lunedì 22 ottobre 2018

MARIA SIMMA, MISTICA DEL POST-CONCILIO CONTRO LO “SPIRITO DEL CONCILIO”

Apertura del Concilio Vaticano II.
Come si pone Maria Simma nei riguardi del Concilio e del suo spirito? Per rispondere correttamente a questa domanda occorre tenere a mente la vera Riforma della Chiesa, spiegata e portata avanti da papa Benedetto XVI, e tenere a mente almeno il documento per noi fondamentale che conferma alcune rivelazioni di Maria Simma: la Sacramentum Caritatis (10). Parlare di post-concilio, ricorda Benedetto XVI, è sbagliato perché esiste un “dopo” del Concilio del quale siamo preoccupati, dal momento che è venuta nella Chiesa una grande tempesta. Questa tempesta ha oscurato le verità della fede e ha dato origine ad una profonda crisi che parte proprio dalla fede, specialmente quella liturgica, con la crisi di messe celebrate in modo sbagliato nelle quali è stato tolto il senso del sacro. E’ sempre il papa che sottolinea che chi difende una sorta di “spirito” del Concilio e di post-concilio non fa altro che difendere l’errore. Nell’indire l’Anno della Fede il papa corregge la rotta e sottolinea che il vero “spirito” del Concilio è nei suoi documenti correttamente interpretati e non in quel post-concilio che li ha strumentalizzati ed oscurati.
Chiarito questo aspetto, Maria Simma non discute assolutamente del Concilio, ma, proprio come il papa, spiega semmai ciò che furono gli errori scaturiti dalle false interpretazioni per rovinare la fede.
Le anime del Purgatorio rivelano a Maria Simma l’errore di chi ha divulgato, per esempio, la comunione alla mano.
Maria non incolpa affatto il Concilio o la Chiesa, ma le singole anime, specialmente sacerdoti, che in modo del tutto arbitrario assunsero delle decisioni sbagliate imponendole ai fedeli. Per comprendere meglio leggiamo questi episodi:
Maria ripresa per un documentario televisivo negli ultimi anni della sua vita, probabilmente a metà anni ’90 (morì nel 2004).
“L’anima di un sacerdote venne da me e mi disse di pregare per lui, perché doveva soffrire molto. Di più non poté dire; poi sparì. Un’altra anima del purgatorio mi spiegò in seguito: «Egli deve soffrire molto, poiché ha seguito l’uso di distribuire la Comunione nelle mani dei fedeli e perché ha fatto rimuovere i banchi che servivano per ricevere la Comunione in ginocchio. Si potrebbe aiutarlo rimettendo i banchi al loro posto, là dove egli li fece togliere, ed esortando coloro che furono abituati da lui a ricevere la Comunione nelle mani a non far più così!» Parlai con il decano del posto, che ebbe molta comprensione. Disse: «Non sono stato io ad introdurre l’uso della Comunione in mano. Per quanto riguarda i banchi, posso tentare di soddisfare questo desiderio, ma devo lasciare che decidano i sacerdoti del luogo». Parecchie volte venne l’anima di un altro sacerdote, lamentandosi che soffriva moltissimo, poiché aveva rimosso i banchi in chiesa, costringendo il popolo a ricevere la Comunione in piedi. Da ciò si capisce che qualcosa qui non funziona. E’ vero: il papa ha permesso di ricevere la Comunione anche in piedi. Chi però desidera inginocchiarsi, deve avere la possibilità di farlo. Così vuole il papa, e noi possiamo pretendere ciò da ogni sacerdote. Se un sacerdote, o un vescovo, sapessero qual è la loro grande responsabilità nell’introdurre l’uso della Comunione in mano, non lo farebbero certamente, e non lo permetterebbero.”
E’ assai probabile che certi difensori dello spirito progressista del Concilio rideranno davanti a questi fatti. Del resto, se essi stessi non credono più neppure alla presenza reale di Gesù tanto da trattarlo come un simbolo e sfrattarlo dalle chiese (ossia taluni hanno tolto il tabernacolo dalle chiese per metterlo in piccole cappelle esterne), inutile meravigliarsi del loro scetticismo anche di fronte a racconti come questi. Ma ciò che ci consola è la sensibilità testimoniata invece da Benedetto XVI il quale dal 2008 ha riportato nella Messa pontificia, oltre che il crocefisso sull’altare, anche l’inginocchiatoio, con la speranza che a breve tutte le comunità ecclesiali lo possano imitare.
E’ proprio la testimonianza e l’insegnamento di Ratzinger, sia da vescovo – cardinale e che da Pontefice, che ci danno prova come i racconti di Maria Simma non solo sono credibili, ma sono proprio lineari ai testi del Concilio il quale non aveva mai decretato lo stravolgimento della messa e di come ricevere la comunione.

SIMMA: “I COMANDAMENTI DI DIO NON SI POSSONO MODERNIZZARE: CESTINATE IL CATECHISMO OLANDESE, TORNATE AL VECCHIO CATECHISMO”

Maria Simma, nonostante la scarsissima istruzione, aveva diversi libri che leggeva, specialmente il Catechismo. Il quale,  pur  presentato in formato ridotto e nonostante le raccomandazioni dei Papi, rimane poco “frequentato” da fedeli.
Spiega ancora Maria:
“E’ chiaro che oggi i tempi sono cambiati: noi viviamo in un mondo moderno. Ma i comandamenti di Dio non si possono modernizzare. I comandamenti di Dio fanno ancora parte dell’insegnamento religioso. Si metta da parte il catechismo olandese, che mette in dubbio alcune importanti verità di fede, o le passa sotto silenzio. Tornate al catechismo tradizionale, come fanno in Svizzera, dove si stampano di nuovo migliaia di vecchi catechismi, affinché i bambini possano essere istruiti convenientemente. Se il sacerdote o i catechisti non lo fanno più, allora lo facciano i genitori.”
Benedetto XVI ha dato origine, insieme al suo predecessore, al nuovo Compendio del Catechismo: per otto anni ha supplicato tutte le diocesi del mondo e tutte le famiglie a fare uso di questo prezioso strumento, ma sono molti che ancora non gli obbediscono.
Così come all’inizio del secolo scorso il grande San Pio X ebbe la felice intuizione di compilare quel Catechismo che porta  il suo nome (11) e di cui parla Maria Simma, dal momento che quello nuovo non era stato ancora redatto mentre scriveva questo libro del 1968, questo Compendio della nostra generazione reca davvero la firma e il nome di Benedetto XVI. Nuovo non significa affatto che quello antico sia perduto o annullato, ma semplicemente arricchito, come ha spiegato lo stesso Papa emerito, prima delle sue dimissioni, il quale ha lodato chi mantiene ancora, o ha mantenuto vivo, il ricorso al Catechismo antecedente.
Maria Simma è una mistica più che del “post” proprio “del” Concilio, delle sue corrette intenzioni ed interpretazioni. Se vogliamo possiamo dire che la sua esperienza mistica ci conferma il grado della autentica Riforma in quell’essere davvero obbedienti alle richieste che ci indirizzano i Pontefici.
Quando Maria Simma spiega che “Le anime dei Purgatorio dicono che il rito latino deve restare vicino a quello nella lingua materna, affinché anche i fedeli che parlano altre lingue possano partecipare con raccoglimento alla celebrazione festiva. Così desidera anche il Papa.”, essa dice una grandissima verità, poiché Giovanni XXIII non abolì mai la lingua latina dalla Messa (12), e lo stesso Benedetto XVI nella Sacramentum Caritatis lo ricorda e riporta la supplica a tutti i sacerdoti di riportare il latino almeno alla Consacrazione e alle grandi messe di popolo. L’11 novembre 2012 Benedetto XVI ha firmato il MP Latina Lingua con il quale ha instituito la Pontificia Accademia Latinitatis per la difesa e il ritorno del latino nei seminari, nella liturgia ma anche nella società laica. (13)
Le anime del Purgatorio, che ci dicono gli errori che abbiamo compiuto,  non fanno altro che confermare uno stato disagiato che da anni tutti subiamo per colpa di chi non obbedisce al Pontefice e alle norme vigenti.
E’ vero che alcuni errori ed ambiguità sono state taciute dai Pontefici stessi, o meglio sono stati tollerati: basti pensare alla differenza di celebrazione della messa sotto gli ultimi due papi, prima di Papa Francesco, per capire lo stato di confusione e di stranezze alle quali eravamo stati abituati. A noi, però, interessano i documenti ufficiali, le norme da applicare e non ciò che i Papi ritengono tollerabile per un certo periodo di passaggio. “Si tollera ciò che deve essere poi corretto, ma ciò che si tollera non diventa mai la normativa della Chiesa” (J. Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia).
E’ vero che lo stesso Paolo VI, seguito poi da Giovanni Paolo II, fu costretto a cedere, dando ad alcuni gruppi e conferenze episcopali l’indulto a ricevere la comunione alla mano, ma resta indiscutibile che la norma è quella che egli stesso ricorda nell’Enciclica Mysterium Fidei: “Né si deve dimenticare che anticamente i fedeli, sia che si trovassero sotto la violenza della persecuzione, sia che per amore di vita monastica dimorassero nella solitudine, solevano cibarsi anche ogni giorno dell’Eucaristia, prendendo la santa Comunione anche con le proprie mani, quando era assente il sacerdote o il diacono. Non diciamo però questo perché si cambi il modo di custodire l’Eucaristia o di ricevere la santa Comunione stabilito in seguito dalle leggi ecclesiastiche e oggi vigenti, ma solo per congratularci della fede della Chiesa che rimane sempre la stessa”. (14)
Maria Simma, come papa Benedetto XVI,  è conciliarista non conciliare: c’è una bella differenza! Essere conciliaristi significa accogliere l’insegnamento legittimo e non distorto dei documenti di un Concilio avendo come interpretazione la medesima tradizione della Chiesa. Conciliare invece, lo dice il termine stesso, significa accettare tutti i cambiamenti anche quelli sbagliati, diventare sincretisti con l’errore.

CONTRO GLI OBBROBRI ECCLESIALI MODERNI

Questa dovrebbe essere la chiesa viennese che non piaceva a Maria Simma.
Sentite questo racconto di Maria Simma:
“Mi fu rimproverato di essere contro le chiese moderne; non è vero. Io non sono per nulla contraria a queste costruzioni moderne, quando esse non impediscono il raccoglimento. Però, quando queste chiese hanno delle statue e dei quadri che incutono paura, poiché sono brutti e ripugnanti, esse sono certamente un’opera diabolica e non divina! Questo si deve dire. Ciò che io vidi, per esempio, nella chiesa del Santo Rosario a Vienna-lletzensdorf, è una beffa e una vergogna, un orrore nella casa del Signore. Chiesi chi avesse fatto il progetto di quella chiesa, e seppi che era stato un fra-massone. La Chiesa ne porta le impronte. A Lienz, nel Tirolo, vidi invece una chiesa moderna e ne fui rallegrata. Mi chiesi: “Perché non si potrebbe fare sempre così?” Il tabernacolo è al suo posto, al centro, dove deve stare il Santissimo. Lateralmente ci sono i banchi dove ci si può fermare per l’adorazione e per comunicarsi. Chi vuole ricevere la Comunione in ginocchio lo può fare; oppure in piedi ma sempre preferibilmente alla bocca: al centro c’è uno spazio vuoto per questo. C’è pure una bella statua della Madonna. In questa chiesa vengono anche delle persone che abitano lontano, poiché molte non vanno più nella chiesa parrocchiale che è stata rovinata, poiché dei moderni iconoclasti hanno gettato via tutto ciò che dava all’ambiente l’impronta sacra. In due chiese cattoliche non trovai più l’acqua­santiera. Ne chiesi la ragione: “Perché qui non c’è più la pila dell’acqua santa se siamo in una chiesa cattolica?” Mi si rispose che il cappellano aveva detto che questa era solo una stupida moda. A ciò risposi: “Egli ritroverà questa stupida moda in purgatorio”.
E vale la pena di meditare quest’altro passo di Maria Simma:
“In molti luoghi anche la confessione è stata messa fuori uso. La confessione è un sacramento istituito da Cristo e non dalla Chiesa, come molti credono. Cristo infatti disse: “Ricevete lo Spirito Santo: saranno rimessi i peccati a chi li rimetterete, e saranno ritenuti a chi li riterrete” (Giov. 20,23). Quindi i peccati devono essere confessati, altrimenti come può il sacerdote decidere se si devono rimettere o no? Una persona mi chiese un giorno: “Ma Cristo non disse che si deve andare a dire i peccati in confessionale”. Al che io risposi: “No, questo Cristo non lo disse. Se lei preferisce può confessarsi davanti alla gente, in modo che il sacerdote possa darle l’assoluzione fuori dal confessionale. Ma lei li deve accusare i suoi peccati”. Con varie scuse si cerca di sostituire la confessione particolare con una penitenza fatta di meditazione. In queste parrocchie le confessioni diminuiscono notevolmente. Roma e anche i vescovi austriaci hanno dichiarato con grande chiarezza che in una confessione comunitaria non è possibile assolvere una persona che ha dei peccati mortali. Quindi la confessione comunitaria non potrà mai sostituire la confessione personale. Così pure si cerca di non permettere di confessarsi ai comunicandi, che per la prima volta ricevono il Signore. Ciò non è permesso. Il Papa ha già dichiarato due volte che la confessione deve precedere la prima Comunione. Purtroppo molti sacerdoti non seguono più il Papa, e ciò si dovrà amaramente scontare. Le anime del purgatorio ci esortano continuamente a pregare per il Santo Padre.”
Se per “spirito del Concilio” si vuole intendere tutta la devastazione portata nelle chiese e nella dottrina allora sì, Maria Simma, come anche papa Benedetto XVI e tanti di noi, era contro questo spirito malvagio e ingannatore, ma se per “spirito” si intende correttamente la vera Riforma contenuta nei documenti allora anche noi siamo con Maria e possiamo dire a questi innovatori da strapazzo: se Dio vi perdonerà ritroverete queste stupide mode nel Purgatorio; ma se non vi convertirete e persisterete nelle vostre opere malvagie e devastatrici allora vi ritroverete nel monito di Cristo: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Mt.25,31).
LA SIMMA E QUEL CHE È RIMASTO DELL’AUSTRIA CATTOLICA
Il card. Schonborn, pastore ambiguo  della disastrata chiesa austriaca.
Per comprendere un po’ l’attuale situazione della Chiesa in Austria, guidata oggi  dalla disastrosa pastorale del suo pastore, il cardinale Christoph Schönborn, è necessario approfondire i quattro articoli promossi da papalepapale.com (15), in tal modo ci aiuterete a non essere ripetitivi.
Maria Simma non parla mai dell’attuale situazione, né segnala riferimenti diretti ai suoi pastori, ma senza dubbio tutto quanto abbiamo letto fin qui rientra anche come monito per la Chiesa in Austria che, negli ultimi anni, sembra davvero aver intrapreso una caduta rovinosa verso il disastro religioso.
Non abbiamo riferimenti diretti di Maria Simma al primate d’Austria, e naturalmente neppure il primate d’Austria sembra abbia nulla da ridire su Simma:  non esiste al momento alcun comunicato, pro o contro che fosse, sulla sua opera di misericordia.
Potremmo aggiungere tante ipotesi ai quattro articoli citati, ma resterebbero ipotesi senza prove, dunque non ci sembra utile aggiungere dell’altro. A meno che il primate d’Austria non si decida a dire qualcosa a partire dalla situazione disastrosa in cui verte la Chiesa nella quale è stato messo alla guida.
I FAMOSI  (ED ERETICI) “TRE GIORNI DOPO LA MORTE” CONCESSI ALLE ANIME. NO,  SONO “TRE MINUTI”. PER PENTIRSI
Padre Livio Fanzaga: è lui che ha fatto notare giustamente un’eresia attribuita a Maria Simma. Il puno è capire se davvero è stata detta da lei.
Fermo restando che l’ultima parola resta alla Chiesa e ferma restando l’attuale situazione drammatica della Chiesa, non certo imputabile a Maria Simma, accompagnati dalla dottrina della Chiesa e dai santi, possiamo senza dubbio avanzare un giudizio positivo sull’opera di misericordia della Simma nonché sull’ortodossia dei suoi messaggi, che è l’aspetto che più ci interessa.
Per rispondere a queste domande ci sembra utile partire dall’unico punto oscuro che ho trovato come critica e condanna. A farlo rilevare è padre Livio Fanzaga, il quale avrebbe riscontrato in un libro (16) una grave eresia attribuita a Simma, laddove dice:
“Le anime mi hanno riferito che quando un’anima si separa dal corpo in uno stato di inimicizia dal Signore egli le concede modo e tempo di redimersi non soltanto negli ultimi istanti della vita terrena, ma addirittura quando questa è già terminata. Per ben tre giorni l’anima ha tempo di pentirsi rivedendo tutta la propria vita. […] Mi è stato inoltre rivelato che alle anime che non ne vogliono sapere di riconciliarsi con Dio, Gesù si mostra crocefisso [sempre in questi presunti tre giorni ndr] dimostrando il più concretamente possibile quanto Egli ha fatto e sofferto per tutti noi esseri umani compresi coloro che lo rinnegano.”
 Senza alcun dubbio, una affermazione del genere è eretica senza se e senza ma! Non c’è appello, né alcun dubbio che una affermazione del genere non è cattolica e non appartiene all’insegnamento della Chiesa.
Cosa pensare dunque?
Leggendo attentamente i due testi principali, confesso di non aver trovato alcuna affermazione simile a questa da parte di Simma. Piuttosto mi ha colpito questo fatto che forse potrebbe far comprendere che Maria possa essere stata fraintesa, leggiamo:
Il padre Alphons Matt, il parroco austriaco che seguì prima con scetticismo ma sempre con discernimento, infine approvando la vicenda di questa speciale parrocchiana: Maria Simma.
“Un’anima mi fece questo racconto: “Non avendo osservato le leggi della circolazione, sono rimasta uccisa sul colpo, a Vienna, mentre ero in motocicletta”. Le chiesi: “Eri pronta per entrare nell’eternità?” “Non ero pronta – soggiunse -. Ma Dio dà a chiunque non pecchi contro di Lui con insolenza e presunzione due o tre minuti per potersi pentire. E solo chi rifiuta è dannato”. L’anima proseguì con il suo commento interessante ed istruttivo: “Quando uno muore in un incidente, le persone dicono che era la sua ora. È falso: ciò si può dire soltanto quando una persona muore senza sua colpa. Ma secondo i disegni di Dio, io avrei potuto vivere ancora trent’anni; allora sarebbe trascorso tutto il tempo della mia vita”. Perciò l’uomo non ha il diritto di esporre la sua vita ad un pericolo di morte, salvo in caso di necessità.”
Dunque, un conto è parlare di “due o tre minuti” altra cosa è affermare “tre giorni”. Anche se è vero che il concetto di tempo è, per l’altro mondo, assai relativo e non misurabile al nostro tempo effettivo, è possibile dunque che o Simma non si sia spiegata bene, oppure chi ha riportato la frase criticata possa aver trascritto diversamente dalle intenzioni di Maria stessa.
Se pensiamo che anche per la medicina i minuti che succedono dopo “l’ultimo respiro” sono fondamentali per capire se la persona è davvero deceduta, e di come si parla spesso anche in teologia di uno “stato in cui l’anima non ha completamente lasciato il corpo”, non ci si può meravigliare se in questo stato in cui l’anima sta lasciando il corpo per sempre, la Misericordia di Dio “attende una risposta“, ma con ciò non potrebbe mai intendersi che vi sia, dopo la morte, la possibilità di cambiare le scelte fatte in vita, o una sorta di anticamera di tre giorni nella quale fare la scelta per l’eternità. Ci sono racconti in cui alcuni santi, assistendo dei moribondi, li vedevano morire, salvo poi riprendersi per pochi secondi, per confessare un peccato mortale e riceverne l’assoluzione e morire felici.
Il punto non sono i tre giorni, i cinque o fossero solo due minuti, ma sarebbe semplicemente un’ingiustizia. Nessuno è più buono di Dio.
Se l’anima potesse convertirsi dopo la morte, infatti, a nulla sarebbe valso lo stesso sacrificio di Cristo, ossia, non sarebbe stato necessario quanto patì se per salvarci bastava sostare, da morti, due o tre giorni in una sorta di anticamera per decidere se convertirsi, per decidere se andare all’Inferno o al Paradiso.
Parlare dunque di tre giorni ci sembra molto  forzato.
Lo stesso ladrone, per poter ricevere quella indulgenza speciale del perdono totale, dovette dimostrare dalla sua di croce di essersi convertito a Cristo, non riconoscerLo semplicemente quale “giusto”, ma professare proprio una vera conversione: “Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno.” È questa professione di fede che gli salverà la vita eterna facendogli guadagnare, dal costato di Cristo, perfino il direttissimo per il Paradiso.
Ho scritto comunque all’autore di quel libro il quale mi ha risposto assicurandomi che la trascrizione della frase fu fedele. Simma parlava solo tedesco e lui con l’aiuto di un interprete, ha riportato la frase.
Ora, senza mettere in dubbio la trascrizione dell’autore del libro, ritengo tuttavia non di poco conto che tale persona non è un cattolico. Senza entrare in merito a questo tema, francamente non sottovaluterei il fatto che l’unica frase in dubbio, circa l’ortodossia dei fatti riportati da Maria Simma, guarda caso è  solo in un libro scritto da un non cattolico il quale non accetta neppure la dottrina cattolica sul Purgatorio, ritenendo per altro che l’Inferno sia vuoto o che si svuoterebbe!
Chiarita dunque la problematica suscitata da questa frase, resta importante il fatto che in nessun altro testo la si legge e perciò questo ci autorizza a pensare o ad uno scivolone della Simma facilmente perdonabile e risolvibile correggendolo con la Dottrina sul Purgatorio o ad un’inesattezza dell’autore del libro nell’interpretare il pensiero della Simma in quell’unica nota stonata, dal momento che ci ritroviamo di fronte a due persone che non parlavano semplicemente lingue diverse, ma professavano anche una dottrina diversa.

IN CASO DI DUBBIO, ANDARE ALLE FONTI

Vittorio Messori. Ha incontrato la Simma e l’impressione non è stata negativa.
Suggerisco come conclusione, per chi fosse interessato all’argomento, di leggere i due libri indicati alla Nota 7 e nel caso di ulteriori dubbi di confrontarli con la Dottrina della Chiesa attraverso il metodo usato dai Santi: Ciò che è buono si tiene, ciò che è dubbio si mette da parte, ciò che non è contenuto nella dottrina lo si scarta.
Consigliamo anche un bel passo che mettiamo in Nota perché merita di essere letto a parte. Si tratta dell’esperienza di Vittorio Messori che ci piace condividere integrandola nell’articolo, senza trarre alcuna conclusione, ma per meditare e trattenere ciò che è condivisibile (17).
Nel n. 205 del Compendio leggiamo: “Con la morte, separazione dell’anima e del corpo, il corpo cade nella corruzione, mentre l’anima, che è immortale, va incontro al giudizio di Dio.” Del resto dice san Paolo: “Certa è questa parola: se moriamo con Lui, vivremo anche con Lui” (2 Tm 2, 11) è naturale che il problema di fondo è che dopo la morte non c’è più alcun “appello”. In verità dopo la morte l’anima che muore in grazia di Dio, ma ancora in uno stato imperfetto, sperimenta l’amore di Dio con tale intensità che sente l’imperiosa necessità di amarlo con tutte le sue forze, ma non può perché è “malata” a causa delle conseguenze dei suoi peccati veniali.  Ha, dunque, bisogno di purificarsi perché, come dice la Scrittura “Vidi un nuovo cielo e una nuova terra, e nulla di impuro né chi commetta abominazioni o falsità, vi entrerà” (Apc. 21).  Per l’uomo che muore, invece, nello stato di grave peccato mortale, non per sua volontà ma per ignoranza, è senza dubbio palese che la giustizia di Dio agirà di conseguenza permettendo a quell’anima una comprensione indispensabile che, non per suo dolo, non aveva, ma ciò avverrà solo in punto di morte, non dopo. Così come è invece chiara nella Scrittura stessa l’immediata condanna per chi rifiuta Dio e lo combatte ben sapendo di essersi messo al servizio dell’Avversario. Gesù dice, infatti, che ci sono peccati che non saranno perdonati né in questo mondo né nell’altro, lasciando intendere che altri invece saranno perdonati: “La bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo mondo, né in quello futuro” (Mt 12,32).
La semplice tomba di Maria Simma. Sulla quale dovrebbe essere ricostruita la distrutta Chiesa austriaca… distrutta dai modernisti.
“Con la morte, la scelta di vita fatta dall’uomo diventa definitiva” (Benedetto XVI, Enc. Spe salvi, 30-XI-2007, 45). Non avrà più la possibilità di pentirsi. Subito dopo la morte andrà in paradiso, all’inferno o in purgatorio. Per questo, c’è ciò che la Chiesa chiama il giudizio particolare. (cfr. Catechismo, 1021-1022)
“Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo”. (Catechismo, 1030)
La morte è una delle realtà più sicure dell’umana esistenza. San Giovanni Bosco, il grande educatore della gioventù, diceva ai giovani queste parole latine: “Homo, humus; fama, fumus; finis, cinis.” che vogliono dire “L’uomo è terra; la fama è fumo, la fine è cenere”. Per questo la Chiesa, il mercoledì delle ceneri ci dice: “Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai”.
Volesse il cielo che il pensiero della morte ci aiutasse a vivere la vita con serietà e ci spingesse all’autentica sequela di Gesù Cristo, Colui che ha vinto la morte e ci ha salvati.
Per ringraziare davvero Maria Simma per questa vita donata all’espiazione, vogliamo farlo ricordandoci dei nostri defunti attraverso la pratica delle vere indulgenze insegnate dalla Chiesa e perseguendo una vita coerente all’eternità beata che vogliamo veramente raggiungere.
Note
10) Sacramentum Caritatis
11) Udienza del Mercoledì Benedetto XVI per la festa di San Pio X 18-8-2010:
12) il sito Vaticano ha postato solo la versione in latino
Per la versione italiana cliccate qui
13) Motu Proprio Latina lingua
14) Paolo VI Lettera Enciclica Mysterium Fidei
15) Autopsia della Chiesa austriaca, parte prima;
I preti d’Austria vendono Cristo per 30 danari
16) Marino Parodi, Il testamento di Maria Simma, Ed. Segno, 1999 (ad Antonio Mastino è stato consegnato anche lo scambio di vedute che ho avuto in email con l’autore del testo).
17) Vittorio Messori, Perché credo, Ed. Piemme, 2008 Capitolo primo. Qui di seguito il passaggio dove parla di Maria Simma.
Hai avuto altre esperienze di questo tipo?
Non personalmente. Ma, molti anni dopo, andai nel Voralberg, nell’Austria occidentale, in un paesino di montagna, per incontrare nel suo misero chalet Maria Simma. Era un’umile contadina, consacratasi come eremita alla Madonna perché, malaticcia, era stata respinta dai monasteri di clausura dove desiderava entrare; era una vecchina che sopravviveva lavorando il suo orto (non accettava alcuna offerta) e che aveva il carisma di parlare con i trapassati. Dopo molte ostilità e diffidenze – com’è logico e anche giusto – alla fine il suo vescovo si era arreso e aveva dovuto riconoscere l’enigma di quella montanara apparentemente insignificante e scelta invece per una missione sconcertante. In effetti, erano innumerevoli i casi in cui trapassati a lei sconosciuti, che le si presentavano, rivelavano particolari che facevano impallidire i parenti quando ne erano informati (spesso i morti fornivano l’indirizzo cui rivolgersi) visto che solo gli intimi potevano conoscere quelle vicende. Scopo di quei contatti era ottenere penitenze e suffragi per uscire dal purgatorio o lanciare avvertimenti ai loro cari superstiti perché cambiassero vita. Non a caso, il suo parroco raccolse le testimonianze di questa Maria Simma e le pubblicò in un libro che divenne un best-seller internazionale, dandogli un titolo significativo: «Fateci uscire da qui!».
In una vita intera di ricerca e di incontri, ho avuto tempo e modo per imbattermi in diversi casi simili.


ECCO COME LE MULTINAZIONALI SOTTRAGGONO ALL'AFRICA MILIARDI DI DOLLARI



CRESCE IL MALUMORE E L'INSOFFERENZA DELL'AFRICA NEI CONFRONTI DEI PROPRI SFRUTTATORI COME MULTINAZIONALI E GRANDI BANCHE D'AFFARI. DA QUESTO ARTICOLO IL SENTORE DELL'ARIA CHE TIRA IN AFRICA...  


Il problema non è aiutarli a casa loro, ma liberare casa loro dagli sfruttatori. Smetterla finalmente di sfruttare l'Africa e restituire il maltolto. Ecco come le multinazionali sottraggono all'Africa miliardi di dollari.


Ecco come le multinazionali occidentali sottraggono all'Africa miliardi di dollari

Secondo un rapporto Oxfam del giugno scorso, intitolato: “Africa: l’ascesa per pochi”, 11 miliardi di dollari sono stati sottratti all'Africa nell'arco del solo anno 2010, grazie all'utilizzo di uno tra i tanti trucchi usati dalle multinazionali per ridurre le imposte. Tale cifra è sei volte l’equivalente dell’importo che sarebbe necessario a colmare il vuoto di fondi nel sistema sanitario di Sierra Leone, Liberia, Guinea, Guinea Bissau.

Africa Libera .. Africani di tutto il mondo ribellatevi. Ribellatevi allo sfruttamento della nostra terra, ribellatevi alle multinazionali straniere che rubano le nostre ricchezze. Cacciamo dall'Africa chi da sempre ci ha sfruttati.

Come assicurare l’ascesa economica dell’Africa e conseguire uno sviluppo sostenibileÈ necessaria una riforma del sistema di tassazione globale, affinché l’Africa possa pretendere i fondi che le spettano, che tra l’altro è necessaria per affrontare l’estrema povertà e le disuguaglianze, e diviene realmente determinante se il continente deve continuare la sua crescita economica.

L’Oxfam ha richiesto a tutti i governi la presenza dei capi di Stato e dei ministri delle finanze in vista della Financing for Development Conference che si è tenuta in luglio in Etiopia per stabilire le modalità con cui il mondo finanzierà lo sviluppo per i prossimi vent’anni. Un’opportunità per i governi mondiali per iniziare ad elaborare un sistema globale di tassazione più democratico ed equo.

L’Africa sta subendo un’emorragia di miliardi di dollari, a causa dei trucchi usati dalle multinazionali per imbrogliare i governi africani, lasciandoli senza le entrate dovute dal momento che non pagano la loro giusta quota di tasse. Se le entrate delle tasse fossero investite in educazione ed assistenza sanitaria, le società e le economie prospererebbero ulteriormente in tutto il continente

Africa Libera .. Via dall'Africa le multinazionali straniere che "rubano" le nostre ricchezze. Nella mia Nigeria via l'italiana ENI, via la Shell, via le multinazionali che rubano il petrolio nella terra che fu di mia madre.

Ecco come le multinazionali occidentali sottraggono all'Africa miliardi di dollari
Inquinamento prodotto dalle compagnie petrolifere nel delta del fiume Niger in Nigeria
(Veduta Aerea)

Nel 2010l’ultimo anno di cui sono disponibili i datile compagnie multinazionali hanno evitato di pagare tasse per un ammontare di 40 miliardi di dollari statunitensi, grazie ad una pratica chiamata "trade mispricing". Ovvero, una compagnia stabilisce prezzi artificiali per i beni e servizi venduti tra le proprie sussidiarie, al fine di evitare la tassazione, che in Africa con le corporate tax rates, hanno una media pari al 28%, ciò equivale ad aver evaso 11 miliardi di dollari statunitensi come entrate sotto forma di tasse.

Il "trade mispricing" è solo uno dei trucchi che le multinazionali usano per non pagare la loro quota giusta di tasse. Secondo l’UNCTAD, i paesi in via di sviluppo nella loro totalità, perdono, secondo una stima, 100 miliardi di dollari l’anno attraverso un altro set di schemi che permettono di evitare i pagamenti, coinvolgendo i paradisi fiscali.

Le compagnie fanno una dura attività di lobbying per avere agevolazioni fiscali come ricompensa per basare e mantenere le loro attività nelle nazioni africane. Le agevolazioni fiscali fornite alle sei più grandi compagnie di estrazione mineraria in Sierra Leone (per esempio), raggiungono il 59% del budget totale della nazione o equivalgono a 8 volte il budget sanitario statale.

Africa Libera .. Solo quando le nazioni europee la smetteranno di sfruttare l'Africa, allora, e solo allora, gli africani non avranno più bisogno di venire in Europa per sopravvivere. "Africa Libera", boicotteremo tutti gli interessi occidentali in Africa, fino alla vittoria.Riprendiamoci ciò che è nostro.

I leader africani non devono assistere inerti all'approvazione del nuovo sistema di tassazione globale, cosa che dà alle multinazionali la libertà di scansare i loro obblighi di pagamento delle tasse in Africa. I leader politici e d’affari devono mettere da parte la loro importanza, innanzi alle richieste, sempre più insistenti, di una riforma del sistema di tassazione internazionale. Le nazioni africane, devono introdurre un approccio più progressivo e democratico alla tassazione, incluso un appello alla parola ‘fine’ per le esenzioni dalle tasse per le compagnie straniere

Gli attuali meccanismi internazionali volti a superare l’evasione fiscale, come il processo BEPS (Base Erosion and Profit Shifting), controllato dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, l'OCSE (Organisation for Economic Co-operation and Development) per il G20, lasciano aperte enormi “vie di fuga” per le tasse, che le multinazionali possono continuare a sfruttare in tutto il mondo in via di sviluppo. Molte nazioni africane sono state escluse dalle discussioni sulla riforma del BEPS e, come risultato, non ne trarranno alcun beneficio.

Africa Libera .. Gli europei per secoli ci hanno deportati in catene nel Nuovo Mondo, rubandoci la nostra migliore gioventù, donne e bambini resi schiavi nelle Americhe.

Poi con la scusa del "razzismo scientifico" sono venuti in Africaci hanno resi schiavi a casa nostra, ci hanno imposto le loro lingue, le loro leggi, e perfino le loro religioni (colonialismo).

Oggi, adesso, le loro multinazionali stanno rubando le nostre ricchezze, deturpano le nostre terre, ci costringono alla povertà, ci costringono a sopportare dittatori, milizie armate e guerre.

Dopo averci rubato tutto vengono a dirci "aiutiamoli a casa loro". No, la loro carità NON ci interessa più. Africani di tutto il mondo, alziamo la testa, ribelliamoci a tutto questo.

http://marisdavis.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1354&catid=63&Itemid=381

S. Giovanni Paolo II “IL GIGANTE DI DIO” (1920-2005)

S. Giovanni Paolo II

Festeggiato Il 22 Ottobre

San Giovanni Paolo II
Il Gigante di Dio

Considerata la straordinarietà di questi Sommi Pontefici nell’offrire al clero e ai fedeli un singolare modello di virtù e nel promuovere la vita in Cristo, tenendo conto delle innumerevoli richieste da ogni parte del mondo, il Santo Padre Francesco, facendo suoi gli unanimi desideri del popolo di Dio, ha dato disposizione che le celebrazioni di S. Giovanni XXIII, papa, e di S. Giovanni Paolo II, papa, siano iscritte nel Calendario Romano generale, la prima l’11, la seconda il 22 ottobre, con il grado di memoria facoltativa.(Città del Vaticano,  - Zenit.org)
« Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! 
Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’umanità intera! 
Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! 
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! »
Queste parole memorabili, pronunciate il 22 ottobre (data scelta per la memoria liturgica1978  nell'omelia per l'inizio del pontificato (per leggere la >>> Omelia inizio del pontificato e (o) video ascoltarla >>> Omelia inizio pontificato di Giovanni Paolo II), sono ormai scolpite nei cuori di tutti i cristiani e degli uomini di buona volontà del mondo intero.
Quello che il neo-eletto Papa chiedeva a tutti, egli stesso lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante, che gli veniva da Dio, una tendenza che poteva sembrare irreversibile.

G
iovanni Paolo II, al secolo, Karol Józef Wojtyła, nasce a Wadowice, città a 50 km da Kraków (Polonia), il 18 maggio 1920. Era l’ultimo dei tre figli di Karol Wojtyła e di Emilia Kaczorowska, che morì nel 1929. Suo fratello maggiore Edmund, medico, morì nel 1932 e suo padre, sottufficiale dell’esercito, nel 1941. La sorella, Olga, era morta prima che lui nascesse.

Fu battezzato il 20 giugno 1920 nella Chiesa parrocchiale di Wadowice dal sacerdote Franciszek Zak; a 9 anni ricevette la Prima Comunione e a 18 anni il sacramento della Cresima. Terminati gli studi nella scuola superiore Marcin Wadowita di Wadowice, nel 1938 si iscrisse all’Università Jagellónica di Cracovia.

Quando le forze di occupazione naziste chiusero l’Università nel 1939, il giovane Karol lavorò (1940-1944) in una cava ed, in seguito, nella fabbrica chimica Solvay per potersi guadagnare da vivere ed evitare la deportazione in Germania.

A partire dal 1942, sentendosi chiamato al sacerdozio, frequentò i corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia, diretto dall’Arcivescovo di Cracovia, il Cardinale Adam Stefan Sapieha. Nel contempo, fu uno dei promotori del "Teatro Rapsodico", anch’esso clandestino.Dopo la guerra, continuò i suoi studi nel seminario maggiore di Cracovia, nuovamente aperto, e nella Facoltà di Teologia dell’Università Jagellónica, fino alla sua ordinazione sacerdotale avvenuta a Cracovia il 1̊ novembre 1946, per le mani dell’Arcivescovo Sapieha.

Successivamente fu inviato a Roma, dove, sotto la guida del domenicano francese P. Garrigou-Lagrange, conseguì nel 1948 il dottorato in teologia, con una tesi sul tema della fede nelle opere di San Giovanni della Croce (Doctrina de fide apud Sanctum Ioannem a Cruce). In quel periodo, durante le sue vacanze, esercitò il ministero pastorale tra gli emigranti polacchi in Francia, Belgio e Olanda.

Nel 1948 ritornò in Polonia e fu coadiutore dapprima nella parrocchia di Niegowić, vicino a Cracovia, e poi in quella di San Floriano, in città. Fu cappellano degli universitari fino al 1951, quando riprese i suoi studi filosofici e teologici. Nel 1953 presentò all’Università cattolica di Lublino la tesi: "Valutazione della possibilità di fondare un'etica cristiana a partire dal sistema etico di Max Scheler". Più tardi, divenne professore di Teologia Morale ed Etica nel seminario maggiore di Cracovia e nella Facoltà di Teologia di Lublino.

Il 4 luglio 1958, il Venerabile Pio XII lo nominò Vescovo titolare di Ombi e Ausiliare di Cracovia. Ricevette l’ordinazione episcopale il 28 settembre 1958 nella cattedrale del Wawel (Cracovia), dalle mani dell’Arcivescovo Eugeniusz Baziak.

Il 13 gennaio 1964 fu nominato Arcivescovo di Cracovia dal Beato Paolo VI, che lo creò e pubblicò Cardinale nel Concistoro del 26 giugno 1967, del Titolo di S. Cesareo in Palatio, Diaconia elevata pro illa vice a Titolo Presbiterale.

Partecipò al Concilio Vaticano II (1962-1965) con un contributo importante nell’elaborazione della costituzione Gaudium et spes. Il Cardinale Wojtyła prese parte anche alle 5 assemblee del Sinodo dei Vescovi anteriori al suo Pontificato.

I Cardinali, riuniti in Conclave, lo elessero Papa il 16 ottobre 1978. Prese il nome di Giovanni Paolo II e il 22 ottobre iniziò solennemente il ministero Petrino, quale 263° successore dell’Apostolo. Il suo pontificato è stato uno dei più lunghi della storia della Chiesa ed è durato quasi 27 anni.

Giovanni Paolo II ha esercitato il suo ministero con instancabile spirito missionario, dedicando tutte le sue energie sospinto dalla sollecitudine pastorale per tutte le Chiese e dalla carità aperta all’umanità intera. I suoi viaggi apostolici nel mondo sono stati 104. In Italia ha compiuto 146 visite pastorali. Come Vescovo di Roma, ha visitato 317 parrocchie (su un totale di 333).

Più di ogni Predecessore ha incontrato il Popolo di Dio e i Responsabili delle Nazioni: alle Udienze Generali del mercoledì (1166 nel corso del Pontificato) hanno partecipato più di 17 milioni e 600 mila pellegrini, senza contare tutte le altre udienze speciali e le cerimonie religiose [più di 8 milioni di pellegrini solo nel corso del Grande Giubileo dell’anno 2000], nonché i milioni di fedeli incontrati nel corso delle visite pastorali in Italia e nel mondo.
Numerose anche le personalità governative ricevute in udienza:-    38 visite ufficiali;738 udienze o incontri con Capi di Stato; 246 udienze e incontri con Primi Ministri.
Il suo amore per i giovani lo ha spinto ad iniziare, nel 1985, le Giornate Mondiali della Gioventù. Le 19 edizioni della GMG che si sono tenute nel corso del suo Pontificato hanno visto riuniti milioni di giovani in varie parti del mondo. Allo stesso modo la sua attenzione per la famiglia si è espressa con gli Incontri mondiali delle Famiglie da lui iniziati a partire dal 1994.
Giovanni Paolo II ha promosso con successo il dialogo con gli ebrei e con i rappresentati delle altre religioni, convocandoli in diversi Incontri di Preghiera per la Pace, specialmente in Assisi. 
Sotto la sua guida la Chiesa si è avvicinata al terzo millennio e ha celebrato il Grande Giubileo del 2000, secondo le linee indicate con la Lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente. Essa poi si è affacciata al nuovo evo, ricevendone indicazioni nella Lettera apostolica Novo Millennio Ineunte, nella quale si mostrava ai fedeli il cammino del tempo futuro.
Con l’Anno della Redenzione, l’Anno Mariano e l’Anno dell’Eucaristia, Giovanni Paolo II ha promosso il rinnovamento spirituale della Chiesa.
Ha dato un impulso straordinario alle canonizzazioni e beatificazioni, per mostrare innumerevoli esempi della santità di oggi, che fossero di incitamento agli uomini del nostro tempo. Ha celebrato
147 cerimonie di beatificazione e proclamato 1338 beati;   51 canonizzazioni, per un totale di 482 santi.
Ha proclamato Dottore della Chiesa santa Teresa di Gesù Bambino.
Ha notevolmente allargato il Collegio dei Cardinali, creandone 231 in 9 Concistori (più 1 in pectore, che però non è stato pubblicato prima della sua morte). Ha convocato anche 6 riunioni plenarie del Collegio Cardinalizio.
Ha presieduto 15 assemblee del Sinodo dei Vescovi: 6 generali ordinarie (1980, 1983, 1987, 1990, 1994 e 2001), 1 assemblea generale straordinaria (1985),8 assemblee speciali (1980, 1991, 1994, 1995, 1997, 1998 [2] e 1999).
Tra i suoi documenti principali si annoverano :14 Lettere encicliche,15 Esortazioni apostoliche, 11 Costituzioni apostoliche,  45 Lettere apostoliche.
Ha promulgato il Catechismo della Chiesa cattolica, alla luce della Tradizione, autorevolmente interpretata dal Concilio Vaticano II. Ha riformato i Codici di diritto Canonico Occidentale e Orientale, ha creato nuove Istituzioni e riordinato la Curia Romana.
A Papa Giovanni Paolo II, come privato Dottore, si ascrivono anche 5 libri :
1.     "Varcare la soglia della speranza" (ottobre 1994);
2.     "Dono e mistero": nel cinquantesimo anniversario del mio sacerdozio" (novembre 1996);
3.     "Trittico romano", meditazioni in forma di poesia (marzo 2003);
4.     "Alzatevi, andiamo!" (maggio 2004);
5.     "Memoria e Identità" (febbraio 2005).

Giovanni Paolo II è morto in Vaticano il 2 aprile 2005, alle ore 21.37, mentre volgeva al termine il sabato e si era già entrati nel giorno del Signore, Ottava di Pasqua e Domenica della Divina Misericordia.

Da quella sera e fino all’8 aprile, quando hanno avuto luogo le Esequie del defunto Pontefice, più di tre milioni di pellegrini sono confluiti a Roma per rendere omaggio alla salma del Papa, attendendo in fila anche fino a 24 ore per poter accedere alla Basilica di San Pietro (>>> l'ultimo saluto).

Il 28 aprile successivo, il Santo Padre Benedetto XVI ha concesso la dispensa dal tempo di cinque anni di attesa dopo la morte, per l’inizio della Causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II.
La Causa è stata aperta ufficialmente il 28 giugno 2005 dal Card. Camillo Ruini, Vicario Generale per la diocesi di Roma. Il 2 aprile 2007, a due anni dalla morte, nella Bas. di S. Giovanni in Laterano, lo stesso cardinale ha dichiarato conclusa la prima fase diocesana del processo di beatificazione, consegnando le risultanze alla Congregazione per le Cause de Santi.
Al 1° aprile 2009, le segnalazioni di presunti miracoli al vaglio della Congregazione per le Cause de Santi erano 251.
Il 19 dicembre 2009, con un decreto, che ne attesta le virtù eroiche, è stato proclamato venerabile
Il 14 gennaio 2011 Benedetto XVI ha promulgato il decreto che attribuisce un miracolo all'intercessione di Papa Giovanni Paolo II. Secondo quanto riportato dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, si tratta della guarigione dal morbo di Parkinson (lo stesso di cui ha sofferto Giovanni Paolo II) della religiosa francese suor Marie Simon-Pierre, avvenuta la sera de 2 giugno 2005.

La cerimonia di beatificazione ha avuto luogo in Piazza S. Pietro il 1° maggio 2011, Domenica della Divina Misericordia (festa istituita dallo stesso Giovanni Paolo II, all'occasione della canonizzazione di Suor Faustina Kowalska, il 30 aprile 2000). Durante questo evento, trasmesso in mondovisione, oltre un milione e mezzo di fedeli, provenienti da tutto il mondo, ha affollato la piazza e tutte le strade circostanti. Circa 90 sono state le delegazioni internazionali che hanno presenziato alla cerimonia.

« Auctoritate Nostra Apostolica facultates facimus ut Venerabilis Servus Dei Ioannes Paulus II, papa, Beati nomine in posterum appelletur... » (video >>> Benedetto XVI proclama 'beato' Papa Giovanni Paolo II). Con questa formula, Papa Giovanni Paolo II è stato beatificato da Benedetto XVI che nel corso dell'omelia, ha detto :

« Con la sua testimonianza di fede, di amore e di coraggio apostolico, accompagnata da una grande carica umana, questo esemplare figlio della Nazione polacca ha aiutato i cristiani di tutto il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo. In una parola: ci ha aiutato a non avere paura della verità, perché la verità è garanzia della libertà.
Ancora più in sintesi: ci ha ridato la forza di credere in Cristo, perché Cristo èRedemptor hominisRedentore dell’uomo: il tema della sua prima Enciclica e il filo conduttore di tutte le altre.»

E ha concluso, visibilmente commosso, in questi termini :

« E poi la sua testimonianza nella sofferenza: il Signore lo ha spogliato pian piano di tutto, ma egli è rimasto sempre una “roccia”, come Cristo lo ha voluto. La sua profonda umiltà, radicata nell’intima unione con Cristo, gli ha permesso di continuare a guidare la Chiesa e a dare al mondo un messaggio ancora più eloquente proprio nel tempo in cui le forze fisiche gli venivano meno. Così egli ha realizzato in modo straordinario la vocazione di ogni sacerdote e vescovo: diventare un tutt’uno con quel Gesù, che quotidianamente riceve e offre nella Chiesa.

Beato te, amato Papa Giovanni Paolo II, perché hai creduto! Continua - ti preghiamo - a sostenere dal Cielo la fede del Popolo di Dio. Tante volte ci hai benedetto in questa Piazza dal Palazzo! Oggi, ti preghiamo: Santo Padre ci benedica! Amen.»

Il giorno 27 aprile 2014 Sua Santità Papa Francesco ha proclamato Santi i suoi predecessori Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Un momento di gioia e di preghiera per gli 800.000 e più fedeli che da tutto il mondo hanno affluito in piazza San Pietro, ma anche l’inizio di un viaggio eterno nella gloria della Chiesa Cattolica.

Per maggiori approfondimenti (documenti e video):>>> Canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II ... 

Italia - Africa: alla Farnesina si apre il 25 ottobre la Conferenza Ministeriale Maeci ITALIA – AFRICA


Italia - Africa: alla Farnesina si apre il 25 ottobre la Conferenza Ministeriale
ITALIA – AFRICA: ALLA FARNESINA SI APRE IL 25 OTTOBRE CONFERENZA MINISTERIALE. PACE E SICUREZZA, CRESCITA ECONOMICA E SVILUPPO UMANO I TEMI IN DISCUSSIONE.



46 Paesi Africani, 34 rappresentati a livello ministeriale, e 13 Organizzazioni Internazionali, tra cui l’Unione Africana, per un totale di 350 Delegati, parteciperanno alla Conferenza Italia-Africa in programma il 25 ottobre prossimo alla Farnesina. Un grande evento che, nelle parole del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale Enzo Moavero Milanesi, “rappresenta il principale momento di dialogo strutturato tra l’Italia e gli Stati del continente africano in impetuosa crescita demografica ed economica. Un’occasione di rilievo peculiare, che sottolinea l’impegno italiano e l’eccellente risposta ricevuta. Da parte nostra è forte la determinazione ad affrontare, in un rapporto di genuina collaborazione e fruttuoso apporto reciproco, i temi e le opportunità che la tradizionale, antica amicizia, l’evidente geopolitica e la storia impongono. La giornata romana costituisce un significativo indicatore del comune desiderio, africano e italiano, di muoversi da attivi protagonisti sui dinamici scenari contemporanei di un mondo globalizzato e sempre più competitivo”.
A testimonianza della priorità che l’Italia attribuisce alle relazioni con l’Africa, i lavori alla Farnesina saranno aperti dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e conclusi dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Partendo dalla consapevolezza che i destini dell’Africa e dell’Europa sono, da sempre, fra loro strettamente connessi, l’obiettivo della Conferenza è di individuare soluzioni condivise alle principali sfide in materia di pace, libertà, democrazia e sicurezza; nonché di concordare percorsi di crescita comuni, soprattutto attraverso il coinvolgimento di qualificati esponenti italiani, provenienti dal mondo dell’economia e delle aziende, dell’accademia e delle organizzazioni non governative.
La Conferenza rivolge un’attenzione particolare all'estremamente positiva evoluzione in atto nel cosiddetto Corno d’Africa, a seguito dell’accordo di pace tra Etiopia ed Eritrea, rispetto al quale l’Italia intende assicurare il massimo sostegno, come testimoniato dalla riunione di lavoro fra il Ministro Moavero e i Ministri degli Esteri etiope ed eritreo, organizzata, a inizio ottobre, a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e seguita dalla recentissima visita del Presidente del Consiglio.
Sullo sfondo più generale, colpisce lo straordinario fermento che sta vivendo il continente africano: una vera festa della democrazia tra la fine del 2018 ed il 2019, con in programma ben 31 consultazioni elettorali. Una realtà inimmaginabile solo un decennio fa. Di certo, questi elementi confortanti continuano - purtroppo - a essere affiancati da situazioni di conflitti e crisi economica che si stanno cercando di superare. Sia rispetto agli aspetti positivi, sia a quelli negativi, il Governo Italiano conferma il proprio impegno al fianco degli amici dell’Africa. Un impegno concreto, basti ricordare: la partecipazione dell’Italia alle principali missioni di pace in loco (ben 13) sotto l’egida dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite; l’intensa attività a favore del rafforzamento delle istituzioni locali; il contrasto alle sfide poste dall’estremismo violento e dai traffici illeciti; la specifica azione volta a facilitare la stabilizzazione in Libia e il processo politico in atto sulla base del piano ONU.
Pace, libertà, sicurezza ed equo sviluppo socio-economico sono essenziali diritti primordiali di tutte le persone e di tutti i popoli. L’Europa che attraverso un pluridecennale percorso di integrazione ha saputo porre fine a secoli di guerre fratricide, dev’essere al fianco dell’Africa nella sua attuale fase storica di sviluppo. I due continenti hanno sistemi economici palesemente complementari, con tante opportunità ancora da mettere a frutto; non dimentichiamoci che l’Africa cresce con tassi medi annuali elevati, intorno al 5%.
La Conferenza della Farnesina, dunque, vuole analizzare con attenzione le prospettive di collaborazione economica e di investimento (l’Italia è già fra i principali investitori in Africa); inoltre, il nostro Paese e il nostro sistema universitario e di ricerca sono interessati e disponibili a individuare e approfondire utili fori di cooperazione nel campo formativo e accademico con corrispondenti istituti degli Stati africani. Non può, infine, mancare il focus sull’interscambio in ambito culturale, considerata la vocazione e la singolare esperienza italiana al riguardo e l’immensa, affascinante varietà delle millenarie culture africane, unita alla loro vivacità dei nostri giorni. Dall’insieme di queste notevoli possibilità, siamo fiduciosi che nascano soprattutto positivi stimoli per le più giovani generazioni africane e italiane, con uno sguardo lungimirante. Un simile approccio dovrebbe, peraltro, essere di giovamento nella doverosa ricerca di idonee soluzioni, vocate a un miglior governo dei flussi migratori e alla lotta contro ogni tipo di traffico illecito.
La Conferenza Italia-Africa della Farnesina, ricorda ancora il Ministro Moavero, “rappresenta un momento prezioso e unico per conoscersi meglio, parlarsi, ascoltare il rispettivo punto di vista e le reali esigenze di ciascuno, sui temi che ci legano e che potranno collegarci in futuro. È proprio in quest’ottica, che l’Italia considera anche indispensabile che l’Unione Europea garantisca un più intenso ed efficace impiego di risorse finanziarie nel contesto del prossimo Quadro Pluriennale del bilancio UE. Per parte italiana siamo assolutamente motivati ad agire a tal fine, nel corso del negoziato a Bruxelles, fra l’altro, sostenendo l’introduzione di nuove, genuine e autonome fonti di entrate per il bilancio dell’Unione”.
Si segnala, infine, che coerentemente allo spirito più sopra delineato, la cultura sarà l’autentica ‘prima donna’ dell’evento di apertura, la sera del 24 ottobre. Gli ospiti e tutti i partecipanti alla Conferenza si ritrovano al museo d’arte contemporanea MAXXI, dove il Ministro Enzo Moavero e la Direttrice Giovanna Melandri li accompagneranno a visitare l’esposizione permanente e la mostra specialmente allestita “African Metropolis: una città immaginaria”. Nel corso della serata, è prevista la presentazione del progetto di promozione integrata “Italia, Culture, Africa” che la Farnesina metterà in campo, attraverso la rete diplomatico-consolare, a partire dal 2019, per corroborare i legami italiani con il continente africano.

NOTA: Si spera che, il ministro Moavero Milanesi e le autorità istituzionali italiane, vogliano affrontare con l'Unione Africana anche i temi scottanti dei respingimenti al confine di cui si sta rendendo responsabile la Francia. Non è né umano, né tantomeno istituzionale il comportamento del governo francese nei confronti delle autorità italiane e, soprattutto, nei riguardi dei cittadini africani che si vedono sballottati da una parte all'altra del confine italo-francese.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 12,13-21.

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità».

Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni».
Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.
Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?
E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.
Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.
Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?
Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».


"Che farò?"

Abbiamo il diritto di vivere felici e in pace. Siamo stati creati per questo – per essere felici – e possiamo trovare la vera felicità e la vera pace solo quando siamo in rapporto d'amore con Dio: vi è grande felicità nell'amarlo. Molti pensano, specie in Occidente, che il denaro renda felici. Io penso invece sia più difficile essere felici quando si è ricchi, perché è più difficile vedere Dio: ci sono troppe altre cose a cui pensare. Se tuttavia Dio vi ha dato il dono della ricchezza, allora usatela per i suoi scopi: aiutare gli altri, aiutare i poveri, creare posti di lavoro, dare lavoro agli altri. Non sprecate la vostra ricchezza: anche avere cibo, una casa, dignità, libertà, salute e istruzione sono tutti doni di Dio, ed è questo il motivo per cui dobbiamo aiutare chi è meno fortunato di noi. Gesù ha detto: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40). Pertanto, l'unica cosa che possa rattristarmi è offendere il nostro Signore per egoismo o per mancanza di carità verso gli altri, o arrecare torto a qualcuno. Quando offendiamo i poveri, quando ci offendiamo gli uni gli altri, offendiamo Dio. Spetta a Dio dare e togliere (Gb 1,21); condividete dunque ciò che avete ricevuto, compresa la vostra vita.

Santa Teresa di Calcutta (1910-1997) fondatrice delle Suore Missionarie della Carità A Simple Path, 168