giovedì 18 luglio 2019

La volta che l’Italia fece un “blocco navale”




QUANDO A FARE IL BLOCCO NAVALE FU PRODI NEL 1997 CONTRO GLI SBARCHI DEGLI ALBANESI NON ERA UN ATTO DI GUERRA?! O FORSE PERCHE' ANCORA NON C'ERANO LE ONG DI SOROS A LUCRARE SULLE VITE UMANE, E IL PIANO D'INVASIONE DELL'ITALIA NON ERA ANCORA AI LIVELLI RAGGIUNTI OGGI, CON MACRON A FARE LA PARTE DEL LEONE IN LIBIA. DEL RESTO, L'ALBANIA NON HA IL PETROLIO DELLA LIBIA, PERCIO' LE SUE VITE UMANE PERSE CONTAVANO MENO....


Era il 1997, lo scopo era fermare i migranti che arrivavano dall'Albania: non andò benissimo

Dopo il naufragio avvenuto nella notte tra sabato e domenica nel Canale di Sicilia, nel quale si teme siano morte circa 850 persone su una barca di migranti, diversi politici hanno suggerito di iniziare un “blocco navale”: cioè un’azione militare con l’obiettivo di impedire l’accesso e l’uscita di navi dai porti di un certo territorio. Nella recente storia dell’Italia c’è un precedente, anche se formalmente non fu chiamato così: quello del “blocco navale” sulle coste dell’Adriatico per fermare i migranti provenienti dall’Albania, negli anni Novanta.




L’Albania negli anni Novanta
Dopo la caduta del regime comunista, all’inizio degli anni Novanta l’Albania si ritrovò in una situazione molto complicata e difficile. Il paese era politicamente isolato, con un livello di criminalità molto elevato, povero e arretrato da un punto di vista economico. Il governo albanese cercò di porre rimedio con una serie di riforme, tra cui quella delle cosiddette “imprese piramidali” che funzionavano come delle banche ma con un tasso di interesse molto alto. Nel gennaio del 1997 la maggior parte di queste imprese fallì e un terzo delle famiglie albanesi perse i propri risparmi. La storia l’ha raccontata bene, tra gli altri, lo scrittore Vincenzo Latronico in un suo libro.


A Tirana cominciarono proteste che poi si estesero anche in altre città, durarono mesi e diventarono sempre più violente fino a quando l’allora presidente della Repubblica, Sali Berisha, dichiarò lo stato d’emergenza: solo una piccola parte del territorio albanese era rimasto sotto il controllo dello governo, mentre la maggior parte del sud e delle zone centrali (Tirana, Durazzo, Valona) erano gestite da bande armate. Fu in questa situazione – che viene storicamente ricordata come “anarchia albanese” – che cominciò a aumentare l’emigrazione verso l’Italia.

Il “blocco navale” del 1997
In quell’anno di grave crisi e disordine per l’Albania, in Italia al governo c’era il centrosinistra e il presidente del Consiglio era Romano Prodi. Il ministro degli Esteri era Lamberto Dini; alla Difesa c’era Beniamino Andreatta e agli Interni Giorgio Napolitano. Il governo italiano decise di adottare una duplice strategia: da una parte offrire accoglienza temporanea nei casi di bisogno effettivo, con l’immediato ri-accompagnamento di coloro a cui non era riconosciuto quel bisogno, dall’altra parte evitare un afflusso massiccio di migranti verso l’Italia tramite un accordo con l’Albania.

Il 19 marzo del 1997 venne adottato un decreto legge che regolamentava i respingimenti; il 25 marzo venne firmato un accordo con l’Albania per il contenimento del traffico clandestino di profughi. L’accordo parlava ufficialmente di un «efficace pattugliamento» delle coste dell’Adriatico e dava alla Marina disposizioni per fare «opera di convincimento» nei confronti delle barche di migranti provenienti dall’Albania: in pratica però fu un vero e proprio “blocco navale”, criticato apertamente dall’ONU.

L’accordo prevedeva un controllo nelle acque territoriali albanesi affidato al 28° Gruppo Navale italiano, che operava regolarmente armato e pronto a rispondere al fuoco se provocato (aveva a disposizione anche un contingente di terra per il controllo dell’area portuale, del porto e del lungomare sul quale si trovavano le aree di partenza dei cosiddetti “scafisti”); una seconda fascia, costituita da navi d’altura, aveva il compito di sorvegliare lo spazio marittimo tra Albania e Italia per intercettare le barche con i migranti; la terza fascia doveva recepire la situazione trasmessa dalle unità d’altura e agire per contenere l’entrata nelle acque territoriali italiane.

Cosa avvenne il 28 marzo del 1997
Pochi giorni dopo la promulgazione degli accordi una motovedetta albanese carica di donne e bambini, la Katër i Radës, fu speronata nel canale d’Otranto dalla Sibilla, una corvetta della Marina militare italiana che ne contrastava il tentativo di approdo sulla costa italiana. Si rovesciò in pochi minuti: morirono 81 persone, ne sopravvissero 32.

Quel giorno a svolgere le operazioni di pattugliamento nel canale d’Otranto c’erano cinque navi della marina Italiana: le fregate Zeffiro, Aliseo, Sagittario, il pattugliatore Artigliere e la corvetta Sibilla. Le prime quattro avevano il compito di perlustrare le acque internazionali vicino alle coste albanesi. La corvetta Sibilla, invece, aveva compiti e funzioni difensive diverse: collocarsi al confine tra le acque italiane e quelle internazionali, controllando la seconda linea.

La Katër i Radës era stata rubata al porto di Saranda da un gruppo che gestiva il traffico di migranti. Nel pomeriggio del 28 marzo, intorno alle 15, partì da Valona carica di circa 120 persone, tra uomini, donne e anche molti bambini, molte più di quante ne potesse contenere. Alle 17.15 fu avvistata dalla fregata Zeffiro impegnata nell’operazione del blocco navale. La Zeffiro intimò alla Katër i Radës di invertire la rotta ma la nave albanese proseguì. Quindici minuti più tardi della nave iniziò a occuparsi la corvetta Sibilla, più piccola ed agile, che iniziò a effettuare le manovre di allontanamento, avvicinandosi in cerchi sempre più stretti alla Katër i Radës. Alle 18.57 avvenne l’urto. La Sibilla colpì la piccola nave (il ponte era lungo circa 20 metri) due volte: una prima, sbalzando molte persone in acqua e una seconda capovolgendola. Alle 19.03 la nave affondò. Alessandro Leograndeha raccontato la storia della Katër i Radës in un libro intitolato Il naufragio.

La sentenza di primo grado, che risale al 2005, ma anche quella di secondo grado, del 2011, stabilirono che la colpa era condivisa tra i comandanti delle due imbarcazioni: il comandante della Katër i Radës venne condannato a quattro anni di carcere, poi ridotti in appello a tre anni e dieci mesi; Fabrizio Laudadio, comandante della Sibilla, venne condannato a tre anni, poi ridotti a due anni e quattro mesi. Il relitto della nave albanese, recuperato, è diventato un monumento a Otranto.

La situazione in Albania non migliorò, il governo locale chiese l’intervento di una forza militare internazionale: arrivò con l’operazione Alba, promossa dall’Italia e autorizzata dall’ONU. Il blocco navale permise di intercettare decine di imbarcazioni, ma non fermò i viaggi dei migranti: soltanto il 5 maggio a Bari sbarcarono 1.500 migranti. In Albania si tennero delle nuove elezioni a giugno; l’Italia in agosto ritirò il suo contingente militare e si impegnò poi ad addestrare le forze militari e la polizia albanese, mentre la situazione tornò molto lentamente a una specie di normalità.



