mercoledì 23 settembre 2020

LITURGIA DEL GIORNO. OGGI SI RICORDA UN GRANDE SANTO: SAN PIO DA PIETRELCINA


San Pio da Pietrelcina



Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Antifona d'ingresso
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice;
nelle tue mani è la mia vita.
Per me la sorte è caduta su luoghi meravigliosi,
magnifica è la mia eredità. (Sal 15,5-6)

Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
per grazia singolare
hai concesso al sacerdote san Pio (da Pietrelcina)
di partecipare alla croce del tuo Figlio,
e per mezzo del suo ministero
hai rinnovato le meraviglie della tua misericordia;
per sua intercessione, concedi a noi,
uniti costantemente alla passione di Cristo,
di giungere felicemente alla gloria della risurrezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Pr 30,5-9)
Non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il mio pezzo di pane.


Dal libro dei Proverbi

Ogni parola di Dio è purificata nel fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
Non aggiungere nulla alle sue parole,
perché non ti riprenda e tu sia trovato bugiardo.
Io ti domando due cose,
non negarmele prima che io muoia:
tieni lontano da me falsità e menzogna,
non darmi né povertà né ricchezza,
ma fammi avere il mio pezzo di pane,
perché, una volta sazio, io non ti rinneghi
e dica: «Chi è il Signore?»,
oppure, ridotto all’indigenza, non rubi
e abusi del nome del mio Dio.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 118)
Rit: Lampada per i miei passi, Signore, è la tua parola.

Tieni lontana da me la via della menzogna,
donami la grazia della tua legge.
Bene per me è la legge della tua bocca,
più di mille pezzi d’oro e d’argento.

Per sempre, o Signore,
la tua parola è stabile nei cieli.
Tengo lontani i miei piedi da ogni cattivo sentiero,
per osservare la tua parola.

I tuoi precetti mi danno intelligenza,
perciò odio ogni falso sentiero.
Odio la menzogna e la detesto,
amo la tua legge.

Canto al Vangelo (Mc 1,15)
Alleluia, alleluia.
Il regno di Dio è vicino;
convertitevi e credete nel Vangelo.
Alleluia.

VANGELO (Lc 9,1-6)
Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.


+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Inviando il suo Unigenito nel mondo, Dio ci ha liberato dalla schiavitù del peccato e ha inaugurato la grande festa della redenzione per tutti gli uomini. Animati dallo spirito del Risorto, invochiamolo dicendo:
Venga il tuo regno, Signore.

Per la Chiesa tutta, perché viva con libertà e umile dedizione il suo compito missionario. Preghiamo:
Per la Chiesa che è in Italia, perché la sua scelta di povertà l'avvicini sempre più alla purezza evangelica e sia di stimolo alla carità fraterna. Preghiamo:
Per i responsabili della comunicazione sociale, perché collaborino a creare una rete di rapporti cordiali tra gli uomini, nella conoscenza e nel rispetto reciproco. Preghiamo:
Per i missionari, perché intrecciando un dialogo con popoli tanto lontani, contribuiscano a far convergere verso Cristo i sentieri degli uomini. Preghiamo:
Per quest'assemblea, perché la parola di Dio ci ispiri gesti di solidarietà verso il prossimo, allargando il nostro cuore alla fratellanza universale. Preghiamo:
Per coloro che assistono gli ammalati.
Per l'evangelizzazione del mondo del lavoro.

O Signore, che ci hai consegnato la legge dell'amore e la missione di annunciare il vangelo a tutti gli uomini, rendici operatori di giustizia, mediatori di pace, messaggeri della tua salvezza per le strade del mondo. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
O Padre misericordioso,
che in san Pio hai impresso l'immagine dell'uomo nuovo,
creato nella giustizia e nella santità,
concedi anche a noi di rinnovarci nello spirito,
per essere degni di offrirti il sacrificio di lode.
Per Cristo nostro Signore.


Antifona di comunione
"In verità vi dico: voi che avete lasciato tutto
e mi avete seguito riceverete cento volte tanto
e avrete in eredità la vita eterna". (Mt 19,28-29)


Preghiera dopo la comunione
O Dio onnipotente,
che in questi sacramenti ci comunichi la forza del tuo Spirito,
fa' che sull'esempio di san Pio
impariamo a cercare te sopra ogni cosa,
per portare in noi l'impronta del Cristo crocifisso e risorto,
che vive e regna nei secoli dei secoli.



Commento
San Pio nacque a Pietrelcina presso Benevento (Italia) nel 1887. Entrò nell’ordine dei Frati minori cappuccini e, promosso al presbiterato, esercitò con grandissima dedizione il ministero sacerdotale soprattutto nel convento di San Giovanni Rotondo in Puglia. Servì nella preghiera e nell’umiltà il popolo di Dio attraverso la direzione spirituale, la riconciliazione dei penitenti e una particolare cura per i malati e i poveri. Pienamente configurato a Cristo Crocifisso, portò a compimento il suo cammino terreno il 23 settembre 1968.

domenica 20 settembre 2020

LITURGIA DELLA XXV DOMENICA T.O.


XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)



Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
“Io sono la salvezza del popolo”,
dice il Signore,
“in qualunque prova mi invocheranno, li esaudirò,
e sarò il loro Signore per sempre”.

Colletta
O Dio,
che nell’amore verso di te e verso il prossimo
hai posto il fondamento di tutta la legge,
fa’ che osservando i tuoi comandamenti
meritiamo di entrare nella vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Oppure:
O Padre, giusto e grande
nel dare all’ultimo operaio come al primo,
le tue vie distano dalle nostre vie
quanto il cielo dalla terra;
apri il nostro cuore
all’intelligenza delle parole del tuo Figlio,
perché comprendiamo l’impagabile onore
di lavorare nella tua vigna fin dal mattino.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Is 55,6-9)
I miei pensieri non sono i vostri pensieri.


Dal libro del profeta Isaìa

Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 144)
Rit: Il Signore è vicino a chi lo invoca.

Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.

SECONDA LETTURA (Fil 1,20-24.27)
Per me vivere è Cristo.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.
Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.
Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo.
Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (At 16,14)
Alleluia, alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo.
Alleluia.

VANGELO (Mt 20,1-16)
Sei invidioso perché io sono buono?


+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
O Padre, le tue vie sovrastano le nostre vie e i tuoi pensieri i nostri pensieri: irrompi nei nostri cuori e ispira le nostre preghiere, perché possiamo accogliere e comprendere la tua logica d’amore.
Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore.

1. Perché tutti i battezzati si sentano amati e prescelti per una missione da svolgere nella Chiesa, impegnandosi a riconoscere il progetto che il Signore ha per ciascuno di loro. Preghiamo.
2. Perché l’uomo del nostro tempo, che insegue sensazioni e novità, scopra la bellezza e la grandezza della fede e dunque àncori sempre più la sua vita in Cristo. Preghiamo.
3. Per gli anziani, perché orientino la loro esistenza verso i valori eterni, vivendo con sollecitudine e zelo la dimensione della preghiera. Preghiamo.
4. Per chi ha vissuto nella dissipatezza, sciupando il suo tempo e le sue qualità, perché si ravveda e sperimenti la gioia di essere accolto dal Signore come un operaio dell’ultima ora. Preghiamo.
5. Perché nella nostra comunità non ci sia indifferenza o pigrizia, ma vengano valorizzati i carismi di ciascuno per il bene comune. Preghiamo.

