lunedì 4 febbraio 2019

I PESTICIDI CHE HAI NEL PIATTO





I PESTICIDI CHE HAI NEL PIATTO




Abbasso Sanscemo!


Giorno della Candelora.  Sarà un post frivolo quello che sto per scrivere, ma se c'è una cosa insopportabile è che  durante e dopo le festività di Natale fino a tutto gennaio, attaccano con il tam-tam pubblicitario su Sanremo. Devono creare l'evento e perciò creano anche grandi aspettative. Great expectations, oh yeah! Ai vari personaggi citati nella canzone "Nun te reggae più" di Rino Gaetano ci aggiungerei anche Claudio Baglioni, che i cattivisti come A. Ricci chiamano "la Baccante siliconata", a causa della sua faccia bella liscia e stirata dal Botox e del fisichino palestrato. Claudio Baglioni/nun te reggae più!

Il Festival dell'Unità si è trasferito, armi e bagagli, al teatro Ariston già da un bel pezzo: conduttori de sinistra, ospiti de sinistra, frecciatine velenose ai governi solo quando non sono di sinistra e viceversa, appelli ammiccanti e servili quando c'erano Renzi e Gentiloni; comici di sinistra, ospiti d'onore di sinistra,  messaggi subliminali e palesi di sinistra come le quote gay, le politiche gender LGBT e pure Q, coppie omo che parlano di quant'è bello adottare bimbi con uteri in affitto di madri pescate in Indonesia, grandi omaggi floreali di bouquet e corbeille dalla Città dei Fiori non più diretti a belle donne con abiti in grande spolvero, ma a uomini, magari vestiti e fasciati in lamé come donne sexy, ma che mantengono tanto di baffi e  barba caprina da Bafometto. Cantanti queer (?)  che fischiano come carrettieri e tanto altro caravanserraglio mondialista: tutto in vetrina e tutto in promozione per vendite all'ingrosso nel gran mercato eurovisione di Sanscemo. 

Con l'invadente dittatura mediocratica è impossibile ignorare Sanscemo anche se lo si vuole. Eppoi in 5 serate (dico, cinque!) va sempre a finire che magari una o due te le devi beccare lo stesso, perché ci hai la zia che lo guarda, o la nonna, o lo zio canzonettaro che magari lo guarda solo per il gusto di criticare, ma intanto lo guarda. O perché la contro-programmazione televisiva si comporta in modo assai ruffiano: agevola la Rai e l'evento canoro, invece di fare concorrenza.  
Ma più che altro, perché anche il webbete rifà il verso ai Media mainstream e ti piazza lì qualche video-civetta, qualche spezzoncino di polemica, di gaffe, di  situazioni del tipo "guardate cosa vi siete persi", eccetera. 
Sanscemo ha la stessa ingiustizia beffarda della vita, per questo non mi è mai piaciuto: non vince mai la canzone migliore. E' addirittura assai  facile che arrivino ultimi quelli che poi venderanno più dischi nella vita, realizzando per caso, la vecchia parabola evangelica del "Beati gli ultimi!".  E' capitato a Vasco Rossi, a Zucchero, a Carmen Consoli: tutti ultimi di Sanscemo che poi si arricchirono con le vendite discografiche.  Ma intanto, ultimi o primi, da lì bisogna passare. Ed è questa, la sua forza: una specie di casello autostradale ineludibile. 

Vengo alla "Baccante siliconata" e alle sue polemiche con Salvini sugli immigrati. Intanto, come ben detto da Jacopo, nemmeno io posso sopportare le sue canzoni con "magliette fini-fini", con "piccoli grandi amori"  a base di ugola spiegata con quel suo  "vibrato caprino". Poi non sopporto il suo immigrazionismo che raggiunge perfino il masochismo. Ai tempi degli sbarchi di Lampedusa dove aveva una villa, subì furti con atti di vandalismo da parte dei suoi "protetti" che gli lasciarono perfino deiezioni sul letto in segno di sfregio. Per tutta risposta, lui canta in concerti di beneficenza per loro. Quando si dice la coerenza fino a tagliarsi i cosiddetti!
Ora con grande lungimiranza ha escluso dal premio alla carriera  Peppino Di Capri, per darlo a chi? Ad un morto: Pino Daniele. Non potevano darlo lo stesso alla memoria  del caro estinto, e confermarlo al buon Peppino, voce simbolo del miracolo economico italiano?

Il Sindaco di Saint Tropez, gli conferì astutamente una cittadinanza onoraria per aver promosso la sua località turistica che, grazie alle note del suo twist A St. Tropez/ la luna si veglia con te/...,è diventata celeberrima. Così St. Tropez è famosa  certamente grazie a  BB, ma anche grazie al nostro PdC, creando un gemellaggio ideale con Capri. 

Pare, però, che sia scattata la Vendetta della Baccante perché il buon Peppino che ama la sua Capri (e chi non l'ama?) si è mostrato preoccupato dalle cattive intenzioni di usare le isole più pittoresche della nostra Penisola  per gli "sbarchi". Ci mancherebbe solo questo!  Su come è andata che il cantante e compositore caprese è stato escluso dal Premio alla carriera (e la sua è più che longeva), ne dà conto Imola Oggi. 

Peppino Di Capri e Salvini
Una decisione, quella di Baglioni,  che ha spiazzato molti, tra cui Al Bano. “Condivido il pensiero di Peppino Di Capri. Peppino ha dato molto alla musica lasciando una traccia forte in Italia e non solo. Un trattamento del genere mi sembra ingeneroso e  squalificante” dice il cantante all’AdnKronos -. Peppino merita non uno ma molti premi alla carriera. Alle volte in Italia accadono cose sconcertanti”, conclude Al Bano. Già. "Cose sconcertanti" da parte dei soliti noti che hanno messo artigli acuminati anche sull'industria dell'Effimero. Militarizzare l'Effimero rendendolo Permanente, è il loro motto. 



Questo sopra,  è un video di una cover di Peppino di Capri che interpreta un vecchio successo di Ben E King (Don't play that song),  inserito nella colonna sonora de "Il Sorpasso", film gioiello di Dino Risi, con Gassman e J.L. Trintignant (scene del ballo sulla spiaggia). Beh, devo dire che senza nulla togliere al grande Ben E King, questa sua interpretazione è diventata per sempre il simbolo di quell'Italia spensierata e allegramente bighellona  che non è più. Grazie a Peppino che da vero  signore qual è, stempera già i toni della polemica sanremese. Abbasso Sanscemo e la sua prevedibile  banalità politicamente corrotta! 

LITURGIA E PROPONIMENTO DI OGGI


LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -





  PRIMA LETTURA 

Eb 11,32-40
Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuèle e dei profeti; per fede, essi conquistarono regni, esercitarono la giustizia, ottennero ciò che era stato promesso, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, sfuggirono alla lama della spada, trassero vigore dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri.
Alcune donne riebbero, per risurrezione, i loro morti. Altri, poi, furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, subirono insulti e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, tagliati in due, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati – di loro il mondo non era degno! –, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra.
Tutti costoro, pur essendo stati approvati a causa della loro fede, non ottennero ciò che era stato loro promesso: Dio infatti per noi aveva predisposto qualcosa di meglio, affinché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.


  SALMO  

Sal 30
Rendete saldo il vostro cuore, voi tutti che sperate nel Signore.

Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono,
la dispensi, davanti ai figli dell’uomo,
a chi in te si rifugia.

Tu li nascondi al riparo del tuo volto,
lontano dagli intrighi degli uomini;
li metti al sicuro nella tua tenda,
lontano dai litigi delle lingue.

Benedetto il Signore,
che per me ha fatto meraviglie di grazia
in una città fortificata.

Io dicevo, nel mio sgomento:
«Sono escluso dalla tua presenza».
Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera
quando a te gridavo aiuto.

Amate il Signore, voi tutti suoi fedeli;
il Signore protegge chi ha fiducia in lui
e ripaga in abbondanza chi opera con superbia.


 VANGELO 

Mc 5,1-20
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.


