lunedì 2 marzo 2020

Biodinamica: l'agricoltura del futuro

Dovete sapere che l'alimentazione dell'uomo moderno non è la stessa del passato e che gli alimenti utilizzati sono armi che in questo momento continuano ad avvelenare attivamente il vostro organismo, figli Miei; cosicché, se non cedete al male tramite libero arbitrio, lo fate attraverso le malattie che si manifestano nel vostro corpo a causa di ciò che mangiate.

(LA SANTISSIMA VERGINE MARIA
01.05.2014)


L'ALIMENTAZIONE DEL FUTURO E' L'AGRICOLTURA BIODINAMICA SANA E NON ADULTERATA DA PESTICIDI E DALLA SPECULAZIONE INDUSTRIALE. LA GENTE SI STA SEMPRE PIU' ORIENTANDO VERSO UN'ALIMENTAZIONE SALUTARE ALLA QUALE LE GRANDI CATENE ALIMENTARI DOVRANNO COMINCIARE A RIVOLGERSI..... 


Intervista a Pierre Masson, autore di «Manuale pratico di agricoltura biodinamica», sul significato di questo metodo in Italia, e le prospettive per il futuro.


Seppure meno diffusa dell’agricoltura biologica, la biodinamica vanta in Italia una lunga tradizione. Attualmente sono oltre 500 le aziende agricole che praticano questo metodo, ideato da Rudolf Steiner come alternativa all’industrializzazione dell’agricoltura.

Con una lungimiranza sorprendente, Steiner previde i guasti che l’uso massiccio di concimi e pesticidi chimici e le tecniche intensive avrebbero arrecato all’ambiente e alla salute dell’uomo.

Dalla storica presentazione delle otto conferenze del 1924, note come il «Corso agli agricoltori», numerosi eredi con la pratica in campo e osservazioni in laboratorio hanno contribuito a definire quello che oggi prende il nome di metodo
agricolo biodinamico.

Tra i numerosi pionieri della biodinamica, una citazione particolare merita l’australiano Alex Podolinsky, al quale è ispirato il recente volume Manuale di agricoltura biodinamica (Terra Nuova Edizioni), scritto da Pierre Masson. Masson è un tecnico francese che da oltre vent’anni pratica e insegna l’agricoltura biodinamica in diversi Paesi europei. All’uscita dell’edizione italiana del suo libro, già pubblicato in lingua francese e spagnola, lo abbiamo intervistato per voi.

Pierre, come sei arrivato alla biodinamica?
Ho iniziato la mia attività come agricoltore convenzionale. Poi, 22 anni fa, ho scoperto l’agricoltura biodinamica. Le cose che mi hanno convinto a metterla in pratica sono state l’economicità, la maggiore autonomia dall’industria dei concimi
e dei fitofarmaci, la straordinaria scoperta che ogni agricoltore può prodursi da sé concimi e preparati, e infine l’attenzione che la biodinamica rivolge ai cicli naturali. Mi piace ricordare che Rudolf Steiner e il suo collaboratore Ehrenfried Pfeiffer hanno ideato la biodinamica perché diventasse l’agricoltura del futuro.

L’agricoltura biodinamica è arrivata in Italia molto prima dell’agricoltura biologica, eppure quest’ultima oggi è molto più diffusa. Quali sono secondo lei le ragioni di questo ritardo?
La biodinamica è fortemente caratterizzata da una visione spirituale, difficile da comprendere per la maggior parte delle persone. Oggi si è affermata una visione materialistica, gli agricoltori cercano risposte veloci ed efficaci, non cercano un «metodo» ma una tecnica facile da applicare e dai risultati immediati. La biodinamica si può definire una scelta di vita, e nella maggior parte dei casi l’agricoltore, oltre a lavorare nei campi, lavora anche con se stesso. Ri chiede un’osservazione attiva, una capacità d’intuizione e d’azione. Spesso mi domando se questo metodo sia generalizzabile, perché richiede un maggior impegno sul piano umano e spirituale rispetto ad altri metodi, come quello biologico.