Ascolta, o Padre, le nostre preghiere, che rivolgiamo a te per collaborare al tuo disegno di salvezza, come operai nella vigna del mondo. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte
Accogli, o Padre, l’offerta del tuo popolo
e donaci in questo sacramento di salvezza
i beni nei quali crediamo e speriamo con amore di figli.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Hai dato, Signore, i tuoi precetti,
perché siano osservati fedelmente.
Siano diritte le mie vie nell’osservanza
dei tuoi comandamenti. (Sal 119,4-5)

Oppure:
“Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore,
e le mie pecore conoscono me”, dice il Signore. (Gv 10,14)

Oppure:
“Gli ultimi saranno i primi, e i primi gli ultimi”,
dice il Signore. (Mt 20,6)


Preghiera dopo la comunione
Guida e sostieni, Signore, con il tuo continuo aiuto
il popolo che hai nutrito con i tuoi sacramenti,
perché la redenzione operata da questi misteri
trasformi tutta la nostra vita.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
Gesù ci svela quanto la sua logica sia diversa dalla nostra e la superi.
Nella sua vigna c’è spazio per tutti e ogni ora può essere quella giusta. Così come ogni nostra situazione di vita deve essere la vigna che ci è affidata per curarla e metterla in grado di portare molto frutto e questo non per rinchiuderci egoisticamente in un ambito ristretto ma per riconoscerci, a partire dal concreto dell’esistenza, “lanciati sulle frontiere della storia”, per essere cioè veri evangelizzatori e missionari.
Siamo tutti pronti a riconoscerci tra gli operai che hanno accettato l’invito della prima ora, ma quale potrà essere la chiamata che il Signore ci riserva per l’ultima ora, per la sera della nostra vita?
Riconoscersi tra i chiamati alla salvezza deve significare renderci disponibili ad accogliere ogni chiamata, anche la meno gratificante, la più difficile e dolorosa.

sabato 19 settembre 2020

Tutti i vermi dell’OMS, l’altra faccia di Big Pharma

IN QUESTO INTERESSANTE ARTICOLO LA PROVA DELLA MALAFEDE DI OMS E BIG PHARMA CHE DOVREBBERO ESSERE INCOMPATIBILI E INVECE VANNO A BRACCETTO. UN CONFLITTTO D'INTERESSI PALESE E GROTTESCO!!

Leggo sul blog di Gioia Locati (http://blog.ilgiornale.it/locati/2018/01/29/vermi/) l’argomentazione del Dott. Franchi:


Le informazioni che seguono sono state raccolte e approfondite dal dottor Fabio Franchi, infettivologo. Pubblicate stamani sulla sua pagina Facebook, meritano di fare il giro del globo. Documentano uno sfruttamento a scopo di lucro, compiuto alla luce del sole su milioni di bambini nel mondo, perlopiù in Africa.

In sostanza: si distribuiscono farmaci su larga scala, pur sapendo che il loro impiego è inutile. Per farlo è stato creato un organismo mondiale, la “Coalizione STH”,che coordina 55 strutture, con lo scopo di eradicare i parassiti intestinali dai bambini. Peccato che – secondo diversi studi scientifici – non siano emersi benefici dai trattamenti. Dare il farmaco o un placebo si è rivelata la stessa cosa (ai fini di mortalità, aumento di peso o di altezza). Si consideri che l’antiparassitario è somministrato indistintamente a tutti, indipendentemente dalla presenza o meno di infestazione (!).

Ecco i dettagli.

“L’OMS consiglia un trattamento anti-elmintico (sono i parassiti intestinali) di massa per i bambini nonostante la mancanza di benefici.” Questo è il titolo di una pubblicazione di ottobre sul British Medical Journal in un articolo a pagamento (allego screenshot della prima pagina).

Si legge: “L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2017 ha fortemente raccomandato il TRATTAMENTO DI MASSA DI CENTINAIA DI MILIONI di bambini per eliminare le infestazioni da elminti, pur ammettendo che le prove non dimostrano che ne trarranno beneficio”. E ancora: “Una revisione Cochrane, pubblicata nel 2015 non trovò alcun evidenza che eliminando gli elminti intestinali trattando tutti bambini in un’area dove gli elminti sono endemici migliorava il peso, l’altezza o lo stato nutrizionale dei bambini. Una revisione Campbell, pubblicata nel 2016 confermò questi riscontri”.

Continua sul sito della fonte: blog.ilgiornale.it

Ho messo in evidenza in grassetto la Cochrane. Ma chi è?

Sul loro sito scrivono (http://www.cochrane.org/about-us):

Who are we?
We are a global independent network of researchers, professionals, patients, carers, and people interested in health.

…ricercatori, professionisti, pazienti, assistenti… che si interessano di salute.

Questa associazione si prefigge anche il compito di effettuare ricerche sull’efficacia di certi trattamenti, come i vaccini per esempio.

Ha collaborato con essa anche il dirigente ASL Piemonte Vittorio Demicheli, che si dichiara scevro da conflitto d’interessi, per lo meno non diretti, ecco.

Questa la slide con la quale si è presentato al pubblico alla conferenza tenutasi nell’aula magna dell’ospedale di Biella il 2 di dicembre 2017:


Perché menzioniamo la Cochrane Collaboration? Perché negli enti di facciata occorre guardare sempre dietro le quinte, chi tira i fili. Oggi, per capire gli interessi nascosti e gli obbiettivi prefissi non bisogna farsi abbagliare dall’apparenza fatta di sigle tranquillizzanti. Bisogna vedere chi li sostiene, e che quindi ne decide le intenzioni.

Questo l’elenco dei primi due grandi finanziatori della Cochrane (http://www.cochrane.org/about-us/our-partners-and-funders/our-funders):
More than £ 1 million
National Institute for Health Research (UK)
National Institutes of Health (USA)
Den danske regering/The Danish Government (Rigshospitalet Research Committee) (Denmark)
£ 500K to 1 million
Bill & Melinda Gates Foundation (USA)
National Health and Medical Research Council (Australia)

Ecco, sempre lo zampino di zio Bill, come in Cochrane così in OMS.

NOTA: Se andate a verificare oggi, la fondazione di Bill non è più tra i finanziatori della Cochrane. Che si siano accorti che sono stati presi con le mani nella marmellata? Oppure hanno deciso di finanziare per altre vie? Tutti i nodi verranno al pettine al tempo opportuno, statene certi.

La lunga mano di Bill Gates in OMS è dichiarata dai quotidiani nazionali; la andiamo a prendere lì, perché vogliamo mettervi al corrente attraverso le fonti del Sistema, in modo da comprendere come esso le cose ce le dica, sfacciatamente:


“Ormai l’OMS è costretta a tenere conto di quello che Gates ritiene prioritario, come nel caso della polio”, obietta il professor Flahault. Anche perché, nel 2016, Bill & Melinda Gates, con 280 milioni di dollari, sono stati i secondi donatori per importanza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Dietro agli Stati Uniti e davanti al Regno Unito. Da sottolineare, pure, che mentre nel 1970 l’80% del bilancio dell’Oms era costituito dai contributi degli Stati membri e il 20% da quelli di privati, oggi il rapporto é l’esatto contrario. Con il risultato che interi dipartimenti dell’organizzazione sono finanziati, per intero, dalla fondazione Bill & Melinda Gates.