Come vivere questa Parola?
Siamo in tanti a cercare la vita vera che è Gesù. A volte questa ricerca è pure di quelli che non sanno che Dio stesso ci cerca da tempo.
Ci sono molte occasioni in cui possiamo fare l'esperienza di trovare Gesù e toccare con mano la sua forza di guarigione, di consolazione, di misericordia. E così rinasce nel nostro cuore la riconoscenza per tutto il suo amore per noi e la gioia di condividerla, di annunciare la Buona Novella.
Annunciare la Buona Novella vuol dire annunciare "ciò che il Signore ha fatto per te!" L'uomo liberato del Vangelo di oggi vuole "seguire Gesù", ma Gesù gli dice: "Va' nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato".
Questa frase di Gesù, ora è rivolta a tutti noi, a te, a me.
Che la sequela di Cristo sia l'annuncio della sua bontà attraverso le nostre parole, atti, pensieri e sentimenti. Incominciamo l'annuncio dai più vicini, dai nostri cari, dai membri della famiglia che hanno bisogno di una parola di speranza e di un cuore che riscalda perché pieno di amore.


Quanto è grande la tua bontà, Signore! La riservi per coloro che ti temono, ne ricolmi chi in te si rifugia davanti agli occhi di tutti. (Sal 30)



Fuggirò l'ozio e domanderò a Maria perdono delle trascuratezze commesse in questo mese, e colle braccia in croce dirò: Salve, Regina, etc.


sabato 2 febbraio 2019

BUONANOTTE BIMBI

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BUONANOTTE

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LITURGIA E PROPONIMENTO DI DOMENICA 3 FEBBRAIO


LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -







 PRIMA LETTURA 

Ger 1,4-5.17-19
Dal libro del profeta Geremìa

Nei giorni del re Giosìa, mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni.
Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti».

 SALMO 

Sal 70
La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.

Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.

Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.

La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.


 SECONDA LETTURA 

1Cor 12,31-13,13
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, desiderate intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime.
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.
E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!


 VANGELO 

Lc 4,21-30
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.


Persecuzione «marchio» di garanzia dei profeti

La sinagoga è rimasta incantata davanti al sogno di un mondo nuovo che Gesù ha evocato: tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati! Poi, quasi senza spiegazione: pieni di sdegno, lo condussero sul ciglio del monte per gettarlo giù. Dalla meraviglia alla furia. Nazaret passa in fretta dalla fierezza e dalla festa per questo figlio che torna circondato di fama, potente in parole ed opere, ad una sorta di furore omicida.


Come la folla di Gerusalemme quando, negli ultimi giorni, passa rapidamente dall'entusiasmo all'odio: crocifiggilo! Perché? Difficile dirlo. In ogni caso, tutta la storia biblica mostra che la persecuzione è la prova dell'autenticità del profeta. Fai anche da noi i miracoli di Cafarnao! Non cercano Dio, cercano un taumaturgo a disposizione, pronto ad intervenire nei loro piccoli o grandi naufragi: uno che ci stupisca con effetti speciali, che risolva i problemi e non uno che ci cambi il cuore. Vorrebbero dirottare la forza di Dio fra i vicoli del loro paese.


Ma questo non è il Dio dei profeti. Gesù, che aveva parlato di una bella notizia per i poveri, di sguardo profondo per i ciechi, di libertà, viene dai compaesani ricondotto dalla misura del mondo al piccolo recinto di Nazaret, dalla storia profonda a ciò che è solo spettacolare. E quante volte accadrà! Assicuraci pane e miracoli e saremo dalla tua parte! Moltiplica il pane e ti faremo re (Gv 6,15). Ma Gesù sa che con il pane e i miracoli non si liberano le persone, piuttosto ci si impossessa di loro e Dio non si impossessa, Dio non invade. E risponde quasi provocando i suoi compaesani, collocandosi nella scia della più grande profezia biblica, raccontando di un Dio che ha come casa ogni terra straniera, protettore a Zarepta di Sidone di vedove forestiere, guaritore di generali nemici d'Israele.


Un Dio di sconfinamenti, la cui patria è il mondo intero, la cui casa è il dolore e il bisogno di ogni uomo. Gesù rivela il loro errore più drammatico: si sono sbagliati su Dio. «Sbagliarci su Dio è il peggio che ci possa capitare. Perché poi ti sbagli su tutto, sulla storia e sul mondo, sul bene e sul male, sulla vita e sulla morte» (D.M. Turoldo).


Allora lo condussero sul ciglio del monte per gettarlo giù. Ma come sempre negli interventi di Dio, improvvisamente si verifica uno strappo nel racconto, un buco bianco, un ma. Ma Gesù passando in mezzo a loro si mise in cammino. Un finale a sorpresa. Non fugge, non si nasconde, passa in mezzo a loro, aprendosi un solco come di seminatore, mostrando che si può ostacolare la profezia, ma non bloccarla. «Non puoi fermare il vento, gli fai solo perdere tempo» (G. Gaber). Non puoi fermare il vento di Dio.

Padre Ermes Maria Ronchi




Mi fermerò alcuni istanti a pensare al frutto ricavato dalle confessioni passate, di poi farò un atto di contrizione.

 



L'Arte della Guerra - Venezuela, golpe dello Stato profondo

LO STATO PROFONDO CI PROVA ANCHE CON IL VENEZUELA. "LA PATRIA NON SI VENDE! LA PATRIA SI DIFENDE!", GRIDANO I VENEZUELANI DURANTE IL DISCORSO DI MADURO CHE RINGRAZIA IL MONDO INTERO PER IL SOSTEGNO AL VENEZUELA NELLA LOTTA CONTRO L'IMPERIALISMO USA








Lo scandalo che ispirò il sionismo

Lo scandalo che ispirò il sionismo
Il 22 dicembre 1894 Alfred Dreyfus, capo dello Stato Maggiore Francese di origini ebraiche veniva condannato dal tribunale militare con l’accusa di alto tradimento (poi rivelatasi falsa) e conseguente deportazione all’ Isola del Diavolo (Guyana Francese).
Lo scandalo ebbe una forte risonanza nella Francia di fine Ottocento, lacerata dalla sconfitta inferta dalla Prussia a cui fece seguito la proclamazione dell’Impero tedesco a Versailles, e dalla sollevazione della Comune di Parigi culminata nella guerra civile. Il caso in seguito venne riaperto da forze politiche socialiste fino ad assolvere definitivamente l’imputato nel 1906.
Nel corso di questi 12 anni l’opinione pubblica francese si divise in dreyfusards ed antidreyfusards. I primi, intellettuali e politici considerarono l’affaire Dreyfus come un caso di antisemitismo. Al processo fu presente un dreyfusards ebreo molto particolare: Theodor Herzl. Il futuro fondatore del sionismo non poteva credere nel persistere di un pregiudizio così diffuso nel Vecchio Continente, dopo che la rivoluzione francese aveva concesso eguaglianza giuridica ai cittadini ebrei.
Infatti, scrisse Bernard Lazard, nel libro “Storia dell’antisemitismo e le sue cause”, ” una delle cose che più dovette sorprendere fu certamente la posizione dell’ebreo. Ieri l’ebreo non era niente, non aveva alcun diritto, alcun potere ed oggi era lui che il cambiamento sociale aveva favorito più di ogni altro. Agli occhi dei rappresentanti della tradizione parve che un trono fosse stato rovesciato e delle guerre scatenate unicamente affinché l’ebreo potesse raggiungere il rango di cittadino e la dichiarazione dei diritti dell’uomo, sembró non essere altro che la dichiarazione dei diritti dell’ebreo“.
Divenne necessaria la creazione di uno Stato rifugio per sfuggire alle reiterate persecuzioni. Due anni dopo il processo Herzl scrisse “Lo stato degli ebrei”. Quell’episodio di 123 anni fa fu una tappa fondamentale dalla quale prese il via l’avventura del sionismo, per arrivare dopo 54 anni ed un conflitto mondiale, alla costruzione dello Stato Ebraico.

TRA I GILET GIALLI ANCHE I NO VAX CONTRO LA VACCINAZIONE DI MASSA