giovedì 18 aprile 2019

MEDITAZIONE SULLE SETTE PAROLE DI GESU' IN CROCE



In cielo compare la croce di Gesù la foto che fa il giro del mondo



Sette parole e poi il silenzio e la morte, nell’attesa della Risurrezione. Messaggio « estremo » del Signore che la tradizione cristiana, popolare e monastica, ha sempre scelto come tema privilegiato per la preghiera.

Una meditazione di madre Anna Maria Canopi.

Il testo che pubblichiamo è tratto dal volume Le sette parole di Gesù in croce. Meditazione e preghiera (Paoline, pagine 38, euro 3).
« Meditare su queste parole – scrive madre Canopi nell’introduzione – è come immergersi nel grande mistero della redenzione e diventarne una fedele manifestazione in mezzo agli uomini del nostro tempo che tanto facilmente passano distrattamente accanto alla Croce, assorbiti da altre parole che lasciano il vuoto nel cuore » .


«PADRE, PERDONA LORO PERCHÉ NON SANNO QUELLO CHE FANNO» 
Dopo aver detto, con lacrime e sudore di sangue, il suo sì filiale al Padre, Gesù acquista forza ed è pronto ad affrontare la Passione tacendo davanti alla menzogna e all’umiliazione, deciso a portare a compimento la sua missione salvifica. Condannato a morte senza un regolare processo, si avvia, portando la croce, verso il Calvario. Durante la faticosa salita, egli è il buon Pastore che porta sulle sue spalle non tanto una croce di legno quanto l’umanità, ossia la pecorella smarrita che è venuto a cercare per riportarla nell’ovile del Padre sulle proprie spalle. Siamo dunque noi la sua vera croce. Il Calvario, luogo della più ingiusta esecuzione capitale, in forza di questo «più grande» amore, spinto fino all’estremo dono di sé, si trasforma nel monte del sacrificio redentore, nel monte dell’intercessione e del perdono. Colui che durante il processo «non aprì la sua bocca» e, spogliato delle sue vesti, si rivestì di sacro silenzio – «Jesus autem tacebat», dice l’evangelista Matteo usando qui l’imperfetto a sottolinearne la profondità e la durata – ora che è reso del tutto impotente ed è là sospeso tra cielo e terra, inchiodato e senza alcuna difesa, in una disfatta che sembra totale, ora egli parla. E la prima parola che udiamo da lui sulla croce è perdono, vale a dire «per-dono», dono al superlativo, dono di quell’amore che l’ha spinto lì: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Commenta l’abate Elredo di Rievaulx: «’Padre’, dice, ‘perdonali’. Che cosa si poteva aggiungere di dolcezza, di carità a una siffatta preghiera? Tuttavia egli aggiunse qualcosa. Gli sembrò poco pregare, volle anche scusare. ‘Padre, disse, perdona loro perché non sanno quello che fanno’. E invero sono grandi peccatori, ma poveri conoscitori. Perciò: ‘Padre, perdonali’. Crocifiggono, ma non sanno chi crocifiggono, perché ‘se l’avessero conosciuto, giammai avrebbero crocifisso il Signore della gloria’ (cfr. 1Cor 2,8); perciò: ‘Padre, perdonali’. Lo ritengono un trasgressore della legge, un presuntuoso che si fa Dio, lo stimano un seduttore del popolo. ‘Ma io ho nascosto loro il mio volto, non riconobbero la mia maestà’. Perciò: ‘Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno’» (Specchio della carità III,5).

«OGGI CON ME SARAI NEL PARADISO» 
Sull’alto monte del Calvario, quasi alberi nudi contro il cielo primaverile, si stagliano tre croci.
La tradizione artistica, con giusta intuizione, ha sempre voluto che quella posta al centro fosse più alta; su di essa si impone all’attenzione una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Gesù è là, inchiodato alla croce tra due malfattori, provocato e deriso dai capi e dai soldati, abbandonato dai discepoli, guardato da lontano dalla folla che prima l’aveva seguito, ascoltato e osannato per le sue parole e i suoi miracoli: ecco ora il più inconcepibile scandalo dell’impotenza. Un «re da burla» che non si difende e che non è difeso da nessuno, nemmeno con una parola… È una condizione estremamente umiliante, ma è la vera via regale scelta da Cristo per sé e da lui proposta ai suoi discepoli: «Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore» ( Gv12,26). E ancora: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» ( Mt 11,29). Soltanto la fede ci fa intuire che in tale stato di povertà e di umiliazione, di spogliazione e di morte è nascosto un grande mistero di grazia, una realtà bella e desiderabile. Fu questa la fede del «buon ladrone» che, solo, riconobbe nel suo compagno di sventura un vero re, un re paziente, che pativa ingiustamente misconoscimento e ingratitudine da parte di coloro – noi tutti – che egli non si vergognava di chiamare fratelli. E per quella sua fede il ladro ebbe il coraggio, in mezzo alle bestemmie e alle parole irrisorie, di chiamarlo per nome, di riconoscerlo «salvatore» e di rivolgergli un’umile preghiera di supplica: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno», rubando così all’ultimo istante il passaporto per entrare nel più bello di tutti i regni e ricevere in eredità una ricchezza incalcolabile. Ebbe, infatti, la grazia di sentirsi dire: «Oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,43). Il ladrone entra con il Re nel regno della gloria! Così il Cristo esercita la sua regale autorità. Nell’umiltà del suo amore egli arriva all’estremo sacrificio per dare all’uomo la libertà, la salvezza, la vita nel suo regno glorioso.
Un inno della Liturgia delle Ore così ci fa cantare: «Egli non con stragi, con violenza e terrore ha soggiogato i regni: sollevato sull’alto della croce, tutto ha tratto a sé con forza d’amore».

