martedì 27 novembre 2018

Rivolte e guerre civili, l'Europa si prepara...

HANNO AFFAMATO L'EUROPA INTERA, ADESSO HANNO PAURA DELLE RIVOLTE E PENSANO A COME DIFENDERSI. CRIMINALI E IPOCRITI!!  



Miseria, incertezze, paure. L’ Europa del futuro potrebbe essere questo e molto altro secondo le autorità tedesche che hanno varato la costruzione di un Centro “Crowd Riot Control”, che si occuperà di mantenere ordine e pace civile in un contesto ipotetico di guerriglia urbana. 
Povertà, guerre civili, disoccupazione e miseria. Potrebbe essere questo un futuro nemmeno troppo remoto per l’Europa, o almeno potrebbe essere questo uno degli scenari possibili se le cose non cambieranno. Di questo non sono certi solamente isolati individui che pensano da tempo al peggio, ma anche gli analisti delle forze di sicurezza dei vari Stati, che avrebbero già preso in considerazione per il futuro scenari di guerriglia urbana. A questa eventualità si sta preparando la Germania, che in gran segreto ha deciso secondo diversi siti di informazione di avviare la costruzione di un Centro denominato ”Crowd Riot Control”, ovvero l’insieme di operazioni volte a mantenere l’ordine e la pace civile. Tale centro dovrebbe sorgere al fianco di una città fantasma munita di oltre 500 edifici per un budget superiore ai 100 milioni di euro. A rivelarlo è stata la rivista internazionale Current Concerns, che cita una lettera confidenziale ottenuta dalla Svizzera. http://www.currentconcerns.ch/index.php?id=1941.
In sostanza quindi nei prossimi mesi l’esercito tedesco potrebbe avviare la costruzione su una superficie di circa 232 chilometri quadrati del più grande centro di esercitazioni d’Europa per la lotta contro le rivolte. I centri di questo tipo dovrebbero regolare tutto l’insieme delle operazioni volte a mantenere l’ordine in condizioni di guerriglia urbana e di disastro sociale. L’obiettivo sarebbe in sostanza quello di avere forze di polizia in grado di agire in caso di sollevazioni popolari. Al fine di rendere realistico il progetto i tedeschi starebbero anche costruendo nei pressi del centro una città fantasma di oltre 500 edifici. Il progetto comprenderà degli stabilimenti industriali, il collegamento a una autostrada fittizia e un aeroporto con 1.700 metri di piste su prato. A gestire la costruzione ci penserù la Bundeswehr, l’esercito tedesco, ha cominciato i lavori della città fantasma sul finire del 2012. La cosa preoccupante è che l’esercito tedesco e molti altri eserciti si preparano ormai da tempo a fronteggiare scenari di guerriglia urbana, fatto questo che implica che sono molti i governi a immaginare un futuro di questo tipo. Insomma scenari molto simili a quelli che abbiamo imparato a conoscere nel recente passato in Medio Oriente e Nord Africa. 

Scene da finimondo in Nuova Zelanda.Spiaggiate centinaia di balene pilota

Circa 145 balene pilota sono morte in uno spiaggiamento di massa in un punto remoto di una piccola isola neozelandese. Lo hanno annunciato questo lunedì le autorità.


Un escursionista ha scoperto il tragico accaduto lo scorso sabato sull'Isola di Stewart, a 30 km dalla costa sud dell'isola meridionale.

Metà delle balene erano già morte, a causa della condizione delle altre ancora in vita e alla localizzazione remota e di difficile accesso, si è presa la decisione di sottoporle ad eutanasia.



https://terrarealtime.blogspot.com/2018/11/scena-da-finimondo-in-nuova.html

Sion si dimostra oggettivamente incapace di imparare dai suoi errori, e vi persevera con diabolica pertinacia!



Il comandante della trecentesima brigata di fanteria del regime ebraico di occupazione della Palestina ha chiesto ai dirigenti di Tel Aviv di ricorrere alla politica di "uccisioni mirate", sostenendo che l'assassinio del segretario generale di Hezbollah infliggerà un colpo fatale al movimento di resistenza libanese.


I sionisti pensavano di avere "decapitato Hezbollah" anche quando assassinarono il suo predecessore, Abbas Musawi. Quando a Musawi successe Nasrallah, che ha reso Hezbollah il partito armato più forte del mondo, superiore in forza militare a centinaia di eserciti 'regolari' del pianeta, recriminazioni e pentimenti si sono sprecati.

