mercoledì 17 luglio 2019

Il Presidente Abramo Lincoln Ucciso Dai Gesuiti


Capitolo 4 del libro The Secret Terrorists
di: Bill Hughes

La visita di Salvini al Lincoln Memorial era davvero una tappa obbligata? Washington, insieme a Roma e Londra è una delle città del potere massonico dei gesuiti per eccellenza. E' stata costruita seguendo un arcano simbolismo massonico. Un messaggio in codice per il leader leghista? Salvini nel mirino dei gesuiti? Molte le critiche dei gesuiti alla politica di Salvini sugli immigrati. Abramo Lincoln, scomodo ai gesuiti, venne ucciso dopo un complotto ordito contro di lui. Una suggestione questa da non sottovalutare....

 
Nel 1856, uno schiavo fuggiasco di nome Dred Scott aveva cercato di ottenere la libertà nello stato libero del Kansas. Il caso fu così importante che andò fino alla Corte Suprema. L'infame decisione su Dred Scott fu presa dal giudice fanatico cattolico Taney, a quel tempo Presidente della Corte Suprema degli Stati Uniti. La decisione di Taney, in poche parole, era quella che il negro non aveva diritti che l'uomo bianco dovesse rispettare. Questa affermava in sostanza che l'uomo nero era inferiore al bianco e non aveva alcun diritto. Abramo Lincoln da bambino aveva assistito alla vendita di giovani uomini e donne di colore in una piccola città dell'Illinois. Mentre lui e un amico oltrepassavano un'asta di schiavi, Lincoln si rivolse al suo amico e gli disse: ”Un giorno l'eliminerò completamente!”

Nel novembre del 1855, Charles Chiniquy, un prete cattolico di Kankakee, nell'Illinois, venne attaccato in una serie di casi giudiziari dal vescovo della Diocesi di Chicago. Chiniquy aveva spesso parlato sul tema della temperanza e sui mali degli alcolici. Dal momento che molti dei sacerdoti erano alcolisti, e la maggior parte degli altri erano bevitori sociali, le parole di Chiniquy sulla temperanza non furono apprezzate. Chiniquy citava spesso la Bibbia in difesa delle posizioni che teneva. Questo infiammò notevolmente contro di lui il vescovo cattolico di Chicago. Per farlo tacere, Chiniquy venne incastrato per mezzo dell'accusa di cattiva condotta morale fattagli da una parente femmina di un sacerdote.

Il caso di Charles Chiniquy venne così tanto pubblicizzato nella stampa dell'Illinois che pochissimi avvocati volevano difenderlo. Essi si resero conto che non stavano solo combattendo contro un sacerdote di Chicago, ma stavano combattendo contro la Chiesa Cattolica Romana. Charles Chiniquy apprese di Abe Lincoln, un avvocato molto retto e leale dell'Illinois. Chiniquy inviò a Lincoln un telegramma chiedendogli i suoi servizi, ed entro 20 minuti dal telegramma, Chiniquy ottenne una risposta che diceva: "Sì, io difenderò la vostra vita e il vostro onore al prossimo termine di maggio della Corte a Urbana. Firmato A. Lincoln."

Chiniquy riferisce:

Arrivò l'ora in cui lo Sceriffo di Kankakee dovette trascinarmi ancora a Urbana come un criminale e un prigioniero, e mi consegnarono nelle mani dello sceriffo di quella città. Vi giunsi il 20 ottobre con i miei avvocati, i signori Osgood e Paddock, e una dozzina di testimoni. Il signor Abraham Lincoln mi aveva preceduto solo di pochi minuti da Springfield. —Charles Chiniquy, Fifty Years in the Church of Rome, Chick Publications, p. 273

Leggiamo di quando Charles Chiniquy venne difeso da Abramo Lincoln:


Egli quindi continuò e raffigurò la carriera di Padre Chiniquy, di come egli fosse stato ingiustamente perseguitato, e in conclusione disse:"Fino a quando Dio mi darà un cuore per sentire, un cervello per pensare, o una mano per eseguire la mia volontà, io mi consacrerò contro quel potere che ha tentato di usare la macchina dei tribunali per distruggere i diritti e il carattere di un cittadino americano." E questa promessa fatta da Abramo Lincoln venne anche mantenuta nei suoi anni più maturi. - Burke McCarty, The Suppressed Truth about the Assassination of Abraham Lincoln, Arya Varta Publishing, p. 41

Lincoln si rese conto che Chiniquy era stato ingiustamente accusato. La notte prima che Chiniquy fosse condannato alla prigione per un crimine che non aveva commesso, si fece avanti un testimone oculare che aveva origliato il complotto per distruggere Chiniquy, ed egli fu salvato. Abramo Lincoln si fece un sacco di nemici come risultato del processo Chiniquy. Mentre essi lasciarono l'aula, Charles Chiniquy era in lacrime. Abramo Lincoln gli chiese:



Padre Chiniquy, perché state piangendo? "Caro Signor Lincoln," risposi, "mi permetta di dirle che la gioia che dovrei naturalmente sentire per una tale vittoria è distrutta nella mia mente dalla paura di ciò che può costarvi. In tribunale erano presenti non meno di dieci o dodici gesuiti da Chicago e St. Louis, che erano venuti per ascoltare la sentenza della mia condanna al penitenziario...In che pena è la mia anima, che proprio in questo istante disegna le mie lacrime, è che mi sembra di aver letto la vostra sentenza di morte nei loro occhi diabolici. Quante altre nobili vittime sono già cadute ai loro piedi!"— Charles Chiniquy, Fifty Years in the Church of Rome, p. 280, 281

Abramo Lincoln, nel lontano 1855 e 1856, era già un uomo forte che Roma cercava di distruggere. Quattro anni dopo, nel 1860, Abramo Lincoln fu eletto Presidente degli Stati Uniti. Mentre egli prendeva la sua strada dall'Illinois a Washington DC, dovette passare attraverso la città di Baltimora. Egli in seguito disse a Charles Chiniquy:

"Sono molto contento di incontrarvi nuovamente...si vede che i vostri amici gesuiti non mi hanno ancora ucciso, ma essi lo avrebbero sicuramente fatto al momento del mio passaggio attraverso la loro città più devota, Baltimora, se io non fossi transitato in incognito poche ore prima del momento in cui essi si aspettavano che passassi. Abbiamo le prove che la compagnia che era stata selezionata e attrezzata per uccidermi era guidata da un fanatico cattolico chiamato Byrne; essa era quasi interamente composta da cattolici; di più, c'erano due sacerdoti mascherati tra di loro, a guidarli e incoraggiarli...Ho visto il signor Morse, l'inventore della telegrafia elettrica; egli mi ha detto che quando era a Roma, non molto tempo fa, aveva scoperto le prove della cospirazione più formidabile contro questo paese e tutte le sue istituzioni. E' certo evidente che è in gran parte per via degli intrighi e degli emissari papali che noi abbiamo l'orribile guerra civile, che minaccia di coprire il paese di sangue e rovine.

Mi dispiace che il professor Morse abbia dovuto lasciare Roma prima che potesse sapere di più sui piani segreti dei gesuiti contro la libertà e l'esistenza stessa di questo paese." — Ibid. p. 292.


"A Baltimora erano stati assunti venti uomini per assassinare il Presidente eletto nel suo viaggio verso Washington. Il leader di questa banda era un profugo italiano, un barbiere ben conosciuto a Baltimora. Il loro piano era il seguente: nel momento in cui il signor Lincoln fosse arrivato in città, gli assassini, che sarebbero stati mescolati alla folla, avrebbero fatto in modo di avvicinarsi il più possibile alla sua persona, e gli avrebbero sparato con le loro pistole. Se egli fosse restato in carrozza, erano state preparate delle bombe a mano, riempite con polvere detonante, come quelle che Orsini utilizzò nel tentativo di assassinare Luigi Napoleone. Queste sarebbero state gettate nella carrozza, e per rendere il lavoro di morte doppiamente sicuro, le pistole avrebbero dovuto far fuoco nel veicolo nello stesso istante. Gli assassini avevano una nave in porto pronta a riceverli. Da qui sarebbero stati trasportati a Mobile, nello stato scisso dell'Alabama." —John Smith Dye, The Adder’s Den, p. 113.

"Un barbiere italiano ben conosciuto a Baltimora, un cattolico romano, avrebbe dovuto pugnalarlo mentre egli era seduto nella sua carrozza, quando fosse partito dal deposito." — Burke McCarty, The Suppressed Truth About the Assassination of Abraham Lincoln, Arya Varta Publishing, p. 66.

Dal momento in cui i gesuiti cercarono di togliere la vita a Lincoln prima che raggiungesse la Casa Bianca, fortunatamente questa prima congiura per ucciderlo fallì! Durante la marcia su un treno John Wilkes Booth perse una lettera scritta per lui da Charles Selby. Poco dopo la lettera fu trovata e spedita al Presidente Lincoln, che, dopo averla letta, scrisse la parola "Assassinio" su di essa, e la depositò nel suo ufficio dove venne trovata dopo la sua morte, e fu posta come elemento di prova in un'esposizione al tribunale - Ibid. p. 131.

Qui c'è un estratto della lettera:

"Abe deve morire, e adesso. Potete scegliere le vostre armi, la coppa, il coltello, il proiettile. La coppa ci ha fatto fallire una volta e potrebbe nuovamente...Sapete dove trovare i vostri amici. I vostri travestimenti sono così perfetti e completi...colpite per la vostra casa; colpite per il vostro paese; aspettate il vostro momento, ma colpite sicuro." - Ibid. p. 132. (enfasi aggiunta).

Questa lettera venne utilizzata per contribuire a condannare la Signora Mary E. Surratt ed alcuni degli altri cospiratori nel processo sull'assassinio di Lincoln.

Loro volevano pugnalarlo. Se ciò non gli fosse riuscito, gli avrebbero sparato e lo avrebbero fatto saltare in aria. Quelli fallirono e quindi cercarono di avvelenarlo. "Loro" erano gli emissari del Papa, i gesuiti. John Smith Dye, che fu un testimone di questi eventi, ci dice:

"Fu un giorno buio nella storia del nostro paese, in cui una guardia armata dovette circondare l'hotel (Willard), dove il magistrato principale aveva preso alloggio temporaneo per evitare il suo assassinio. E il giorno (4 marzo 1861) del suo insediamento, venne scortato fino alla Pennsylvania Avenue in una piazza vuota di cavalleria, e la massima vigilanza era esercitata dal Generale Scott per impedire che fosse assassinato pubblicamente sulla strada per il Campidoglio, luogo dove avrebbe dovuto rilasciare il suo discorso inaugurale dal portico est. Furono tempi terribili... "—John Smith Dye, The Adder’s Den, p. 135.
Quando ricordate il Concilio di Vienna, Metternicht, il Papa e i piani dell'Ordine per distruggere questo paese, per distruggere la sua libertà, per distruggere il protestantesimo e per uccidere i presidenti, cosa vi racconta, tutto questo, del male, del vizio e del carattere maligno dei gesuiti? Quando ricordate i loro attentati alla vita di Andrew Jackson, l'assassinio di William Henry Harrison, l'assassinio di Zachary Taylor, il tentato assassinio di James Buchanan, il tentato assassinio di Abramo Lincoln e, infine, il suo assassinio, cosa vi racconta, tutto ciò, della Chiesa Cattolica? Ciò vi racconta che la sua facciata di presentarsi come un chiesa è proprio questa, una facciata. Essa si nasconde dietro ad una maschera religiosa, di modo da non essere mai sospettata dei tanti abomini che perpetua continuamente in questo paese e in tutto il mondo. Che Dio ci aiuti a non avere a che fare con questa organizzazione satanica.