Ma vogliamo andare oltre e togliere una parte della colpa a Bill per riversarla anche su altri. È una storia del 2010 ma è più che mai attuale. Leggiamo dal Daily mail dell’edizione del 13 agosto 2010:


Ma oggi è emerso che molti degli scienziati del gruppo di emergenza dell’OMS avevano legami con aziende come GlaxoSmithKline, che ha fatto milioni di vaccini contro l’influenza suina.

A seguito di rivelazioni del Daily Mail all’inizio dell’anno, più della metà degli scienziati che consigliavano alla task force del governo britannico sulla pandemia aveva legami con giganti del farmaco.

Uno dei 15 scienziati che consigliavano all’OMS era il professore britannico Neil Ferguson – che l’anno scorso aveva avvertito che la pandemia sarebbe stata così grave che tutte le scuole avrebbero dovuto chiudere.

Da allora è emerso che il professor Ferguson aveva agito come consulente per Roche, che produce Tamiflu, così come GSK Biologicals fino al 2007.

La professoressa Maria Zambon, che era anche nel panel, dal Centro per le Infezioni dell’Agenzia per la Protezione della salute del Regno Unito, ha detto di aver ricevuto finanziamenti da diversi produttori di vaccini, tra cui Sanofi, Novartis, CSL, Baxter e GSK.


Ma continua il Dott. Franchi (infettivologo):


1) Cifre a confronto: 675 milioni di bambini (come minimo!) da trattare due volte all’anno. Popolazione Unione Europea: 510 milioni di abitanti.

2) Gli antiparassitari non sono scevri da effetti avversi, che in questo caso non saranno compensati da alcun beneficio, neppure teorico.

3) Il costo ricadrà sulle spalle dei contribuenti attivi dell’OMS, tra i quali spiccano gli italiani. Gli Italiani sono complici, che ne siano o no consapevoli.

4) Viene abbattuta un’altra barriera (penso sia l’ultima): il trattamento, in forma ricattatoria od obbligatoria (di massa, non più individuale), viene svincolato totalmente dal risultato.

Non c’è più bisogno neppure della finzione che sia mirato ad ottenere un beneficio sia pure teorico, sia pure fasullo, sia pure fittizio. Si fa pur sapendo che non servirà.

Continua sul sito della fonte: blog.ilgiornale.it

A questo punto come non affermare che l’OMS sia in mano a quei criminali in camice bianco chiamati GlaxoSmithKline, Novartis, Merck, Sanofi Pasteur… E come non sospettare che lo siano anche altre realtà divenute funzionali al Sistema, come le ONG, l’ONU, l’UNICEF, il WWF e compagnia bella?

Imploderanno su se stesse. Basta solo aspettare con pazienza il risveglio di un numero sufficiente di Coscienze… 



LITURGIA DEL GIORNO


Sabato della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)


Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
Da’, o Signore, la pace a coloro che sperano in te;
i tuoi profeti siano trovati degni di fede;
ascolta la preghiera dei tuoi fedeli
e del tuo popolo, Israele. (cf. Sir 36,15-16)

Colletta
O Dio, che hai creato e governi l’universo,
fa’ che sperimentiamo la potenza della tua misericordia,
per dedicarci con tutte le forze al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Cor 15,35-37.42-49)
È seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità.


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, qualcuno dirà: «Come risorgono i morti? Con quale corpo verranno?». Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore. Quanto a ciò che semini, non semini il corpo che nascerà, ma un semplice chicco di grano o di altro genere. Così anche la risurrezione dei morti: è seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità; è seminato nella miseria, risorge nella gloria; è seminato nella debolezza, risorge nella potenza; è seminato corpo animale, risorge corpo spirituale.
Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale. Sta scritto infatti che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste, così anche i celesti. E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 55)
Rit: Camminerò davanti a Dio nella luce dei viventi.

Si ritireranno i miei nemici,
nel giorno in cui ti avrò invocato;
questo io so: che Dio è per me.

In Dio, di cui lodo la parola,
nel Signore, di cui lodo la parola,
in Dio confido, non avrò timore:
che cosa potrà farmi un uomo?

Manterrò, o Dio, i voti che ti ho fatto:
ti renderò azioni di grazie,
perché hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei piedi dalla caduta.

Canto al Vangelo (Lc 8,15)
Alleluia, alleluia.
Beati coloro che custodiscono la parola di Dio
con cuore integro e buono
e producono frutto con perseveranza.
Alleluia.

VANGELO (Lc 8,4-15)
Il seme caduto sul terreno buono sono coloro che custodiscono la Parola e producono frutto con perseveranza.


+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano.
Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Dio ha donato per la nostra salvezza il suo Verbo Gesù, che ha seminato nei nostri cuori la buona semente del vangelo. Con fiducia, invochiamolo dicendo:
Aiutaci, o Dio, a custodire la fede!

Quando il corpo della Chiesa è lacerato e la carità è offesa. Noi ti invochiamo:
Quando l'opinione pubblica è più allettante della parola di Cristo. Noi ti invochiamo:
Quando è difficile chiedere o dare perdono per ricostruire il tessuto comunitario nella famiglia, nei gruppi, nelle nostre città. Noi ti invochiamo:
Quando i cristiani sono chiamati a dare testimonianza della tua parola. Noi ti invochiamo:
Quando le nostre buone intenzioni non sono gratificate dal successo e ci sembra che il nostro operare, sperare e amare non dia frutto. Noi ti invochiamo:
Quando il Maligno sembra prevalere sul mondo. Noi ti invochiamo:
Quando nelle difficoltà di ogni giorno non riusciamo a testimoniare il vangelo con limpidezza. Noi ti invochiamo:
Quando il tuo regno è confuso tra le opere dell'uomo. Noi ti invochiamo:
Quando la sofferenza ci raggiunge in profondità. Noi ti invochiamo:

O Signore, fonte di ogni vita, irrora con la rugiada del tuo amore i nostri cuori aridi e assetati di salvezza, perché possiamo portare frutti abbondanti. Te lo chiediamo per Cristo, tua parola vivente, che regna con te nei secoli dei secoli. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli con bontà, Signore,
i doni e le preghiere del tuo popolo,
e ciò che ognuno offre in tuo onore
giovi alla salvezza di tutti. Per Cristo nostro Signore.


Antifona di comunione
Quanto è preziosa la tua misericordia, o Dio!
Gli uomini si rifugiano all’ombra delle tue ali. (Sal 36,8)

Oppure:
Il calice della benedizione che noi benediciamo
è comunione con il sangue di Cristo;
e il pane che spezziamo
è comunione con il corpo di Cristo. (cf. 1Cor 10,16)


Preghiera dopo la comunione
La potenza di questo sacramento, o Padre,
ci pervada corpo e anima,
perché non prevalga in noi il nostro sentimento,
ma l’azione del tuo Santo Spirito.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
Essere una terra buona! Questa parabola del seme colpisce perché è esigente. Ma cerchiamo di non cadere in falsi problemi. Certo, noi dobbiamo chiederci in quale tipo di terra ci poniamo. Ma non è qui che troveremo il dinamismo necessario per divenire terra buona in cui la parola produrrà cento frutti da un solo seme. Piuttosto guardiamo, ammiriamo e contempliamo la volontà di Dio, che vuole seminare i nostri cuori. La semente è abbondante: “Il seminatore uscì a seminare la sua semente”. Il Figlio di Dio è uscito, è venuto in mezzo agli uomini per questo, per effondere la vita di Dio e per seminare in abbondanza. Sapersi oggetto della sollecitudine di Dio, che vede la nostra vita come un campo da fecondare. Il nostro Dio è un Dio esigente perché è un Dio generoso.
E la sua generosità arriva ancora più in là. Dio è il solo a poter preparare il campo del nostro cuore perché sia pronto ad accogliere la sua parola. Certo, dobbiamo essere vigili per evitare le trappole del tentatore, per eliminare le pietre e le spine, ma solo la nostra fiducia, il nostro rivolgerci fiduciosi a Dio dal quale deriva ogni bene, ce lo permetterà.
Dio vuole fecondare la nostra vita. Possa egli preparare anche il nostro cuore. Noi siamo poveri di fronte a lui e solo l’invocazione rivolta a lui dal profondo della nostra miseria può far sì che diveniamo “terra buona”.