Quali sono gli aspetti fondamentali e caratterizzanti del metodo biodinamico?
Innanzitutto va detto che negli ultimi trent’anni l’agricoltura biologica ha integrato molte delle soluzioni tipiche della biodinamica. In ogni caso, le due idee che più caratterizzano la biodinamica sono l’idea dell’organismo agricolo individuale e l’uso dei preparati biodinamici.

Può spiegare meglio di cosa si tratta?
Le relazioni tra piante, uomini e animali esistono dalla notte dei tempi e questa è la natura, non l’agricoltura! Rudolf Steiner ha cercato di capire il significato profondo di questi legami e il loro funzionamento: questo è quello che noi in biodinamica chiamiamo «lo sguardo agricolo». L’idea dell’organismo agricolo individuale nasce dalla necessità dell’uomo antroposofico di «tenere le cose in mano», di sentirsi al centro dei legami che uniscono tra loro tutti gli esseri viventi. I preparati biodinamici riguardano invece un aspetto di metamorfosi difficile da spiegare, che ha a che fare con la trasformazione della sostanza organica e della luce in composti utili per la crescita delle piante. È un aspetto di difficile comprensione per l’agricoltore di oggi, perché o siamo troppo in ritardo e non riusciamo ad afferrare pienamente questa visione a 360 gradi, o siamo troppo in anticipo e non riusciamo a fare riferimento ai saperi alchemici e alle tradizioni sapienziali del passato.

Alla luce di quello che ha appena detto, perché un consumatore dovrebbe preferire un alimento biodinamico rispetto a quello proveniente dall’agricoltura biologica o convenzionale?
Dalle prove realizzate in diverse università europee, è stato dimostrato che i prodotti biodinamici, che si tratti di carote, vino o cotone, sono più vitali e presentano un potere terapeutico maggiore. Stiamo parlando di una qualità nutrizionale e biologica superiore, che può essere quantificata come maggiore contenuto di vitamine, antiossidanti, sali minerali e altri principi nutritivi. Ecco perché è importante che i consumatori si impegnino a sostenere gli agricoltori biodinamici: solo così si dà la possibilità a chi segue il metodo biodinamico di riprodurre questo cibo per gli anni a venire.
In teoria la certificazione di un prodotto biodinamico dovrebbe premiare la collocazione dei prodotti sui mercati locali, il rispetto di buone condizioni per i lavoratori e il giusto prezzo di vendita. Il marchio di certificazione Demeter è nato per rispondere a queste esigenze, anche se non è sempre facile rispettarle quando ci si misura con i problemi concreti della produzione e della vendita.

Come è nata l’idea di scrivere questo manuale?
Da tempo ho fatto della divulgazione dell’agricoltura biodinamica lo scopo della mia vita. Più precisamente, sono impegnato a rendere il metodo biodinamico più comprensibile e praticabile da tutti. Per questo motivo nel mio libro ho dato molto spazio agli aspetti pratici: come preparare e utilizzare i preparati; i fondamenti agronomici da seguire; l’importanza dell’unicità di ogni azienda; l’aspetto sociale della collaborazione tra agricoltori. La ricerca di un equilibrio e di un legame profondo con il luogo in cui si opera passa attraverso il rispetto delle tante piccole operazioni colturali, che devono essere svolte in modo corretto e consapevole.

Come si distingue il panorama biodinamico italiano da quello degli altri Paesi europei?
Nelle mie ormai numerose visite, sento che in Italia esiste una sorta di genialità legata al passato, alla ricchezza della vostra lingua. C’è una grande capacità di mobilitarsi: la grande evoluzione dell’agricoltura biodinamica in Italia negli ultimi anni testimonia proprio questo.


Libro consigliato "Agricoltura biodinamica "

Una guida facile e chiara per chi vuole iniziare a praticare o approfondire il metodo biodinamico

Dalla quarta di copertina:

Come applicare il metodo biodinamico? Come scegliere le sementi? Quali sovesci utilizzare? Quali trattamenti naturali impiegare?

Questo manuale risponde, con testi chiari e numerosi disegni e fotografie, alle principali domande inerenti la pratica dell'agricoltura biodinamica.

Il curatore della presente edizione ha adattato il volume alle condizioni e alle specificità della realtà italiana, rendendolo particolarmente indicato a chi opera nel nostro paese.

