Chi non ricorda quello che è successo cinque anni fa: lo spread, o meglio, il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi, impennò fino a sfiorare i 600 punti base, a tal punto che gli analisti finanziari hanno cominciato a temere la fine dell’eurozona, riacciuffata per i capelli da Draghi e dal suo “Whatever it takes”. Ma perché i Bund tedeschi sono il benchmark, ossia il punto di riferimento, per quanto riguarda l’analisi dei differenziali dei titoli di Stato? Perché i titoli di Berlino sono giudicati come i più sicuri dalle agenzie di rating, poiché ritengono che la probabilità di default della Germania sia prossima allo zero. Ma guardando l’andamento dello spread questa pressione al rialzo dei tassi di interesse sta avvenendo anche in altri paesi d’Europa, tra cui Francia, Belgio, Irlanda, Spagna (qui la variazione percentuale è superiore anche a quella italiana): quindi i motivi per cui gli spread potrebbero non riguardare solamente la situazione politica italiana, ma potrebbe essere conseguenza del fatto che l’euro si sta deprezzando nei confronti del dollaro e pertanto gli investitori finanziari stiano vendendo i titoli di stato denominati in euro per acquistare titoli denominati in dollari, dato che vedono in questa occasione la possibilità di ottenere qualche “gain” ossia un guadagno. Giochini della finanza e da eurocrati impauriti, insomma, come già ribadito da Salvini e Di Maio. Ma perchè lo spread aumenta? Oltre al deprezzamento dell’euro sul dollaro già citato, tra le possibili cause per cui i rendimenti dei titoli di Stato italiani stanno aumentando troviamo le politiche di crescita del reddito previste dal programma del governo gialloverde, la cui attuazione potrebbe far aumentare le aspettative di inflazione, comportando una diminuzione del guadagno reale per chi investe nel comparto obbligazionario (se un Btp paga il 2% e l’inflazione è allo 0,5%, il guadagno reale dell’investitore è dell’1,5%, ma se l’inflazione aumentasse fino al 2%, allora il suo guadagno reale dell’investitore sarebbe pari a zero) questo spinge gli investitori finanziari a chiedere un tasso di rendimento maggiore per coprirsi dal rischio monetario (o rischio di inflazione). Un altro motivo dell’aumento dei rendimenti è dovuto alla vendita di Titoli di Stato da parte dei detentori esteri di Btp a causa del rischio di ridenominazione (i Btp non sarebbero denominati più in euro, bensì in nuova valuta) nel caso in cui dell’Italia uscisse dall’eurozona. Per rassicurare i mercati è stato modificato il contratto di governo rendendolo meno aggressivo, ma nel caso in cui gli investitori continuassero a vendere i titoli di stato italiani, allora il nuovo governo si troverà davanti a un bivio: continuare con le politiche distruttive intraprese dal 2011, assistendo a un film che abbiamo già visto e provato sulla nostra pelle, oppure ignorare i mercati e abbandonare la moneta unica?
A monte del problema
E veniamo al discorso prettamente monetario. Ma qual'è il piano diabolico messo in atto da questa élite di eurocrati? Quando parliamo di élite, ci riferiamo sempre ad un esiguo numero di super ricchi che tiene per la gola interi popoli non solo europei, dato che le loro politiche speculative si riflettono negativamente anche sui popoli extra europei, dunque si tratta di una dittatura finanziaria globale portata avanti con le armi del ricatto, della paura e di politiche finalizzate unicamente a tenere sotto scacco i governi e i popoli. A capo di queste élite si trovano famiglie potenti quali i Rothschild, i Rockefeller, solo per citare i più rappresentativi. Fu proprio il capostipite dei Rothschild, Mayer Amschel (1744-1812), a pronunciare la famosa frase che riassume la spietata finalità del loro agire: "La nostra politica è quella di fomentare le guerre, dirigendole in modo che tutte le Nazioni coinvolte sprofondino sempre più nel loro debito e quindi sempre più in nostro potere". Come anche l'altra "illuminata" frase: "Datemi una moneta e me ne infischio di chi fa le leggi", che ci porta a comprendere con quale costanza e pervicacia questa famiglia porti avanti politiche di depauperamento a carico di interi popoli al fine di assoggettarli riducendoli in schiavitù al loro servizio, attraverso lo spauracchio della fame e della miseria. Dunque, l'oscillazione dello spread, loro creatura, mira proprio ad ottenere questa sudditanza perpetua dei popoli. Quello che più li spaventa è la sovranità nazionale dei popoli espressa attraverso le costituzioni democratiche e, soprattutto attraverso il sistema monetario. Un paese che batte cassa e moneta è un paese libero da ricatti e da speculazioni, perché ha in mano una delle prerogative fondamentali della sua libertà democratica. Ed è proprio quello che l'élite dell'1% di super ricchi mira a minare. Ci sono riusciti già quando, attraverso la strumentalizzazione dell'idea di Altiero Spinelli di un'Europa dei e per i popoli, ci hanno convinto che aderire all'Unione europea avrebbe rafforzato i Paesi membri in una mutua cooperazione per lo sviluppo e la crescita che, in realtà, si è tradotta in un baratro di decrescita e assoggettamento agli umori dei mercati finanziari, il cui scopo è solo quello di rimpinguare le tasche dei "signori della finanza" a danno di popoli e sistemi democratici che vanno in frantumi. Il loro piano è andato avanti senza intoppi fino a quando, governanti corrotti e manipolati, in modo assolutamente antidemocratico, cioè senza indire un referendum per dare al popolo la possibilità di esprimersi, hanno imposto la moneta unica ai loro governati: il famigerato euro che ha ridotto sul lastrico intere famiglie, e sta radendo al suolo quelle che al tempo delle divise nazionali, erano tra le economie più solide e fiorenti. Tra queste quella italiana, che con la lira poteva contare su una bilancia commerciale di tutto rispetto. Poi, cominciò l'attacco speculativo dei vari Soros alla lira e alle altre monete sovrane fino alla loro svalutazione al punto da cominciare a far credere che abbandonare la propria sovranità monetaria fosse la cosa migliore da fare. Niente di più sbagliato! Solo ora ce ne rendiamo conto. Anche Aldo Moro aveva compreso i piani diabolici delle élite finanziarie, e stava lavorando per rendere l'Italia indipendente attraverso l'emissione sovrana della moneta. L'epilogo triste della storia di Moro la conosciamo bene. E' stato ucciso perché aveva capito in anticipo l'abisso davanti al quale l'Italia e, di riflesso l'Europa, si sarebbero trovate in futuro. Questo abisso preconizzato da Moro lo stiamo vivendo oggi con le oscillazioni dello spread come spada di Damocle sulle nostre teste. Un testo molto interessante è quello di Francesco Toscano dal titolo: "Dittatura finanziaria. Il piano segreto delle élite dietro la crisi economica per conquistare il potere", il cui contenuto si può sintetizzare così: «L’Unione Europea, fin dal suo atto genetico (Maastricht, 1992), si è venuta configurando come l’apoteosi del capitalismo finanziario denazionalizzato, spoliticizzato a beneficio esclusivo della nuova aristocrazia finanziaria e palesemente ai danni del vecchio ceto medio borghese e del proletariato, entrambi in fase di riplebeizzazione e di pauperizzazione programmata». Praticamente, un processo in atto di destrutturazione del primato politico degli Stati sovrani nazionali, volto a favorire un’élite finanziaria e a precarizzare la società.
Oggi però, possiamo rialzare la testa grazie all'azione del governo italiano, che anche vari movimenti e associazioni di volenterosi in giro per l'Europa hanno cominciato a sostenere e a caldeggiare, perché hanno capito che la posta in gioco è alta. Ne va della libertà e della democrazia di tutti i popoli europei. Non solo. Ne va della libertà e del diritto all'esistenza delle generazioni future a livello planetario. L'eredità e il sacrificio di Moro non saranno dimenticati.
CINZIA PALMACCI