«DONNA, ECCO TUO FIGLIO!… ECCO TUA MADRE!» 
Tutto il tumulto della più tragica giornata della storia sembra ora placarsi. Sulla vetta del Golgota verso sera spiccano soltanto tre persone, tre esili figure: Gesù agonizzante, la Madre e Giovanni, il discepolo dal cuore vergine, capace di amare con totalità di dedizione, senza paura di morirne. Come Maria. E si distinguono ormai soltanto alcune brevi parole: brevi ma intense, essenziali, cariche di potenza creatrice, perché cariche d’amore: «Donna, ecco tuo figlio!… Ecco tua madre!». La consegna della Madre al discepolo è il supremo testamento d’amore lasciatoci da Gesù. Nelle tenebre del Venerdì Santo una luce rifulge; in un raccapricciante scenario di morte avviene un mirabile atto creativo. Maria rappresenta qui la nuova Eva dalla quale nasce una prole nuova: la stirpe dei figli di Dio. Donna, ecco tuo figlio!
Mentre sta presso la croce e consuma nel cuore l’immenso dolore della Passione del Figlio, dal Figlio stesso Maria è investita di una maternità spirituale e universale che la rende davvero grande più di ogni altra creatura. Diventa madre di tutta l’umanità, perché – come dice sant’Agostino – Gesù, in forza del suo amore, essendo unico presso il Padre non ha voluto rimanere solo (cfr. Discorsi, 194,3). Ecco tua madre! Quale pegno e quale responsabilità! Giovanni la prende con sé per riceverne le cure quale figlio, ma anche per averne cura come di una madre cui è dovuto immenso amore, profonda riverenza e devozione. Da questo momento Maria è la Madre della Chiesa; è la nostra Madre nella misura in cui noi instauriamo con Gesù una relazione vitale, prendendo parte al suo mistero di redenzione come membra del suo stesso corpo. La nostra vita ha quindi le sue radici nella croce di Gesù, nella stabilità di Maria, nella fedeltà di Giovanni. Siamo nati là, in quell’ora, dal cuore trafitto di Cristo e siamo stati affidati da lui al cuore della Madre. Così siamo nati quali figli di Dio e siamo nati anche come Chiesa; perciò siamo nati anche come madri, perché Maria è Madre e Figlia della Chiesa, com’è Madre e Figlia del suo Figlio.
Affidati a lei, riceviamo a nostra volta in lei e da lei la santa Chiesa; la riceviamo come Madre da amare, da onorare; la riceviamo per darle ascolto, per obbedire ai suoi suggerimenti, per camminare con la sua guida nella via della luce quali veri figli di Dio.

«DIO MIO, DIO MIO, PERCHÉ MI HAI ABBANDONATO?» 
Dopo aver pronunziato il suo «testamento spirituale» e aver consegnato la Madre al discepolo amato, Gesù è ora totalmente spoglio di ogni divina e umana ricchezza; il Figlio di Dio, ridotto all’estrema povertà, grida tutta la sua desolazione e l’angoscia di uomo che sperimenta la dolorosa assenza di ogni sostegno vissuta come assenza di Dio stesso, come stato di abbandono totale: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Il grido lacerante dell’Uomo-Dio attraversa le nostre tenebre; è l’ora culminante dell’agonia in cui il Cristo assume veramente tutta la desolazione, l’angoscia, la paura, il terrore della morte che abitano nel cuore dell’uomo. Con forti grida e lacrime – dice la Lettera agli Ebrei(cfr. 5,7) – Gesù pregò colui che poteva liberarlo da morte. Il pianto di tutto il dolore delle generazioni umane passa attraverso il cuore di Cristo, sale dalla terra, penetra nei cieli e ferisce il cuore del Padre: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». «Dio non può averlo abbandonato – spiega sant’Agostino – perché lui stesso è Dio». Eppure il Cristo prova questo abbandono, vive questa estrema desolazione, cade in questo abisso dove le tenebre sono assolute. È un mistero. Al grido straziante del Figlio, dell’uomo, Dio non si fa sentire, non interviene. E tuttavia non è un Dio assente; è un Padre che, per folle amore, immola il Figlio della sua compiacenza per i « figli dell’ira»; nel Figlio del suo amore egli immola il proprio cuore, che, tutto donato, diventa puro silenzio. Ma in quel silenzio c’è la più alta risposta, la più sofferta «com-passione». È un’ora buia; è l’ora più buia della storia, ma è anche il grembo del nuovo giorno, per la nascita di un mondo nuovo, per il sorgere di una nuova luce. Il lamento di Cristo, infatti, è l’inizio del Salmo 22, che, apertosi con tale lancinante grido di angoscia, si conclude poi – come la stessa Passione – con una consegna fiduciosa, con una parola piena di speranza: «E io vivrò per lui (per Dio), lo servirà la mia discendenza» (vv. 30-31). Proprio quest’Uomo che muore avrà una lunga discendenza. L’ora in cui Colui che è la Vita si consegna alla morte è dunque l’ora della massima fecondità: generazione a prezzo della morte. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio si fece buio sulla terra… Questo è uno spazio di tempo nella giornata, in ogni giornata, che noi dovremmo sempre trascorrere sotto la croce, poiché quell’ora non si è chiusa, ma perdura e abbraccia tutta la nostra esistenza. Noi siamo ancora contemporanei all’agonia di Gesù, sempre presenti all’ora della sua suprema offerta.

« HO SETE» 
Dopo il grido di dolore rivolto al Padre e dopo aver affidato la Madre al discepolo Giovanni, Gesù esprime con un soffio di voce un’umile domanda da mendicante, una domanda che tante volte affiora sulle labbra riarse dei morenti: «Ho sete». Il gesto di chi, imbevuta una spugna di aceto, gliela porge è, in mezzo a tante atrocità, un segno di umana compassione, compiuto per alleviare le sofferenze dell’agonizzante. Ma la sete di Gesù non può trovare sollievo soltanto in questo, perché è una sete soprattutto spirituale che lo ha accompagnato lungo tutta la sua esistenza terrena. È sete di amore. Già all’inizio della sua missione pubblica, sedutosi, affaticato, presso il pozzo di Sicar, aveva chiesto alla donna samaritana: «Dammi da bere!»; e l’aveva poi lui stesso dissetata rivelandosi come Colui che doveva venire a salvarci. Di che cosa, infatti, ha sete Gesù se non di noi, della nostra salvezza, della nostra fede, del nostro amore? La beata Teresa di Calcutta commentava queste ultime parole di Gesù, dicendo: «Ho sete: queste parole di Gesù non riguardano solo il passato, ma sono vive qui e ora, dette a noi… Finché non comprendiamo nel profondo del nostro essere che Gesù ha sete di noi, non potremo cominciare a conoscere quello che egli vuole essere per noi, e ciò che egli vuole che noi siamo per lui». La sete di Gesù è dunque una sete divina; ma è pure un bisogno della sua umanità che si mette nella nostra situazione di desolata povertà, di estrema debolezza per condividerla. Scopriamo questa «sete» di Gesù anche prima, nell’orto del Getsemani, quando, quasi come bambino impaurito, egli si rivolge ai tre discepoli prescelti con parole di toccante umanità: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate» ( Mc 14,34); sente il bisogno di non essere lasciato solo. Ed è sempre nel Getsemani che, rivolgendosi al Padre, dice ancora: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!» ( Mt 26,39). La sete di Gesù è sete di compiere la volontà del Padre, è desiderio della nostra salvezza… Egli ci ama e ha sete dell’amore di ognuno di noi, perché ciascuno di noi conta per lui più di tutto il mondo. Perciò, se noi non ricambiamo il suo amore, egli rimane assetato e continua a cercarci. Ma come possiamo ricambiare l’amore se, a causa del peccato, siamo incapaci di amare? Gesù stesso, morendo riarso dalla sete, diventa la sorgente inesauribile dell’acqua viva, poiché dal suo cuore trafitto sgorgano sangue e acqua. Da questa sorgente possiamo attingere l’amore e la sovrabbondanza della Vita. L’ora della crocifissione e della morte di Cristo è quindi l’ora del trionfo dell’Amore e della sua massima fecondità. Nella misura in cui beviamo a questa sorgente, veniamo dissetati e anche dal nostro cuore zampilla una sorgente d’acqua viva offerta a tutti gli assetati di Dio, del Dio che è inesauribile Amore.