5G? Qui, non passa! Cresce l’Italia tecnoribelle: 2 Sindaci emanano ordinanze Stop 5G, approvate 16 delibere e mozioni. Ecco numeri e atti ufficiali (che la Tv censura) – NOTIZIA ESCLUSIVA



L'Internet delle cose è una battaglia del M5stelle (altro nome del PD), insieme alla vaccinazione obbligatoria a tappeto che li porterà dritti verso l'autodistruzione.... 


di Maurizio Martucci

“Ordina la sospensione della immediata sperimentazione o diffusione del 5G sul territorio del Comune in attesa della nuova classificazione della cancerogenesi annunciata dall’International Agency for Resarch on Cancer, applicando il principio precauzionale sancito dall’Unione Europea”. Spedita a mezzo PEC al Presidente della Repubblica, ai ministri del Governo, all’AgCom e alle compagnie telefoniche, l’ultima ordinanza sindacale urgente e contingibile emessa da un Sindaco italiano è del 16 Luglio 2019 e porta la firma di Massimo Carazzana, primo cittadino del Comune di Tribano (Padova).
 


Dopo Marsaglia (Cuneo) si tratta della seconda ordinanza Stop 5G d’Italia, ma soprattutto del diciottesimo atto ufficiale per la moratoria sul territorio, sommato ai 16 già approvati tra delibere di giunta e mozioni di consiglio comunale che hanno sposato la tutela della salute dei propri concittadini, impedendo l’avanzata indiscriminata dell’Internet delle cose. Insomma, nonostante il Governo abbia previsto la copertura del 5G sul 98% del territorio nazionale, è in atto una spaccatura, una secessione dall’ultima rivoluzione digitale, pericolosa per umanità ed ecosistema.



Il dato emerge dalla lista pubblicata oggi sul sito ufficiale dell’Alleanza Italiana Stop 5G che riporta i numeri della tecnoribellione, un fenomeno in rapida crescita dal nord al sud, isole comprese e in ogni sede istituzionale: 7 interrogazioni parlamentari sinora presentate e discusse tra Camera dei Deputati e Senato, 1 mozione firmata da 5 deputati che impegna il Governo Conte alla moratoria nazionale, 1 ordine del giorno approvato dal Governo, 8 Regioni in cui devono essere discusse in aula mozioni Stop 5G esattamente come in 1 Provincia autonoma e 33 comuni, oltre le 16 già approvate e le 2 ordinanze del Sindaco emanate.



Innumeri della rivolta democratica a cui si devono per forza includere anche i 5 esposti Stop 5G già depositati in 4 diverse Procure della Repubblica, le 35.000 firme già raccolte nelle due petizioni on-line e le migliaia di altre firme contenute nei documenti delle diffide locali inoltrate ai sindaci (692 Bologna, 300 Perugia e 280 Prato). Insomma, l’Italia Stop 5G esiste nonostante i grandi mezzi d’informazioni (soprattutto il mainstream delle TV) fatichi a darne notizia, censurando una sacrosanta rivendicazione costituzionale. Un’Italia contraria allo tsunami elettromagnetico e per la prevenzione del danno c’è e cresce ogni girono sempre di più. Continuare a fra finta di nulla è ingannevole oltre che dannoso.




Scrive sulla pagina Facebook istituzionale il Comune di Avolasca (Alessandria), nel novero dei precauzionisti: “la Giunta Comunale si è riunita il 12 Giugno 2019 deliberando che IL COMUNE ESPRIME PARERE NEGATIVO RIGUARDO L’ESTENSIONE SUL TERRITORIO COMUNALE DELLA NUOVA TECNOLOGIA 5G, ADERENDO ALLA RICHIESTA DI MORATORIA, PROMUOVENDO ALLO STESSO TEMPO SOLUZIONI TECNOLOGICHE SICURE E A BASSO IMPATTO AMBIENTALE”.


In esclusiva su OASI SANA riportiamo alcuni dei documenti ufficialmente esposti all’Albo Pretorio, firmati dagli organi d’indirizzo delle pubbliche amministrazioni Stop 5G.





L’omicidio di Vincent Lambert e le responsabilità della comunità scientifica internazionale



(Alfredo De Matteo) Il quarantaduenne francese Vincent Lambert è morto la mattina dell'11 luglio scorso nell’ospedale di Reims dove era ricoverato; o meglio, è stato ucciso tramite privazione prolungata di acqua e cibo da medici e giudici che hanno rinnegato i principi basilari della deontologia medica e del diritto. Ma Vincent Lambert è una vittima della spietatezza dell’odierna società relativista e del nuovo criterio di definizione della morte che ha completamente stravolto i parametri di accertamento della morte stessa nonché la concezione filosofica che ne è alla base. Se prima infatti l’uomo era considerato un insieme integrato, cioè il risultato della fusione armonica dei diversi elementi di cui è composto (corporei e spirituali) nel quadro di un’organizzazione unificata, con l’introduzione del criterio della morte encefalica l’uomo non è più considerato tale, ma un insieme le cui funzioni vitali di base sono in un certo qual modo disgiunte dalla sua essenza. Per meglio dire, se il cervello, l’organo che svolgerebbe la funzione di integratore somatico centrale secondo il rapporto di Harvard del 1968, risulta compromesso l’uomo seppur vivo sarebbe in realtà morto, ossia un mero agglomerato di organi, tessuti e funzioni fisiologiche. Si tratta dunque di una concezione medica e filosofica contraria alla ragione e al buon senso a cui tuttavia è stata assegnata del tutto arbitrariamente piena dignità scientifica. Nella dicitura medica si distinguono diversi stati di coscienza che vanno dal coma alla morte cerebrale passando per lo stato vegetativo a quello di minima coscienza; i parametri clinici dei diversi stati sono spesso sovrapponibili tra loro con alcune minime differenze che risultano essere il frutto di una mera distinzione semantica piuttosto che il risultato di una classificazione oggettiva.Inoltre, la scienza ha ormai ampiamente dimostrato che la parola irreversibile non è più applicabile agli stati di coscienza; ciò significa ad esempio che un paziente in cosiddetto stato vegetativo può evolvere in una condizione di minima coscienza. 



Vincent Lambert era considerato un paziente in stato vegetativo permanente a seguito dell’incidente stradale cui era rimasto vittima nel 2008, ma secondo molti, tra cui il direttore del centro ricerche sul coma dell’Istituto neurologico Besta di Milano, egli si trovava in stato di minima coscienza in quanto era in grado di girare la testa, muovere qualche parte del corpo in risposta ad una domanda e financo piangere. Eppure, secondo diverse sentenze e perizie medico legali Vincent Lambert era praticamente un vegetale. Si è dunque trattato di un utile escamotage per giustificare la soppressione di un innocente? Certamente, ma anche la conseguenza logica dello stravolgimento dei criteri di accertamento della morte, della riduzione dell’essere umano allaf unzionalità di un singolo organo, il cervello. Del resto, se l’essenza vitale dell’uomo risiede nell’intelletto le labili distinzioni tra i diversi stati di coscienza finiscono per passare in second’ordine, primo perché risulta difficile se non impossibile accertarli con esattezza (in quanto arbitrarie e legate a complessi test diagnostici), in secondo luogo perché un cervello gravemente danneggiato comporta necessariamente un altrettanto grave compromissione dell’essenza stessa della persona umana. Pertanto, ciò che veramente conta non è determinare il grado di coscienza di sé di un malato bensì l’assunto filosofico sotteso al nuovo criterio di accertamento della morte, che porta a discriminare tra vite degne e indegne di essere vissute. Il tetraplegico Vincent Lambert dal giorno del suo incidente ha perso assieme ad alcune funzioni del suo cervello la dignità di essere umano; così come la perdono le migliaia di persone che ogni anno vengono dichiarate cerebralmente morte e depredate dei loro organi vitali allo scopodi ingrossare la fiorente macchina dei trapianti. 
(Alfredo De Matteo)

PREGHIERE E LITURGIA DEL GIORNO


PREGHIERE DEL GIORNO
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Giovedì 18 Luglio 2019
   


LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -



  PRIMA LETTURA 

Es 3,13-20
Dal libro dell’Èsodo

In quei giorni, [udendo la voce del Signore dal mezzo del roveto,] Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”».
Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione.
Va’! Riunisci gli anziani d’Israele e di’ loro: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, mi è apparso per dirmi: Sono venuto a visitarvi e vedere ciò che viene fatto a voi in Egitto. E ho detto: Vi farò salire dalla umiliazione dell’Egitto verso la terra del Cananeo, dell’Ittita, dell’Amorreo, del Perizzita, dell’Eveo e del Gebuseo, verso una terra dove scorrono latte e miele”.
Essi ascolteranno la tua voce, e tu e gli anziani d’Israele andrete dal re d’Egitto e gli direte: “Il Signore, Dio degli Ebrei, si è presentato a noi. Ci sia permesso di andare nel deserto, a tre giorni di cammino, per fare un sacrificio al Signore, nostro Dio”.
Io so che il re d’Egitto non vi permetterà di partire, se non con l’intervento di una mano forte. Stenderò dunque la mano e colpirò l’Egitto con tutti i prodigi che opererò in mezzo ad esso, dopo di che egli vi lascerà andare».