giovedì 17 settembre 2020

Usare la tragedia di Caivano per far passare una legge

LA SCONCERTANTE VERITA' DIETRO LA TRAGEDIA: VOGLIONO FAR PASSARE LA LEGGE PRO LGBT

I giornali, Zan, Vendola, l’Arcigay spingono perché si approvi il ddl antiomofobia. Ma il parroco del paese si ribella




«Le bugie non si dicono mai, fanno fare sempre brutta figura e anziché promuovere una battaglia di giustizia e di verità contribuiscono a creare confusione. Ma perché mai quell’associazione sente il bisogno di tirare il ballo il parroco del “Parco Verde” per supportare tesi precostituite?». Ieri su Avvenire don Maurizio Patriciello, parroco al Parco Verde di Caivano (Napoli), il luogo dove si è consumata la tragedia della morte di Paola Gaglione, si è difeso dagli attacchi dell’Arcigay. «Che fare allora? Accapigliarsi? Sparare a zero, dire, stradire e poi smentire? Aggiungere dolore a dolore, sofferenza a sofferenza, o piuttosto armarsi di umana carità e di pazienza, e aspettare che le indagini ci diano informazioni certe che non tengano conto di (pre)giudizi ideologici? Siamo, forse, garantisti a intermittenza, solo quando ci conviene?».
Fatti e versioni

Ieri ci sono stati i funerali della diciottenne, celebrati proprio da don Patriciello che conosce bene la famiglia e che, 17 anni fa, battezzò Paola. Al momento, sull’accaduto esistono alcuni fatti appurati e poi due diverse interpretazioni. Si sa che Paola e Ciro (questo il nomignolo della ragazza trans con cui era andata a convivere abbandonando la famiglia) sono stati inseguiti sul motorino dal fratello di lei, Michele, ora in carcere. Paola è caduta dal motorino ed è morta. Secondo Ciro, Michele, contrario alla loro relazione, li avrebbe colpiti, causando la caduta. Secondo Michele, invece, nulla di tutto questo sarebbe accaduto e li avrebbe inseguiti per convincere la sorella a tornare a casa. La famiglia crede alla versione del figlio.


Le interviste di Vendola e Zan

Il caso è uscito dalle pagine di cronaca nera per approdare su quelle nazionali per via della transessualità di Ciro. Si tratta di un omicidio motivato dall’odio e dall’omofobia, titolano i giornali che sanno bene che alla Camera giace la proposta di legge Zan. Sempre ieri sono apparse due interviste che sposavano questa interpretazione: la prima, sul Manifesto ad Alessandro Zan, relatore (Pd) del testo di legge: «Ormai siamo ripiombati nel delitto d’onore, con una cultura machista e patriarcale che vuole impedire a una donna di scegliere chi amare e di realizzare il proprio progetto di vita». Zan, ovviamente, spinge perché il suo testo sia approvato al più presto: «Una legge che questo paese non può più attendere».

L’altra intervista è stata rilasciata da Nichi Vendola, storico esponente della comunità gay italiana, ex presidente della Regione Puglia, “padre” di un bambini nato tramite utero in affitto, che al Corriere ha parlato di «mentalità medioevale» e «omofobia e transfobia ingredienti tipici della propaganda sovranista e della pubblicistica della destra radicale in ogni parte del mondo». Quindi anche Vendola auspica l’approvazione di una legge che «non mi pare» contenga «norme di criminalizzazione delle opinioni».

Mainstream lgbt

Il giochino è dunque sempre lo stesso: usare un caso di cronaca per spingere una legge che, a conti fatti, è inutile perché non aggiungerebbe altro a quelle già presenti. Se le accuse oggi rivolte a Michele si rivelassero fondate, si arriverebbe a una condanna per omicidio preterintenzionale e violenza personale con l’aggravante dei futili motivi (è il reato di cui ora è accusato). La legge Zan, come abbiamo scritto tante altre volte, non ha come scopo quello di proteggere le persone omosessuali, ma solo quello di limitare la libertà di pensiero e parola di chi non s’adegua al mainstream lgbt.
Morte, dov’è la tua vittoria?

A suo modo, anche questo terribile caso, ne è una conferma, come ha scritto ieri don Patriciello su Avvenire. Egli è stato accusato dall’Arcigay di aver «alimentato la cultura dell’intolleranza» perché non ha voluto sposare a priori il movente dell’omofobia. Il sacerdote ha così dovuto chiarire di essersi limitato a riportare il pensiero della famiglia, ma nei giorni precedenti aveva invitato tutti ad aspettare prima di emettere giudizi sommari. Soprattutto aveva inviato tutti a comprendere meglio la situazione di Paola, che aveva abbandonato la famiglia per andare a convivere con Ciro, pur non avendo una casa né un lavoro.

Tra tante parole, una parola cristiana

Ieri nella omelia alle esequie, il parroco ha evitato ogni commento ai fatti di cronaca (che vanno appurati) e si è rivolto direttamente a Dio per trovare un senso a questa brutta storia. Ha poi così concluso: «Paola, Cristo è risorto e tu risorgerai con lui. O morte dov’è la tua vittoria? Oggi vogliamo pregare per te, Paola, perché il Signore ti tenga stretta tra sue adorabili braccia. E per tutti tutti coloro che su questa terra ti hanno amato e che hanno il cuore trafitto da una spada di fuoco. E tutti insieme, piccoli e grandi, parenti, amici e conoscenti, vogliamo chiederti perdono per non essere stati capaci di custodire la tua fragile e preziosissima vita».

LITURGIA DEL GIORNO


Giovedì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)





Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
Da’, o Signore, la pace a coloro che sperano in te;
i tuoi profeti siano trovati degni di fede;
ascolta la preghiera dei tuoi fedeli
e del tuo popolo, Israele. (cf. Sir 36,15-16)

Colletta
O Dio, che hai creato e governi l’universo,
fa’ che sperimentiamo la potenza della tua misericordia,
per dedicarci con tutte le forze al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Cor 15,1-11)
Così predichiamo e così avete creduto.


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.
Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 117)
Rit: Rendete grazie al Signore perché è buono.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.

Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.

Canto al Vangelo (Mt 11,28)
Alleluia, alleluia.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi,
e io vi darò ristoro, dice il Signore.
Alleluia.

VANGELO (Lc 7,36-50)
Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato.


+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Fratelli, abbiamo nei cieli un Padre buono e ricco di misericordia. Fedele alle sue promesse, egli va tessendo con l'umanità una storia di salvezza e di riconciliazione. Perciò, confidenti, lo invochiamo dicendo:
Padre misericordioso, aiutaci!