Abramo Lincoln dichiarò:

"Così tante congiure sono state fatte contro la mia vita, che è un vero e proprio miracolo che tutti abbiano fallito, se consideriamo che la maggior parte di loro erano nelle mani degli abili assassini cattolici, evidentemente addestrati dai gesuiti. Ma possiamo aspettarci che Dio faccia un miracolo perpetuo per salvarmi la vita? Io non credo. I gesuiti sono così esperti in quei fatti di sangue, che Enrico IV disse che era impossibile sfuggire loro, e divenne una loro vittima, anche se aveva fatto tutto ciò che poteva essere fatto per proteggere se stesso. La mia fuga dalle loro mani, atteso che la lettera del Papa a Jeff Davis abbia affinato milioni di pugnali per trafiggere il mio petto, sarebbe più che un miracolo.

Ma, proprio come il Signore non ascoltò alcuna protesta dalle labbra di Mosè quando gli disse che doveva morire, prima di attraversare il Giordano, per i peccati del suo popolo, così io spero e prego che Egli non dovrà ascoltare da me alcuna protesta quando cadrò per l'amore del mio popolo.

Prima che io debba morire per la sacra causa per la quale mi sono impegnato, gli unici due favori che ho chiesto al Signore sono, in primo luogo, di essere l'alfiere dei diritti e delle libertà del mio paese.

Il secondo favore che chiedo a Dio è che il mio caro figlio Robert, quando me ne sarò andato, sia uno di quelli che alzerà la bandiera della libertà che coprirà la mia tomba, portandola con onore e fedeltà, fino alla fine della sua vita, come fece suo padre, circondato da milioni di persone che saranno chiamate a combattere e morire con lui per la difesa e l'onore del nostro paese." -Charles Chiniquy, Fifty Years in the Church of Rome, Chick Publications, pp. 302, 303.

Abramo Lincoln capì che il suo tempo era vicino:

"Nel bel mezzo del successo senza precedenti, mentre tutte le campane del paese suonavano con gioia, una calamità cadde su di noi, la quale sommerse il paese nella costernazione e nello stupore. Venerdì sera del 14 aprile il presidente Lincoln andò al Teatro Ford, a Washington. Era seduto tranquillamente nel suo palchetto ascoltando il dramma, quando un uomo entrò dalla porta dell'entrata che conduce al palchetto, chiudendo la porta dietro di sé. Avvicinandosi al presidente egli trasse dalla tasca una piccola pistola e gli sparò alla nuca. Mentre il presidente cadeva, privo di sensi e ferito a morte, e l'urlo di sua moglie, che era seduta al suo fianco, trafiggeva ogni orecchio, l'assassino saltò dal palchetto, da un'altezza perpendicolare di nove piedi, precipitandosi sul palco, a capo scoperto, brandendo un pugnale ed esclamando ‘Sic siemper tyrannus!’ per scomparire poi dietro le quinte laterali." - Ibid. pp. 307-308.

"Il nobile Abramo, vero discendente del padre dei fedeli, onesto in ogni credenza, umile come un bambino, dal cuore tenero come una donna, che non poteva sopportare di ferire finanche i suoi nemici più avvelenati; che, nell'ora del trionfo, si rattristò per i sentimenti dei suoi avversari che dovevano essere feriti dalla loro sconfitta, con 'carità per tutti e malizia verso nessuno', dotato di buon senso, di intelligenza mai sorpassata, e con il potere dell'intelletto che gli permise di cimentarsi con i più giganteschi avversari nei dibattiti, sviluppando le sue abilità di statista, conquistando la gratitudine del suo paese e l'ammirazione del mondo, e con grazia e simpatia, attirando a sé tutti i cuori generosi, morì per il proiettile dell'assassino!

Ma chi era quell'assassino? Booth non fu altro che lo strumento dei gesuiti. Era Roma che diresse il suo braccio, dopo aver corrotto il suo cuore e dannato la sua anima." - Ibid. p. 308.

"E, dopo 20 anni di continue e difficili ricerche, io vengo oggi senza paura davanti al popolo americano, per dire e dimostrare che il presidente Abramo Lincoln è stato assassinato dai preti e dai gesuiti di Roma.

Nel libro delle testimonianze rese in procura riguardo all'assassinio di Lincoln, pubblicato da Ben Pittman, e nei due volumi del processo di John Surratt, nel 1867, abbiamo la prova legale e inconfutabile che la trama dell'assassinio di Lincoln è stata maturata, se non avviata, nella casa di Mary Surratt, 561 H. Street, Washington, DC.


Mary Surratt

Le testimonianze giurate mostrano che essa era il ritrovo comune dei sacerdoti di Washington. Che cosa rivela al mondo la presenza, in quella casa, di così tanti sacerdoti? Nessun uomo di buon senso, che sa qualcosa circa i sacerdoti di Roma, potrebbe dubitare che questi fossero i consulenti, i consiglieri, l'anima stessa di quella trama infernale.

Quei sacerdoti, che erano gli amici personali e i padri confessori di Booth, di John Surratt, della Signora e della Signorina Surratt, non potevano andare lì costantemente senza sapere che cosa stesse succedendo, soprattutto quando veniamo a sapere che ognuno di quei preti era un rabbioso ribelle nel cuore. Ognuno di quei sacerdoti, sapendo che il suo papa infallibile aveva nominato Jeff Davis come il suo caro figlio, e aveva preso la Confederazione del Sud sotto la sua protezione, era destinato a credere che la cosa più sacra che un uomo potesse fare era quella di combattere per la causa del Sud distruggendo quelli che erano i suoi nemici.

Leggete la storia dell'assassinio di Coligny, Enrico III ed Enrico IV, e di Guglielmo il Taciturno per opera dei sicari dei gesuiti; confrontatela con l'assassinio di Abramo Lincoln e vi accorgerete che l'una rassomiglia all'altra come due gocce d'acqua. Capirete che provengono tutte dalla stessa fonte – Roma! "- Ibid. p. 309.

"Questo arci ribelle [Jeff Davis] poteva ottenere i soldi, ma solo i gesuiti potevano selezionare gli assassini, formarli, e mostrargli una corona di gloria in cielo, se avessero ucciso l'autore del massacro, il famoso rinnegato e apostata – il nemico del Papa e della Chiesa – Lincoln.

Difficile non vedere le lezioni date a Booth dai gesuiti, nel loro rapporto quotidiano nella casa di Mary Surratt, quando leggiamo queste righe scritte da Booth poche ore prima della sua morte:”Non riuscirò mai a pentirmi. Dio mi ha fatto lo strumento della sua punizione.” Confrontate queste parole con le dottrine e i principi insegnati nei concili, nei decreti papali e nelle leggi della Santa Inquisizione, e troverete che i sentimenti e le credenze di Booth fluivano da questi principi, come il fiume scorre dalla sua sorgente.



John Wilkes Booth

E quella pia signorina Surratt, che, il giorno seguente l'assassinio di Lincoln, disse, senza essere rimproverata, alla presenza di numerosi testimoni:”La morte di Abramo Lincoln non è altro che la morte di un qualsiasi negro dell'esercito.” Dove ottenne questa massima, se non dalla sua Chiesa? Non aveva, la Chiesa, recentemente proclamato, attraverso...il devoto cattolico Giudice Taney, nella sua decisione su Dred Scott, che i negri non hanno alcun diritto che il bianco è tenuto a rispettare? Portando il presidente al più basso livello insieme il negro, Roma stava dicendo che egli non aveva diritto neppure alla sua vita.” - Ibid. p. 310.

Subito dopo la morte di Lincoln, John Surratt, che faceva parte del complotto per l'assassinio, fuggì a Montreal. Da Montreal fu portato a Liverpool, in Inghilterra, e quindi a Roma.



John Surratt

Quando un funzionario statunitense finalmente lo raggiunse, egli venne trovato nell'esercito personale del Papa. Un cospiratore nell'assassinio di Abramo Lincoln era un membro dell'esercito personale del Papa!

“Tre o quattro ore prima che Lincoln venisse assassinato a Washington, il 14 aprile 1865, quell'assassinio non era conosciuto solamente da qualcuno, ma venne diffuso e se ne parlò nelle strade e nelle case della città sacerdotale e romana di St. Joseph, in Minnesota. Il fatto è innegabile: le testimonianze sono insindacabili, e non c'erano né una ferrovia né alcuna comunicazione telegrafica più vicina di quaranta o ottanta miglia da St. Joseph...

Mr. Linneman, che era un cattolico, ci dice che, anche se lo aveva sentito da molti nel suo negozio, e per le strade, non si ricorda il nome di uno solo che glielo disse...Ma se la memoria del signor Linneman è così carente su questo argomento, noi possiamo aiutarlo raccontandogli ciò che è stato detto con esattezza matematica...I sacerdoti di St. Joseph erano spesso in visita a Washington, e alloggiavano, probabilmente, presso la signora Surratt...Quei sacerdoti di Washington erano in comunicazione quotidiana con i loro sacerdoti co-ribelli di St. Joseph; essi erano i loro amici intimi. Non vi erano segreti tra di loro...I dettagli del delitto, come il giorno scelto per il suo compimento, erano parimenti ben noti tra i sacerdoti di St. Joseph come lo erano fra quelli di Washington...Come potevano, i sacerdoti, nascondere un evento così gioioso al loro amico del cuore, il signor Linneman? Lui era il loro uomo di fiducia. Egli era il loro procacciatore; era il loro braccio destro tra i fedeli di St. Joseph...I sacerdoti di Roma sapevano e diffusero la notizia della morte di Lincoln nella loro città cattolica di St. Joseph, in Minnesota, quattro ore prima del suo verificarsi." - Ibid. pp. 316, 317.

C'è ancora più materiale:

“Nel processo di John Surratt, un ministro francese di nome Rufus King dichiarò questo:”Io credo che lui [John Surratt] sia protetto dal clero e che l'omicidio sia il risultato di una congiura accuratamente preparata, non solo contro la vita del presidente Lincoln, ma contro l'esistenza di questa repubblica, perché siamo consapevoli del fatto che i sacerdoti e le famiglie reali sono, e sempre sono state, contrarie alla libertà.” - Burke McCarty, The Suppressed Truth About the Assassination of Abraham Lincoln, Arya Varta Publishing, p. 185.
"Per l'assassinio di Abramo Lincoln quattro persone vennero processate, condannate e giustiziate per impiccagione. I loro nomi erano Davy Harold, Lewis Payne, George Atzerodt, e Mary E. Surratt. Erano tutti cattolici. Tale informazione è nel Teatro Ford, in diverse cassette di vetro, che mostrano diverse cose su Lincoln, la guerra civile, e il suo assassinio. Mentre veniva assassinato Abramo Lincoln, venne anche fatto un tentativo per assassinare William Seward, il Segretario di Stato. Era in programma anche un attentato alla vita di Ulysses S. Grant, ma Grant avrebbe dovuto fare un viaggio di emergenza verso il New Jersey per essere al capezzale di un parente morente. Anche Andrew Johnson, il vice presidente degli Stati Uniti, doveva essere assassinato in questo stesso momento. L'uomo che doveva ucciderlo si spaventò e corse via per il paese in groppa ad un cavallo, e non eseguì la sua parte del piano. Lewis Payne, conosciuto come il ragazzo della Florida, un giovane gigante atletico, che alcuni mesi prima aveva aderito alla congiura, si presentò davanti alla residenza del Segretario di Stato William Seward. William Seward era malato da tre settimane, soffrendo a causa di una mascella fratturata, il risultato della fuga della sua squadra, e era sotto la cura costante degli infermieri.Payne suonò il campanello e gli fu risposto dal maggiordomo di colore. Egli disse a quest'ultimo che era stato mandato con una medicina che doveva portare alla stanza del malato. Il maggiordomo si rifiutò di permettergli di entrare, dicendo che aveva ricevuto l'ordine di non permettere a nessuno di raggiungere la stanza del signor Seward. L'estraneo [Lewis Payne], dopo una breve lotta, lo stramazzò a terra, e andò saltando su per le scale. Si precipitò nella camera del malato; dopo aver abbattuto ciascun figlio del segretario, saltò quindi sul malato e lo pugnalò gravemente per tre volte. Con un grande sforzo umano, quest'ultimo si dibatté fuori dal letto con il suo aggressore, che lo lasciò ammucchiato nel pavimento, sanguinante per le ferite che gli aveva inflitto. Dopo il suo assalto omicida a Seward, il furfante si precipitò giù per le scale, urlando a squarciagola:”Io sono pazzo! Io sono pazzo!”, e molto probabilmente lo era. Lui era completamente sotto il controllo delle influenze ipnotiche delle persone malvagie sotto il cui potere si era concesso di essere.” - Ibid, pp. 121, 122.

“Esso fu parte del piano che Michael O’Laughlin, uno dei cospiratori di Baltimora, doveva portare a termine per uccidere il Generale Grant quella notte. Questo non fu possibile, a causa del cambiamento di piani del generale.

Per quanto riguarda Atzerodt, si precipitò per assassinare il vice presidente Johnson, ma si spaventò e passò la giornata a cavallo all'interno del paese...fu trovato alcuni giorni dopo con i suoi parenti a valle di Washington. Egli, prima della sua esecuzione, fece una confessione scritta, confermando come dato di fatto la presenza di Surratt a Washington quel giorno fatale, sulla quale avevano giurato nove testimoni affidabili .”-Ibid p. 122.

Così noi abbiamo una cospirazione non solo per uccidere il presidente, ma per portare il governo degli Stati Uniti completamente nel caos. Non vediamo qui l'adempimento del Concilio di Vienna e di Verona al lavoro nel 1865? Non vediamo la mano dell'Ordine dei gesuiti e della Chiesa Cattolica romana per distruggere questo grande paese? Fu un periodo terribile nella storia degli Stati Uniti.

Abbiamo già visto come la Chiesa Cattolica Romana abbia piantato il seme della divisione tra le due grandi porzioni di questo paese, dividendo il Nord dal Sud sulla questione scottante della schiavitù.

“Quella divisione fu la sua occasione d'oro per schiacciare l'una contro l'altra, e regnare sopra le sanguinose rovine di entrambe, una politica privilegiata di lunga data. Essa confidava che fosse arrivato il suo trionfo supremo sopra questo continente. Essa ordinò all'imperatore di Francia di stare pronto con il suo esercito in Messico, pronto a sostenere il Sud, e disse a tutti i cattolici romani di arruolarsi sotto le bandiere della schiavitù, unendosi al partito democratico.” -Charles Chiniquy, Fifty Years in the Church of Rome, Chick Publications, p. 291.

Abramo Lincoln disse a Charles Chiniquy:

Charles Chiniquy

“Vi sarò sempre grato per le parole di avvertimento che mi avete rivolto circa i futuri rischi alla mia vita provenienti da Roma. So che no sono dei pericoli immaginari. Se stessi combattendo contro un Sud in quanto nazione protestante, non vi sarebbe alcun pericolo di assassinio. Le nazioni che hanno letto la Bibbia lottano con coraggio sul campo di battaglia, ma non assassinano i loro nemici. Il papa e i gesuiti, con la loro infernale Inquisizione, sono gli unici poteri organizzati in tutto il mondo che si avvalgono del pugnale del sicario per uccidere coloro che non riescono a convincere con le loro argomentazioni o conquistare con la spada.
Purtroppo, sento ogni giorno sempre di più, che non è solo contro gli americani del Sud che io sto combattendo, ma è maggiormente contro il papa di Roma, i suoi perfidi gesuiti e i loro ciechi schiavi assetati di sangue. Finché mireranno a conquistare il Nord, essi mi risparmieranno; ma il giorno che noi dirigeremo i loro eserciti, prenderemo le loro città e li costringeremo a sottomettersi, allora, è mia impressione che i gesuiti, che sono i principali governanti del Sud, faranno quello che hanno quasi sempre fatto in passato. Il pugnale o la pistola compiranno quello che non riusciranno a compiere le mani forti dei guerrieri.

Per quelli che non vedono, come le vedo io, le molle segrete di questo terribile dramma, questa guerra civile sembra non essere altro che un affare politico. Ma essa è più una guerra religiosa che politica. E' Roma che vuole governare e degradare il Nord, come ha governato e degradato il Sud, dal giorno della sua scoperta. Ci sono solo pochissimi leader del Sud che non sono in maggior o minor grado sotto l'influenza dei gesuiti, attraverso le loro mogli, i rapporti familiari e i loro amici. Diversi membri della famiglia di Jeff Davis appartengono alla Chiesa di Roma...

Ma è quasi sicuro che se gli americani potessero imparare quello che io so dell'odio feroce dei sacerdoti di Roma contro le nostre istituzioni, le nostre scuole, i nostri diritti più sacri e le nostre libertà così faticosamente acquisite, essi li caccerebbero via da noi a partire da domani, o gli sparerebbero per il loro tradimento.

Ma voi siete l'unico a cui ho rivelato i miei tristi segreti, perché so che li avete imparati prima di me. La storia di questi ultimi mille anni ci dice che ovunque la Chiesa non sia un pugnale che perfora il petto di una nazione libera, essa è una pietra al suo collo, che la paralizza, e le impedisce di avanzare nel mondo della civiltà, della scienza, dell'intelligenza, della felicità e della libertà.” -Ibid. pp. 294, 295.

Lincoln disse:

"Questa guerra non sarebbe mai stata possibile senza la sinistra influenza dei gesuiti. Lo dobbiamo al papato se ora vediamo la nostra terra arrossata dal sangue dei suoi figli più nobili...Avrò pietà per i sacerdoti, i vescovi e i monaci di Roma negli Stati Uniti, quando la gente si renderà conto che essi sono, in gran parte, responsabili per le lacrime e il sangue versato in questa guerra." -Ibid. pp. 296,297.

"Avete perfettamente ragione quando dite che fu per distaccarsi dai cattolici romani che si iscrivevano al nostro esercito. Dalla pubblicazione di quella lettera [del Papa], un gran numero di loro disertarono le loro bandiere e si trasformarono in traditori...E' anche vero che Meade è rimasto con noi e ha vinto la sanguinosa battaglia di Gettysburg. Ma come avrebbe potuto perderla, se egli fu circondato da eroi come Howard, Reynolds, Buford, Wadsworth, Cutler, Slocum, Sickles, Hancock, Barnes, ecc. Ma è evidente che, dopo la battaglia, il suo romanesimo soppiantò il suo patriottismo.

Egli lasciò fuggire l'esercito di Lee, mentre avrebbe potuto facilmente tagliare la sua ritirata costringendolo ad arrendersi, dal momento che esso perse quasi la metà dei suoi soldati negli ultimi tre giorni di carneficina.


George G. Meade

Quando Meade doveva ordinare l'inseguimento dopo la battaglia, uno sconosciuto arrivò in fretta al quartier generale, e questo sconosciuto era un gesuita travestito. Dopo tre minuti di conversazione con lui, Meade fece questi accordi riguardo all'inseguimento del nemico, che fecero sì che esso potesse scappare quasi intatto, con la perdita di sole due pistole!” - Ibid. p. 298.

Lincoln disse:

"La gente comune vede e sente le grandi e rumorose ruote delle macchine della Confederazione del Sud: le chiama coi nomi di Jeff Davis, Lee, Toombs, Beauregard, Semmes, ecc, e pensa onestamente che essi siano la forza motrice e la prima causa dei nostri problemi. Ma questo è un errore. La vera forza motrice rimane segreta dietro le spesse mura del Vaticano, i collegi e le scuole dei gesuiti, i conventi delle monache e i confessionali di Roma.” — Ibid. p. 305.

Nel compimento dei Concili di Vienna, Verona e Chieri, la Chiesa Cattolica ha diviso il Nord dal Sud attraverso il loro agente John C. Calhoun. Essa cercò di distruggere l'economia attraverso Nicholas Biddle, e in seguito usò la coppa del veleno e la pallottola del sicario per assassinare e tentare di assassinare un totale di cinque presidenti in un arco di 25 anni. Essa arrossò il suolo americano con il sangue di migliaia di giovani americani nella terribile guerra civile. Oh, quanto abbiamo potuto vedere di persona che Roma non cambia mai! Quello che essa ha fatto e sta ancora facendo oggi. Che Dio ci aiuti a comprendere il male del papato, allora e adesso.






COMMANDO GESUITA E CASO MORO




Massoni, audio e pugnalate: guida ragionata ai figli di Putin

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Certi di fare cosa gradita ai nostri lettori, ecco una piccola guida per orientarsi nell’affaire Lega-Russia. Dal possibile titolo: all’inseguimento dei rubli verdi.

AUDIO

Quanti ce ne sono ancora in giro? E chi li ha prodotti? E chi li ha diffusi? E perché? Sulla ghiotta vicenda si confrontano (almeno) tre partiti. C’è chi prende di petto Matteo Salvini e sostiene che trattasi di grave scandalo “che offende l’Italia e la nostra collocazione internazionale” (Zingaretti, Gentiloni, Letta). C’è chi minimizza derubricando il tutto a iniziativa personale (di Gianluca Savoini), in un clima da pochade (vedi Gossip). Per La Verità, al contrario, esiste un vero e proprio agguato ordito dagli amici di Macron (si parla di “ombra francese”) ai danni del vicepremier leghista. Maurizio Belpietro s’interroga allusivo sui giornalisti dell’Espresso, che per primi parlarono di questa storia: “Davvero ascoltarono dal tavolo di fianco la conversazione tra Savoini e i suoi misteriosi emissari?”. E, “sono in grado di dimostrare di non essere stati loro a registrare il colloquio e a consegnarlo alla Procura milanese?”. “Come Belpietro sa ogni buon giornalista non rivela mai le sue fonti”, replica secco il direttore del settimanale, Marco Damilano. Infine: chi diavolo è Francesco, il terzo uomo (italiano) seduto con gli emissari russi al Metropol, accanto a Savoini e all’avvocato Gianluca Meranda (vedi Massoneria)?

BORGHEZIO MARIO

“Gianluca Savoini, un soldato leghista. Resterò sempre suo amico perché abbiamo la stessa ossatura dottrinale. Salvini lo scarica? Fa parte del gioco”. Quando si dice: il bacio della morte.

CHERCHEZ LA FEMME

“Mi sembra strano che si dia un appuntamento al Metropol, in quell’albergo non porti nemmeno l’amante se non vuoi farlo sapere al mondo” (Fabrizio Candoni, ex Confindustria Russia). “Tre leghisti con mogli russe, interessi russi, passioni russe” (Il Fatto). Alexandre Dumas (padre) fa dire a un suo personaggio che “c’è una donna in ogni caso e appena mi portano un rapporto, io dico: cherchez la femme”. La giovane interprete russa Irina Osipova afferma che con lei Savoini si è sempre comportato da gentiluomo. “Avevo 25 anni e si fece vivo su Facebook. Ci misi un po’ a capire se gli interessassi io o il mio paese. Vista la sua età non interessava lui a me”. Tutto a posto anche perché Irina rivela che Savoini ha una moglie russa, “una bella donna più alta di lui”. Qualche ruggine insomma sopravvive: “Si era offeso perché non lo avevo citato in un’intervista, ma una persona che conta non se la prende”. Niente a che vedere (così sembra) con Enzo, lo sfigato di Carlo Verdone (Un sacco bello) che partiva per fare conquiste in Polonia con la valigia zeppa di biro e calze di nylon. Claudio D’Amico, personaggio chiave della sottotrama Mosca-Sesto San Giovanni (dove è assessore) tiene invece a precisare di essersi “separato da Svetlana” (la moglie bielorussa). Ne prendiamo atto.

CONTE GIUSEPPE

Salvini si sente “pugnalato alle spalle” dal premier (Il Messaggero) che tuttavia replica: “Perché negare l’evidenza?”. Lo scazzo riguarda la nota di Palazzo Chigi sull’invito di Savoini alla cena di Villa Madama con Putin. Presenza “sollecitata dal signor Claudio D’Amico, consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale del vicepresidente Salvini”. Una precisazione puntuta. Forse troppo per il “vicepresidente” (peraltro avvertito dal premier prima della precisazione). La cosa, naturalmente, non può finire qui. Il “pugnalatore” ieri molto si è irritato (“Scorrettezza istituzionale. Manovra? Decido io”) per il vertice con i sindacati convocato da Salvini (con l’indagato Siri) al Viminale. Tornano spifferi di possibile crisi anche se per votare a settembre il patatrac dovrebbe avvenire entro il 20 luglio, dopodomani o giù di lì. Di sicuro, prepariamoci a un autunno di fuoco.

DIO, PATRIA, FAMIGLIA

Hanno barbe solenni, predicano l’antiglobalismo, sostengono la famiglia “tradizionale” ma soprattutto combattono i gay e il mondo LGBT. Zubarev e Komov erano presenti al congresso leghista del 2013 e al convegno di Verona sulla famiglia. Sensibilità condivise dal cosiddetto “oligarca ortodosso” Konstantin Malofeev, che vede in Putin un’incarnazione e un nuovo zar. Il più famoso è Aleksandr Dugin, battezzato il “Rasputin di Putin”, autore di un’intervista a Salvini su Tzar Grad Tv (bacino d’utenza di 45 milioni di persone). È possibile che il santo rosario esibito dal Capitano sul palco di Milano, e l’invocazione ai sei patroni d’Europa (compresi i santi Cirillo e Metodio) siano il frutto di una conversione autentica all’ortodossia cristiana e non frutto del vile denaro.

GIUDA MINORE

In un terrificante articolo di Libero così viene apostrofato Luigi Di Maio, definito anche “analfabeta, e perciò più protervo”. La colpa: avere sollecitato la presenza di Salvini in Parlamento per chiarire la vicenda (“Imita il Pd, è ora di finirla con il M5S”). Con i rapporti tra i due contraenti di governo in forte difficoltà, a Montecitorio e dintorni ci si chiede: se arrivano nuovi audio che succede? Commento di un elettore salviniano colto al volo: con degli amici così i nemici non servono.

GOSSIP

Espressione riesumata dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati per stoppare la convocazione di Salvini sollecitata dell’opposizione. Si minimizza derubricando il possibile scambio rubli-gasolio come pettegolezzo, chiacchiera, diceria. Come ai tempi del bunga bunga di Berlusconi, anche Salvini si aggrappa all’improbabile ciambella gossippara, mentre il mare si fa grosso. Un tempo il famoso marito scoperto dalla moglie a letto con l’amante farfugliava: cara non è come tu pensi. Oggi può serenamente precisare: cara non ci badare è solo gossip. Da Ruby ai rubli.

MASSONERIA

Con l’avvocato Meranda, ritratto con grembiulino d’ordinanza, fa il suo solenne e immancabile ingresso. Non la Gran Loggia, si fa notare, bensì il Grand’Oriente di osservanza francese L’autodenuncia di Meranda (“al Metropol c’ero anch’io”) porta acqua al complotto anti-Salvini (vedi Macron).

MATTEO E GLI AMICI

Avere negato l’evidenza dello stretto rapporto con Savoini (immortalato da una caterva di foto insieme) suscita sconcerto anche tra i fan di Salvini. Colpisce la manifesta imprudenza dimostrata dall’uomo di governo. “Finché fai la fiera della salamella ci sta, se sei vicepresidente del Consiglio non ci puoi andare perché ti ci porta Savoini” (Candoni). “Quando si è al governo bisogna diventare ancora più cauti: devi stare attento non solo agli amici ma anche agli amici degli amici” (Edward Luttwak). La pacchia è finita.

STRATEGIE IN SALSA LEGHISTA

“Rubli o non rubli, i legami tra la Lega e Mosca sono molto stretti e documentati” (Angelo Panebianco). “Macché complotto, gli Usa si fidano di Salvini” (Luttwak). La famosa, lungimirante, italica politica del piede in due staffe. Poi però qualcuno si arrabbia.


Il socio di Meranda esce allo scoperto: "Sono Francesco Vannucci, ero al Metropol"


Si chiama Francesco Vannucci, ha 63 anni e è di Suvereto in provincia di Livorno. Noto nella Capitale è lavorato spesso in coppia con l'avvocato Meranda cone risulta direttamente a Globalist tramite uomni d'affari che hanno avuto modo di interloquire con lo studio Meranda....
Lui si è autodenunciato con le stesse modalità dell'avvocato massone che ha ammessi di essere il Luca del Metropol.
“lI Francesco del Metropol sono io". Sono le 18.30 quando alla redazione di Milano è arrivata una mail firmata da tale Francesco Vannucci, nella quale si sostiene che il terzo italiano presente alla riunione del 18 ottobre a Mosca con Gianluca Savoini e l'avvocato Gianluca Meranda sia un esperto bancario che "da anni collabora" proprio con Meranda.
Nella mail l'uomo scrive testualmente: "Io sottoscritto Vannucci Francesco, nato a Suvereto (Li) il 11/12/1956, intendo comunicare che in ordine alla vicenda chiamata dalla stampa 'Moscopoli' e segnatamente con riferimento all'incontro del 18/10/2018 presso l'hotel Metropol di Mosca, ero presente in qualità di consulente esperto bancario che da anni collabora con l'avvocato Gianluca Meranda. Specifico inoltre che lo scopo dell'incontro era prettamente professionale e si è svolto nel rispetto dei canoni della deontologia commerciale. Non vi sono state situazioni di natura diversa rispetto a quelle tipiche previste dalle normative che disciplinano i rapporti d'affari. Sono profondamente dispiaciuto di essere indicato in modo a volte ironico, a volte opaco, con lo pseudonimo di "NONNO FRANCESCO "; così come sono profondamente rammaricato di dover con questa mia nota interrompere la privacy mia e della mia famiglia. Confido nella serietà della Magistratura italiana nel capire le chiare dinamiche di questa vicenda. Cordialità. Francesco Vannucci".
Una modalità, quella con cui Vannucci rivela la sua identità e conferma la sua presenza al vertice moscovita finito al centro dell'inchiesta milanese per corruzione internazionale, che ricalca quella di Meranda con il quotidiano 'la Repubblica'. Anche per questo motivo, e per l'ammissione di Vannucci circa la collaborazione con l'avvocato d'affari di origini calabresi, abbiamo contatto via whatsapp lo stesso Meranda. A precisa domanda se confermasse l'identità di Vannucci e il contenuto della mail, il legale ha confermato entrambe le cose, sottolineando: "Se la nota dice che è lui il terzo italiano, non posso smentirla". 
Un ulteriore riscontro è arrivato dallo stesso Vannucci, che, al telefono, ha spiegato: "Mi ha dato il vostro numero un avvocato, confermo quello che ho scritto e questo è tutto quello che ho da dire ora".
L'identità di Vannucci è stata però prima smentita seccamente ai piani alti del Tribunale di Milano e poi da altri inquirenti "non confermata". Fonti investigative invitano ad andarci con i piedi di piombo perché tutta la storia è alquanto scivolosa.
Sarà la procura, nelle prossime ore, a chiarire questo ulteriore passaggio ed eventualmente a convocare Vannucci.




LICENZA DI UCCIDERE. La legalizzazione dell'eutanasia in Italia







LICENZA DI UCCIDERE


La legalizzazione dell'eutanasia in Italia

ISBN: 9788870949872
dimensioni: 125 x 195 mm
rilegatura: brossura
collana: Le frecce
pagine: 168
anno: 2019

€ 13,00


Sono stati depositati in Parlamento diversi disegni di legge sul cosiddetto fine-vita. Di fronte alla malattia e alla vecchiaia ciò che conta davvero è decidere da soli quello che dovrà succedere? Il Parlamento con la legge 219/2017 sulle disposizioni anticipate di trattamento ha garantito nuovi diritti, in modo che nessuno possa decidere per noi e la nostra dignità sia garantita in ogni situazione?
Queste pagine tentano di dimostrare che i disegni di legge appena depositati e la legge 219/2017 stanno introducendo l’opposto di quanto ufficialmente dichiarato, l’opposto dell’autodeterminazione e della dignità.
Sarà di nuovo possibile un altro “Caso Englaro”? Cosa sarebbe successo ad Alfie Evans con questa legge? Il processo per il suicidio di DJ Fabo renderà i medici degli assassini per legge? E soprattutto, il Parlamento, concedendo una “licenza di uccidere” in certi casi, non avrà mica pensato a ciascuno di noi, diventati vecchi e malati? Come ci difenderemo? Chi ci aiuterà? Forse è meglio iniziare ad informarsi.



Giacomo Rocchi - Giacomo Rocchi, 57 anni, sposato con tre figli, è magistrato dal 1987 e svolge le funzioni di Consigliere presso la Corte Suprema di Cassazione. Autore già di diversi testi, tra cui ricordiamo: Il legislatore distratto, ESD, Bologna 2006; coautore di Produrre uomini, Procreazione assistita, un’indagine multidisciplinare, a cura di Andrea Bucelli, Firenze University Press, Firenze 2005; e Aa. Vv., Legge 40 sulla fecondazione artificiale: la produzione dell’uomo, Gribaudi, Milano 2007 e La fecondazione eterologa tra Costituzione italiana e Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, a cura di Filippo Vari, Giappichelli, Torino 2012. Sulla vicenda Englaro ha scritto Il Caso Englaro. Le domande che bruciano, ESD, Bologna 2009













Templari e Gesuiti, storie di soppressioni

Due sole volte il Papa ha soppresso ordini religiosi regolarmente costituiti: la prima nel 1312, la seconda nel 1773. Ma in entrambi i casi furono le potenze di questo mondo a imporre la soppressione di ordini scomodi. Ora invece sembra che il pensiero del mondo abbia messo salde radici all’interno della Chiesa.



La lettura del bel pezzo di mosnignor Livi sulla Bussola del 24 febbraio (clicca qui) mi ha fatto venire in mente qualche considerazione sulla soppressione degli ordini religiosi decisa dalla Chiesa nel corso dei suoi due millenni di storia. 

Due sole volte il Papa ha soppresso ordini religiosi regolarmente costituiti: la prima nel 1312, la seconda nel 1773. Nel primo caso si trattava dei Cavalieri Templari, nel secondo dei Gesuiti. Quella dei Templari, ordine monastico la cui regola è stata scritta da Bernardo di Chiaravalle, è una storia per tanti versi drammatica su cui ancora oggi si discute e che negli ultimi secoli è stata ammantata di fantasiose leggende e racconti esoterici. 

La soppressione dei Tempari è voluta da Filippo IV il Bello re di Francia che, oltre ad imporre con ricatti e minacce a Clemente V la permanenza del papato in Francia, è anche all’origine di una violenta quanto illegale congiura ai danni dei Cavalieri del Tempio. In una notte del 1307 Filippo fa arrestare e torturare tutti i Templari francesi accusati di eresia e tradimento, nonostante siano membri di un ordine religioso e quindi soggetti unicamente alla giurisdizione della Santa Sede. Numerosi cavalieri, compreso il gran maestro Jacques de Molay, ammettono sotto tortura come vere le colpe di cui sono accusati. 

Successivamente trovano il coraggio di appellarsi al papa e, di fronte al tribunale pontificio, ritrattano le confessioni loro estorte: l’ordine è santo. A quel punto Filippo ha gioco facile a farli finire sul rogo come relapsi (spergiuri). I Templari sono soppressi al Concilio di Vienne del 1312 ma la vittoria del re di Francia non è completa perché Clemente V non gli consente di appropriarsi di tutti gli ingenti beni dei Cavalieri che finiscono ad un ordine affine, quello dei Cavalieri di Malta.

Qualche secolo più tardi, il 21 luglio 1773, un altro Clemente, il quattordicesimo, col breve Dominus ac redemptor sopprime in perpetuo – così vuole che avvenga - la Compagnia di Gesù e condanna il generale Lorenzo Ricci a carcere duro, cioè a pane e acqua, nella prigione di Castel Sant’Angelo. In questo caso a pretendere la soppressione della Compagnia sono praticamente tutti i re della cristianità. 

L’influenza delle logge è capillarmente penetrata a corte e i sovrani, illuminati dal bagliore dei filosofi neopagani, vogliono farla finita con i gesuiti. Si comincia dal Portogallo dove il massone marchese di Pombal lancia una campagna diffamatoria contro la Compagnia accusata di aver cospirato contro la vita del re, e nel 1759 ottiene la loro soppressione, l’incameramento dei loro beni, la brutale espulsione dei gesuiti stranieri, il carcere duro per quelli portoghesi, uno dei quali, l’anziano Malagrida, ucciso. Seguono le corti di Francia, Spagna (dove un’insurrezione popolare è imputata ai gesuiti), Italia e Austria. Gli eserciti di Francia e Napoli invadono i territori pontifici di Avignone e Benevento, ma, mentre Clemente XIII resiste ai dictat, non altrettanto farà il suo successore. 

Giuseppe La Farina, storico massone, così commenta la decisione di papa Ganganelli nella sua Storia d’Italia del 1863: “Colla soppressione dei Gesuiti si consumò la ribellione dei principi contro il Papato, e colla bolla del 21 di luglio si compì l’abbassamento del papa innanzi ai principi”, “giammai la libertà ha avuto nemici più terribili dei Gesuiti, giammai il Papato milizia più operosa e più intrepida: la bolla di papa Ganganelli non fu una riforma, ma una capitolazione imposta dal vincitore”. Bisognerà aspettare il 1814 perché Pio VII appena rientrato a Roma si affretti a ricostituire la Compagnia che, durante tutto l’Ottocento, sarà infaticabile baluardo delle ragioni cattoliche contro la libera-muratoria imperante. Nel Novecento le cose andranno progressivamente cambiando.

Chissà perché mi è venuto in mente di parlare di soppressioni a proposito delle considerazioni fatte da Livi. Forse perché ad esigere la soppressione di ordini scomodi sono sempre state le potenze di questo mondo. Ora invece è diverso. Ora il pensiero del mondo ha messo salde radici all’interno della Chiesa.

Preghiera alla “Madonna dell’aiuto” contro le avversità e ogni male


Vergine benedetta, Madre di Dio e Madre nostra, che nei titolo di « Madonna dell’aiuto » non cessi di ricordare ai tuoi devoti i prodigi onde ci assicurasti della tua materna protezione, guarda pietosa alle nostre necessità e alle nostre miserie, e vieni ancora una volta in nostro soccorso.

Dal tuo aiuto, o Maria, i poveri aspettano il pane, gl’infermi la salute, i disoccupati il lavoro, tutti la preservazione da nuove calamità e da nuove rovine.

Ma il bene di cui ha soprattutto bisogno la generazione che ti prega, è il tuo Figlio, o Maria, che il mondo vorrebbe bandito dalla vita, dalla famiglia, dalla società, dove tutto si attende dalla materia, dalla forza e dagli umani disegni.


Aiutaci, o Maria, a custodire gelosamente o a ritrovare questo bene, senza il quale ogni altro dono è illusione, inquietudine e veleno.

Per Te, o Madre, rientri Gesù nelle menti traviate per dissiparne gli errori con la luce della sua Persona e del suo Vangelo. Rientri nei cuori pervertiti, con la purezza dei costumi, la modestia della vita, la carità, che vince ogni egoismo. Rientri nelle famiglie e nella società per riprendere i suoi diritti di Signore e di Maestro.

Da Te protetti e assistiti, tutti, o Maria, sperimenteremo l’efficacia del tuo patrocinio: « Madonna dell’aiuto » ti sentiremo in tutti i momenti della nostra vita terrena: nelle avversità per non restarne abbattuti, nelle prosperità per non riuscirne corrotti; nel lavoro per ordinarlo in Dio, nella sofferenza per accettarla con umiltà.

Per Te vivremo con le virtù del Vangelo, nel timor santo di Dio, nel suo amore, nella fraterna carità che benefica, sopporta e perdona. Aiutati dalla tua potente intercessione, questa vita sarà per i tuoi figli vittorioso combattimento, sarà nella fede e nella pietà sincera degna preparazione all’eterna. Così sia.

Gesuiti e Massoneria: intelligenze a confronto

PER CHI NUTRISSE ANCORA DUBBI SUI LEGAMI TRA GESUITI E MASSONERIA....





PREMESSA Negli ultimi 20-25 anni diversi Gesuiti si sono interessati in senso positivo alla Massoneria, hanno partecipato a dibattiti pubblici, a convegni organizzati dal Grande Oriente d’Italia, hanno scritto articoli e libri sul pensiero filosofico e sulla storia della Massoneria: in altre parole, sono stati gli unici ecclesiastici che, nonostante gli anatemi e le varie scomuniche della Chiesa di Roma nei confronti dell’Istituzione massonica, hanno cercato di capirne, finendo molto spesso per condividerla, l’impostazione filosofica.Scrive il Gesuita Prof. Dr. Josè Antonio Ferrer Benimeli ordinario di Storia Contemporanea nell’Università spagnola di Saragozza: “La Massoneria del secolo dei Lumi- lasciando da parte le deviazioni e gli errori propri di qualunque organizzazione raggiunta grande diffusione- appare come una riunione, al di sopra delle divisioni politiche e religiose del momento, di uomini che credono in Dio, rispettano la morale naturale e desiderano conoscersi, aiutarsi e lavorare insieme, malgrado le differenze di rango sociale, la diversità di fede religiosa e della loro appartenenza a confessioni o partiti più o meno contrapposti. Senza dubbio, la Chiesa romana, seguendo l’esempio di tanti governi europei, perseguitò questa associazione in accordo con la legislazione dell’epoca, aggiungendo alle pene civili quelle ecclesiastiche per una condotta che a quel tempo costituiva sospetto di eresia e che, invece, ai nostri giorni la Chiesa stessa chiama ecumenismo. Dovettero trascorrere ben due secoli perché la Chiesa superasse una situazione che, fortunatamente, appartiene ormai al passato e tante lezioni offre oggi a noi storici alla ricerca della comprensione e dell’unione tra tutti gli uomini che formano la Cattedrale della fraternità dell’Universo: l’Umanità 1” A questo punto viene spontanea la domanda: cosa ha spinto la Compagnia di Gesù a cambiare idea e ad avvicinarsi ad una Istituzione che sin dal suo nascere aveva sempre combattuto con tutti mezzi? Se ripercorriamo, anche per sommi capi- dato il carattere di questo scritto che è solo una relazione sommaria-, la storia di queste due Istituzioni, si troveranno dei punti di contatto che hanno permesso in questo ultimo quarto di secolo un riavvicinamento, o quantomeno un dialogo, fra due entità che sembravano destinate a combattersi in eterno. Il primo fatto da prendere in considerazione è come siamo arrivati alla nascita di queste due Istituzioni e, attraverso l’evoluzione nel tempo, se ancora oggi restano validi quei principi etici, morali, religiosi che portarono al loro sorgere.

LA COMPAGNIA DI GESU’

Scrive Malachi Martin: “…non bisogna considerare l’Ordine religioso dei gesuiti un’organizzazione umana come tante altre. Tanti altri organismi del genere hanno avuto il loro momento di gloria, per poi declinare, fossilizzarsi e infine scomparire. La Compagnia di Gesù fu fondata nel 1540 da un oscuro basco chiamato Iñigo de Loyola, meglio noto con il nome di Ignatius de Loyola. Non si possono mettere i gesuiti di Iñigo sullo stesso piano di altre organizzazioni per il semplice motivo che nessun altra organizzazione a noi nota ha potuto competere con i gesuiti per gli immensi servizi resi alla famiglia umana, al di là di ciò che hanno fatto in favore del popolo e della Chiesa cattolica 2“.

Dice Antonio Santoni Rugiu: “…. il Collegio, destinato alla formazione dei gesuiti, ma anche a quella dei laici, fu una delle più importanti invenzioni della Compagnia: in esso gli <scolastici> ossia gli allievi, dovevano apprendere innanzi tutto la <abnegazione di se stessi>, l’annullamento del proprio temperamento e la rinuncia a personali scelte, e acquisire poi gli strumenti di comportamento e di comunicazione che servissero meglio gli scopi <moderni> della Compagnia 3“.

L’Ordine aveva quindi delle caratteristiche militari, sia nella forma che nella disciplina: “il primo requisito era infatti l’obbedienza, che doveva essere cieca e assoluta (perinde ac cadaver, con la remissività di un cadavere), proprio come quella di un soldato in battaglia 4“. Sembra che Lenin, alla fine della sua vita, affermasse che se avesse avuto con sè dodici uomini simili ai primi gesuiti il comunismo avrebbe conquistato il mondo.

Per la “maggior gloria di Dio” erano i difensori degli interessi della Chiesa, erano “gli uomini del Papa”; aveva detto Ignazio di Loyola: “Più il vostro lavoro è universale, più diventa religioso“. La Compagnia comprese ed assolse sino agli estremi il proprio compito: i gesuiti dilagarono in tutto il mondo, si immersero nei più svariati tipi di società, da quelle primitive a quelle più evolute, si adattarono a tutti i costumi, subirono i più svariati e atroci tipi di martirio, così convinti di dover adempiere in ogni modo la missione loro affidata, che essi stessi non indietreggiarono di fronte a niente guadagnandosi una cattiva fama, che l’uomo della strada conosce molto più di quelli che sono stati e sono tuttora i meriti della Compagnia nel campo della cultura e della scienza più che in quello religioso.


Ma addirittura in pubblicazioni scientifiche come in alcuni dizionari, il Webster’s Third New International Dictionary, il dizionario di Dornseif, dopo aver dato la definizione di base di Gesuita come membro dell’Ordine, si danno significati negativi come: “di chi è dedito all’intrigo o al sotterfugio; di persona astuta; di doppio, falso, insidioso, simulatore, perfido…insincero, disonorevole, disonesto, che non dice il vero 5“. E nel colorito linguaggio della gente di Roma il Padre Generale dell’Ordine trovò una definizione che tuttora lo accompagna: il Papa nero, definizione che diventò emblematica quando incominciarono i contrasti con il Pontefice romano.

Iñigo aveva scritto: “Speriamo che l’ostilità del mondo non lasci mai in pace troppo a lungo l’Ordine“. Ed è stato esaudito. Gli uomini del Papa fecero guerra a Lutero, Calvino e a tutte le Chiese protestanti. Scrive M. Martin: “I gesuiti portarono la guerra all’interno dei territori di questi nemici del Papa. Affrontarono controversie pubbliche, discussero nelle Università protestanti, predicarono nei crocicchi e nei mercati. Si rivolsero ai consigli municipali, cercarono consigli della Chiesa. Si infiltrarono nei territori ostili travestiti, si mossero nella clandestinità. Erano dappertutto, con la loro intelligenza, il loro acume, il loro sarcasmo, la loro cultura e la loro pietà. Il loro tema costante:<Il Vescovo di Roma è il successore di Pietro, l’apostolo su cui Cristo ha fondato la sua Chiesa… Questa Chiesa è una gerarchia di Vescovi in comunione al Vescovo di Roma… Ogni altra associazione ecclesiastica è un’indecente eresia, figlia di Satana…>. In altre parole, nessuno poteva ignorare i gesuiti; tutti sapevano che erano campioni incrollabili di quella autorità e di quella supremazia 6“.

Per più di duecento anni ebbero in Europa il monopolio dell’educazione. Dice Santoni Rugiu: “Il Collegio non nasce con i gesuiti… Ma il Collegio gesuitico era non solo una istituzione ben più ampia e diffusa …, soprattutto sfruttava fino in fondo la condizione di vita collegiale come <comunità educativa>, diremmo oggi. Che le regole di vita, e quindi i modi formativi, fossero per molti aspetti lontane e opposte alla nostra idea di libertà e di laicismo pedagogico, non toglie nulla alla realtà storica che il successo dei gesuiti, prima che al curriculum didattico, fu dovuto all’organizzazione complessiva dei loro strumenti formativi e anche al fatto- certo non trascurabile, anzi- che nei paesi cattolici i fini generali del loro insegnamento concordavano benissimo con quelli della classe dominante…… 7“.

“Al culmine della loro storia” – dice Martin – “duecento anni dopo la fondazione, i gesuiti ebbero un ruolo formativo e decisivo nell’educazione e nelle scienze praticamente di tutti i paesi dell’Europa e dell’America Latina. Giocarono un ruolo in ogni alleanza politica in Europa, ebbero una posizione influente in ogni governo, un posto di consigliere presso ogni grand’uomo e ogni donna potente. Il primo occidentale a frequentare la corte del Gran Mogol fu un gesuita. Sempre un gesuita fu il primo a essere dichiarato mandarino nel palazzo dell’Imperatore di Pechino……. La lista dei grandi che hanno frequentato i gesuiti potrebbe continuare per pagine e pagine. Essi stilarono trattati, negoziarono paci, fecero da mediatori fra nazioni in armi, combinarono matrimoni reali, partirono per pericolose missioni di salvataggio, vissero dove non erano bene accolti come agenti segreti della Santa Sede 8“.

Tutte queste manifestazioni di potenza fecero sì che nel 1773 Clemente XIV decidesse di abolire la Compagnia di Gesù; di conseguenza sciolse i ventitremila gesuiti, fece incarcerare il Padre Generale ed i suoi consiglieri, abbandonò al loro destino i missionari sparsi nel mondo, giustificando questo atto con le seguenti parole:”Le ragioni le teniamo chiuse nel Nostro minuscolo cuore.”

Una frase simile l’aveva adottata alcuni anni prima Carlo III di Spagna (1759-1788) che nel decreto per la esecuzione dell'”Espulsione dei regolari della Compagnia di Gesù” aggiungeva: “e per molte altre (ragioni) urgenti, giuste e necessarie, che racchiudo nel mio animo Regale 9“.

Ma non è tutto. Anche Clemente XII nella costituzione apostolica “In eminenti” del 26 aprile 1738 (prima bolla papale di scomunica della Massoneria) “..in mancanza di prove concrete o di motivazioni atte ad avvalorare crimini o delitti proporzionali a così severa condanna… con il ricorso al sospetto o alla supposizione quale argomento supremo col quale, in verità, non si fa altro che mettere in evidenza l’incredibile livello di ignoranza circa l’oggetto della condanna ..” conclude con il famoso motivo segreto: “E per altre ragioni giuste e ragionevoli conosciute da Noi soli 10“.

Ma torniamo alla Compagnia di Gesù che Papa Pio VII nel 1814 decise di far risorgere perchè aveva bisogno dei gesuiti: non va dimenticato che nel 1814 si aprì il “Congresso di Vienna” il cui obiettivo principale fu la Restaurazione. E gli “uomini del Papa” in pochissimo tempo tornarono all’antico splendore. Dice M. Martin:”I gesuiti resuscitati ricominciarono da capo, con zelo rinnovato e si prodigarono in uomini e fatica per assicurare che il Primo Concilio Vaticano proclamasse nel 1860 che l’infallibilità del Papa era un articolo di fede e un dogma rivelato. La loro opera fu così efficace e così odiosa per tanti, che valse ai gesuiti un nuovo epiteto; furono chiamati <ultramontani>, coloro che appoggiavano l’odioso Vescovo che viveva a Roma oltre le montagne (le Alpi) 11“.


E Martin prosegue: “Con la vita e con la morte, i gesuiti scrissero la propria storia come <gli uomini del Papa>…. come padre Walter Ciszeck finito a languire per diciassette anni nel Gulag sovietico;… o padre Augustin Bea, che percorse in lungo e in largo l’Unione Sovietica del tempo di Stalin per raccogliere un quadro accurato per la Santa Sede; o padre Tacchi Venturi, promotore dei negoziati tra Mussolini e papa Pio XI…… In realtà, ciò che li fece agire a grande distanza di spazio e di tempo fu il favoloso attaccamento all’obbedienza, consacrato da un voto speciale: che ogni loro impresa sarebbe stata all’insegna dell’obbedienza al Papa…. L’ampiezza di vedute continuò ad evolversi fino a che i gesuiti raggiunsero il momento di massima fioritura nella prima metà del ventesimo secolo. Grazie ai loro sforzi, ebbe luogo uno pseudo rinascimento del cattolicesimo sociale e culturale, che rese possibile ai cattolici di essere scienziati, tecnologi, psicologi, sociologi, politologi, capi politici, artisti, studiosi, rimanendo se stessi anche nelle branche più nuove del sapere, sempre in grado di conciliare tutto con una convinzione solida come la roccia 12“.
Fino al 1965 la Compagnia non aveva mai deviato da questa missione. Ma con la chiusura dell’ultima delle quattro sessioni del Concilio Vaticano II avvenne ciò che nessuno avrebbe potuto immaginare. Dice M. Martin: “Pedro de Arrupe y Gondra fu eletto ventisettesimo padre generale dei gesuiti. Sotto la guida di Arrupe e nelle aspettative di un cambiamento autorizzato dal Concilio, la visione di natura antipapale e socio-politica che era maturata di nascosto per più di un secolo fu accolta dalla Compagnia in quanto organizzazione. Il repentino cambiamento non fu casuale, ma un atto deliberato, al quale Arrupe, come padre generale, fornì una guida ispirata ed entusiasta.

Ma ci vuole del tempo prima che il modo di considerare una grande istituzione religiosa cambi. La reputazione che la Compagnia si era guadagnata nei secoli era il migliore paravento dietro il quale costruire una Compagnia molto diversa, come quella che si è venuta a creare negli ultimi vent’anni. In effetti la storia, la storia gloriosa della Compagnia fece sì che i fatti attuali risultassero invisibili e che i nuovi capi potessero presentare il nuovo atteggiamento verso il mondo come l’estrema e migliore espressione della spiritualità e della lealtà ignaziane.

Per la grande massa dei cattolici, sia laici che ecclesiastici, era impensabile che proprio i gesuiti potessero diffondere una nuova idea della Chiesa; o che muovessero guerra non a un solo Papa, ma addirittura a tre, denigrandoli, ingannandoli, disubbidendo loro, aspettando la morte di ciascuno con la speranza che il prossimo avrebbe lasciato loro mano libera.

Inevitabilmente, la guerra dei gesuiti contro il papato è venuta alla luce durante il pontificato di Karol Wojtyla. Quest’uomo carismatico e ostinato giunse al soglio pontificio con l’esperienza diretta del marxismo in Polonia……. Dal momento dell’elezione, fu chiaro che Giovanni Paolo II avrebbe incontrato l’opposizione di molti membri della burocrazia vaticana che aveva ereditato. Ciò che fu meno chiaro, anche per i consumati osservatori vaticani, era che anche i gesuiti avrebbero sfidato la sua autorità in materia politica.

Niente di ciò che Giovanni Paolo II ha tentato dal momento in cui è arrivato alla cattedra di S. Pietro nel 1978 è servito a dissipare o almeno ad attenuare l’opposizione gesuita 13“.

Fin qui si è cercato, attingendo a fonti sicuramente insospettabili, di delineare per sommi capi quella che è stata la storia della Compagnia di Gesù, sottolineando in particolare quelle attitudini e quei condizionamenti che hanno determinato nei gesuiti una particolare forma mentis che ha da sempre improntato il loro modo di agire.


Ma l’osservazione preliminare, che dovrebbe portare ad una qualche conclusione, era che al giorno d’oggi, e probabilmente anche in passato, la lotta dei gesuiti contro tutto e contro tutti sembra essersi arrestata di fronte ad un’altra Istituzione che a sua volta ha improntato le proprie dottrine ed il proprio comportamento a difesa di certi irrinunciabili principi, sì che anch’essa è continuamente sul piede di guerra nei confronti di quei governi, sia civili che ecclesiastici, che non consentono l’espressione della piena libertà dell’uomo.

Non a caso, la Massoneria non esiste o è stata soppressa, almeno ufficialmente, in quei Paesi e in quei periodi in cui si è affermata la dittatura; e non a caso, come si è visto, i gesuiti sono stati fatti oggetto di analoghe persecuzioni là dove i loro principi in materia religiosa incontravano l’opposizione di precise norme comportamentali volte a salvaguardare questa o quella autorità.

LA MASSONERIA

Da alcuni anni gli organi di informazione pubblica – stampa e tv – non perdono occasione di attribuire alla Massoneria una deleteria influenza sulla vita economica e politica del nostro Paese, attribuendo a tale istituzione fatti e comportamenti che in realtà sono addebitabili a persone o a gruppi che con la vera Massoneria non hanno niente a che fare. E’ allora legittimo chiedersi quale influenza essa abbia realmente ed abbia avuto in passato nello sviluppo culturale, morale e sociale delle Nazioni europee e del Nord America e se tale influenza sia stata dannosa o al contrario determinante per tale sviluppo.

Poichè le origini tradizionali della Massoneria si fanno risalire ad epoche anteriori alla civiltà egiziana, è necessario restringere il campo di indagine e partire dalla Massoneria cosiddetta moderna.

D’altra parte non è possibile un esame di un determinato periodo senza far cenno a quella che è stata la storia della Massoneria quale istituzione avente come scopo principale la difesa della libertà di pensiero, che in certe epoche fu possibile proprio e soltanto nelle Logge massoniche; e dovremo anche vedere come la Massoneria operativa si sia trasformata in Massoneria speculativa che è quella dell’epoca attuale.

A) LIBERTA’ DI PENSIERO E SEGRETO MASSONICO

E’ una delle tante contraddizioni dell’essere umano: la libertà, il più prezioso dei doni dati all’uomo dalla sua stessa natura, diventa spesso un tesoro proibito da custodire nell’ombra!

Per dimostrare questa affermazione, occorre rifarsi alle origini della Massoneria limitatamente al periodo storico, in quanto le sue origini mitiche altro non sono che la narrazione simbolica dell’evoluzione naturale dell’uomo e della sua progressiva presa di coscienza della duplicità della propria natura, dell’esistenza del divino in lui e della necessità di svilupparlo attraverso valori universali, quali la solidarietà, la tolleranza, lo spirito di pace, l’amore verso gli altri e verso il proprio SE’.

E poiché i livelli evolutivi – che niente hanno a che fare con quelli culturali – variano profondamente da individuo a individuo, ne derivava la necessità che le istituzioni preposte alla scoperta e all’utilizzazione delle potenzialità umane più elevate assumessero un carattere élitario e separassero l’insegnamento esoterico da quello exoterico, per meglio adattare l’uno e l’altro alle esigenze delle varie personalità. Non si trattava soltanto di “non dare perle ai porci” ma soprattutto di non turbare le coscienze più semplici con idee inadatte.

Va notato per inciso che ogni qualvolta la Massoneria ha assunto un atteggiamento più permissivo nell’accogliere i profani nel suo seno, lasciando che la quantità andasse a detrimento della qualità, si è verificato all’interno dell’istituzione un processo involutivo con scadimento dei valori intrinseci e perfino della ritualità. Perciò, insieme a quell’ampiezza di vedute e a quel sentimento di solidarietà universale che non fa distinzioni di razza, di censo, di professione ecc., deve essere rigorosamente mantenuta quella cautela nella selezione degli aspiranti che garantisce il mantenimento dell’istituzione stessa con le sue caratteristiche e le sue finalità.

Dunque fin dall’inizio la Massoneria si è connotata per una continuità concettuale e metodologica della tradizione esoterica, mutuando i suoi simboli ed i suoi riti dalle antiche scuole pitagoriche, platoniche, gnostiche, cabbalistiche ecc., oltre che dall’umanesimo egizio, orientale, greco, arabo, romano e così via. Ma quando l’oscurantismo del cattolicesimo dogmatico scatenò in Italia e in tutta Europa le persecuzioni contro tutti coloro che dissentivano da tali concezioni, il segreto divenne necessario anche per motivi pratici di sicurezza e la libertà di pensiero poté sopravvivere grazie alle associazioni iniziatiche che annoveravano ordini cavallereschi e corporazioni d’arti e mestieri, accademie, circoli e scuole filosofiche che fiorivano nei liberi Comuni grazie al mecenatismo dei Signori rinascimentali.

E tutte queste associazioni avevano in comune quella che è tuttora la base portante della Massoneria moderna, e cioè una concezione antidogmatica della religione e di tutte le conoscenze umane, una concezione deistica e gnostica dell’uomo- nel senso che la sua realizzazione parte dalla conoscenza di se stesso e del divino in lui- ed una concezione altamente democratica sul piano politico e sociale.

Perciò, mentre da una parte riscontriamo una unicità ed una continuità tradizionale del pensiero massonico, dall’altra troviamo una molteplicità di filoni storici della Massoneria, che si sono sensibilmente ridotti dopo che le molte associazioni preesistenti hanno lasciato la loro eredità ideale ad un unico grande organismo, la Grande Loggia di Londra, la cui fondazione nel 1717 segna la nascita della Massoneria moderna.

B) MASSONERIA OPERATIVA E MASSONERIA SPECULATIVA

Tralasciando, come si è detto, le origini mitiche della Massoneria possiamo rifarci alla tradizione medioevale per distinguere i diversi filoni cui si è accennato: Eugenio Bonvicini, cui si devono dotte opere storiografiche, distingue infatti tre tipi di associazioni che possono considerarsi le antenate della moderna Massoneria non solo per lo spirito che le animava ed i principi cui si ispiravano, ma anche per le peculiarità del comportamento reciproco fra gli associati, trasfuse nella attuale ritualità massonica 14.

Innanzi tutto egli cita gli ordini cavallereschi e parareligiosi ed in particolare l’Ordine dei Templari: quest’ultimo, che attraverso le Crociate era stato in contatto con la cultura del mondo arabo ed orientale, fra il 1100 ed il 1300 da Compagnia a carattere monastico e militare sorta per la difesa della Terra Santa si trasformò in un organismo assai più complesso a carattere imprenditoriale, con la caratteristica di essere svincolato da legami territoriali e da sudditanze feudali e teologiche e quindi in grado di assumere in tutto il bacino del Mediterraneo e nell’Europa continentale un potere politico ed economico che non avrebbe tardato a scontrarsi con quello degli Stati sovrani e della Chiesa.

E proprio per questa sua conquista della libertà materiale e morale l’Ordine dei Templari fu caratterizzato da quelle qualità che hanno sempre connotato l’istituzione massonica, cioè rispetto e tolleranza – inusuale all’epoca – per ogni altra forma di culto, compreso quello mussulmano, e poté sviluppare dei contatti con le città che si erano date la forma di Comune libero e la cui economia si imperniava sulle Corporazioni d’arti e mestieri e sulle Fratellanze.

Il Bonvicini ritiene perciò più che probabile un collegamento ed una influenza reciproca tra l’Ordine dei Templari e questi altri organismi, in particolare con gli Ordini dei Costruttori o dei Liberi Muratori, le cui regole riflettevano un cammino iniziatico; ciò tanto più che anche i Templari erano costruttori di strade, monasteri e fortificazioni militari. Di conseguenza non fa meraviglia che all’epoca delle persecuzioni scatenate da Filippo il Bello e Papa Clemente V (1307-1314) i Templari sfuggiti alla strage abbiano trovato rifugio nelle Logge dei Liberi Muratori, cui li accomunavano gli ideali di libertà.


Un altro tipo di associazioni, imperniato sulla difesa di questi ideali ed in particolare sul rifiuto dei dogmi della Chiesa romana, era costituito dalle varie sette religiose che questa considerava eretiche: Gnostici, Manichei, Alchimisti, Pitagorici ecc..

Vi erano poi le scuole letterarie della Provenza- i Trovatori- e la scuola italiana del “Dolce Stil Nuovo”, che avrebbero dato origine alle Accademie del XIV e XV secolo, dove ritroviamo una multiformità di interessi che avevano in comune l’affrancazione dal potere politico e religioso e l’esaltazione dell’ideale umanistico.

E finalmente, per quanto concerne le basi organizzative della Massoneria anteriore al 1717, esse vanno certamente ricercate nelle associazioni dei Liberi Muratori, in particolare nelle Confraternite dei Maestri Comacini “in cui, dice il Bonvicini, predominava l’aspetto corporativo e di fratellanza, dando ad esse quel carattere massonico che forse originariamente non ebbero e che invece si evidenzia già nei Collegi dei Fratelli Comacini 15“: questi già con l’Editto di Rotari del 632 furono affrancati dalle leggi delle autorità feudali di quei luoghi dove si recavano a costruire, donde la denominazione di “liberi o franchi muratori“.

La loro libertà fu ancor più garantita nelle epoche successive e ciò consentì loro di avere una propria legislazione comprendente statuti, rituali, regole per il passaggio di grado, mentre il luogo delle loro riunioni segrete prese il nome di “Loggia” dal locale in cui erano custoditi gli attrezzi e gli strumenti di calcolo.

L’ammissione a tali Logge era strettamente riservata a coloro che operavano nell’arte muratoria e quindi si usa dire che la Massoneria degli inizi era una “Massoneria Operativa”; solo nel 1600 avrebbe avuto luogo la “accettazione” di persone estranee all’arte per consentire loro di partecipare a lavori “speculativi” che si svolgevano nelle Logge, ma il Bonvicini ritiene che questa pratica abbia avuto inizio assai prima, in quanto all’interno delle corporazioni esisteva una élite formata dagli Architetti o Maestri d’Arte che costituivano la massima espressione culturale laica dell’epoca e che ovviamente si incontravano con altri uomini di pensiero aventi gli stessi ideali, fra i quali i già citati Templari. Così, molto prima del 1717, la Massoneria divenne anche “speculativa” per l’accettazione di personaggi provenienti da organismi assai simili nelle loro finalità e che con le Logge stabilivano un legame di pensiero, in cui l’arte muratoria restava come simbolo.

Osserva acutamente il Bonvicini: “Da qui si comprende come la Loggia, da studio di lavoro professionale, si trasformasse in luogo di riunione segreta per il reciproco scambio culturale e come si ricercasse nel rito e nel simbolo di celare il segreto di essere diventato l’uomo libero, affrancato dai pregiudizi, dalle superstizioni, dal dogmatismo ufficiale. Era inoltre l’homo vagantis per tutta Europa e quindi aperto alle più vive sorgenti letterarie delle varie lingue nazionali e da qui è facile intravedere i possibili punti di contatto con gli uomini colti delle Corti più evolute e meno conformiste e con i Trovatori, con i letterati e poeti che in tali Corti si raccoglievano 16.”

Dell’antichità del fenomeno dell’accettazione muratoria di persone estranee al mestiere esistono prove storiche in quanto già in atti inglesi risalenti al XIII e XIV secolo si trovano le espressioni “accepted massons” e “free massons” contrapposti agli “admitted massons” che erano gli affiliati per il loro lavoro.

C) LA MASSONERIA RINASCIMENTALE E MODERNA

Si è già accennato alle Accademie che sorsero allorché alla aristocrazia feudale venne a poco a poco a sostituirsi una nuova classe formata dalla borghesia arricchitasi con le attività produttive e con il commercio, e questi mutamenti sociali dettero luogo ai fenomeni dell’umanesimo, del rinascimento e anche della riforma religiosa. Ed è in questo ambiente che dovettero aver luogo gli incontri fra i liberi pensatori dell’epoca, sì che alla decadenza del filone comacino fece seguito in Italia il sorgere delle Accademie in cui si rinnovava una libera muratoria a carattere europeo.

Dunque la Massoneria speculativa si sovrappose a quella operativa molto tempo prima della costituzione della Gran Loggia di Londra. Dobbiamo tener presente che le Logge muratorie inglesi ebbero vita assai più tranquilla di quelle esistenti in Italia e in Francia dove era assai maggiore l’intolleranza religiosa. Si arrivò così all’unione delle quattro Logge esistenti a Londra in un’unica Gran Loggia, con l’elezione di un Gran Maestro e con l’approvazione dei cosiddetti “Landmarks” cioè di una serie di regole che costituivano gli antichi doveri e gli antichi principi osservati tradizionalmente nelle istituzioni iniziatiche e non soltanto in quelle massoniche. I Landmarks raccolti da Anderson furono dunque approvati nel 1723 dalla Gran Loggia di Londra e costituiscono tutt’oggi il fondamento di tutte le istituzioni massoniche da questa riconosciute.

A questo punto la Massoneria diventava la protagonista del secolo dell’Illuminismo e dette vita a vari “filoni” anche attraverso i cosiddetti “riti di perfezionamento”; ognuno di questi filoni fu a sua volta protagonista di mutamenti politici e sociali nei vari Paesi, in cui contribuì a determinare eventi storici di fondamentale importanza come la Rivoluzione Francese,le guerre di indipendenza americane, il Risorgimento Italiano ecc.

La fondazione della Gran Loggia di Londra sanciva la frattura con il passato e gettava le basi per una nuova concezione della società, della religione e dell’uomo abbracciando e sviluppando i contenuti della filosofia deistica. Le successive Costituzioni del 1723 erano una sorta di impegno morale alla lotta contro il dogma attraverso l’esaltazione della libertà e della tolleranza.

Nel terzo e quarto decennio del XVIII secolo l’Europa accoglieva in pieno questi nuovi principii e Grandi Orienti nascevano in tutti gli Stati anche sotto la protezione dei monarchi, come nella Prussia e in Austria.

Ma per quale motivo la Massoneria si diffuse così velocemente sul Continente ed anche in quegli Stati dove esistevano monarchie assolute, dove i tribunali dell’Inquisizione svolgevano ancora la loro opera, dove esisteva ancora il diritto di censura?

La risposta sembra debba ricercarsi in quello spirito anticlericale e anticuriale nonché giurisdizionalista che pervadeva la politica del XVIII secolo, in particolar modo nei primi decenni. Si avvertiva sempre più da una parte la necessità di riforme politiche e sociali e dall’altra il bisogno di riscattare il potere laico dai pesanti condizionamenti che la Chiesa di Roma aveva messo in atto con una pressante politica curiale. E fu proprio nel campo religioso che questo rinnovamento si fece sentire con il consolidarsi di quel movimento “giansenista” che attirava le basse gerarchie ecclesiastiche e che lottava contro il fanatismo e l’autoritarismo infallibile del Papa. E questa lotta dei giansenisti era vista di buon occhio dal potere laico, in particolar modo in Francia dove trovò valido sostegno nei Parlamenti Provinciali, convinti assertori della linea gallicana. Non va dimenticato che il documento più rappresentativo del gallicanesimo “Dichiarazione del clero gallicano sul potere nella Chiesa“, fu approvato nel 1682 in una riunione straordinaria dell’Assemblea Generale del clero francese.

In Francia si andava così preparando quello scontro con la “Compagnia di Gesù”, che era divenuta uno dei più ricchi e potenti ordini ecclesiastici, assertrice dell’infallibilità del Papa e strenua sostenitrice della gerarchia clericale. Questo scontro si concluse con la vittoria del Parlamento di Parigi che metteva al bando su tutti i territori del Regno di Francia la Compagnia di Gesù confiscandone tutti i beni e mettendo fine all’istruzione scolastica ed universitaria degli Ordini Religiosi.

E proprio in questa contrapposizione fra potere laico e potere curiale le monarchie europee mostrarono un atteggiamento tollerante nei confronti della Massoneria che, come movimento laico e anticlericale, poteva esercitare nell’ambito sociale una influenza favorevole alle nuove istanze giurisdizionaliste. Ma l’interesse dei monarchi verso questa nuova istituzione era dovuto anche al fatto che essa raccoglieva le simpatie della classe intellettuale che si ispirava alle nuove idee di libertà di pensiero e di giustizia. Vi fu quindi il fenomeno dell’adesione alla Massoneria dell’aristocrazia e delle case regnanti con il dichiarato intento di controllare questa istituzione dal suo interno: Federico di Prussia fondò un Grande Oriente Prussiano del quale fu Gran Maestro; nei territori dell’impero asburgico fu fondato un Grande Oriente cui aderirono i maggiori esponenti della monarchia. Si moltiplicarono le logge illuministe, dove dominava lo spirito riformatore e progressista ispirato alle dottrine di Rousseau e di Voltaire.


Nacquero così a Parigi la “Loggia delle Nove Sorelle” e a Vienna la “Zur Wahren Eintracht” che raccolsero il fior fiore degli intellettuali francesi e austriaci, e intorno agli anni ’80 la Massoneria europea raggiunse la massima diffusione e popolarità a tutti i livelli della società penetrando anche nell’alta aristocrazia che non mancò di offrire protezione a molti “fratelli”.

GLI ULTIMI SVILUPPI – CONCLUSIONI

Dopo la Rivoluzione Francese, l’Istituzione massonica cambiò fisionomia perché i suoi ideali vennero in gran parte asserviti al sogno di grandezza napoleonico; e dopo la Restaurazione la Massoneria non ebbe più il favore dei governanti che non dimenticavano la sua precedente strumentalizzazione. Ciò avvenne soprattutto nei Paesi in cui si era maggiormente affermato il dominio napoleonico e cioè in Francia e in Italia. Già dal 1814 i governi italiani proibirono l’appartenenza alla massoneria e “l’opposizione al regime autoritario dovette quindi utilizzare un nuovo strumento, quello della società segreta, arma di lotta attiva e impegnata sul terreno politico e non di sola battaglia ideologica e culturale. Le società segrete sorte in Francia, in Italia e in altri Paesi…… derivavano certamente dalla Massoneria i metodi organizzativi, la pratica latomistica, il rituale e il frasario simbolici, ma al tempo stesso si differenziavano dalla Massoneria settecentesca per la pratica attivistica e cospiratoria…… Nel novero delle nuove società segrete la più operosa e vitale apparve presto la Carboneria (la quale) derivata dai Charbonniers della Franca Contea e introdotta nell’Italia Meridionale intorno al 1806, pur subendo il fascino del rituale massonico, fu cosa diversa dalla Massoneria….. Un netto stacco nei confronti non soltanto dell’ideologia, ma anche della struttura organizzativa e del ritualismo simbolico massonico fu poi operato all’inizio degli anni ’30 da Giuseppe Mazzini e dalla sua Giovine Italia…..Si può quindi concludere che la Massoneria nel corso del Risorgimento, sia prima che dopo le rivoluzioni del 1848, pur avendo a volte costituito un modello o un punto di riferimento organizzativo per il mondo settario italiano, restò inoperosa e quasi in letargo 17“.

Di Massoneria si torna a parlare, nel senso in cui oggi la intendiamo, con la costituzione della Loggia Ausonia di Torino nel 1859 e successivamente con la fondazione del Grande Oriente d’Italia: essa però risorgeva risentendo fortemente del degrado conosciuto nel periodo napoleonico, per cui agli ideali dei Landmarks, tuttora alla base dell’Istituzione, si aggiungevano chiari scopi politici e di potere. Inoltre essa risentiva ancora degli influssi giacobini che le davano una precisa connotazione anticuriale e anticlericale.

Le cose non cambiarono nel periodo che va dall’unificazione d’Italia alla Grande Guerra, periodo cui si riferisce la dotta disamina del Prof. Augusto Comba dell’Università di Torino.

Fino all’avvento del fascismo la Massoneria si rafforzò politicamente, rappresentando la corrente laica ed il potere laico in contrapposizione alle forze conservatrici e clericali. Dichiarata fuori legge dal fascismo, che subito dopo risolse la questione romana con i Patti Lateranensi del 1929, rialzò le colonne dei propri Templi alla fine della seconda guerra mondiale e da allora continua a rappresentare, per la verità con assai minor forza ideologica e politica, la corrente laica ed anticlericale. Al periodo che va dal 1929 al 1980 si riferisce l’articolo del Gesuita Padre Giovanni Caprile.

Le trattative tra il Governo Mussolini e la Santa Sede, che portarono alla stipula dei Patti Lateranensi, videro l’alleanza tra Pio XI e Mussolini per “liquidare” la Massoneria, sebbene lo stesso Pio XI nell’Enciclica “Non abbiamo bisogno” del 1931 lamentasse il persistere di fatto di gruppi massonici. Nel secondo dopoguerra la Massoneria in Italia ebbe l’appoggio di quella americana, ma gli ideali che l’avevano caratterizzata nel passato erano sostituiti dalla ricerca del potere ideologico e politico.

Ciò si prestava assai bene ad offrire il fianco alle critiche spesso feroci che di volta in volta apparivano su “Civiltà Cattolica”: i Gesuiti erano in quel momento totalmente identificati nella loro missione di difensori del Papa e non perdevano quindi occasione di battersi in maniera assai oculata, sia per le modalità che per la scelta dei tempi, per mantenere alla Chiesa romana il maggior numero possibile di privilegi. L’avversario però non era tanto la Massoneria, quanto la coalizione di sinistra (PCI-PSI), tanto è vero che l’affermarsi della DC, nelle elezioni del 1948, fu dovuto principalmente alla mobilitazione in suo favore del mondo ecclesiastico.

E che il problema della Massoneria non costituisse più una spina nel fianco del Vaticano, che fino ad allora non era stato avaro di scomuniche, lo dimostra il fatto sottolineato dal già citato Padre Caprile, che nel Concilio Vaticano II tale questione non fu nemmeno trattata. Ma quel Concilio avrebbe segnato l’inizio di una autentica rivoluzione in seno alla Compagnia di Gesù, la quale avrebbe a poco a poco assunto un atteggiamento di distacco dalle posizioni ufficiali della Chiesa di Roma, culminato in un’aperta dissociazione.

Contemporaneamente, anche la Massoneria- con riferimento principalmente a quella ufficiale riconosciuta dalla Gran Loggia d’Inghilterra e cioè al Grande Oriente d’Italia- abbandonava la sua rigidità ed il suo atteggiamento anticlericale, tornando all’antica tolleranza verso ogni fede religiosa: i vecchi massoni di mentalità “carbonara e giacobina”, lasciavano il posto ad uomini aperti ad ogni esperienza di carattere spirituale, che vedevano nel Grande Architetto dell’Universo il fine ultimo a cui tendere.

E i Gesuiti, con Teilhard de Chardin, consideravano il “fenomeno umano” con la larghezza di vedute dello scienziato, riconoscendo nella libertà di coscienza la matrice della sua evoluzione. Così i secolari nemici, massoni e gesuiti, si ritrovavano in pieno accordo nel perseguire la missione propria di ogni associazione religiosa e iniziatica: l’elevazione materiale, morale e spirituale dell’uomo, che è poi il programma della Massoneria.

Ottavio Gallego

NOTE E BIBLIOGRAFIA

1– J. A. Ferrer BENIMELLI – “La Massoneria nella storia d’Italia” a cura di Aldo A. Mola – Edizioni Atanor – Roma – Settembre 1981 – pagg. 43-44.

2– Malachi MARTIN – “I Gesuiti” – Sugar Editore – Milano 1987 – pagg. 19-20.

3– Antonio SANTONI RUGIU – “Storia Sociale dell’Educazione” – Principato Editore – Milano gennaio 1990 – pag. 224.

4– Ibidem

5– Malachi MARTIN – op. cit. – pag. 21

6– Malachi MARTIN – op. cit. – pag. 22

7– Antonio SANTONI RUGIU – op. cit. – pag. 226.

8– Malachi MARTIN – op. cit. – pagg. 24-25

9– J. A. FERRER BENIMELLI – op. cit. – pag. 24

10– J. A. FERRER BENIMELLI – op. cit. – pagg. 22-24

11– Malachi MARTIN – op. cit. – pag. 26.

12– Malachi MARTIN – op. cit. – pagg. 27-28.

13– Malachi MARTIN – op. cit. – pagg. 29-30

14– Eugenio BONVICINI – “Massoneria antica – Dalla Carta di Bologna del 1248 agli Antichi Doveri del 1723” – Edizione Atanor – Roma 1989 – pag. 21

15– Eugenio BONVICINI – op. cit. – pag. 102

16– Eugenio BONVICINI – op. cit. – pag. 153

17– Franco DELLA PERUTA – “La Massoneria nella Storia d’Italia” a cura di Aldo A. Mola Edizioni Atanor – Roma – Settembre 1981 – pagg. 62/66