  SALMO  

Sal 104
Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca.

Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco.

Dio rese molto fecondo il suo popolo,
lo rese più forte dei suoi oppressori.
Cambiò il loro cuore perché odiassero il suo popolo
e agissero con inganno contro i suoi servi.

Mandò Mosè, suo servo,
e Aronne, che si era scelto:
misero in atto contro di loro i suoi segni
e i suoi prodigi nella terra di Cam.


 VANGELO 

Mt 11,28-30
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

mercoledì 17 luglio 2019

Il Presidente Abramo Lincoln Ucciso Dai Gesuiti


Capitolo 4 del libro The Secret Terrorists
di: Bill Hughes

La visita di Salvini al Lincoln Memorial era davvero una tappa obbligata? Washington, insieme a Roma e Londra è una delle città del potere massonico dei gesuiti per eccellenza. E' stata costruita seguendo un arcano simbolismo massonico. Un messaggio in codice per il leader leghista? Salvini nel mirino dei gesuiti? Molte le critiche dei gesuiti alla politica di Salvini sugli immigrati. Abramo Lincoln, scomodo ai gesuiti, venne ucciso dopo un complotto ordito contro di lui. Una suggestione questa da non sottovalutare....

 
Nel 1856, uno schiavo fuggiasco di nome Dred Scott aveva cercato di ottenere la libertà nello stato libero del Kansas. Il caso fu così importante che andò fino alla Corte Suprema. L'infame decisione su Dred Scott fu presa dal giudice fanatico cattolico Taney, a quel tempo Presidente della Corte Suprema degli Stati Uniti. La decisione di Taney, in poche parole, era quella che il negro non aveva diritti che l'uomo bianco dovesse rispettare. Questa affermava in sostanza che l'uomo nero era inferiore al bianco e non aveva alcun diritto. Abramo Lincoln da bambino aveva assistito alla vendita di giovani uomini e donne di colore in una piccola città dell'Illinois. Mentre lui e un amico oltrepassavano un'asta di schiavi, Lincoln si rivolse al suo amico e gli disse: ”Un giorno l'eliminerò completamente!”

Nel novembre del 1855, Charles Chiniquy, un prete cattolico di Kankakee, nell'Illinois, venne attaccato in una serie di casi giudiziari dal vescovo della Diocesi di Chicago. Chiniquy aveva spesso parlato sul tema della temperanza e sui mali degli alcolici. Dal momento che molti dei sacerdoti erano alcolisti, e la maggior parte degli altri erano bevitori sociali, le parole di Chiniquy sulla temperanza non furono apprezzate. Chiniquy citava spesso la Bibbia in difesa delle posizioni che teneva. Questo infiammò notevolmente contro di lui il vescovo cattolico di Chicago. Per farlo tacere, Chiniquy venne incastrato per mezzo dell'accusa di cattiva condotta morale fattagli da una parente femmina di un sacerdote.

Il caso di Charles Chiniquy venne così tanto pubblicizzato nella stampa dell'Illinois che pochissimi avvocati volevano difenderlo. Essi si resero conto che non stavano solo combattendo contro un sacerdote di Chicago, ma stavano combattendo contro la Chiesa Cattolica Romana. Charles Chiniquy apprese di Abe Lincoln, un avvocato molto retto e leale dell'Illinois. Chiniquy inviò a Lincoln un telegramma chiedendogli i suoi servizi, ed entro 20 minuti dal telegramma, Chiniquy ottenne una risposta che diceva: "Sì, io difenderò la vostra vita e il vostro onore al prossimo termine di maggio della Corte a Urbana. Firmato A. Lincoln."

Chiniquy riferisce:

Arrivò l'ora in cui lo Sceriffo di Kankakee dovette trascinarmi ancora a Urbana come un criminale e un prigioniero, e mi consegnarono nelle mani dello sceriffo di quella città. Vi giunsi il 20 ottobre con i miei avvocati, i signori Osgood e Paddock, e una dozzina di testimoni. Il signor Abraham Lincoln mi aveva preceduto solo di pochi minuti da Springfield. —Charles Chiniquy, Fifty Years in the Church of Rome, Chick Publications, p. 273

Leggiamo di quando Charles Chiniquy venne difeso da Abramo Lincoln:


Egli quindi continuò e raffigurò la carriera di Padre Chiniquy, di come egli fosse stato ingiustamente perseguitato, e in conclusione disse:"Fino a quando Dio mi darà un cuore per sentire, un cervello per pensare, o una mano per eseguire la mia volontà, io mi consacrerò contro quel potere che ha tentato di usare la macchina dei tribunali per distruggere i diritti e il carattere di un cittadino americano." E questa promessa fatta da Abramo Lincoln venne anche mantenuta nei suoi anni più maturi. - Burke McCarty, The Suppressed Truth about the Assassination of Abraham Lincoln, Arya Varta Publishing, p. 41

Lincoln si rese conto che Chiniquy era stato ingiustamente accusato. La notte prima che Chiniquy fosse condannato alla prigione per un crimine che non aveva commesso, si fece avanti un testimone oculare che aveva origliato il complotto per distruggere Chiniquy, ed egli fu salvato. Abramo Lincoln si fece un sacco di nemici come risultato del processo Chiniquy. Mentre essi lasciarono l'aula, Charles Chiniquy era in lacrime. Abramo Lincoln gli chiese:



Padre Chiniquy, perché state piangendo? "Caro Signor Lincoln," risposi, "mi permetta di dirle che la gioia che dovrei naturalmente sentire per una tale vittoria è distrutta nella mia mente dalla paura di ciò che può costarvi. In tribunale erano presenti non meno di dieci o dodici gesuiti da Chicago e St. Louis, che erano venuti per ascoltare la sentenza della mia condanna al penitenziario...In che pena è la mia anima, che proprio in questo istante disegna le mie lacrime, è che mi sembra di aver letto la vostra sentenza di morte nei loro occhi diabolici. Quante altre nobili vittime sono già cadute ai loro piedi!"— Charles Chiniquy, Fifty Years in the Church of Rome, p. 280, 281

Abramo Lincoln, nel lontano 1855 e 1856, era già un uomo forte che Roma cercava di distruggere. Quattro anni dopo, nel 1860, Abramo Lincoln fu eletto Presidente degli Stati Uniti. Mentre egli prendeva la sua strada dall'Illinois a Washington DC, dovette passare attraverso la città di Baltimora. Egli in seguito disse a Charles Chiniquy:

"Sono molto contento di incontrarvi nuovamente...si vede che i vostri amici gesuiti non mi hanno ancora ucciso, ma essi lo avrebbero sicuramente fatto al momento del mio passaggio attraverso la loro città più devota, Baltimora, se io non fossi transitato in incognito poche ore prima del momento in cui essi si aspettavano che passassi. Abbiamo le prove che la compagnia che era stata selezionata e attrezzata per uccidermi era guidata da un fanatico cattolico chiamato Byrne; essa era quasi interamente composta da cattolici; di più, c'erano due sacerdoti mascherati tra di loro, a guidarli e incoraggiarli...Ho visto il signor Morse, l'inventore della telegrafia elettrica; egli mi ha detto che quando era a Roma, non molto tempo fa, aveva scoperto le prove della cospirazione più formidabile contro questo paese e tutte le sue istituzioni. E' certo evidente che è in gran parte per via degli intrighi e degli emissari papali che noi abbiamo l'orribile guerra civile, che minaccia di coprire il paese di sangue e rovine.