Il Colonnello Roy Levy, in un articolo pubblicato sulla rivista Maarakhot, affiliata all'esercito dei vigliacchi che bombardano Gaza e fanno il tiro a segno sulla sua popolazione inerme, ha scritto che devono essere eseguite "uccisioni mirate" e che Sayyed Hassan Nasrallah dovrebbe essere ucciso da squadre di commando sostenute dall'aviazione, riporta il sito web in lingua ebraica 'Walla'.


"La sua personalità e l'esperienza militare lo hanno trasformato in un centro di gravità. Tutta la sua organizzazione - dai comandanti più anziani ai soldati di basso rango - e quindi lo spirito combattivo del nemico sarà danneggiata una volta preso di mira ", ha scritto Levy.

Apparentemente i sionisti sono incapaci di imparare dalle lezioni del passato, infatti in ogni epoca ripetono gli errori e l'arroganza che li hanno resi invisi e odiati ovunque.

Egli quindi raccomanda operazioni militari israeliane nel profondo Libano, affermando che le offensive avrebbero molti vantaggi nonostante i rischi associati a loro.

Ricordiamo che pochi giorni fa i sionisti non sono riusciti a compiere correttamente un'operazione di infiltrazione ed assassinio a Gaza, nonostante il fatto che il livello di addestramento e preparazione delle milizie della Resistenza palestinese ivi presenti sia di numerosi ordini di grandezza inferiore a quello di Hezbollah.

Il comandante militare israeliano ha anche chiesto "un corretto posizionamento delle unità di combattimento da combattimento con lo scopo di soggiogare il nemico".

Il senso di quest'ultima affermazione è totalmente oscuro.

Il 28 novembre 2017, il portavoce principale dell'esercito israeliano ha detto che Nasrallah sarebbe un bersaglio per l'assassinio in ogni guerra tra Israele e Hezbollah.

Smettere di sostenere la schiavitù minorile evitando queste 7 aziende


Chi non ama il cioccolato? In effetti, il cittadino medio europeo mangia oltre i 10 chili di cioccolato ogni anno. Ma c’è un aspetto negativo di questo dolce al di là degli ingredienti semplicemente discutibili.

Molti di noi acquistano il cioccolato senza pensare a chi lo ha fatto, e questo è un problema, dal momento che una serie di grandi aziende sono state accusate di usare la schiavitù infantile per fornirvi l’amato cioccolato.

Lo scorso settembre, una causa è stata presentata con un elenco di aziende che comprende Hershey, Mars e Nestle, sostenendo che le aziende stanno ingannando i propri consumatori perché finanziano il lavoro degli schiavi bambini in Africa occidentale.


È stato motivo di preoccupazione nel settore del cioccolato negli ultimi 15 anni. Il cacao è l’ingrediente principale nel cioccolato, e la maggior parte arriva dall’Africa occidentale, con i due maggiori produttori, la Costa d’Avorio e il Ghana, che rappresentano circa il 60 per cento della fornitura del cacao mondiale.


Molte aziende si affidano quasi esclusivamente all’Africa occidentale per il loro approvvigionamento di cacao, ma la maggior parte del cacao viene prodotto in piccole aziende agricole da parte di agricoltori che soffrono di povertà. Questi estremi spesso sfociano nel lavoro minorile. Già nel 2001, l’industria del cioccolato si è impegnata per porre fine alle pratiche in Costa d’Avorio e Ghana entro il 2005, ma questo termine è stato più volte rinviato. Ora, la speranza è quella di eliminarlo entro il 2020 .

Per capire perché questo è così importante, è necessario guardare al di là del denaro e al di là del cioccolato. È necessario prendere coscienza di ciò che sta accadendo a questi bambini, le condizioni di questi bambini non sono di certo delle migliori, intrappolati in fattorie isolate in cui lavorano per 80/100 ore ogni settimana. Spesso vengono picchiati con pugni, cinture e fruste varie, secondo i bambini liberati che hanno parlato in proposito nel film Schiavitù: Un indagine globale. “Le percosse erano una parte della mia vita”, ha spiegato il bambino schiavo liberato Aly Diabate . “Ogni volta che ti carichi di sacchetti (di semi di cacao) e cadi nessuno ti aiuta. Ti devi rialzare e via di nuovo, o sono problemi”.

Se vuoi evitare di sostenere la schiavitù dei bambini, (se hai una coscienza) si devono evitare queste società di cioccolato:
Hershey
Mars
Nestlè
ADM Cocoa
Godiva
Fowler’s Chocolate
Kraft

A queste aziende (che tra l’altro sono importanti e grandi multinazionali) non importa poi tanto della schiavitù, visto che gli conviene economicamente, infatti molte altre aziende, anche se non grandi come le 7 citate, hanno fatto una priorità nell’evitare di trarre profitto dalla sofferenza del lavoro minorile.

La scioccante documentario del 2000 intitolato Schiavitù: Un'indagine globale, espone il profondo e oscuro collegamento del settore del cioccolato e i bambini schiavi. The Guardian parlando dei 19 bambini liberati dalla schiavitù dalle autorità ivoriane, ha riferito che i bambini lavorano dall’alba al tramonto tutti i giorni, chiusi in un capannone di notte, hanno una tazza di latta in cui fare i bisogni, vengono anche legati e di routine picchiati. Migliaia di bambini vengono acquistati dai loro genitori in paesi come il Mali, il Burkina Faso, il Togo e per una miseria, o in alcuni casi addirittura rubati, e poi spediti in Costa d’Avorio, dove vengono ridotti in schiavitù nelle piantagioni di cacao. E poi c’è in occidente chi si ingrassa grazie a questo….

Tutti i Paesi del mondo hanno un debito pubblico. Ma verso chi? Se tutti sono debitori, chi è il creditore?




di Fabio Conditi per Come Don Chisciotte
Ci siamo talmente abituati alla crisi economica, che facciamo fatica ad immaginare che possa esistere una società che non ne sia caratterizzata.
Sono anni che ci ripetono che il debito pubblico è insostenibile e che dobbiamo seguitare con politiche di austerity perchè in questo modo riusciremo a risolvere il problema : ma nonostante i grandi sacrifici a cui ci sottoponiamo, la situazione invece che migliorare, peggiora.
Tutti gli Stati del mondo sono indebitati, per una cifra complessiva che supera i 200.000 mld di euro, e questo dovrebbe insospettirci: come mai siamo “tutti” indebitati, a chi dobbiamo tutti questi soldi ?
Ovviamente non ad una altro pianeta, ma ai mercati finanziari, visto che è lì che i Titoli di Stato vengono collocati per essere acquistati da una piccolissima percentuale della popolazione mondiale, principalmente costituita da operatori del mondo finanziario.
Lo Stato italiano, se ha bisogno di denaro, anziché crearlo, è costretto a reperirlo sui mercati finanziari, aumentando continuamente il debito pubblico.
Ma lo Stato è anche il titolare della sovranità monetaria, perché da secoli emette la propria moneta con la propria effige e le conferisce valore attraverso l’imposizione del valore legale e l’obbligo di utilizzarla per pagare le tasse.
Quindi è lo Stato che dà valore al denaro, perché per averlo allora lo prende in prestito ?
In fondo, se ci pensiamo bene, all’origine di tutti i problemi che abbiamo attualmente, c’è sempre una mancanza di denaro che impedisce la risoluzione del problema stesso.
Nonostante gli aumenti delle tasse, le riduzioni della spesa pubblica, le privatizzazioni continue, lo Stato ha sempre problemi economici per i quali non può attuare politiche economiche a favore dei suoi cittadini.
Diceva Ezra Pound: “Uno Stato che non ha il denaro per costruire un ospedale, è come un ingegnere che non ha i chilometri per costruire una strada”.
Ma allora chi crea il denaro e come lo usa ?
Attualmente in Italia, nel nostro sistema economico noi utilizziamo tre tipi di moneta :
– monete metalliche coniate dallo Stato, pari allo 0,3% del totale che usiamo;
– banconote emesse dalla BCE, pari al 6,7% del totale che usiamo;
– moneta bancaria creata dalle banche, pari al 93% del totale che usiamo.
Trascurando i contanti, che costituiscono solo il 7% del denaro totale che usiamo, in realtà la maggior parte del denaro che usiamo è creato dal nulla dalle banche quando fanno prestiti.
E’ la cifra che è scritta nei nostri conti correnti bancari, che ci permette con bonifici, assegni, carte di credito e bancomat, di pagare qualsiasi bene o servizi di cui abbiamo bisogno.
Senza voler approfondire il sistema che utilizzano per creare e gestire questo denaro, per capirne la reale natura, è necessario analizzare l’art.1834 del c.c. che definisce i depositi nelle banche, che dice testualmente : “Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria, …, a richiesta del depositante“.
In definitiva, la cifra scritta sul nostro conto corrente bancario, rappresenta una promessa della banca, che si obbliga a restituirci quella cifra in contanti, se e quando glieli richiederemo.

