sabato 27 ottobre 2018

Tre secoli di soldi e potere. La leggenda dei Rothschild


Tre secoli di soldi e potere. La leggenda dei Rothschild


Lo stemma dei Rothschild


L'intricata saga della dinastia di banchieri più famosa e potente del mondo, intrecciata a doppio filo con la storia d'Europa e creditrice di tanti grandi del passato, da Napoleone al duca di Wellington. Tra colossali speculazioni, teorie della cospirazione e storie forse vere e forse no. Come quella sulla battaglia di Waterloo


La leggenda del banchiere che speculò su Waterloo

Per conto di Londra, Nathan dirige gli aiuti agli Stati alleati, cioè controlla spedizionieri, corrieri e diligenze che trasportano in gran segreto per l'Europa i traffici d'oro che servono a finanziare gli eserciti. Può contare sulla rete di informazione di famiglia, che funziona meglio di un servizio segreto. A questo proposito gira una storia, che forse non corrisponde del tutto a verità, oppure è vera, o semplicemente è stata esagerata, non si sa, ma che merita di essere raccontata per dare l'idea dell'alone leggendario che circonda i Rothschild. Si narra che nel 1815 Nathan avrebbe assistito personalmente alla vittoria di Wellington a Waterloo. Per sfruttarla economicamente, avrebbe intrapreso un viaggio pazzesco, via nave, facendosi trasportare da un peschereccio sul mare in tempesta. Così sarebbe riuscito a tornare a Londra il 21 giugno, 24 ore prima che la notizia diventasse di dominio pubblico e, diabolicamente, l'avrebbe trasformata in oro colato. In che modo? Si racconta che l'avrebbe fatto con un'operazione a cavallo tra insider trading e 'fake news', cioè diffondendo la voce che a Waterloo avesse vinto Napoleone e iniziando lui stesso a vendere i titoli del debito pubblico inglese in suo possesso, per provocarne il crollo in Borsa. Nel frattempo, in gran segreto, avrebbe ordinato ai suoi agenti di ricomprarli a prezzi stracciati, prima che la notizia della vittoria di Wellington si diffondesse e che il valore di quei titoli andasse alle stelle. Vero, falso? Impossibile dirlo, sicuramente Nathan non era a Waterloo quel giorno, anche se poteva avvalersi di una formidabile rete di corrieri e delle confidenze degli agenti di Wellington, cioè di un servizio informazioni senza pari per l'epoca. Sta di fatto che la speculazione sui titoli inglesi è avvenuta e ha ulteriormente arricchito i Rothschild, anche se nessuno ha mai potuto consultare i loro archivi e le operazioni finanziarie di questa dinastia sono sempre rimaste avvolte nel mistero, contribuendo ad alimentare il mito dei banchieri ebrei, plutocrati, padroni del mondo, geni del male e cosmopoliti affamatori di Nazioni e di popoli. Nel 1825 Nathan Rothschild è riuscito ad aumentare di 2.500 volte la somma iniziale affidatagli dal padre e ha abbastanza soldi da finanziare la Banca d'Inghilterra, evitando che scoppi una crisi di liquidità.




Le fortune degli altri rami di famiglia

Il ramo austriaco della famiglia è quello creato da Salomon, che diventa il braccio finanziario di Metternich, ottiene nel 1820 un titolo nobiliare, cioè il diritto di usare il 'von' prima del cognome e fa un sacco di soldi investendo in miniere e ferrovie. A Napoli Carlmann, ovvero Carl, diventa il finanziatore dei Borbone, dei Granduchi di Toscana e del Papa, poi si trasferisce in Spagna, dove questo ramo della famiglia ben presto si eclissa. In compenso ci pensa Jacob, da Parigi, a tenere alte le sorti della famiglia, fondando la Rothschild Frére, con gli altri tre fratelli maggiori come partner e Re Leopoldo del Belgio e Re Luigi Filippo di Francia come principali clienti. Nel 1850 Jacob dispone di un patrimonio di 600 milioni di franchi, cioè 150 milioni in più di tutti gli altri banchieri francesi messi insieme.



I primi finanziatori degli Stati Uniti d'America

L'ammontare strepitoso della fortuna dei Rothschild si presta a far lievitare leggende e teorie cospiratorie sul loro conto. Si dice che Alexander Hamilton, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, ministro del Tesoro di George Washington e fondatore della prima banca federale Usa, sia stato un loro agente. Impossibile dimostrarlo, sta di fatto che la First Bank of the United States, fondata nel 1791, fortemente avversata da Thomas Jefferson e dotata di un mandato ventennale, era effettivamente un'emanazione della finanza internazionale. Non è escluso che tra i finanziatori della First Bank ci fossero anche i Rothschild, i quali contribuirono così alla creazione del debito pubblico Usa, schierandosi tra le banche che prestarono alla neonata banca centrale statunitense i soldi che le servivano per garantire le prime emissioni di bond governativi Usa, cioè i titoli del debito pubblico coi quali finanziare le attività del nuovo Stato federale, creare un esercito nazionale e ripagare i debiti dei singoli Stati.



"Datemi una moneta e me ne infischio delle leggi"

La banca centrale Usa aveva anche il potere di stampare moneta e questo spiegherebbe la famosa frase del vecchio, Mayer Amschel Rothschild, il quale disse: "Datemi il controllo sulla valuta di una Nazione e me ne infischio di chi fa le leggi". Per circa un secolo i Rothschild sono la famiglia più ricca e più potente del mondo e per la comunità ebraica internazionale rappresentano quanto di più simile ci possa essere a una famiglia reale. Come tutti i reali tendono a sposarsi tra di loro, hanno residenze sontuose, si circondano di preziose quadrerie, di oggetti rari e preziosi, frequentano principi e capi di Stato, sono filantropi. La famiglia tocca l'apogeo intorno al 1850, quando la seconda generazione è ancora in vita.