Mi dispiace che il professor Morse abbia dovuto lasciare Roma prima che potesse sapere di più sui piani segreti dei gesuiti contro la libertà e l'esistenza stessa di questo paese." — Ibid. p. 292.


"A Baltimora erano stati assunti venti uomini per assassinare il Presidente eletto nel suo viaggio verso Washington. Il leader di questa banda era un profugo italiano, un barbiere ben conosciuto a Baltimora. Il loro piano era il seguente: nel momento in cui il signor Lincoln fosse arrivato in città, gli assassini, che sarebbero stati mescolati alla folla, avrebbero fatto in modo di avvicinarsi il più possibile alla sua persona, e gli avrebbero sparato con le loro pistole. Se egli fosse restato in carrozza, erano state preparate delle bombe a mano, riempite con polvere detonante, come quelle che Orsini utilizzò nel tentativo di assassinare Luigi Napoleone. Queste sarebbero state gettate nella carrozza, e per rendere il lavoro di morte doppiamente sicuro, le pistole avrebbero dovuto far fuoco nel veicolo nello stesso istante. Gli assassini avevano una nave in porto pronta a riceverli. Da qui sarebbero stati trasportati a Mobile, nello stato scisso dell'Alabama." —John Smith Dye, The Adder’s Den, p. 113.

"Un barbiere italiano ben conosciuto a Baltimora, un cattolico romano, avrebbe dovuto pugnalarlo mentre egli era seduto nella sua carrozza, quando fosse partito dal deposito." — Burke McCarty, The Suppressed Truth About the Assassination of Abraham Lincoln, Arya Varta Publishing, p. 66.

Dal momento in cui i gesuiti cercarono di togliere la vita a Lincoln prima che raggiungesse la Casa Bianca, fortunatamente questa prima congiura per ucciderlo fallì! Durante la marcia su un treno John Wilkes Booth perse una lettera scritta per lui da Charles Selby. Poco dopo la lettera fu trovata e spedita al Presidente Lincoln, che, dopo averla letta, scrisse la parola "Assassinio" su di essa, e la depositò nel suo ufficio dove venne trovata dopo la sua morte, e fu posta come elemento di prova in un'esposizione al tribunale - Ibid. p. 131.

Qui c'è un estratto della lettera:

"Abe deve morire, e adesso. Potete scegliere le vostre armi, la coppa, il coltello, il proiettile. La coppa ci ha fatto fallire una volta e potrebbe nuovamente...Sapete dove trovare i vostri amici. I vostri travestimenti sono così perfetti e completi...colpite per la vostra casa; colpite per il vostro paese; aspettate il vostro momento, ma colpite sicuro." - Ibid. p. 132. (enfasi aggiunta).

Questa lettera venne utilizzata per contribuire a condannare la Signora Mary E. Surratt ed alcuni degli altri cospiratori nel processo sull'assassinio di Lincoln.

Loro volevano pugnalarlo. Se ciò non gli fosse riuscito, gli avrebbero sparato e lo avrebbero fatto saltare in aria. Quelli fallirono e quindi cercarono di avvelenarlo. "Loro" erano gli emissari del Papa, i gesuiti. John Smith Dye, che fu un testimone di questi eventi, ci dice:

"Fu un giorno buio nella storia del nostro paese, in cui una guardia armata dovette circondare l'hotel (Willard), dove il magistrato principale aveva preso alloggio temporaneo per evitare il suo assassinio. E il giorno (4 marzo 1861) del suo insediamento, venne scortato fino alla Pennsylvania Avenue in una piazza vuota di cavalleria, e la massima vigilanza era esercitata dal Generale Scott per impedire che fosse assassinato pubblicamente sulla strada per il Campidoglio, luogo dove avrebbe dovuto rilasciare il suo discorso inaugurale dal portico est. Furono tempi terribili... "—John Smith Dye, The Adder’s Den, p. 135.
Quando ricordate il Concilio di Vienna, Metternicht, il Papa e i piani dell'Ordine per distruggere questo paese, per distruggere la sua libertà, per distruggere il protestantesimo e per uccidere i presidenti, cosa vi racconta, tutto questo, del male, del vizio e del carattere maligno dei gesuiti? Quando ricordate i loro attentati alla vita di Andrew Jackson, l'assassinio di William Henry Harrison, l'assassinio di Zachary Taylor, il tentato assassinio di James Buchanan, il tentato assassinio di Abramo Lincoln e, infine, il suo assassinio, cosa vi racconta, tutto ciò, della Chiesa Cattolica? Ciò vi racconta che la sua facciata di presentarsi come un chiesa è proprio questa, una facciata. Essa si nasconde dietro ad una maschera religiosa, di modo da non essere mai sospettata dei tanti abomini che perpetua continuamente in questo paese e in tutto il mondo. Che Dio ci aiuti a non avere a che fare con questa organizzazione satanica.

Abramo Lincoln dichiarò:

"Così tante congiure sono state fatte contro la mia vita, che è un vero e proprio miracolo che tutti abbiano fallito, se consideriamo che la maggior parte di loro erano nelle mani degli abili assassini cattolici, evidentemente addestrati dai gesuiti. Ma possiamo aspettarci che Dio faccia un miracolo perpetuo per salvarmi la vita? Io non credo. I gesuiti sono così esperti in quei fatti di sangue, che Enrico IV disse che era impossibile sfuggire loro, e divenne una loro vittima, anche se aveva fatto tutto ciò che poteva essere fatto per proteggere se stesso. La mia fuga dalle loro mani, atteso che la lettera del Papa a Jeff Davis abbia affinato milioni di pugnali per trafiggere il mio petto, sarebbe più che un miracolo.

Ma, proprio come il Signore non ascoltò alcuna protesta dalle labbra di Mosè quando gli disse che doveva morire, prima di attraversare il Giordano, per i peccati del suo popolo, così io spero e prego che Egli non dovrà ascoltare da me alcuna protesta quando cadrò per l'amore del mio popolo.

Prima che io debba morire per la sacra causa per la quale mi sono impegnato, gli unici due favori che ho chiesto al Signore sono, in primo luogo, di essere l'alfiere dei diritti e delle libertà del mio paese.

Il secondo favore che chiedo a Dio è che il mio caro figlio Robert, quando me ne sarò andato, sia uno di quelli che alzerà la bandiera della libertà che coprirà la mia tomba, portandola con onore e fedeltà, fino alla fine della sua vita, come fece suo padre, circondato da milioni di persone che saranno chiamate a combattere e morire con lui per la difesa e l'onore del nostro paese." -Charles Chiniquy, Fifty Years in the Church of Rome, Chick Publications, pp. 302, 303.

