e la preparazione della Vittima, del Sacerdote, del Maestro divino agli uomini.

O Santo docilissimo al volere di Dio, ottienici zelo per le vocazioni e la loro formazione. Per noi ti chiediamo generosa e costante corrispondenza al prezioso dono della chiamata di Dio.

San Giuseppe, prega per noi.

2. O san Giuseppe, modello di ogni virtù, ottienici il tuo spirito interiore. Nel silenzio amoroso ed operoso, nella pratica di tutte le prescrizioni religiose e sociali, nella docilità al volere di Dio, hai raggiunto un altissimo grado di santità e di gloria celeste. Ottienici aumento di fede, speranza e carità; larga infusione delle virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza ndr); abbondanza dei doni dello Spirito Santo (sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio ndr).

San Giuseppe, prega per noi.

3. O san Giuseppe, ti veneriamo come il modello dei lavoratori, l’amico dei poveri, il consolatore dei sofferenti ed emigrati, il santo della Provvidenza. Sopra la terra hai rappresentato la bontà e la premura universale del Padre celeste. Fosti il fabbro di Nazaret e maestro di lavoro al Figlio di Dio, fattosi umile lavoratore per noi. Soccorri con le tue preghiere quanti faticano nel lavoro intellettuale, morale e materiale. Alle nazioni ottieni una legislazione ispirata al Vangelo, lo spirito di carità cristiana, un ordinamento conforme a giustizia e pace.

San Giuseppe, prega per noi.

4. O san Giuseppe, padre putativo di Gesù, benediciamo il Signore per le intime tue comu­nicazioni con lui durante la sua infanzia e giovinezza a Betlemme, in Egitto, a Nazaret. Lo hai paternamente amato e sei stato filialmente riamato. La tua fede ti faceva adorare in lui il Figlio di Dio incarnato, mentre egli ti ubbidiva, ti serviva, ti ascoltava. Avevi con lui soavi conversazioni, comunanza di lavoro, grandi pene e dolcissime consolazioni. Ottienici la grazia di mai offendere e perdere Gesù col peccato. Prega per noi, affinché possiamo sempre confessarci e co­municarci bene, arrivare a una grande intimità e a un amore tenero e forte verso Gesù, sopra la terra, e a possederlo per sempre in cielo.

San Giuseppe, prega per noi.

5. O san Giuseppe, sposo purissimo di Maria, umilmente ti preghiamo di ottenerci una vera devozione alla nostra tenera madre, maestra e Regina. Per divina volontà, la tua missione fu associata a quella di Maria. Con Maria dividesti pene e gioie; con lei vi fu una santa emulazione di virtù, di lavoro e di meriti; unione di mente e di cuore. O san Giuseppe, prega per i padri e le madri di famiglia. Ottienici la grazia di conoscere la santissima vergine Maria, di imitarla, amarla e pregarla sempre. Attira tante anime al suo cuore materno.

San Giuseppe, prega per noi.

6. O san Giuseppe, protettore degli agonizzanti, ti supplichiamo per tutti i morenti, e per la tua assistenza nell’ora della nostra morte. Tu meritasti un transito felice con una santa vita e nelle tue ultime ore avesti l’ineffabile consolazione dell’assistenza di Gesù e Maria. Liberaci dalla morte improvvisa; concedici la grazia di imitarti in vita, di distaccare il cuore da ogni cosa mondana e raccogliere ogni giorno tesori per il momento della morte. Fa’ che allora possiamo ricevere bene i sacramenti degli infermi e con Maria ispiraci sentimenti di fede, speranza, carità e dolore dei peccati, perché spiri in pace l’anima nostra.

San Giuseppe, prega per noi.

7. O san Giuseppe, protettore della Chiesa universale, volgi benigno lo sguardo sopra il Papa, l’episcopato, il clero, i religiosi, i cristiani; prega per la santificazione di tutti. La Chiesa è frutto del sangue di Gesù, tuo figlio putativo. Affidiamo a te le nostre suppliche per l’estensione, la libertà, l’esaltazione della Chiesa. Difendila dagli errori, dal male e dalle forze dell’inferno come un giorno salvasti l’insidiata vita di Gesù dalle mani di Erode. Si avveri il sospiro di Gesù: un solo ovile e un solo pastore.