«TUTTO È COMPIUTO!» 
Le braccia distese sul legno, le mani inchiodate, Gesù è fisicamente del tutto impotente, agli occhi di tutti appare uno sconfitto. Ma le vie di Dio non sono le nostre vie, i suoi pensieri non sono i nostri pensieri… In realtà, questa è proprio l’ora che egli ha ardentemente desiderato, e alla quale si è preparato come all’ora culmine, all’ora della pienezza, in cui – superate tutte le tentazioni e le insidie – poter dire al Padre: «Consummatum est, tutto è compiuto, la missione affidatami è stata portata a compimento secondo il tuo volere». La preghiera di Gesù per noi ha raggiunto il suo culmine nell’offerta che egli ha fatto di se stesso al Padre nell’ora della croce, nel grido: «Tutto è compiuto» ( Gv 19,30). «Tutte le angosce dell’umanità di ogni tempo, schiava del peccato e della morte, tutte le implorazioni e le intercessioni della storia della salvezza confluiscono in questo grido del Verbo incarnato.
Ed ecco che il Padre le accoglie e, al di là di ogni speranza, le esaudisce risuscitando il Figlio suo.
Così si compie e si consuma l’evento della preghiera nell’Economia della creazione e della salvezza…» ( Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2606). Tutto è compiuto. Tutto è avvenuto secondo le profezie, tutto è avvenuto secondo il disegno del Padre. L’ora dell’offerta iniziata con la nascita di Gesù a Betlemme si compie sul Calvario: là era nato nella estrema povertà, qui muore nell’estrema spogliazione e umiliazione. È la scelta di Dio, è la scelta dell’Amore che, volendo ricuperare i miseri, si fa Misericordia, si abbassa, si svuota di se stesso per riversarsi in noi come sorgente di vita. Tutto è compiuto: è questo «l’istante immobile»; il tempo si ferma, l’ora batte sul cuore di Gesù e si riparte da zero. È l’ora zero della storia, l’ora in cui comincia il Giorno nuovo, il tempo nuovo, tempo della salvezza e della grazia. Tutto il dolore della Passione sembra ora acquietarsi, come la terra che, dopo aver accolto il seme nel solco, attende nella pace che esso germogli. È l’ora del «grande silenzio». È l’ora in cui, come discepoli di Cristo, più nulla possiamo fare, nulla dire, ma solo «rimanere nel suo amore», rimanere in preghiera presso di lui, inchiodati alla croce insieme con Maria, la Madre, formando un’unica grande supplica che, passando attraverso il cuore trafitto del Cristo, si versa nel seno del «Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione» ( 2Cor 1,3). A quest’ora della Passione di Gesù si può riferire quanto diceva il poeta Claudel: il dolore è come una mandorla amara che si getta sul ciglio della strada; ripassando per la medesima via, vi troviamo un mandorlo in fiore. 

«PADRE, NELLE TUE MANI CONSEGNO IL MIO SPIRITO» 
Quando tutto è compiuto, quando il sacrificio di amore è pienamente consumato, quando non c’è più un «oltre» nell’offerta e nel dolore, ecco l’ultimissima parola di Gesù: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Grido di fiducia erompente dal cuore di un Povero che, percosso, disprezzato, senza via di salvezza umana, si rifugia in Dio, getta in lui ogni suo affanno. E in questa totale consegna di sé trova la pienezza della pace, si ritrova figlio. La Passione di Gesù non si conclude con un «perché» rivolto a un Dio sentito lontano, assente, ma con un atto di abbandono filiale: «Nelle tue mani consegno il mio spirito». Gesù spira riconsegnandosi alle mani del Padre, a cui aveva sempre obbedito, la cui volontà era stata tutto il suo desiderio, la sua unica gioia. Per questo la sua agonia è come una notte che sfocia nell’alba della risurrezione. Dalla cattedra della Croce, il Giusto, che si è caricato di tutte le nostre sofferenze perché ha preso su di sé tutte le nostre colpe, ci insegna a sperare contro ogni speranza, a sentire che le mani di Dio sono più forti di qualsiasi mano potente degli uomini, più forti di ogni tentazione che possa sopraggiungere e abbattersi su di noi. Perciò anche quando la prova è dura, terribile e angosciosa, noi dobbiamo gridare: nelle tue mani, Signore, sono al sicuro. Tuttavia, il grido di Gesù esprime pure lo sgomento di un figlio che sa di dover ancora compiere un viaggio nell’oscurità per poter ritornare a casa. Dopo la sua consegna, infatti, il Verbo della vita, Colui che il Padre ha mandato a parlare direttamente all’umanità per rivelarle il suo amore, si immerge nel silenzio della morte. E con il calar della sera, dopo gli ultimi atti compiuti dall’umana pietà, un profondo silenzio avvolge anche il monte delle croci e penetra nei cuori. Noi, che siamo entrati con Gesù in quest’ora, crediamo davvero che solo apparentemente le tenebre stanno prevalendo, poiché in esse già si fa strada la luce? Noi, che conosciamo la morsa dell’angoscia, crediamo che nel grido di Gesù morente si fa strada la speranza della Vita? Noi, che pure facciamo l’esperienza del turbamento per tanti sconvolgimenti che avvengono nel mondo, ne sappiamo trarre motivo di pentimento per convertirci a una più grande fede e soprattutto a un più grande amore? Mentre il velo del tempio dell’antica Legge si squarcia, che cosa avviene in noi? Se viviamo davvero il mistero della Croce, si può finalmente squarciare il nostro vecchio mondo, il nostro vecchio uomo, il velo della nostra sufficienza; si può spaccare la roccia del nostro cuore per lasciar scaturire da essa una sorgente d’acqua viva. Presi da santo timore, allora gridiamo con il centurione: «Costui è veramente il Figlio di Dio!»; poi, insieme con le pie donne, continuiamo a sostare presso la croce e presso il sepolcro, sicuri che Gesù, caduto nel silenzio della morte, non è perduto per noi, perché l’Amore è il più forte e ha vinto.

PROPONIMENTO DEL GIORNO


Mi impegno affinchè si realizzi il sogno di Dio: riconoscersi in ogni persona creata a sua immagine


SETTIMANA SANTA


LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -
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 PRIMA LETTURA 

Is 61,1-3.6.8-9

Dal libro del profeta Isaìa

Lo spirito del Signore Dio è su di me,
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,
a promulgare l’anno di grazia del Signore,
il giorno di vendetta del nostro Dio,
per consolare tutti gli afflitti,
per dare agli afflitti di Sion
una corona invece della cenere,
olio di letizia invece dell’abito da lutto,
veste di lode invece di uno spirito mesto.
Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore,
ministri del nostro Dio sarete detti.
Io darò loro fedelmente il salario,
concluderò con loro un’alleanza eterna.
Sarà famosa tra le genti la loro stirpe,
la loro discendenza in mezzo ai popoli.
Coloro che li vedranno riconosceranno
che essi sono la stirpe benedetta dal Signore.




  SALMO  


Sal 88
Canterò per sempre l’amore del Signore.

Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l’ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.

La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui
e nel mio nome s’innalzerà la sua fronte.
Egli mi invocherà: «Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza».



  SECONDA LETTURA  

Ap 1,5-8
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Grazia a voi e pace da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà,
anche quelli che lo trafissero,
e per lui tutte le tribù della terra
si batteranno il petto.
Sì, Amen!
Dice il Signore Dio: io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!


 VANGELO 


Lc 4,16-21
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».



mercoledì 17 aprile 2019

BREXIT: LA GUERRA DEI CENT’ANNI



E’ innegabile che la recente Brexit apra a scenari nuovi per l’intero continente tali da far pensare che possano tornare tempi “medievali” di divisione e sospetto reciproco. In un certo senso lo possiamo definire un evento catalizzatore.


In articoli passati ho più volte detto di come il Ramo II del 2000 abbia un’apertura quasi interamente dedicata alla “questione britannica” che descrive l’affermazione dell’Inghilterra come potenza dei mari, la successione in questo equilibrio di potere della “figlia primogenita” americana e la recentissima vicenda scozzese. Proprio questa parte della storia è quella di maggior interesse in queste quartine e anche con la Brexit possiamo vedere che i destini di Londra ed Edimburgo non sembrano combaciare.


Nel Ramo V del 2000, dedicato all’Europa, possiamo forse intravedere la conseguenze a medio-lungo termine della Brexit.


La quartina è la 250.

Dal Ramo V del 2000 “L’Europa in guerra”

250
Quad ceux d'Hainault, de Gand et de Brucelles,
Verront à Langres le siege deuant mis:
Derrier leurs flancz seront guerres crueles
La plaie antique fera pis qu'ennemis.


250
Quando quelli d'Hainault, di Gand e di Bruxelles,
Vedranno il blocco messo davanti a Langres,
Dietro ai loro fianchi vi saranno crudeli guerre:
La piaga antica sarà peggiore dei nemici. 


Secondo alcuni commentatori la quartina descriverebbe le guerre di religione del secondo ‘500, ma ammettono la difficoltà a raccordare i luoghi e i fatti descritti con quanto accaduto storicamente. Secondo il Ramotti invece, che aveva l’esigenza di interpretare la quartina in funzione del suo ordinamento, l’argomento era una serie di crisi europee (l’Unione europea al primo verso) in cui il conflitto fra inglesi (Langres) e nordirlandesi (antica piaga) sarebbe tornato a galla con prepotenza.


Io credo che questa sia l’interpretazione più vicina alla realtà, ma invece che di usufruire di un anagramma fra Langres (cittadina francese) e “anglers” è meglio ricercare la ricostruzione storica della quartina: che non è quella dei conflitti di fine ‘500, ma quello della guerra dei cent’anni fra inglesi e francesi. Le località del primo verso appartenevano tutte al Sacro Romano Impero che per accostamento rappresenta oggi l’Unione Europea con Bruxelles come capitale. Langres era invece una cittadina borgognona alleata degli inglesi contro la corona di Francia. E’ qui dunque che si rileva l’accostamento fra Langres e l’Inghilterra più che in un anagramma.


I primi due versi li possiamo ricostruire così:


“Quando quelli d’Europa vedranno il blocco posto all’Inghilterra”


Il che fa pensare che il cammino della Brexit sarà traumatico con la possibilità di sanzioni o blocchi economici.


Per analizzare gli ultimi due versi invece dobbiamo capire cos’è l’”antica piaga”. In genere con questa espressione si indica la peste. Una terribile epidemia che colpirà l’Europa in un periodo di estremo caos non è certo, in termini profetici, una novità.


Un’altra possibilità però è quella paventata dal Ramotti con molta arguzia e che cioè si tratti di una piaga politica, nascosta in un’espressione che invece fa pensare subito alla malattia. Ma non quella nordirlandese, bensì quella scozzese.


Le coincidenze sono due: la prima è che la questione scozzese è stata già trattata nel Ramo II, la seconda è che durante la guerra dei cent’anni l’Inghilterra doveva combattere su due fronti: a sud con la Francia e a nord con la Scozia (alleata del Re di Francia contro gli inglesi). Anche la questione scozzese è, per gli inglesi, un’antica piaga.








Esito del voto della Brexit Esito parlamentari Maggio 2015

Entrambi le ipotesi quindi, quella apocalittica della grande epidemia, e quella politica della Scozia, assumono la loro rilevanza (durante la guerra dei cent’anni l’Europa fu colpita da gravi epidemie di peste).


I “fianchi europei” saranno inoltre colpiti da gravi guerre o conflitti il che fa pensare sia agli scontri civili che si realizzeranno in piena crisi sia al terrorismo islamista. Queste “crudeli guerre” richiamano alla mente la sestina 1154, che abbiamo più volte visto, dove si legge:


“Fiandre ed Inghilterra saranno da ferro e fuoco tormentate, dai vicini lungamente assediate, saran contrarie a far loro la guerra”


Gand era l’antica capitale delle Fiandre mentre ora la città più importante è Bruxelles. Questi “vicini” li abbiamo interpretati come le comunità islamiche o di profughi che porteranno il caos all’interno dei paesi europei.


Letta così la quartina, vediamo che la Brexit s’inserisce perfettamente nel suo contesto: disaccordo con l’Unione Europea, minacce di ritorsioni economiche, crisi sociale, terrorismo e indipendentismo scozzese. Tutti temi all’ordine del giorno che potrebbero confluire in un’unica crisi.


E’ perfino possibile che fra qualche tempo il Regno Unito cessi di esistere nella forma attuale per diventare un qualcosa d’altro.


L’Inghilterra che abbandona le terre d’Europa è una specie di guerra dei cent’anni all’incontrario.



Postato 4th July 2016 da Remox


PROVE DI DISSOLUZIONE EUROPEA



Nell’ultimo mese siamo entrati in una nuova fase delle smembramento dell’Unione Europea, progetto tecnicamente fallito tenuto in vita per questioni ideologiche. L’Europa doveva portare pace e benessere per gli Stati membri, quando invece ha portato risentimento reciproco ed impoverimento. Le crisi europee sono sistematicamente utilizzate per erodere sempre più sovranità alle nazioni in favore degli organismi comunitari, ma queste crisi, inserite nel quadro geopolitico mondiale, sfuggono ora ad un normale controllo.


In poche settimane abbiamo visto accendersi la miccia sulla questione italiana che va così ad aggiungersi alla Brexit identificandoli, al momento, come gli eventi maggiormente disgregativi dell’Unione.


Lo scontro fra Unione Europea, alias Berlino, e l’Italia era atteso e come abbiamo visto immortalato anche nella quartina 687 del Ramo XXII del ‘900.


Dal Ramo XXII del ‘900 “Cronache degli anni ’80: parte seconda”


687
L’Election faicte dans Francfort,
N’aura nul lieu, Milan s’opposera:
Le sien plus proche semblera si gran fort,
Qu’autre le Rhin en mareschs cassera.


687
L'elezione fatta in Francoforte,
Non avrà più luogo, Milano s'opporrà:
Il suo più prossimo sì forte sembrerà,
Che oltre il Reno e le paludi (lo) caccerà.




Una nuova Lega Lombarda si oppone al potere imperiale teutonico che questa volta però non potrà materializzarsi. Non è solo infatti l’opposizione italiana che rappresenta la seconda economia manifatturiera europea, la seconda per bilancia commerciale, la seconda per attivo di bilancio e la prima per debito pubblico, a rappresentare un ostacolo per l’egemonia tedesca, ma anche la guerra commerciale con gli USA di Trump e la spada di Damocle dei dazi che pende sulla testa dell’industria manifatturiera tedesca. Tutti argomenti di cui abbiamo già parlato.


La fuga del Regno Unito è esso stesso un segno storico delle gravi minacce che incombono sul continente. La politica è divisa poiché l’accordo raggiunto con Bruxelles sembra scontentare tutti. Non sarà pacifica la Brexit, si arriverà anche in questo caso allo scontro economico. Ricordo la quartina 250 in “Brexit: La Guerra dei Cent’anni”:




Dal Ramo V del 2000 “L’Europa in guerra”


250
Quad ceux d'Hainault, de Gand et de Brucelles,
Verront à Langres le siege deuant mis:
Derrier leurs flancz seront guerres crueles
La plaie antique fera pis qu'ennemis.


250
Quando quelli d'Hainault, di Gand e di Bruxelles,
Vedranno il blocco messo davanti a Langres,
Dietro ai loro fianchi vi saranno crudeli guerre:
La piaga antica sarà peggiore dei nemici. 




La quartina richiama la guerra dei cent’anni fra inglesi e francesi mettendo in evidenza però i pericoli di antiche piaghe: quella scozzese per gli inglesi e le guerre civili (di religione) per il continente.
E’ indubbio infatti che il dissesto economico causato dal disordine europeo, esacerbato dalla crisi migratoria, e dall’ostilità della classe dirigente europea alle istanze popolari ha in se tutto il potenziale per scatenare la guerra civile.


Ricordiamo l’avvertimento dato a Zaro nell’Ottobre del 2013:


“Figlia mia, l'Italia non solo subirà un grande terremoto, ma anche una grave crisi finanziaria che la metterà in ginocchio, molti saranno quelli che si allontaneranno dalla Fede dando la colpa a Dio.
Tanti si suicideranno, questo sarà uno dei segni che vi faranno capire che il nemico ha preso possesso. Ma chi sarà con me non dovrà temere alcuna cosa.”


Anche la rivolta dei Gilet Gialli in Francia come quella dei forconi o dei berretti rossi è un sintomo preoccupante dello scollamento fra popolazione e governi asserviti alle politiche ideologiche europeiste che hanno infettato anche la Chiesa. Senza approfondire troppo il discorso cito solamente la quartina 1255:




Dal Proemio del Terzo Millennio


1255
Tristes conseils, desloyaux, cauteleux,
Aduis meschant. la Loy sera trahie:
Le peuple esmeu, farouche, querelleux,
Tant bourg que ville. toute la paix haie. 


1255
Tristi consigli, slealtà, scaltrezza,
Avvisi maligni, la legge sarà tradita,
Popolo in sollevazione, feroci discussioni:
Sia nei paesi che nelle città, non c’è pace.




Dove i versi rendono bene la situazione di caos e conflitto interna alle nazioni, in particolare in Francia.
Come detto infatti sia il malcontento francese che la Brexit possono portare alle crisi vaticinate dalla mistica bretone Marie Julie Jahenny per Francia e Inghilterra.


In tutto questo non dobbiamo dimenticare la Russia e la questione ucraina che le cronache di questi giorni hanno riportato alla ribalta.
Anche questa parte di storia è stata narrata negli scorsi anni con alcune quartine molto interessanti che prendevano vita “pubblicamente” nel blog man mano che si dispiegavano gli eventi:




Dal Ramo III del 2000 “Crisi in Europa”


455
Quand la corneille sur tout de brique ioincte,
Durant sept heures ne fera que crier:
Mort presagee de sang statue taincte,
Tyran meurtri, aux dieux peuple prier.


455
Quando la cornacchia su un’area di mattoni giunta,
Durante sette ore non farà che gracchiare:
Presagio di morte, statua di sangue tinta,
Tiranno colpito, agli Dei il popolo pregare.



Il presagio della “cornacchia gracchiante” abbraccia contestualmente due luoghi diversi: l’Ucraina e Piazza San Pietro. E annuncia con una potente simbologia due tragedie: la guerra civile politica e quella religiosa.
Le statue del tiranno Lenin vengono abbattute una dopo l’altra a colpi di martello un po’ come avviene con il magistero dei papi.
La cornacchia compare anche nel trattato sui geroglifici di Orapollo scritto da Nostradamus riprendendo direttamente una mitologia contenuta anche nel Libro degli Emblemi dell’Alciato ad ulteriore dimostrazione di come le due opere siano fra loro legate ed abbiano ispirato il veggente nella composizione dei versi. Nel Libro dell’Alciato la cornacchia esprime la fedeltà in quanto questi uccelli erano ritenuti fedeli l’uno all’altra nella coppia fino alla morte. Per questo erano disegnati sempre insieme. Ma quando la cornacchia era vista singolarmente allora annunciava sventura perché voleva dire che era rimasta sola e che la compagna era morta.
Ecco infatti il presagio di morte del secondo verso. Di lì a poco muore anche Mandela e si celebrano in mondovisione i funerali (agli dei il popolo pregare).


282
Par faim la proye fera loup prisonnier,
L'assaillant lors en extreme detresse.
Le nay ayant au deuant le dernier,
Le grand n'eschappe au milieu de la presse.


282
La preda farà il lupo prigioniero per la fame,
L'assalitor allora in estrema sofferenza.
Il primo nato avrà al davanti l'ultimo,
Il grande non scappa nel mezzo della “presse”.




La giovane Crimea diventa una Repubblica indipendente da Kiev; l’Ucraina che voleva disimpegnarsi dal controllo russo finisce per perdere la strategica isola e l’est del paese. All’ultimo verso la conferenza stampa dell’ex presidente Yanukovich in fuga: “io non sono scappato”.




Dal Ramo II del 2000 “L’Era del Terrore”


357
Sept fois changer verrez gent Britannique,
Taints en sang en deux cens nonante an
Franche non point par appuy Germanique
Aries doubte son pole bastarnan.


357
Sette volte verrà cambiato il popolo Britannico,
Tinto di sangue in duecentonovanta anni
Libero non del tutto da appoggio Germanico
Ariete incerta sul suo popolo dei Bastarni.


Dai tempi di Nostradamus cambiano sette dinastie sul trono inglese. Le ultime due, che in realtà sono una, di origine tedesca. Ma qui interessa l’ultimo verso. Nella corografia tolemaica, che Nostradamus usa spesso come descrizione socio geografica del suo mondo profetico, sotto il segno dell’Ariete abbiamo proprio l’Inghilterra insieme alla Bastarnia (Ucraina), alla Crimea e alla Germania. Sono tutti i paesi nominati nella quartina, invischiati per motivi diversi nello scontro incerto e pieno di dubbi con la Russia. L’area geografica dell’Ariete vive dunque in sofferenza per ciò che accade in Ucraina
“Son pole bastarnan” fra le altre cose contiene il nome di Sebastopol, il porto marino della 137.


Giova qui ricordare il terzo verso di quella quartina incentrata sull’eclissi di sole del 2014 quando, poco prima del fenomeno celeste, con il referendum sulla Crimea si apre il conflitto fra Russia e Ucraina:


Profligez, port marin ne faict response


Il responso delle urne è ostile agli ucraini che di fatto devono abbandonare l’isola.


Ma l’evoluzione di questo conflitto non lascia purtroppo ben sperare. Avevo infatti rilevato una curiosa coincidenza fra due fonti profetiche fra loro distanti: la Madonna di Anguera e il veggente di Waldviertel.


Ci sono almeno due messaggi della Madonna che parlano dell’Ucraina:


3.749 – 13 dicembre 2012
Inginocchiatevi in preghiera per quelli che stanno a Donetsk. La morte verrà e il dolore sarà grande per i miei poveri figli.


3.748 – 11 dicembre 2012
Quelli che stanno a Poltava chiederanno aiuto e un evento simile accadrà a Entre Rios. Pregate, pregate, pregate.


Il primo si è verificato solo due anni dopo la profezia con la città martoriata dalla guerra civile fra ucraini e filo russi.
Il secondo potrebbe anche non riferirsi direttamente al conflitto militare, ma trova comunque assonanza con una visione del veggente di Waldviertel:


“il veggente si trovava ai margini di un villaggio sconosciuto insieme a dei conoscenti. Poteva vedere l’insegna d’ingresso che ne riportava il nome, qualcosa di simile a Boltawia (non riesce a leggere bene il nome). Nella visione il gruppetto di uomini si avvicina al villaggio e qualcuno chiede al veggente di entrarvi, ma egli rifiuta dicendo che non ha intenzione di comprare qualcosa in quel villaggio (non si capisce bene il riferimento). Più tardi il veggente scoprirà che il villaggio era Poltava, a Nord Est della Crimea.”


Che si tratti di guerra o di cataclisma la città di Poltava vivrà un momento molto duro.
Riassumendo vediamo che le maglie della crisi si stringono intorno al continente; sembra veramente difficile che un equilibrio così precario possa trascinarsi a lungo.



Postato 29th November 2018 da Remox

Le Apparizioni di Amsterdam i messaggi e le profezie.

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I MESSAGGI DELLA SIGNORA DI TUTTI I POPOLI
Il 25 marzo 1945, Festa dell’Annunciazione, la Madonna è apparsa a Ida Peerdeman (†1996), semplice cittadina di Amsterdam, dove viveva con le sue sorelle. Era la prima di 56 apparizioni avvenute tra il 1945 e il 1959. L’origine soprannaturale dei messaggi della Signora di tutti i Popoli è stata attestata il 31 maggio 2002 dal vescovo diocesano.
La Madonna si presenta con il nuovo titolo di “Signora di tutti i Popoli” o “Madre di tutti i Popoli”, col quale vuole essere conosciuta e amata da tutta l’umanità in questo tempo. In una profetica e impressionante visione mostra la situazione nella Chiesa e nel mondo nella seconda metà del ventesimo secolo. Gradualmente, nei suoi messaggi, Maria rivela il piano col quale Dio vuole salvare il mondo tramite la Madre. A questo scopo ella dà ai popoli e alle nazioni un’immagine e una preghiera.
L’IMMAGINE
L’immagine raffigura la Signora di tutti i Popoli irradiata dalla luce divina, quale corredentrice, ritta sul globo terrestre, davanti alla croce di suo Figlio Redentore, al quale è indissolubilmente unita. Dalle sue mani scaturiscono raggi di Grazia, Redenzione e Pace, che ella può trasmettere a chi la invoca quale Mediatrice.

Il gregge rappresenta i popoli di tutto il mondo, che troveranno la pace solo allorché alzeranno lo sguardo alla croce, centro del mondo.

UNA PREGHIERA PER LA PACE


La Signora di tutti i Popoli ha dettato una breve e potente preghiera destinata a preservarci dalla corruzione, da calamità e dalla guerra.

“POPOLI DI QUESTO TEMPO, SAPPIATE CHE SIETE SOTTO LA PROTEZIONE DELLA SIGNORA DI TUTTI I POPOLI! INVOCATELA QUALE AVVOCATA E PREGATELA DI ALLONTANARE TUTTE LE CALAMITÀ! PREGATELA DI BANDIRE LA CORRUZIONE DA QUESTO MONDO. DALLA CORRUZIONE SORGONO CALAMITÀ, DALLA CORRUZIONE SORGONO GUERRE. TRAMITE LA MIA PREGHIERA CHIEDETE DI BANDIRE TUTTO CIÒ DAL MONDO! NON CONOSCETE LA POTENZA E L’IMPORTANZA DI QUESTA PREGHIERA PRESSO DIO”.(31.5.1955)
“TRAMITE QUESTA PREGHIERA LA SIGNORA SALVERÀ IL MONDO”. (10.5.1953)
NELLA PREGHIERA SI INVOCA INNANZITUTTO UNA NUOVA EFFUSIONE DELLO SPIRITO SANTO, IL SOLO CHE PUÒ DARE LA VERA PACE AL MONDO. “QUESTA PREGHIERA È DATA PER LA CONVERSIONE DEL MONDO”. (31.12.1951)
LA MADONNA INVITA OGNUNO A RECITARE LA PREGHIERA ALMENO UNA VOLTA AL GIORNO E PROMETTE: “TI ASSICURO CHE IL MONDO CAMBIERÀ”. (29.4.1951)
L’AZIONE MONDIALE
La Signora di tutti i Popoli è inviata dal Padre e dal Figlio per portare unità e pace al mondo e “per liberare il mondo, con questo titolo e per mezzo di questa preghiera, da una grande catastrofe planetaria”. (10.5.1953)
Per questo la Signora di tutti i Popoli chiede insistentemente di intraprendere una grande azione mondiale per la diffusione della sua preghiera e dell’immagine: “Aiutate con tutti i vostri mezzi e provvedete alla divulgazione, ognuno a modo suo!” (15.6.1952); “Quest’opera di diffusione non è per un solo paese, quest’opera è per tutti i popoli”. (11.10.1953);“Recitate questa preghiera in ogni circostanza! Divulgatela nelle chiese e mediante mezzi moderni”. (31.12.1951); “Voglio che la diffusione avvenga in molte lingue”. (4.3.1951);“Mettetevi con grande zelo al lavoro per realizzare quest’opera di redenzione e di pace, e vedrete il miracolo!” (1.4.1954); “Vedrai, la diffusione andrà praticamente da sé”.(15.4.1951).
Milioni di immagini sono già state diffuse in tutto il mondo e la preghiera è stata tradotta in oltre 80 lingue. In numerose chiese e cappelle è esposta l’immagine della Signora di tutti i Popoli. In molti paesi i fedeli provvedono a far circolare un quadro della Signora di tutti i Popoli, affidandolo per un certo tempo a famiglie e amici, gruppi di preghiera, parrocchie e conventi, prigioni, scuole e case per anziani. La famiglia ospitante invita tutti gli interessati a pregare davanti all’immagine, ad es. la novena della Signora di tutti i Popoli o il Rosario, aggiungendo la sua preghiera. Innumerevoli persone di tutti i continenti recitano ogni giorno la preghiera della Signora di tutti i Popoli, avvertendone la potenza mediatrice. Ognuno può collaborare a questa azione di pace e alla diffusione dell’immagine, oppure sostenere con un’offerta la diffusione a livello mondiale di quest’opera.
MADRE DI TUTTI
Nei messaggi di Amsterdam, Maria si rivolge a molte nazioni, menzionandole singolarmente, affinché i suoi figli, credenti o meno, colti o incolti, possano finalmente conoscerla e amarla quale loro Madre: “Chiunque o qualunque voi siate, io posso essere per voi la Madre, la Signora di tutti i Popoli”. (31.5.1954)
La Signora di tutti i Popoli ci conduce sempre più alla Santa Eucaristia, al miracolo quotidiano. La serie dei messaggi termina con la visione di un’ostia fiammeggiante dalla quale fuoriesce la figura del Signore stesso.
La preghiera e l’immagine della Signora e Madre di tutti i Popoli aprono serenamente la via al triplice ed ultimo dogma mariano, chiesto dalla Madonna ad Amsterdam: Maria Corredentrice, Mediatrice e Avvocata. La Signora di tutti i Popoli promette che questo dogma porterà la vera pace nel mondo.


RICONOSCIMENTO DELL’AUTENTICITÀ
Il 31 maggio 2002, il vescovo di Haarlem-Amsterdam, S. E. Mons. Jozeph Marianus Punt, ha attestato l’autenticità delle apparizioni della Signora di tutti i Popoli:
“Considerando pareri, testimonianze e sviluppi, e ponderando tutto questo nella preghiera e nella riflessione teologica, giungo alla constatazione che nelle apparizioni di Amsterdam c’è un’origine soprannaturale. … È mia sincera convinzione che la devozione alla Signora di tutti i Popoli ci può aiutare, nella drammaticità del nostro tempo, a trovare la giusta via, la via verso una nuova e particolare venuta dello Spirito Santo, il solo che possa sanare le grandi piaghe del nostro tempo”.
Il quadro originale della Signora di tutti i Popoli si trova nella cappella cattolico-romana della Signora di tutti i Popoli, alla Diepenbrockstraat 3 di Amsterdam-Sud, nelle vicinanze del Centro Congressi RAI. Pellegrini di tutte le nazioni vi giungono quotidianamente per raccogliersi in preghiera e assistere alla Santa Messa.
PROFEZIE REALIZZATE
La Madonna dimostra l’autenticità dei suoi messaggi con l’avverarsi, nel corso degli anni, di numerose predizioni.
L’11 Febbraio 1951, mentre Ida si trova in Germania, è portata dalla Signora in visione alla Basilica di San Pietro. Lì vede tutti i vescovi del mondo con mitrie bianche e il Santo Padre con la tiara e un grande libro. Nessuno nel mondo e meno ancora la stessa veggente poteva allora immaginare che stava assistendo al Concilio Vaticano II, che si doveva tenere appena undici anni più tardi.
Ma già due anni prima aveva avuto un’altra visione: “Ora vedo un grande sala conciliare nella quale siede il Papa. ‘Figlia mia, – dice ancora la Signora – le leggi possono essere cambiate; alcune possono, altre devono essere cambiate. Le varie classi sociali devono essere riavvicinate. Roma deve fare questo e dare l’esempio a tutto il mondo. Pensaci e sollecitalo.” (3 dicembre 1949).
Diversi altri avvenimenti storici vengono previsti.
La presa di potere dei comunisti in Cina. Era stata prevista esattamente quattro anni prima della proclamazione delle Repubblica Popolare Cinese, avvenuta il 1 ottobre 1949:
In Cina vedo la bandiera rossa” (7 ottobre 1945).
La guerra in Corea (iniziata nel giugno 1950 e durata fino al 1953):
I combattimenti in Corea sono un presagio e l’inizio di una grande sofferenza” (15 agosto 1950).
Il cambiamento delle norme sul digiuno eucaristico. Papa Pio XII nel 1953 ridusse il digiuno a tre ore e nel 1964 Papa Paolo VI lo ridusse ulteriormente ad un’ora (prima del 1953 il digiuno eucaristico iniziava alla mezzanotte):
Sarà e deve essere emanato un documento che stabilisca che non è più necessario che la gente abbia digiunato prima di prendere la Comunione. Ci sono tante persone che, quando sono in Chiesa, sentono un forte bisogno di prendere la Comunione, e ciò gli è precluso perché non hanno digiunato” (25 gennaio 1951).
La guerra in Jugoslavia negli anni ’90:
Poi improvvisamente vedo i Balcani. C’è una guerra; stanno combattendo di nuovo. La Signora dice: ‘Figlia mia, ci sarà un feroce combattimento. Non abbiamo ancora visto la fine di questo combattimento’” (1 ottobre 1949).
Ma la prova più importante di autenticità è data alla veggente la notte tra il 18 e il 19 febbraio 1958. La Madonna le annuncia che il Papa Pio XII, che allora era in perfetta salute, sarebbe morto ai primi di ottobre, cioè otto mesi più tardi: “Il Santo Padre, Papa Pio XII, sarà portato a dimorare con Noi all’inizio di ottobre di quest’anno. La Signora di Tutti i Popoli, la Corredentrice, Mediatrice e Avvocata lo condurrà alla beatitudine eterna”.
La Madonna ha un dito sulle labbra e dice: “Di questo non dirai niente a nessuno”; ma il padre spirituale di Ida le chiede di lasciare il contenuto segreto di quel messaggio in una busta chiusa e di conservare una copia in casa della veggente. Pio XII, effettivamente, muore il 9 ottobre a Castelgandolfo. Ida va immediatamente a trovare il suo padre spirituale e gli mostra la copia di quel messaggio, con la profezia che si era realizzata.

ALTRI IMPORTANTI MESSAGGI
“‘Questa è una nuova colomba bianca; essa emana i suoi raggi in tutte le direzioni, perché il mondo sta vacillando…qualche altro anno e perirebbe. Ma Egli sta per arrivare: Egli rimetterà il mondo in ordine, ma… – la Signora fa una pausa – essi devono prestare ascolto’” (7 ottobre 1945).

“Lei [la Madonna; N.d.R.] appare estremamente triste…Disastri su disastri, disastri naturali! E caos politico. ‘Questo vale non solo per il tuo paese – dice la Signora – ma per il mondo intero’” (25 febbraio 1946).

“La Signora dice: ‘La religione sarà oggetto di una dura lotta e si vuole calpestarla. Questo verrà fatto con una tale astuzia che a malapena se ne accorgeranno. Ma io sto avvisando’ – ha un espressione molto seria e indica il calice. D’un tratto le sento dire: ‘Christus Regnum’” (29 marzo 1946).

“Sento dire alla Signora: ‘Preannuncio un’altra grande catastrofe per il mondo […] Se solo le persone ascoltassero – e continua a scuotere la testa – ma non lo faranno!’. Poi percepisco un breve lasso di tempo e sento: ‘Per un breve periodo di tempo sembrerà che le cose vadano bene’.[…] Ci sarà una lotta a Roma contro il Papa. Vedo molti vescovi e sento una voce che dice: ‘Catastrofico!’” (9 giugno 1946).

“Nella mia mano si sviluppa un dolore e vedo America ed Europa l’una accanto all’altra. Dopo questo, vedo scritto: ‘Guerra economica, boicottaggio, crisi monetarie, catastrofi’. […]
Ora vedo qualcosa che somiglia a un sigaro o a un siluro che mi passa accanto volando così veloce che riesco a malapena a scorgerlo. Il suo colore sembra quello dell’alluminio. Improvvisamente lo vedo aprirsi. […] ho una quantità di sensazioni indefinibili. La prima è una perdita totale della sensibilità. Vivo e tuttavia non vivo.
Quindi vedo delle facce davanti a me (facce gonfie) coperte di spaventose ulcere, come se si trattasse di un qualche tipo di lebbra. Poi divento consapevole di terribili malattie (colera, ecc.)” (26 dicembre 1946).
“Vedo la Signora e lei dice: ‘I diritti dell’uomo saranno il problema in questione. Entro breve tempo accadranno cose di un’enorme importanza. Saranno precedute da caos, confusione, dubbio, disordini e disperazione. Dense nubi incomberanno su San Pietro, che saranno disperse con molti conflitti e difficoltà’. Lei sottolinea: ‘Non riuscire a fare questo significherebbe la rovina. Tutti i cristiani devono unirsi nella solidarietà. Questo verrà realizzato solo con grande dolore e patimento. Unitevi, tutti voi, perché la battaglia comincia. Le porte sono aperte. I popoli orientali stanno tenendo le mani davanti alla faccia a Gerusalemme. Essi piangeranno e gemeranno sulla città con grande angoscia. C’è una grande fonte alla quale tutti voi potete lavarvi. Finché queste parole non avranno trovato piena accettazione nelle menti e nei cuori degli uomini, non ci sarà pace in vista’” (28 marzo 1948).
“Sa Roma qual’è il nemico che l’attende in agguato, come un serpente che nascostamente avanza nel mondo? Non mi riferisco solo al comunismo: ci sono ancora altri «profeti» che dovranno venire, falsi profeti!” (28 marzo 1951).
 “Ho detto che verranno disastri, catastrofi naturali; ho detto che i grandi saranno in disaccordo tra di loro. Ho detto che il mondo è sulla via della rovina, ecco perché il Padre e il Figlio ora mandano la Signora nel mondo. La Signora che una volta era conosciuta come Maria. Il mondo è sulla strada della rovina, è già nella rovina. L’Olanda è sull’orlo di una completa degenerazione” (15 agosto 1951).
«La Chiesa, Roma, dovrà affrontare un terribile combattimento. Prima dell’anno 2000 molto sarà cambiato nella Chiesa, la Comunità. Nonostante ciò, la sostanza resterà». Vedo le pecore correre confusamente intorno al mondo, e molte fuggono. La Signora me lo indica e dice: «Lo vedi? La Chiesa – le pecore – si sono sparpagliate, ed altre ancora fuggiranno, ma la Signora di tutti i Popoli le riunirà in un unico gregge».” (19 marzo 1952).

“Mi rivolgo a tutti voi quando dico: non avete idea di quanto siano seri e difficili questi tempi” (8 dicembre 1952).

“[…] la Signora adempirà alla sua promessa e verrà la vera pace. La vera pace, popoli, che è il Regno di Dio. Il Regno di Dio ora è più vicino che mai. Comprendete bene queste parole” (31 maggio 1955).

“Poi ho sentito una voce che diceva […]: ‘Vai da Papa Paolo e digli in nome della Signora di Tutte le Nazioni: questo è l’ultimo avvertimento prima della fine del Concilio. La Chiesa di Roma corre il pericolo di uno scisma. Metti in guardia i tuoi sacerdoti. Fagli porre fine a quelle false teorie sull’Eucarestia, i sacramenti, la dottrina, il sacerdozio, il matrimonio e la pianificazione familiare. Sono stati sviati dallo spirito menzognero – da Satana – e confusi dalle idee del modernismo. Gli insegnamenti e le leggi divine sono valide per tutti i tempi e applicabili ad ogni periodo.
Mantieni il primato nelle tue mani. Afferra il significato di queste mie parole; la Chiesa di Roma deve rimanere la Chiesa di Roma.
Fai ciò che il Signore, inviando me, la Signora o Madre di Tutti i Popoli, esige da te. Tu sei il Papa che è stato prescelto per questo incarico. Fai recitare la preghiera davanti alla mia immagine e lo Spirito Santo verrà! Una Chiesa o un popolo senza una Madre è come un corpo senza un’anima. Questo periodo sta ora per terminare’” (31 maggio 1965).