Abramo Lincoln capì che il suo tempo era vicino:

"Nel bel mezzo del successo senza precedenti, mentre tutte le campane del paese suonavano con gioia, una calamità cadde su di noi, la quale sommerse il paese nella costernazione e nello stupore. Venerdì sera del 14 aprile il presidente Lincoln andò al Teatro Ford, a Washington. Era seduto tranquillamente nel suo palchetto ascoltando il dramma, quando un uomo entrò dalla porta dell'entrata che conduce al palchetto, chiudendo la porta dietro di sé. Avvicinandosi al presidente egli trasse dalla tasca una piccola pistola e gli sparò alla nuca. Mentre il presidente cadeva, privo di sensi e ferito a morte, e l'urlo di sua moglie, che era seduta al suo fianco, trafiggeva ogni orecchio, l'assassino saltò dal palchetto, da un'altezza perpendicolare di nove piedi, precipitandosi sul palco, a capo scoperto, brandendo un pugnale ed esclamando ‘Sic siemper tyrannus!’ per scomparire poi dietro le quinte laterali." - Ibid. pp. 307-308.

"Il nobile Abramo, vero discendente del padre dei fedeli, onesto in ogni credenza, umile come un bambino, dal cuore tenero come una donna, che non poteva sopportare di ferire finanche i suoi nemici più avvelenati; che, nell'ora del trionfo, si rattristò per i sentimenti dei suoi avversari che dovevano essere feriti dalla loro sconfitta, con 'carità per tutti e malizia verso nessuno', dotato di buon senso, di intelligenza mai sorpassata, e con il potere dell'intelletto che gli permise di cimentarsi con i più giganteschi avversari nei dibattiti, sviluppando le sue abilità di statista, conquistando la gratitudine del suo paese e l'ammirazione del mondo, e con grazia e simpatia, attirando a sé tutti i cuori generosi, morì per il proiettile dell'assassino!

Ma chi era quell'assassino? Booth non fu altro che lo strumento dei gesuiti. Era Roma che diresse il suo braccio, dopo aver corrotto il suo cuore e dannato la sua anima." - Ibid. p. 308.

"E, dopo 20 anni di continue e difficili ricerche, io vengo oggi senza paura davanti al popolo americano, per dire e dimostrare che il presidente Abramo Lincoln è stato assassinato dai preti e dai gesuiti di Roma.

Nel libro delle testimonianze rese in procura riguardo all'assassinio di Lincoln, pubblicato da Ben Pittman, e nei due volumi del processo di John Surratt, nel 1867, abbiamo la prova legale e inconfutabile che la trama dell'assassinio di Lincoln è stata maturata, se non avviata, nella casa di Mary Surratt, 561 H. Street, Washington, DC.


Mary Surratt

Le testimonianze giurate mostrano che essa era il ritrovo comune dei sacerdoti di Washington. Che cosa rivela al mondo la presenza, in quella casa, di così tanti sacerdoti? Nessun uomo di buon senso, che sa qualcosa circa i sacerdoti di Roma, potrebbe dubitare che questi fossero i consulenti, i consiglieri, l'anima stessa di quella trama infernale.

Quei sacerdoti, che erano gli amici personali e i padri confessori di Booth, di John Surratt, della Signora e della Signorina Surratt, non potevano andare lì costantemente senza sapere che cosa stesse succedendo, soprattutto quando veniamo a sapere che ognuno di quei preti era un rabbioso ribelle nel cuore. Ognuno di quei sacerdoti, sapendo che il suo papa infallibile aveva nominato Jeff Davis come il suo caro figlio, e aveva preso la Confederazione del Sud sotto la sua protezione, era destinato a credere che la cosa più sacra che un uomo potesse fare era quella di combattere per la causa del Sud distruggendo quelli che erano i suoi nemici.

Leggete la storia dell'assassinio di Coligny, Enrico III ed Enrico IV, e di Guglielmo il Taciturno per opera dei sicari dei gesuiti; confrontatela con l'assassinio di Abramo Lincoln e vi accorgerete che l'una rassomiglia all'altra come due gocce d'acqua. Capirete che provengono tutte dalla stessa fonte – Roma! "- Ibid. p. 309.

"Questo arci ribelle [Jeff Davis] poteva ottenere i soldi, ma solo i gesuiti potevano selezionare gli assassini, formarli, e mostrargli una corona di gloria in cielo, se avessero ucciso l'autore del massacro, il famoso rinnegato e apostata – il nemico del Papa e della Chiesa – Lincoln.

Difficile non vedere le lezioni date a Booth dai gesuiti, nel loro rapporto quotidiano nella casa di Mary Surratt, quando leggiamo queste righe scritte da Booth poche ore prima della sua morte:”Non riuscirò mai a pentirmi. Dio mi ha fatto lo strumento della sua punizione.” Confrontate queste parole con le dottrine e i principi insegnati nei concili, nei decreti papali e nelle leggi della Santa Inquisizione, e troverete che i sentimenti e le credenze di Booth fluivano da questi principi, come il fiume scorre dalla sua sorgente.



John Wilkes Booth

E quella pia signorina Surratt, che, il giorno seguente l'assassinio di Lincoln, disse, senza essere rimproverata, alla presenza di numerosi testimoni:”La morte di Abramo Lincoln non è altro che la morte di un qualsiasi negro dell'esercito.” Dove ottenne questa massima, se non dalla sua Chiesa? Non aveva, la Chiesa, recentemente proclamato, attraverso...il devoto cattolico Giudice Taney, nella sua decisione su Dred Scott, che i negri non hanno alcun diritto che il bianco è tenuto a rispettare? Portando il presidente al più basso livello insieme il negro, Roma stava dicendo che egli non aveva diritto neppure alla sua vita.” - Ibid. p. 310.

Subito dopo la morte di Lincoln, John Surratt, che faceva parte del complotto per l'assassinio, fuggì a Montreal. Da Montreal fu portato a Liverpool, in Inghilterra, e quindi a Roma.



John Surratt

Quando un funzionario statunitense finalmente lo raggiunse, egli venne trovato nell'esercito personale del Papa. Un cospiratore nell'assassinio di Abramo Lincoln era un membro dell'esercito personale del Papa!

“Tre o quattro ore prima che Lincoln venisse assassinato a Washington, il 14 aprile 1865, quell'assassinio non era conosciuto solamente da qualcuno, ma venne diffuso e se ne parlò nelle strade e nelle case della città sacerdotale e romana di St. Joseph, in Minnesota. Il fatto è innegabile: le testimonianze sono insindacabili, e non c'erano né una ferrovia né alcuna comunicazione telegrafica più vicina di quaranta o ottanta miglia da St. Joseph...

Mr. Linneman, che era un cattolico, ci dice che, anche se lo aveva sentito da molti nel suo negozio, e per le strade, non si ricorda il nome di uno solo che glielo disse...Ma se la memoria del signor Linneman è così carente su questo argomento, noi possiamo aiutarlo raccontandogli ciò che è stato detto con esattezza matematica...I sacerdoti di St. Joseph erano spesso in visita a Washington, e alloggiavano, probabilmente, presso la signora Surratt...Quei sacerdoti di Washington erano in comunicazione quotidiana con i loro sacerdoti co-ribelli di St. Joseph; essi erano i loro amici intimi. Non vi erano segreti tra di loro...I dettagli del delitto, come il giorno scelto per il suo compimento, erano parimenti ben noti tra i sacerdoti di St. Joseph come lo erano fra quelli di Washington...Come potevano, i sacerdoti, nascondere un evento così gioioso al loro amico del cuore, il signor Linneman? Lui era il loro uomo di fiducia. Egli era il loro procacciatore; era il loro braccio destro tra i fedeli di St. Joseph...I sacerdoti di Roma sapevano e diffusero la notizia della morte di Lincoln nella loro città cattolica di St. Joseph, in Minnesota, quattro ore prima del suo verificarsi." - Ibid. pp. 316, 317.