Il libro descrive con precisione l'impiego dei preparati biodinamici da spruzzo e da cumulo, il compostaggio e l'uso delle diverse tisane ed estratti vegetali per migliorare la fertilità del suolo e la crescita delle piante.

L'autore si sofferma inoltre sull'importanza della policoltura e dell'allevamento, e descrive approfonditamente alcune colture specializzate come i frutteti e i vigneti. Oltre 200 illustrazioni e disegni a colori rendono il volume immediatamente comprensibile e di facile utilizzo per tutti.

Tutti questi motivi rendono questo manuale un riferimento importante e utile per tutti gli agricoltori che già praticano o che vorrebbero avvicinarsi all'agricoltura biodinamica, così come per giardinieri e appassionati che troveranno anch'essi preziose indicazioni.

Un’anomalia italiana: Gualtiero Ricciardi

....Amati figli: La scienza mal impiegata è penetrata nelle industrie farmaceutiche, perché osassero creare vaccini contaminati da virus, per causare la morte o malattie alle persone....

(LA SANTISSIMA VERGINE MARIA A LUZ DE MARIA
08.10.2015)

ASCOLTATE QUESTO VIDEO SCONCERTANTE!....



Un’anomalia italiana: Gualtiero Ricciardi
Tratto dal libro "Vacci-nazione" di Giulia Innocenzi



«Ho fatto presente alla ministra Lorenzin la situazione preoccupante in cui ci trovavamo, lei devo dire che è stata molto reattiva e insieme abbiamo fatto la nuova legge». Così Walter Ricciardi, nel settembre 2017 alla festa del Pd di Firenze, mentre rivendicava non senza un pizzico di orgoglio la sua parte da protagonista nella legge che ha imposto dieci vaccini obbligatori. Per lui, in realtà, ci volevano tredici vaccini obbligatori: avrebbe aggiunto anche lo pneumococco, oltre all’anti-meningococco B e C, che erano contenuti nel decreto iniziale. E Ricciardi, in qualità di presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, ha partecipato anche al Piano nazionale sui vaccini, che ha fatto da apripista alla legge. E aveva partecipato anche al Calendario per la vita, quello promosso dalle società scientifiche (e quindi, secondo Demicheli, indirettamente anche dalle case farmaceutiche), per conto della SItI, Società Italiana di Igiene. Nel luglio 2014 Ricciardi è stato nominato commissario straordinario del principale ente di ricerca sulla sanità in Italia, l’Istituto Superiore di Sanità, e un anno dopo riceve la nomina, sempre dalla ministra Lorenzin, di presidente. Un uomo con un incarico cruciale per la sanità pubblica. Ma chi è Walter Ricciardi? Medico e professore universitario, siede in diverse commissioni di grande prestigio internazionale. Socio fondatore di Italia Futura di Montezemolo, si candida poi con Scelta civica di Monti, ma resta fuori dal Parlamento. Nell’audizione di Walter Ricciardi in Commissione affari sociali alla Camera, il deputato Massimo Enrico Baroni solleva alcune problematiche rispetto alla nomina del professore. Innanzitutto sul passaggio da commissario straordinario dell’Istituto Superiore di Sanità a presidente: «generalmente per tutte le nomine di commissario straordinario vige una inconferibilità successiva ad assumere l’incarico di presidente. A tal proposito si richiama proprio un recente orientamento dell’Autorità nazionale anticorruzione del 6 maggio 2015», in cui veniva deliberato per un caso in specie che chi ha fatto il commissario straordinario per un ente non può fare poi il presidente per lo stesso ente. Inoltre, nota sempre il parlamentare, mentre con il precedente ministro della Salute Balduzzi la procedura di nomina del presidente dell’ISS era stata fatta «in maniera virtuosa», e cioè con interpello pubblico, con una commissione di valutazione e una rosa di ben 27 candidati, procedure oltretutto utilizzate per gli analoghi enti di ricerca nel mondo, per la nomina di Ricciardi non sarebbe stato fatto nulla di tutto questo. Il parlamentare, inoltre, stila a Walter Ricciardi una serie di conflitti d’interesse per alcuni suoi incarichi presenti o passati che avrebbero a che fare con l’industria: membro dell’European Steering Group sulla sostenibilità dei sistemi sanitari e relatore del Libro Bianco europeo, iniziativa finanziata dalla casa farmaceutica AbbVie; membro del Comitato scientifico del CERGAS (Centro di Ricerca sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale) dell’Università Bocconi, che nel progetto «Academy of Health Care Management and Economics» collabora con la Novartis; responsabile scientifico del Primo Libro Bianco sull’Health Technology Assessment in Italia e del progetto ViHTA, iniziative finanziate da GlaxoSmithKline. Per quest’ultimo incarico il parlamentare ricorda inoltre che da Commissario Walter Ricciardi, «al di fuori delle competenze richieste» dal suo ruolo, ha fatto la proposta di creare nell’Istituto Superiore di Sanità un Centro nazionale per l’Health Technology Assessment, «i cui obiettivi sembrano coincidere, stranamente, proprio con quelli della GlaxoSmithKline nel programma ViHTA». Ma questi non sono tutti i potenziali conflitti d’interesse di Walter Ricciardi. «In Italia se ne dichiarano meno di quanto si fa in Europa», mi dice Amelia Beltramini, giornalista scientifica. «Per un incarico assunto in Europa, Ricciardi ha dovuto stilare la sua dichiarazione di interessi presso la Commissione europea in data 28 marzo 2013». La Beltramini mi porge il documento che è anche disponibile online dove si vede che l’attuale presidente dell’Istituto Superiore di Sanità ha stilato gli HTA (Health Technology Assessment), cioè la valutazione dell’impatto sulla salute, di una serie di vaccini per le case farmaceutiche. Quindi ha fatto da consulente per:


Novartis per il vaccino MenB (2012)
Menarini per il vaccino Nebivololo (2012)
Menarini per il vaccino Remimazolam (2012)
IBSA per il vaccino Fostimon (2012)
GlaxoSmithKline per il vaccino Belimumab (2011)
Pfizer per il vaccino Enbrell (2011)
Pfizer per il vaccino PCV13 (2011)
Astellas Pharma per il vaccino Mycamine (2010)
Amgen Dompè per il vaccino Prolia (2010)
Wyeth Lederle per il vaccino Prevenar (2009)
Novartis per il vaccino Lucentis (2009)
Sanofi Pasteur per il vaccino Gardasil (2008)
GlaxoSmithKline per il vaccino Synflorix (2008)
GlaxoSmithKline per il vaccino Lapatinib (2008)
GlaxoSmithKline per il vaccino HPV (2007)


NOTA: Come molti di voi si saranno accorti, nella lista che vi abbiamo appena messo, non tutti sono vaccini ma non è un errore, perlomeno non è un errore nostro o dell'autrice del libro. Quella lista appariva (ora è stato cancellato ma si conservano i pdf e le immagini) nel curriculum europeo che lo stesso Gualtiero Ricciardi ha inserito. Ovviamente noi non ci mettiamo a correggere un libro citandolo e il libro non si è messo a correggere il curriculum ufficiale di Ricciardi.


sistema sanita ricciardi2


Big Pharma ringrazia il coronavirus, “previsto” da Bill Gates

Nov 19Dic 19Gen 20Feb 204 Nov2 Dic30 Dic27 Gen24 Feb010203040506070
Mercoledi 4 Dic 2019
 VIR: 13,60

VI SEMBRA NORMALE CHE UN LABORATORIO AD ALTO RISCHIO BIOLOGICO SI TROVI ALL'INTERNO DI UN CENTRO DENSAMENTE ABITATO COMA LA CITTA' DI WUHAN IN CINA? NON DOVREBBERO ESISTERE NORMATIVE CHE VIETANO DI ESPORRE AD INUTILI E GRAVI RISCHI LA POPOLAZIONE CIVILE?!!....


