CHE IL NOSTRO RE SIA ADORATO NEI SECOLI DEI SECOLI E CHE LA NOSTRA REGINA E MADRE SIA PER SEMPRE VENERATA IN OGNI LUOGO.
Amato Popolo, l’oscurità che il male diffonde ovunque passi, rende le persone permeabili alle insinuazioni del demonio. È per questo che dalla Casa Paterna vi giunge un costante ed urgente appello alla conversione.
L’umanità è dominata, sta venendo manipolata di continuo dall’élite, anche se nel corpo umano non è stato ancora implementato nessun mezzo di controllo.
Ogni singolo prodotto che acquistate o la tecnologia con la quale comunicate con i vostri fratelli, vengono utilizzati per mantenere il controllo su tutti i vostri movimenti.
L’élite vi sta sempre alle costole, anche se non avete dato il vostro assenso, né lo desiderate.
Siete nelle mani dei più grandi manipolatori di questa generazione, che hanno un obiettivo: farvi diventare loro prigionieri, i loro vassalli e perseguitarvi nel tentativo di piegarvi.
Tornerete a vivere scambiandovi alimenti e altri generi per alimentarvi o per vestirvi. Per il Popolo di Dio non sarà facile andare avanti, anche se non sarà impossibile, grazie all’Ausilio Divino, all’Intercessione della Nostra Regina e Madre e alla Nostra Protezione.
VOI NON SIETE SOLI, DOVETE AVERE PIÙ FEDE E PER QUESTO DOVETE CONOSCERE IL NOSTRO SIGNORE E RE, GESÙ CRISTO.
(1 Cor 2,2)
Gli esseri umani si alterano molto facilmente, l’aggressività dell’umanità è incontrollabile e il male se ne sta occupando.
È necessario che cresciate spiritualmente, cosicché non veniate confusi quando riceverete notizie di grave portata, che vi scuoteranno nella Fede.
Coloro che rimarranno saldi nella Fede, confidando nel Nostro Re e Signore Gesù Cristo e nelle Sue Promesse, proseguiranno il cammino.
Continuerete ad essere testimoni della furia degli elementi.
L’umanità sta andando incontro al tremore della terra che si verificherà con una maggiore intensità e la geografia della terra cambierà.
MANTENETE UNA FEDE SALDA, SENZA PERDERE LA SPERANZA.
LA NOSTRA REGINA E MADRE MANTERRÀ IL SUO MANTELLO SUL POPOLO DI SUO FIGLIO.
In questo momento dovete pregare per tutta l’umanità.
Quelli che si sentono sicuri sono coloro che continuano ad avere una Fede salda, nonostante la Chiesa stessa intenda portarvi verso altre e tempestose acque.
Il Nostro Re e Signore sta vedendo con dolore che la vita spirituale della maggioranza dei Suoi figli, non ha una meta prefissata…
SORGETE, POPOLO DI DIO!
EMERGETE CON LA FORZA EMANATA DALLO SPIRITO SANTO!
Alla Chiesa sta venendo intimato di aprire le porte a novità che sono profanazioni e di accogliere altre pseudo religioni.
Amati del Nostro Re e Signore Gesù Cristo, in questi momenti critici per la Chiesa del Nostro Re e Signore Gesù Cristo, siate fedeli, non claudicate, continuate ad essere fedeli senza venire meno nella Fede.
Pregate per la Bolivia, pregate prontamente.
Pregate per il Centro America, pregate incessantemente.
Pregate per il Messico, sarà purificato su vasta scala.
Pregate per l’Argentina, tremerà e il suo popolo si agiterà.
Il sole sta incidendo pesantemente sulla terra; i suoi effetti si vedranno in questo e in quel punto del globo terracqueo con una tale frequenza, che ai Paesi sarà difficile aiutarsi a vicenda.
Amato Popolo del Nostro Re e Signore Gesù Cristo: rimanete nel vostro Paese se non c’è un’estrema necessità di uscirne. Le prove continueranno e vi sarà difficile poter rientrare, a causa delle nuove misure che l’élite ordinerà che vengano imposte a livello globale.
I vulcani erutteranno e l’angoscia si impadronirà dell’umanità.
VOI NON SIETE SOLI, SIATE VERI FIGLI DEL RE.
IL POTERE DI DIO È AL DI SOPRA DI OGNI POTERE UMANO.
Credete in Dio Onnipotente, nel Mistero della Trinità Sacrosanta ed amate la Nostra Regina e Madre.
Invocateci, noi siamo qui per soccorrervi.
SANTO, SANTO, SANTO È IL SIGNORE E RE DEGLI ESERCITI,
Venne Noemi, con Rut la moabita, e arrivò a Betlemme.
Dal libro di Rut
Al tempo dei giudici, ci fu nel paese una carestia e un uomo, [chiamato Elimèlec,] con la moglie Noemi e i suoi due figli emigrò da Betlemme di Giuda nei campi di Moab.
Poi Elimèlec, marito di Noemi, morì ed essa rimase con i suoi due figli. Questi sposarono donne moabite: una si chiamava Orpa e l’altra Rut. Abitarono in quel luogo per dieci anni. Poi morirono anche Maclon e Chilion, [figli di Noemi,] e la donna rimase senza i suoi due figli e senza il marito.
Allora intraprese il cammino di ritorno dai campi di Moab con le sue nuore, perché nei campi di Moab aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli pane.
Orpa si accomiatò con un bacio da sua suocera, Rut invece non si staccò da lei. Noemi le disse: «Ecco, tua cognata è tornata dalla sua gente e dal suo dio; torna indietro anche tu, come tua cognata». Ma Rut replicò: «Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio».
Così dunque tornò Noemi con Rut, la moabita, sua nuora, venuta dai campi di Moab. Esse arrivarono a Betlemme quando si cominciava a mietere l’orzo.
Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Parola del Signore
Preghiera dei fedeli
Fratelli, dall'esperienza della nostra insufficiente capacità di amare, innalziamo la nostra preghiera a Dio Padre, fonte di ogni amore, dicendo:
O Signore, donaci un cuore capace di amare.
Per la santa Chiesa, perché presenti a tutti gli uomini l'amore filiale verso Dio, con la carità operosa verso il prossimo. Preghiamo.
Per i responsabili della società, perché non si limitino a garantire la giustizia, ma promuovono anche opere di carità suscitate dall'amore fraterno. Preghiamo:
Per chi si sente solo e non è mai stato amato, perché scopra l'amore del Padre celeste e trovi nei fratelli amicizia e comprensione. Preghiamo:
Per coloro che sono impegnati nel volontariato, perché la fede in Dio li sostenga anche quando manca la riconoscenza umana. Preghiamo:
Preghiera sulle offerte
Ti offriamo, o Signore, il sacramento dell’unità e della pace
nella memoria di san Bernardo abate
che, insigne per la parola e l’azione,
operò instancabilmente per la concordia
e l’armonia nella tua Chiesa.
Per Cristo nostro Signore.
Antifona di comunione
Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi.
Rimanete nel mio amore. (Gv 15,9)
Preghiera dopo la comunione
Il cibo che abbiamo ricevuto
compia in noi la sua opera, o Signore,
perché, nella memoria di san Bernardo,
confermati dal suo esempio e istruiti dal suo insegnamento,
siamo rapiti dall’amore del tuo Verbo fatto uomo.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Commento
Bernardo (Digione, Francia, 1090 – Chiaravalle-Clairvaux 20 agosto 1153), dopo Roberto, Alberico e Stefano, fu padre dell’Ordine Cistercense. L’obbedienza e il bene della Chiesa lo spinsero spesso a lasciare la quiete monastica per dedicarsi alle più gravi questioni politico-religiose del suo tempo. Maestro di guida spirituale ed educatore di generazioni di santi, lascia nei suoi sermoni di commento alla Bibbia e alla liturgia un eccezionale documento di teologia monastica tendente, più che alla scienza, all’esperienza del mistero. Ispirò un devoto affetto all’umanità di Cristo e alla Vergine Madre.
In quei giorni, Giosuè disse al popolo: «Ora, dunque, temete il Signore e servitelo con integrità e fedeltà. Eliminate gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume e in Egitto e servite il Signore. Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore».
Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Il Signore ha scacciato dinanzi a noi tutti questi popoli e gli Amorrei che abitavano la terra. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».
Giosuè disse al popolo: «Voi non potete servire il Signore, perché è un Dio santo, è un Dio geloso; egli non perdonerà le vostre trasgressioni e i vostri peccati. Se abbandonerete il Signore e servirete dèi stranieri, egli vi si volterà contro e, dopo avervi fatto tanto bene, vi farà del male e vi annienterà». Il popolo rispose a Giosuè: «No! Noi serviremo il Signore».
Giosuè disse allora al popolo: «Voi siete testimoni contro voi stessi, che vi siete scelti il Signore per servirlo!». Risposero: «Siamo testimoni!».
«Eliminate allora gli dèi degli stranieri, che sono in mezzo a voi, e rivolgete il vostro cuore al Signore, Dio d’Israele!».
Il popolo rispose a Giosuè: «Noi serviremo il Signore, nostro Dio, e ascolteremo la sua voce!». Giosuè in quel giorno concluse un’alleanza per il popolo e gli diede uno statuto e una legge a Sichem. Scrisse queste parole nel libro della legge di Dio. Prese una grande pietra e la rizzò là, sotto la quercia che era nel santuario del Signore. Infine, Giosuè disse a tutto il popolo: «Ecco: questa pietra sarà una testimonianza per noi, perché essa ha udito tutte le parole che il Signore ci ha detto; essa servirà quindi da testimonianza per voi, perché non rinneghiate il vostro Dio». Poi Giosuè congedò il popolo, ciascuno alla sua eredità.
Dopo questi fatti, Giosuè figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni.
Non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli».
E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.
Parola del Signore
Preghiera dei fedeli
Invochiamo con fiducia e semplicità il nostro Padre celeste che apre il regno della sua grazia ai piccoli. Preghiamo insieme e diciamo:
Benedici i tuoi figli, o Signore.
Per la Chiesa nostra madre, perché esprima l'amore di Dio verso i piccoli, gli umili e gli abbandonati. Preghiamo:
Per i paesi sottosviluppati, perché con l'aiuto di tutta l'umanità possano garantire all'infanzia nutrimento ed educazione. Preghiamo:
Per i genitori cristiani, perché non facciano come gli apostoli che allontanavano i bambini da Gesù, ma li aiutino con amore a conoscere e ad amare Dio. Preghiamo:
Per gli istituti e le organizzazioni che lavorano per l'infanzia, perché vivano la loro missione come provvidenza di Dio all'umanità. Preghiamo:
Per noi qui presenti, perché ci sforziamo di essere più semplici, così da accogliere con gioia e stupore i doni che il Signore ci dà ogni giorno. Preghiamo:
Per le famiglie in difficoltà per una nuova gravidanza.
Per i consultori familiari.
Esaudisci con benevolenza le nostre domande, Signore, e accresci in noi la fiducia filiale nel tuo amore di Padre e nella tua provvidenza. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Preghiera sulle offerte
Accogli, o Signore, i doni che ti presentiamo
e fa’ che, sull’esempio di san Massimiliano Maria,
impariamo a offrirti il sacrificio della nostra vita.
Per Cristo nostro Signore.
Antifona di comunione
«Nessuno ha un amore più grande di questo:
dare la vita per i propri amici», dice il Signore. (Gv 15,13)
Preghiera dopo la comunione
O Padre, che ci hai nutriti del Corpo e Sangue del tuo Figlio,
fa’ che siamo infiammati da quel fuoco di carità
che san Massimiliano Maria attinse da questo convito.
Per Cristo nostro Signore.
Commento
Massimiliano Maria Kolbe è entrato nell'elenco dei santi con il titolo di sacerdote e martire. La sua testimonianza illumina di luce pasquale l’orrido mondo dei lager. Nacque in Polonia nel 1894; si consacrò al Signore nella famiglia Francescana dei Minori Conventuali.
Innamorato della Vergine, fondò "La milizia di Maria Immacolata" e svolse, con la parola e con la stampa, un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Deportato ad Auschwitz durante la seconda guerra mondiale, in uno slancio di carità offrì la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Morì nel bunker della fame il 14 agosto 1941.
Giovanni Paolo II lo ha chiamato "patrono del nostro difficile secolo". La sua figura si pone al crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli, la riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita e alla morte.
Introdussero dunque l’arca di Dio e la collocarono al centro della tenda che Davide aveva piantata per essa.
Dal primo libro delle Cronache
In quei giorni, Davide convocò tutto Israele a Gerusalemme, per far salire l’arca del Signore nel posto che le aveva preparato. Davide radunò i figli di Aronne e i levìti.
I figli dei levìti sollevarono l’arca di Dio sulle loro spalle per mezzo di stanghe, come aveva prescritto Mosè sulla parola del Signore. Davide disse ai capi dei levìti di tenere pronti i loro fratelli, i cantori con gli strumenti musicali, arpe, cetre e cimbali, perché, levando la loro voce, facessero udire i suoni di gioia.
Introdussero dunque l’arca di Dio e la collocarono al centro della tenda che Davide aveva piantata per essa; offrirono olocausti e sacrifici di comunione davanti a Dio.
Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, quando questo corpo mortale si sarà vestito d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
«La morte è stata inghiottita nella vittoria.
Dov’è, o morte, la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?».
Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!
In quel tempo, mentre Gesù parlava alle folle, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
Parola del Signore
Preghiera dei fedeli
Si dice il Credo.
Maria, madre della Chiesa, assunta in cielo, è per noi modello di vita. Chiediamo a Dio Padre di sostenerci lungo il cammino verso la meta celeste a cui lei è giunta nella gloria.
Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore.
1. Per la Chiesa, che come Maria cammina nella storia tra consolazioni e sofferenze, perché sappia confidare sempre in Dio e discernere la sua volontà nei segni dei tempi. Preghiamo.
2. Perché gli uomini attraversino il grande viaggio della vita avendo sempre presente la meta, che è la risurrezione e la vita eterna nella comunione beata con Dio. Preghiamo.
3. Perché sappiamo riconoscere la dignità del corpo umano, spesso disprezzato o profanato, riconoscendolo dono di Dio e tempio dello Spirito. Preghiamo.
4. Per tutte le donne, perché in Maria vedano un modello di vita cristiana, riconoscano in lei le virtù dell’umiltà, della pazienza, dell’amore gratuito e generoso. Preghiamo.
5. Perché le situazioni umane, come canta Maria, siano toccate dal dito provvidente di Dio e rovesciate a favore di chi soffre ed è umiliato. Preghiamo.
O Padre, contemplando il mistero di Maria, associata in corpo e anima al trionfo di Cristo salvatore, ci sentiamo famiglia, ci sentiamo figli che chiedono il tuo aiuto, sicuri che le nostre suppliche saranno ascoltate e accolte. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.
Preghiera sulle offerte
O Signore, il sacrificio di riconciliazione e di lode
che celebriamo nell’Assunzione della santa Madre di Dio
ci ottenga il perdono dei peccati
e trasformi la nostra vita in perenne rendimento di grazie.
Per Cristo nostro Signore.
PREFAZIO
La gloria di Maria assunta in cielo
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno.
Oggi la Vergine Maria, Madre di Dio,
è stata assunta in cielo.
Segno di sicura speranza e consolazione
per il popolo pellegrino sulla terra,
risplende come primizia e immagine della Chiesa,
chiamata alla gloria.
Tu non hai voluto che conoscesse
la corruzione del sepolcro
colei che in modo ineffabile
ha generato nella carne il tuo Figlio,
autore della vita.
E noi, uniti ai cori degli angeli,
cantiamo con gioia l’inno della tua lode: Santo, ...
Antifona di comunione
Beato il grembo della Vergine Maria,
che ha portato il Figlio dell’eterno Padre. (Cf. Lc 11,27)
Preghiera dopo la comunione
Signore Dio nostro,
che ci hai resi partecipi del banchetto del cielo,
invochiamo la tua clemenza
perché, celebrando l’Assunzione della Madre di Dio,
siamo liberati dai mali che ci sovrastano.
Per Cristo nostro Signore.
(Si può utilizzare la formula della benedizione solenne)
Dio misericordioso,
che per mezzo del suo Figlio, nato dalla Vergine,
ha redento il mondo,
vi colmi della sua benedizione. R. Amen.
Dio vi protegga sempre e in ogni luogo
per intercessione di Maria, Vergine e Madre,
che ha dato al mondo l’autore della vita. R. Amen.
A tutti voi,
che celebrate con fede questa festa,
conceda il Signore la salute del corpo
e la gioia dello spirito. R. Amen.
E la benedizione di Dio onnipotente,
Padre e Figlio e Spirito Santo,
discenda su di voi e con voi rimanga sempre. R. Amen.
Commento
La solennità dell’Assunzione di Maria è una celebrazione della sua risurrezione. Per essere stata la Madre di Gesù, Figlio Unigenito di Dio, e per essere stata preservata dalla macchia del peccato, Maria, come Gesù, fu risuscitata da Dio per i gaudi della vita eterna. Maria fu la prima, dopo Cristo, a sperimentare la risurrezione.
Tutti sono corruttibili, cioè, ogni essere umano è composto di carne e di sangue destinati a perire. Dopo la morte e sepoltura, avviene la decomposizione. Nel giro di pochi anni, rimane ben poco ad indicare che quel tale una volta camminava su questa terra.
Tutti sono mortali, cioè, per ciascuno viene il giorno della morte. Nessuno vive per sempre. La medicina moderna e la tecnologia riusciranno forse a prolungare la vita fino a ottanta, novanta, o anche cento anni, ma, prima o poi, la sorte di ogni essere umano è quella di morire. La morte è un evento a cui nessuno riesce a sfuggire.
Però, grazie alla risurrezione di Gesù, Dio ha trasformato ciò che era corruttibile e mortale in incorruttibile e immortale. Quando Dio ha risuscitato Gesù dai morii e gli ha elargito una nuova vita eterna, ha anche reso possibile che ogni essere umano fosse risuscitato dai morti e partecipasse alla vita nuova ed eterna. Il corpo umano morirà e si decomporrà, ma Dio ha dimostrato che questa non è la fine.
Dio ha sconfitto la morte risuscitando Gesù dai morti. Ha rivestito il corpo risorto di Gesù di incorruttibilità e di immortalità. La morte ha perduto la battaglia; Dio ha riportato vittoria. Dopo Gesù, Maria è stata la prima a risorgere e ad essere rivestita della vita incorruttibile ed immortale di Dio. Quello che Dio ha fatto per Gesù e per Maria sarà fatto per ogni credente.
Il cranio di un Homo Longi o Dragon Man potrebbe essere la prova dell'esistenza dei giganti sulla Terra millenni fa come riporta la Genesi? I giganti discendevano da una stirpe maledetta: la stirpe del serpente che discendeva dalla progenie degli angeli ribelli di Lucifero o altrimenti detti Nefilim o rettiloidi....
Rimasto nascosto in fondo a un pozzo per decenni, un cranio incredibilmente ben conservato accende il dibattito sul crescente numero di fossili che mettono in dubbio la narrazione classica sulle origini dell’uomo.
Il ritrovamento comparve poco dopo l’invasione giapponese del nord-est della Cina, nei primi anni ‘30.
Un gruppo di abitanti del posto stava costruendo un ponte vicino ad Harbin, una città della provincia cinese più settentrionale, quando uno degli operai inciampò su uno strano oggetto nel fango del fiume: un cranio umano quasi completo, dalla forma allungata e con un’arcata sopraccigliare pronunciata, che sovrastava due orbite oculari piuttosto squadrate.
E poi c’erano le dimensioni inusuali del cranio: “È enorme”, afferma il paleoantropologo Chris Stringer del Museo di storia naturale di Londra.
Forse consapevole dell’importanza di quel rinvenimento, l’uomo nascose il cranio in un pozzo abbandonato. Ora, quasi 90 anni dopo, uno studio pubblicato sulla rivista The Innovation riporta l’ipotesi secondo cui questo cranio rappresenterebbe una nuova specie umana: l’Homo longi, o Dragon Man.
Altri due studi rivelano che questo cranio, molto ben conservato, probabilmente apparteneva a un individuo maschio che morì almeno 146.000 anni fa. La sua mescolanza di caratteristiche anatomiche sia antiche che moderne lo posizionerebbe in un ramo a sé nell’albero genealogico umano.
“Ho visto molti altri crani e fossili umani, ma questo è diverso”, afferma il paleoantropologo Xijun Ni dell’Accademia cinese delle scienze, autore di tutti e tre gli studi.
Sulla base delle dimensioni e della forma del cranio di Harbin, come spesso viene chiamato, e su quelle di altri fossili conosciuti, i ricercatori ipotizzano che sia strettamente correlato a molti altri strani fossili umani appartenenti allo stesso periodo storico che sono stati ritrovati in Asia. L’analisi dei ricercatori indica che tutti questi fossili apparterrebbero a un gruppo di individui che sarebbero parenti stretti della nostra specie, forse ancor più stretti del Neanderthal.
“È un fossile straordinario”, afferma María Martinón-Torres, direttrice del Centro nazionale spagnolo di ricerca sull’evoluzione umana, non coinvolta negli studi.
Tuttavia l’appartenenza e la designazione di specie che sono state proposte stanno accendendo il dibattito all’interno della comunità scientifica. Alcuni esperti sostengono che alcuni segni indicherebbero un legame tra il Dragon man e il misterioso uomo di Denisova, un parente del Neanderthal sul quale esistono scarsi resti fossili (qualche dente, un pezzo di teschio fratturato, un osso di colore rosaceo e forse un pezzo di mandibola).
Martinón-Torres, seppure entusiasta del livello di conservazione del cranio di Harbin e del mosaico di caratteristiche che presenta, afferma che “al momento non vedo cosa lo differenzi da altri gruppi che conosciamo già”.
Eppure questo teschio evidenzia quanto siano intrecciati tra loro i rami dell’albero genealogico dell’uomo e come lo studio di tutti gli enigmatici antenati della nostra specie e la loro diversa distribuzione nel tempo ci possa aiutare a decifrare le nostre origini.
“Anche noi antropologi spesso dimentichiamo che è un assunto molto improbabile pensare che noi siamo gli unici hominini rimasti in vita”, afferma Laura Buck, antropologa e biologa presso la Liverpool John Moores University, che non ha fatto parte del team di studio.
La storia del teschio
Prima di morire, l’operaio che ha trovato il teschio ha svelato il suo segreto ai suoi nipoti che nel 2018 si sono recati al pozzo e hanno recuperato il ritrovamento. Qiang Ji, paleontologo presso la Hebei GEO University of China, che ha condotto la nuova ricerca, è venuto a sapere del reperto e ha voluto visionarlo. In dubbio sulla sua rilevanza, ne ha mandato una foto a Ni.
“Rimasi scioccato”, ricorda Ni. Non solo il fossile era incredibilmente ben conservato ma presentava anche una strana combinazione di caratteristiche. Il cranio di Harbin è largo e tozzo con un’arcata sopraccigliare prominente (un tratto comune tra gli antichi ominidi). Il teschio presenta un solo dente e non ha la mandibola ma quel dente ha tre radici, una caratteristica rara tra gli umani moderni. Altre caratteristiche invece, come ad esempio i delicati zigomi, piuttosto piatti e in posizione ribassata sul viso, ricordano di più la nostra specie.
“Si ha una sensazione molto strana guardando in quelle orbite”, afferma Ni, “sembra che vogliano dirci qualcosa”.
Ji ha convinto la famiglia a donare il reperto al Museo di geoscienze della Hebei GEO University e il team si è subito messo al lavoro. Hanno raccolto le informazioni di 95 crani, mandibole e denti fossili che rappresentano diversi gruppi di hominini per un insieme di oltre 600 caratteristiche. Poi, usando tecniche informatiche all’avanguardia, hanno costruito miliardi di alberi filogenetici, strumenti per illuminare le relazioni evolutive tra gli hominini usando il minor numero di passaggi di evoluzione – il metodo che la maggior parte degli scienziati ritiene come più efficace. L’albero che così è “nato” vede il cranio di Harbin su un nuovo ramo a sé, strettamente correlato alla nostra specie.
“Mi ha sorpreso molto questo risultato”, afferma Stringer, autore di due degli studi che definiscono la tipologia e l’età del fossile che si aspettava che il cranio di Harbin risultasse una derivazione del Neanderthal.
Il cranio di Harbin, con la sua combinazione di caratteristiche antiche e moderne, si aggiunge a un crescente numero di fossili rinvenuti in Asia che mettono in dubbio la struttura finora nota dell’albero genealogico dell’uomo.
FOTOGRAFIA DI XIJUN NI
Alcuni membri del team ritenevano che il cranio di Harbin fosse così differente dagli altri fossili di hominini da dover essere denominato come una specie separata. Ni, uno degli autori del terzo studio che definisce la nuova specie, spunta la lista delle caratteristiche che definiscono il Dragon man: orbite oculari particolarmente squadrate, una scatola cranica bassa e allungata, mancanza di cresta sulla linea mediana del cranio e altre.
“Le caratteristiche distintive di questo fossile sono molte”, spiega, “si tratta di una serie di aspetti peculiari”.
Il dibattito sul Dragon Man
Eppure non tutti gli scienziati e gli esperti sono concordi sul fatto che il Dragon man sia da considerarsi una specie a sé né c’è consenso sulla sua posizione nell’albero genealogico degli hominini.
Molte delle caratteristiche distintive del teschio sembrano essere questioni di proporzioni piuttosto che veri tratti specifici, afferma Buck della Liverpool John Moores University. Anche all’interno di una stessa specie – sostiene – sono possibili delle variazioni. Le differenze di sesso, età dell’individuo, adattamenti ambientali, età del fossile e altro possono contribuire a creare leggere modifiche nei singoli esemplari.
Ma se non è una specie vera e propria, cos’è il Dragon man? Stringer cita una simile compresenza di tratti moderni e antichi in un fossile chiamato il cranio di Dali che il nuovo studio ha classificato nello stesso gruppo del cranio di Harbin. Trovato nella provincia dello Shaanxi nel nord-ovest della Cina, questo cranio è considerato appartenere a una specie a sé, l’Homo daliensis.
“C’è già una sorta di inflazione nella nomenclatura delle specie in antropologia”, aggiunge Bence Viola, paleoantropologo dell’Università di Toronto che non ha fatto parte del team di studio. Viola ritiene che sia preferibile inserire il cranio nel gruppo dell’H. daliensis oppure lasciare la specie senza nome piuttosto che coniare un nuovo appellativo.
E poi ci sono i misteriosi Denisova. Anche se non formalmente riconosciuto come specie a sé, questo gruppo probabilmente ha abitato l’Asia per decine di migliaia di anni e molti fossili asiatici sono stati suggeriti come appartenenti al gruppo. Ma siccome gli scienziati hanno trovato solo poche tracce fossili della loro esistenza, è necessaria una conferma genetica, e la preservazione del DNA diventa sempre più improbabile nel caso di fossili di queste età.
Nel 2019 gli scienziati hanno annunciato la scoperta di un pezzo di mandibola sull’altopiano del Tibet che probabilmente apparteneva a un Homo di Denisova, il che lo renderebbe il primo fossile di umano antico trovato al di fuori della grotta che dà il nome al gruppo di individui.
Il nuovo albero filogenetico proposto suggerisce che il Dragon man sia strettamente correlato a questa mandibola chiamata mandibola di Xiahe.
“Probabilmente i due reperti appartengono alla stessa specie”, afferma Ni, pur essendo restio a classificare la mandibola (e quindi il Dragon man) come Denisova dato che l’identità della mandibola è stata stabilita mediante proteine estratte dalla mandibola stessa e DNA estratto da sedimenti non direttamente dal DNA della mandibola. E al cranio di Harbin manca la mandibola, quindi non è possibile un confronto fisico.
Viola, che ha fatto parte del team che per primo ha descritto i Denisova, è in disaccordo, e commenta che è più logico attribuire l’appartenenza ai Denisova alla mandibola di Xiahe ma specifica che anche se il Dragon man fosse un Denisova, la nuova analisi posiziona il ramo dell’albero che comprende sia il cranio di Harbin sia la mandibola di Xiahe come separati dal Neanderthal.
Sarebbe strano, dato che una tale classificazione sarebbe in contrasto con la storia dei Denisova delineata da studi precedenti sulla loro genetica. Queste analisi suggeriscono che l’antenato comune dei Neanderthal e dei Denisova si è separato dai predecessori dell’Homo sapiens circa 600.000 anni fa. Quell’antenato si è poi diviso in due gruppi: i Neanderthal che si sono sparpagliati in Europa e nel Medio Oriente e i Denisova che si sono spostati in Asia.
Le relazioni tra tutti questi gruppi sono “probabilmente strette e difficili da decifrare”, ha scritto per e-mail la paleoantropologa Katerina Harvati che non ha partecipato alla ricerca. “Penso che ci potrebbero essere aspetti da analizzare più nel dettaglio che forse forniranno maggiori prove”, afferma Harvati dell’Università Eberhard Karl di Tubinga.
Dragoni congelati
Ma nuove evidenze potrebbero già essere all’orizzonte. Il team coinvolto nei nuovi articoli sta vagliando la possibilità di eseguire analisi genetiche sul Dragon Man, afferma Ni, ma stanno procedendo con cautela perché queste attività implicano l’asportazione di piccoli campioni del fossile.
Che il Dragon man sia una nuova specie o meno, il sorprendente grado di conservazione delle sue caratteristiche ci ricorda che la natura non è facilmente categorizzabile e che la scoperta di nuovi reperti e dettagli renderà sempre più difficoltoso il nostro tentativo di definirla.
“I criteri che definiscono cosa sia da considerare una specie appartengono a una questione filosofica piuttosto che a una verità biologica”, afferma Buck. Le definizioni delle specie possono essere utili, afferma, ma “secondo me le domande più interessanti sono... come si sono adattati questi individui? E com’era la loro esistenza nel mondo?”
Anche a questo riguardo il Dragon man offre intriganti possibilità. La posizione esatta in cui l’operaio trovò il teschio nel fango rimane sconosciuta ma la regione è probabilmente quella dell’estremo nord, afferma Michael Petraglia, paleoantropologo dell’Istituto Max Planck per la scienza della storia umana che non ha preso parte alla ricerca. Anche nelle attuali condizioni relativamente miti, nella zona le temperature in inverno possono raggiungere numeri a due cifre sottozero; 146.000 anni fa circa, molto probabilmente non era molto più caldo.
Il team ipotizza che alcuni dei tratti più robusti del cranio riflettano l’adattamento al clima rigido. Sempre l’ambiente potrebbe aver isolato il Dragon man e i suoi simili dagli altri hominini, aggiunge Petraglia, e questo potrebbe aver determinato la peculiarità di alcuni tratti che notiamo oggi nel fossile.
Il database completo e le immagini dettagliate del Dragon man elaborate dal team ora sono pubblicamente disponibili, continua Stringer, in modo che altri esperti possano scavare ulteriormente nel passato degli hominini come molti sembrano desiderosi di fare.
Come ha scritto via e-mail Sarah Freidline dell’Università della Florida Centrale: “Rispondere ai quesiti che pone il cranio di Harbin è il sogno di ogni paleoantropologo”.