giovedì 10 gennaio 2019

Elogio dei 300mila adolescenti russi che adoperano il loro tempo libero così

Elogio dei 300mila adolescenti russi che adoperano il loro tempo libero così
Fonte: Maurizio Blondet
Nella  Russia di Putin, esiste da due anni l’organizzazione militare giovanile  YunArmiya. Aperta ai ragazzini dai 10 anni di età, li addestra alle armi.  Non possiamo definirla una “premilitare”, perché (contrariamente a quella fascista, “obbligatoria” e perciò pressappochista) questa è su base volontaria. Nata due anni fa con 2 mila aspiranti, adesso conta 300 mila volontari: quelli più attratti da tale esperienza sono, tipicamente, sedicenni.  E’ la pupilla dell’occhio del generale Shoigu, il ministro della Difesa di origine asiatica e buddhista (ma lo abbiamo visto farsi il segno della croce prima di una sfilata della vittoria),  che ha voluto creare reparti della  YunArmiya   in tutte  le 85 regioni della Russia,  sostenuto fortemente da Vladimir Putin.

Il generale Shoigu con lo stendardo della Unarmija

“Stiamo ampliando il programma nell’ambito delle scuole – ha fatto sapere il ministero della Difesa russo – “credo infatti che tra i membri del movimento ci sono ottimi leader.  La vostra guida è l’esercito russo, e insieme a voi si terranno attività interessanti, utili e costruttive a beneficio della Russia”.  Ovviamente l’iniziativa è una risposta alle continue minacce belliche che l’Occidente vibra contro la Russia – che ha nella memoria storica l’invasione, la resistenza popolare, Stalingrado.
Una volta ventilata ed evacuata l’indignazione politicamente corretta per questa ennesima dimostrazione del “putinismo  nazionalista e aggressivo”,  vi inviterei a considerare quali “attività interessanti, utili e costruttive”  per il tempo libero  propone agli adolescenti la nostra civiltà:  l’avviamento al porno su smartphone e  l’introduzione alla “masturbazione consapevole”  l’intruppamento a decine di migliaia  al concerto del cantante pop o rap, la  discoteca come unico  luogo per incontrare  l’altro sesso, e svezzarsi alla canna per poi passare alla coca o all’ero o altra dipendenza suicida. Se ritenete pericoloso l’insegnare ai sedicenni  russi volontari a smontare e rimontare al buio un kalashnikov, non dimenticate però che da noi giovani muoiono a decine agglutinandosi di notte, fin dagli 11 anni, per il bisogno estremo di ascoltare, vedere e  toccare “Sfera Ebbasta”. Che muoiono in auto di ritorno dalle discoteche alle  quattro del mattino, sfatti e rifatti di droga, stanchezza e ripugnanti esperienze nei cessi. Che l’educazione alla violenza fratricida è affidata liberamente alle tifoserie calcistiche e ai caporioni delle curve sud, e a noi  sembra “normale” ed effetto collaterale sopportabile, non  qualcosa da reprimere in modo totale ed assoluto.  Se non volete che i vostri figli si preparino alla guerra, dovete  però ricordare che poco tempo fa, e già l’avete dimenticato, Desiré,  a 16 anni, s’è messa in mano di bestiali nemici non già in qualche incivile frontiera, ma a Roma  nel popoloso quartiere San Lorenzo, a cui chiedeva la droga,  che era ancora vergine (come è risultato dall’autopsia) e l’hanno violentata fino alla morte.  E succederà ancora, eccome se succederà.
Ci siete? Piano piano, senza fretta, cominciate a porvi la domanda se  lo  Stato chiamato Federazione Russa non dimostri più rispetto per i suoi bambini e adolescenti, per la loro dignità e salute morale e fisica, del nostro.  Cominciate a domandarvi se uno stato come il nostro, o altro occidentale, nel lasciare gli adolescenti  “liberi” di organizzarsi il tempo libero secondo l’iniziativa privata loro – e i privati interessi degli spacciatori e discotecari, nonché  dei nigeriani violentatori  – non manifesti,  in realtà, che dei suoi figli e  del loro futuro non gli frega nulla, non se ne sente in nessun modo responsabile: che si rovinino, che si fottano, mica riguarda le istituzioni. C’è qui un fatale circolo vizioso: lo Stato irresponsabile verso la gioventù, rende a sua volta la gioventù irresponsabile del bene comune, nichilista.
A questo punto avete diritto all’inevitabile citazione del mio pedagogo consigliato, Ortega y Gasset, che  già quasi un secolo fa metteva in guardia contro "l’orribile situazione intima in cui viene ormai a trovarsi la gioventù europea": “Nel sentirsi puramente libera, esente da impegni, si sente vuota. Una vita senza impegni è più negativa della morte. Perché vivere equivale a fare qualcosa di preciso – a compiere un incarico”.
La nostra gioventù vive più pericolosamente…

ma anche lei magari si diverte.
Questa è la  condizione dei nostri adolescenti da discoteca e da curva Sud, delle sedicenni che incappano nei nemici bestiali stupratori per una dose: il vuoto di senso, la mancanza di uno scopo collettivo per cui vale la pena vivere ed imparare. Un vuoto che si manifesta come noia, una noia divorante da far tacere con ogni mezzo, la droga, l’alcol, le “emozioni intense” e stupide,  le prove iniziatiche fino al brivido della morte – perché appunto “una vita senza impegni è più negativa della morte”.
Ma – salvo eccezioni –  da soli, i nostri adolescenti, non sanno darselo, un impegno. Non è qualcosa a cui li prepari nulla nelle scuole e nella famiglia, nell’educazione permissiva e nell’invito pressante all’edonismo immediato, irresponsabile. Questa  non è cosa da lasciare alle private risorse mentali, di fortuna e di carattere di ciascuno. Piaccia o no, è qualcosa che spetta allo Stato.  Riguarda infatti la dote del “comando”, ed eccovi  la citazione:
Comandare vuol dire assegnare un compito alle persone, metterle sulla via del loro destino, sul loro cardine: impedire la loro dissipazione, che suol diventare carenza, vita vana, desolazione”.
Giudicate voi se questo non descriva la massima parte dei nostri giovani da stadio o discoteca,  i milioni che “né studiano né lavorano”,  quelli che si drogano e mantengono gli spacciatori coi soldi che non guadagnano. Il governo russo ha almeno capito il problema e si assume la responsabilità: di  mettere sul cardine le vite dei suoi figli.
La proposta dell’addestramento militare ai pre-adolescenti intercetta una profonda, elementare forza potentissima a quell’età: “il desiderio di convivere con gli altri ragazzi della sua età”, ricorda Ortega. E’ quella fase in cui “la personalità del  ragazzo si scioglie completamente nel gruppo dei coetanei”.  Il pre-pubere non ha ancora una “personalità” propria; essa la forma “dall’esterno verso l’interno”, nell’imitazione del gruppo e dei suoi valori. “Per questo l’adolescenza è l’epoca delle amicizie. L’uomo dalla individualità non ancora formata vive  sommerso nello sciame dei ragazzi che gira inseparabile dove lo spinge l’esistenza”.   E’ così che si formano  spontaneamente le bande giovanili, dove da noi si  tollerano i bullismi e le soggezioni  crudeli e umilianti  dei capetti sui deboli o i diversi o i  compagni poveri; è il germe dell’orda primitiva preistorica, visibile nelle fratrie militari dell’antica Grecia, nei “compagni” di Romolo che rapiscono le Sabine, dei compagni di Shiva che rubano il bestiame; è  la società segreta spartiate, l’organizzazione di coetanei dove avvengono le prove iniziatiche, dove i bambini diventano guerrieri.
Ma guardate che è anche la forza che porta le torme di undicenni a  sentire “Sfera Ebbasta” o ad aggglutinarsi a migliaia in qualunque piazza idiota: e non ha senso chiedere all’undicenne se “gli piace Sfera Ebbasta”.  La sua risposta è “piace a tutte le mie amiche”.  O ai sedicenni che si drogano, inutile metterli in guardia: “Lo fanno tutti”, “Sennò mi escludono” – Essere esclusi dall’orda di coetanei è vissuta come una privazione intollerabile per  una personalità incipiente, votata al conformismo di banda, gregaria per natura.
In Russia, lo stato dà a questa forza elementare, allo “sciame dei  ragazzi”, a tale “materia” fluente,  una “forma” e  uno scopo spirituale,  che la trasformi dall’orda anarchica (e potenzialmente criminale o viziosa) in servizio alla Patria, e in scuola di cittadinanza responsabile – responsabile verso la comunità storica  e culturale.  E’ un progetto deliberato. “Fin dal 2000 il governo Putin ha  posto la nozione di ‘sicurezza spirituale’ come elemento essenziale della sicurezza nazionale”, così esordisce un documentario sul Natale in Russia:  la fede e la cultura ortodossa come spina dorsale, il collegamento vivente all’Armata Rossa e  al suo immane sacrificio,  la preparazione al compito della difesa – l’uso organizzato e disciplinato della forza e della violenza.
Tutto ciò noi abbiamo spregiato. “La  difesa dell patria è sacro dovere del cittadino”, recita l’art. 52 della Costituzione (supposta) più bella del mondo. Noi  abbiamo superato questo legame, siamo “liberi”, non imponiamo né a noi né ai nostri figli  alcun “dovere”. Men che meno “sacro”.  La generazione Erasmus,  quella del gender che sceglierà quando vorrà, quella del buonismo, dell’accoglienza, del sentimentalismo, della raccolta differenziata e della masturbazione consapevole.
Ovviamente c’è il trucco. Quando hanno smesso di insegnarvi ad usare le armi, a rispondere ad un comando di fuoco, non fate più paura ai governanti – che vi hanno  tolto i diritti. La democrazia vera non è un dono, è la conquista di popoli armati che facevano paura ai governanti.
Come ripeto per l’ennesima volta, nel cantone di Appenzel  ancora  la scheda elettorale – la prova del diritto a votare – è nella spada, che il capo famiglia porta nella piazza del suffragio. Difendo il luogo, quindi ho diritto di partecipare a governarlo.
La democrazia parlamentare, come l’intera civiltà, è lo sforzo di ridurre la violenza ad “ultima ratio”. Ma  è essenziale che questa “ratio” resti nelle mani del popolo, non di mercenari e stranieri, che gli oligarchi assoldano contro il loro popolo disarmato, impreparato, imbelle.
Il che spiega, in fondo, perché da noi nessun governo aprirà un corso volontario ai suoi ragazzi per imparare a smontare un Kalashnikov e a mirare al tiro a segno: perché  non vuole che gli facciate paura. Ha paura infatti che possiate usarle, le armi e l’uso organizzato e disciplinato della violenza, contro di loro, gli oligarchi. Strano che Putin e Shoigu non abbiano questa  paura. Non sarà la loro, la vera democrazia?
Orribile.
Da noi si muore – ma per una causa superiore. Il Milan.

(A grande richiesta: il generale Shoigu che si fa’ il segno della croce)

5 Paesi che hanno abbandonato il dollaro USA

5 Paesi che hanno abbandonato il dollaro USA
Fonte: Aurora sito
L’anno 2018 è stato pieno di eventi che dividevano il mondo in due campi: uno dei Paesi che ancora supportano l’uso della valuta statunitense come strumento finanziario universale e l’altro formato da chi decide di abbandonarlo. RussiaToday pubblicava l’elenco di Paesi del “fronte anti-dollaro” spiegando perché decidevano di cercare un’alternativa alla valuta statunitense.
Cina
L’attuale guerra commerciale USA-Cina e le sanzioni imposte ai principali partner commerciali di Pechino hanno spinto la Cina a prendere provvedimenti per ridurre la dipendenza dal dollaro. Sebbene Pechino sia ancora il principale creditore degli statunitensi, la People’s Bank of China riduceva i titoli del Tesoro USA al minimo da maggio 2017. Oggi Pechino cerca d’internazionalizzare la propria valuta, lo yuan. Nel 2018 il governo cinese adottò diverse misure per rafforzare la propria valuta: accumulando riserve auree, lanciando contratti futures sul petrolio denominati in yuan e utilizzando la propria valuta nel commercio coi partner.
India
L’India, essendo la sesta economia più grande del mondo, è anche uno dei maggiori importatori di beni sul pianeta. “Non sorprende che la maggior parte dei conflitti geopolitici globali e sanzioni imposte ai partner commerciali influenzino direttamente questo Paese asiatico”, sottolineano gli autori dell’articolo. Di fronte alle sanzioni imposte da Washington contro Mosca, Nuova Delhi decideva di pagare in rubli i sistemi antiaerei russi S-400. Il Paese ha anche usato la rupia per comprare petrolio iraniano dopo che Washington ripristinava le sanzioni precedentemente imposte a Teheran. Nel dicembre 2018, India ed Emirati Arabi Uniti siglavano un accordo bilaterale di cambio delle valute per incrementare commercio e investimenti nelle proprie valute. Il cambio è un contratto internazionale siglato da una borsa valori e afferma che le due parti si impegnano a scambiare uno strumento finanziario con un altro entro termini e condizioni prestabiliti.
Turchia
Nel 2018, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan annunciava i piani per porre fine al monopolio del dollaro USA perseguendo una politica volta ad escluderlo dal commercio coi partner. Secondo il presidente, Ankara si prepara ad effettuare transazioni commerciali con Cina, Russia e Ucraina utilizzando le valute nazionali. Inoltre, è possibile che la Turchia sostituirà il dollaro negli scambi coll’Iran. Questa decisione fu motivata da ragioni sia politiche che economiche. Le relazioni tra Ankara e Washington si deteriorarono dopo il fallito tentativo di colpo di Stato del luglio 2016. In quell’anno, diversi media riferirono che Erdogan sospettava che gli Stati Uniti fossero coinvolti nel tentato golpe. Il leader turco accusò Washington di ospitare il religioso esiliato Fethullah Gulen, che, secondo le autorità turche, orchestrò il tentato colpo di Stato. Inoltre, l’economia turca subiva la crisi valutaria dopo che Washington introdusse sanzioni per rispondere all’arresto del pastore Andrew Brunson in Turchia, accusato di avere legami col movimento Fethullah Gulen e di sostenere il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), considerato terroristico da Ankara. Nell’ottobre 2018, Brunson fu rilasciato e gli Stati Uniti tolsero due ministri turchi dalla lista delle sanzioni. Erdogan ripetutamente criticò Washington per aver iniziato la guerra commerciale globale, sanzionato la Turchia e cercato d’isolare l’Iran. La decisione del membro della NATO di acquistare i sistemi di difesa antiaerea russi S-400 gettava olio sul fuoco.
Iran
Il ritorno trionfale dell’Iran sul panorama commerciale globale non è durato a lungo, secondo RT. Poco dopo la vittoria alle elezioni presidenziali, Donald Trump decise di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo nucleare firmato coll’Iran nel 2015. Da allora, Teheran è ancora una volta severamente sanzionato da Washington, che minacciava di punire qualsiasi Paese che violi tali misure. Le sanzioni costrinsero Teheran a cercare alternative al dollaro USA per pagare le esportazioni di petrolio. Di conseguenza, l’Iran concluse un accordo coll’India secondo cui Nuova Delhi può importare petrolio iraniano utilizzando un meccanismo di pagamento basato sulla rupia. Inoltre, Iran e Iraq pianificano l’uso del dinaro iracheno nelle operazioni bilaterali per ridurre la dipendenza dal dollaro se nel settore bancario iraniano ci saranno problemi causati dalle sanzioni statunitensi.
Russia
Il Presidente Vladimir Putin osservava che gli Stati Uniti “fanno un colossale errore strategico, minando la fiducia nel dollaro come valuta di riserva universale”. Il Ministro delle Finanze russo Anton Siluanov, aveva detto che il Paese deve ridurre le riserve in titoli di Stato USA a favore di attività più sicure come rublo, euro e metalli preziosi. La Russia ha già adottato una serie di misure per “dedollarizzare” l’economia per via delle sanzioni che gli Stati Uniti continuano ad introdurre dal 2014. In particolare, Mosca sviluppava il sistema di pagamento nazionale alternativo a SWIFT, Visa e MasterCard. Mosca poteva abbandonare parzialmente il dollaro nelle esportazioni, firmando accordi di scambio con diversi Paesi, tra cui Cina, India e Iran, secondo gli autori dell’articolo. Inoltre, la Russia propose di utilizzare l’euro anziché il dollaro negli scambi coll’UE.
Traduzione di Alessandro Lattanzio

Antonio Socci da incubo: tutte le profezie che dicono "Roma brucerà"

LE ONG STANNO COLPEVOLMENTE "ISTRUENDO" GLI IMMIGRATI A FINGERE DI ESSERE CRISTIANI, MA LA REALTA' E' CHE L'ITALIA E' GIA' PREDA DI BANDE CHE ASPETTANO SOLO IL MOMENTO GIUSTO PER L'AVVERAMENTO DELLA PROFEZIA SULLA DEVASTAZIONE FINALE DI ROMA. E L'IMPRESSIONE CHE IL GOVERNO GIALLO-VERDE SI STIA PRENDENDO GIOCO DEGLI ITALIANI SI FA SEMPRE PIU' FONDATA....

L’ennesima minaccia contro Roma, da parte dell’Isis, è nella rivendicazione della strage di Parigi. L’ultima di una serie. Sono minacce che sembrano prospettare quasi un colpo di mano su Roma, con stragi e distruzioni, più devastanti che a Parigi.
Si trova curiosamente uno scenario simile a quello minacciato dall’Isis, in diverse «rivelazioni profetiche» di mistici e apparizioni mariane. E si tratta di «profezie» scritte e pubblicate assai prima della nascita dell’Isis.

La prima è di Anna Caterina Emmerich, una mistica tedesca che è stata beatificata nel 2004 da Giovanni Paolo II. Attorno al 1820 ebbe le sue visioni sulla Chiesa futura. Ci sono alcuni riferimenti cronologici in queste visioni profetiche che le collocano proprio nel nostro tempo.
Del resto lei stessa aveva affermato: «Mi è stato anche detto che Satana verrà liberato per un certo periodo cinquanta o sessanta anni prima dell’anno di Cristo 2000». La Emmerich il 13 maggio 1820 scrive: «Ho avuto una visione delle più mirabili su due chiese e due Papi e su un’infinità di cose antiche e nuove».
Difficile non pensare ad oggi. La Emmerich dichiarava che la più grande era una «strana chiesa», non voluta dal Cielo: «Una contraffazione della chiesa. La vidi accrescersi e vidi eretici di tutte le condizioni venire a Roma». Ma al contempo la Emmerich vede una chiesa più piccola e perseguitata che è la vera Chiesa cattolica.
In questo contesto ecco il flash che qui ci interessa e che sembra riferirsi a Roma: «Vidi guerre e sangue versato. Vidi un popolo feroce, ignorante intervenire con violenza, ma questo non durò a lungo» e infine «vidi di nuovo la Santa Vergine porsi sopra la chiesa e stendere su di essa il suo mantello».
Il riferimento a «un popolo feroce e ignorante» che irrompe «con violenza» potrebbe far pensare effettivamente all’Isis.
Il secondo caso coinvolge uno dei più grani teologi del Novecento, padre Hans Urs Von Balthasar per cui Giovanni Paolo II manifestava «stima e venerazione» considerandolo «un grande uomo di Chiesa», tanto da nominarlo cardinale nel maggio 1988. 
Il mese prima di questa nomina, Von Balthasar pubblicò un libro intitolato «Erika» che raccoglieva gli scritti di suor Erika Holzach, una religiosa che era stata segretaria del professor Feiner, teologo e perito del Vaticano II.

Suor Erika era morta l’anno precedente, nel 1987, e faceva parte della comunità di consacrati fondata dallo stesso Balthasar il quale rese noto che, negli ultimi anni della sua vita, la religiosa visse delle esperienze mistiche, anche relative a fatti della Chiesa che «possono essere solo accennati».
Von Balthasar ovviamente spiega che le «rivelazioni private» sono «da interpretare adeguatamente». In ogni caso, fra quelle riportate nel libro da lui curato, c’è una cupa profezia, riferita all’Europa, che recita: «Ci sarà una breve persecuzione ai cristiani da parte dell’Islam». Ma la Madonna «attraverso la sua intercessione, abbrevierà la catastrofe».
Tuttavia gli avvertimenti più drammatici relativi a Roma sono contenuti nei messaggi delle cosiddette «apparizioni di Anguera», in Brasile, nello Stato di Bahia, a un contadino che si chiama Pedro Régis. Tali apparizioni si verificherebbero da anni e vengono studiate dalla Chiesa che non ha ancora espresso nessun giudizio.
Si caratterizzano per il gran numero di messaggi contenenti avvertimenti profetici e secondo i sostenitori della «Madonna di Anguera» si possono ormai elencare decine di profezie effettivamente realizzatesi nei luoghi indicati da Colei che appare a Pedro Regis. Molti di questi messaggi riguardano la Chiesa Cattolica e sono dello stesso tenore delle visioni della Emmerich.
Quello del 12 marzo 2005 potrebbe preconizzare l’irrompere di colui che (solo oggi, non nel 2005) conosciamo come il Califfo al-Baghdadi: «Cari figli, l’ira di un uomo dall’apparenza di profeta, ma non un profeta, lascerà una sedia vuota. Gli uomini fedeli verseranno lacrime, ma Dio non li abbandonerà».

Altri messaggi precisano: «Gli uomini seguaci del falso profeta marceranno con grande furia in direzione del tempio santo. Lì ci sarà grande distruzione. La Chiesa piangerà e si lamenterà. In questo giorno sarà visibile una eclissi lunare» (23-3-2008).
C’è chi è andato a calcolare le prossime eclissi lunari e ha scoperto che ce ne sarà una proprio lo stesso giorno in cui è stato dato il messaggio, un 23 marzo, ma del 2016. Sarebbe il mercoledì della Settimana santa, nell’anno del Giubileo. Non è detto però che l’eclissi sia proprio quella.

Nel messaggio del 18 marzo si legge perfino che «i nemici arriveranno dalla Via Appia» e «agiranno con grande furia. La morte sarà nella casa di Dio». E poi: «Il re lascerà la sua casa in fretta, ma dovrà passare attraverso il sangue che scorre nel suo palazzo» (26-3-2005). «Il palazzo sarà sorpreso dall’invasione furiosa e sanguinosa degli uomini dalla grande barba» (31-5-2005).
Nel 2005 non c’era ancora l’Isis e qui si parla degli «uomini dalla grande barba». Ed ancora: «Gli uomini del terrore raggiungeranno il Vaticano. La piazza sarà piena di cadaveri. L’umanità vedrà l’azione malefica degli uomini dalla grande barba. Il Colosseo crollerà» (24-7-2005). «Un uomo perverso comanderà una grande invasione. Nei cuori degli uomini ci saranno furia e desiderio di morte. La città dei sette colli sarà distrutta» (22-10-2005).
«Il terrore si diffonderà nel mondo causando morte e distruzione. La vendetta arriverà al trono di Pietro» (10-11-2005). Ed ancora: «Il trono di Pietro cadrà. La morte arriverà agli ecclesiastici, che soffriranno dolori fisici» (31-12-2005). Altri due messaggi: «Il Palazzo sarà circondato dai nemici, che agiranno con grande furore» (12-12-2006); «la città dei sette colli berrà il calice amaro del dolore. Sarà bagnata dal sangue e il terrore si diffonderà ovunque» (21-12-2006). Ovviamente sono «messaggi» da prendere con le molle o anche con scetticismo. Speriamo che non si verifichino mai.
Tuttavia la più importante profezia legittimata dalla Chiesa, il famoso Terzo Segreto di Fatima, presenta uno scenario molto simile: c’è «un vescovo vestito di bianco», poi c’è «il Santo Padre» che «mezzo tremulo con passo vacillante» attraversa «una grande città mezza in rovina», con tanti morti sulle strade e poi il grande martirio del vecchio papa e di vescovi, clero e fedeli.
Il Terzo Segreto si conclude con il «Trionfo del Cuore Immacolato di Maria» e Benedetto XVI, a Fatima, nel 2010, in vista del centenario di Fatima, nel 2017, disse: «Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità?».

di Antonio Socci

Che migrazioni sono queste?

“I figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce” (Luca 16:1-8).


QUESTA FRASE DEL VANGELO DI LUCA SI RIFERISCE AI "BUONISTI" DEI GIORNI NOSTRI CHE SI RIEMPIONO LA BOCCA DI FRATELLANZA E ACCOGLIENZA, MA POI LASCIANO CHE GLI ITALIANI CONTINUINO A VIVERE PER STRADA O A SPERARE NEI SUSSIDI STATALI, PERCHE' IL GIOCO AL RIBASSO CON I "NUOVI SCHIAVI" LASCIA A CASA TANTI POVERI NOSTRANI....  

Che migrazioni sono queste?
Fonte: Accademia nuova Italia
di Francesco Lamendola - 09/01/2019
La questione migranti è all’ordine del giorno; lo è da venticinque anni, ma da altrettanti ci viene presentata come un fenomeno emergenziale. Inoltre, ci viene presentata come il l’effetto di un fenomeno spontaneo, naturale, addirittura tipico di certe epoche storiche, evidentemente come la nostra, sia come qualcosa che, pur essendo imponente, talmente imponente che è irrealistico, per non dire folle, pensare di fermarlo, è nondimeno pacifico, utile, quasi amichevole, e infatti immette forze fresche nella nostra stanca società e ci consente perfino, parola di Tito Boeri, di pagare le pensioni ai nostri pensionati, cosa che senza i cosiddetti flussi migratori, a suo parere, lo Stato italiano non sarebbe in grado di fare. È tutto, quindi, come dire?, molto strano: un fenomeno che ci viene presentato come naturale, ma anche come legato alle condizioni di povertà e desertificazione del continente africano e di quello asiatico, anche se sappiamo che la povertà non è il caso della Cina, da cui pure provengono molti immigrati, e la desertificazione non lo è del Marocco, l’altro grande bacino di partenza. La guerra, allora? Ma non ci sono guerre nel Bangla Desh, e neppure nella Costa d’Avorio, che si sappia. Inoltre, un fenomeno che ci viene presentato come grandioso e umanamente inarrestabile, ma di cui non c’è motivo di aver paura (è quasi un ossimoro), anzi, che bisogna considerare come un’opportunità, e quasi, quasi come una benedizione. Un’opportunità di che cosa, per fare che cosa, e soprattutto per chi?Queste domande non trovano spiegazioni chiarissime; il ritornello che viene somministrato agli italiani dai loro stessi media (ma sono veramente loro? forse no, visto quel che dicono e considerato chi li finanzia) è che gli immigrati ringiovaniscono la società, che portano forze fresche, che contribuiscono a pagare stipendi e pensioni. Inoltre, viene detto e ripetuto che il loro arrivo serve ad allargare gli orizzonti, ad arricchire la nostra cultura, a introdurre il nostro Paese nelle meraviglie della società multietnica e multiculturale, cominciando dalle squadre sportive e dai complessi musicali e arrivando fino al livello della vita quotidiana delle persone comuni. Ai cattolici, infine, in modo particolare, viene detto dal clero e dal papa in persona che accogliere gli stranieri consente loro l’esercizio della carità cristiana: come dire che, se non ci fossero, bisognerebbe inventarseli (strano, perché i poveri ce li abbiamo in casa  nostra, eccome, sono almeno cinque milioni e hanno il solo torto di avere la pelle chiara e di non reclamare diritti, di non pretendere assistenza e di vivere con dignità e pudore la loro condizione di difficoltà). Bisogna poi aggiungere che l’idea di multiculturalità che hanno i nostri cari progressisti e migrazionisti, a cominciare proprio dal clero bergogliano, è l’auto-mortificazione della propria identità per un senso di rispetto verso quella altrui: per esempio, il nascondimento dei propri simboli religiosi, l’astenersi perfino dal celebrare la Messa di Natale e dall’impartire ai fedeli la benedizione (lo ha fatto anche il papa in persona…), a ragione del fatto che ciò potrebbe apparire irriguardoso verso gli islamici e tutti gli altri non cristiani; e, in qualche caso, l’espellere dalle chiese i cattolici non persuasi della bontà di tutto questo, bollandoli come razzisti indegni di varcare le porte per incontrare il Signore.
La parola stessa che viene adoperata dai media, migranti, è un po’ sospetta: in passato li si chiamava semplicemente emigranti, quando partivano, e immigrati, quando arrivavano. Lo sappiamo bene, perché i nostri nonni appartenevano a queste due categorie: emigravano dall’Italia, per guadagnare qualcosa da mandare alle famiglie; e quando entravano in Svizzera, o in Belgio, o negli Stati Uniti, divenivano immigrati in quelle nazioni. Era tutto piuttosto semplice, sia giuridicamente, sia geograficamente: anche perché erano chiari i due aspetti principali del fenomeno: perché emigravano e qual era il loro status giuridico. Emigravano a causa della mancanza di lavoro, quindi cercavano un lavoro che consentisse loro di guadagnare; e lo facevano con tutti i documenti in regola, altrimenti, venivano rimandati indietro o, se già accolti, venivano espulsi. Ma questa marea umana che si riversa dai confini dell’Europa e dalle coste del Mediterraneo, da che cosa è spinta? Si tratta di persone che chiedono di entrare nel nostro Paese in due maniere: regolare e irregolare. Le prime fanno apposita domanda, hanno i documenti in ordine, si sa chi sono e a cosa mirano, ad esempio a ricongiungersi a dei parenti già presenti sul nostro territorio; si sa dove abitano, perciò pagano le tasse, pagano l’affitto (in linea di massima) e rispettano le leggi, perché non chiedono, né ricevono, un trattamento privilegiato. La seconda maniera è quella dei clandestini che si presentano davanti alle coste (non solo dell’Italia, ma, come si sa, anche della Libia: nel senso che appena partiti, già chiedono, e spesso ricevono, “soccorso”, o piuttosto il trasporto agevolato fino ai nostri porti): il che significa che non sono, tecnicamente, dei naufraghi, anche se sfruttano le leggi internazionali per essere trattati, giuridicamente, come tali. Altri arrivano via terra, dal confine nordorientale e persino dall’Austria, che pure di migranti non ne ha, per la semplice ragione che non li vuole; ma a lei nessuno rimprovera di essere brutta e cattiva, di fare una politica disumana e vomitevole, eccetera, come accade all’Italia da quando si è formato un nivee che ha deciso di arginare il fenomeno. Una volta giunti in Italia, i clandestini chiedono tutti, infallibilmente, di vedersi riconosciuto lo status di rifugiati: nessuno si presenta come migrante economico, perché ciò non darebbe loro il diritto all’accoglienza; anche se poi, dopo aver fatto perdere un paio d’anni alla giustizia per accertare la verità delle loro motivazioni, salta fuori che oltre il 90% non fuggono da un bel nulla, che non sono perseguitati da nessuno, che non sono minacciati da niente (anzi sono benestanti, visto che sborsano migliaia di dollari per far e il “viaggio della speranza”, come recita la formula d’obbligo dei mass-media politicamente corretti, cioè di tutti i mass-medianostrani). Naturalmente ci sono anche altre maniere per ottenere il permesso di rimanere, per esempio finti matrimoni; ed è ormai chiaro a tutti che esiste un fittissimo sottobosco di amministratori pubblici e di associazioni di volontariati che favorisce in ogni modo l’accoglienza dei migranti clandestini che non ne avrebbero diritto, per le ragioni più varie, comunque ben diverse da quelle nobilmente dichiarate di tipo umanitario; si va dalla domanda di manodopera servile, a due ore il giorno nelle campagne del Sud, alla possibilità di lucrare sui finanziamento pubblici erogati dallo Stato o dagli enti locali per l’assistenza ai “rifugiati”.
Il vantaggio di arrivare in Italia come clandestini è che si gode di ogni possibile diritto, dal vitto, l’alloggio e il telefonino, alla sanità pubblica, senza alcun dovere da osservare, neanche quello di rimanere nei centri di accoglienza e tanto meno quello di lavorare, in attesa di sapere l’esito della domanda di asilo. Insomma quelle persone possono muoversi liberamente, andare dove vogliono, come si è visto nel caso di coloro che, in teoria, erano potuti sbarcare dietro promessa di essere presi in carico dalla Chiesa cattolica, ma che poi sono partiti subito per ignota destinazione, perché chi doveva ospitarli ha detto che erano liberi di fare quel che volevano,  pare anzi che abbiano ricevuto l’assistenza necessaria ad andarsene: una vera beffa per lo Stato italiano. Possono anche contare sulla benevolenza della magistratura, perché, se sorpresi a spacciare droga o commettere altri reati, praticamente qualsiasi reato tranne l’omicidio e, forse, lo stupro, i clandestini vengono prontamente rimessi in libertà da qualche magistrato progressista e buonista; ammesso che le forze dell’ordine, sempre più demoralizzate da questo stato di cose, abbiano voglia di rischiare la vita per controllare i documenti di queste quasi settecentomila persone (cifra ufficiale, ma sicuramente sottostimata) che risiedono illegalmente in Italia. Per la stessa ragione, viaggiano gratis sui mezzi pubblici, certi che nessuno chiederà loro il biglietto e che, se anche glielo chiedessero, ciò non avrebbe alcuna conseguenza (un capotreno è stato condannato dal giudice di Belluno per aver fatto scendere un africano sprovvisto di biglietto), anche per la semplice ragione che, non avendo soldi né alcuna proprietà, non pagherebbero la multa. Va da sé che hanno comunque diritto all’assistenza sanitaria: anche i mafiosi nigeriani del cartello della droga, dopo aver ucciso, tagliato a pezzi e messo in valigia i resti della povera Pamela Mastropietro, se avessero lamentato qualche disturbo, qualche malore, se avessero fatto un incidente stradale, sarebbero stati accompagnati al pronto soccorso dall’ambulanza, a sirene spiegate, con diritto di precedenza su tutti gli altri: son cose che gli italiani sanno benissimo, basta frequentare un qualsiasi ospedale per vedere quel che vi succede. E siccome gli immigrati regolari pagano le tasse, si pagano anche l’assistenza sanitaria: da ciò la logica, ma stranissima conseguenza, che è meglio arrivare in Italia da clandestini che da regolari; e che, alla fine dei conti, è relativamente più conveniente non rispettare le leggi e commettere reati, piuttosto che rispettarle e vivere da persone oneste.
Le migrazioni, dunque. Ecco come le definiva l’insigne geografo Antonio Renato Toniolo (Pisa, 1881-Bologna, 1955), allievo di Olinto Marinelli e Luigi De Marchi, una vera autorità in materia (da: A. R. Toniolo, La moderna geografia, Milano, Principato, 1951, pp. 225-226):

Le migrazioni possono essere di massa e d’infiltrazione.
LE MIGRAZIONI DI MASSA sono quelle che sradicano più o meno rapidamente, ma definitivamente,  notevoli gruppi di popolazione dai loro territori di origine per fissarli altrove. Queste grandi migrazioni, pacifiche per lo più, danno spesso origine a nuovi popoli o nazioni, diffondono nel mondo lingue e civiltà, e sono ormai difficili, perché mentre accrescono le possibilità di sfruttamento dei territori del paese di arrivo (America meridionale), costituiscono un serio pericolo per l’unità del popolo che le riceve, e sono quindi più o meno apertamente ostacolate dagli Stati ormai costituiti (es. Stati Uniti d’America). (…)
2) LE MIGRAZIONI D’INFILTRAZIONE sono quelle che avvengono in piccolo numero, rispetto alla popolazione che le assorbe, e sono o militari, quale l’infiltrazione di elementi barbarici nell’Impero Romano (sec. III-V d. C.), o pacifiche, quale l’attuale emigrazione per motivi di lavoro. Esse non portano un cambiamento nel carattere della popolazione, anzi per lo più l’emigrazione viene assorbita dal popolo che la ospita.

Questo è lo schema storico delle migrazioni; non ce ne sono altri. O meglio, non ce n’erano fino a quelle attuali. Confrontando i due fenomeni, ci si accorge facilmente che le cosiddette migrazioni odierne sono una via di mezzo fra le migrazioni d’infiltrazione e quelle di massa. Per stabilire un precedente storico: somigliano in parte alle migrazioni d’infiltrazione nell’Impero Romano, fra il III e il V secolo, e in parte a quelle di massa, che vi si soprapposero fra il IV e il VI. Con le prime, un numero consistente, ma comunque limitato, di gruppi barbarici ottenne di stabilirsi al di qua del limes, col compito di difenderlo a loro volta, fornire truppe ausiliarie e ripopolare zone periferiche semi-abbandonate; non causarono una sensibile alterazione della composizione etnica dell’Impero, già molto variegata, e non vennero percepite dai romani come potenzialmente pericolose, anzi come un elemento di stabilità e di rafforzamento. Con le seconde, invece, si verificò un trasferimento di interi popoli e non più di singoli gruppi, i quali, nel corso di alcune generazioni, passarono dalla condizione giuridica di hospites e di foederati a quella di nazioni pressoché indipendenti, molte delle quali sopravvissero alla fine dell’Impero d’Occidente, cui avevano comunque contribuito. Si direbbe, pertanto, che vi sia una regia la quale sta facendo in modo che il fenomeno attuale, ancora nella fase di migrazione d’infiltrazione, non susciti particolare allarme, anzi venga percepito come positivo, e provochi semmai aspre critiche verso quanti vorrebbero opporsi. Ma poiché vi sono tutte le condizioni perché si trasformi in migrazione di massa, che diverrà incontenibile e che del resto, le forze politiche e finanziarie favorevoli non hanno alcuna intenzione di limitare (quando mai esse parlano di un tetto massimoall’accoglienza?), dobbiamo aspettarci che assumano questa ulteriore evoluzione, trasformando l‘Europa in un continente post-europeo, la cui civiltà è destinata a sparire, insieme alla sua popolazione originaria. Fanno riflettere queste parole del Toniolo: Le migrazioni di massa costituiscono un serio pericolo per l’unità del popolo che le riceve, talché proprio per questo sono più o meno apertamente ostacolate dagli Stati ormai costituiti. E se venivano ostacolate dagli Stati Uniti della prima metà del 1900, che erano, sì, uno Stato ormai costituito, ma pur sempre uno Stato assai giovane, con immense superfici quasi spopolate e immense ricchezze naturali ancora da valorizzare adeguatamente, a maggior ragione dovrebbe suonare un campanello d’allarme nella mente dei governanti europei, visto che i loro Stati sono tutt’altro che giovani, sono in pieno declino demografico, non hanno vasti spazi a disposizione, né ricchezze naturali ancora da valorizzare, semmai sono essi bisognosi di acquisire spazi e materie prime per i bisogni delle loro economie. Invece i governanti politici (e religiosi!) dell’Europa sono impegnatissimi a spiegare ai loro popoli che questo flusso illimitato di migranti è utile, benefico, necessario, indispensabile. È strano, vero?


PREGHIERE E DEVOZIONI DI OGGI


DEVOZIONI DEL GIORNO



 Mese di Gennaio dedicato a GESU' BAMBINO

  SANTO ROSARIO  da recitare on-line 


  VANGELI 




LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -
  




 PRIMA LETTURA 

1Gv 4,19-5,4
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, noi amiamo Dio perché egli ci ha amati per primo. Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello.
Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.
In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.
Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.


  SALMO  

Sal 71
Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.

Li riscatti dalla violenza e dal sopruso,
sia prezioso ai suoi occhi il loro sangue.
Si preghi sempre per lui,
sia benedetto ogni giorno.

Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato.


 VANGELO 

Lc 4,14-22
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.

mercoledì 9 gennaio 2019

BUONANOTTE BIMBI

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LA RUSSIA CHIUDE LE ACQUE SIRIANE PER ESERCITAZIONI MILITARI. UN SEGNALE PER USA E ISRAELE


Un’area di acque internazionali al largo della costa della Siria nel Mar Mediterraneo è stata chiusa per imminenti esercitazioni militari di lancio di missili russi, mediante un NOTAM (Avviso agli aviatori) diffuso mercoledì ha rivelato una fonte militare russa.
Le esercitazioni, che si terranno il 9-10 gennaio, il 16-17, il 23-24 e il 30-31, vedranno l’area chiusa sia alle navi che agli aerei civili tra le 10:00 e le 18:00, ora di Mosca.
La Russia ha ripetutamente svolto esercitazioni militari nel Mar Mediterraneo al largo della costa siriana nel 2018, con le più grandi esercitazioni del genere tenutesi in settembre, quando 26 navi e 34 velivoli si sono allenati nell’area tra le minacce della coalizione guidata dagli Stati Uniti per lanciare attacchi aerei contro la Siria, sotto il pretesto dell’uso di armi chimiche nella provincia di Idlib, sottoposta al controllo dei ribelli e terroristi appoggiati dall’estero.
Si ritiene che attualmente quasi una dozzina di gruppi militanti operino a Idlib, compreso il cosiddetto Fronte nazionale per la liberazione della Siria e Jabhat al-Nusra *, che fa parte del franchise di al-Qaeda.
A novembre, la Russia ha schierato la fregata dell’ammiraglio Makarov munita di missili Kalibr nel Mediterraneo. La Russia ha usato ripetutamente Kalibrs contro Daesh (ISIS) *, al-Nusra e altri gruppi terroristici in Siria. I missili a lunga gittata furono usati per la prima volta nell’ottobre 2015, quando le cannoniere nel Mar Caspio lanciarono Kalibrs a più di 1.500 km di distanza in Siria.
Quest’estate la Russia ha potenziato lo schieramento nel Mar Mediterraneo, dispiegando nella zona le unità navali , ammiraglio Grigorovich, le fregate ammiraglio Essen e Pytlivy , insieme alla nave da sbarco Nikolai Filchenkov e alla corvetta missilistica Vishny Volochek.
Il Mediterraneo orientale è stato la fonte di notevoli attriti tra le potenze regionali e mondiali negli ultimi mesi.
Durante il fine settimana, un aereo spia americano è stato avvistato sulla Siria occidentale vicino alla base russa di Hmeimim. Il mese scorso, un Poseidon statunitense P-8A è stato individuato mentre volava al largo delle coste della Siria sulle acque che erano state chiuse per le esercitazioni navali russe.
Si ritiene che la chiusura dello spazio aereo e marittimo sulla Siria sia un segnale preciso che la Russia ha voluto inviare agli Stati Uniti ed a Israele per far comprendere che la Russia non andrà a tollerare altre intromissioni di aerei da guerra della coalizione USA o israeliani nei cieli della Siria, a seguito dell’ultimo incidente per cui l’incursione di aerei israeliani aveva causato l’abbattimento di un aereo russo con 15 aviatori a bordo. Da quel momento il presidente Putin ha dato ordine di installare i sistemi missilistici antiaerei S-300 e i sistemi di disturbo elettronico per sbarrare l’ingresso agli aerei di Israele e alle loro frequenti incursioni sullo spazio aereo siriano, fino ad allora tollerate dai russi.
Traduzione: Luciano Lago

IL PROGETTO DELL’IMMIGRAZIONE COERCITIVA: LA GUERRA USA-SIONISTA ALL’EUROPA

SE IL SIONISTA GAD LERNER PUO' SCRIVERE SULLA RIVISTA "NIGRIZIA" A FAVORE DELLE ONG E DELL'IMMIGRAZIONE INCONTROLLATA (VEDI LINK IN BASSO), ALLORA ANCHE L'IDEA DI UN PIANO SIONISTA PER DESTABILIZZARE L'EUROPA APPARE MENO "COMPLOTTISTA". PER I SIONISTI CHIAMARE IL MALE BENE E BENE IL MALE E' LA REGOLA. E' QUANDO I CATTIVI SI FINGONO BUONI CHE SI PARLA DI "BUONISTI".....


Se l’aggressione contro un’altro paese straniero significa che si disarticola la sua struttura sociale, che si rovinano  le sue finanze, che  deve rinunciare al suo territorio per mettere i profughi al riparo, qual è la differenza tra questo tipo di aggressione e l’altro tipo più classico, quando uno dichiara guerra o qualche cosa di questo genere”.

-Sawer Sen, Ambasciatore dell’ India alle Nazioni Unite


di  Gearóid Ó Colmáin *

Una “voce dissidente” – In una conferenza stampa il 3 di Settembre 2015, il premier ungherese Victor Orban, si è candidamente riferito all’attuale crisi dei rifugiati in Europa come di “un problema della Germania”. Orban si riferiva al fatto che i rifugiati che si ammassavano alla frontiera dell’Ungheria erano diretti, per la maggior parte, in Germania.
Il primo ministro ungherese ha sottolineato che che la stragrande maggioranza  dei rifugiati non avevano alcuna intenzione di rimanere in Ungheria. Orban è stato oggetto di critiche per la sua decisione di erigere un recinto di sicurezza sulla frontiera ungherese/ serba per impedire l’afflusso di migranti che cercano di entrare nel territorio ungherese.
Mentre la maggioranza dei media europei hanno rappresentato Orban come un “dittatore” di estrema destra, uno xenofobo, la decisione di erigere una recinzione di filo spinato si è realizzata adempiendo una normativa della UE, che richiede che tutti i migranti che entrano nella zona Shengen siano registrati dalla polizia di frontiera. Tuttavia, paradossalmente, Bruxelles ha criticato il primo ministro ungherese per aver cercato di adempiere alle normative della UE.


Il giornale francese Le Monde nomina il primo ministro ungherese come un uomo che cerca di “criminalizzare” i migranti illegali.
E ‘davvero uno strano paese quello che criminalizza coloro che infrangono le leggi! Perché, dunque, Orban si trova  sotto il fuoco dei media? Fin dal suo arrivo al potere nel 2010, Victor Orban ha implementato politiche interne, sociali e politiche che vanno contro quelle  dettate dalla Commissione Europea. Nel 2013 l’Ungheria ha fatto chiudere gli uffici del Fondo Monetario Internazionale (FMI) , per mettere le finanze del paese sotto il controllo dello Stato.
Il FMI è una istituzione chiave del sistema finanziario di governance mondiale dominato dagli Stati Uniti e dai sionisti, e vi sono pochi paesi che hanno potuto sottrarsi ai suoi artigli del debito permanente. Pertanto la decisione del Governo ungherese di mostrare la porta non è stata niente di più che un audace atto di insubordinazione all’imperialismo degli Stati Uniti.
L’Ungheria è stata anche oggetto di critiche per la legge sui media che vietano l’ingerenza straniera di propaganda, da parte di altri stati nelle reti TV , in particolare degli Stati Uniti , come la “Voice of America”, che il governo ungherese ritiene in contrasto con l’interesse pubblico. Di conseguenza, l’Unione Europea, che è perfettamente disposta a proibire le stazioni della TV iraniana, ha criticato l’Ungheria per le “violazioni” della libertà di espressione.
Orban ha detto, in una udienza pubblica a Chatham House nel 2013, che riteneva  ci fosse un ‘complotto di sinistra e verde’ in Europa contro i ‘valori tradizionali’. Orban si riferiva senza dubbio alle filippiche continue effettuate dal guerrafondaio sionista ‘di sinistra’ come MP Daniel Cohen Bendit contro l’Ungheria. Daniel Cohen Bendit  ha denominato ironicamente Orban come “Chávez d'Europa”.
Questo esempio di insulti ideologici semplifica la mancanza di significato del paradigma politico di sinistra nell’era postsovietica.
Il ‘nazionalismo’ di Orban non è un progetto imperiale. E ‘ piuttosto una filosofia nazionale che va contro, e va a indebolire, l’imperialismo. E ‘il nazionalismo, nel senso di liberazione nazionale dall’oppressione neocoloniale, quella esercitata  in forma di finanza internazionale e dall’Unione Europea.


La difesa di Orban dei ‘valori tradizionali’ ha portato il premier ungherese  ad avvicinarsi  ideologicamente  alla politica estera del presidente russo Vladimir Putin, che ha visitato il paese nel 2014. Durante la visita di Putin in Ungheria, Orban ha elogiato il ruolo del leader russo nel cercare di trovare una soluzione pacifica alla guerra in Siria. Nel 2014 Orban ha dichiarato ai media ungheresi che la guerra in Ucraina era stata causata dal desiderio degli USA di prendere il controllo dell’Europa dell’est. Inoltre ha segnalato che gli Stati Uniti vogliono portare la crisi dentro l’Ungheria.
ll Primo Ministro ungherese non ha fatto mistero del suo desiderio di perseguire una politica interna ed estera indipendente. L’Ungheria ha anche stretti legami con la Cina e l’Iran. Pertanto, il tentativo, come quello fatto da alcuni analisti, di ritrarre Victor Orban come parte della  destra xenofoba,  reazionaria, imperialista,  è quello di semplificare eccessivamente la complessa interazione di forze ideologiche e geopolitiche nell’attuale scena politica mondiale e, in particolare, le forze profonde che determinano  la generazione e la gestione della crisi dei migranti e rifugiati. Di conseguenza, voler  paragonare la posizione di Orban sull’immigrazione con quella del primo ministro britannico David Cameron, significa voler iper semplificare la questione.
Il primo ministro britannico David Cameron gioca la sua opposizione all’immigrazione. Ma questo non ha nulla a che fare con il vero obiettivo del governo britannico. Le politiche anti-immigrazione di Cameron sono semplicemente l’appello alla xenofobia che i Tories richiedono per mantenere i propri consensi elettorali. Il regime di Cameron è funzionale al capitalismo finanziario nella sua forma più brutale ed il capitalismo finanziario necessita di una immigrazione costante. Le obiezioni di Orban si basano invece sulla sua posizione in contrasto con il capitalismo finanziario e le sue critiche all’ideologia neo liberista che conduce alla globalizzazione.
Victor Orban ha proposto che i rifugiati / migranti vengano rispediti in Turchia fino alla fine della guerra in Siria. Questa è una proposta ragionevole. Gli slogan "I rifugiati sono benvenuti" e le successive marce a favore dell’immigrazione sono servite agli obiettivi geostrategici USA / israeliani.
Attualmente poche persone sembrano essere consapevoli che, come nelle “primavere arabe” del 2011, il carro dell’Imperialismo degli Stati Uniti non ha alcuna scarsezza di passeggeri. In questo senso, a Victor Orban dell’Ungheria, in forma limitata, vale la pena dare l’epiteto di “Hugo Chavez d’Europa”.


Mentre  molte delle politiche di Orban sono lontane dalla sinistra (ad esempio la proibizione di simboli comunisti), il suo abbraccio ad una politica tradizionalista, ad una forma dirigistica del capitalismo con forti politiche sociali pro famiglia ed una politica estera multidirezionale, porta il suo paese più vicino a paesi come il Venezuela,  l’Ecuador, la Bielorussia, l’Eritrea ed altri Stati nazione che cercano di mantenere la propria sovranità di fronte all’imperialismo.
In un articolo molto tendenzioso ed ostile di Le Monde, si descrive  tuttavia  la politica di Orban come economicamente di sinistra mentre culturalmente di destra e nazionalista. In ogni caso è necessario operare una distinzione. Le sue politiche sono di sinistra, dal punto di vista del rifiuto della finanza corporativa globale ma le politiche economiche di Orban sono a favore della borghesia nazionale patriottica e sono quindi da considerare di destra da una prospettiva della classe operaia.
La politica multi direzionale dell’Ungheria ha avuto benefici per il paese e soprattutto per altri paesi soci dell’emisfero sud come il Venezuela. Per esempio un prodotto della tecnologia fotovoltaica sviluppato in Ungheria e finanziato dalla Cina, è stato esportato nel Venezuela nel 2013. Si ritiene che la nuova tecnologia ungherese non solo permetterà al Venezuela di trasformarsi in autosufficiente per l’ elettricità ma  potrà trasformare il paese in un importante esportatore di elettricità. La cooperazione del Venezuela con l’Ungheria è vitale per l’industrializzazione del paese. Ci si potrebbe domandare cosa hanno in comune tutti i paesi menzionati prima in un tentativo di costruire un volontariato nazionale per fermare l’ondata di globalizzazione e tutti i suoi mali economici e sociali concomitanti.
Si tratta di una borghesia nazionale patriottica, in alleanza con la classe lavoratrice operaia, contro la grande borghesia finanziaria internazionalista e del “nuovo ordine mondiale”. In molti aspetti, un rovesciamento della dinamica di classe dai tempi della seconda guerra mondiale, quando l’Unione Sovietica si mise a capo di una “fantomatica” classe operaia internazionale in alleanza con i resti della borghesia democratica contro il “fascismo internazionale”.
Il primo ministro ungherese Victor Orban è arrivato al potere in un paese che era stato devastato dal FMI e da un partito socialista profondamente corrotto che era sorto nelle decadi del capitalismo di stato del basso benessere, sotto Janos Kadar, un liberale, che aveva sostituito il Rakossi comunista durante il rovesciamento dei regimi comunisti nell’Europa Orientale nella decada degli anni ’50, quando il capitalismo con caratteristiche socialiste venne sostituito dal socialismo del Kominform. Il processo fu denominato eufemisticamente come “de-stalinizzazione” ma fu in pratica un tentativo di restaurare il modo di produzione capitalistico. (………………………………..)
Nelle analisi politiche , che ha fatto Orban, questi ha correttamente parlato di una “sinistra mondialista” che sta attuando una cospirazione contro la civiltà, che è esattamente quello a cui oggi stiamo assistendo con il trionfo dell’ideologia trotzkista nella forma del sionismo e del neo-conservatorismo, dove quello che era l’internazionalismo proletario è stato sostituito dall’ideologia dei “diritti umani” internazionali, da un lato e dall’islamismo della Jihad dall’altro lato, in una nuova alleanza rivoluzionaria che ha scatenato una guerra contro le classi operaie ed i popoli.
Bisogna osservare che il capitalismo neo liberista fomentato dagli USA si appella costantemente alle “rivoluzioni colorate” ed al ribellismo giovanile nella forma di appropriarsi della simbologia di sinistra , rivoluzionaria per manovrare le masse in funzione dei propri fini. Secondo quella che era una frase di Trotsky, si trata di una rivoluzione permanente e con le parole di Thomas Barnett, “la globalizzazione ha lo stile della rivoluzione socioeconomica”.
Vedi l’abrogazione delle leggi dei diritti sul lavoro avvenuta in tutti i paesi dove hanno avuto luogo le “Primavere Arabe”, ad esempio in Egitto (……).


Vista l’intransigenza di Orban nella questione dei rifugiati, è probabile che ci sia una azione dell’intelligence USA / israeliana, nel sostenere un ‘movimento di protesta popolare’ nel tentativo di effettuare un cambio di regime. Rivoluzioni a colori spesso comportano il trasporto di migliaia di stranieri sul posto dove avviene la protesta da parte dei servizi segreti che operano dietro le quinte. Questo era accaduto in Bielorussia nel 2010.
Molti dei giovani che tentano di entrare in Ungheria potrebbero essere utilizzati come una testa di ariete per destabilizzare la nazione Ungherese.
Dalla sobillazione delle “Primavere Arabe”, da parte della CIA e delle sue numerose ONG nel 2011, la distruzione totale della Libia fatta dalla NATO e la sua guerra per procura operata in Siria, milioni di persone sono divenute rifugiati. Per questo stanno fuggendo verso l’Europa. Tuttavia questa non è la ragione principale dell’attuale crisi, o meglio la fase attuale di una crisi continua e sempre più profonda.


L’invasione e la distruzione della Libia nel 2011 da parte della NATO ha portato milioni di persone disperate nel cercare di attraversare il mar Mediterraneo. Questa crisi permanente ha ricevuto vari livelli di copertura dai media. Alcune tragedie causate dall’affondamento di barconi che hanno prodotto centinaia di morti, sono state appena riportate dai media internazionali. Tuttavia dal caso del bimbo affogato sulle coste della Turchia nel 2015, la crisi dei rifugiati è entrata in una nuova fase, con la foto del bimbo utilizzata come un pretesto per avere l’appoggio dell’opinione pubblica per gli attacchi della NATO contro la Siria per “fermare il massacro” (causato dalla NATO).
Per quanto nessuno sembra capire come mai molti siriani che si trovano fra i migranti che fuggono in Europa, abbiano avuto una sponsorizzazione dai media nonostante che questi rappresentino solo una minoranza degli attuali migranti che si ammassano alla frontiera ungherese.
Si è scatenato il dibattito in Europa se i migranti debbano essere accolti o no per farsi carico della gestione di questa crisi. Tuttavia questo dibattito occulta una fase nuova ed altamente distruttiva della strategia politica adottata dagli Stati Uniti e dalla NATO. Molti dei migranti sulla frontiera ungherese vengono dai campi profughi presenti in Turchia. L’Intelligence austriaca aveva rivelato che agenzie del governo USA stanno finanziando il trasferimento di questi rifugiati in Europa in un tentativo di destabilizzare il continente. Questa nuova iniziativa geostrategica implica l’utilizzo dei rifugiati disperati come arma per il proposito USA /sionista di dividere e dominare sul continente europeo.
La Radio International di Francia ha rivelato che più del 95% dei migranti, che rappresentano il flusso attuale verso l’Europa, sono uomini tra i 20 e i 35 anni di età. Molti dicono di stare scappando dalla coscrizione obbligatoria nell’Esercito Siriano, che ha perso migliaia di uomini valorosi e donne dall’inizio della guerra sionista contro il loro paese. La preponderanza  di maschi, giovani, collocati fra i denominati “rifugiati” è stata anche confermata da questo autore personalmente e dagli investigatori della televisione di Stato russa RT.


Quando venne fatta la domanda  sulla questione dei rifugiati in Francia alla BMTV, l’ambasciatore della Russia in Francia, Alexandre Orlov, ha detto che “l’unica cosa che posso vedere è che sono uomini giovani, che fuggono dalla guerra invece di difendere il loro paese”. Allora perchè ci sono tante poche donne vulnerabili e bambini tra i rifugiati che scappano dalla guerra in Siria?
ll viaggio attraverso il Mediterraneo verso l’Europa può normalmente costare fino a 11.000 dollari, più denaro di quanto la maggior parte dei lavoratori europei riescono a salvare da anni di duro lavoro, ma ci viene detto che milioni di iracheni e siriani devastati dalla guerra sono improvvisamente in grado di pagare questa somma colossale per fare il viaggio verso l’Europa. Come è stato possibile? La glorificazione degli uomini giovani che fuggono dalla coscrizione in Siria, assieme alla demonizzazione  degli eroici uomini e donne in Siria che combattono per la libertà del loro paese, è molto indicativa della depravazione morale della nostra classe dirigente per cui la slealtà e la codardia sono le principali caratteristiche.
Nel mese di settembre una  donna ungherese  fotografa  era stata ripresa in uno scatto di rabbia verso un rifugiato che porta un bambino al confine ungherese. Il video è presto diventato virale. La donna fotografa ha ora in corso un’azione legale contro l’uomo che aveva preso a calci. Petra Laszlo ha sostenuto come  lei fosse in preda al panico  mentre i rifugiati avevano iniziato a caricare verso di lei. C’era molta indignazione nei media aziendali politicamente corretti. Tuttavia i patrioti siriani hanno fatto qualche ricerca su Petra Laszlo, la ‘vittima’. Il nome dell’uomo è apparentemente Osama Abdel-Muhsen Alghadab ed è un componente della Japhat Al-Nosra, affiliata ad Al Quaeda, gruppo terrorista che ha massacrato migliaia di innocenti in Siria.
Questo non significa che tutti i rifugiati che cercano di entrare in Ungheria siano terroristi. Tuttavia nel contesto di una guerra globale che implica complesse reti internazionali di terroristi che operano sotto gli auspici di organismi di intelligence americani, israeliani ed europei, questo incidente è un altro argomento a favore della politica di Orban, per l’applicazione di procedure regolamentari normali sull’immigrazione.
C’erano stati gli avvisi e le premonizioni fatte da Gheddafi all’Europa nel 2011 sul pericolo di una invasione di migranti e di terroristi di Al Quaeda, se lui fosse stato rovesciato, altrettanto aveva fatto Bashar al-Assad, il presidente della Siria, avvertendo del pericolo rappresentato dal possibile arrivo in Europa di migliaia di terroristi di Al Qaueda e dell’ISIS travestiti da rifugiati. Risulta possibile che uno scenario simile possa accadere.
  • Gearóid Ó Colmáin is a journalist and political analyst based in Paris. His work focuses on globalization, geopolitics and class struggle. He is a regular contributor to Dissident Voice, Global Research, Russia Today International, Press TV, Sputnik Radio France, Sputnik English, Al Etijah TV, Sahar TV, and has also appeared on Al Jazeera and Al Mayadeen. He writes in English, Gaelic, and French.

Traduzione: Luciano Lago




Migranti, Conte: “Se Salvini non li fa sbarcare vado a prenderli io in aereo”

CON QUESTA DECISIONE IL MOVIMENTO 5 STELLE DIMOSTRA DI VOLER COMPIACERE L'ELITE GLOBALISTA CHE VUOLE IL CAOS, MENTRE SALVINI DIMOSTRA DI VOLER RISPETTARE IL SENTIRE COMUNE DELLA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI, ANCHE SE SI MOSTRA TROPPO ACCONDISCENDENTE CON DI MAIO E CONTE. SE PASSA IL MESSAGGIO CHE QUANDO LE ONG INSISTONO OTTENGONO TUTTO DALL'ITALIA, ALLORA QUESTA POLITICA DEL RIGORE E QUESTO GOVERNO HANNO FALLITO LA LORO MISSIONE!


“Questo è un caso eccezionale e io penso che il sistema Italia possa sopportare poche donne e pochi bambini. Ma se Salvini non li facesse sbarcare allora io sono pronto ad andarli a prendere in aereo”. Queste le parole del premier Giuseppe Conte a “Porta a Porta”, nella puntata che andrà in onda martedì 8 gennaio, dove ha esaminato punto per punto le prossime mosse del governo.

Migranti della Sea Eye e Sea Watch – “Questo è un caso eccezionale, con donne e bambini da oltre due settimane in mare. Io, non volendo tradire la linea di coerenza del governo, penso che il sistema Italia possa sopportare poche donne e pochi bambini. Ed è contrario a qualsiasi principio separare padri e figli”, spiega il premier. “Se marchiamo nel segno dell’eccezzionalità un intervento di questo tipo”, accogliendo donne e bambini a bordo di Sea Watch e Sea Eye, “non credo che la linea del governo possa essere tacciata di incoerenza o mancato rigore”.

“L’importante è farli sbarcare a Malta, stiamo sollecitando il Paese perché lo faccia – prosegue il presidente del Consiglio – perché c’è un limite a ogni politica di rigore. Chi ha responsabilità nelle amministrazioni locali ha il vincolo, l’obbligo di applicare le leggi, che non possono essere disapplicate”. Altra via è il ricorrere alla Consulta, che è “percorso assolutamente legittimo”, attraverso il quale “avremo una verifica di costituzionalità, ma nel frattempo la legge va applicata”. www.lapresse.it

Salvini: “Conte stasera ha dichiarato “se Salvini non fa sbarcare gli immigrati, li vado a prendere io in aereo e li porto in Italia”.
Mah… Finché non si bloccano gli scafisti, continueranno a partire e morire migliaia di persone.
In Italia si arriva con il permesso, io non cambio idea”.