Chi guadagna dalla diffusione della paura da contagio? I colossi farmaceutici privati quotati in Borsa. Per appurarlo basta osservare gli andamenti borsistici. Chi aveva puntato i propri investimenti, per fare un esempio, su trasporti aerei o aziende che fondano la propria attività sul turismo (migliaia i voli cancellati), è indotto a venderle e comprare azioni di istituti che mostrano di impegnarsi nel settore della ricerca di vaccini contro il virus. Le azioni di Vir Biotechnologies, ad esempio, fondata nel 2016, che sviluppa trattamenti per le malattie infettive, dall’inizo del 2020 ha visto il valore delle proprie azioni crescere del 97%, con conseguente impennata della capitalizzazione dell’azienda che è arrivata a ben 3 miliardi di dollari. L’offerta di azioni Vir è guidata da Goldman Sachs, Jp Morgan Chase, Cowen e Barclays. Le azioni sono negoziate su Nasdaq Global Select Market venerdì con il simbolo Vir. Come Vir, Inovio Pharmaceuticals, Moderna e Novavax. Quest’ultima ha registrato un rialzo del 113%. La Coalizione for Epidemic Preparedness Innovations, ente non profit pubblico-privato con sede in Norvegia, ha donato 11 milioni di dollari in finanziamenti alle prime due per incentivarle a sviluppare vaccini contro il coronavirus. Il Pirbright Institute per la prevenzione e il controllo delle malattie virali ha ricevuto cospicui finanziamenti dalla Bill & Melinda Gates Foundation.




A pensar male si potrebbe ipotizzare che la capacità di assemblare virus in laboratorio (Sars 2002, Aviaria 2005, Suina 2009) a partire da modifiche a virus esistenti (uso privatistico delle applicazioni della scienza in mano a settori privati senza scrupoli) sia parte integrante della criminale strategia affaristica. Un po’ come è successo e succede con i virus informatici. Diffondi il virus, vendi l’antivirus… Forse non è a caso che a guadagnare da questo stato di cose ci siano, tra i partner di Vir Biotechnologies, la Bill & Melinda Gates Foundation… La Bill & Melinda Gates Foundation è partner di Inovio Pharmaceuticals, insieme a Darpa (Defence Advanced Research Projects Agency – Agenzia di ricerca militare progetti avanzati), di Novavax, Moderna (insieme a Darpa) e Vaxarta. Su un altro versante, però, la fondazione di Bill Gates sembra volersi sdebitare donando 100 milioni di dollari in finanziamenti per soccorritori di prima linea, misure di prevenzione e sforzi terapeutici in tutto il mondo. Il presidente Xi Jinping esprime «sincera gratitudine a Bill e Melinda Gates per il sostegno della loro fondazione alla Cina dopo lo scoppio del nuovo coronavirus».

Tutto questo risuona con quanto denunciato da Simone Lombardini (membro del Comitato No Guerra No Nato): 1. Wuhan è la città che ospita, dal 2014, l’unico laboratorio di materiale biologico potenzialmente impiegabile come arma militare biologica; 2. Nel 2015 è stato depositato, da un istituto di cui è partner la solita Bill e Melinda Gates Fondation, un brevetto di coronavirus attenuato, disponibile all’uso dal 2018; 3. Nel marzo 2019 viene inviato al laboratorio di Wuhan un pacchetto di virus infettivi letali dal laboratorio Bls-4 canadese; 4. Il 18 ottobre, poco prima della apparizione dei primi casi di infezione, Bill e Melinda Gates organizzano una simulazione di pandemia globale da coronavirus con le stesse caratteristiche di quello che si sta diffondendo; 5. A due settimane dalle prime manifestazioni del virus, nel pieno rispetto dei suoi tempi di incubazione, arrivano a Wuhan 300 militari statunitensi in occasione della partecipazione ad una manifestazione della Military World Games. C’è poi la pubblicazione di uno studio scientifico, opera di ricercatori cinesi, che necessita di ulteriori conferme, che sostiene che le popolazioni asiatiche abbiano più recettori per questo coronavirus.