Perché il perdono, per la chiesa, sia la più efficace testimonianza delle sue origini dal costato di Cristo. Preghiamo:
Perché i laici si sentano sempre più afferrati dal vangelo e lo dimostrino nella trasparenza della vita. Preghiamo:
Perché alla Chiesa non manchino mai vocazioni religiose e sacerdotali, testimoni nel mondo della risurrezione di Cristo. Preghiamo:
Perché non trascuriamo di chiedere a Dio i doni spirituali, mentre lo ringraziamo delle sue provvidenze materiali. Preghiamo:
Perché, nel desiderio di riconciliarsi con Dio, non ci sentiamo scoraggiati dalla nostra fragilità, ma liberati dalla sua misericordia. Preghiamo:
Perché i confessori abbiano scienza e carità.
Per il seminario diocesano.

O Padre, lo Spirito che dal giorno del battesimo abita nei nostri cuori, faccia della nostra preghiera un sacrificio di lode a te gradito. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli con bontà, Signore,
i doni e le preghiere del tuo popolo,
e ciò che ognuno offre in tuo onore
giovi alla salvezza di tutti. Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Quanto è preziosa la tua misericordia, o Dio!
Gli uomini si rifugiano all’ombra delle tue ali. (Sal 36,8)

Oppure:
Il calice della benedizione che noi benediciamo
è comunione con il sangue di Cristo;
e il pane che spezziamo
è comunione con il corpo di Cristo. (cf. 1Cor 10,16)


Preghiera dopo la comunione
La potenza di questo sacramento, o Padre,
ci pervada corpo e anima,
perché non prevalga in noi il nostro sentimento,
ma l’azione del tuo Santo Spirito.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
La misericordia, la gioia di Dio che ama fino al perdono, la gioia di Dio che vede questa donna compiere un atto di fede nel suo amore. Credere all’amore. Credere alla misericordia per essere testimoni dell’amore, della misericordia, perché il nostro mondo ha bisogno proprio di questa testimonianza. Il nostro mondo è duro. Non crede all’amore gratuito, all’amore che si fa dono, alla misericordia. Nel dire ciò noi non ci lamentiamo della durezza dei tempi perché la misericordia di Dio è operante. Io ne sono la prova vivente, perché per me Cristo ridice di nuovo la storia della peccatrice.
Essere consapevoli di essere frutto della misericordia di Dio. Cristo ci ha dato un segno della sua dolce misericordia col sacramento della penitenza. È per noi abitualmente fonte di vita? Lasciamo regolarmente a Cristo la gioia di perdonarci? Questo è infatti il sacramento della penitenza: un atto di fede nell’amore. Molto spesso ci teniamo lontani da questo sacramento. Noi pensiamo innanzi tutto alla confessione dei nostri peccati: la confessione è certamente di capitale importanza. È un’azione dell’uomo libero che si riconosce povero e peccatore di fronte a Dio. Dovremmo invece pensare di più alla gioia di Dio che, ogni volta che un uomo, in un atto libero e bello della sua volontà, si rivolge a lui per essere perdonato, si vede riconoscere Amore misericordioso.
Grazie al sacramento della penitenza, il battezzato si sente divenire oggetto del perdono e potrà allora essere soggetto della misericordia. Potrà testimoniare che Dio è amore, se lui stesso si lascia rigenerare nell’amore. Il sacramento della penitenza è la realizzazione della profezia: “Vi darò un cuore nuovo”. La penitenza è un cambio di cuori. L’uomo dà a Dio il proprio cuore indurito dal peccato e Dio lo rigenera, lo riscalda con il perdono. Il battezzato potrà allora amare e a sua volta perdonare.

mercoledì 16 settembre 2020

Il genero di Trump, Jared Kushner, è l'anticristo profetico?

UN INTERESSANTE ARTICOLO SULL'IDENTITA' DELL'ANTICRISTO. ANCHE ALTRE FONTI SEMBRANO CONCORDARE.  


Jared Kushner, il genero di Donald Trump (uomo di Ivanka Trump) ha tutte le caratteristiche dell'anticristo profetico. Non solo è un ebreo ortodosso, ma ha anche acquistato la proprietà come un miliardario immobiliare sulla 666 Fifth Avenue a New York. In quell'edificio il sesto piano era stato affittato dalla società Lucent Technologies. Questa azienda non è direttamente correlata a Kushner, ma è notevole che Lucent Technologies possa essere collegata alla tecnologia dei chip RIFD. Per la vera profezia dei fan tra di noi, quella tecnologia ovviamente ricorda immediatamente il marchio della bestia del libro biblico di Revelation 13: 6.
Ora non voglio dare l'impressione che si tratti di un sito Web cristiano o di promozione della religione. Sto solo cercando di mostrare al lettore che sta iniziando a sembrare sempre più simile a una sceneggiatura e che questo a sua volta dà forti indicazioni che siamo in una realtà pre-programmata (simulazione).
Questa teoria della simulazione non è supportata solo da prove scientifiche, ma può quindi essere sempre più presa dalle profezie religiose e dalla loro realizzazione. Tutto ciò si basa sul principio di base che importa solo le forme con l'osservazione, come mostrato nell'esperimento di doppie fenditure. Scopriremo sempre più che l'anima è l'osservatore in un gioco multiplayer pre-programmato, le cui profezie espongono la sceneggiatura (la programmazione di base)?
Che cosa, allora, fa la summenzionata sezione della Bibbia profetica Revelation 13: 6? Bene, puoi leggere da solo:
E fa sì che tutto, il piccolo e il grande, il ricco e il povero, il libero e gli schiavi, abbiano un marchio sulla loro mano destra o sulla loro fronte, e che nessuno possa comprare o vendere, ma chiunque sia il marchio, il nome della bestia o il numero del suo nome. Ecco la saggezza: chi comprende ha calcolato il numero della bestia, perché è un numero di un uomo e il suo numero è di seicentosessantasei.
Ma c'è di più. Trump sembra essere collegato alle profezie del libro biblico di Daniele sull' Antico Testamento. I segnali dell'ultimo anno 2 puntano in quella direzione. Ad esempio, la rivolta attorno a Stormy Daniëls sembra un nome che si riferisce alla tempesta dalla visione di Daniele. L'osservazione di Trump sulla sua prima opportunità fotografica alla stampa "la calma prima della tempesta" si riferisce anche alla profezia di Daniele. leggere questo articolo per una spiegazione dettagliata. E che quel profeta sia conosciuto per le sue "profezie del tempo della fine"; quelli in cui c'è, tra le altre cose, l'arrivo dell'anticristo.
Sono soprattutto i casi in cui Jared Kushner si impegna (o può essere collegato) in modo da poterlo identificare come l'anticristo profetico. Ora non credo in nessuno dei due anticristo ma considero questi personaggi (dal punto di vista della teoria della simulazione) come avatar che svolgono un compito nella simulazione luciferiana. 
La caratteristica più importante dell'anticristo menzionata nelle profezie è forse che concluderà un trattato di pace nei confronti di Israele. Almeno, questo è ciò che molti nel mondo cristiano traggono da un testo tratto da una profezia del libro biblico di Daniele (Daniel 9: 17 per la precisione). Più notevole è che questo trattato di pace è forse la missione principale di Jared Kushner. Quindi afferma che c'è un importante trattato di pace tra Israele e Palestina in preparazione (vedi questo colloquio).
Ultimo ma non meno importante, il cosiddetto anticristo profetico dovrebbe essere un principe; almeno questo è ciò che sostengono molti ricercatori della Bibbia (vedi per esempio qui). Ora Jared Kushner non è davvero un principe (anche se nessun programma di riproduzione della linea di sangue degli avatar faraonici nascosti probabilmente non verrà mai alla luce), ma è sempre più chiamato il principe ereditario di Trump (vedi voorbeeld).
Quindi possiamo dire che dovremmo tenere d'occhio quest'uomo e che potremmo avere un altro segno che tutte le religioni e tutte le profezie fanno probabilmente parte di una grande sceneggiatura. Si può considerare questa una teoria di cospirazione contorta. Ma solo il tempo lo dirà. Se quel trattato di pace dovesse arrivare presto, ripensate a quella strana teoria del complotto.


L’Apocalisse, dal 666 all’Anticristo: la spiegazione dei simboli


SIAMO NEI TEMPI PROFETIZZATI DALL'APOCALISSE E GLI EVENTI SI SUSSEGUONO A VELOCITA' IMPRESSIONANTE, NON ULTIMO LO "STORICO ACCORDO DI PACE" IN MEDIO ORIENTE. MEGLIO ESSERE PREPARATI....

L’Apocalisse è senza dubbio uno dei libri più complessi della Bibbia ed una sua lettura superficiale può determinare gravi e diffusi errori di interpretazione. Si tratta di un testo che ha profondi legami con la tradizione biblica dell’Antico Testamento e soprattutto con la cosiddetta corrente apocalittica introdotta dal profeta Daniele. È difficile comprendere il libro dell’Apocalisse senza un’adeguata conoscenza dell’Antico Testamento, in particolare degli scritti profetici, del libro di Daniele, di Ezechiele e dell’Esodo. 

Per discernere la struttura portante del Libro dell’Apocalisse è necessario, innanzitutto, presupporne una suddivisione in due parti di diversa ampiezza. Tale ripartizione costituisce l’opinione maggioritaria degli studiosi, mentre l’alternativa sarebbe quella di ritenere che sia stato elaborato, seguendo uno schema a “chiasmo”, cioè incrociato (dalla lettera greca chi, che si scrive come una X). Pertanto, si considera il libro dell’Apocalisse suddiviso in due parti: i capitoli 1-3 possono essere denominati “Cristo e le sette chiese d’Asia” (prima parte); i capitoli 4-22 possono essere, invece, ricordati come “Piano ed intervento di Dio nella storia” (seconda parte). L’Apocalisse di Giovanni è il solo scritto di genere apocalittico presente nel nuovo Testamento, attribuito in maniera pseudoepigrafica all’omonimo evangelista, ma in realtà redatto da un personaggio che, all’epoca, viveva sull’isola greca di Patmos, molto prossima alla penisola anatolica, l’attuale Turchia. Alcuni racconti simili si trovano nell’ambito della letteratura giudaica extrabiblica ed anche nella tradizione islamica che individua in Gesù, colui che dovrà tornare alla fine dei tempi per assistere Dio nel giudizio finale.

Al di là delle interpretazioni sensazionalistiche e catastrofiche, di cui non solo bisogna diffidare, ma contro cui è necessario combattere con un’opportuna azione di diffusione culturale, lo scopo ed il contenuto del libro dell’Apocalisse sono quelli di far conoscere Gesù Cristo ed il piano di Dio nella storia umana, un vero e proprio compito di “svelare”, di “togliere il velo”, così come precisato dallo stesso autore nei primi versetti e come lo stesso termine greco “apocalypsis” vuole indicare.

Uno sguardo d’insieme del testo evidenzia come il principio ordinatore del testo sia il “settenario”. Il numero sette è ampiamente usato nella Bibbia per indicare un ciclo “perfetto” di eventi, a cominciare dal racconto della creazione. Quattro “settenari” imprimono il ritmo del libro dell’Apocalisse, guidando il lettore e l’interprete nella difficile azione di decodifica del testo. È opportuno sottolineare che ciascun settenario è introdotto da alcune visioni o antefatti che hanno lo scopo di rendere più definito il messaggio di Giovanni. Il settenario riguardante le “sette Chiese d’Asia” è preceduto dalla cristofania iniziale; il settenario dei sigilli aperti dall’Agnello si apre con la visione del Trono e del rotolo; singolare si presenta il settenario delle trombe, in quanto non è introdotto da antefatti, mentre l’idolatria della bestia costituisce l’evento introduttivo del settenario delle coppe. Gli studiosi hanno cercato di dimostrare come Giovanni abbia composto il testo, prevedendone a priori diverse chiavi di lettura, almeno una più superficiale e l’altra più profonda. L’utilizzo delle immagini allegoriche, pertanto, deve essere considerato in linea con le legittime aspettative dei lettori dell’epoca, abituati ad un genere narrativo strutturato su più strati interpretativi.

La simbologia e i numeri

La simbologia numerica è stata ampiamente studiata dagli esegeti, ponendo numerose ed intricate difficoltà interpretative. I numeri simbolici più importanti e ricorrenti sono il sette e il dodici, anche se hanno una certa rilevanza anche il tre, il quattro ed il dieci. Un’analisi più dettagliata merita il 666, il numero della bestia, quello divenuto più famoso nell’immaginario collettivo, nelle epoche successive alla redazione del testo e nella cultura di massa contemporanea.

Come si è detto in precedenza, è addirittura il numero sette ad attribuire un’impronta strutturale all’intero libro, attraverso l’espediente narrativo dei settenari. Giovanni parte da una tradizione ben consolidata, in quanto il numero sette era ritenuto sacro dalla maggior parte delle culture antiche, che lo associavano alla perfezione dell’agire divino. Il dieci, collegato alla durata delle tribolazioni, con ragionevolezza richiama il numero delle dita delle mani, significando un periodo di tempo cospicuo, comunque “misurabile” e, per questo, sotto il controllo di Dio. Il simbolismo del numero quattro, così come era stato per i Pitagorici, riguarda la totalità cosmica dell’azione universale di Dio, nonché il numero delle creature metaforicamente rappresentate nell’immagine dei Quattro Viventi. Il numero dodici ed i suoi multipli stanno ad indicare, invece, il popolo di Dio, traendo chiara origine dalle dodici tribù di Israele, a ciascuna delle quali si attribuiscono 12.000 membri, contrassegnati con il sigillo del Dio vivente, con il risultato totale di 144.000, menzionato in due occasioni nel testo di Giovanni.

Passando all’analisi del numero tre, per l’autore di Apocalisse, esso non simboleggia soltanto l’ordine e la perfezione divina, ma anche le forze del male riescono, in qualche modo, ad impossessarsene, seppure in maniera temporanea, costituendo un abominevole sodalizio diabolico. Alla Trinità divina, Giovanni oppone una trinità idolatrica, composta dal dragone, Satana, dalla bestia che viene dal mare, l’Anticristo e dalla bestia che viene dalla terra, lo Pseudoprofeta. Nella visione dell’autore, pertanto, ad una Triade divina che dispensa grazia e pace, si oppone una trinità infernale imperfetta, fonte di tribolazione e di persecuzione, nonché di perdizione per coloro che ne rimangono affascinati.

Il 666

Un discorso a parte merita il 666, il “marchio della bestia”, in quanto le interpretazioni del fatidico numero sono numerose e controverse. Il più antico ed attendibile commentatore fu Ireneo da Lione, vescovo e santo che raccolse ed elaborò le interpretazioni precedenti, difendendo in primo luogo la sequenza 666, contro le varianti testuali 616 e 665, riportate in alcuni manoscritti. Ireneo parla di tre termini greci, fino ad allora ritenuti collegabili al 666: euanthas, lateinos e teitan. Il primo termine rappresenterebbe la libera traduzione in greco del nome latino del procuratore della Giudea, Gessio Florio, dal 64 al 66 d.C.; il secondo termine, traslitterazione greca di latinus, si riferirebbe all’impero romano; il terzo termine avrebbe come oggetto non solo i Titani della mitologia greco-latina, ma anche l’antico culto del sole. In più Ireneo ricerca nella Sacra Scrittura altri passi che richiamerebbero il 666: il più celebre è costituito dai 600 anni di Noè, che dovrebbero essere sommati ai sessanta cubiti di altezza e ai sei di larghezza della statua di Nabucodonosor, l’iniquo imperatore babilonese. In realtà, Ireneo vuole dimostrare che l’apostasia dell’Antico Testamento preannuncerebbe quella dell’Anticristo, presente nel Nuovo Testamento. 

È significativo, comunque, che dopo le sue accurate ricerche, Ireneo afferma che non ha senso accanirsi nel dare un significato esatto al numero 666, perché potrebbe equivalere a molti nomi, ma è meglio concentrarsi sul suo significato complessivo che avrebbe in sé la ricapitolazione dell’iniquità, della malvagità, della ribellione, della pseudo-profezia e dell’inganno, contenendo un 6 per l’unità, un 6 per le decine ed un 6 per le centinaia. Per successivi commentatori, come Ruperto di Deutz, il numero 6 rappresenterebbe un 7 mancato, in considerazione del fatto che 7 è il numero di Dio e dell’Agnello, simbolo di perfezione cosmica, su cui, come abbiamo visto, l’intero impianto del libro dell’Apocalisse è strutturato, mediante la ricorrenza dei settenari. Per altri autori, il 666 dovrebbe essere messo in relazione con il numero 12 che indica la perfezione dell’opera di Dio e lo stesso popolo di Dio. Secondo questa interpretazione, il 666 sarebbe una miserabile ripetizione della metà di 12.

Quando l’Apocalisse divenne oggetto di strumentalizzazione da parte delle varie confessioni religiose e da parte della stessa Chiesa Cattolica, nell’epoca della Riforma e della Controriforma a partire dal sedicesimo secolo, si tornò ad interpretare il 666 in chiave antimperiale, cercando di individuare il nome di un imperatore romano, in maniera più frequente Nerone, ma anche Domiziano, Caligola, Claudio e perfino Traiano.

Molto suggestiva è l’interpretazione proposta da alcuni autori del ventesimo secolo, secondo i quali il 666 andrebbe letto in chiave aritmetica, come numero doppiamente triangolare, in quanto triangolare del numero 36 che, a sua volta, è triangolare del numero 8. La somma dei numeri da 1 a 8 ammonta a 36 e la somma dei numeri da 8 a 36 ammonta a 666. Il numero triangolare avrebbe lo stesso valore del numero di base, pertanto il 666 sarebbe da mettere in relazione con il numero 8, come in qualche modo fa Giovanni in Apocalisse: e la bestia, il cui numero è 666, che era e non è, è l’ottavo re, ed è uno dei sette (Ap. 7,11: uno dei passi più misteriosi del libro). Come numero doppiamente triangolare, il 666 sarebbe in antitesi con il quadrato del Cristo e con il 144.000 dei suoi seguaci, contenendo in sé tutta l’iniquità dell’Anticristo, ma anche la sua schiacciante ed inevitabile sconfitta.

L’Anticristo

I riferimenti all’Anticristo, nel capitolo 13 del libro dell’Apocalisse, costituiscono il fulcro dell’intero testo. Giovanni vuole parlarci della presenza del male nella storia umana ed, in particolare, delle insidie del potere politico, come gli uomini possono cioè diventare vittime e contemporaneamente complici di tale potere. Parimenti al resto del libro il linguaggio dell’autore è simbolico, volendo indicare in quale direzione è necessario dirigere lo sguardo e come operare le scelte giuste.

Nella visione onirica di Giovanni, un bestia (l’Anticristo), a cui il drago (Satana) attribuisce il suo potere, sale dal mare che, per l’Antico Testamento, rappresenta uno spazio caotico e negativo. Dal punto di vista dell’autore che scrive dall’isola di Patmos, la bestia proviene dal Mediterraneo occidentale e già questo elemento ci lascia intravedere quale potere voglia simboleggiare tale creatura mostruosa. In maniera analoga al drago, essa è rappresentata con sette teste e dieci corna, configurandosi asimmetrica e sproporzionata, quale singolare espressione di abominio. Gli interpreti sono abbastanza concordi nel ritenere che Giovanni personifichi nella bestia che viene dal mare la potenza politica di Roma che, per le sue dimensioni, sintetizza gli aspetti negativi delle quattro bestie delle visioni di Daniele, ossia i quattro grandi imperi dell’antichità, Babilonia, Media, Persia e Grecia. Per Giovanni, il potere totalitario ha tre caratteristiche fondamentali: è bestiale, disumano e blasfemo.

Si tratta di un potere politico che si pone come arbitro della vita e della morte, al di sopra del bene e del male e nei confronti del quale è impossibile intentare alcuna azione per ottenere giustizia. Giovanni è molto abile nel delineare le dinamiche del potere, evidenziando come il male sia operante soprattutto mediante le armi della seduzione. La bestia si esalta, ricevendo la legittimazione del suo potere da parte del consenso di coloro che subiscono la sua seduzione. Il potere mostruoso opprime gli uomini che cercano di opporsi ad essa, togliendo loro qualsiasi forma di libertà e perseguitando gli affamati e gli assetati di giustizia. All’apice del potere totalitario, si accompagna anche un’apparente fioritura economica che, nella realtà, arricchisce pochi potenti ed impoverisce la maggior parte della gente, fino al punto che la bestia ottiene il suo scopo: la adoreranno tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita dell’Agnello, immolato fin dalla fondazione del mondo.

Nella visione di Giovanni, la bestia che viene dal mare da sola non può regnare e, quindi, con grande arguzia l’autore introduce la “bestia che viene dalla terra” che esercita tutto il potere della prima bestia alla sua presenza. Immediatamente si nota la differenza della provenienza, perché la seconda bestia viene dalla terra, quindi un territorio più circoscritto e simbolicamente meno sconosciuto. Gli esegeti sono concordi nel ritenere che Giovanni alludesse all’area geografica dell’Asia Minore, l’attuale Turchia, dove nella seconda letà del I secolo andava diffondendosi il culto dell’imperatore. Si tratta di una bestia con due corna che ha le sembianze di un agnello, anche se parla come un drago, una descrizione decisamente inquietante per i lettori del testo che sono abituati ad associare il mite agnello alla figura di Gesù Cristo.

Cosa può significare l’immagine della seconda bestia che anima la prima, facendola parlare? Senza dubbio l’autore vuole indicare il pericolo della propaganda ideologica, in quanto la seconda bestia serve la prima con ogni mezzo a sua disposizione, arrivando perfino a far costruire una statua in onore del potere assoluto e condannando tutti coloro che non vogliono prostrarsi davanti ad essa. Con grande maestria Giovanni ci fa capire come la prima bestia possa conservare il proprio potere, soltanto avvalendosi dei mezzi di comunicazione, ovvero di una propaganda così capillare da poter creare “prodigi”. Quest’opera di seduzione della seconda bestia porterà Giovanni a chiamarla “pseudoprofeta”, come emblema della falsità che riesce a far prevalere l’ostentazione del potere ed il culto della personalità della prima bestia. La bestia che viene dalla terra riesce così a persuadere e ad incantare gli uomini, arrivando allo straordinario risultato di omologarli con un marchio sulla mano destra o sulla fronte, senza il quale nessuno può comprare o vendere (il 666 di cui abbiamo già parlato).

Notiamo come lo scenario descritto da Giovanni possa essere inquadrato anche in un’ottica metastorica e quanto mai attuale, considerato che nell’epoca contemporanea assistiamo alla diffusione incontrollata della propaganda pubblicitaria, attraverso mezzi di comunicazione sempre più globalizzati, mentre il valore della vita molto spesso si riduce ad una monetizzazione, “al comprare e vendere” indicato dall’autore. I marchiati rappresentano coloro che hanno assimilato la mentalità dell’ideologia corrotta del sistema istituzionalizzato: chi non è marchiato non può sedersi al banchetto dei beni materiali a cui possono accedere soltanto gli schiavi del potere.

Le immagini e le creature

Le immagini che Giovanni inserisce nel libro dell’Apocalisse assumono una forma particolarissima, rappresentando un mondo di protagonisti e di scenari che, pur traendo spunto da alcuni scritti dell’Antico Testamento, si distinguono per l’assoluta originalità senza evidenti parallelismi. Uno degli esempi più lampanti dell’inedita cosmologia di Giovanni, è l’immagine della Donna, vestita di sole con la luna sotto i piedi e coronata di dodici stelle. Tutti i simboli della donna devono parlarci della vocazione celeste della stessa, anche se il lettore è consapevole che il sole non può essere un vestito, la luna non può stare sotto i piedi di nessuno e le stelle del cielo non possono essere usate comme gemme preziose da ornamento.

Di particolare suggestione è la rappresentazione della Gerusalemme celeste, in quanto ciascuna porta è costituita da una perla di notevolissime dimensioni. È chiaro come l’autore voglia stupire, sottolineando la preziosità e la natura escatologica della Gerusalemme celeste, con l’immagine così improbabile e sproporzionata di una perla massiccia che abbia le dimensioni di una porta cittadina. Non può passare inosservato, inoltre, l’allegorico riferimento alla Grande Prostituta, come ebbra del sangue dei santi e del sangue dei testimoni di Gesù, in quanto il bere sangue, pur richiamando lo svolgersi di un orrido banchetto, non può provocare ubriachezza, non essendo il sangue un liquido alcolico. Il termine, forse, più adeguato per definire l’universo di immagini adoperate da Giovanni di Patmos, è “surreale”, così come indicato da alcuni autori. È chiaro che si tratta di una terminologia, usata in campo artistico e letterario, molto successiva alla redazione del libro dell’Apocalisse e, pertanto, può essere usata solo come ausilio per delineare alcune immagini oniriche dell’autore, non possedendo un vero e proprio valore semantico.

In buona sostanza, si può dire che la simbologia visionaria di Giovanni abbia scopi profetici e rivelatori, catturando l’attenzione del lettore e sorprendendone la fantasia, con l’intento di esortarlo a scegliere lo schieramento giusto.

Il testo dell’Apocalisse è caratterizzato dalla presenza di tantissime creature angeliche. La cui azione simbolica è molto significativa ed importante. Giovanni di Patmos menziona gli angeli al plurale ed al singolare ben 67 volte, delle quali quattro volte in maniera non esplicita, a fronte delle 57 volte complessive nei Vangeli sinottici e le 21 negli Atti degli Apostoli. Nessun altro libro della Bibbia contiene coì tanti riferimenti agli angeli, così come avviene nel libro dell’Apocalisse, dove ciascuno svolge una determinata attività ed assume una precisa funzione. In particolare, gli angeli dell’Apocalisse mettono in atto i comandi del Signore, in qualità di messaggeri e servitori di Cristo, l’Agnello, sia presentati in gruppo che singolarmente. Ben sei gruppi di angeli sono mandati a svolgere attività specifiche: sette angeli per sette chiese; quattro angeli per quattro angoli; sette angeli per sette trombe; sette angeli per sette flagelli; sette angeli per sette coppe ed, infine, sette angeli per annunciare l’ora del giudizio.

L’arazzo dell’Apocalisse ad Angers

Il libro dell’Apocalisse trova la sua migliore e più suggestiva raffigurazione nell’arazzo conservato nel castello di Angers, in Francia, nella regione storica della Loira, antica colonia romana e fiorente ducato in epoca medioevale, culla della celebre famiglia degli Angioini. In realtà si tratta del più grande ciclo di arazzi esistente al mondo che, durante un viaggio dedicato allo studio e al turismo, ho avuto il privilegio di ammirare da vicino. L’opera, realizzata alla fine del XIV secolo, è uno dei più antichi arazzi francesi, nonché uno dei più grandi capolavori artistici d’oltralpe, commissionato tra il 1373 ed il 1377 a favore del duca Luigi I d’Angiò.

La preparazione del ciclo di cartoni fu affidata al pittore Hermaquin de Bruges, pittore di re Carlo V di Valois e, con ogni probabilità, doveva avere anche una funzione politica, per rafforzare il prestigio della dinastia dei Valois, coinvolta nella sanguinosa guerra dei Cent’anni contro l’Inghilterra. Ciò che colpisce maggiormente l’osservatore, che ha una certa dimestichezza con il libro dell’Apocalisse, è il fatto che il ciclo di arazzi ripercorra pressoché fedelmente la narrazione di Giovanni di Patmos, con costumi ed iconografie tipiche del tardo Medioevo. La struttura delle immagini raffigurate nel ciclo di arazzi è costante: ciascuna presenta un’imponente figura di vecchio barbuto (variamente identificato) seduto davanti ad un leggio che introduce due registri sovrapposti di quadri più piccoli con le scene descritte dal libro dell’Apocalisse. Se la meravigliosa opera può essere interpretata in vari modi, la chiave di lettura di fondo rimane invariata: l’umanità non può vivere senza Dio e ciascuno deve scegliere a quale schieramento appartenere, non lasciandosi sedurre dalle tentazioni della forze del male, ma riponendo la speranza nel riscatto escatologico della Gerusalemme celeste.

Se vogliamo sottolineare un particolare che non è sfuggito a tanti studiosi, è necessario ricordare che dei sette pezzi originari del ciclo di arazzi, a noi ne sono pervenuti soltanto sei. Come già illustrato, il numero sette, ricorrente nell’intera struttura del libro dell’Apocalisse, era il simbolo della perfezione divina, mentre il numero sei richiamava ciò che è imperfetto ed incmpiuto, fino ad arrivare al 666 indicato da Giovanni, come marchio dell’Anticristo: un presagio quasi che l’umanità stia vivendo in un’epoca ancora contraddistinta dall’incompiutezza. Per chi ha fede, soltanto la “parusia”, il ritorno finale di Gesù Cristo, potrà colmare il vuoto ontologico dell’umanità, chiusa nella propria finitezza e vittima del peccato; per chi segue altre dottrine religiose o filosofiche è, comunque, necessario un percorso spirituale che renda l’uomo veramente libero dalle oppressioni esterne, ma soprattutto che lo affranchi dai propri fantasmi interiori.