C'è ancora più materiale:

“Nel processo di John Surratt, un ministro francese di nome Rufus King dichiarò questo:”Io credo che lui [John Surratt] sia protetto dal clero e che l'omicidio sia il risultato di una congiura accuratamente preparata, non solo contro la vita del presidente Lincoln, ma contro l'esistenza di questa repubblica, perché siamo consapevoli del fatto che i sacerdoti e le famiglie reali sono, e sempre sono state, contrarie alla libertà.” - Burke McCarty, The Suppressed Truth About the Assassination of Abraham Lincoln, Arya Varta Publishing, p. 185.
"Per l'assassinio di Abramo Lincoln quattro persone vennero processate, condannate e giustiziate per impiccagione. I loro nomi erano Davy Harold, Lewis Payne, George Atzerodt, e Mary E. Surratt. Erano tutti cattolici. Tale informazione è nel Teatro Ford, in diverse cassette di vetro, che mostrano diverse cose su Lincoln, la guerra civile, e il suo assassinio. Mentre veniva assassinato Abramo Lincoln, venne anche fatto un tentativo per assassinare William Seward, il Segretario di Stato. Era in programma anche un attentato alla vita di Ulysses S. Grant, ma Grant avrebbe dovuto fare un viaggio di emergenza verso il New Jersey per essere al capezzale di un parente morente. Anche Andrew Johnson, il vice presidente degli Stati Uniti, doveva essere assassinato in questo stesso momento. L'uomo che doveva ucciderlo si spaventò e corse via per il paese in groppa ad un cavallo, e non eseguì la sua parte del piano. Lewis Payne, conosciuto come il ragazzo della Florida, un giovane gigante atletico, che alcuni mesi prima aveva aderito alla congiura, si presentò davanti alla residenza del Segretario di Stato William Seward. William Seward era malato da tre settimane, soffrendo a causa di una mascella fratturata, il risultato della fuga della sua squadra, e era sotto la cura costante degli infermieri.Payne suonò il campanello e gli fu risposto dal maggiordomo di colore. Egli disse a quest'ultimo che era stato mandato con una medicina che doveva portare alla stanza del malato. Il maggiordomo si rifiutò di permettergli di entrare, dicendo che aveva ricevuto l'ordine di non permettere a nessuno di raggiungere la stanza del signor Seward. L'estraneo [Lewis Payne], dopo una breve lotta, lo stramazzò a terra, e andò saltando su per le scale. Si precipitò nella camera del malato; dopo aver abbattuto ciascun figlio del segretario, saltò quindi sul malato e lo pugnalò gravemente per tre volte. Con un grande sforzo umano, quest'ultimo si dibatté fuori dal letto con il suo aggressore, che lo lasciò ammucchiato nel pavimento, sanguinante per le ferite che gli aveva inflitto. Dopo il suo assalto omicida a Seward, il furfante si precipitò giù per le scale, urlando a squarciagola:”Io sono pazzo! Io sono pazzo!”, e molto probabilmente lo era. Lui era completamente sotto il controllo delle influenze ipnotiche delle persone malvagie sotto il cui potere si era concesso di essere.” - Ibid, pp. 121, 122.

“Esso fu parte del piano che Michael O’Laughlin, uno dei cospiratori di Baltimora, doveva portare a termine per uccidere il Generale Grant quella notte. Questo non fu possibile, a causa del cambiamento di piani del generale.

Per quanto riguarda Atzerodt, si precipitò per assassinare il vice presidente Johnson, ma si spaventò e passò la giornata a cavallo all'interno del paese...fu trovato alcuni giorni dopo con i suoi parenti a valle di Washington. Egli, prima della sua esecuzione, fece una confessione scritta, confermando come dato di fatto la presenza di Surratt a Washington quel giorno fatale, sulla quale avevano giurato nove testimoni affidabili .”-Ibid p. 122.

Così noi abbiamo una cospirazione non solo per uccidere il presidente, ma per portare il governo degli Stati Uniti completamente nel caos. Non vediamo qui l'adempimento del Concilio di Vienna e di Verona al lavoro nel 1865? Non vediamo la mano dell'Ordine dei gesuiti e della Chiesa Cattolica romana per distruggere questo grande paese? Fu un periodo terribile nella storia degli Stati Uniti.

Abbiamo già visto come la Chiesa Cattolica Romana abbia piantato il seme della divisione tra le due grandi porzioni di questo paese, dividendo il Nord dal Sud sulla questione scottante della schiavitù.

“Quella divisione fu la sua occasione d'oro per schiacciare l'una contro l'altra, e regnare sopra le sanguinose rovine di entrambe, una politica privilegiata di lunga data. Essa confidava che fosse arrivato il suo trionfo supremo sopra questo continente. Essa ordinò all'imperatore di Francia di stare pronto con il suo esercito in Messico, pronto a sostenere il Sud, e disse a tutti i cattolici romani di arruolarsi sotto le bandiere della schiavitù, unendosi al partito democratico.” -Charles Chiniquy, Fifty Years in the Church of Rome, Chick Publications, p. 291.

Abramo Lincoln disse a Charles Chiniquy:

Charles Chiniquy

“Vi sarò sempre grato per le parole di avvertimento che mi avete rivolto circa i futuri rischi alla mia vita provenienti da Roma. So che no sono dei pericoli immaginari. Se stessi combattendo contro un Sud in quanto nazione protestante, non vi sarebbe alcun pericolo di assassinio. Le nazioni che hanno letto la Bibbia lottano con coraggio sul campo di battaglia, ma non assassinano i loro nemici. Il papa e i gesuiti, con la loro infernale Inquisizione, sono gli unici poteri organizzati in tutto il mondo che si avvalgono del pugnale del sicario per uccidere coloro che non riescono a convincere con le loro argomentazioni o conquistare con la spada.
Purtroppo, sento ogni giorno sempre di più, che non è solo contro gli americani del Sud che io sto combattendo, ma è maggiormente contro il papa di Roma, i suoi perfidi gesuiti e i loro ciechi schiavi assetati di sangue. Finché mireranno a conquistare il Nord, essi mi risparmieranno; ma il giorno che noi dirigeremo i loro eserciti, prenderemo le loro città e li costringeremo a sottomettersi, allora, è mia impressione che i gesuiti, che sono i principali governanti del Sud, faranno quello che hanno quasi sempre fatto in passato. Il pugnale o la pistola compiranno quello che non riusciranno a compiere le mani forti dei guerrieri.

Per quelli che non vedono, come le vedo io, le molle segrete di questo terribile dramma, questa guerra civile sembra non essere altro che un affare politico. Ma essa è più una guerra religiosa che politica. E' Roma che vuole governare e degradare il Nord, come ha governato e degradato il Sud, dal giorno della sua scoperta. Ci sono solo pochissimi leader del Sud che non sono in maggior o minor grado sotto l'influenza dei gesuiti, attraverso le loro mogli, i rapporti familiari e i loro amici. Diversi membri della famiglia di Jeff Davis appartengono alla Chiesa di Roma...

Ma è quasi sicuro che se gli americani potessero imparare quello che io so dell'odio feroce dei sacerdoti di Roma contro le nostre istituzioni, le nostre scuole, i nostri diritti più sacri e le nostre libertà così faticosamente acquisite, essi li caccerebbero via da noi a partire da domani, o gli sparerebbero per il loro tradimento.

Ma voi siete l'unico a cui ho rivelato i miei tristi segreti, perché so che li avete imparati prima di me. La storia di questi ultimi mille anni ci dice che ovunque la Chiesa non sia un pugnale che perfora il petto di una nazione libera, essa è una pietra al suo collo, che la paralizza, e le impedisce di avanzare nel mondo della civiltà, della scienza, dell'intelligenza, della felicità e della libertà.” -Ibid. pp. 294, 295.

Lincoln disse:

"Questa guerra non sarebbe mai stata possibile senza la sinistra influenza dei gesuiti. Lo dobbiamo al papato se ora vediamo la nostra terra arrossata dal sangue dei suoi figli più nobili...Avrò pietà per i sacerdoti, i vescovi e i monaci di Roma negli Stati Uniti, quando la gente si renderà conto che essi sono, in gran parte, responsabili per le lacrime e il sangue versato in questa guerra." -Ibid. pp. 296,297.

"Avete perfettamente ragione quando dite che fu per distaccarsi dai cattolici romani che si iscrivevano al nostro esercito. Dalla pubblicazione di quella lettera [del Papa], un gran numero di loro disertarono le loro bandiere e si trasformarono in traditori...E' anche vero che Meade è rimasto con noi e ha vinto la sanguinosa battaglia di Gettysburg. Ma come avrebbe potuto perderla, se egli fu circondato da eroi come Howard, Reynolds, Buford, Wadsworth, Cutler, Slocum, Sickles, Hancock, Barnes, ecc. Ma è evidente che, dopo la battaglia, il suo romanesimo soppiantò il suo patriottismo.

Egli lasciò fuggire l'esercito di Lee, mentre avrebbe potuto facilmente tagliare la sua ritirata costringendolo ad arrendersi, dal momento che esso perse quasi la metà dei suoi soldati negli ultimi tre giorni di carneficina.


George G. Meade

Quando Meade doveva ordinare l'inseguimento dopo la battaglia, uno sconosciuto arrivò in fretta al quartier generale, e questo sconosciuto era un gesuita travestito. Dopo tre minuti di conversazione con lui, Meade fece questi accordi riguardo all'inseguimento del nemico, che fecero sì che esso potesse scappare quasi intatto, con la perdita di sole due pistole!” - Ibid. p. 298.

Lincoln disse:

"La gente comune vede e sente le grandi e rumorose ruote delle macchine della Confederazione del Sud: le chiama coi nomi di Jeff Davis, Lee, Toombs, Beauregard, Semmes, ecc, e pensa onestamente che essi siano la forza motrice e la prima causa dei nostri problemi. Ma questo è un errore. La vera forza motrice rimane segreta dietro le spesse mura del Vaticano, i collegi e le scuole dei gesuiti, i conventi delle monache e i confessionali di Roma.” — Ibid. p. 305.

Nel compimento dei Concili di Vienna, Verona e Chieri, la Chiesa Cattolica ha diviso il Nord dal Sud attraverso il loro agente John C. Calhoun. Essa cercò di distruggere l'economia attraverso Nicholas Biddle, e in seguito usò la coppa del veleno e la pallottola del sicario per assassinare e tentare di assassinare un totale di cinque presidenti in un arco di 25 anni. Essa arrossò il suolo americano con il sangue di migliaia di giovani americani nella terribile guerra civile. Oh, quanto abbiamo potuto vedere di persona che Roma non cambia mai! Quello che essa ha fatto e sta ancora facendo oggi. Che Dio ci aiuti a comprendere il male del papato, allora e adesso.






COMMANDO GESUITA E CASO MORO




Massoni, audio e pugnalate: guida ragionata ai figli di Putin

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Certi di fare cosa gradita ai nostri lettori, ecco una piccola guida per orientarsi nell’affaire Lega-Russia. Dal possibile titolo: all’inseguimento dei rubli verdi.

AUDIO

Quanti ce ne sono ancora in giro? E chi li ha prodotti? E chi li ha diffusi? E perché? Sulla ghiotta vicenda si confrontano (almeno) tre partiti. C’è chi prende di petto Matteo Salvini e sostiene che trattasi di grave scandalo “che offende l’Italia e la nostra collocazione internazionale” (Zingaretti, Gentiloni, Letta). C’è chi minimizza derubricando il tutto a iniziativa personale (di Gianluca Savoini), in un clima da pochade (vedi Gossip). Per La Verità, al contrario, esiste un vero e proprio agguato ordito dagli amici di Macron (si parla di “ombra francese”) ai danni del vicepremier leghista. Maurizio Belpietro s’interroga allusivo sui giornalisti dell’Espresso, che per primi parlarono di questa storia: “Davvero ascoltarono dal tavolo di fianco la conversazione tra Savoini e i suoi misteriosi emissari?”. E, “sono in grado di dimostrare di non essere stati loro a registrare il colloquio e a consegnarlo alla Procura milanese?”. “Come Belpietro sa ogni buon giornalista non rivela mai le sue fonti”, replica secco il direttore del settimanale, Marco Damilano. Infine: chi diavolo è Francesco, il terzo uomo (italiano) seduto con gli emissari russi al Metropol, accanto a Savoini e all’avvocato Gianluca Meranda (vedi Massoneria)?

BORGHEZIO MARIO

“Gianluca Savoini, un soldato leghista. Resterò sempre suo amico perché abbiamo la stessa ossatura dottrinale. Salvini lo scarica? Fa parte del gioco”. Quando si dice: il bacio della morte.

CHERCHEZ LA FEMME

“Mi sembra strano che si dia un appuntamento al Metropol, in quell’albergo non porti nemmeno l’amante se non vuoi farlo sapere al mondo” (Fabrizio Candoni, ex Confindustria Russia). “Tre leghisti con mogli russe, interessi russi, passioni russe” (Il Fatto). Alexandre Dumas (padre) fa dire a un suo personaggio che “c’è una donna in ogni caso e appena mi portano un rapporto, io dico: cherchez la femme”. La giovane interprete russa Irina Osipova afferma che con lei Savoini si è sempre comportato da gentiluomo. “Avevo 25 anni e si fece vivo su Facebook. Ci misi un po’ a capire se gli interessassi io o il mio paese. Vista la sua età non interessava lui a me”. Tutto a posto anche perché Irina rivela che Savoini ha una moglie russa, “una bella donna più alta di lui”. Qualche ruggine insomma sopravvive: “Si era offeso perché non lo avevo citato in un’intervista, ma una persona che conta non se la prende”. Niente a che vedere (così sembra) con Enzo, lo sfigato di Carlo Verdone (Un sacco bello) che partiva per fare conquiste in Polonia con la valigia zeppa di biro e calze di nylon. Claudio D’Amico, personaggio chiave della sottotrama Mosca-Sesto San Giovanni (dove è assessore) tiene invece a precisare di essersi “separato da Svetlana” (la moglie bielorussa). Ne prendiamo atto.

CONTE GIUSEPPE

Salvini si sente “pugnalato alle spalle” dal premier (Il Messaggero) che tuttavia replica: “Perché negare l’evidenza?”. Lo scazzo riguarda la nota di Palazzo Chigi sull’invito di Savoini alla cena di Villa Madama con Putin. Presenza “sollecitata dal signor Claudio D’Amico, consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale del vicepresidente Salvini”. Una precisazione puntuta. Forse troppo per il “vicepresidente” (peraltro avvertito dal premier prima della precisazione). La cosa, naturalmente, non può finire qui. Il “pugnalatore” ieri molto si è irritato (“Scorrettezza istituzionale. Manovra? Decido io”) per il vertice con i sindacati convocato da Salvini (con l’indagato Siri) al Viminale. Tornano spifferi di possibile crisi anche se per votare a settembre il patatrac dovrebbe avvenire entro il 20 luglio, dopodomani o giù di lì. Di sicuro, prepariamoci a un autunno di fuoco.

DIO, PATRIA, FAMIGLIA

Hanno barbe solenni, predicano l’antiglobalismo, sostengono la famiglia “tradizionale” ma soprattutto combattono i gay e il mondo LGBT. Zubarev e Komov erano presenti al congresso leghista del 2013 e al convegno di Verona sulla famiglia. Sensibilità condivise dal cosiddetto “oligarca ortodosso” Konstantin Malofeev, che vede in Putin un’incarnazione e un nuovo zar. Il più famoso è Aleksandr Dugin, battezzato il “Rasputin di Putin”, autore di un’intervista a Salvini su Tzar Grad Tv (bacino d’utenza di 45 milioni di persone). È possibile che il santo rosario esibito dal Capitano sul palco di Milano, e l’invocazione ai sei patroni d’Europa (compresi i santi Cirillo e Metodio) siano il frutto di una conversione autentica all’ortodossia cristiana e non frutto del vile denaro.

GIUDA MINORE

In un terrificante articolo di Libero così viene apostrofato Luigi Di Maio, definito anche “analfabeta, e perciò più protervo”. La colpa: avere sollecitato la presenza di Salvini in Parlamento per chiarire la vicenda (“Imita il Pd, è ora di finirla con il M5S”). Con i rapporti tra i due contraenti di governo in forte difficoltà, a Montecitorio e dintorni ci si chiede: se arrivano nuovi audio che succede? Commento di un elettore salviniano colto al volo: con degli amici così i nemici non servono.

GOSSIP

Espressione riesumata dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati per stoppare la convocazione di Salvini sollecitata dell’opposizione. Si minimizza derubricando il possibile scambio rubli-gasolio come pettegolezzo, chiacchiera, diceria. Come ai tempi del bunga bunga di Berlusconi, anche Salvini si aggrappa all’improbabile ciambella gossippara, mentre il mare si fa grosso. Un tempo il famoso marito scoperto dalla moglie a letto con l’amante farfugliava: cara non è come tu pensi. Oggi può serenamente precisare: cara non ci badare è solo gossip. Da Ruby ai rubli.

MASSONERIA

Con l’avvocato Meranda, ritratto con grembiulino d’ordinanza, fa il suo solenne e immancabile ingresso. Non la Gran Loggia, si fa notare, bensì il Grand’Oriente di osservanza francese L’autodenuncia di Meranda (“al Metropol c’ero anch’io”) porta acqua al complotto anti-Salvini (vedi Macron).

MATTEO E GLI AMICI

Avere negato l’evidenza dello stretto rapporto con Savoini (immortalato da una caterva di foto insieme) suscita sconcerto anche tra i fan di Salvini. Colpisce la manifesta imprudenza dimostrata dall’uomo di governo. “Finché fai la fiera della salamella ci sta, se sei vicepresidente del Consiglio non ci puoi andare perché ti ci porta Savoini” (Candoni). “Quando si è al governo bisogna diventare ancora più cauti: devi stare attento non solo agli amici ma anche agli amici degli amici” (Edward Luttwak). La pacchia è finita.

STRATEGIE IN SALSA LEGHISTA

“Rubli o non rubli, i legami tra la Lega e Mosca sono molto stretti e documentati” (Angelo Panebianco). “Macché complotto, gli Usa si fidano di Salvini” (Luttwak). La famosa, lungimirante, italica politica del piede in due staffe. Poi però qualcuno si arrabbia.


Il socio di Meranda esce allo scoperto: "Sono Francesco Vannucci, ero al Metropol"


Si chiama Francesco Vannucci, ha 63 anni e è di Suvereto in provincia di Livorno. Noto nella Capitale è lavorato spesso in coppia con l'avvocato Meranda cone risulta direttamente a Globalist tramite uomni d'affari che hanno avuto modo di interloquire con lo studio Meranda....
Lui si è autodenunciato con le stesse modalità dell'avvocato massone che ha ammessi di essere il Luca del Metropol.
“lI Francesco del Metropol sono io". Sono le 18.30 quando alla redazione di Milano è arrivata una mail firmata da tale Francesco Vannucci, nella quale si sostiene che il terzo italiano presente alla riunione del 18 ottobre a Mosca con Gianluca Savoini e l'avvocato Gianluca Meranda sia un esperto bancario che "da anni collabora" proprio con Meranda.
Nella mail l'uomo scrive testualmente: "Io sottoscritto Vannucci Francesco, nato a Suvereto (Li) il 11/12/1956, intendo comunicare che in ordine alla vicenda chiamata dalla stampa 'Moscopoli' e segnatamente con riferimento all'incontro del 18/10/2018 presso l'hotel Metropol di Mosca, ero presente in qualità di consulente esperto bancario che da anni collabora con l'avvocato Gianluca Meranda. Specifico inoltre che lo scopo dell'incontro era prettamente professionale e si è svolto nel rispetto dei canoni della deontologia commerciale. Non vi sono state situazioni di natura diversa rispetto a quelle tipiche previste dalle normative che disciplinano i rapporti d'affari. Sono profondamente dispiaciuto di essere indicato in modo a volte ironico, a volte opaco, con lo pseudonimo di "NONNO FRANCESCO "; così come sono profondamente rammaricato di dover con questa mia nota interrompere la privacy mia e della mia famiglia. Confido nella serietà della Magistratura italiana nel capire le chiare dinamiche di questa vicenda. Cordialità. Francesco Vannucci".
Una modalità, quella con cui Vannucci rivela la sua identità e conferma la sua presenza al vertice moscovita finito al centro dell'inchiesta milanese per corruzione internazionale, che ricalca quella di Meranda con il quotidiano 'la Repubblica'. Anche per questo motivo, e per l'ammissione di Vannucci circa la collaborazione con l'avvocato d'affari di origini calabresi, abbiamo contatto via whatsapp lo stesso Meranda. A precisa domanda se confermasse l'identità di Vannucci e il contenuto della mail, il legale ha confermato entrambe le cose, sottolineando: "Se la nota dice che è lui il terzo italiano, non posso smentirla". 
Un ulteriore riscontro è arrivato dallo stesso Vannucci, che, al telefono, ha spiegato: "Mi ha dato il vostro numero un avvocato, confermo quello che ho scritto e questo è tutto quello che ho da dire ora".
L'identità di Vannucci è stata però prima smentita seccamente ai piani alti del Tribunale di Milano e poi da altri inquirenti "non confermata". Fonti investigative invitano ad andarci con i piedi di piombo perché tutta la storia è alquanto scivolosa.
Sarà la procura, nelle prossime ore, a chiarire questo ulteriore passaggio ed eventualmente a convocare Vannucci.




LICENZA DI UCCIDERE. La legalizzazione dell'eutanasia in Italia







LICENZA DI UCCIDERE


La legalizzazione dell'eutanasia in Italia

ISBN: 9788870949872
dimensioni: 125 x 195 mm
rilegatura: brossura
collana: Le frecce
pagine: 168
anno: 2019

€ 13,00


Sono stati depositati in Parlamento diversi disegni di legge sul cosiddetto fine-vita. Di fronte alla malattia e alla vecchiaia ciò che conta davvero è decidere da soli quello che dovrà succedere? Il Parlamento con la legge 219/2017 sulle disposizioni anticipate di trattamento ha garantito nuovi diritti, in modo che nessuno possa decidere per noi e la nostra dignità sia garantita in ogni situazione?
Queste pagine tentano di dimostrare che i disegni di legge appena depositati e la legge 219/2017 stanno introducendo l’opposto di quanto ufficialmente dichiarato, l’opposto dell’autodeterminazione e della dignità.
Sarà di nuovo possibile un altro “Caso Englaro”? Cosa sarebbe successo ad Alfie Evans con questa legge? Il processo per il suicidio di DJ Fabo renderà i medici degli assassini per legge? E soprattutto, il Parlamento, concedendo una “licenza di uccidere” in certi casi, non avrà mica pensato a ciascuno di noi, diventati vecchi e malati? Come ci difenderemo? Chi ci aiuterà? Forse è meglio iniziare ad informarsi.



Giacomo Rocchi - Giacomo Rocchi, 57 anni, sposato con tre figli, è magistrato dal 1987 e svolge le funzioni di Consigliere presso la Corte Suprema di Cassazione. Autore già di diversi testi, tra cui ricordiamo: Il legislatore distratto, ESD, Bologna 2006; coautore di Produrre uomini, Procreazione assistita, un’indagine multidisciplinare, a cura di Andrea Bucelli, Firenze University Press, Firenze 2005; e Aa. Vv., Legge 40 sulla fecondazione artificiale: la produzione dell’uomo, Gribaudi, Milano 2007 e La fecondazione eterologa tra Costituzione italiana e Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, a cura di Filippo Vari, Giappichelli, Torino 2012. Sulla vicenda Englaro ha scritto Il Caso Englaro. Le domande che bruciano, ESD, Bologna 2009