San Giuseppe, prega per noi

Beato Don Giacomo Alberione



Preghiera a San GiuseppeO San Giuseppe, la cui protezione e così grande e così forte, così immediata dinanzi al trono di Dio, ripongo in te tutti i miei desideri.
O San Giuseppe assistimi nella tua intercessione potente e ottieni per me tutte le benedizioni spirituali attraverso tuo figlio adottivo, Gesù Cristo nostro Signore, affinché essendomi rimesso al tuo potere terreno, io possa offrirti il mio ringraziamento e omaggio.
O San Giuseppe non mi stanco di contemplare te e Gesù dormiente nelle tue braccia, non oso avvicinarmi a te mentre lui riposa vicino al tuo cuore. Tienilo stretto in mio nome e bacia il suo tenero capo per me e chiedigli di ricambiare questo bacio quando emetterò il mio ultimo respiro. Amen.





PROSTRATO AI TUOI PIEDI
Prostrato ai tuoi piedi, o gran Santo,
ti venero qual Padre del mio Signore e del mio Dio,
come il Capo di quella Santa Famiglia
che è l'oggetto delle compiacenze
e delle delizie della Santissima Trinità.
Qual gloria per Te essere Padre di un Figlio,
che è l'Unigenito di Dio!
Ma qual ventura per noi
al pensare che sei Padre anche a noi,
e che noi siamo tuoi figli.
Sì, noi siamo tuoi figli,
poiché siamo fratelli di Gesù Cristo,
che volle essere chiamato tuo Figlio;
e come tali abbiamo diritto alla tenerezza del tuo Cuore paterno.
Questa tenerezza e questa bontà
imploriamo nel tuo Nome all'adorabile Gesù,
tanto caro e soave al tuo Cuore.
Accoglici dunque!
Prendici sotto la tua protezione!
Facci amare la santa povertà, la pazienza, la prudenza,
la benignità, la modestia, la purità,
e sii nostro rifugio ed asilo in tutte le nostre pene,
in tutti i nostri bisogni
nel tempo di nostra vita e nell'ora di nostra morte.
Amen.

Beato Bartolo Longo



Rosario di San Giuseppe
SCHEMA

O Dio vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Lodato sempre sia: il santo nome di Gesù, di Giuseppe e di Maria.

Si contempla il mistero
Si recita il Padre nostro
Si prega con 10 Ave Giuseppe

AVE GIUSEPPE, Custode del Redentore, il Signore è con te. Tu sei benedetto fra gli uomini e benedetto il frutto della tua Sposa Gesù.
O san Giuseppe, Patrono della Chiesa, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
Si recita il Gloria al Padre
Invocazione: Lodato sempre sia…

MISTERI DELLA GIOIA (gaudiosi)
1° L’annunciazione a san Giuseppe.
2° Lo sposalizio di Giuseppe con Maria.
3° La nascita di Gesù tra Maria e Giuseppe.
4° La vita della S.Famiglia a Nazaret.
5° Il ritrovamento di Gesù al tempio da parte di Maria e di Giuseppe.

MISTERI DEL DOLORE (dolorosi)
1° Il dubbio di Giuseppe.
2° La strage degli innocenti.
3° L’esilio in Egitto.
4° Lo smarrimento di Gesù a 12 anni.
5° La morte di Giuseppe.

MISTERI DELLA GLORIA (gloriosi)
1° Giuseppe padre terreno di Gesù.
2° Giuseppe casto Sposo di Maria.
3° Giuseppe Capo della Santa Famiglia.
4° Giuseppe Protettore della buona morte.
5° Giuseppe Patrono di tutta la Chiesa.

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa. Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’immacolata vergine madre di Dio e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda te ne preghiamo con occhio benigno alla cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo sangue e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo. Allontana da noi, o Padre amantissimo, la peste di errori e di vizi che ammorba il mondo. Assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore, e come un tempo scampasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità. Stendi ognora su ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché sul tuo esempio e grazie al tuo soccorso possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo. Amen.







SACRO MANTO IN ONORE DI SAN GIUSEPPENel nome dei Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia.

3 Gloria alla SS. Trinità.

(ringraziandola di avere esaltato san Giuseppe ad una dignità del tutto eccezionale).


OFFERTA

1. Eccomi, o gran Patriarca, prostrato devotamente innanzi a te.
Ti presento questo Manto prezioso e nello stesso tempo ti offro il proposito della mia devozione fedele e sincera.
Tutto quello che potrò fare in tuo onore, durante la mia vita, io intendo eseguirlo, per mostrarti l'amore che ti porto.
Aiutami, S. Giuseppe!
Assistimi ora e in tutta la mia vita, ma soprattutto assistimi nell'ora della mia morte, come tu fosti assistito da Gesù e da Maria, perché ti possa un giorno onorare nella patria celeste per tutta l'eternità. Amen.

2. O glorioso Patriarca S. Giuseppe, prostrato innanzi a te, ti presento con devozione i miei omaggi e incomincio a offrirti questa preziosa raccolta di preghiere, a ricordo delle innumerevoli virtù che adornano la tua santa persona.
In te ebbe compimento il sogno misterioso dell'antico Giuseppe, il quale fu una tua anticipata figura: non solamente, infatti, ti circondò con i suoi fulgidissimi raggi il Sole divino, ma ti rischiarò pure della sua dolce luce la mistica Luna, Maria.
Glorioso Patriarca, se l'esempio di Giacobbe, che andò di persona a rallegrarsi con il figlio suo prediletto, esaltato sopra il trono dell'Egitto, servì a trascinarvi anche i figli suoi, non varrà l'esempio di Gesù e di Maria, che ti onorarono di tutta la loro stima e di tutta la loro fiducia, a trarre me pure, per intessere in tuo onore questo manto prezioso?
O grande Santo, fa' che il Signore rivolga sopra di me uno sguardo di benevolenza.
E come l'antico Giuseppe non scacciò i colpevoli fratelli, anzi li accolse pieno di amore, li protesse e li salvò dalla fame e dalla morte, così tu, o glorioso Patriarca, mediante la tua intercessione, fa' che il Signore non voglia mai abbandonarmi in questa valle di esilio. Ottienimi inoltre la grazia di conservarmi sempre nel numero dei tuoi servi devoti, che vivono sereni sotto il manto del tuo patrocinio.
Questo patrocinio io desidero averlo per ogni giorno della mia vita e nel momento dell'ultimo mio respiro. Amen.


ORAZIONI

1. Salve, o glorioso S. Giuseppe, depositario dei grandi tesori del Cielo e padre putativo di Colui che sostiene tutte le creature.
Dopo Maria SS., tu sei il Santo più degno dei nostro amore e meritevole della nostra venerazione. Fra tutti i Santi, tu solo avesti l'onore di allevare, nutrire e abbracciare il Messia, che tanti Profeti e Re avevano desiderato di vedere.
S. Giuseppe, salva l'anima mia e ottienimi dalla misericordia divina la grazia che umilmente imploro. Ed per le Anime benedette dei purgatorio ottieni un grande sollievo nelle loro pene.
3 Gloria al Padre.

2. O potente S. Giuseppe, tu fosti dichiarato patrono universale della Chiesa, e io t'invoco fra tutti i Santi, quale fortissimo protettore dei miseri e benedico mille volte il tuo cuore, pronto sempre a soccorrere ogni sorta di bisogni. A te, o caro san Giuseppe, fanno ricorso la vedova, l'orfano, l'abbandonato, l'afflitto, ogni sorta di sventurati; non c'è dolore, angustia o disgrazia che tu non abbia pietosamente soccorso. Degnati, quindi, di usare a mio favore i mezzi che Dio ha messo nelle tue mani, affinché io possa conseguire la grazia che ti domando. E voi, Anime sante del purgatorio, supplicate san Giuseppe per me.
3 Gloria al Padre.

3. A tante migliaia di persone che ti hanno pregato prima di me hai donato conforto e pace, grazie e favori.
L'animo mio, mesto e addolorato, non trova riposo in mezzo alle angustie dalle quali è oppresso.
Tu, o caro Santo, conosci tutti i miei bisogni, prima ancora che li esponga con la preghiera.
Tu sai quanto mi è necessaria la grazia che ti domando.
Mi prostro al tuo cospetto e sospiro, o caro san Giuseppe, sotto il grave peso che mi opprime. Nessun cuore umano mi è aperto, al quale possa confidare le mie pene; e, se pur dovessi trovare compassione presso qualche anima caritatevole, essa tuttavia non mi potrebbe aiutare.
A te pertanto ricorro e spero che non mi vorrai respingere, poiché santa Teresa ha detto e ha lasciato scritto nelle sue memorie: "Qualunque grazia si domanda a S. Giuseppe verrà certamente concessa".
Oh! S. Giuseppe, consolatore degli afflitti, abbi pietà dei mio dolore e pietà delle Anime sante del purgatorio, che tanto sperano dalle nostre orazioni.
3 Gloria al Padre.

4. O eccelso Santo, per la tua perfettissima obbedienza a Dio, abbi pietà di me. Per la tua santa vita piena di meriti, esaudiscimi.
Per il tuo carissimo Nome, aiutami.
Per il tuo clementissimo cuore, soccorrimi.
Per le tue sante lacrime, confortami.
Per i tuoi sette dolori, abbi compassione di me.
Per le tue sette allegrezze, consola il mio cuore.
Da ogni male dell'anima e del corpo liberami.
Da ogni pericolo e disgrazia scampami.
Soccorrimi con la tua santa protezione e impetrami, nella tua misericordia e potenza, quello che mi è necessario e soprattutto la grazia di cui ho particolare bisogno.
Alle Anime care del purgatorio ottieni la pronta liberazione dalle loro pene.
3 Gloria al Padre.


5. O glorioso san Giuseppe innumerevoli sono le grazie e i favori, che tu ottieni per poveri afflitti.
Ammalati d'ogni genere, oppressi, calunniati, traditi, privati d'ogni umano conforto, miseri bisognosi di pane o di appoggio, implorano la tua regale protezione e vengono esauditi nelle loro domande.
Non permettere, o san Giuseppe carissimo, che io abbia ad essere la sola, fra tante persone beneficate, che resti priva della grazia che ti domando.
Mostrati anche verso di me potente e generoso, e io ti ringrazierò benedicendoti in eterno, glorioso Patriarca san Giuseppe, mio grande protettore e particolare liberatore delle Anime sante del purgatorio".

3 Gloria al Padre.

6. O eterno divin Padre, per i meriti di Gesù e di Maria, degnati di concedermi la grazia che imploro. A nome di Gesù e di Maria, mi prostro riverente alla tua divina presenza e ti prego devotamente perché voglia accettare la mia ferma decisione di perseverare nella schiera di coloro che vivono sotto il patrocinio di san Giuseppe. Benedici quindi il prezioso manto, che io oggi dedico a lui quale segno della mia devozione.3 Gloria al Padre.


CHIUSURA DEL SACRO MANTO

O glorioso Patriarca san Giuseppe, che da Dio sei stato posto a capo e custode della più santa tra le famiglie, degnati di essermi dal cielo custode dell'anima mia, che domanda di essere ricevuta sotto il manto del tuo patrocinio.
Io, fin da questo momento, ti eleggo a padre, a protettore, a guida, e pongo sotto la tua speciale custodia l'anima mia, il mio corpo, quanto ho e quanto sono, la mia vita e la mia morte. Guardami come tuo figlio; difendimi da tutti i miei nemici visibili ed invisibili; assistimi in tutte le necessità; consolami in tutte le amarezze della vita, ma specialmente nelle agonie della morte.
Rivolgi una parola per me a quell'amabile Redentore, che Bambino portasti sulle tue braccia, a quella Vergine gloriosa, di cui fosti dilettissimo sposo.
Impetrami quelle grazie che tu vedi essere utili al mio vero bene, alla mia eterna salvezza, e io farò di tutto per non rendermi indegno del tuo speciale patrocinio.
Amen.