Guy de Rothschild con la moglie Marie-Hélène

Con il telegrafo inizia la decadenza

Tuttavia, già nel 1851 Jacob Rothschild si lamenta che con l'invenzione del telegrafo "chiunque ha accesso alle notizie", una merce che fino a quel momento la sua famiglia aveva quasi completamente monopolizzato. Con la terza generazione inizia la decadenza, che con la quarta si accentua. I cinque rami della ditta ormai non marciano più all'unisono, mentre sui membri della famiglia piovono riconoscimenti. Lionel Rothschild (1808-79), figlio di Nathan, è il primo ebreo praticante a sedersi come membro del Parlamento britannico, mentre suo figlio Nathaniel (1840- 1915), detto Natty, è il primo ebreo a sedere alla Camera dei Lord. Entrambi sono pari del Regno, frequentano la corte, Natty è amico intimo del principe di Galles, il futuro Edoardo VII, figlio della regina Vittoria. I Rothschild sono ricchissimi, mondani, sfavillanti ma il loro prestigio sulla scena finanziaria si va indebolendo. Nel 1914 il grande banchiere americano John Pierpoint Morgan ha ormai eclissato il primato dei Rothschild, che si defilano, perdono la ribalta. Insomma, diventa una storia minore. L'ultimo capitolo è quello scritto ieri dai due rami della dinastia, rappresentanti dalla Edmond Rothschild e dalla Rothschild & Co, a capo della quale si è da poco insediato Alexandre de Rothschild, il primo banchiere della settima generazione.

Conte e Putin: Italia e Russia insieme per lo sviluppo di rapporti economici reciprocamente vantaggiosi



Il pieno successo della prima visita in Russia del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte non può che far bene all’Italia. E bene fa il Governo italiano ad agire risolutamente a difesa degli interessi nazionali nello scenario degli scambi economici internazionali. Del resto le opportunità di affari in Russia sono notevoli per le imprese italiane.

Infatti, come riporta Il Sole 24 Ore, sono stati firmati 14 accordi da compagnie ed enti italiani alla presenza di Giuseppe Conte e Vladimir Putin. Il valore potenziale ammonta a diversi miliardi di euro. E questo significa creare nuovi posti di lavoro e agire in senso diametralmente opposto rispetto ai governi precedenti.

Infatti i governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, supponendo che non abbiano favorito la delocalizzazione all’estero di aziende italiane e straniere ma operanti in Italia, sicuramente non hanno fatto nulla per impedire questo devastante fenomeno che ha impoverito il nostro Paese e che ha determinato la perdita di migliaia di posti di lavoro e creato migliaia di nuovi disoccupati.

La vicenda di Bekaert da questo punto di vista è emblematica. A luglio, appena insediato il Governo Conte, la notizia era che, siccome stava delocalizzando in Romania, lo stabilimento italiano doveva essere chiuso mandando a casa 318 operai, la notizia di oggi è che è in arrivo la nuova proprietà che dovrebbe riattivare il nuovo stabilimento. Qualcuno ora si chiederà cosa c’entra questa vicenda con lo sviluppo degli affari italiani in Russia. C’entra eccome. Perché marca in maniera evidente la differenza – di approccio e per gli effetti che ne derivano per la nostra economia – tra i governi precedenti a guida PD e prima ancora a guida FI, con il nuovo Governo Conte a guida M5S e Lega.

Prima delocalizzazioni senza freno, oggi blocco delle delocalizzazioni e creazione di nuovi posti di lavoro con nuove proiezioni all’estero delle aziende italiane sostenute e stimolate dalla diretta azione del Governo Conte. La conseguenza concreta che ci interessa da vicino è: stop perdite di posti lavoro, creazione di nuovi posti di lavoro.

L’azione diplomatica di Conte a Mosca con Putin è andata anche in direzione della situazione in Libia, dove l’Italia è minacciata nei suoi interessi vitali dall’azione dei francesi, che vogliono scippare, da nemici anziché da partner europei, le posizioni italiane in Libia – e non solo nel mercato del petrolio – costruite con generazioni di italiani che sono andati là a lavorare nei decenni precedenti.

I francesi con Sarkozy sono andati a bombardare la Libia, creando morte, distruzione e caos, che ha creato un flusso di immigrazione verso il nostro Paese che stava diventando sempre più insostenibile e che il nuovo governo ha arrestato, e ora, con la solita arroganza, vorrebbero approfittare del caos da loro stessi creato, per spodestarci dal ruolo di primo attore economico con evidenti danni per la nostra economia.

Bene quindi ha fatto Conte a chiedere alla Russia, che gioca in Libia un ruolo di fondamentale importanza, di muoversi tenendo presenti i nostri interessi nazionali.

E, infine, non meraviglia che abbia creato stupore la notizia della disponibilità manifestata da Putin ad investire direttamente in Italia acquistando titoli di Stato italiani attraverso il Fondo sovrano russo.

Il presidente russo infatti ha detto che da parte del Governo di Mosca non c’è “alcuna limitazione o restrizione” in questo senso, aggiungendo una postilla interessante: “l’economia italiana ha basi solide».

Questa espressione di fiducia da chi ha soldi per investire nei nostri titoli di Stato spunterà gli artigli della speculazione internazionale contro l’Italia che mirano a gonfiare artificialmente lo spread per spillarci più soldi con gli interessi.

Tanto che i nostri ben pensanti dei giornaloni, che ammiccano con la speculazione internazionale pur di mettere in difficoltà il Governo M5S – Lega, hanno avuto di che ridire, paventando chissà quali conseguenze perché l’Italia amplia la base dei suoi investitori esteri.

Qualsiasi Stato del mondo sarebbe ben felice di avere tra i propri investitori la Russia, mentre, secondo loro, lo Stato italiano si dovrebbe porre problemi. Di che, signori? La vostra ipocrisia è insopportabile e avete passato il segno: infatti gli italiani se ne sono accorti!



SAHRA WAGENKNECHT: SE VOGLIAMO SALVARE L’EUROPA DOBBIAMO SOSTENERE LA BATTAGLIA DEL GOVERNO ITALIANO


Sahra Wagenknecht, capogruppo della Linke al Bundestag e leader storico della sinistra tedesca, intervistata da Deutschlandfunk, pur mantenendo un proprio punto di vista autonomo, esprime un sostegno convinto alla battaglia del governo italiano contro le tecnocrazie di Bruxelles: se vogliano salvare l’Europa dobbiamo sostenere la battaglia del governo italiano per la sovranità dei parlamenti nazionali. Da Deutschlandfunk.de, un’ottima Sahra Wagenknecht

DLF: Frau Wagenknecht, Roma è stata messa alla gogna. È giusto secondo lei?
Wagenknecht: beh, vorrei dire che non ho molta simpatia per il signor Salvini. Ma non è questo il punto. Questo è un governo democraticamente eletto. La legge di bilancio riguarda la sovranità dei parlamenti. E se vuoi distruggere l’UE, allora devi fare esattamente quello che sta facendo Bruxelles.
Inoltre bisogna anche parlare di quanto possa essere sensato costringere a fare ulteriore austerità un paese che da dieci anni attraversa una lunga crisi economica, un paese in cui il reddito pro capite è inferiore a quello precedente l’introduzione dell’euro, ovviamente ciò contribuisce a far crollare l’economia. Ecco perché penso si tratti di una decisione priva di senso.
DLF: allora, dal suo punto di vista, stiamo assistendo ad una protesta giustificata contro la politica di austerità di Bruxelles?
Wagenknecht: bisogna dare a questa proposta di bilancio un’occhiata un po’ più da vicino. Dentro ci sono cose molto ragionevoli. Ad esempio, l’Italia ha un altissimo tasso di disoccupazione, in particolare un elevato tasso di disoccupazione giovanile, in alcune zone del 30, 40 per cento, soprattutto nel sud del paese, e un’assicurazione contro la disoccupazione molto povera, peggio anche dell’Hartz IV tedesco, per fare un confronto. Se in questo ambito si apportano  determinati miglioramenti, o se si migliora la legge per il prepensionamento, che in una situazione di elevata disoccupazione potrebbe essere un sollievo per molte persone, si tratta senza dubbio di una scelta ragionevole.
Ci sono alcune agevolazioni fiscali. A beneficiarne sono anche le persone ricche. Se ne puo’ certamente discutere. Ma ancora una volta: penso che semplicemente non sia la Commissione europea ad avere il potere di decidere in merito alla legge di bilancio dei diversi paesi, perché in questo modo stiamo distruggendo l’UE. Gli italiani non vogliono essere governati da Bruxelles, e non vogliono nemmeno essere governati da Berlino. Stiamo dando ad un governo, e in particolare ad un partito nazionalista, che in realtà è davvero semi-fascista, e a un certo signor Salvini, un’ottima possibilità per profilarsi politicamente. Sicuramente nel suo paese in questo modo sta ottenendo degli ottimi risultati e non finirà certo in difficoltà.
DLF: Frau Wagenknecht, lei ora parla di immischiarsi negli affari dell’Italia. Bisogna tuttavia ammettere che queste sono esattamente le procedure sottoscritte dagli stati dell’UE, e cioè presentare il loro bilancio a Bruxelles per farselo approvare. Tutto ciò affinché la politica fiscale europea rimanga nel complesso stabile e quindi anche l’euro sia stabile, senza finire in un’altra crisi monetaria. Possiamo davvero dire che in questo caso l’Italia può comunque andare avanti?
Wagenknecht: in primo luogo, ci sono dei trattati europei. C’è un criterio del deficit del tre percento. L’Italia è al di sotto di esso.
La seconda è una questione di ideologia economica, secondo la quale anche se un paese è in crisi deve comunque risparmiare per ridurre il debito. Fatto che è stato più volte confutato. Le economie non sono una cosa cosi’ semplice che se si risparmia, si riduce il debito, e se si aumenta la spesa, il debito sale. Sembrerebbe anche plausibile. Ma non funziona così, perché risparmiare o spendere ha delle conseguenze per l’attività economica. L’Italia per molti anni ha cercato di ridurre significativamente la spesa pubblica. Il debito continuava a salire mentre l’economia crollava. E anche questo non è un concetto molto ragionevole.
Bisogna dire: se vuoi spingere l’Italia fuori dall’euro – ed è quello che sta accadendo – devi fare esattamente cosi’.
DLF: allora non la preoccupa il fatto che l’Italia, stato membro dell’euro, abbia un debito pubblico che supera il 130 percento del PIL?
Wagenknecht: la questione è se si tratta solo del risultato della condotta di spesa del governo, o se invece è il risultato di una crisi economica che dura da anni. E direi che si tratta decisamente della seconda opzione.
Dobbiamo ovviamente anche parlarne a livello europeo. Se ora vuoi presentarti come il sommo sacerdote del debito pubblico basso, ma non sei stato in grado nemmeno di imporre un’azione a livello europeo, ad esempio per limitare il dumping fiscale delle imprese, cosa che sarebbe anche possibile, oppure imporre alcune regole che rendano piu’ difficile per le persone molto ricche eludere il fisco, allora diventa tutto molto ipocrita. Troverei sensato, se ad esempio, in Italia dove c’è una grande ricchezza privata – che è cresciuta anche durante la crisi economica, e oggi ci sono più milionari di dieci anni fa – questa venisse tassata molto più severamente. Allora naturalmente si potrebbe ridurre anche il deficit pubblico. Ma non è che l’UE abbia mai fatto delle leggi che rendano tutto ciò piu’ facile, anzi al contrario: le regole dell’UE rendono tutto più difficile. Proprio la Commissione europea con il signor Juncker ormai è la personificazione del dumping fiscale, soprattutto per le grandi imprese.
DLF: il dumping fiscale, Frau Wagenknecht, è un altro argomento. Voglio tornare ancora una volta a questo immenso debito pubblico. Secondo lei non è motivo di preoccupazione se uno Stato membro dell’area dell’euro ha così tanti debiti?
Wagenknecht: lei dice che il dumping fiscale è un altro problema. Il dumping fiscale e il debito pubblico sono due questioni fra loro strettamente collegate. Se sono proprio le grandi aziende a pagare poche tasse, oppure se nei singoli paesi sono i più ricchi quelli che pagano poche tasse, allora il debito pubblico naturalmente continuerà a crescere. L’intero dibattito in corso riguarda il fatto che l’Italia possa apportare dei limitati miglioramenti all’assicurazione contro la disoccupazione e alle pensioni. Il tema della discussione è del tutto sbagliato. Su questi temi, come ho detto, il governo italiano può ottenere consenso politico, proprio perché  sono misure molto popolari nel paese, e non per nulla l’ultimo governo su questi temi ha fallito e non è stato rieletto perché la gente è stanca di vedere che le cose vanno sempre peggio, stanca di trovarsi in una situazione di emergenza sociale e di avere una disoccupazione alta. Se si fanno solo annunci, senza miglioramenti sociali, questa è un’Europa che rinuncia ad ogni credibilità.
DLF: la Commissione europea dovrebbe forse dire che in futuro intendono rinunciare alla funzione di controllo dei bilanci nazionali, e che chiunque può decidere autonomamente?
Wagenknecht: io sono per un’Europa delle democrazie sovrane e democrazia significa: le persone votano per eleggere il loro governo. Significa anche naturalmente che nessun altro paese sarà responsabile per i debiti degli altri paesi. Inoltre non penso sia giusto nemmeno se un paese pesantemente indebitato finisce nei guai e ad essere salvate con il denaro dei contribuenti sono sempre e solo le banche. Ma in Europa abbiamo una costruzione problematica, in quanto questa ci porta sempre piu’ verso una sospensione della democrazia, e ad una situazione in cui le persone possono votare chi vogliono, perché tanto alla fine saranno i tecnocrati di Bruxelles o addirittura il governo di Berlino ad avere l’ultima parola e a decidere in merito alle leggi di bilancio nazionali. L’Europa in questo modo non puo’ funzionare.
DLF: ma l’Italia ora vorrebbe entrambi. L’Italia vuole decidere autonomamente sul proprio bilancio, senza l’ingerenza di Bruxelles, ma allo stesso tempo vuole rimanere nell’euro e in caso di emergenza, avere anche il sostegno degli altri paesi dell’euro. Possono stare insieme le due cose?
Wagenknecht: no, le due cose non stanno insieme. Ma se continuiamo così, faremo uscire l’Italia dall’euro. Non so nemmeno se vogliano rimanerci a tutti i costi. L’euro ha portato relativamente pochi vantaggi all’Italia.
DLF: bene. Il governo di Roma, almeno, dice che vogliono assolutamente restarci. Questo è stato confermato ancora una volta dal Primo Ministro.
Wagenknecht: finché sono dentro, devono dire cosi’, perché altrimenti lo spread e la speculazione sui mercati finanziari assumerebbe forme estreme. È già ora siamo in una situazione in cui questi extra-rendimenti non vengono pagati a causa delle dimensioni del debito. I titoli italiani pagano un elevato premio al rischio perché si ipotizza che l’Italia potrebbe lasciare l’euro, e naturalmente si tratta di una speculazione molto pericolosa. Tuttavia, sono la Commissione europea e la Banca centrale europea a gettare altra benzina sul fuoco. Voglio dire, per molti anni ha acquistato obbligazioni governative in una dimensione che, a mio avviso, non era affatto giustificata. Ma ora lancia un segnale di stop e, naturalmente, i rendimenti salgono.
Ancora una volta: se vogliamo che l’euro funzioni, allora deve funzionare su basi democratiche. E naturalmente, se la democrazia negli Stati membri è sospesa, il risultato in Europa sarà una crescente sensazione di frustrazione e di rifiuto, e l’affermazione del signor Salvini il quale non è certo conosciuto come un fervente sostenitore dell’Europa. Ci sono tuttavia altre opzioni, ovviamente, ma bisogna vedere se c’è la volontà di sostenerle e promuoverle.
DLF: Sahra Wagenknecht, è il capogruppo della Linke al Bundestag. Grazie per il suo tempo questa mattina.

DITTATURA FINANZIARIA CONTRO DIRITTO ALL'ESISTENZA DEI POPOLI

Chi non ricorda quello che è successo cinque anni fa: lo spread, o meglio, il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi, impennò fino a sfiorare i 600 punti base, a tal punto che gli analisti finanziari hanno cominciato a temere la fine dell’eurozona, riacciuffata per i capelli da Draghi e dal suo “Whatever it takes”. Ma perché i Bund tedeschi sono il benchmark, ossia il punto di riferimento, per quanto riguarda l’analisi dei differenziali dei titoli di Stato? Perché i titoli di Berlino sono giudicati come i più sicuri dalle agenzie di rating, poiché ritengono che la probabilità di default della Germania sia prossima allo zero. Ma guardando l’andamento dello spread questa pressione al rialzo dei tassi di interesse sta avvenendo anche in altri paesi d’Europa, tra cui Francia, Belgio, Irlanda, Spagna (qui la variazione percentuale è superiore anche a quella italiana): quindi i motivi per cui gli spread potrebbero non riguardare solamente la situazione politica italiana, ma potrebbe essere conseguenza del fatto che l’euro si sta deprezzando nei confronti del dollaro e pertanto gli investitori finanziari stiano vendendo i titoli di stato denominati in euro per acquistare titoli denominati in dollari, dato che vedono in questa occasione la possibilità di ottenere qualche “gain” ossia un guadagno. Giochini della finanza e da eurocrati impauriti, insomma, come già ribadito da Salvini e Di Maio. Ma perchè lo spread aumenta? Oltre al deprezzamento dell’euro sul dollaro già citato, tra le possibili cause per cui i rendimenti dei titoli di Stato italiani stanno aumentando troviamo le politiche di crescita del reddito previste dal programma del governo gialloverde, la cui attuazione potrebbe far aumentare le aspettative di inflazione, comportando una diminuzione del guadagno reale per chi investe nel comparto obbligazionario (se un Btp paga il 2% e l’inflazione è allo 0,5%, il guadagno reale dell’investitore è dell’1,5%, ma se l’inflazione aumentasse fino al 2%, allora il suo guadagno reale dell’investitore sarebbe pari a zero) questo spinge gli investitori finanziari a chiedere un tasso di rendimento maggiore per coprirsi dal rischio monetario (o rischio di inflazione). Un altro motivo dell’aumento dei rendimenti è dovuto alla vendita di Titoli di Stato da parte dei detentori esteri di Btp a causa del rischio di ridenominazione (i Btp non sarebbero denominati più in euro, bensì in nuova valuta) nel caso in cui dell’Italia uscisse dall’eurozona. Per rassicurare i mercati è stato modificato il contratto di governo rendendolo meno aggressivo, ma nel caso in cui gli investitori continuassero a vendere i titoli di stato italiani, allora il nuovo governo si troverà davanti a un bivio: continuare con le politiche distruttive intraprese dal 2011, assistendo a un film che abbiamo già visto e provato sulla nostra pelle, oppure ignorare i mercati e abbandonare la moneta unica? 
A monte del problema
E veniamo al discorso prettamente monetario. Ma qual'è il piano diabolico messo in atto da questa élite di eurocrati? Quando parliamo di élite, ci riferiamo sempre ad un esiguo numero di super ricchi che tiene per la gola interi popoli non solo europei, dato che le loro politiche speculative si riflettono negativamente anche sui popoli extra europei, dunque si tratta di una dittatura finanziaria globale portata avanti con le armi del ricatto, della paura e di politiche finalizzate unicamente a tenere sotto scacco i governi e i popoli. A capo di queste élite si trovano famiglie potenti quali i Rothschild, i Rockefeller, solo per citare i più rappresentativi. Fu proprio il capostipite dei Rothschild, Mayer Amschel (1744-1812), a pronunciare la famosa frase che riassume la spietata finalità del loro agire: "La nostra politica è quella di fomentare le guerre, dirigendole in modo che tutte le Nazioni coinvolte sprofondino sempre più nel loro debito e quindi sempre più in nostro potere". Come anche l'altra "illuminata" frase: "Datemi una moneta e me ne infischio di chi fa le leggi", che ci porta a comprendere con quale costanza e pervicacia questa famiglia porti avanti politiche di depauperamento a carico di interi popoli al fine di assoggettarli riducendoli in schiavitù al loro servizio, attraverso lo spauracchio della fame e della miseria. Dunque, l'oscillazione dello spread, loro creatura, mira proprio ad ottenere questa sudditanza perpetua dei popoli. Quello che più li spaventa è la sovranità nazionale dei popoli espressa attraverso le costituzioni democratiche e, soprattutto attraverso il sistema monetario. Un paese che batte cassa e moneta è un paese libero da ricatti e da speculazioni, perché ha in mano una delle prerogative fondamentali della sua libertà democratica. Ed è proprio quello che l'élite dell'1% di super ricchi mira a minare. Ci sono riusciti già quando, attraverso la strumentalizzazione dell'idea di Altiero Spinelli di un'Europa dei e per i popoli, ci hanno convinto che aderire all'Unione europea avrebbe rafforzato i Paesi membri in una mutua cooperazione per lo sviluppo e la crescita che, in realtà, si è tradotta in un baratro di decrescita e assoggettamento agli umori dei mercati finanziari, il cui scopo è solo quello di rimpinguare le tasche dei "signori della finanza" a danno di popoli e sistemi democratici che vanno in frantumi. Il loro piano è andato avanti senza intoppi fino a quando, governanti corrotti e manipolati, in modo assolutamente antidemocratico, cioè senza indire un referendum per dare al popolo la possibilità di esprimersi, hanno imposto la moneta unica ai loro governati: il famigerato euro che ha ridotto sul lastrico intere famiglie, e sta radendo al suolo quelle che al tempo delle divise nazionali, erano tra le economie più solide e fiorenti. Tra queste quella italiana, che con la lira poteva contare su una bilancia commerciale di tutto rispetto. Poi, cominciò l'attacco speculativo dei vari Soros alla lira e alle altre monete sovrane fino alla loro svalutazione al punto da cominciare a far credere che abbandonare la propria sovranità monetaria fosse la cosa migliore da fare. Niente di più sbagliato! Solo ora ce ne rendiamo conto. Anche Aldo Moro aveva compreso i piani diabolici delle élite finanziarie, e stava lavorando per rendere l'Italia indipendente attraverso l'emissione sovrana della moneta. L'epilogo triste della storia di Moro la conosciamo bene. E' stato ucciso perché aveva capito in anticipo l'abisso davanti al quale l'Italia e, di riflesso l'Europa, si sarebbero trovate in futuro. Questo abisso preconizzato da Moro lo stiamo vivendo oggi con le oscillazioni dello spread come spada di Damocle sulle nostre teste. Un testo molto interessante è quello di Francesco Toscano dal titolo: "Dittatura finanziaria. Il piano segreto delle élite dietro la crisi economica per conquistare il potere", il cui contenuto si può sintetizzare così: «L’Unione Europea, fin dal suo atto genetico (Maastricht, 1992), si è venuta configurando come l’apoteosi del capitalismo finanziario denazionalizzato, spoliticizzato a beneficio esclusivo della nuova aristocrazia finanziaria e palesemente ai danni del vecchio ceto medio borghese e del proletariato, entrambi in fase di riplebeizzazione e di pauperizzazione programmata». Praticamente, un processo in atto di destrutturazione del primato politico degli Stati sovrani nazionali, volto a favorire un’élite finanziaria e a precarizzare la società. 
Oggi però, possiamo rialzare la testa grazie all'azione del governo italiano, che anche vari movimenti e associazioni di volenterosi in giro per l'Europa hanno cominciato a sostenere e a caldeggiare, perché hanno capito che la posta in gioco è alta. Ne va della libertà e della democrazia di tutti i popoli europei. Non solo. Ne va della libertà e del diritto all'esistenza delle generazioni future a livello planetario. L'eredità e il sacrificio di Moro non saranno dimenticati.
CINZIA PALMACCI  

DITTATURA FINANZIARIA CONTRO DIRITTO ALL'ESISTENZA DEI POPOLI

Chi non ricorda quello che è successo cinque anni fa: lo spread, o meglio, il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi, impennò fino a sfiorare i 600 punti base, a tal punto che gli analisti finanziari hanno cominciato a temere la fine dell’eurozona, riacciuffata per i capelli da Draghi e dal suo “Whatever it takes”. Ma perché i Bund tedeschi sono il benchmark, ossia il punto di riferimento, per quanto riguarda l’analisi dei differenziali dei titoli di Stato? Perché i titoli di Berlino sono giudicati come i più sicuri dalle agenzie di rating, poiché ritengono che la probabilità di default della Germania sia prossima allo zero. Ma guardando l’andamento dello spread questa pressione al rialzo dei tassi di interesse sta avvenendo anche in altri paesi d’Europa, tra cui Francia, Belgio, Irlanda, Spagna (qui la variazione percentuale è superiore anche a quella italiana): quindi i motivi per cui gli spread potrebbero non riguardare solamente la situazione politica italiana, ma potrebbe essere conseguenza del fatto che l’euro si sta deprezzando nei confronti del dollaro e pertanto gli investitori finanziari stiano vendendo i titoli di stato denominati in euro per acquistare titoli denominati in dollari, dato che vedono in questa occasione la possibilità di ottenere qualche “gain” ossia un guadagno. Giochini della finanza e da eurocrati impauriti, insomma, come già ribadito da Salvini e Di Maio. Ma perchè lo spread aumenta? Oltre al deprezzamento dell’euro sul dollaro già citato, tra le possibili cause per cui i rendimenti dei titoli di Stato italiani stanno aumentando troviamo le politiche di crescita del reddito previste dal programma del governo gialloverde, la cui attuazione potrebbe far aumentare le aspettative di inflazione, comportando una diminuzione del guadagno reale per chi investe nel comparto obbligazionario (se un Btp paga il 2% e l’inflazione è allo 0,5%, il guadagno reale dell’investitore è dell’1,5%, ma se l’inflazione aumentasse fino al 2%, allora il suo guadagno reale dell’investitore sarebbe pari a zero) questo spinge gli investitori finanziari a chiedere un tasso di rendimento maggiore per coprirsi dal rischio monetario (o rischio di inflazione). Un altro motivo dell’aumento dei rendimenti è dovuto alla vendita di Titoli di Stato da parte dei detentori esteri di Btp a causa del rischio di ridenominazione (i Btp non sarebbero denominati più in euro, bensì in nuova valuta) nel caso in cui dell’Italia uscisse dall’eurozona. Per rassicurare i mercati è stato modificato il contratto di governo rendendolo meno aggressivo, ma nel caso in cui gli investitori continuassero a vendere i titoli di stato italiani, allora il nuovo governo si troverà davanti a un bivio: continuare con le politiche distruttive intraprese dal 2011, assistendo a un film che abbiamo già visto e provato sulla nostra pelle, oppure ignorare i mercati e abbandonare la moneta unica? 
A monte del problema
E veniamo al discorso prettamente monetario. Ma qual'è il piano diabolico messo in atto da questa élite di eurocrati? Quando parliamo di élite, ci riferiamo sempre ad un esiguo numero di super ricchi che tiene per la gola interi popoli non solo europei, dato che le loro politiche speculative si riflettono negativamente anche sui popoli extra europei, dunque si tratta di una dittatura finanziaria globale portata avanti con le armi del ricatto, della paura e di politiche finalizzate unicamente a tenere sotto scacco i governi e i popoli. A capo di queste élite si trovano famiglie potenti quali i Rothschild, i Rockefeller, solo per citare i più rappresentativi. Fu proprio il capostipite dei Rothschild, Mayer Amschel (1744-1812), a pronunciare la famosa frase che riassume la spietata finalità del loro agire: "La nostra politica è quella di fomentare le guerre, dirigendole in modo che tutte le Nazioni coinvolte sprofondino sempre più nel loro debito e quindi sempre più in nostro potere". Come anche l'altra "illuminata" frase: "Datemi una moneta e me ne infischio di chi fa le leggi", che ci porta a comprendere con quale costanza e pervicacia questa famiglia porti avanti politiche di depauperamento a carico di interi popoli al fine di assoggettarli riducendoli in schiavitù al loro servizio, attraverso lo spauracchio della fame e della miseria. Dunque, l'oscillazione dello spread, loro creatura, mira proprio ad ottenere questa sudditanza perpetua dei popoli. Quello che più li spaventa è la sovranità nazionale dei popoli espressa attraverso le costituzioni democratiche e, soprattutto attraverso il sistema monetario. Un paese che batte cassa e moneta è un paese libero da ricatti e da speculazioni, perché ha in mano una delle prerogative fondamentali della sua libertà democratica. Ed è proprio quello che l'élite dell'1% di super ricchi mira a minare. Ci sono riusciti già quando, attraverso la strumentalizzazione dell'idea di Altiero Spinelli di un'Europa dei e per i popoli, ci hanno convinto che aderire all'Unione europea avrebbe rafforzato i Paesi membri in una mutua cooperazione per lo sviluppo e la crescita che, in realtà, si è tradotta in un baratro di decrescita e assoggettamento agli umori dei mercati finanziari, il cui scopo è solo quello di rimpinguare le tasche dei "signori della finanza" a danno di popoli e sistemi democratici che vanno in frantumi. Il loro piano è andato avanti senza intoppi fino a quando, governanti corrotti e manipolati, in modo assolutamente antidemocratico, cioè senza indire un referendum per dare al popolo la possibilità di esprimersi, hanno imposto la moneta unica ai loro governati: il famigerato euro che ha ridotto sul lastrico intere famiglie, e sta radendo al suolo quelle che al tempo delle divise nazionali, erano tra le economie più solide e fiorenti. Tra queste quella italiana, che con la lira poteva contare su una bilancia commerciale di tutto rispetto. Poi, cominciò l'attacco speculativo dei vari Soros alla lira e alle altre monete sovrane fino alla loro svalutazione al punto da cominciare a far credere che abbandonare la propria sovranità monetaria fosse la cosa migliore da fare. Niente di più sbagliato! Solo ora ce ne rendiamo conto. Anche Aldo Moro aveva compreso i piani diabolici delle élite finanziarie, e stava lavorando per rendere l'Italia indipendente attraverso l'emissione della moneta. L'epilogo triste della storia di Moro la conosciamo bene. E' stato ucciso perché aveva capito in anticipo l'abisso davanti al quale l'Italia e, di riflesso l'Europa, si sarebbero trovate in futuro. Questo abisso preconizzato da Moro lo stiamo vivendo oggi con le oscillazioni dello spread come spada di Damocle sulle nostre teste. Un testo molto interessante è quello di Francesco Toscano dal titolo: "Dittatura finanziaria. Il piano segreto delle élite dietro la crisi economica per conquistare il potere", il cui contenuto si può sintetizzare così: «L’Unione Europea, fin dal suo atto genetico (Maastricht, 1992), si è venuta configurando come l’apoteosi del capitalismo finanziario denazionalizzato, spoliticizzato a beneficio esclusivo della nuova aristocrazia finanziaria e palesemente ai danni del vecchio ceto medio borghese e del proletariato, entrambi in fase di riplebeizzazione e di pauperizzazione programmata». Praticamente, un processo in atto di destrutturazione del primato politico degli Stati sovrani nazionali, volto a favorire un’élite finanziaria e a precarizzare la società. 
Oggi però, possiamo rialzare la testa grazie all'azione del governo italiano, che anche vari movimenti e associazioni di volenterosi in giro per l'Europa hanno cominciato a sostenere e a caldeggiare, perché hanno capito che la posta in gioco è alta. Ne va della libertà e della democrazia di tutti i popoli europei. Non solo. Ne va della libertà e del diritto all'esistenza delle generazioni future a livello planetario. L'eredità e il sacrificio di Moro non saranno dimenticati.
CINZIA PALMACCI  

PREGHIERE NELLE TRIBOLAZIONI




Preghiera nel tempo di terremoto

O Dio creatore,
noi crediamo che tu sei nostro Padre
e che ci vuoi bene
anche se la terra trema
e le nostre famiglie sono state sconvolte 
dall'angoscia
Non lasciarci soli nel momento della sventura.
Apri il cuore di molti nostri fratelli
alla generosità e all'aiuto.
A noi dona la forza e il coraggio
necessari per la ricostruzione
e l'amore per non abbandonare
chi è rimasto senza nessuno.
Così, liberati dal pericolo
e iniziata una vita nuova,
canteremo la tua lode.


In tempo di pubbliche calamità

O Gesù, Dio di pace, gettate uno sguardo di misericordia
su questa terra infelice; mirate quante lacrime si versano
nelle famiglie anche più innocenti.
Se avete scritto nei vostri decreti questo dolore,
ricordatevi che siamo figli, che per questo vi fermaste
in mezzo a noi sull'altare.
Pronunciate, o Signore, un'altra volta quella parola potente
che nel furore della tempesta fece tacere i venti,
ricompose le onde agitate, rese tranquillo e sereno il cielo.
Allora vedremo rifiorire questa terra e, mossi da viva gratitudine,
verremo al vostro altare per ringraziarvi con fede più viva,
più sicura speranza ed amore più riconoscente.


In tempo di tribolazioni

Vergine Santa, conforto degli afflitti e madre di consolazione,
a voi gridiamo dal fondo delle nostre tribolazioni:
Abbiate pietà di noi poveri infelici, che a voi la domandiamo.
O Maria, questo è il momento di mostrare, come è giusto il nome,
con cui vi invochiamo nostra madre.
Dimenticaste voi quelle ultime parole del vostro Gesù dalla Croce,
quella voce moribonda, quegli estremi sospiri,
coi quali a voi ci consegnava come figli?
O cara Madre udite il gemito di noi poveri peccatori sì,
ma figli vostri. Se voi non ci consolate,
a chi potremo noi domandare soccorso?
Deh voi dunque parlate di noi al vostro Gesù con quell'amore
che sempre lo vince.
Nel vostro seno deponiamo le nostre lacrime:
da voi aspettiamo la nostra consolazione;
e quando pure sapessimo che voi ce la negaste,
ancora rimarremo ai vostri piedi gridando:
Madre, consolateci, che siamo vostri figli.


NELLE ORE DIFFICILI

Nelle ore difficili del matrimonio
 

O Signore, mio Dio e Padre,
è difficile vivere insieme per anni senza incontrare sofferenze.

Donami un cuore grande nel perdono,
che sa dimenticare le offese ricevute e riconoscere i propri torti.

Infondi in me la forza del tuo amore,
perchè possa amare per primo/a (nome marito/moglie)
e continuare ad amare anche quando non sono amato/a,
senza perdere la speranza nella possibilità della riconciliazione.

Amen.


Signore, dialoghiamo sempre meno in famiglia. 
A volte, noi parliamo troppo, ma così poco di ciò che è importante. 
Tacciamo quello che dovremmo condividere 
e parliamo invece di ciò che sarebbe meglio tacere.
Questa sera, Signore, noi vorremmo riparare, 
con il tuo aiuto, alle nostre dimenticanze. 
Forse si è presentata l'occasione di dirci l'un l'altro, 
grazie o perdono, ma l'abbiamo persa; 
la parola, nata nel nostro cuore, 
non è andata oltre la soglia delle nostre labbra. 
Vorremmo dire a te questa parola, con una preghiera
 in cui si intrecciano perdono e azione di grazie. 

Signore, aiutaci a superare questi momenti difficili
e fai rinascere tra di noi l'amore e l'armonia.


AFFIDATI AD UN SANTO





AFFIDATI AD UN SANTO

All'alba di ogni nuovo giorno, o in periodi particolari della tua vita, oltre ad affidarti allo Spirito Santo, a Dio Padre e a nostro Signore Gesù Cristo, puoi ricorrere a un Santo affinchè possa intercedere per le tue necessità materiali e, soprattutto, spirituali.


"Glorioso/a ...... oggi ti eleggo
a mio/a speciale patrono/a:
sostieni in me la Speranza,
confermami nella Fede,
rendimi forte nella Virtù.
Aiutami nella lotta spirituale,
ottienimi da Dio tutte le Grazie
che mi sono più necessarie
ed i meriti per conseguire con te
la Gloria Eterna"

PROPONIMENTO DEL GIORNO


Perdono le offese e tendo la mano in segno di pace.


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 13,1-9.

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In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici.
Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?
No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?
No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò.
Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno?
Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai».
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Rispondere alla chiamata di Dio alla conversione

A trattenermi erano le frivolezze delle frivolezze, le vanità delle vanità, antiche amiche mie, che mi tiravano di sotto la veste di carne e sussurravano a bassa voce: “Tu ci congedi? Da questo momento non saremo più con te eternamente, e non ti sarà più concesso di fare questo e quell’altro eternamente”. E quali cose non mi suggerivano?... Così mi attardavano, poiché indugiavo a staccarmi e scuotermi da esse per balzare ove tu mi chiamavi. L’abitudine, tenace, mi diceva: “Pensi di poterne fare a meno?” Ma la sua voce era ormai debolissima. Dalla parte ove avevo rivolto il viso, pur temendo a passarvi, mi si svelava la casta maestà della continenza, limpida, sorridente, invitante con verecondia a raggiungerla senza esitare, protese le pie mani verso di me per ricevermi e stringermi, ricolme di una frotta di buoni esempi... “Il Signore Dio loro mi diede ad essi. Perché ti reggi, e non ti reggi, su di te? Gettati in lui senza timore. Non si tirerà indietro per farti cadere. Gettati tranquillo, egli ti accoglierà e ti guarirà”... Questa disputa avveniva nel mio cuore, era di me stesso contro me stesso solo... Quando dal più segreto fondo della mia anima l’alta meditazione ebbe tratto e ammassato tutta la mia miseria davanti agli occhi del mio cuore, scoppiò una tempesta ingente, grondante un’ingente pioggia di lacrime. Per scaricarla tutta con i suoi strepiti mi alzai e mi allontanai... Io mi gettai disteso, non so come, sotto una pianta di fico e diedi libero corso alle lacrime. Dilagarono i fiumi dei miei occhi, sacrificio gradevole per te, e ti parlai a lungo, se non in questi termini, in questo senso: “E tu, Signore, fino a quando? Fino a quando, Signore, sarai irritato fino alla fine? Dimentica le nostre passate iniquità” (Sal 6,4; 79,5)... Lanciavo grida disperate: “Per quanto tempo, per quanto tempo il “domani e domani”? Perché non subito, perché non in quest’ora ?” ... 
A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: “Prendi e leggi, prendi e leggi”. Mutai d’aspetto all’istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte. Arginata la piena delle lacrime, mi alzai. L’unica interpretazione possibile era per me che si trattasse di un comando divino ad aprire il libro e a leggere il primo verso che vi avrei trovato... Così tornai concitato al luogo dove avevo lasciato il libro dell’Apostolo all’atto di alzarmi. Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: “Non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri” (Rm 13,13s). Non volli leggere oltre, né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.