Ecco l’abstract del paper: «Il nuovo coronavirus (2019-nCov) è stato identificato a Wuhan, nella provincia di Hubei, in Cina, nel dicembre del 2019. Questo nuovo coronavirus ha portato a migliaia di casi di malattia letale in Cina, con ulteriori pazienti identificati in un numero in rapida crescita a livello internazionale. È stato segnalato che 2019-nCov condivide lo stesso recettore, l’enzima 2 di conversione dell’angiotensina (Ace2), con Sars-Cov. Qui sulla base del database pubblico e della tecnica Rna-Seq a cella singola all’avanguardia, abbiamo analizzato il profilo di espressione dell’Rna Ace2 nei normali polmoni umani. Il risultato indica che l’espressione del recettore del virus Ace2 è concentrata in una piccola popolazione di cellule alveolari di tipo II (At2). Sorprendentemente, abbiamo scoperto che questa popolazione di At2 che esprime Ace2 esprimeva anche molti altri geni che regolano positivamente la riproduzione e la trasmissione virale. Un confronto tra otto singoli campioni ha dimostrato che il maschio asiatico ha un numero estremamente elevato di cellule che esprimono Ace2 nel polmone. Questo studio fornisce un background biologico per l’indagine epidemica della malattia da infezione 2019-nCov e potrebbe essere importante per il futuro sviluppo della strategia terapeutica anti-Ace2».


Naturalmente, in agguato c’è il solito rischio di bolla finanziaria, nel caso in cui le società su cui si punta falliscano nei loro obiettivi dichiarati, ma questo risulta secondario. Nella logica della finanza speculativa, infatti, tutto sta a sfruttare al meglio il periodo in cui i titoli aumentano di valore consentendo il solito gioco: vendere al momento opportuno ad un prezzo più alto di quello di acquisto. Più in generale, se si diffonde il panico finanziario (in questo periodo sui mercati borsistici si vendono titoli e si compra oro, che è un bene-rifugio) a perderci saranno i piccoli e medi investitori, a guadagnarci i ricchissimi – ossia quelli che sanno come guadagnare da qualsiasi congiuntura economica. Sono quelli che approfittano del panico diffuso ad arte, aspettano la fuga dei “piccoli” e quando arriva il momento che reputano più opportuno fanno man bassa, comprando a pochissimo titoli da cui i più sono fuggiti, diventando ancora più ricchi. A ben pensare capiamo anche perché l’impresa farmaceutica pubblica è stata via via marginalizzata e in gran parte svenduta e privatizzata. Il virus sembrerà riconoscere tutti quei paesi fragili dal punto di vista dell’organizzazione e dell’efficienza della loro sanità pubblica e si diffonderà rapidamente tra le loro popolazioni. Un singolo virus potrebbe inoltre riuscire a sgonfiare l’enorme bolla della finanza globale mettendo a nudo la instabilità della “economia” dominante, che ha lasciato prevalere le assurde quanto criminali pretese della finanza speculativa sulla economia reale e sulla politica.

(Francesco Cappello, “A pensar male…”, da “Scenari Economici” del 23 febbraio 2020).

Rete 5G, rischi e opportunità per le connessioni del futuro. I medici ISDE: «Danni a fertilità. Niente ‘crociate’ ma applicare principio di precauzione»

Sarà commercializzata nel 2020, già partita l’asta. Il segretario dell’Associazione dei Medici per l’Ambiente Italia spiega i dubbi sulla rete di quinta generazione: «Ci sarà una moltiplicazione dei ripetitori. Servono pratiche di monitoraggio parallele a questa enorme dilatazione dell’esposizione all’elettromagnetismo»



È già sperimentato in molti paesi d’Europa e sarà alla base della prossima generazione di rete mobile. Parliamo del 5G, la tecnologia che assicurerà una connessione sempre più veloce e che aumenterà la qualità del servizio, oltre ad essere alla base della Internet of Things e di tante tecnologie a supporto della telemedicina. E la commercializzazione si avvicina: ieri, nell’asta delle frequenze per il 5G, Tim per ora l’ha spuntata su due blocchi generici nella banda 700 MHz, in uno nella banda 3700 MHz e uno nella banda 26 GHz. Il minimo di incasso garantito per lo Stato è di 2,48 miliardi di euro. «Le infrastrutture del nostro tempo sono la banda ultra larga e il 5G e devono essere il volano di un nuovo miracolo economico», ha detto il Ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio.


Con l’arrivo delle innovazioni, però, arrivano puntuali anche i timori di potenziali danni per la salute. Non sfugge a questa regola anche il 5G che, in effetti, registra una frequenza delle onde elettromagnetiche più elevata rispetto alle tecnologie precedenti e che arriva fino alle decine di gigahertz (GHz), ossia corrispondenti a lunghezze d’onda dell’ordine del millimetro o poco inferiori. Inoltre le onde impiegate dal 5G hanno una minore capacità rispetto alle tecnologie precedenti di penetrare attraverso l’aria, la vegetazione e le pareti degli edifici, richiedendo dunque una più elevata presenza di micro-antenne. Fattori su cui i medici da mesi stanno mettendo in guardia, tanto che lo scorso settembre 170 scienziati da 37 paesi hanno chiesto all’Unione europea di bloccare lo sviluppo della tecnologia 5G in attesa che si accertino i rischi per la salute per i cittadini europei. Una richiesta a cui si è accodata anche l’ISDE Italia, l’International Society of Doctors for the Environment. «Le prime evidenze che stanno venendo fuori dalla sperimentazione del 5G sono abbastanza preoccupanti. Sono state segnalate alterazione dell’espressione genica, effetti sulla cute, effetti sulla proliferazione cellulare, sulla sintesi di proteine, sui processi infiammatori», spiega a Sanità Informazione il dottore Agostino Di Ciaula, internista della ASL Barletta-Andria-Trani e Segretario Scientifico e Presidente del Comitato Scientifico ISDE.

Dottore, perché il 5G può essere pericoloso?

«Per vari motivi. Intanto ci sono già numerose evidenze scientifiche che mettono in relazione genericamente emissioni da campi elettromagnetici ad alta frequenza e ed effetti biologici sugli esseri umani. Indipendentemente dal rischio di cancro, ci sono studi che mettono questa nuova forma di inquinamento in relazione con rischi della fertilità, con conseguenze neurologiche e metaboliche, soprattutto in età infantile. Su questo panorama di fondo, che è caratterizzato tra l’altro da limiti di legge che non tutelano affatto la salute umana, si è iscritta questa nuova realtà del 5G. Nel 2017 in diversi paesi della Comunità europea, compresa l’Italia, è stata avviata una sperimentazione che ha previsto l’utilizzo di frequenze di campi elettromagnetici mai sperimentate prima su così larga scala. Si utilizzano in una prima fase frequenze superiori ai 3GHz, che sono preliminari all’introduzione delle frequenze tipiche del 5G, che saranno oltre i 30 Gigahertz, le cosiddette onde millimetriche. Questa sperimentazione è stata già avviata in Italia in tre grosse aree geografiche nel 2018, ha interessato circa 4 milioni di persone ed è preliminare alla commercializzazione in larga scala entro il 2020. Il problema è che sui rischi di fondo dei campi elettromagnetici si inserisce questa enorme moltiplicazione dei dispositivi. Lei pensi che l’AgCom, il Garante delle comunicazioni, ha calcolato che ci saranno in Italia circa un milione di dispositivi per kilometro quadrato, con un incremento abnorme del traffico. Alla luce delle evidenze scientifiche che abbiamo a disposizione è difficile pensare che questo non possa causare effetti biologici sugli esposti».


Lei sostiene che questo aumento dei microripetitori è in effetti una cosa di cui non si conoscono gli effetti sulla popolazione…

«Assolutamente no. Noi partiamo da dati di fatto ormai consolidati: il primo è che le onde elettromagnetiche ad alta frequenza causano effetti biologici soprattutto in termini di stress ossidativo, che lei sa è alla base di numerose patologie croniche e dello stesso cancro. Poi causa alterazioni dell’espressione del genoma, alterazioni della fertilità, conseguenze neurologiche. Ci sono numerosissime evidenze che documentano danni del neurosviluppo comportamentali, persino danni metabolici, ecc. Da un lato ci sono gli effetti biologici che sono stati ben documentati dalle evidenze scientifiche. Dall’altro abbiamo dei limiti di legge (quelli imposti a livello internazionale dall’ICNIRP, International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection), che valutano soltanto gli effetti termici acuti delle onde elettromagnetiche e non gli effetti biologici e le esposizioni croniche. Ci sono evidenze, anche in questo caso, che hanno dimostrato effetti biologici per esposizioni a campi elettromagnetici centinaia di volte inferiori ai limiti di legge, soprattutto nei feti e nei bambini. Ci sono addirittura studi che, seppure da confermare, documenterebbero un aumento dell’antibiotico-resistenza e quindi un effetto sui microrganismi. A questo si somma l’incertezza delle frequenze legate al 5G, che sono onde millimetriche che non sono mai state utilizzate prima con una diffusione e con una intensità così elevate».