SAN GIUSEPPE PATRONO DELLA CHIESAO San Giuseppe, Patrono della Chiesa,
Tu che accanto al Verbo incarnato
lavorasti ogni giorno per guadagnare il pane,
traendo da Lui la forza di vivere e faticare;
Tu che hai provato l’ansia del domani,
l’amarezza della povertà, la precarietà del lavoro;
Tu che irradi oggi l’esempio della tua figura,
umile davanti agli uomini,
ma grandissima davanti a Dio;
guarda alla immensa famiglia che ti è affidata!
Benedici la Chiesa,
sospingendola sempre più sulle vie
della fedeltà evangelica,
e custodisci la pace nel mondo,
quella pace che sola può garantire lo sviluppo dei popoli
e il pieno compimento delle umane speranze:
per il bene dell’umanità,
per la missione della Chiesa,
per la gloria della Trinità Santissima.
Amen.


Paolo VI



Sette dolori e gioie di San GiuseppeLa grande promessa di San Giuseppe
Fra Giovanni da Fano (1469-1539), uno dei promotori della riforma che diede origine al nuovo ramo francescano dei Cappuccini, scrive di aver appreso da un frate Minore dell'Osservanza, degno di fere, come San Giuseppe, dopo aver salvato da sicura morte per naufragio due frati del detto ordine, disse loro:
" Io sono San Giuseppe, degnissimo Sposo Della beatissima Madre di Dio, al quale tanto vi siete raccomandati [...] Qualunque persona dirà ogni giorno, tutto un anno, sette Padre Nostro e sette Ave Maria a riverenza dei sette dolori che io ebbi nel mondo, otterrà da Dio ogni grazia, purché sia giusta (ossia conveniente)".
Nota: è importante leggere i brani evangelici corrispondenti
I sette dolori di San Giuseppe (schema 'breve')
1. Giuseppe santo, per il per il dolore e la gioia che provasti in occasione della maternità di Maria Vergine. Assistimi paternamente in vita e in morte.
Padre Nostro, Ave Maria.
2. Giuseppe santo, per il dolore e la gioia che provasti in occasione della nascita di Gesù Bambino. Assistimi paternamente in vita e in morte.
Padre Nostro, Ave Maria.
3. Giuseppe santo, per il dolore e la gioia che provasti in occasioni della circoncisione di Gesù Bambino. Assistimi paternamente in vita e in morte.
Padre Nostro, Ave Maria.
4. Giuseppe santo, per il dolore e la gioia che provasti in occasione della profezia di Simeone. Assistimi paternamente in vita e in morte.
Padre Nostro, Ave Maria.
5. Giuseppe santo, per il dolore e la gioia che provasti in occasione della fuga in Egitto. Assistimi paternamente in vita e in morte.
Padre Nostro, Ave Maria.
6. Giuseppe santo, per il dolore e la gioia che provasti in occasione dei ritorno dall'Egitto. Assistimi paternamente in vita e in morte.
Padre Nostro, Ave Maria.
7. Giuseppe santo, per il dolore e la gioia che provasti in occasione dello smarrimento e ritrovamento di Gesù nel tempio. Assistimi paternamente in vita e in morte.
Padre Nostro, Ave Maria.





Sette suppliche a San Giuseppe
I. Amabilissimo San Giuseppe, per l'onore che ti concesse l'Eterno Padre innalzandoti a fare le sue veci sulla terra accanto al suo Santissimo Figlio Gesù, divenendo suo Padre putativo, ottieni da Dio la grazia che ti domando. Gloria al Padre. San Giuseppe, Padre putativo di Gesù, prega per me.

Il. Amabilissimo San Giuseppe, per l'amore che ti portò Gesù riconoscendoti quale tenero padre ed obbedendoti quale rispettoso Figlio, implorami da Dio la grazia che ti domando. Gloria al Padre. San Giuseppe, Padre putativo di Gesù, prega per me.

III. Purissimo San Giuseppe, per la grazia specialissima che ricevesti dallo Spirito Santo quando ti diede in sposa la stessa sua Sposa, Madre nostra carissima, ottienimi da Dio la grazia tanto desiderata. Gloria al Padre. San Giuseppe, Padre putativo di Gesù, prega per me.