Come ad esempio quando andiamo in uno sportello bancomat e preleviamo un certo quantitativo di contanti, riducendo corrispondentemente il saldo del nostro c/c.
Quello che voglio evidenziare, è che la maggior parte del denaro che usiamo, di cui ha bisogno sia lo Stato che noi aziende e cittadini, viene creato dal sistema bancario attraverso il prestito.
Anche la banconote, inizialmente create dalla BCE, non vengono messe in circolazione direttamente nel sistema economico, ma date solo alle banche, che poi ce le forniscono esclusivamente attraverso i prestiti.
Quindi tutto il denaro che usiamo sia noi che lo Stato, proviene dal sistema bancario e viene messo in circolazione solo attraverso una prestito iniziale, che alla scadenza deve essere restituito, per poi essere sostituito da altro denaro creato con un nuovo prestito.
Le conseguenze di un sistema monetario così congegnato sono:
– se le banche smettessero di fare prestiti, tutta la moneta in circolazione sparirebbe;
– su tutta la moneta che usiamo, qualcuno sta pagando continuamente un interesse.
Questo significa che sia noi che lo Stato, avendo bisogno di denaro per far girare la nostra economia reale, abbiamo la necessità di mantenere in vita un debito pubblico e privato sul quale paghiamo continuamente un interesse, e che per questo è matematicamente inestinguibile.
Supponiamo l’Italia sia un’isola, nella quale tutto il denaro utilizzato proviene da una sola banca che è l’unica in grado di crearlo, ma lo fornisce solamente prestandolo ad un tasso di interesse pari al 10%.
Il 1° anno ne crea e ne presta 100 mln di euro, ma alla fine dell’anno dovrebbe chiedere indietro i 100 mln di euro di denaro prestato maggiorati di 10 mln di euro di interessi.
Ma è matematicamente impossibile la restituzione 110 mln di euro, perché ne esistono solo 100. Inoltre l’economia seguita ad aver bisogno anche il 2° anno di 100 mln di euro, per cui la soluzione praticata è quella di lasciarli in circolazione, portando il debito a 110 mld di euro e pagando 11 mln di euro di interessi. Ma il 3° anno si ripresenta lo stesso problema, non ci sono 121 mln di euro da restituire, per cui il debito diventa 121 mln di euro e gli interessi da pagare 12,1 mln di euro. Andando avanti di questo passo il debito aumenta sempre di più in modo esponenziale, per cui dopo soli 25 anni ha superato i 1.000 mln di euro e gli interessi da pagare ogni anno sono maggiori dei 100 mln di euro di moneta in circolazione !
Un sistema economico basato su una moneta creata quasi esclusivamente dal sistema bancario ed immessa in circolazione solo attraverso il prestito gravato da interesse, non è sostenibile e provoca continuamente le situazioni di crisi economica che stiamo sperimentando sulla nostra pelle.
L’unica soluzione per interrompere questa follia, è immaginare un altro sistema monetario che non sia basato sul debito perché il denaro viene immesso nell’economia in un altro modo.
I meccanismi che attualmente regolano la creazione del denaro, arricchiscono pochi privilegiati a discapito di tutti gli altri, senza che i governi democraticamente eletti possano controllare o modificare il processo.
Proprio perchè la moneta è alla base di tutto, occorre prima di tutto riformare radicalmente il sistema monetario per risolvere o attenuare molti dei problemi di ingiustizia sociale della società moderna.
Dobbiamo immaginare un sistema monetario che:
– sia a vantaggio della società, e non di grandi banche e istituti finanziari;
– sia sottoposto a un controllo democratico dei cittadini;
– funzioni in modo più semplice e trasparente;
– sia più stabile e meno incline a bolle speculative e crisi finanziarie.
E’ possibile ottenere tutto ciò, e in modo semplice e non violento.

Nei prossimi articoli vedremo come.
Per approfondimenti visita il sito www.monetapositiva.it

UNA PROPOSTA PER IL GOVERNO: Donne vittime di violenza, una proposta di collocamento mirato per nuove opportunità di lavoro, in qualità di "categoria protetta".

Il 25 novembre giornata contro la violenza delle donnne, rispetto ed onore delle donne nel mondo...


Le donne vittime di violenza come “categoria protetta” nel lavoro è la petizione pubblicata su change.com.
La petizione racconta la storia di una donna sopravvissuta al femminicidio, una donna che ha avuto la forza di dire basta, una donna che è lasciata sola dalle istituzione, una donna che vive la vita di tante, ma che lotta per lei e per tutte. Ad oggi la petizione ha 27.583 sostenitori, mancano ancora 7.417 firme per raggiungere 35.000.

Diritti delle donne: la nuova proposta

La petizione è una proposta rivolta a creare delle liste di collocamento per garantire un lavoro alle vittime di violenza, alle donne come “categoria protetta”. Non solo un posto in cui andare a rifugiarsi nel momento della fuga, ma una vera a propria garanzia del ritorno all’indipendenza.

Le donne vittime di violenza come “categoria protetta” nel lavoro
Mi chiamo Lidia e ho 45 anni. Sono sopravvissuta a un tentativo di femminicidio e ho deciso di raccontarvi la mia storia perché oggi vorrei poter fare qualcosa per tutte le donne che subiscono violenza e hanno la forza di rialzarsi. Perché una donna che ha il coraggio di lasciare un uomo violento non può essere lasciata sola e ha bisogno di sostegno da parte delle istituzioni.
Ho conosciuto Isidoro nel 2011, dopo il mio divorzio. All’inizio tutto era bellissimo. Sembrava una favola, pensavo di aver trovato di nuovo l’uomo giusto; ma dopo 5 mesi iniziano i primi litigi, dove vengo accusata di cose che non avevo mai fatto, dove la folle gelosia di lui veniva fuori in modo incontenibile. Nel gennaio del 2012 per la prima volta lui mi picchiò, mi chiese perdono, mi disse che non mi avrebbe fatto mai più del male, che era stato solo un momento. In modo ingenuo, da donna innamorata, quella volta l’ho perdonato.
Ma queste aggressioni non si sono fermate e a quel punto decisi di chiudere la storia. Mi ero resa conto che quest’uomo non mi amava, perché un uomo che ti ama non ti picchia, non ti dà uno schiaffo talmente forte da spaccarti il timpano.
E poi, il fatto.
Il 24 giugno del 2012 Isidoro mi chiede di passare una giornata assieme, al santuario di Tindari, ma avevo paura ad andare da sola e decido di far venire con me mia sorella per sentirmi tranquilla. Al termine della giornata Isidoro mi chiede di fermarsi a dormire da me per non tornare verso casa sua, che era troppo distante. Sembrava tutto tranquillo, lui aveva accettato la decisione di allontanarsi.
Tutto cambia verso l’1.45 di notte. Isidoro si alza per andare in bagno, ma al suo ritorno aveva con sé una padella di ghisa, con la quale iniziò a colpirmi sulla testa! Non riuscivo a capire cosa stava succedendo. Intanto lui aveva trovato delle forbici e le stava usando come pugnale, colpendomi alla schiena. Ho cercato in tutti i modi di difendermi, sono quasi stata soffocata con il filo della lampada sul comodino. È successo di tutto quella notte, ho ancora paura a raccontarlo. Con la forbice mi ha provocato ferite in volto, sulle gambe, sangue ovunque.
Non so come ho fatto, ma dopo tutte quelle ore di sequestro l’ho convinto di stare bene e che non l’avrei denunciato. Solo così l’ho convinto ad andare via e ho potuto chiamare i soccorsi.
Io sono ancora viva e posso raccontare tutto questo. Isidoro è stato condannato a soli 4 anni (per il tentato omicidio) e 6 mesi (per il sequestro), e ho appena saputo che grazie ai “premi” e “privilegi” che la legge italiana prevede per gli assassini, sconterà solo 2 anni e 6 mesi!
Tra qualche mese quest’uomo uscirà dal carcere e io che fine farò? Mi sono rifatta una vita ma sono stata lasciata sola dalla istituzioni: mi hanno detto che se lui non mi aggredisce nuovamente, loro non posso intervenire.
Io credo che sia alle donne che hanno il coraggio di allontanarsi dagli uomini violenti che bisogna dare “premi e privilegi”. Allontanarsi da casa vuol dire spesso perdere la propria indipendenza economica.  Bisogna avere il coraggio di denunciare tutto ciò, ma lo Stato DEVE  tutelarci!
Ecco quindi la mia proposta: creare delle liste di collocamento per garantire un lavoro alle vittime di violenza, alle donne come “categoria protetta”. Non solo un posto in cui andare a rifugiarsi nel momento della fuga, ma una vera a propria garanzia del nostro ritorno all’indipendenza, lontano da quegli uomini che ci vogliono morte.
Nessuna donna deve vivere nella paura di morire da un giorno all’altro, siamo delle donne non siamo dei trofei.

Fonte: change.org

UNA PROPOSTA PER IL GOVERNO: Donne vittime di violenza, una proposta di collocamento mirato per nuove opportunità di lavoro, in qualità di "categoria protetta".

Il 25 novembre giornata contro la violenza delle donnne, rispetto ed onore delle donne nel mondo...


Le donne vittime di violenza come “categoria protetta” nel lavoro è la petizione pubblicata su change.com.
La petizione racconta la storia di una donna sopravvissuta al femminicidio, una donna che ha avuto la forza di dire basta, una donna che è lasciata sola dalle istituzione, una donna che vive la vita di tante, ma che lotta per lei e per tutte. Ad oggi la petizione ha 27.583 sostenitori, mancano ancora 7.417 firme per raggiungere 35.000.

Diritti delle donne: la nuova proposta

La petizione è una proposta rivolta a creare delle liste di collocamento per garantire un lavoro alle vittime di violenza, alle donne come “categoria protetta”. Non solo un posto in cui andare a rifugiarsi nel momento della fuga, ma una vera a propria garanzia del ritorno all’indipendenza.

Le donne vittime di violenza come “categoria protetta” nel lavoro
Mi chiamo Lidia e ho 45 anni. Sono sopravvissuta a un tentativo di femminicidio e ho deciso di raccontarvi la mia storia perché oggi vorrei poter fare qualcosa per tutte le donne che subiscono violenza e hanno la forza di rialzarsi. Perché una donna che ha il coraggio di lasciare un uomo violento non può essere lasciata sola e ha bisogno di sostegno da parte delle istituzioni.
Ho conosciuto Isidoro nel 2011, dopo il mio divorzio. All’inizio tutto era bellissimo. Sembrava una favola, pensavo di aver trovato di nuovo l’uomo giusto; ma dopo 5 mesi iniziano i primi litigi, dove vengo accusata di cose che non avevo mai fatto, dove la folle gelosia di lui veniva fuori in modo incontenibile. Nel gennaio del 2012 per la prima volta lui mi picchiò, mi chiese perdono, mi disse che non mi avrebbe fatto mai più del male, che era stato solo un momento. In modo ingenuo, da donna innamorata, quella volta l’ho perdonato.
Ma queste aggressioni non si sono fermate e a quel punto decisi di chiudere la storia. Mi ero resa conto che quest’uomo non mi amava, perché un uomo che ti ama non ti picchia, non ti dà uno schiaffo talmente forte da spaccarti il timpano.
E poi, il fatto.
Il 24 giugno del 2012 Isidoro mi chiede di passare una giornata assieme, al santuario di Tindari, ma avevo paura ad andare da sola e decido di far venire con me mia sorella per sentirmi tranquilla. Al termine della giornata Isidoro mi chiede di fermarsi a dormire da me per non tornare verso casa sua, che era troppo distante. Sembrava tutto tranquillo, lui aveva accettato la decisione di allontanarsi.
Tutto cambia verso l’1.45 di notte. Isidoro si alza per andare in bagno, ma al suo ritorno aveva con sé una padella di ghisa, con la quale iniziò a colpirmi sulla testa! Non riuscivo a capire cosa stava succedendo. Intanto lui aveva trovato delle forbici e le stava usando come pugnale, colpendomi alla schiena. Ho cercato in tutti i modi di difendermi, sono quasi stata soffocata con il filo della lampada sul comodino. È successo di tutto quella notte, ho ancora paura a raccontarlo. Con la forbice mi ha provocato ferite in volto, sulle gambe, sangue ovunque.
Non so come ho fatto, ma dopo tutte quelle ore di sequestro l’ho convinto di stare bene e che non l’avrei denunciato. Solo così l’ho convinto ad andare via e ho potuto chiamare i soccorsi.
Io sono ancora viva e posso raccontare tutto questo. Isidoro è stato condannato a soli 4 anni (per il tentato omicidio) e 6 mesi (per il sequestro), e ho appena saputo che grazie ai “premi” e “privilegi” che la legge italiana prevede per gli assassini, sconterà solo 2 anni e 6 mesi!
Tra qualche mese quest’uomo uscirà dal carcere e io che fine farò? Mi sono rifatta una vita ma sono stata lasciata sola dalla istituzioni: mi hanno detto che se lui non mi aggredisce nuovamente, loro non posso intervenire.
Io credo che sia alle donne che hanno il coraggio di allontanarsi dagli uomini violenti che bisogna dare “premi e privilegi”. Allontanarsi da casa vuol dire spesso perdere la propria indipendenza economica.  Bisogna avere il coraggio di denunciare tutto ciò, ma lo Stato DEVE  tutelarci!
Ecco quindi la mia proposta: creare delle liste di collocamento per garantire un lavoro alle vittime di violenza, alle donne come “categoria protetta”. Non solo un posto in cui andare a rifugiarsi nel momento della fuga, ma una vera a propria garanzia del nostro ritorno all’indipendenza, lontano da quegli uomini che ci vogliono morte.
Nessuna donna deve vivere nella paura di morire da un giorno all’altro, siamo delle donne non siamo dei trofei.

Fonte: change.org

IL MIO BUON PROPOSITO



Mi impegno a conoscere le situazioni di non-speranza vicine e lontane per essere testimone di consolazione

Bullismo e cyberbullismo una piaga sociale: lettera aperta di una lettrice



La testimonianza di una lettrice che ci racconta com'è provare sulla pelle il fenomeno del cyberbullismo e stalking.

Bullismo e cyberbullismo sono piaghe sociali dei nostri tempi. Non colpiscono soltanto bambini e adolescenti ma anche adulti. Entrambi denotano atti violenti, offensivi, ripetuti nel tempo che spesso possono sfociare in una vera e propria persecuzione ai danni del malcapitato. Nel caso del cyberbullismo gli atti offensivi vengono perpetrati attraverso i social, WhatsApp o comunque il mondo virtuale, diffondendo foto imbarazzanti, informazioni private o rivelando dati personali, un fenomeno che per forza di cose coinvolge anche terzi, che si trovano a commentare o osservare la divulgazione di immagini o informazioni e rendersi così, in qualche modo, partecipi. In ogni caso con l’accrescere di questo fenomeno sono aumentati anche i capi di imputazione a cui si fa riferimento: stalking, diffamazione online, ingiurie, molestie, furto di identità digitale.

Un caso di stalking e cyberbullismo

Riportiamo la lettera di una nostra lettrice che ci ha scritto raccontandoci la sua personale esperienza con il cyberbullismo. Ovviamente non metteremo il suo vero nome ma la ringraziamo per la sua testimonianza che può essere da esempio per tutti quelli che si sono trovati nella stessa situazione. Mi chiamo Roberta e sì, posso dirlo, sono stata vittima di cyberbullismo. Sono passati tre anni ma ancora non c’è giorno in cui non pensi a quel periodo buio in cui mi sono sentita perseguitata senza apparente motivo. Tutto è iniziato circa 4 anni fa, stavo ancora studiando all’Università e frequentavo un ragazzo da poco. Non sapevo che sarebbe stato l’inizio di un piccolo calvario. Il ragazzo in questione era da poco uscito da un’altra relazione con una coetanea e fu proprio lei a voler chiudere i rapporti. Un giorno, uscendo da lezione e recandomi verso la mia auto, ho notato che la stessa presentava un graffio molto vistoso. In un primo momento non ho dato importanza alla cosa seppur arrabbiandomi per il gesto. I giorni e le settimane seguenti altri episodi hanno iniziato a farmi insospettire. Sono iniziate ad arrivarmi richieste di amicizia da profili strani, una mia amica mi riferì che le era arrivata una richiesta di amicizia da un profilo che riportava il mio nome con una foto imbarazzante/ironica che avevo io stessa postato nel mio profilo visibile solo agli amici però, usata come immagine profilo e con uno slogan abbastanza offensivo. Capì che c’era qualcosa di strano, che qualcuno ce l’aveva con me e associai anche il graffio alla macchina di tre settimane prima.
A quel punto iniziai ad indagare su quei profili facendomi aiutare da un amico “nerd” ma non riuscimmo a far nulla, ad arrivare a nessuna conclusione. Intanto, una sera, tornando da una cena con il mio allora ragazzo, notai nel cruscotto un biglietto abbastanza eloquente con offese pesanti e minacce. A quel punto, anche grazie al mio ragazzo, mi resi conto che il motivo di quel piccolo calvario era lui. Era la sua ex fidanzata ad avercela con me e me lo confermò lui stesso, accennando al fatto che era sempre stata una tipa vulnerabile e a suo dire vendicativa. Ma mentre lui minimizzò, sdrammatizzando tutto con un “starà rosicando” io iniziai ad avere paura. Avevo paura a postare cose su Facebook, bloccai le richieste di amicizia, avevo paura ad uscire da sola dopo le 9 di sera, mi sentivo paranoica, come se qualcuno mi spiasse. I fatti precipitarono qualche settimana dopo, quando tramite amici seppi che qualcuno utilizzava quel mio finto profilo per insultare altre persone sui social e nel contempo venivano postate pubblicamente frasi offensive ai miei danni. Chiesi subito la segnalazione del profilo a Facebook e mi feci coraggio sfidando la ex ragazza del mio (ormai ex) ragazzo dicendole che sapevo che dietro a tutto ciò ci fosse lei e di fare attenzione altrimenti l’avrei denunciata. Momentaneamente le persecuzioni finirono, quel profilo Facebook fu cancellato e pensavo finalmente che fosse tutto finito. Mi sbagliavo. Dopo 2 mesi circa trovai il tergicristallo dell’auto spaccato e a terra un biglietto con una frase offensiva. A quel punto chiamai il mio ragazzo e gli dissi che avrei denunciato la sua ex per stalking ma lui cercò di fermarmi, dicendo che aveva molti problemi in famiglia, economici e personali e di lasciarla stare, che prima o poi avrebbe finito, anche perché  a suo dire, si stava frequentando con un altro. Cedetti alle sue richieste e feci finta di nulla ma qualche settimana dopo, tornando a casa da sola verso l’una di notte dopo una festa, notai un’ombra che mi seguiva appena uscita dal garage del mio condominio. Affrettai il passo e arrivai al portone, finchè da lontano non sentì quell’ombra pronunciare un epiteto sgradevole e sparire. Era troppo, andai dai carabinieri e denunciai il tutto, chiedendo la collaborazione del ragazzo che frequentavo, che però disse che non se la sentiva di denunciare la sua ex per i problemi che sapeva di avere, anche perché non c’erano prove nei suoi confronti a suo dire. Decisi di lasciarlo senza ripensamenti. Credevo che con la fine di questa storia sarebbero terminate anche le persecuzioni ma mi sbagliavo. Per altre settimane subì ancora post umilianti su Facebook, addirittura trovai un profilo a mio nome su Instagram con immagini orrende pubbliche. La fine di questa storia è arrivata dopo che ho denunciato il tutto alla polizia postale. Ho tirato un sospiro di sollievo, ma ancora a distanza di tre anni ci penso spesso. Oggi quella persona sta subendo le conseguenze dei suoi gesti mentre io sto bene ma purtroppo ho abbandonato i social, era più forte di me e il ricordo di ciò che è stato mi ha portato ad odiarli e cancellarmi da tutti. Spero che questa testimonianza possa dare forza a tutti coloro che hanno subito persecuzioni come è accaduto a me. La fine del tunnel c’è sempre.
Ringraziamo Roberta per la sua lettera e vi invitiamo a raccontare le vostre testimonianze su episodi di bullismo, mobbing, cyberbullismo ecc...per aiutare chi lo sta subendo o semplicemente per avere un consiglio o raccontare la propria storia.
Scrivete a chiara.lanari@investireoggi.it

LITURGIA DEL GIORNO


PREGHIERE DEL GIORNO
.
Martedì 27 Novembre 2018

  



DEVOZIONI DEL GIORNO





 Mese di Novembre dedicato alle ANIME dei DEFUNTI

  SANTO ROSARIO  da recitare on-line 


  VANGELI 





LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -






 PRIMA LETTURA 

Ap 14,14-19
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, vidi: ecco una nube bianca, e sulla nube stava seduto uno simile a un Figlio d’uomo: aveva sul capo una corona d’oro e in mano una falce affilata.
Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: «Getta la tua falce e mieti; è giunta l’ora di mietere, perché la messe della terra è matura». Allora colui che era seduto sulla nube lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta.
Allora un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, tenendo anch’egli una falce affilata. Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, venne dall’altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: «Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature». L’angelo lanciò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e rovesciò l’uva nel grande tino dell’ira di Dio.


  SALMO  

Sal 95
Vieni, Signore, a giudicare la terra.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.


 VANGELO 

Lc 21,5-11
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.