giovedì 16 maggio 2019

L'ETERNO NEMICO STA TORNANDO

È lui, l’eterno Nemico sta tornando pieno di odio. Ci avevano ammonito, ma ora è dentro, è scatenato: ha già conquistato le posizioni chiave della Chiesa. Ecco dunque a cosa mirava la “chiesa” del Concilio: ad abolire l’inferno di Francesco Lamendola  

È lui, l’eterno Nemico: sta tornando, pieno di odio

di Francesco Lamendola

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È strano che molti non se sentano ancora la puzza, il respiro affannoso di bestia irsuta, l’odio di cui trasuda e che spande intorno le sue vibrazioni. È strano che molti non ne odano il ruggito di cacciatore bramoso di prede: sordo, spaventoso, benché lontano, e lo confondano con gli altri rumori della vita quotidiana. Ed è strano, infine, che tante persone non si accorgano di quanti si sono già posti al suo servizio, lo servono con ossequio, con zelo, con entusiasmo, presentendone gl’imminenti trionfi, ben decisi a trovarsi, quando sarà il momento, dalla parte del vincitore. È strano perché i suoi servitori sono ovunque, è addirittura difficile non incontrarli, riuscire a evitarli per una mezza giornata intera. Sono tutt’intorno a noi: i nostri vicini di casa, i nostri conoscenti, i nostri colleghi di lavoro; ma soprattutto i personaggi che hanno una visibilità mediatica, gli influencer dei social, i divi dello spettacolo, gli attori del cinema, e anche molti, moltissimi uomini e donne che si son dati alla politica, al preciso scopo di servirlo con canina sottomissione, ovviamente passando per l’iniziazione massonica. Eppure ci sono degli indizi, dei segnali, dei gesti, delle espressioni, che non dovrebbero consentire dubbi: perché non è vero che costoro tengano del tutto celate le loro intenzioni e la loro stessa appartenenza, al contrario, sono smaniosi di seminare ovunque le tracce che dovrebbero far capire tutto, ma con una certa infernale discrezione.Come se fosse un gioco dell’intelligenza, una sfida per vedere se gli altri sono abbastanza svegli da notare le orme diaboliche che si lasciano dietro, camminando sulle strade del loro padrone. Ed è altresì strano che tanti di noi si siano perfino scordati della sua esistenza, della sua presenza, della sua azione incessante: eppure ci era stato insegnato, quando eravamo bambini e ci preparavano a ricevere la Prima Comunione. Poi, chissà come, l’abbiamo scordato. Siamo cresciuti, siamo passati dalle aule del catechismo ai banchi del liceo, poi a quelli dell’università: forti dei nostri diplomi e delle nostre lauree dai nomi altisonanti, esaminati e approvati da fior di professoroni, non abbiamo più dedicato un solo pensiero a quegli insegnamenti, a quelle ammonizioni. Se pure vi abbiamo, qualche rara volta, dedicato un pensiero distratto, ne abbiano sorriso fra noi, come si fa quando si guardano le vecchie foto ingiallite dal tempo, e ci si rivede nel grembiulino dell’asilo o della scuola elementare, così piccoli, così ingenui, così goffi. Eh, sì, allora ci potevano raccontare ogni sorta di favola, eravamo disposti a mandar giù qualsiasi storia; mentre adesso che siamo diventati così emancipati e intelligenti, che abbiamo studiato tanti libri e capito tante cose del mondo e della vita, adesso di certo non ci lasceremmo menare per il naso a quel modo…

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La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste!

Eppure, avremmo dovuto capire che qualcosa non tornava. Se non altro, avremmo dovuto andare per esclusione: qualcosa manca, e manca tuttora, nel quadro d’insieme delle nostre conoscenze, e anche nel quadro d’insieme della nostra vita. Mancava l’aspirazione alla santità. Da bambini, appunto, gli adulti, e specialmente i sacerdoti, ma spesso anche i genitori e i nonni, l’avevano coltivata in noi, esplicitamente o implicitamente: ci avevano raccomandato, e più ancora ci avevamo dato l’esempio della vita buona, della vita autentica, quella che s’incammina verso la luce, quella che vuol piacere a Dio, nostro unico signore ed amico. Ci avevano insegnato l’orrore del male e del peccato e la bellezza della vita pura, vissuta così come piace a Dio; ci avevano anche messo in guardia contro le lusinghe del diavolo, contro le sue subdole strategie per farci cadere in tentazione. Ci avevano premuniti a non fidarci di ciò che sembra buono, ma non lo è; ci avevano raccomandato di non scegliere mai la via più facile e comoda, quella che promette solo piaceri e soddisfazioni, ma di preferire la via erta, solitaria e faticosa, la via del sacrificio, la via della Croce, perché solo seguendo la seconda saremmo potuti giungere felicemente alla meta. E tuttavia ci siamo sviati, ci siamo cascati in pieno, come dei perfetti principianti: come se non avessimo avuto la grande fortuna di essere stati messi in guardia. Siamo scivolati nei suoi lacci come prede inermi, come se fossimo i suoi sciocchi zimbelli: semplicemente, non l‘abbiamo riconosciuto, né abbiamo riconosciuto i suoi perfidi e malefici ministri; li abbiamo scambiati per compagni di strada, o, peggio ancora, per amici e maestri, ai quali affidarci pienamente. Abbiamo permesso alle cose di diventare le nostre signore: pur di gratificarci con il loro possesso, ci siamo lasciati possedere; e così facendo ci siamo consegnati, legati mani e piedi, nelle sue mani, come capretti destinati al sacrificio: schiavi dei desideri del nostro cuore impuro, delle nostre passioni disordinate, della nostra insaziabile avidità. Anche gli spiriti sommi ci avevano ammonito, ci avevamo messo un guardia: avevamo ancora undici anni e già leggevamo i versi di Dantenel mezzo del cammin di nostra vita, / mi ritrovai per una selva oscura, / ché la diritta via era smarrita. E Lui, il Maestro, non ci aveva ammonito a vegliare e a vigilare, a non fare come le vergini stolte, ma come le vergine savie, e a tenerci pronti, perché nessuno sa il giorno, né l’ora in cui saremo chiamati a rendere conto di quel che avremo o non avremo fatto? Il giorno del Signore verrà come un ladro nella notte: ci era stato detto, lo avevamo letto e ripetuto, eravamo stati invitati a meditare queste parole e a trarne le debite conclusioni.

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Anche Dante ci aveva ammonito con i versi: "nel mezzo del cammin di nostra vita, / mi ritrovai per una selva oscura, / ché la diritta via era smarrita".

Eppure, ci siamo lasciati sorprendere: non abbiamo vegliato, né vigilato: abbiamo fatto come le vergini stolte, ci siamo semplicemente addormentati, carezzati dalla musica del mondo. Una musica dolce, dolcissima: una musica suadente, che era penetrata fin dentro la Chiesa, e che molti sacerdoti avevano intonato e accompagnato. Ecco: non ce ne siamo accorti perché eravamo in numerosa compagnia. Il nostro oblio, il nostro sonno, è stato quello di migliaia di sacerdoti e di centinaia di vescovi, ed è stato quello di milioni di fedeli: perciò non ci è parso nemmeno un sonno, anzi credevamo di essere ben svegli. E molti cattivi pastori, molti mercenari travestiti da pastori ci hanno lusingati e ingannati, ci hanno dato a credere che il nostro sonno era la veglia perfetta, e che solo ora, in quella felice stagione di risveglio, la cristianità aveva penetrato il senso autentico del Vangelo. E già questo avrebbe dovuto metterci in sospetto, e più che in sospetto: era come sottintendere che i cristiani, per millenovecento anni avevano capito ben poco: i mistici, i teologi, i dottori, i santi, i pontefici, per millenovecento anni avevano seguito e predicato un Vangelo che era, sì, quello di Gesù Cristo, ma insomma a cui mancava qualcosa, non era proprio quello giusto, non del tutto, non sino in fondo. E quel qualcosa che mancava erano, guarda caso, le idee fondamentali della modernità: la tolleranza, la libertà di pensiero, il pluralismo, il dialogo, l’inclusione, insomma il relativismo e la sotterranea rivolta contro Dio e contro Cristo, mascherata sotto strati di trucco per renderla accettabile da parte degli stessi cristiani. I quali, troppo vili e infingardi per ribellarsi apertamente al Vangelo, per dire chiaro e tondo: Non serviam, non aspettavano altro che questo: una “chiesa” che, con la scusa del rinnovamento liturgico e dell’aggiornamento pastorale, erodesse e liquidasse la dottrina e la morale, e che sdoganasse tacitamente il peccato, rendesse lecita la fornicazione, chiudesse un occhio sulla lussuria, blandisse la superbia e l’orgoglio umano, stabilisse un compromesso con l’avarizia e la cupidigia. Una “chiesa” che smettesse di parlare della grazia e del peccato, che smettesse di parlare della vita eterna, che smettesse di parlare di Dio, del Dio cattolico, del Dio di Gesù Cristo, per sostituirlo con un “dio” generico, buono per tutte le fedi, accettabile da qualsiasi uomo di buona volontà, ciascuno restando nella sua fede, cioè nel suo errore.

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Una sotterranea rivolta contro Dio e contro Cristo? Ecco a che cosa mirava la “chiesa” del Concilio e del post-concilio: ad abolire l’inferno e una volta abolito, tutto il resto sarebbe venuto come un frutto maturo!

Ma l’errore, in una siffatta “chiesa”, non c’era più, così come non c’era il peccato; l’inferno e il paradiso, poi, meno che meno: figuriamoci, era tempo di farla finita con una simile pedagogia della paura, come la chiamano questi preti progressisti e modernisti travestiti da cattolici. No: la chiesa non deve più usare un simile linguaggio, non deve più parlare di tali cose, ma solo di amore, misericordia e perdono: perfino di Giuda che non va all’inferno, ma probabilmente si salva pure lui. Questo, almeno, avrebbe dovuto aprire gli occhi a qualcuno: arrivati a quel  punto, anche i ciechi avrebbero dovuto cominciare a capire. Mai si era udito un papa dire uno sproposito del genere; mai lo si era visto tornare più volte su questo tema: che Giuda Iscariota non era poi così cattivo; che in fondo si era pentito, e quindi pure lui poteva sperare nella misericordia divina, anche se aveva tradito Cristo e anche se aveva disperato del perdono, scegliendo di suicidarsi. Ma ormai la “chiesa” era lanciatissima sulla via della demagogia più sfrenata; ai quattro Vangeli canonici si era silenziosamente aggiunto un quinto vangelo, quello di Fabrizio De André, secondo il quale non c’è l’inferno, nel mondo del buon Dio. Ecco a che cosa mirava la “chiesa” del Concilio e del post-concilio: ad abolire l’inferno (o a svuotarlo de facto, come teorizzato da Hans Urs von Balthasar). Una volta abolito quello, tutto il resto sarebbe venuto – e infatti sta venendo – come un frutto maturo. Sparisce il peccato, sparisce l’offesa fatta a Dio, sparisce l’Atto di dolore – che un sacerdote ha definito una preghiera terribile, da abolire al più presto, e che un teologo bergogliano, dalle autorevoli pagine di Famiglia Cristiana, spiega ai cattolici perché deve essere cambiato, ossia perché non siamo noi a domandare perdono a Dio, visto che Dio ci ha già perdonati. E se sparisce l’offesa fatta a Dio, e se sparisce il castigo (perché Dio non dà castighi, spiegano sempre i dotti teologi bergogliani), allora cosa ci sta a fare tutto il resto? A che scopo cercare di essere perfetti, come è perfetto il Padre nostro nei cieli? E cosa ci sta a fare il Padre, a ben guardare? Nulla: assolutamente nulla. Accoglie tutti, perdona tutti, premia tutti; buoni e cattivi. Va a finire che anche il bene e il male erano solo nostre illusioni, erano proiezioni della nostra psiche inquieta. Un Dio così può anche andarsene in punta di piedi, non se ne accorgerà nessuno: è un Dio molto moderno e democratico, tiene conto degli indici di ascolto e sa quando è ora di levare il disturbo. Non vuole imporre nulla a nessuno, lui; tanto meno la sua ingombrante e antiquata presenza.

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L'eterno Nemico da duemila anni cerca di seminare la confusione e di provocare il disordine nella Chiesa di Cristo: da alcuni decenni ha trovato uno spiraglio, ha messo dentro un piede, e prima che le anime si accorgessero pienamente che stava entrando, era già fatta. Ora è dentro, ed è scatenato. Ha già conquistato le posizioni chiave: vescovi, cardinali, teologi e lo stesso papa, o meglio colui che si fa chiamare tale, sono solo degli strumenti al suo servizio. Lavorano per lui, sono suoi, e inducono in errore le moltitudini predicando un falso vangelo e promettendo a tutti un’ingannevole misericordia!

E intanto quell’altro, il Nemico, gongola e si prepara al balzo finale: ha già steso la sua rete sul mondo e sulla chiesa e gli resta solo l’ultimo passo da compiere, l’ultimo giro di vite da dare. Per duemila anni ha morso il freno, ha masticato amaro: la venuta di Cristo, la presenza della Chiesa e la santità dei cristiani lo avevano cacciato in un angolo, lo avevamo costretto a nascondersi, a camuffarsi, a travestirsi. Ma ora no: ora sente di poter uscire allo scoperto, di potersi mostrare apertamente, o quasi: sente che è finalmente arrivata la sua ora, l’ora della rivincita. Sa che non vincerà mai la guerra, ma è ben deciso a vincere la sua ultima battaglia: perché sa anche che questa sarà l’ultima. È pieno di rabbia e di furore: si aggira come un leone affamato, cercando anime da divorare. Per duemila anni, la preghiera dei santi lo ha tenuto a bada, gli ha messo la catena al collo; ora è sul punto di scrollarsela via e di scatenarsi a piacimento. Sa che c’è un ricchissimo bottino di anime da raccogliere e trascinare con sé all’inferno: deve solo raccogliere i frutti di un lavoro assai paziente, tenace, capillare. Da duemila anni cerca di seminare la confusione e di provocare il disordine nella Chiesa di Cristo; da alcuni decenni ha trovato lo spiraglio. Ha scoperto la maniera giusta per insinuarsi senza essere riconosciuto – non subito, almeno. Di quel  momento di ambiguità si è avvantaggiato sino in fondo, da par suo: ha messo dentro un piede, e prima che le anime si accorgessero pienamente che stava entrando, era già fatta. Ora è dentro, ed è scatenato. Ha già conquistato le posizioni chiave: vescovi, cardinali, teologi e lo stesso papa, o meglio colui che si fa chiamare tale, sono solo degli strumenti al suo servizio. Lavorano per lui, sono suoi, e inducono in errore le moltitudini predicando un falso vangelo e promettendo a tutti un’ingannevole misericordia. Immenso è il danno che questo clero scellerato, apostatico e traditore, ha provocato al gregge di Cristo: invece di custodirlo nella Verità, lo ha sedotto e fuorviato, lo ha sprofondato nella menzogna e nel peccato. Ci vorranno decenni, secoli per rimediare ai danni morali causati da questi preti senza più fede nel vero Dio, da questi falsi pastori che hanno osato strumentalizzare il Vangelo di Cristo per entrare nelle grazie del mondo, per piacere alle folle, per guadagnarsi una pessima popolarità, gettando alle ortiche la dottrina e calpestando cinicamente la morale. Per causa loro, ogni uomo si porrà in un atteggiamento di comprensibile diffidenza non appena vedrà avvicinarsi un prete cattolico; non appena sfiorerà, in libreria, un volume di un teologo cattolico; a causa loro, disgusto e disprezzo accompagneranno per chissà quanto tempo la Sposa di Cristo. Saranno ricordati non per le “belle” parole di cui si riempiono la bocca, ma per gli atti ignominiosi di avidità, di superbia, di lussuria e specialmente di sodomia, coi quali si sono guadagnati l’esecrazione universale.

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Star televisive attente agli indici di gradimento: colui che si fa chiamare papa saluta il suo "elemosiniere" in partenza per una missione speciale? Hanno perso il senso autentico del Vangelo: il loro non è più il Vangelo di Cristo!

Saranno anche ricordati per i pessimi esempi che hanno dato, come quel cardinale che è andato a staccare i sigilli dal contatore di un condominio romano, occupato abusivamente da anni e che ha accumulato 300 mila euro di bollette inevase: l’esempio dell’incitamento all’illegalitàdel disprezzo della proprietà privata, del parassitismo sociale come stile di vita; di un falso vangelo in cui non si deve dare a Cesare quel che è di Cesare, e sempre per la smania malsana di farsi applaudire dalle folle. Intanto il Nemico ringrazia di cuore: mai era giunto a ottenere tali successi in un tempo così breve e con sì lieve fatica: si accinge a trebbiarci come grano maturo. Santa Maria, prega per noi peccatori.

  
Del 15 Maggio 2019

Papa Francesco e l’agenda Soros (TERZA PARTE)





Su molti, troppi, punti papa Francesco sembra pensarla più come il finanziere massone Soros che come la Dottrina Sociale della Chiesa cattolica.



Lo dico con la morte nel cuore, ma questo Papa m’inquieta. M’inquieta il suo estremismo ideologico, l’assenza di profondità con cui sembra affrontare temi epocali che scuotono dalle fondamenta la nostra società. M’inquieta la sua puntuale strategia mediatica, perfettamente coerente con le esigenze del mainstream da cui sembra golosamente attratto. M’inquieta il fatto che lui dica esattamente quello che le élite mondiali vogliono sentir dire. M’inquieta, su alcuni temi, vedere la Chiesa di Roma succube dello Spirito del Tempo, in linea col peggior mondialismo tecnocratico la cui deriva stiamo scontando sulla nostra pelle. M’inquieta, sull’immigrazione, sentire un Papa parlare come un documento della Open Society.

E se il vicario di Cristo, capo della Chiesa romana, sembra il replicante di Soros forse dovremmo inquietarci tutti. Se ottiene il plauso di Emma Bonino e fai fatica a distinguere il suo messaggio da un articolo di Roberto Saviano, vuol dire che la Chiesa ha cessato di essere “incredibile” per diventare banalmente credibile.

UTOPISMO E IRREALTÀ

Le posizioni e le affermazioni di Papa Francesco sull’immigrazione imbarazzano per il livello di utopismo e di irrealtà e per la rottura radicale che questo pontefice sta facendo con gli insegnamenti di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, per i quali il “Diritto ad emigrare” (sancito peraltro già da Giovanni XXIII nell’enciclica Mater et Magistra), è sempre stato preceduto da un diritto superiore: il “Diritto a non emigrare, a vivere cioè in pace e dignità nella propria Patria” (Giovanni Paolo II).

O per il fatto che il fanatismo immigrazionista di Bergoglio non tiene minimamente contro che il dovere all’accoglienza “va sempre conciliato con le esigenze delle società che accolgono gli immigrati” (Giovanni Paolo II) e che “ogni Stato ha il diritto di regolare i flussi migratori e di attuare politiche dettate dalle esigenze generali del bene comune” (Benedetto XVI).


E che l’immigrazione porta con sé conseguenze stravolgenti all’identità delle nazioni che per l’internazionalista Bergoglio sono marxianamente sovrastrutture, ma per la Dottrina della Chiesa sono elemento centrale dell’ordine internazionale, come evidenziò sempre Benedetto XVI nel 2012 parlando ai sindaci dell’Anci: “bisogna saper coniugare solidarietà e rispetto delle leggi, affinché non venga stravolta la convivenza sociale e si tenga conto dei principi di diritto e della tradizione culturale e anche religiosa da cui trae origine la Nazione italiana”. Principio che vale per ogni Nazione.

Sia chiara una cosa: qui non è in discussione l’amore e l’accoglienza che ogni cristiano deve riservare agli ultimi, ai sofferenti, ai bisognosi; fondamento di una pietas che affonda le sue radici nell’insegnamento di Gesù, nel suo Annuncio di morte e resurrezione e nell’operato storico degli apostoli.

Non è in discussione il principio cattolico del “bene comune universale che abbraccia l’intera famiglia dei popoli, al di sopra di ogni egoismo nazionalista” (parole di Giovanni Paolo II). Qui è in discussione il tempismo di un Papa che abbraccia un integralismo migratorio banalizzando il dramma storico di questo esodo indotto dal potere mondialista, come fosse un semplice problema di egoismo nazionale dei soliti europei razzisti e xenofobi.

Il recente messaggio di papa Francesco non è rivoluzionario e neppure sovversivo; è semplicemente l’addomesticamento di questo papato a questo progetto.

UNA CHIESA “NO STATE, NO BORDERS”

La stampa italiana si è soffermata sul tema dell’Ius Soli, “il diritto alla nazionalità dalla nascita” rivendicato da Papa Francesco; ma in verità quel passaggio è stata una forzatura perché il contesto in cui è inserito riguarda il fenomeno dell’apolidia, cioè l’assenza di nazionalità uno dei casi in in cui “talvolta vengono a trovarsi migranti e rifugiati”. Ma il fatto stesso che le dichiarazioni di questo Papa si lascino andare a equivoci e strumentalizzazioni, rivela l’ambiguità di un Magistero che sembra, ogni volta, voler generare provocazione.

Ci sono però passi in quel messaggio che dimostrano la reale volontà di questo Papa di rompere con la storia dell’Occidente.

STATO E NAZIONE

Francesco afferma che la centralità della persona umana “obbliga di anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale”. Di per sé la frase è legata alla tradizione della Chiesa e dell’Occidente: la sacralità dell’esistenza impone che non esista ragion di Stato superiore ad una vita umana. I governi hanno l’obbligo morale di salvare i migranti e proteggere coloro che arrivano nei viaggi della disperazione. Ma se il Papa afferma che l’immigrazione va accettata indipendentemente dalla sicurezza sociale di un Paese, allora la questione diventa pericolosa.

Le nazioni moderne non si fondano su un principio divino ma su un compromesso tra l’appartenenza identitaria, la libertà individuale e la sicurezza che lo Stato appunto deve garantire. Se uno Stato non adempie a quest’obbligo viene meno uno dei motivi per cui esso deve esistere. La “sicurezza nazionale” in questo caso non è Ragion di Stato ma è sicurezza personale dei singoli cittadini, di cui l’apparato statale di ogni nazione deve farsi carico, pena l’invalidamento del rapporto di fiducia tra Stato e individuo.

Forse Papa Francesco non lo sa, ma la sua frase distrugge la radice stessa della democrazia occidentale e la sua posizione lo avvicina terribilmente a quella dei nipotini di Soros quando sfilano per le città europee con gli striscioni: “No State, no borders”.

RESPONSABILITÀ INDIVIDUALE

Papa Francesco afferma anche che bisogna “favorire il ricongiungimento familiare — con l’inclusione di nonni, fratelli e nipoti — senza mai farlo dipendere da requisiti economici”. Cioè, in altre parole, se un immigrato arriva illegalmente in un paese, i suoi cittadini dovranno farsi carico non solo di lui ma anche dei suoi parenti in nome di un’integrità familiare che lui ha disintegrato decidendo di emigrare (salvo ovviamente il caso di coloro che fuggono perché realmente perseguitati). Secondo questo principio, l’immigrato non va educato ad un etica della responsabilità individuale, della graduale realizzazione di sé attraverso il lavoro e la crescita personale ed economica capace poi di migliorare le sue condizioni e garantirgli di poter sostenere da sé la sua famiglia.

Qui c’è qualcosa di più dell’obbligo ad un’accoglienza umanitaria o all’inserimento socio-lavorativo (cosa sacrosanta). Questa non è Dottrina Sociale della Chiesa; questa è Dottrina Socialista.

Per questo Papa l’immigrazione non è un dramma storico ma un obiettivo da raggiungere, un disegno da attuare nel sogno ecumenico di un’integrazione globale.

L’IMMIGRAZIONE COME OBIETTIVO

Per il Papa polacco e per il Papa tedesco, figli di un civitas europaea universale ma fondata sulla identità delle nazioni, il processo migratorio globale era visto come una tragedia di dimensioni storiche a cui bisognava far fronte con solidarietà, amore, accoglienza ma, nello stesso tempo, con il realismo necessario a comprendere la portata di destabilizzazione di un intero ordine sociale e culturale.

Per questo i Pontefici precedenti hanno considerato il “Diritto a non emigrare” superiore al Diritto di emigrare; e per questo la loro azione puntava a eliminare le radici malate che causano questa immigrazione: le guerre per Giovanni Paolo II e l’assenza della libertà economica necessaria allo sviluppo, per Benedetto XVI.

Al contrario, per questo Papa argentino e terzomodista, l’immigrazione globale sembra essere un obiettivo, un disegno da attuare, un progetto da realizzare; in fondo, lo sradicamento di milioni di esseri umani dalla propria terra, dalle proprie secolari tradizioni e identità è visto come un vantaggio per realizzare il sogno ecumenico di un’integrazione globale. La stessa identica visione che ha George Soros.

Sorprende che questo Papa non sprechi una sola parola di condanna sulle cause dell’immigrazione; sulle guerre umanitarie dell’Occidente (dall’Iraq all’Afghanistan, dalla Libia alla Siria, allo Yemen) che hanno prodotto milioni di profughi.

Non una condanna contro i mercanti di schiavi che alimentano l’immigrazione clandestina in tutto il mondo. Non un ammonimento sul rischio demografico per l’Europa, che nei prossimi decenni cambierà il volto ed anche la sua identità culturale e religiosa (anzi, esattamente come le élite, il Papa vede l’immigrazione come soluzione alla crisi demografica dell’Europa). Non un accenno sul fatto che questa immigrazione globale impoverisce ancora di più i paesi già poveri privandoli di risorse umane, competenze e quindi speranze per il futuro generando un meccanismo che condannerà nella povertà ancora più estrema i paesi da cui gli immigrati provengono e impoverirà i paesi che li ricevono, impossibilitati a sostenere l’impatto e le conseguenze sociali di questo esodo biblico.

SE LA CHIESA DIVENTA UNA ONG

Nei secoli, il realismo della Chiesa è stato il prodotto di una tensione interiore che nasceva dalla consapevolezza di essere nel mondo senza appartenere al mondo. Questa tensione (dolorosa, lacerante per ogni singolo cristiano) ha consentito alla Chiesa di affrontare la realtà con una visione meta-storica che ha dato discernimento ad ogni suo giudizio e profondità ad ogni suo intervento.

La Chiesa di Papa Francesco ha scelto un’altra strada, forse inconsapevolmente: quella di essere nel mondo appartenendo al mondo.

Ma se la Chiesa non è più in grado di avere una dimensione meta-storica e si riduce ad essere una grande Ong globale capace solo di subire le convulsioni della storia e la crisi della nostra civiltà, come può continuare a chiedere ai cristiani di essere “sentinelle del mattino”, quando ha deciso di vegliare la luce di un tramonto?.....

continua qui: 



Fonte: 

SOROS E “FRANCESCO” UNITI NELLA LOTTA…(SECONDA PARTE)


UN ARTICOLO MOLTO CHIARIFICATORE

Ormai da settimane ignoti hackers hanno messo in linea 2500 e-mail riservate fra Georges Soros, i dipendenti delle sue fondazioni – capeggiate dalla casa-madre, la Open Society Foundation e i riceventi dei suoi doni. I media ne tacciono, perché sono ovviamente imbarazzanti. Si vede per esempio che lui ha dato direttive ad Hillary Clinton quando era segretaria di stato, su una crisi in Albania (sic) e su come risolverla: direttive che Hillary ha seguito alla lettera. Si vede anche che alla campagna di Hillary ha versato 30 milioni di dollari, il che ne fa’ il maggior donatore singolo.



Ma non basta. Se una cosa risalta in queste mail, è la megalomania di questo gran burattinaio. Non c’è area del mondo dove non finanzi attività (sovversive, o ‘filantropiche’); non una politica pubblica che non si proponga di ‘riformare’ in ogni parte del pianeta, sganciando soldi ai locali ‘riformatori’, che hanno sempre un carattere sinistroide e libertario. Megalomane e insieme, micro-gestore di tutta la realtà. Come abbiamo visto, Soros finanzia Arcigay in Italia, e Planned Parenthood (in Usa l’ente pro-aborto che l’anno scorso s’è scoperto faceva commercio di organi di feti); ha pagato rivoluzioni colorate e l’opposizione ad Orban in Ungheria; istiga la giunta di Kiev a fare la guerra alla Russia; gestisce (attraverso apposite ONG) l’inondazione di immigrati in Europa, e nello stesso tempo eccita organizzazioni di minoranze etniche latinos in Usa, allo scopo di far cambiare la demografia dei collegi elettorali in modo da favorire Hillary contro Trump. Per lo stesso scopo, paga organizzazioni razziali come Black Lives Matter (650 mila dollari) perché interrompano i comizi di Donald. Ha finanziato ripetuti tentativi di manifestazioni LGBT a Mosca, pagando le trasferte di celebri travestiti e sodomiti; in Europa, ha ‘gestito’ certe elezioni, facendo eleggere candidati favorevoli all’immigrazione senza limiti, e finanzia gruppuscoli che in Usa si battono non solo per il “diritto delle donne” e LGBT di entrare nelle unità combattenti, ma il dovere di allogarle in caserme unisex; o gruppi che stanno conducendo la meritevole battaglia per toilettes pubbliche per trans. Tutto in nome di un evidente scopo finale: la dissoluzione di ogni ordine, gerarchia e stabilità nelle società umane.



Poteva tal miliardario mancare di estendere le sue cure lobbistiche al Vaticano, dal momento della elezione di un “Francesco” così attivo nella dissoluzione. Dai documenti rivelati si scopre che Soros ha progettato subito di influenzare il Vaticano “impegnando il Papa sui temi della giustizia economica e razziale”.



Nel maggio 2015, il consiglio direttivo in Usa della Open Society di Soros prende un’iniziativa che viene così riferita:


Pope Francis Visit – $650,000 (USP) – vengono cioè stanziati alla bisogna 650 mila dollari. Segue la veloce delineazione della strategia:

“La prima visita di Papa Francesco in Usa a settembre includerà una storica allocuzione al Congresso [un privilegio mai concesso ad alcun pontefice in un sistema politico ostile ai ‘papisti’. Ndr], un discorso alle Nazioni Unite, e una visita a Philadelphia per “l’incontro mondiale delle famiglie”. Per approfittare del momento, noi sosterremo le attività di PICO per coinvolgere il Papa sui temi della giustizia economica e razziale; useremo l’influenza del cardinal Rodriguez, primo consigliere del Papa, e contiamo di spedire una delegazione in Vaticano in visita, a primavera o estate, per fargli sentire direttamente la voce dei cattolici di basso reddito in America”.

L’ente percettore dei soldi, PICO (People Improving Communities through Organizing) è una organizzazione fondata da un gesuita, John Baumann, nel 1972. Baumann faceva parte di una organizzazione creata nella Grande Depressione da un agitatore ebreo, Saul Alinsky, che intendeva scatenare la rivoluzione socialista; svanito il progetto, la PICO resta un movimento di estrema sinistra che unisce comunità su base ‘religiosa’ che si propone la redistribuzione della ricchezza, fra l’altro “mettendo leader religiosi nei consigli di amministrazione delle banche”. Dio sa quanto il capitalismo americano abbia bisogno di redistribuire le ricchezze; potrebbe cominciare proprio Soros. Ma come il miliardario coniughi le aspirazioni di PICO con i finanziamenti miliardari che fa ad organizzazioni per l’aborto, l’eutanasia, il ‘gender’, il matrimonio gay e la distruzione della famiglia, è un mistero che non abbiamo il modo di sviscerare.

Più interessante i rapporti cordialissimi che la Open Society Foundation di Soros, mostra di avere per il cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga; honduregno, personaggio ambiguo nei suoi rapporti (favorevoli) con un potere golpista nel 2010 in Honduras, ragion per cui fu invitato a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio a parlare sul tema: “Oltre la violenza e la povertà. Proposte di cambiamento per l’America Latina”. Uomo di fiducia di El Papa, che lo ha elevato al ruolo di ‘coordinatore’ del gruppo di 8 cardinali da cui si fa’ affiancare nella ‘riforma della Chiesa”, ossia nel governo senza controllo – come si fa nei golpes sudamericani. In pratica è il capo della Junta Sudamericana che sta schiacciando, umiliando e terrorizzando la Curia.

Il direttorio della Foundation di Soros sottolinea la ‘intima amicizia” che El Papa mostra al cardinal Rodriguez Maradiaga e del fatto che già adesso sta “usando la sua influenza” nel Vaticano per promuovere le idee più radicali sulla eguaglianza economica, che sono quelle che Soros caldeggia e propone (e piacerebbe sapere perché). Del resto è noto che la Open Society finanzia gruppi cattolici di sinistra in Usa, e insieme  a MoveOn org, un gruppo neocon ferocemente anticattolico che pesca nella destra repubblica (attualmente preme sugli esponenti del partito perché depennino Trump come candidato..) e che si è distinto per una campagna calunniosa contro Benedetto XVI accusato di coprire i preti pedofili.

Ma ora c’è “Francesco” e tutto cambia. Attenzione: i progetti di influenzare EL Papa da parte di Soros sembrano perfino timidi, rispetto all’ardimento mostrato da “Francesco”: le mail risalgono all’anno scorso, e ora la personalità modernista (forse massonica) del nostro è molto più chiara. In ogni caso, non va dimenticato che nel dicembre 2015 El Papa non ha esitato di farsi pagare da protagonisti dell’ideologia globalista la scenografica profanazione di San Pietro, su cui han proiettato gigantesche immagini di belve, scimmie e selvaggi – un trionfo della “natura” sulla cultura e sulla storia, dal titolo simbolico “Fiat Lux”, a segnalare che finalmente la luce del progresso illuminava l’oscurantismo clericale. Lo spettacolo osceno era stato pagato dalla Banca Mondiale, e specificamente dal suo programma per il terrore del riscaldamento climatico (bisogna ridurre le emissioni..), dal numero due della Microsoft Paul Allen e da una organizzazione chiamata Okeanos Fondazione per il Mare. Ma per la Junta vaticana era semplicemente la celebrazione ed apoteosi della enciclica “Laudato Sì”, prima enciclica ambientalista mai emessa da un Papa, ma soprattutto quasi franca proclamazione della speciale gnosi panteista-evoluzionista che è la vera fede di “Francesco”: un immanentismo che deve molto a Theilard De Chardin, per il quale Cristo essendosi fatto materia, ha divinizzato non solo il genere umano ma l’intera natura. Onde El Papa esorta, come nuovo dovere cattolico, a sviluppare in noi la coscienza eco-New Age “di non essere separati dalle altre creature, ma di formare con gli altri esseri dell’universo una stupenda comunione universale” (nº 220). Niente più accettazione della Croce, ma sì alla raccolta differenziata e al governo globale del clima.

“Fiat Lux”, finalmente

Secondo il vostro cronista, El Papa non ha certo bisogno di farsi suggerire programmi da Soros. Sta “conducendo” la Chiesa “per nuovi cammini” ignorati dalla Chiesa e dal suo Fondatore per duemila anni. Bisognerà riparlarne. Qui sotto potete trovare qualche spunto essenziale sulla ideologia di El Papa:

Un’altra organizzazione cattolica finanziata da Soros e nominata dai direttivo è la FPL (Faith in Public Life); ad essa, con la donazione, vengono impartiti gli ordini. La FPL deve organizzare sondaggi per “dimostrare che i votanti cattolici rispondono con favore alla concentrazione del Papa sull’ineguaglianza di reddito” e una azione militante per convincere i cattolici “pro family”; che essere “pro-family” richiede affrontare il problema della iniquità economica. Il che è giustissimo, non si vede però che bisogno ci sia di pagare per ottenere sondaggi “a priori” favorevoli a una data tesi; e che un gruppo anti-capitalista sia finanziato riccamente dal più famoso speculatore dei nostri anni.

La Open Society ha anche un “advisory board”, un gruppo di consiglieri fra cui appaiono giornalisti, anche importanti, come l’opinionista della Washington Post Danielle Allen, e Steve Coll, del New Yorker. Il che può contribuire a spiegare come mai la fuga delle email di Soros non ha fatto notizia in Usa: non è proprio comparsa nemmeno come breve di cronaca. Un altro motivo è che l’intera classe mediatica americana sta sostenendo la Clinton con i mezzi più vergognosi, abbandonando ogni minima pretesa di oggettività, e quasi suicidandosi in questa operazione, buttando al macero la propria reputazione, in modo – direi – terminale, come se non ci fosse un domani.
A che scopo tutto ciò?, si chiederà il lettore, a questo punto completamente smarrito – e con ragione. Esiste tuttavia un possibile bandolo della matassa, che è utile tenere in mano nel groviglio delle donazioni di Soros. Si trova nelle e-mail dove il direttivo della Open Society segnala il pericolo rappresentato dal fatto che “La Russia cerca di aumentare la propria influenza nella vita politica europea”. Bisogna assolutamente contrastare “il sostegno della Russia a movimenti che difendono i valori tradizionali”. E' non la “reazione” o “il populismo”, ma esattamente la Tradizione che viene qui indicata come il nemico – il nemico della Dissoluzione – da stroncare. Per il progetto, si chiedono 500 mila dollari. Da aumentare per “bisogni imprevisti”......



Fonte:

UN UOMO BEN VESTITO ALL'ATTACCO DELLA CHIESA (PRIMA PARTE)


E SE L' "UOMO BEN VESTITO" FOSSE SOROS? ABBIAMO PROVE E DOCUMENTI DEI TENTACOLI DI SOROS SULLA CHIESA E DEI SUOI CONTATTI CON L'ALTA GERARCHIA ECCLESIASTICA, PAPA BERGOGLIO IN PRIMIS. DI CERTO, TRA PAPA BERGOGLIO E SOROS C'E' UN'OTTIMA SINTONIA.....


Esaminiamo le profezie e i messaggi che parlano dell'anticristo, l' "uomo ben vestito" che ha l'apparenza di un filantropo e benefattore. 

All’interno dei messaggi di Anguera ci sono decine di profezie che riguardano uno o forse due personaggi che, di volta in volta, sono nominati utilizzando specifiche espressioni: oppositore, colui che si oppone a Cristo, uomo in apparenza buono e giusto, uomo apparentemente pieno di virtù, illuminato e ancora uomo ben vestito.

L’esame di queste profezie sembra mostrare una continuità fra le caratteristiche attribuite a questi personaggi tanto appunto da far pensare che si parli sempre dello stesso o al massimo di due. Sicuramente si tratta di qualcuno che riveste un ruolo fondamentale nella crisi della Chiesa e dell’umanità tanto che la Madonna lo appella anche come “anticristo”.

Fra le espressioni sopra menzionate una di quelle che ha incuriosito di più è “uomo ben vestito”.


Vediamo i messaggi dove è citato questo personaggio:


2.472 – 19.01.2005
Cari figli, un uomo ben vestito entrerà nella casa di Dio e occuperà un posto di rilievo. A lui si uniranno i nemici di Dio e faranno grandi danni per tutta l’umanità. Questi avrà l’apparenza di un uomo buono e affascinerà molti. La pietra non vacillerà perché Dio è fedele alle sue promesse.


3.082 – 15/11/2008

La Chiesa del mio Gesù sarà colpita. Un uomo ben vestito entrerà nella casa di Dio e ingannerà molti. Sarà un tempo di dolore per i fedeli.

Mi pare di poter dire che le ipotesi per interpretare i messaggi sono state principalmente due: la prima che si tratti di un laico in quanto ben vestito, con giacca e cravatta. La seconda che si tratti di un cardinale, cioè il consacrato meglio vestito nella Chiesa. Nel caso del laico si è pensato a un diplomatico, un predicatore anche non cattolico, un filantropo. In entrambi i casi tuttavia il personaggio entra nella Chiesa per occupare un posto di rilievo. Bisognava quindi immaginare un' importante trasformazione nella prassi della gestione del Vaticano per pensare ad un laico a capo di qualche ministero o con qualche particolare ruolo.

C’è inoltre la difficoltà di accostare l’uomo ben vestito con l’uomo apparentemente buono e giusto o con l’oppositore; trovare cioè un comun denominatore che possa amalgamare tutte queste espressioni in quanto, come detto, appare abbastanza evidente che si parli della stessa persona, religiosa, o comunque non più di due.

In questo articolo voglio offrire una terza via di interpretazione che permetterebbe di risolvere il problema e l’ispirazione l’ho avuta leggendo un articolo su gloria.tv.


In questo articolo viene presentata una citazione da parte del famoso filosofo e giurista tedesco cattolico Carl Schmitt:

«L’Anticristo affascina, soprattutto perché si ‘veste bene’. È l’Epifania di Satana, ma è all’interno della Chiesa; è Colui che riduce la Fede a una forma di umanitarismo…Non è Nietzsche quindi, ma è Tolstoij, in cui Dio è, solo, pura misericordia».

A leggere oggi queste parole tremano i polsi e, soprattutto, sembrano gettare luce sulla profezia di Anguera. In questo caso infatti l’uomo ben vestito non va inteso letteralmente; si tratta invece di un uomo che si camuffa bene o che si presenta bene, che con il suo atteggiamento inganna. Un atteggiamento che secondo la descrizione dell’anticristo di Schmitt “è tutto misericordia”.

In questo modo i messaggi dell’uomo ben vestito si sposano benissimo con quelli che parlano di un uomo apparentemente buono o pieno di virtù perché dicono sostanzialmente la stessa cosa. Un uomo apparentemente buono, pieno di virtù e che si presenta bene entrerà nella casa di Dio occupando un posto di rilievo e ingannando molti portando così i fedeli a soffrire.

E’ evidente che alla luce della disastrosa situazione odierna della Chiesa il pensiero vada subito all’attuale papa. Perché le profezie annunciano un tradimento interno alla Chiesa, da parte di un consacrato che ingannerà molti e che acquisirà entrando nel Palazzo un grande potere da esercitare nel mondo. E’ evidente che l’associazione con papa Francesco sia immediata.

Tuttavia come ho detto è possibile che tutti questi messaggi parlino non di uno, ma due personaggi perché, è bene ricordare, ad Anguera la Madonna dice anche:

4.421 – 26/01/2017

Cari figli, piegate le vostre ginocchia in preghiera. Un falso si alzerà e l’altro falso arriverà. Quello che vi dico ora lo potrete comprendere in futuro.

In altri messaggi la Madonna dice anche:

2.822 – 10.04.2007
Cari figli, amate la Verità. Dite no a tutto ciò che vi impedisce di crescere nella fede. Accogliete Gesù e abbracciate la santità. L’umanità sarà sorpresa dalla presentazione di un uomo in apparenza buono: costui sedurrà molti con i suoi inganni, perché le sue azioni vengono dal maligno. Molti lo considereranno un salvatore e riuscirà a riunire intorno a sé un gran numero di persone.

La presentazione è quella che avviene al mondo dal Balconcino di S. Pietro quando viene eletto un nuovo papa. Come nel caso di Bergoglio la cui elezione ha stupito il mondo: primo papa non europeo, primo papa gesuita e primo papa a scegliere il nome Francesco. In un altro messaggio l’uomo apparentemente buono è descritto come proveniente dall’emisfero sud, come Bergoglio, ma è anche definito “anticristo” quindi è chiaro che bisogna essere molto cauti.


2.532 – 05.06.2005

Un uomo apparentemente buono, ossia l’anticristo, acquisterà grande potere satanico. L’azione malefica si verificherà nella festa di un grande santo, quello che quando venne chiamato da Dio cadde da cavallo e la sua vita fu trasformata.

Qui si annuncia un’azione malvagia per un 6 Giugno, festa di San Norberto.


3.276 – 6 febbraio 2010

Arriverà il giorno in cui sorgerà un uomo apparentemente buono e giusto. Ingannerà molti, perché realizzerà grandi prodigi. Verrà dall’emisfero sud e molti lo considereranno come un salvatore. State attenti per non essere ingannati. Ascoltate i miei appelli. Amate e difendete la verità.

Quindi papa Francesco che viene dall’emisfero sud e che ha precipitato la Chiesa in un’aperta apostasia che parte dal suo vertice è un ingannatore che utilizza il suo ruolo di successore per diffondere false dottrine presentandosi come apparentemente buono, ma nascondendo invece intenti distruttivi? Chi è allora l’altro falso? Perché il mondo non si è solo stupito della sua elezione, ma potrebbe stupirsi ancora un’altra volta. Infatti:

3.452 – 14 marzo 2011

Vivete nel tempo delle grandi confusioni spirituali. Quando un uomo si presenterà con tre nomi, ci sarà grande confusione nella casa di Dio.

Bergoglio non ha tre nomi, ne personali ne come papa. Quindi è un altro. E’ evidente tuttavia che almeno alcuni di questi messaggi, e nemmeno i più “teneri”, sembrano parlare direttamente del papa argentino oltre a tutti quelli che già sono stati discussi.

La descrizione che Carl Schmitt fa dell’anticristo e le parole che usa la Madonna ad Anguera non sembrano casuali. Il parallelismo sembra invece voluto proprio perché in entrambi i casi si parla dello stesso personaggio.

Il che spalanca scenari ancora più inquietanti di un abisso di cui abbiamo appena cominciato a scorgere l’orlo.

Se la Chiesa cade nelle mani di Soros

Documenti hackerati rivelano come il finanziere Soros paghi organizzazioni cattoliche americane per spingere i vescovi a parlare di giustizia sociale invece che di famiglia e vita. Coinvolto anche il cardinale Maradiaga. E un uomo di Soros è arrivato ora a dettare la linea in Vaticano...

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Il finanziere George Soros ha dato consistenti contributi ad organizzazioni cattoliche per «spostare le priorità della Chiesa cattolica americana» dai temi vita e famiglia a quelli della giustizia sociale: occasione particolare, la visita di Papa Francesco negli Usa nel settembre 2015. È quanto emerso nei giorni scorsi, in aggiunta alle precedenti rivelazioni, dai numerosi documenti riservati hackerati alla sua Open Society Foundation. La notizia è circolata soprattutto negli Stati Uniti, focus dell’azione di Soros, ma merita di essere ripresa e conosciuta ovunque perché le sue implicazioni riguardano la Chiesa universale.

Partiamo dai fatti contenuti nei documenti pubblicati da DC Leaks: nell’aprile 2015 la Open Society ha versato 650mila dollari nelle casse di due organizzazioni legate ad ambienti cattolici progressisti, PICO e Faith in Public Life (Fpl), con lo scopo di «influenzare singoli vescovi in modo da avere voci pubbliche a sostegno di messaggi di giustizia economica e razziale allo scopo di iniziare a creare una massa critica di vescovi allineati con il Papa». Le due organizzazioni destinatarie dei versamenti sono state scelte, spiegano i documenti, perché impegnate in progetti a lungo termine che hanno lo scopo di cambiare «le priorità della Chiesa cattolica statunitense». La grande occasione è data dalla visita del Papa negli Stati Uniti e la fondazione di Soros punta esplicitamente ad usare i buoni rapporti di PICO con il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, tra i principali consiglieri di papa Francesco, per «impegnare» il Pontefice sui temi di giustizia sociale e anche avere la possibilità di inviare una delegazione in Vaticano prima della visita di settembre in modo da far ascoltare direttamente al Papa la voce dei cattolici più poveri in America.

C’è poi un Rapporto del 2016, un bilancio dell'anno precedente, in cui la fondazione di Soros si ritiene soddisfatta di come sia andata la precedente campagna in vista della visita del Papa e anche per il numero di vescovi che, in vista delle presidenziali, hanno apertamente criticato i candidati che puntano sulle paure della popolazione, con evidente riferimento a Donald Trump ed altri candidati repubblicani.

Se questa soddisfazione sia giustificata o meno e quanto la visita del Papa sia stata effettivamente influenzata da questa azione di lobby, è certo materia di discussione. Ma ognuno può trarre le sue conclusioni ripercorrendo discorsi, incontri, conferenze stampa e polemiche legate a quella visita. Quello che qui preme sottolineare sono invece due realtà che tali documenti portano alla luce e che hanno un valore ben oltre la contingenza di una visita papale.

Il primo e più importante è il grande investimento che organizzazioni filantropiche tradizionalmente anti-cattoliche stanno facendo per sovvertire l’insegnamento della Chiesa. È questo il vero scopo del cambiamento di priorità invocato, dai temi su famiglia e vita a quelli di giustizia sociale. In questo Soros si colloca nel solco di una tradizione ultradecennale che vede protagoniste le principali fondazioni americane, dai Rockefeller ai Ford, dai Kellog a Turner e così via. Il motivo? La Chiesa cattolica che, in sede di organizzazioni internazionali ha come obiettivo fondamentale di difendere la dignità dell’uomo, è l’ultimo baluardo che si oppone all’instaurazione di un nuovo ordine mondiale che vuole ridurre l’uomo a semplice strumento nelle mani del potere (anticristico). 

Parte fondamentale di questo progetto è la diffusione universale del controllo delle nascite, dell’aborto come diritto umano, della distruzione della famiglia e della promozione dell’ideologia di genere. Proprio negli anni ’90 del secolo scorso, in un ciclo di conferenze internazionali dell’ONU (dal vertice di Rio de Janeiro sull’ambiente nel 1992 fino al summit di Roma sull’alimentazione nel 1996) si scatenò una battaglia diplomatica senza precedenti tra Stati Uniti e Unione Europea da una parte e Santa Sede dall’altra proprio su questi temi. Sebbene possiamo oggi notare come quell’agenda abbia fatto passi da gigante a livello mondiale, la strenua resistenza della Chiesa, che aveva trascinato con sé molti Paesi in via di sviluppo (vittime di questo neo-colonialismo) ha ritardato e sta ostacolando quel progetto. Molto lo si deve a Giovanni Paolo II, il quale ha sempre avuto chiaro che la famiglia e la vita sono oggi il principale terreno su cui si gioca la battaglia per la dignità dell’uomo. Vale la pena ricordare per inciso che proprio per questo motivo e per questa battaglia, il Papa istituì allora il Pontificio Consiglio per la Famiglia e anche l’Istituto per gli studi su Matrimonio e Famiglia presso la Pontificia Università Lateranense (l’Istituto Giovanni Paolo II che nei giorni scorsi ha visto un cambiamento significativo alla sua guida).

Si può capire quindi come si siano intensificati gli sforzi internazionali per indebolire la Chiesa su questo fronte. Negare l’esistenza di princìpi non negoziabili e la promozione quasi esclusiva della giustizia sociale a scapito dei temi di famiglia e vita è la via maestra per raggiungere questo scopo. E i soldi di Soros sono parte di questi sforzi che però vanno ben oltre l’attività della sua Fondazione.
Del resto - e qui è la seconda questione - questi personaggi e queste organizzazioni trovano una facile sponda all’interno della Chiesa stessa in certi ambienti progressisti che già per conto loro condividono questo approccio. Proprio le due organizzazioni finanziate da Soros nel 2015 ne sono una dimostrazione. PICO, ad esempio, è stata fondata nel 1972 dal padre gesuita John Baumann e si propone di affrontare i problemi sociali attraverso l’organizzazione di cellule fondate sulle comunità delle varie religioni presenti, per intenderci un modello evoluto di comunità di base di sudamericana memoria. Proprio per questo PICO si è guadagnata il supporto del cardinale Maradiaga (c’è un video promozionale del 2013 in cui il cardinale invita a sostenere PICO).


Ma tale organizzazione è anche ispirata dal “guru” comunista Saul Alinski, conosciuto come il “profeta” dell’organizzazione delle comunità di base e delle minoranze etniche. Del resto nell’elenco dei finanziatori di PICO troviamo le Fondazioni Ford e Kellogg in aggiunta a un’altra decina di fondazioni dalla forte identità liberal. Curiosamente, poi, si trova Alinski anche all’origine della carriera politica di Hillary Clinton e non può quindi sorprendere l’impegno di PICO, tra l’altro, nella campagna elettorale per le presidenziali.

Impegno ancora più esplicito per l’altra organizzazione finanziata da Soros, Faith in Public Life, che tra i successi del 2015 – oltre alla “preparazione” della visita del Papa, tra cui un sondaggio ad hoc sui cattolici americani teso a supportare l’agenda liberal – cita anche la mobilitazione per bloccare la legge sulla libertà religiosa della Georgia, finalizzata tra l’altro a garantire l’obiezione di coscienza contro l’imposizione dell’ideologia gender e delle nozze gay. 

Quanto il cardinale Maradiaga e altri esponenti dell’episcopato sono coscienti o partecipi di questo disegno decisamente anti-cattolico? Non lo sappiamo e non ci azzardiamo a processarne le intenzioni. Possiamo solo notare come certi esponenti ecclesiali di primo piano vengano individuati come omogenei ai progetti di chi vuole distruggere la Chiesa, a prescindere poi dal successo o meno che abbiano certi tentativi di approccio. 

Però qui corre l’obbligo di aggiungere un dato inquietante ai documenti rivelati. Si può infatti facilmente capire che di tale progetto di cambiamento nella dottrina della Chiesa faccia parte anche un'opera di infiltrazione di specifici personaggi nei centri decisionali della Chiesa. E non si può non andare immediatamente al caso di Jeffrey Sachs, l’economista dell’ONU e direttore dell’Earth Institute che ha avuto un ruolo importante nell’enciclica “Laudato Sii”, tanto da essere chiamato dal Vaticano sia per le presentazioni dell’enciclica sull’ambiente sia per i convegni internazionali sullo sviluppo sostenibile. 

La sua inspiegabile onnipresenza è stata contestata nei mesi scorsi – oltre che dal nostro giornale (clicca qui, qui e qui) – dalle principali organizzazioni pro-life e pro-family internazionali perché Sachs è ben noto come grande sostenitore delle politiche di controllo delle nascite. Ma è stato difeso a spada tratta dal presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, il vescovo argentino Marcelo Sanchez Sorondo, che ne ha anche sponsorizzato la nomina da parte di papa Francesco nella Pontificia Accademia da lui presieduta. Ebbene, ciò che forse non è stato detto, è che Sachs è anche conosciuto per essere un uomo di Soros (peraltro entrambi sono ebrei originari dell’Est Europa), da diversi decenni impegnato nella concezione e diffusione di teorie economiche a sostegno dell’Open Society perseguita da Soros. 

Alla luce dei documenti che attestano le strategie di Soros nei confronti della Chiesa cattolica, la presenza di Sachs nei piani alti del Vaticano risulta meno inspiegabile, sebbene ancora più inquietante. A questo punto sarebbe però opportuno che a spiegarsi siano il vescovo Sorondo, il cardinale Maradiaga e quanti altri sono coinvolti in questa rete.....

WikiLeaks: il conservatore Papa Benedetto XVI fu costretto a dimettersi da Obama, Soros e Clinton? (QUARTA E ULTIMA PARTE)



George Soros, Barack Obama e Hillary Clinton hanno orchestrato un colpo di stato in Vaticano per rovesciare il papa conservatore nel febbraio 2013, secondo le email di WikiLeaks.


Papa Benedetto fu il primo papa a dimettersi da quando papa Gregorio XII nel 1415, e il primo a farlo di propria iniziativa da papa Celestino V nel 1294.

Gloria.tv riporta: Tuttavia, il gruppo di leader cattolici cita nuove prove scoperte nelle e-mail rilasciate da WikiLeaks per affermare che il papa conservatore non si dimise di sua iniziativa, ma fu cacciato dal Vaticano da un colpo di stato che il gruppo di ricercatori chiama la “primavera cattolica”.

Soros, Obama e Clinton hanno usato il macchinario diplomatico degli Stati Uniti, i muscoli politici e il potere finanziario per costringere, corrompere e ricattare “il cambio di regime” nella Chiesa cattolica romana per sostituire il conservatore Benedetto con l’attuale Papa Francesco – che da allora è diventato un portavoce improbabile per la sinistra internazionale, lasciando stupefatto i cattolici in tutto il mondo.

Ora il gruppo di leader cattolici ha inviato una lettera al presidente Trump che lo esorta a lanciare un’indagine ufficiale sulle attività di George Soros, Barack Obama, Hillary Clinton (e altri) che sostiene fossero coinvolti nell’orchestrare la primavera cattolica che ha portato al loro obiettivo di “cambio di regime” in Vaticano.


I leader cattolici citano otto domande specifiche a cui hanno cercato di rispondere riguardo a fatti sospetti che hanno portato alle dimissioni di Papa Benedetto, la prima abdicazione papale in 700 anni.

“In particolare, abbiamo motivo di credere che un “cambio di regime” del Vaticano sia stato progettato dall’amministrazione Obama,” dicono i firmatari, nella loro lettera del 20 gennaio al presidente Trump.

“Siamo stati allarmati nello scoprire”, si legge nella loro lettera, “che, durante il terzo anno del primo mandato dell’amministrazione Obama, il tuo precedente avversario, il Segretario di Stato Hillary Clinton, e altri funzionari governativi con i quali ha associato proposto una rivoluzione cattolica” in cui si sarebbe realizzata la definitiva fine di ciò che restava della Chiesa cattolica in America”.

Per quanto riguarda le e-mail in questione, The New American ha riferito lo scorso ottobre:

“Podesta, consigliere di lunga data di Clinton / confidente e attivista di prima scelta per il finanziatore di sinistra George Soros, ha rivelato in una e-mail del 2011 che lui e altri attivisti stavano lavorando per attuare una rivoluzione” Primavera cattolica “all’interno della Chiesa cattolica, un ovvio riferimento al disastroso colpo di “primavera araba” organizzato nello stesso anno dalla squadra Obama-Clinton-Soros che destabilizzò il Medio Oriente e portò al potere i regimi islamici radicali ed i gruppi terroristici nella regione. L’e-mail di Podesta è una risposta a un altro radicale finanziato da Soros: Sandy Newman, fondatore delle “progressive” Voices for Progress. Newman aveva scritto a Podestà chiedendo consigli sul modo migliore per “piantare i semi della rivoluzione” nella Chiesa cattolica, che descrisse come una “dittatura del Medioevo”.

Nella loro lettera al presidente Trump, il gruppo di leader cattolici scrive: “Circa un anno dopo questa discussione via e-mail, che non è mai stata prevista per essere resa pubblica, scopriamo che Papa Benedetto XVI ha abdicato in circostanze molto insolite ed è stato sostituito da un papa la cui apparente missione è quella di fornire una componente spirituale all’agenda ideologica radicale della sinistra internazionale. Il Pontificato di Papa Francesco ha successivamente messo in dubbio la sua legittimità in molte occasioni.”

Per quanto riguarda le e-mail in questione, The New American ha riferito lo scorso ottobre:

“Podesta, consigliere di lunga data di Clinton / confidente e attivista di prima scelta per il finanziatore di sinistra George Soros, ha rivelato in una e-mail del 2011 che lui e altri attivisti stavano lavorando per attuare una rivoluzione” Primavera cattolica “all’interno della Chiesa cattolica, un ovvio riferimento al disastroso colpo di “primavera araba” organizzato nello stesso anno dalla squadra Obama-Clinton-Soros che destabilizzò il Medio Oriente e portò al potere i regimi islamici radicali ed i gruppi terroristici nella regione. L’e-mail di Podesta è una risposta a un altro radicale finanziato da Soros: Sandy Newman, fondatore delle “progressive” Voices for Progress. Newman aveva scritto a Podestà chiedendo consigli sul modo migliore per “piantare i semi della rivoluzione” nella Chiesa cattolica, che descrisse come una “dittatura del Medioevo”.

Nella loro lettera al presidente Trump, il gruppo di leader cattolici scrive: “Circa un anno dopo questa discussione via e-mail, che non è mai stata prevista per essere resa pubblica, scopriamo che Papa Benedetto XVI ha abdicato in circostanze molto insolite ed è stato sostituito da un papa la cui apparente missione è quella di fornire una componente spirituale all’agenda ideologica radicale della sinistra internazionale. Il Pontificato di Papa Francesco ha successivamente messo in dubbio la sua legittimità in molte occasioni.”

– Quali azioni, se ce ne sono state, sono state effettivamente prese da John Podesta, Hillary Clinton e altri legati all’amministrazione Obama che sono stati coinvolti nella discussione proponendo la fomentazione di una “primavera cattolica”?
– Qual era lo scopo e la natura dell’incontro segreto tra il vicepresidente Joseph Biden e papa Benedetto XVI in Vaticano intorno al 3 giugno 2011?
– Quali ruoli sono stati interpretati da George Soros e altri finanzieri internazionali che potrebbero essere attualmente residenti nel territorio degli Stati Uniti? ”

L’inchiesta che il gruppo di leader cattolici chiede al Presidente Trump dovrebbe interessare molto più che i soli cattolici. La capacità di George Soros di cooptare figure politiche di spicco per aiutare i suoi piani radicali per gli stati nazionali è ben nota; ma la sua capacità di forzare il “cambio di regime” nella chiesa cattolica, un’istituzione precedentemente impenetrabile dall’esterno, solleva serie domande sul suo potenziale di caos globale. L’indagine – e la punizione – dovrebbero iniziare subito.

L’Anticristo, una persona perbene. La lezione (inascoltata) del grande Solov’ëv spiegata da Biffi

satana-antichristo
Il 31 luglio del 1900 (13 agosto secondo il calendario gregoriano) moriva Vladimir Sergeevic Solov’ëv, teologo e filosofo, da molti considerato il pensatore più importante della storia russa. Quello che segue è l’intervento pronunciato a Bologna nel centesimo anno dalla scomparsa dall’allora arcivescovo della città, Giacomo Biffi. Il cardinale, venuto a mancare sabato 11 luglio, è stato un profondo conoscitore ed estimatore del pensiero di Solov’ëv.
Questo testo, pubblicato per la prima volta nel numero 3/2000 de La Nuova Europa, è riproposto nel numero di Tempi in edicola e fa parte della serie “Ragione Verità Amicizia”, il manifesto dei nostri vent’anni e della Fondazione Tempi (una proposta che si può sottoscrivere in questa pagina).
Vladimir Sergeevic Solov’ëv è morto cento anni fa, il 31 luglio (13 agosto secondo il calendario gregoriano) dell’anno 1900. È morto sul limitare del secolo Ventesimo: un secolo del quale egli, con singolare accuratezza, aveva preannunciato le vicissitudini e i guai, un secolo che avrebbe però tragicamente contraddetto nei fatti e nelle ideologie dominanti i suoi più rilevanti e più originali insegnamenti. È stato dunque, il suo, un magistero profetico e al tempo stesso un magistero largamente inascoltato.
Un magistero profetico
Al tempo del grande filosofo russo, la mentalità più diffusa – nell’ottimismo spensierato della belle époque – prevedeva per l’umanità del secolo che stava per cominciare un avvenire sereno: sotto la guida e l’ispirazione della nuova religione del progresso e della solidarietà senza motivazioni trascendenti, i popoli avrebbero conosciuto un’epoca di prosperità, di pace, di giustizia, di sicurezza. Nel ballo Excelsior – una coreografia che negli ultimi anni del secolo XIX aveva avuto uno straordinario successo (e avrebbe poi dato il nome a una serie innumerevole di teatri, di alberghi, di cinema) – questa nuova religione aveva trovato quasi una sua liturgia.

Victor Hugo aveva profetizzato: «Questo secolo è stato grande, il prossimo secolo sarà felice». Solov’ëv invece non si lascia incantare da quel candore laicistico e anzi preannunzia con preveggente lucidità tutti i malanni che poi si sono avverati.
Già nel 1882, nel Secondo discorso sopra Dostoevskij, egli parrebbe aver presagito e anticipatamente condannato l’insipienza e l’atrocità del collettivismo tirannico che qualche decennio dopo avrebbe afflitto la Russia e l’umanità: «Il mondo – afferma – non deve essere salvato col ricorso alla forza (…). Ci si può figurare che gli uomini collaborino insieme a qualche grande compito, e che a esso riferiscano e sottomettano tutte le loro attività particolari; ma se questo compito è loro imposto, se esso rappresenta per loro qualcosa di fatale e di incombente, (…) allora, anche se tale unità abbracciasse tutta l’umanità, non sarà stata giusta l’umanità universale, ma si avrà solo un enorme “formicaio”», quel «formicaio» che in effetti sarebbe stato poi attuato dall’ideologia ottusa e impietosa di Lenin e Stalin.
Nell’ultima pubblicazione – I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo, opera compiuta la domenica di Pasqua del 1900 – è impressionante rilevare la chiarezza con cui Solov’ëv prevede che il secolo XX sarà «l’epoca delle ultime grandi guerre, delle discordie intestine e delle rivoluzioni». Dopo di che – egli dice – tutto sarà pronto perché perda di significato «la vecchia struttura in nazioni separate e quasi ovunque scompaiano gli ultimi resti delle antiche istituzioni monarchiche». Si arriverà così alla «Unione degli Stati Uniti d’Europa».
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Soprattutto è stupefacente la perspicacia con cui descrive la grande crisi che colpirà il cristianesimo negli ultimi decenni del Novecento. Egli la raffigura nella icona dell’Anticristo, personaggio affascinante che riuscirà a influenzare e a condizionare un po’ tutti. In lui, come è qui presentato, non è difficile ravvisare l’emblema, quasi l’ipostatizzazione, della religiosità confusa e ambigua di questi nostri anni: egli – dice Solov’ëv – sarà un «convinto spiritualista», un ammirevole filantropo, un pacifista impegnato e solerte, un vegetariano osservante, un animalista determinato e attivo.

Sarà, tra l’altro, anche un esperto esegeta: la sua cultura biblica gli propizierà addirittura una laurea «honoris causa» della facoltà di Tubinga. Soprattutto, si dimostrerà un eccellente ecumenista, capace di dialogare «con parole piene di dolcezza, saggezza ed eloquenza». Nei confronti di Cristo non avrà «un’ostilità di principio»; anzi ne apprezzerà l’altissimo insegnamento. Ma non potrà sopportarne – e perciò la censurerà – la sua assoluta «unicità»; e dunque non si rassegnerà ad ammettere e a proclamare che egli sia risorto e oggi vivo.
Si delinea qui, come si vede, e viene criticato, un cristianesimo dei «valori», delle «aperture» e del «dialogo», dove pare che resti poco posto alla persona del Figlio di Dio crocifisso per noi e risorto, e all’evento salvifico. Abbiamo di che riflettere. La militanza di fede ridotta ad azione umanitaria e genericamente culturale; il messaggio evangelico identificato nel confronto irenico con tutte le filosofie e con tutte le religioni; la Chiesa di Dio scambiata per un’organizzazione di promozione sociale: siamo sicuri che Solov’ëv non abbia davvero previsto ciò che è effettivamente avvenuto, e che non sia proprio questa oggi l’insidia più pericolosa per la «nazione santa» redenta dal sangue di Cristo? È un interrogativo inquietante e non dovrebbe essere eluso.
Un magistero inascoltato
Solov’ëv ha capito come nessun altro il secolo Ventesimo, ma il secolo Ventesimo non ha capito lui. Non è che gli siano mancati i riconoscimenti. La qualifica di massimo filosofo russo non gli viene di solito contestata. Von Balthasar ritiene il suo pensiero «la più universale creazione speculativa dell’epoca moderna» e arriva perfino a collocarlo sullo stesso piano di Tommaso d’Aquino. Ma è innegabile che il secolo Ventesimo, nel suo complesso, non gli ha prestato alcuna attenzione e anzi si è puntigliosamente mosso in senso opposto a quello da lui indicato.
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Sono lontanissimi dalla visione solov’ëviana della realtà gli atteggiamenti mentali oggi prevalenti, anche in molti cristiani ecclesialmente impegnati e acculturati. Tra gli altri, tanto per esemplificare: l’individualismo egoistico, che sta sempre di più segnando di sé l’evoluzione del nostro costume e delle nostre leggi; il soggettivismo morale, che induce a ritenere che sia lecito e perfino lodevole assumere in campo legislativo e politico posizioni differenziate dalla norma di comportamento alla quale personalmente ci si attiene; il pacifismo e la non-violenza, di matrice tolstoiana, confusi con gli ideali evangelici di pace e fraternità, così che poi si finisce coll’arrendersi alla prepotenza e si lasciano senza difesa i deboli e gli onesti; l’estrinsecismo teologico che, per timore di essere tacciato di integrismo, dimentica l’unità del piano di Dio, rinuncia a irradiare la verità divina in tutti i campi, abdica a ogni impegno di coerenza cristiana.

In special modo il secolo Ventesimo – nei suoi percorsi e nei suoi esiti sociali, politici, culturali – ha contraddetto clamorosamente la grande costruzione morale di Solov’ëv. Egli aveva individuato i postulati etici fondamentali in una triplice primordiale esperienza, nativamente presente in ogni uomo: vale a dire nel pudore, nella pietà verso gli altri, nel sentimento religioso. Ebbene, il Novecento – dopo una rivoluzione sessuale egoistica e senza saggezza – è approdato a traguardi di permissivismo, di ostentata volgarità e di pubblica spudoratezza, che sembra non avere paragoni adeguati nella vicenda umana.
È stato poi il secolo più oppressivo e più insanguinato della storia, privo di rispetto per la vita umana e privo di misericordia. Non possiamo certo dimenticare l’orrore dello sterminio degli ebrei, che non sarà mai esecrato abbastanza. Ma sarà bene ricordare che non è stato il solo: nessuno ricorda il genocidio degli Armeni a cavallo della Prima Guerra Mondiale; nessuno si avventura a fare il conto delle vittime sacrificate inutilmente nelle varie parti del mondo all’utopia comunista.
Quanto al sentimento religioso, durante il secolo Ventesimo in Oriente è stato per la prima volta proposto e imposto su una vasta parte di umanità l’ateismo di Stato, mentre nell’Occidente secolarizzato si è diffuso un ateismo edonistico e libertario, fino ad arrivare all’idea grottesca della «morte di Dio».
In conclusione, Solov’ëv è stato indubbiamente un profeta e un maestro; ma un maestro, per così dire, inattuale. Ed è questa, paradossalmente, la ragione della sua grandezza e della sua preziosità per il nostro tempo. Appassionato difensore dell’uomo e allergico a ogni filantropia; apostolo infaticabile della pace e avversario del pacifismo; propugnatore dell’unità tra i cristiani e critico di ogni irenismo; innamorato della natura e lontanissimo dalle odierne infatuazioni ecologiche; in una parola, amico della verità e nemico dell’ideologia. Proprio di guide come lui abbiamo oggi un estremo bisogno.