IV. Tenerissimo San Giuseppe, per l'amore purissimo con cui amasti Gesù come tuo Figlio e Dio, e Maria come tua diletta sposa, prega l’altissimo Iddio che mi conceda la grazia per cui ti supplico. Gloria al Padre. San Giuseppe, Padre Putativo di Gesù, prega per me.

V. Dolcissimo San Giuseppe, per la grande gioia che prova¬va il tuo cuore nel conversare con Gesù e Maria e nel donare loro i tuoi servizi, implora per me al misericordiosissimo Iddio la grazia che tanto desidero. Gloria al Padre. San Giuseppe, Padre putativo di Gesù, prega per me.

VI. Fortunatissimo San Giuseppe, per la bella sorte che avesti di morire tra le braccia di Gesù e di Maria, e di essere confortato nella tua agonia dalla loro presenza, ottienimi da Dio, per la potente tua intercessione, la grazia di cui ho tanto bisogno. Gloria al Padre. San Giuseppe, Padre putativo di Gesù, prega per me.

VII. Gloriosissimo San Giuseppe, per la riverenza che ha per te tutta la Corte celeste come Padre Putativo di Gesù e Sposo di Maria, esaudisci le mie suppliche che con viva fede ti presento, ottenendomi la grazia che tanto desidero. Gloria al Padre. Prega per noi, o beato Giuseppe. Perché siamo fatti degni delle promesse di Cristo.






Ti Saluto Giuseppe
Ti saluto, Giuseppe, immagine di Dio Padre.
Ti saluto, Giuseppe, padre di Dio Figlio.
Ti saluto, Giuseppe, Santuario dello Spirito Santo.
Ti saluto, Giuseppe, beneamato della Santissima Trinità.
Ti saluto, Giuseppe, fedelissimo coadiutore del grande consiglio.
Ti saluto, Giuseppe, degno sposo della Vergine Madre.
Ti saluto, Giuseppe, padre di tutti i fedeli.
Ti saluto, Giuseppe, custode di tutti quelli che hanno abbracciato la santa verginità.
Ti saluto, Giuseppe, fedele osservatore del sacro silenzio.
Ti saluto, Giuseppe, amante della santa povertà.
Ti saluto, Giuseppe, modello di dolcezza e di pazienza.
Ti saluto, Giuseppe, specchio d'umiltà e di obbedienza.
Tu sei benedetto tra tutti gli uomini.
E benedetti siano i tuoi occhi che hanno visto ciò che hai visto.
E benedette siano le tue orecchie che hanno sentito ciò che hai udito.
E benedette siano le tue mani che hanno toccato il Verbo fatto carne.
E benedette siano le tue braccia che hanno portato Colui che porta tutte le cose.
E benedetto sia il tuo petto sul quale il Figlio di Dio ha fatto un dolce riposo.
E benedetto sia il tuo cuore infiammato per Lui dell'amore più ardente.
E benedetto sia il Padre Eterno che ti ha scelto.
E benedetto sia il Figlio che ti ha amato.
E benedetto sia il Santo Spirito che ti ha santificato.
E benedetta sia Maria, tua Sposa, che ti ha amato teneramente come uno sposo e come un fratello.
E benedetto sia l'Angelo che ti ha servito da custode.
E benedetti siano tutti quelli che ti amano e che ti benedicono.
Amen

SAN JEAN EUDES

LITURGIA DI OGGI SAN GIUSEPPE



LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -
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 PRIMA LETTURA 

2Sam 7,4-5.12-14.16
Dal secondo libro di Samuèle

In quei giorni, fu rivolta a Natan questa parola del Signore:
«Va’ e di’ al mio servo Davide: Così dice il Signore: “Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno.
Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.
La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”». 


  SALMO  

Sal 88
In eterno durerà la sua discendenza.

Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono».

«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele».


 SECONDA LETTURA 

Rm 4,13.16-18.22
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, non in virtù della Legge fu data ad Abramo, o alla sua discendenza, la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede.
Eredi dunque si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: «Ti ho costituito padre di molti popoli» – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono.
Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza». Ecco perché gli fu accreditato come giustizia.


 VANGELO 

Mt 1,16.18-21.24
Dal Vangelo secondo Matteo

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore. 

oppure (Lc 2,41-51
Dal Vangelo secondo Luca

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso.