Notizie sulla preghiera a san Michele e l’esorcismo di Leone XIII
Gli esorcismi nel Rituale romanum da Leone XIII a Pio XII
Un tratto di storia significativo per gli esorcismi minori è dato da quella preghiera a san Michele arcangelo che insieme ad una preghiera alla Madonna, prima della riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II, il celebrante e i fedeli recitavano mettendosi in ginocchio alla fine di ogni messa:
Gloriosissimo principe delle milizie celesti, arcangelo san Michele, difendici nella battaglia contro le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia. Vieni in aiuto di noi, che fummo creati e riscattati con il sangue di Gesù Cristo dalla tirannia del demonio. Tu sei venerato dalla Chiesa quale suo custode e a te il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti. Prega dunque il Dio della pace a tenere schiacciato Satana sotto i nostri piedi, affinché esso non prevalga né a fare schiavi di sé gli uomini, né a recare danno alla Chiesa. Presenta all’Altissimo, con le tue, le nostre preghiere, perché discendano su di noi le Sue divine misericordie. Incatena Satana e ricaccialo negli abissi da dove non possa più sedurre le anime. Amen.
Questa preghiera composta da Leone XIII nel 1886 era stata ripresa dall’Enciclica “Humanus genus” (1884) [1] [La preghiera composta nel 1886 era stata ripresa nell’enciclica pubblicata due anni prima ???] nella quale il papa parlava di un esorcismo da lui composto.
La sua storia, assai singolare, la racconta sulla “Settimana del Clero” (n. 13 del 30 marzo 1947) padre Domenico Pechenino degli Oblati di Maria Vergine, che era stato già Rettore Maggiore della sua Congregazione. Il testo venne poi ripreso dalle “Ephemerides Liturgicae” (1955, I, 58-59, nota 9) e dalla rivista “Madre di Dio” nell’articolo “La visione diabolica di Leone XIII” di Giuseppe Ferrari (1984,11,4). E Pechenino nel terminare l’articolo scriveva:
“Qui finendo, io mi permetto di accennare solo più ad un fatto poco conosciuto, che getta un vivissimo fascio di luce sull’ordine di idee a cui ho accennato. L’ho attinto, il fatto, a fonte sicura. Non ricordo dunque l’anno preciso. Si era un pò dopo il 1890 [???]. Un mattino il grande Pontefice Leone XIII aveva celebrato la S. Messa, e stava assistendo ad un’altra di ringraziamento, come al solito. Ad un certo punto lo si vide drizzare energicamente il capo, poi fissare intensamente qualcosa al di sopra del capo del celebrante. Guardava fisso, senza battere palpebra, ma con un senso di terrore e di meraviglia, cambiando colore e lineamenti. Qualcosa di strano, di grande avveniva in lui. Finalmente, come rivenendo in sé, e dando un leggero ma energico tocco di mano, si alza. Lo si vede avvicinarsi verso il suo studio privato. I famigliari lo seguono con premura e ansiosi “Santo Padre, non si sente bene? Ha bisogno di qualcosa? Niente, niente!” risponde. E si chiude dentro. Dopo una mezz’oretta fa chiamare il Segretario della S. Congregazione dei Riti, e, porgendogli un foglio, gl’ingiunge di farlo stampare e farlo pervenire a tutti gli Ordinari del mondo. Cosa conteneva? La preghiera che recitiamo al termine della Messa, col popolo, con la supplica a Maria e l’infocata invocazione al Principe delle milizie celesti, S. Michele implorando da Dio che lo ricacci nell’inferno.
Circa un anno prima del suddetto racconto, il cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca, Arcivescovo di Bologna, nella Lettera pastorale per la quaresima del 1946 diceva:
Il sapientissimo Pontefice Leone XIII, intelligenza superiore e certamente non spirito gretto e piccino, scrisse Egli stesso quella bella e forte preghiera … E quella frase “che si aggirano nel mondo” ha una spiegazione storica, a noi riferita dal Segretario particolare Mons. Rinaldo Angeli. Leone XIII ebbe veramente visione degli spiriti infernali che si addensavano sulla Città Eterna, e da quella esperienza … venne la preghiera che volle in tutta la Chiesa, preghiera che egli recitava con una voce vibrante e potente, che risuonava in modo indimenticabile nell’universale silenzio sotto le volte del massimo tempio della cristianità. Non solo ma scrisse di sua mano uno speciale esorcismo che egli raccomandava ai Vescovi e Sacerdoti di recitare spesso per le loro Diocesi e le loro parrocchie …
Tratto da “Guida spirituale per gli ultimi tempi” di Beppe Amico
Tratto da: “Inchiesta sugli angeli” di Saverio Gaeta e Marcello Stanzione
Tratto da “I segreti di Karol Wojtila” di Antonio Socci
Tratto da: “Inchiesta sul demonio. Marco Tosatti incontra padre Amorth”
Possa la preghiera fortificarci per quella battaglia spirituale di cui parla la Lettera agli Efesini: “Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza” (Ef 6, 10). E’ a questa stessa battaglia che si riferisce il Libro dell’Apocalisse, richiamando davanti ai nostri occhi l’immagine di san Michele Arcangelo (cfr. Ap 12, 7). Aveva di sicuro ben presente questa scena il Papa Leone XIII, quando, alla fine del secolo scorso, introdusse in tutta la Chiesa una speciale preghiera a San Michele: “San Michele Arcangelo difendici nella battaglia contro i mali e le insidie del maligno; sii nostro riparo . .
Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo.
Giovanni Paolo II. Regina Coeli. Domenica, 24 aprile 1994
Fonte: http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/angelus/1994/documents/hf_jp-ii_reg_19940424.html
Esorcismo di Leone XIII
Contro Satana e gli angeli ribelli
Due specie di esorcismi:
1) L’esorcismo solenne e pubblico fatto dal sacerdote col consenso del vescovo
2) L’esorcismo privato che tutti i fedeli possono fare con frutto, da soli o in comune, in chiesa o fuori.
Esso è consigliabile:
a) quando si sente che piú intensa si fa l’azione del demonio in noi (tentazione di bestemmia, di impurità, di odio, di disperazione, ecc.);
b) nelle famiglie (discordie, epidemie, ecc.);
c) nella vita pubblica (immoralità, bestemmia, profanazione delle feste, scandali, ecc.);
d) nelle relazioni tra i popoli (guerre, ecc.);
e) nelle persecuzioni contro il clero e la Chiesa;
f) nelle malattie, nei temporali, nell’invasione di animali nocivi, ecc.
Al segno + si fa il segno di croce senza parole
In nómine Patris et Fílii et Spíritus Sancti. Amen.
Ad S. Michaëlem Archangelum precatio
Prínceps gloriosíssime cœléstis milítiæ, sancte Michaël Archángele, defénde nos in prœlio advérsus príncipes et postestátes advérsus mundi rectóres tenebrárum harum, contra spirituália nequitiæ, in cœléstibus.
Veni in auxílium hóminum: quos Deus ad imáginem similitúdinis suæ fecit, et a tyránnide diáboli emit prétio magno.
Te custódem et patrónum sancta venerátur Ecclésia; tibi trádidit Dóminus ánimas redemptórum in supérna felicitáte locándas.
Deprecáre Deum pacis, ut cónterat sátanam sub pédibus nostris, ne ultra váleat captivos tenére hómines, et Ecclésiæ nocére.
Offer nostras preces in conspéctu Altíssimi, ut cito anticipent nos misericórdiæ Dómini, et apprehéndas dracónem, serpéntem antíquum, qui est diábolus et sátanas, et ligátum mittas in abyssum, ut non sedúcat ámplius gentes.
Preghiera a San Michele Arcangelo
Gloriosissimo Principe delle celesti milizie, Arcangelo San Michele, diféndici nelle battaglie contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia.
Vieni in aiuto degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio.
Tu sei venerato dalla Chiesa quale suo Custode e Patrono, e a te il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti.
Prega, dunque, il Dio della Pace a tenere schiacciato Satana sotto i nostri piedi, affinché non possa continuare a tenere schiavi gli uomini e danneggiare la Chiesa.
Presenta all’Altissimo con le tue le nostre preghiere, perché discendano tosto su di noi le Sue divine misericordie, e tu possa incatenare il dragone, il serpente antico, Satana, e incatenato ricacciarlo negli abissi, donde non possa piú sedurre le anime.
Exorcísmus
In nómine Iesu Christi Dei et Dómini nostri, intercedénte immaculata Vírgine Dei Genitríce Maria, beáto Michaële Archángelo, beátis Apóstolis Petro et Paulo et ómnibus Sanctis, et sacra ministérii nostri auctoritáte confisi, ad infestatiónes diabólicæ fraudis repelléndas secúri aggrédimur.
Psalmus 67 (si reciti in piedi)
Exsúrgat Deus, et dissipéntur inimici eius, et fúgiant qui odérunt eum, a fácie eius.
Sícut déficit fumus, defíciant: sícut fluit cera a fácie ignis, sic péreant peccatóres a fácie Dei.
V – Ecce Crucem Dómini, fúgite, partes advérsæ;
R – Vicit Leo de tribu Juda, radix David.
V – Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos.
R – Quemádmodum sperávimus in Te.
Exorcizamus te, omnis immúnde spíritus, omnis satánica potéstas, omnis incúrsio infernális adversárii, omnis légio, omnis congregátio et secta diabólica, in nómine et virtúte Dómini nostri Iesu + Christi, eradicáre et effugáre a Dei Ecclésia, ab animábus ad imáginem Dei cónditis ac pretióso divini Agni sánguine redémptis +.
Non ultra áudeas, sérpens callidíssime, decípere humánum genus, Dei Ecclésiam pérsequi, ac Dei eléctos excútere et cribráre sicut tríticum.
+ Imperat tibi Deus Altíssimus +,
cui in magna tua supérbia te símilem habéri adhuc præsúmis; qui omnes hómines vult salvos fieri, et ad agnitiónem veritátis
venire.
Imperat tibi Deus Pater +;
Imperat tibi Deus Fílius +;
Imperat tibi Deus Spíritus Sanctus +.
Imperat tibi Christus, ætérnum Dei Verbum caro factum +,
qui pro salúte géneris nostri tua invídia pérditi, humiliávit semetípsum factus obédiens usque ad mortem;
qui Ecclésiam suam ædificávit supra firmam petram et portas ínferi advérsus eam numquam esse prævalitúras edíxit, cum
ea ipse permansúrus ómnibus diébus usque ad comsummatiónem sæculi.
Imperat tibi sacraméntum Crucis +, omniúmque christiánæ fídei Mysteriórum virtus +.
Imperat tibi excélsa Dei Génitrix Virgo Maria +,
quæ superbíssimum caput tuum a primo instánti immaculátæ suæ Conceptiónis in sua humilitáte contrivit.
Imperat tibi fides sanctórum Apostolórum Petri et Pauli ceterorúmque Apostolórum +.
Imperat tibi Mártyrum sanguis, ac pia Sanctórum et Sanctárum ómnium intercéssio +.
Ergo, draco maledícte et omnis légio diabólica, adjurámus te per Deum + vivum, per Deum + verum, per Deum + sanctum, per Deum, qui sic diléxit mundum, ut Fílium suum unigénitum dáret, ut omnis, qui credit in eum, non péreat, sed hábeat vitam ætérnam; cessa decípere humánas creatúras, eisque ætérnæ perditiónis venénum propináre: désine Ecclésiæ nocére et eius libertáti láqueos inícere.
Vade, sátana, invéntor et magíster omnis falláciæ, hostis humánæ salútis.
Da locum Christo, in quo nihil invenísti de opéribus tuis: da locum Ecclésiæ unæ, sanctæ, cathólicæ et Apostólicæ, quam Christus ipse acquisívit sánguine suo.
Humiliáre sub poténti manu Dei; contremisce et éffuge, invocáto a nobis sancto et terríbili Nómine Iesu, quem ínferi trémunt, cui Virtútes cœlórum et Potestátes et Dominatiónes subiéctæ sunt; quem Chérubim et Séraphim indeféssis vócibus láudant, dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sabaoth.
V – Dómine, exáudi oratiónem meam.
R – Et clámor meus ad te véniat.
Orémus
Deus cœli, Deus terræ, Deus Angelórum, Deus Archangelórum, Deus Patriarchárum, Deus Prophetárum, Deus Apostolórum, Deus Mártyrum, Deus Confessórum, Deus Vírginum, Deus qui potestátem habes donáre vitam post mortem, réquiem post labórem: quia non est Deus præter Te, nec esse postest nisi Tu, creátor ómnium visibílium et invisibílium, cuius regni non érit finis: humíliter maiestáti glóriæ tuæ supplicámus, ut ab ómni infernálium spirítuum potestáte, láqueo, deceptióne et nequítia nos poténter liberáre, et incólumes custodíre dignáris.
Per Christum Dóminum nostrum. Amen.
Ab insídiis diáboli, líbera nos, Dómine.
V – Ut Ecclésiam tuam secúra tibi fácias libertáte servire,
R – Te rogámus, áudi nos.
V – Ut inimícos sanctæ Ecclésiæ humiliáre dignéris,
R – Te rogámus, áudi nos.
Esorcismo
In nome di Gesú Cristo, nostro Dio e Signore, e con l’intercessione dell’Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, di San Michele Arcangelo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e di tutti i Santi, fiduciosi intraprendiamo la battaglia contro gli attacchi e le insidie del demonio.
Salmo 67 (si reciti in piedi)
Sorga il Signore e siano dispersi i suoi nemici; fuggano dal cospetto di Lui coloro che lo odiano.
Svaniscano come svanisce il fumo: come si fonde la cera al fuoco, cosí periscano i peccatori dinanzi alla faccia di Dio.
V – Ecco la Croce del Signore, fuggite potenze nemiche;
R – Vinse il Leone della tribú di Giuda, il discendente di Davide.
V – Che la tua misericordia, Signore, sia su di noi.
R – Siccome noi abbiamo sperato in Te.
Ti esorcizziamo, spirito immondo, potenza satanica, invasione del nemico infernale, con tutte le tue legioni, riunioni e sétte diaboliche, in nome e potere di nostro Signore Gesú + Cristo: sii sradicato dalla Chiesa di Dio, allontànati dalla anime riscattate dal prezioso Sangue del divino Agnello +.
D’ora innanzi non ardire, perfido serpente, d’ingannare il genere umano, di perseguitare la Chiesa di Dio, e di scuotere e crivellare, come frumento, gli eletti di Dio.
+ Te lo comanda l’Altissimo Dio +,
al quale, nella tua grande superbia, presumi di essere simile;
Te lo comanda Dio Padre +;
Te lo comanda Dio Figlio +;
Te lo comanda Dio Spirito Santo +;
Te lo comanda il Cristo, Verbo eterno di Dio fatto carne +,
che per la salvezza della nostra razza perduta dalla tua gelosia, si è umiliato e fatto ubbidiente fino alla morte;
che edificò la sua Chiesa sulla ferma pietra, assicurando che le forze dell’inferno non avrebbero mai prevalso contro di Essa
e che sarebbe con Essa restato per sempre, fino alla consumazione dei secoli.
Te lo comanda il segno sacro della Croce + e il potere di tutti i misteri di nostra fede cristiana.
Te lo comanda la eccelsa Madre di Dio, la Vergine Maria +,
che dal primo istante della sua Immacolata Concezione, per la sua umiltà, ha schiacciato la tua testa orgogliosa.
Te lo comanda la fede dei santi Pietro e Paolo e degli altri Apostoli +.
Te lo comanda il Sangue dei Martiri e la potente intercessione di tutti i Santi e Sante +.
Dunque, dragone maledetto, e tutta la legione diabolica, noi scongiuriamo te per il Dio + Vivo, per il Dio + Vero, per il Dio + Santo; per Iddio che tanto ha amato il mondo da sacrificare per esso il suo Unigenito Figlio, affinché, chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna; cessa d’ingannare le umane creature e di propinare loro il veleno della dannazione eterna; cessa di nuocere alla Chiesa e di mettere ostacoli alla sua libertà.
Vattene Sàtana, inventore e maestro di ogni inganno, nemico della salvezza dell’uomo.
Cedi il posto a Cristo, sul quale nessun potere hanno avuto le tue arti; cedi il posto alla Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, che lo stesso Cristo conquistò col suo sangue.
Umíliati sotto la potente mano di Dio, trema e fuggi all’invocazione che noi facciamo del santo e terribile Nome di quel Gesú che fa tremare l’inferno, a cui le Virtú dei cieli, le Potenze e le Dominazioni sono sottomesse, che i Cherubini e i Serafini lodano incessantemente, dicendo:
Santo, Santo, Santo il Signore Dio Sabaoth.
V – O Signore, ascolta la nostra preghiera.
R – E il nostro grido giunga fino a Te.
Preghiamo
O Dio del cielo, Dio della terra, Dio degli Angeli, Dio degli Arcangeli, Dio dei Patriarchi, Dio dei Profeti, Dio degli Apostoli, Dio dei Martiri, Dio dei Confessori, Dio delle Vergini, Dio che hai il potere di donare la vita dopo la morte, e il riposo dopo la fatica, giacché non v’è altro Dio fuori di Te, né ve ne può essere, se non Tu, Creatore eterno di tutte le cose visibili e invisibili, il cui regno non avrà fine; umilmente supplichiamo la tua gloriosa Maestà di volerci liberare da ogni tirannia, laccio, inganno e infestazione degli spiriti infernali, e di mantenercene sempre incolumi.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Líberaci, o Signore, dalle insidie del demonio.
V – Affinché la tua Chiesa sia libera nel tuo servizio,
R – ascoltaci, Te ne preghiamo, o Signore.
V – Affinché ti degni di umiliare i nemici della santa Chiesa,
R – ascoltaci, Te ne preghiamo, o Signore.
Il Rituale redatto ad opera di Leone XIII e reso operante nel 1890, conteneva degli esorcismi sotto il titolo “Exorcismus in Satanam et angelos apostaticos”; proprio questi testi, nel corso degli anni, subiranno i maggiori rimaneggiamenti. Se consideriamo la preghiera a san Michele Arcangelo nella sua traduzione definitiva riportata negli Acta Apostolicae Sedis del 1890, che rientrava nelle formule di esorcismo, avremo occasione di comprendere il perché di tali cambiamenti:
“O gloriosissimo principe della milizia celeste, san Michele Arcangelo, difendici nella lotta e nella battaglia, che per noi e contro i principi e le potestà, contro i capi del mondo, contro gli spiriti del male che abitano le regioni celesti. Vieni in aiuto degli uomini che Dio creò invincibili fece a immagine della sua somiglianza e riscattò dalla tirannide del diavolo a caro prezzo. Combatti oggi con l’esercito degli angeli beati le battaglie del Signore, come un giorno combattesti contro Lucifero, capo di superbia, e i suoi angeli traditori: e non prevalsero, né si trovò più posto per essi in cielo. Ma quel grande dragone, il serpente antico, che viene chiamato diavolo e Satana, che seduce il mondo intero, è stato scagliato in terra e con lui sono stati mandati i suoi angeli. Ecco, il nemico antico e omicida si è eretto con forza. Trasfigurato in angelo di luce, da ogni dove circonda e invade la terra con tutta la caterva degli spiriti maligni, per cancellare in essa il nome di Dio e del suo Cristo e per rapire le anime destinate alla corona della gloria eterna, per ucciderle e condannarle alla morte eterna. Il malefico dragone trasfonde il veleno della sua malvagità, come fiume immondissimo, negli uomini depravati di mente e corrotti di cuore, lo spirito di menzogna, di empietà. e bestemmia, e il mortifero alito della lussuria, tutti i vizi e le iniquità. (Nemici molto astuti hanno riempito di amarezze la Chiesa, sposa immacolata dell’Agnello, l’hanno ubriacata di assenzio; hanno posto le loro empie mani su tutte le cose desiderabili. Laddove è stata posta la sede del beatissimo Pietro e la cattedra della verità per illuminare le genti, là hanno posto l’abominevole trono delle loro empietà, affinché, colpito il pastore, riuscissero a disperdere anche il gregge). Assisti dunque, guida invincibile, il popolo di Dio contro le irrompenti malvagità spirituali, e ottieni la vittoria. La santa Chiesa ti venera custode e patrono, contro le nefaste potestà terrestri e infernali; a te il Signore ha affidato le anime dei redenti da collocare nella felicità suprema. Supplica il Dio della pace, affinché schiacci Satana sotto i nostri piedi, perché non possa più tenere prigionieri gli uomini e danneggiare la Chiesa. Offri le nostre preghiere al cospetto dell’Altissimo, affinché presto ci ottengano le misericordie del Signore, e cattura il drago, il serpente antico che è diavolo e Satana, e rimandalo legato nell’abisso affinché non seduca più le genti. Perciò, confidando nel tuo presidio e tutela, con l’autorità del nostro sacro ministero, ci accostiamo a te fiduciosi e sicuri per respingere le infestazioni del frode diabolica nel nome di Gesù Cristo, Dio e Signore nostro.
La preghiera risultava essere molto lunga e per questo, nel 1915, furono tolte le parti in corsivo sottolineate allorché venne pubblicato il Rituale Romanum da papa Pio X con l’aggiunta dell’esorcismo di Leone XIII. Nell’edizione del Rituale del 1933, sotto il pontificato di Pio XI, era esclusa la parte messa fra parentesi e riportata in questa forma anche nell’edizione del 1956 da papa Pio XII.
A tale proposito la Radoani afferma che in alcuni rituali publicati nel 1932, come quello sloveno non più in latino ma adattato alla lingua locale, le omissioni erano già avvenute. Ciò che faceva problema da una parte erano le affermazioni come “uomini che Dio creò invincibili” poiché non era riconosciuta l’indistruttibilità umana e dall’altra la parte riguardante la teologia della caduta del demonio, tuttora discussa, giacché non era ammissibile in un rituale che aveva il suo valore in tutta la Chiesa cattolica.
Pio XI nel 1933, rivisitando il Rituale con l’intento di emanarne una nuova edizione, si accorse del grande problema che provocavano alcune frasi della preghiera di Leone XIII come ad esempio: “nemici molto astuti”. “Laddove è stata posta la sede del beatissimo Pietro… hanno posto l’abominevole trono delle loro empietà … “. Affermazioni del genere andavano contro la gerarchia della Chiesa e tanto più contro il romano pontefice in quanto si diceva che la Chiesa era stata ubriacata di assenzio, derubata dal demonio e dove c’era il soglio papale era presente in pieno l’abominazione. A motivo di tutto ciò il papa con prontezza provvide a rimuovere le suddette espressioni. Il Rituale così riveduto presentava diverse differenze rispetto a quello che vigeva nel 1890. Esso infatti iniziava tralasciando la recita dei salmi 67 e 34 per passare subito alla preghiera di san Michele Arcangelo. Seguiva il vero e proprio esorcismo, ripreso interamente dalla prima versione, che si concludeva con un’invocazione finale e con l’aspersione del luogo, in cui si effettuava l’esorcismo, con acqua esorcizzata.
Nel Rituale edito da Pio XII con decreto del 1952, gli esorcismi sono riportati nel titolo XII con l’espressione “De exorcizandis obsessis a daemonio” il quale comprende un capitolo sulle norme da osservare quando si esorcizza il demonio, un capitolo che riproduce il rito vero e proprio dell’esorcismo sugli ossessi dal demonio e un capitolo che riprende l’Exorcismus in Satanam et angelos apostaticos. Una delle più vistose diversità nei confronti del Rituale precedente di Pio XI nell’edizione del 1926 è lo spostamento del capitolo sugli esorcismi dal titolo XI al titolo XII che comporta anche il venir meno e l’aggiunta di alcune preghiere soprattutto nei salmi. È inoltre stabilito che il rito sia presieduto esclusivamente da un sacerdote delegato a questo dall’Ordinario del luogo anche se è consentita la presenza di assistenti laici allo scopo di aiutare il sacerdote nella preghiera e nell’immobilizzare l’ossesso durante lo svolgimento degli esorcismi. Due altre modifiche di grande rilievo nel titolo XII sono da rintracciarsi nelle norme preliminari al numero 3:
Prima di tutto non creda facilmente che qualcuno sia posseduto dal demonio; a tale scopo sia bene a conoscenza di quei sintomi da cui si distingue un posseduto da coloro che sono affetti da una qualche malattia, soprattutto psichica. Possono essere segni della presenza del demonio: parlare correttamente lingue sconosciute o capire chi le parla; conoscere fatti distanti o nascosti; dimostrare di avere delle forze superiori all’età e alla naturale condizione; e altri fenomeni di questo genere che più sono numerosi e più sono indicativi.
Ciò che faceva problema era il tipo di linguaggio che non rispecchiava più il sentire del nuovo periodo: era necessario sostituire una espressione vecchia con una terminologia nuova che si basava pure sui recenti studi medici. Anche la parola “segno” non esprimeva più una fenomenologia determinata a priori ma intendeva parlare ora di “indizio”. Per poter meglio comprendere il criterio diagnostico occorre fare una precisazione. Osservando un indemoniato nel suo modo di atteggiarsi non è difficile riconoscere come i suoi comportamenti possano raggrupparsi in due diversi tipi: alcuni presentano una somiglianza con quelli che hanno dei disturbi e delle malattie psichiche (potremmo indicarle con il nome di fenomenologia psichiatrica della possessione), altri, per il loro sembrare a certi fenomeni della parapsicologia, potremmo definirli con il nome di fenomenologia parapsicologica della possessione. Per quanto concerne la fenomenologia
Psichiatrica (*), afferma mons. Balducci, il Rituale ne suppone sia la presenza sia la naturalità ma proprio su questa situazione la presenza della fenomenologia parapsicologica acquista (**) un valore indicativo. È però insufficiente affermare che la parapsicologia concomitante con la fenomenologia psichica possa essere solo un indizio ma anzi è sempre un indizio di possessione.
A conclusione di questo paragrafo riportiamo il testo integrale degli esorcismi contenuti nel Rituale Romanum nella sua ultima edizione del 1956:
NORME DA OSSERVARE CON CHI VIENE ESORCIZZATO CONTRO IL DEMONIO
Il sacerdote che si appresta a esorcizzare persone tormentate dal demonio deve essere munito di speciale ed espressa autorizzazione dell’ordinario e deve essere fornito di pietà, prudenza, integrità di vita; confidando non nel suo potere, ma in quello divino; sia distaccato da ogni cupidigia dei beni umani, per poter compiere il suo compito religioso mosso da costante carità e umiltà. Deve inoltre essere di età matura e degno di rispetto non solo per l’incarico, ma per la serietà dei costumi.
Perciò, per poter adempiere nettamente al suo ufficio, si sforzi di conoscere molti altri documenti utili al suo compito, scritti da provati autori e che qui, per brevità, non indichiamo, e si valga dell’esperienza; inoltre deve osservare diligentemente queste poche norme, particolarmente necessarie.
Prima di tutto non creda facilmente che qualcuno sia posseduto dal demonio; a tale scopo sia bene a conoscenza di quei sintomi da cui si distingue un posseduto da coloro che sono affetti da una qualche malattia, soprattutto psichica. Possono essere segni della presenza del demonio: parlare correttamente lingue sconosciute o capire chi le parla; conoscere fatti distanti o nascosti; dimostrare di avere delle forze superiori all’età e alla naturale condizione; e altri fenomeni di questo genere che più sono numerosi e più sono indicativi.
Per acquistare una maggiore conoscenza dello stato della persona, dopo uno o due esorcismi, egli interroghi il posseduto su quanto ha percepito nella mente o nel corpo; per conoscere anche a quali parole i demoni si siano maggiormente turbati, per insistervi e ripeterle con più frequenza in seguito.
Si renda conto di quali artifici e inganni usino i demoni per fuorviare l’esorcista: infatti sono soliti rispondere con menzogne; si manifestano docilmente, affinché l’esorcista, ormai stanco, ci rinunci; oppure il colpito si finge malato e non posseduto dal demonio.
Talvolta i demoni, dopo essersi manifestati, si nascondono e lasciano il corpo libero da ogni molestia, così che il colpito crede di essere totalmente liberato. Ma l’esorcista non cessi finché non vede i segni della liberazione.
Talvolta i demoni pongono in atto tutti gli impedimenti che possono, perché il malato non si sottoponga agli esorcismi, o si sforzano di convincere che si tratta di una malattia naturale; qualche volta, durante l’esorcismo, fanno sì che il malato dorma e gli mostrano una qualche visione, nascondendo se stessi, perché sembri che il malato sia liberato.
Alcuni dichiarano di aver ricevuto un maleficio, dichiarano da chi è stato fatto e in che modo vada distrutto. Ma si stia attenti che per questo, non ci si rivolga a maghi o a indovini o ad altri, anziché ricorrere ai ministri della Chiesa; che non si ricorra a nessuna forma di superstizione o ad altri mezzi illeciti.
Altre volte il demonio permette che l’infermo riposi e riceva la santissima eucaristia, perché sembri che se ne sia andato. Inoltre sono innumerevoli gli artifici e le frodi del demonio per ingannare l’uomo; per non lasciarsi imbrogliare da questi modi l’esorcista deve essere molto prudente.
Perciò l’esorcista, memore di quanto ha detto il Signore, che, certo genere di demoni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno, si sforzi di fare uso di questi due potentissimi rimedi per impetrare l’aiuto divino ed espellere i demoni, secondo l’esempio dei santi padri, in quanto gli è possibile, o personalmente o incaricandone altri.
I posseduti vengano esorcizzati in chiesa, se si può fare comodamente, o in altro locale religioso e conveniente, lontano dalle folle. Ma se il posseduto è ammalato, o per altro giusto motivo, si può compiere l’esorcismo anche in casa.
Venga avvisato il posseduto, se è fisicamente e mentalmente in grado di farlo, di pregare a suo vantaggio, di digiunare, di ricevere spesso la confessione e la comunione a suo sostegno, secondo il consiglio del sacerdote. E mentre viene esorcizzato, che stia raccolto, che si rivolga a Dio con ferma fede per chiedergli la salute con tutta umiltà. E mentre viene maggiormente tormentato, sopporti con pazienza, senza mai dubitare dell’aiuto di Dio.
Abbia il Crocifisso in mano o in vista. Anche le reliquie dei santi, quando si possono avere; tenute con sicurezza e avvolte convenientemente, possono essere poste con riverenza sul petto o sul capo del posseduto. Ma si stia attenti che gli oggetti sacri non vengano trattati in modo indegno o possano subire danno dal demonio. Non si ponga la santissima eucaristia sul capo del posseduto o su altra parte del suo corpo, per il pericolo di irriverenza.
L’esorcista non si perda in molte parole, né in domande superflue o di curiosità, soprattutto riguardo a fatti futuri o nascosti che non si addicono al suo ufficio. Ma imponga allo spirito immondo di tacere e di rispondere solo alle sue domande; e neppure gli creda se il demonio finge di essere l’anima di un qualche santo, o di un defunto o di un angelo buono.
Le domande necessarie da farsi sono, ad esempio, quelle sul numero e sui nomi degli spiriti presenti, sul tempo in cui sono entrati, sulla causa della possessione, e altre simili. Quanto alle altre futilità sul demonio, il riso, le inezie, l’esorcista lo tronchi o le disprezzi; e ammonisca i presenti – che debbono essere pochi – di non farvi caso e di non rivolgere domande al posseduto; ma piuttosto di pregare Dio per lui, con umiltà e insistenza.
Gli esorcismi vanno detti o letti comandando con autorità, con grande fede, umiltà e fervore; e quando ci si accorge che lo spirito è più tormentato, allora si insista e lo si incalzi con più forza. Qualora ci si accorga che il posseduto soffre in qualche parte del corpo, o è colpito, o compare in qualche parte un bubbone, vi si faccia il segno della croce é si asperga con acqua benedetta, che si deve sempre avere pronta.
L’esorcista osservi anche a quali parole i demoni tremano di più, e le ripeta più volte; e quando giunge al comando, lo ripeta spesso, aumentando sempre la punizione. Se poi nota un progresso, continui per due, tre, quattro ore, e più che può, fino a conseguire il successo. 18. Si guardi inoltre l’esorcista dal somministrare o consigliare una qualsiasi medicina, ma lasci ai medici questo compito.
Esorcizzando una donna, sia sempre presente qualche persona fidata, che tenga stretta la posseduta mentre viene agitata dal demonio; se è possibile, queste persone siano della famiglia della posseduta. Inoltre l’esorcista, geloso della delicatezza, si guardi bene dal fare o dire qualsiasi cosa che possa essere per lui o per gli altri occasione di cattivi pensieri.
Durante l’esorcismo, usi di preferenza le parole della sacra Scrittura, anziché quelle proprie o di altri. E imponga al demonio di dire se è entrato in quel corpo in seguito a magia, o a segni malefici, o a cose maleficiate che il posseduto ha mangiato; in questo caso le vomiti, se invece ci si è serviti di cose esterne alla persona, dica dove sono e, dopo averle trovate, si brucino. Si avverta il posseduto di rivelare all’esorcista le tentazioni a cui viene soggetto.
Se poi il posseduto venisse liberato, lo si ammonisca con cura di guardarsi dal peccato per non offrine al demonio l’occasione di ritornare; in questo caso la sua condizione potrebbe diventare peggiore di quella di prima della liberazione.
Note:
(*) La possessione è caratterizzata da un dominio dispotico, che il demonio esercita sul corpo di una persona, servendosi di esso a suo piacimento, dopo aver ridotto all’impotenza la forza direttiva dell’anima. C’è quindi una vera sostituzione di comando dove il corpo si muove, parla agisce mosso dall’individuo che con violenza lo domina. Il paziente, nel suo comportamento esteriore, manifesterà una fenomenologia molto simile a quella propria di certi disturbi mentali, caratterizzati dallo sdoppiamento della personalità o dalla presenza di. un principio interno che spinge ad agire in modo diverso dal normale. Cfr. C. Balducci, “Il diavolo”, Mondadori, Milano 1994, pp. 252253.
(**) Nella persona posseduta, il demonio che agisce ha un potere molto più esteso di quello proprio alla natura umana. Ora nel comportamento dell’individuo dovrà apparire questo potere eccezionale che farà assumere all’ossesso posizioni instabili, camminerà, si muoverà, eseguirà perfettamente qualsiasi azione ad occhi chiusi, saprà disimpegnare attività mai apprese, come suonare, dipingere, potrà parlare lingue sconosciute, manifesterà conoscenze occulte circa oggetti, persone e avvenimenti passati, nascosti, lontani. Egli potrà sollevarsi dal suolo e sospeso nel vuoto muoversi e compiere vere acrobazie, sposterà oggetti e mobili senza toccarli e verificarsi altre cose straordinarie e impressionanti. Queste possibilità sono del tutto al di fuori dell’ordine psichiatrico. Cfr. I, p. 254.
Note:
[1] HUMANUM GENUS. LETTERA ENCICLICA. “CONDANNA DEL RELATIVISMO FILOSOFICO E MORALE DELLA MASSONERIA”. Il link alla lettera enciclica: