Perché nessuno parla dell’attacco chimico ad Aleppo? «Perché sono stati i ribelli» – di Leone Grotti
Un presunto attacco chimico al cloro ha colpito la città di Aleppo sabato: 107 intossicati, tra cui donne e bambini. Micalessin: «Questa volta però nessuno si indigna e difende i civili, perché questi non sono quelli “giusti”».
Sabato 24 novembre sono stati sparati dalla provincia di Idlib, nel nord della Siria controllato dai terroristi islamici, diversi mortai da 120 mm verso la città di Aleppo, che è in pace da due anni. I missili contenevano cloro e 107 civili, tra cui donne e bambini, sono rimasti intossicati, 41 invece i contaminati, di cui due gravi.
La notizia, diffusa dall’agenzia di Stato siriana e confermata dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, vicino ai ribelli, è stata pressoché ignorata da media e governi occidentali.
PERCHÉ NON FA NOTIZIA? Perché l’attacco non ha fatto notizia come quello a Ghouta del 2013 o quello a Khan Shaykun del 2017 o quello di Douma dell’aprile 2018?
Non solo perché non ci sono state vittime. Perché in questo caso nessuno si indigna né si scandalizza per l’utilizzo di armi chimiche?
«Perché l’attacco è provenuto da un territorio controllato esclusivamente dai ribelli», spiega a tempi.it l’inviato di guerra Gian Micalessin.
«E i ribelli sono stati alleati dell’Occidente, armati dall’Occidente e infine dimenticati. Non interessa nulla a nessuno se dei civili cadono sotto i loro colpi. Perché l’obiettivo politico dell’Occidente è sempre stato far cadere il regime di Bashar al-Assad e loro sono funzionali a questo scopo».
Attacco chimico, tutto il main stream tace
Europa e Stati Uniti hanno sempre tuonato contro le armi chimiche dal punto di vista dei diritti umani e della difesa dei civili.
Ma quando i civili non sono quelli “giusti”, improvvisamente cala il silenzio. «Il silenzio su questo attacco è la perfetta dimostrazione che dei diritti umani e dei civili non è mai importato niente a nessuno», continua la firma del Giornale.
«Sono morte in questa guerra già 400 mila persone. Se avessimo voluto portare la democrazia in Siria, avremmo trattato con Assad, non appoggiato bande estremiste e jihadisti, che poi hanno portato il terrore anche in Europa».
GUERRA SIRIANA IN STALLO. La guerra siriana si trova ora in un momento di «stallo»: «Diecimila jihadisti e ribelli si trovano a Idlib.
Turchia e Russia hanno raggiunto un accordo il 17 settembre per evitare una strage, ma l’accordo non funziona perché alla Turchia non interessa davvero convincere i militanti estremisti a deporre le armi.
La Russia, del resto, non vuole rompere i rapporti con Recep Erdogan perché gli serve in chiave anti-Trump», spiega Micalessin. «I giornali siriani però cominciano a rilanciare l’idea di un’offensiva militare e io temo che sia inevitabile prima o poi l’uso della forza».
Tornando all’attacco ignorato di Aleppo, l’inviato di guerra punta il dito anche contro l’informazione: «I giornali si sono disinteressati della notizia perché sono sempre stati allineati politicamente con le cancellerie occidentali», conclude.
«Dopo il presunto attacco chimico di Douma si è parlato di prove certe, ma nessuno le ha ancora viste e i giornali ne hanno parlato senza verificare e senza porsi il problema. Il fallimento della guerra in Siria non è solo il fallimento dell’Occidente, che ha finito per appoggiare i propri nemici, ma anche quello dell’informazione, che ha scelto di combattere a fianco dei jihadisti».
Fonte Tempi