(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Certi di fare cosa gradita ai nostri lettori, ecco una piccola guida per orientarsi nell’affaire Lega-Russia. Dal possibile titolo: all’inseguimento dei rubli verdi.
AUDIO
Quanti ce ne sono ancora in giro? E chi li ha prodotti? E chi li ha diffusi? E perché? Sulla ghiotta vicenda si confrontano (almeno) tre partiti. C’è chi prende di petto Matteo Salvini e sostiene che trattasi di grave scandalo “che offende l’Italia e la nostra collocazione internazionale” (Zingaretti, Gentiloni, Letta). C’è chi minimizza derubricando il tutto a iniziativa personale (di Gianluca Savoini), in un clima da pochade (vedi Gossip). Per La Verità, al contrario, esiste un vero e proprio agguato ordito dagli amici di Macron (si parla di “ombra francese”) ai danni del vicepremier leghista. Maurizio Belpietro s’interroga allusivo sui giornalisti dell’Espresso, che per primi parlarono di questa storia: “Davvero ascoltarono dal tavolo di fianco la conversazione tra Savoini e i suoi misteriosi emissari?”. E, “sono in grado di dimostrare di non essere stati loro a registrare il colloquio e a consegnarlo alla Procura milanese?”. “Come Belpietro sa ogni buon giornalista non rivela mai le sue fonti”, replica secco il direttore del settimanale, Marco Damilano. Infine: chi diavolo è Francesco, il terzo uomo (italiano) seduto con gli emissari russi al Metropol, accanto a Savoini e all’avvocato Gianluca Meranda (vedi Massoneria)?
BORGHEZIO MARIO
“Gianluca Savoini, un soldato leghista. Resterò sempre suo amico perché abbiamo la stessa ossatura dottrinale. Salvini lo scarica? Fa parte del gioco”. Quando si dice: il bacio della morte.
CHERCHEZ LA FEMME
“Mi sembra strano che si dia un appuntamento al Metropol, in quell’albergo non porti nemmeno l’amante se non vuoi farlo sapere al mondo” (Fabrizio Candoni, ex Confindustria Russia). “Tre leghisti con mogli russe, interessi russi, passioni russe” (Il Fatto). Alexandre Dumas (padre) fa dire a un suo personaggio che “c’è una donna in ogni caso e appena mi portano un rapporto, io dico: cherchez la femme”. La giovane interprete russa Irina Osipova afferma che con lei Savoini si è sempre comportato da gentiluomo. “Avevo 25 anni e si fece vivo su Facebook. Ci misi un po’ a capire se gli interessassi io o il mio paese. Vista la sua età non interessava lui a me”. Tutto a posto anche perché Irina rivela che Savoini ha una moglie russa, “una bella donna più alta di lui”. Qualche ruggine insomma sopravvive: “Si era offeso perché non lo avevo citato in un’intervista, ma una persona che conta non se la prende”. Niente a che vedere (così sembra) con Enzo, lo sfigato di Carlo Verdone (Un sacco bello) che partiva per fare conquiste in Polonia con la valigia zeppa di biro e calze di nylon. Claudio D’Amico, personaggio chiave della sottotrama Mosca-Sesto San Giovanni (dove è assessore) tiene invece a precisare di essersi “separato da Svetlana” (la moglie bielorussa). Ne prendiamo atto.
CONTE GIUSEPPE
Salvini si sente “pugnalato alle spalle” dal premier (Il Messaggero) che tuttavia replica: “Perché negare l’evidenza?”. Lo scazzo riguarda la nota di Palazzo Chigi sull’invito di Savoini alla cena di Villa Madama con Putin. Presenza “sollecitata dal signor Claudio D’Amico, consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale del vicepresidente Salvini”. Una precisazione puntuta. Forse troppo per il “vicepresidente” (peraltro avvertito dal premier prima della precisazione). La cosa, naturalmente, non può finire qui. Il “pugnalatore” ieri molto si è irritato (“Scorrettezza istituzionale. Manovra? Decido io”) per il vertice con i sindacati convocato da Salvini (con l’indagato Siri) al Viminale. Tornano spifferi di possibile crisi anche se per votare a settembre il patatrac dovrebbe avvenire entro il 20 luglio, dopodomani o giù di lì. Di sicuro, prepariamoci a un autunno di fuoco.
DIO, PATRIA, FAMIGLIA
Hanno barbe solenni, predicano l’antiglobalismo, sostengono la famiglia “tradizionale” ma soprattutto combattono i gay e il mondo LGBT. Zubarev e Komov erano presenti al congresso leghista del 2013 e al convegno di Verona sulla famiglia. Sensibilità condivise dal cosiddetto “oligarca ortodosso” Konstantin Malofeev, che vede in Putin un’incarnazione e un nuovo zar. Il più famoso è Aleksandr Dugin, battezzato il “Rasputin di Putin”, autore di un’intervista a Salvini su Tzar Grad Tv (bacino d’utenza di 45 milioni di persone). È possibile che il santo rosario esibito dal Capitano sul palco di Milano, e l’invocazione ai sei patroni d’Europa (compresi i santi Cirillo e Metodio) siano il frutto di una conversione autentica all’ortodossia cristiana e non frutto del vile denaro.
GIUDA MINORE
In un terrificante articolo di Libero così viene apostrofato Luigi Di Maio, definito anche “analfabeta, e perciò più protervo”. La colpa: avere sollecitato la presenza di Salvini in Parlamento per chiarire la vicenda (“Imita il Pd, è ora di finirla con il M5S”). Con i rapporti tra i due contraenti di governo in forte difficoltà, a Montecitorio e dintorni ci si chiede: se arrivano nuovi audio che succede? Commento di un elettore salviniano colto al volo: con degli amici così i nemici non servono.
GOSSIP
Espressione riesumata dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati per stoppare la convocazione di Salvini sollecitata dell’opposizione. Si minimizza derubricando il possibile scambio rubli-gasolio come pettegolezzo, chiacchiera, diceria. Come ai tempi del bunga bunga di Berlusconi, anche Salvini si aggrappa all’improbabile ciambella gossippara, mentre il mare si fa grosso. Un tempo il famoso marito scoperto dalla moglie a letto con l’amante farfugliava: cara non è come tu pensi. Oggi può serenamente precisare: cara non ci badare è solo gossip. Da Ruby ai rubli.
MASSONERIA
Con l’avvocato Meranda, ritratto con grembiulino d’ordinanza, fa il suo solenne e immancabile ingresso. Non la Gran Loggia, si fa notare, bensì il Grand’Oriente di osservanza francese L’autodenuncia di Meranda (“al Metropol c’ero anch’io”) porta acqua al complotto anti-Salvini (vedi Macron).
MATTEO E GLI AMICI
Avere negato l’evidenza dello stretto rapporto con Savoini (immortalato da una caterva di foto insieme) suscita sconcerto anche tra i fan di Salvini. Colpisce la manifesta imprudenza dimostrata dall’uomo di governo. “Finché fai la fiera della salamella ci sta, se sei vicepresidente del Consiglio non ci puoi andare perché ti ci porta Savoini” (Candoni). “Quando si è al governo bisogna diventare ancora più cauti: devi stare attento non solo agli amici ma anche agli amici degli amici” (Edward Luttwak). La pacchia è finita.
STRATEGIE IN SALSA LEGHISTA
“Rubli o non rubli, i legami tra la Lega e Mosca sono molto stretti e documentati” (Angelo Panebianco). “Macché complotto, gli Usa si fidano di Salvini” (Luttwak). La famosa, lungimirante, italica politica del piede in due staffe. Poi però qualcuno si arrabbia.
Il socio di Meranda esce allo scoperto: "Sono Francesco Vannucci, ero al Metropol"
Si chiama Francesco Vannucci, ha 63 anni e è di Suvereto in provincia di Livorno. Noto nella Capitale è lavorato spesso in coppia con l'avvocato Meranda cone risulta direttamente a Globalist tramite uomni d'affari che hanno avuto modo di interloquire con lo studio Meranda....
Lui si è autodenunciato con le stesse modalità dell'avvocato massone che ha ammessi di essere il Luca del Metropol.
“lI Francesco del Metropol sono io". Sono le 18.30 quando alla redazione di Milano è arrivata una mail firmata da tale Francesco Vannucci, nella quale si sostiene che il terzo italiano presente alla riunione del 18 ottobre a Mosca con Gianluca Savoini e l'avvocato Gianluca Meranda sia un esperto bancario che "da anni collabora" proprio con Meranda.
Nella mail l'uomo scrive testualmente: "Io sottoscritto Vannucci Francesco, nato a Suvereto (Li) il 11/12/1956, intendo comunicare che in ordine alla vicenda chiamata dalla stampa 'Moscopoli' e segnatamente con riferimento all'incontro del 18/10/2018 presso l'hotel Metropol di Mosca, ero presente in qualità di consulente esperto bancario che da anni collabora con l'avvocato Gianluca Meranda. Specifico inoltre che lo scopo dell'incontro era prettamente professionale e si è svolto nel rispetto dei canoni della deontologia commerciale. Non vi sono state situazioni di natura diversa rispetto a quelle tipiche previste dalle normative che disciplinano i rapporti d'affari. Sono profondamente dispiaciuto di essere indicato in modo a volte ironico, a volte opaco, con lo pseudonimo di "NONNO FRANCESCO "; così come sono profondamente rammaricato di dover con questa mia nota interrompere la privacy mia e della mia famiglia. Confido nella serietà della Magistratura italiana nel capire le chiare dinamiche di questa vicenda. Cordialità. Francesco Vannucci".
Una modalità, quella con cui Vannucci rivela la sua identità e conferma la sua presenza al vertice moscovita finito al centro dell'inchiesta milanese per corruzione internazionale, che ricalca quella di Meranda con il quotidiano 'la Repubblica'. Anche per questo motivo, e per l'ammissione di Vannucci circa la collaborazione con l'avvocato d'affari di origini calabresi, abbiamo contatto via whatsapp lo stesso Meranda. A precisa domanda se confermasse l'identità di Vannucci e il contenuto della mail, il legale ha confermato entrambe le cose, sottolineando: "Se la nota dice che è lui il terzo italiano, non posso smentirla".
Un ulteriore riscontro è arrivato dallo stesso Vannucci, che, al telefono, ha spiegato: "Mi ha dato il vostro numero un avvocato, confermo quello che ho scritto e questo è tutto quello che ho da dire ora".
L'identità di Vannucci è stata però prima smentita seccamente ai piani alti del Tribunale di Milano e poi da altri inquirenti "non confermata". Fonti investigative invitano ad andarci con i piedi di piombo perché tutta la storia è alquanto scivolosa.
Sarà la procura, nelle prossime ore, a chiarire questo ulteriore passaggio ed eventualmente a convocare Vannucci.
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