Voi chiedete una moratoria di questa sperimentazione?

«Le evidenze preliminari sugli effetti del 5G sono abbastanza preoccupanti. Sono state segnalate alterazione dell’espressione genica, effetti sulla cute, effetti sulla proliferazione cellulare, sulla sintesi di proteine, sui processi infiammatori, per cui a nostro parere è quantomeno imprudente avviare un’esposizione di questo tipo senza tenere minimamente in conto le possibili implicazioni di tipo sanitario. Ovviamente nessuno vuole fare una crociata contro la tecnologia. Noi riteniamo sia etico non aspettare dimostrazioni a posteriori ma quanto meno gestire il rischio con metodologie che puntino alla prevenzione primaria. Il principio di precauzione dovrebbe quantomeno imporre prudenza e l’avvio di adeguate pratiche di monitoraggio ambientale e sanitario parallelamente a questa enorme dilatazione dell’esposizione all’elettromagnetismo».

Lei ha parlato di silenzio della politica, piuttosto strano visto che questa tecnologia è alle porte…

«Assolutamente sì. Questa purtroppo non è soltanto una caratteristica italiana. Noi come ISDE abbiamo diffuso vari appelli a livello nazionale. Con i colleghi di ISDE International abbiamo diffuso appelli simili a livello internazionale insieme ad altre associazioni ambientaliste e ad altri autorevoli ricercatori di tutto il mondo. In tutto il mondo si riscontra una bassa sensibilità della politica sui rischi del 5G. Adesso, in alcuni paesi europei, si incomincia a prestare attenzione ai rischi derivanti dai campi elettromagnetici in genere, ci sono delle iniziative (per esempio in Francia) per tutelare bambini in ambito scolastico, ma assolutamente nulla sul 5G».

È vero che ci sono paesi dove si parla anche di vietare il 5G?

«Ci sono state iniziative pubbliche, soprattutto negli Stati Uniti, ci sono stati alcuni Stati dove associazioni, soprattutto di consumatori e ambientaliste, hanno chiesto delle limitazioni a livello locale. A livello nazionale ancora niente. La sperimentazione è stata avviata nel 2017 e, entro nel 2020, il 5G sarà commercializzato in larga scala».

Alcuni dicono: anche del telefonino si diceva che dovesse far male invece non è vero…

«Queste affermazioni non sono in linea con le evidenze scientifiche più recenti. La determinazione della IARC (International Agency for Research on Cancer) che classifica come possibili cancerogeni i campi magnetici è del 2011. Dopo il 2011 sono state pubblicate altre evidenze che hanno rafforzato la relazione di rischio tra l’esposizione ai telefonini e alcuni tumori come glioma, meningioma, schwannoma tra le quali quella, recente, dell’Istituto Ramazzini. Al di là di questo, non dobbiamo lasciarci fuorviare dalla “cancrocentricità”. Il cancro è una evenienza che sembra molto probabile ma è soltanto la punta dell’iceberg. Perché le incertezze che ci sono ancora nel rapporto tra esposizione a campi elettromagnetici e cancro non ci sono per una serie di altri problemi come la fertilità. Ormai ci sono pochissimi dubbi che l’esposizione all’elettromagnetismo causi alterazione della fertilità soprattutto maschile, così come conseguenze sul neurosviluppo. Ci sono recentissime evidenze che hanno registrato persino alterazioni anatomiche e studi che hanno documentato nei bambini alterazioni metaboliche. Il problema vero dei nostri tempi non è solo il cancro ma sono le malattie croniche degenerative».