Martedì 6 novembre ci saranno importantissime elezioni in Usa, le elezioni di metà mandato (Midterm), che definiranno il quadro politico istituzionale in cui la Presidenza Trump sarà contestualizzata e perciò potrà agire nei prossimi due anni ed eventualmente rinnovarsi per un 2° mandato dal 2020-2024.
Credo sia inutile evidenziare come esse abbiano un’incidenza molto marcata in Europa e in Italia in particolare, vista la posizione conflittuale del Governo italiano rispetto al gotha della UE. I vertici della UE potrebbero anche soccombere il prossimo anno sotto il fuoco sovranista sparato alle prossime elezioni europee, ma potrebbero anche salvarsi se solo riuscissero ad impedire aiuti politici, tecnici e soprattutto finanziari in favore dell’ardimentoso spirito del Governo italiano, una testa d’ariete ben voluta da Trump nel senso di sfondare lo status quo della Unione Europea.
Fino a questa estate i Media all’unisono annunciavano una grandiosa riscossa dei democratici statunitensi sciorinando sondaggi perentori che lasciavano intravvedere la possibilità, non solo nella testa dell’esercito di liberal orfani di Hillary, dell’impeachment presidenziale, cioè il proposito di sbarazzarsi di Trump anzitempo con un qualsiasi pretesto, tipo il Russiagate o uno scandalo sessuale, che potesse essere accolto da un Senato egemonizzato nuovamente dai Dem al fine di ripristinare con furia restauratrice il cammino incontrastato della Globalizzazione.
Dopo la pesante batosta targata Hillary Clinton patita dalla gioiosa macchina da guerra dei Dem due anni or sono, intravvedo il pronostico di una seconda mortificante batosta in arrivo per i Dem. Molto poco ha contato secondo me l’esubero di carburante politico rifornito dalle pompe di denaro e di ‘libera’ informazione massmediatica riferibili a George Soros e alla sua congrega di Alti faccendieri. L’uomo dai capelli arancioni all’approssimarsi dell’apertura delle urne si sta rivelando una specie di eroe della Marvel, che porta i suoi nemici ad illuderli e crogiolarsi in sentimenti di sterile soddisfazione e autocompiacimento, fino ad un punto in cui decide di agire in prima persona per stroncare tutti i suoi nemici e in breve tempo liquidare in maniera spietata ogni loro contundente ambizione nei suoi confronti.
Vediamo i numeri rilevati a 16 giorni dall’apertura delle urne con cui Trump sta guidando i Repubblicani verso un’affermazione senza precedenti, visto che negli ultimi 30 anni le elezioni di Midterm hanno sempre favorito il partito che non aveva il Presidente e che era in minoranza.
Tra 16 giorni si eleggeranno:
1) 34 seggi dei 100 del Senato ( ogni senatore dei due spettanti ad ogni stato, resta in carica 6 anni e ogni 2 anni se ne rinnovano 33 o 34);
2) 36 dei 50 Governatori degli Stati;
3) il totale dei 435 membri alla Camera del Congresso.
La situazione è determinata dalla media dei sondaggi alla data di oggi, ed essa vede ribaltare tutti i sondaggi dei mesi scorsi che annunciavano la poderosa riscossa dei Democratici, due mesi fa dati vincenti alla Camera e sui governatorati, e in leggerissimo vantaggio anche al Senato.
Da un mese a questa parte però la musica è cambiata e la festa Dem è finita con la discesa in campo del Presidente Trump. Al Senato, l’organo che coadiuva la Presidenza nelle materie più rilevanti e che perciò interessano indirettamente anche a noi europei, la situazione vede 50 seggi quasi certi per i repubblicani e 44 per i democratici, assegnando suddetti seggi in lizza sulla base delle medie dei sondaggi in cui si riscontrano scarti superiori ai 6 punti. Nei restanti 6 seggi (definiti toss up) per completare i 100 senatori totali, l’esito oggi é incerto ma in tre collegi (Arizona, Nevada e Missouri) tra questi sei in situazione di toss up, i candidati repubblicani hanno la media dei sondaggi in vantaggio e un trend nelle ultime due settimane favorevole. Un collegio dei restanti sei toss up, quello della Florida, in situazione di perfetta parità ma dopo una rimonta nei sondaggi di 6/8 punti in due mesi e con un sondaggio di stanotte che dà il repubblicano, l’aspirante senatore repubblicani Scott, sembra sopra di 2 punti, con ciò inducendomi nel convincimento che la maggioranza del Senato non solo andrà a Trump ma quasi sicuramente con uno scarto forte, cioè con non meno di 6 senatori, probabilmente di 8 senatori. I Dem nei 6 seggi dati oggi in bilico sono in vantaggio solo in 2, cioè in Indiana e Montana, e pure con uno scarto inferiore ai 3 punti e un trend nazionale sempre più sfavorevole, quindi tra 16 giorni potrebbe addirittura profilarsi un risultato ancora più nettamente in favore di Trump, cioè +12 senatori, cioè un quadro del Senato con 56 repubblicani in maggioranza e 44 democratici all’opposizione. Ciò significherebbe ovviamente dire addio a qualsiasi sogno di impeachment presidenziale, tenendo conto pure che l’elezione recente di Kavanaugh a giudice dell’Alta Corte, aveva dato la maggioranza ai repubblicani, e ciò avrebbe lasciato comunque spazi molti ristretti alle piagnucolanti vedove di Obama in cerca di impeachment, anche se per ipotesi il prossimo 6 di novembre le urne avessero dato la maggioranza del Senato ai democratici.
Idem con patate per le partite dei 36 governatori in lizza sui 50 stati Usa, che a noi in Europa ovviamente interessano poco. Le statistiche attuali vedono i repubblicani del Gop in vantaggio con 23 governatori quasi certi contro 19, mentre in 8 Stati la competizione versa ancora in bilico (media sondaggi con scarti inferiori a 6 punti percentuali). L’esito assegnando gli stati sulla base dei sondaggi anche con scarti sotto i sei punti si concluderebbe con 27 governatori repubblicani e 23 democratici.
Apertissima invece è la partita sulla Camera, un organo del Congresso non importante quanto il Senato ma comunque molto importante. Due mesi fa si dava questa partita già chiusa in favore dei Dem ipotizzati in maggioranza con un minimo di 25 e un massimo di 45 membri di vantaggio, oggi però le statistiche rilevate vedono una situazione di sostanziale parità nella totale incertezza su quale possa essere il partito in maggioranza al termine della notte del 6 di novembre prossimo. Guardando le medie dei sondaggi distretto per distretto nei 435 distretti, si vedono oggi i Dem con 205 seggi quasi per sicuri a loro favore, mentre i Repubblicani con 198, ma i dati vedono però nei rimanenti 32 distretti con esito in bilico (scarto sotto i 6 punti), una ventina di distretti Toss Up con il candidato dei Repubblicani in vantaggio.
In conclusione, comunque vada l’elezione dei 435 membri della Camera, l’unica delle cinque istituzioni Nazionali Americane in cui i Dem potrebbero strappare una qualche maggioranza, lo scoglio delle Midterm contro cui la nave sovranista del capitano Trump avrebbe dovuto distruggersi secondo i piani dei Dem e della sua corrente Liberal più estremista in senso della Globalizzazione, sembrano destinati a fallire miseramente. Questa pesante sconfitta investirà le due ‘valchirie’ di George Soros, la senatrice Elizabeth Warren e lo speaker dei Dem alla Camera Nancy Pelosi, e quindi anche la prossima battaglia per il candidato dei Dem alle future presidenziali ne ricaverà pregne conseguenze.
Contro ogni pronostico estivo propinato dai media mainstream, che da alcune settimane infatti tacciono su questo argomento, si va a delineare per il primo martedì di novembre un netto rafforzamento politico della presidenza Trump che sfruttando il vento di un’economia trainante nonché dei portentosi successi in politica estera, navigherà a gonfie vele verso la riconferma tra due anni della nomination repubblicana senza minimamente lottare, e quindi anche una riconquista della presidenza assai probabile. Sull’altro campo, invece, chiunque voglia contendere la presidenza a Trump dovrà sganciarsi da Soros e i suoi accoliti fanatici della Globalizzazione per avere una qualche minima possibilità di non essere schiantato dai repubblicani e da Trump ancora prima di aprire il primo comitato elettorale.
La tollerantissima Gran Bretagna è talmente tollerante che tollera perfino che 65.790 donne inglesi abbiano subìto mutilazioni genitali. Idem per la Francia: anche lei molto tollerante, riesce a sopportare che in 61mila siano state sottoposte alla stessa pratica. L’Italia, che pare un po’ meno tollerante, riesce comunque a non fare un plissé di fronte al fatto che 35mila donne siano state costrette a sottoporsi a questa umiliazione.
I dati sono dell’Unicef e si riferiscono al 2015; raccolgono i numeri di diverse ricerche nazionali che, per quanto riguarda l’Italia, parlano di almeno altre mille donne a rischio mutilazione ogni anno.
Qui il discorso si fa estremamente delicato, ma bisognerebbe chiedersi il motivo dell’abissale distanza tra lo scandalo che provoca lo stupro commesso da immigrati e l’indifferenza più assoluta di fronte a una pratica ugualmente violenta e ugualmente compiuta contro la volontà della donna. Probabilmente perché la mutilazione genitale femminile, che comunque è perseguibile per legge, è una pratica organica a una cultura e, se si accetta l’idea che ogni cultura va accolta così com’è occorre di conseguenza, tollerarne anche gli aspetti più odiosi e inaccettabili.
Ma la cultura si forma a scuola e quella dei Paesi del Mena (Medio Oriente e Nord Africa), dove la pratica della mutilazione genitale femminile coinvolge fino al 90% delle donne, rivela tutta la sua debolezza. Il grafico pubblicato in queste pagine mostra il numero di anni che mediamente un adulto dei vari Paesi dell’area Mena ha trascorso sui banchi di scuola. In Yemen, Sudan Mauritania, Marocco, Oman, Iraq, Siria, Kuwait, Egitto e Tunisia non si raggiungono i 7 anni di studio. Ed è da notare un fatto importante: è vero che tra questi ci sono Paesi tra i più poveri del mondo per di più martoriati da anni di guerra, ma altri sono Paesi non solo pacifici, come Marocco e Tunisia, ma anche ricchi, anzi, ricchissimi, come l’Oman (26esimo Stato più ricco del mondo), l’Arabia Saudita (14esimo), Emirati Arabi (nono) e Kuwait (sesto). Significa che l’educazione non è affatto solo una questione di possibilità economiche ma è soprattutto un tema di priorità politica. Se un adulto europeo (Europa a 22) ha studiato in media 9,6 anni, non è solo perché l’Europa se lo può permettere, ma è perché l’Europa ha da sempre considerato l’educazione come strategica.
E, in questo senso dovrebbe far riflettere (molto) la smania del ministro Valeria Fedeli di abbassare il numero di anni di formazione. Alla Fedeli, che ha deciso di far partire una sperimentazione a livello nazionale per portare gli anni di liceo da 5 a 4, si è aggiunta la sottosegretaria Angela d’Onghia che, al grido «ce lo chiede l’Europa», ha evocato la possibilità di tagliare, invece, la scuola media (da 3 a 2 anni). In questo modo l’Italia, dove la sola scuola dell’obbligo dura 8 anni e dove mediamente un adulto va a scuola per 13,2 anni, si avvicinerebbe agli standard della Libia (7,35 anni) rinunciando a raggiungere la media britannica di 14,2.
Violenza sulle donne, scarsa alfabetizzazione e, anche, criminalità giovanile. Se sia possibile mettere in relazione i tre fenomeni è argomento da simposio, ma si guardano i numeri pubblicati dal sito Truenumbers.it sul numero dei minori che, in un Paese a noi molto vicino politicamente e geograficamente come la Turchia, fanno avanti e indietro dalle carceri si resta francamente impressionati. I dati provengono dai rapporti della polizia turca che segnala un aumento senza sosta del numero di ingressi di minorenni nelle carceri turche. Nel 2016 ci sono stati 218mila ingressi di minorenni maschi e 115mila di minorenni femmine. Attenzione: il rapporto segnala gli ingressi, non il numero di persone: significa che ai 333mila ingressi totali non corrispondono a 333mila minori (una persona può essere entrata ed uscita più volte nel corso dell’anno), ma resta il fatto che il numero complessivo registrato l’anno scorso è superiore del 10% rispetto a quello del 2015 ed è in costante crescita dal 2010. Il dettaglio drammatico è che il 21,9% dei ragazzini entrati in carcere ha meno di 11 anni. Secondo la polizia il primo motivo dell’incarcerazione è «attacco armato» mentre il secondo motivo è, sia per i maschi che per le femmine, «abusi sessuali». Tutto torna.
L’Antartide non finisce mai di stupirci. Il continente ghiacciato che abbiamo citato in numerosi articoli sul nostro sito, oggi ancora una volta diventa oggetto di discussione.
La NASA con i suoi satelliti fotografa un iceberg di forma rettangolare nei pressi della piattaforma di ghiaccio Larsen C dell’Antartide.
La fotografia, è stata pubblicata su Twitter la scorsa settimana, durante l’operazione IceBridge , una missione della NASA per monitorare i cambiamenti nelle calotte polari.
Gli utenti dei social network hanno notato in fretta i bordi incredibilmente perfetti dell’iceberg e la sua superficie liscia, in netto contrasto con le forme e le dimensioni caotiche degli altri iceberg.
Nonostante le apparenze, l’iceberg nella fotografia è in realtà di parecchi chilometri e la maggior parte di esso è immerso sott’acqua. La parte che non si vede è probabilmente modellata come un normale iceberg.
Inoltre, nonostante la superficie piatta, l’iceberg è probabilmente molto fragile e si romperebbe se ci si camminasse sopra.
Nonostante sia stata messa al bando, l’incidenza delle mutilazioni genitali femminili – un problema precedentemente sconosciuto nella Finlandia prevalentemente luterana – è aumentata negli ultimi anni, creando un allarme sanitario nazionale per cui si si è cominciato a registrare le statistiche.
L’emittente nazionale Yle ha riferito che, malgrado l’Istituto nazionale finlandese per la salute e il benessere (THL) ha iniziato a registrare i parti di donne con mutilazioni genitali femminili ( MGF ) solo di recente, si stima che alcune centinaia di donne circoncise abbiano partorito in Finlandia solo l’anno scorso.
Päivi Polo, il direttore della clinica femminile dell’ospedale universitario di Turku, ha ammesso di aver visto almeno una o due donne mutilate ogni settimana.
“L’anno scorso avevamo 50 donne circoncise che partorivano a Turku, e dobbiamo essere in grado di assisterle nel miglior modo possibile”, ha detto Polo a Yle .
Secondo l’emittente nazionale finlandese, i medici sono diventati sempre più consapevoli della necessità di affrontare le complicanze della MGF, una procedura umiliante e dolorosa in cui alcuni o tutti gli organi genitali esterni di una donna o di una ragazza vengono tagliati o danneggiati, a causa di credenze tribali. Oltre ad essere estremamente traumatica, la FGM può causare gravi complicanze mediche, che vanno dai problemi del tratto urinario, alle infezioni, a mestruazioni estremamente dolorose o ostruite.
Seija Grenman, vice presidente della Federazione internazionale di Ginecologia e ostetricia (FIGO) ha sottolineato che i medici devono fare attenzione a non esprimere alcun giudizio sulle donne con MGF, anche se la pratica è illegale in Finlandia. Per rispetto verso i pazienti, i medici finlandesi usano quindi la parola più politicamente corretta “circoncisione” invece della brutale “mutilazione”.
La mutilazione genitale femminile è più diffusa nelle nazioni islamiche del continente africano. In Finlandia, le donne somale hanno maggiori probabilità di aver subito di MGF.
“Molti sono consapevoli del fatto che la maggior parte delle donne somale viene mutilata e alcuni medici sanno come affrontare i problemi delle donne sottoposte MGF che complicano il travaglio e il parto della paziente”, ha detto a Yle Roda Hassan, consigliera comunale di Turku e interprete somala . Hassan ha definito la circoncisione uno “strumento maschile per garantire che le ragazze rimangano intatte prima del matrimonio“.
Secondo Polo e Grenman, la maggior parte delle donne circoncise in Finlandia ha subito questa procedura prima di arrivare in Scandinavia, ma anche alcune ragazze nate in Finlandia potrebbero essere sottoposte a MGF.
Grenman ha aggiunto che i sospetti sulle MGF pianificate devono essere segnalati sia alla polizia che alle autorità per l’assistenza ai minori perché “Non spetta a una bambina di tre o sette anni decidere se verrà tagliata o meno”, ha concluso Roda Hassan.
La quota di residenti in Finlandia di origine straniera è passata dal 2,7% della popolazione del paese a 5,5 milioni nel 2011 al 6,8% nel 2017.
COSENZA, 22 OTT – I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza hanno eseguito un provvedimento cautelare, emesso dalla Procura di Cosenza, nei confronti di tre persone. Eseguite anche perquisizioni domiciliari nei confronti di altre sei persone. Tutte sono indagate per favoreggiamento della permanenza illegale di stranieri in Italia.
L’indagine, inizialmente condotta nei confronti di cittadini marocchini sospettati di essere coinvolti in attività terroristiche, avrebbe documentato l’esistenza di un gruppo criminale composto da italiani e marocchini che dietro compensi compresi tra i 4 e i 7 mila euro, organizzava matrimoni fittizi tra italiane e extracomunitari permettendo a questi ultimi di ottenere il permesso di soggiorno provvisorio nonché il rilascio di altri documenti. In totale sono 7 i matrimoni che sarebbero risultati fittizi. A capo della banda ci sarebbe stato un italiano, con la complicità di due connazionali, che sono le persone a carico delle quali è stato eseguito il provvedimento. ansa
UN ARGOMENTO URGENTE PER FRONTEGGIARE UNA REALE MINACCIA
L’intervento del sottosegretario all’Interno, Stefano Candiani, al recente convegno promosso dal Cluster CBRN-P3 su “Il sistema-Italia per la protezione dai rischi e minacce NBCR”, acronimo con cui si intende il complesso dei rischi nucleari, batteriologici, chimici e radiologici
La protezione dei nostri cittadini, oltre che del nostro territorio e della nostra società è una delle sfide più importanti che ci troviamo ad affrontare. Quando un sistema deve essere “protetto” è perché qualcosa o qualcuno lo minaccia. In questo nuovo secolo l’esigenza di “proteggere” deve essere fra le prime priorità di ogni Governo e Stato perché rischi e minacce si annidano ovunque. Basti pensare, fra quelli più visibili, alle conseguenze dell’immigrazione incontrollata, di una concorrenza esasperata e quasi senza controlli, di una continua fluttuazione dei capitali, di un ormai endemico terrorismo di matrice islamica.
La problematica NBCR (nucleare, batteriologico, chimico, radiologico) è una di quelle più “trasversali”, come è emerso chiaramente nel convegno promosso dal Cluster CBRN-P3. Sono elevati i rischi connessi con lo sviluppo industriale, soprattutto nel settore chimico e farmaceutico e con la crescita degli impianti in Paesi (anche a noi vicini) dove sono obiettivamente minori i controlli e le capacità di gestire le emergenze, e con la globalizzazione del mercato che comporta un fortissimo incremento dei trasporti navali e terrestri. E altrettanto elevati sono quelli legati all’errore umano e, ancor più, ai possibili atti criminali di singoli, della delinquenza organizzata e, soprattutto, di gruppi terroristici.
La “trasversalità” è ben evidenziata da una delle caratteristiche del settore NBCR: se si dovesse verificare un’emergenza, molto probabilmente le cause (accidentali o umane, involontarie o volontarie, criminali o terroristiche) risulterebbero secondarie rispetto agli effetti e all’impegno necessario per affrontarla.
Altrettanto “trasversale” deve essere il modo di affrontarla perché un’eventuale emergenza NBCR chiamerebbe in causa aspetti operativi, scientifici, sanitari, di isolamento dell’area interessata, di trasporto, di informazione pubblica. E tutto questo tenendo conto che in un’emergenza NBCR il fattore tempo è sicuramente fondamentale. Il ministero dell’Interno è uno degli elementi cardine del nostro sistema di protezione, attraverso le sue due componenti coinvolte: la Polizia di Stato e il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Anche per questo ruolo, ho accettato di partecipare a questa iniziativa per testimoniare l’impegno del governo e di tutto il nostro Ministero.
La Polizia, attraverso tutte le sue componenti, rappresenta il nostro deterrente nei confronti dei rischi legati all’intervento umano, soprattutto con motivazioni criminali. Il nostro primo obiettivo è impedire che le minacce si concretizzino: di qui l’importanza di assicurare il controllo del territorio e, in particolare, di quanti sono individuati come potenzialmente pericolosi. I Vigili del Fuoco sono il principale strumento operativo per affrontare le emergenze. Nel settore NBCR è stato costituito uno specifico nucleo con un elevato livello di addestramento e professionalità. Perché, soprattutto nelle fasi iniziali, sono proprio loro i primi a dover e poter intervenire.
In tutti i due i casi è evidente che l’efficacia del loro lavoro dipende molto dalla preparazione non solo degli uomini impiegabili, ma anche delle procedure da adottare e dalla capacità di saper gestire una sistematica raccolta di informazioni che consentano in tempi rapidissimi di programmare ogni intervento.
Di qui l’impegno del governo di assicurare la massima attenzione alle esigenze di questi nostri due organismi e, in modo particolare, agli uomini che ne fanno parte e che ne rappresentano la linfa vitale. Il nostro obiettivo è garantire loro di poter operare nelle migliori condizioni di sicurezza e riconoscere loro migliori condizioni di vita.
Ma per affrontare più efficacemente le problematiche NBCR dobbiamo fare uno sforzo collettivo in tutti i settori coinvolti. Fra gli altri vorrei ricordare quello sanitario, quello della ricerca e della formazione, quello tecnologico e industriale. La “trasversalità”, a cui prima facevo riferimento, richiede un approccio interdisciplinare e, a livello statale, interministeriale e centrale-periferico. Su questo fronte penso dovremo lavorare nei prossimi mesi per assicurare un’ancora maggiore “protezione” del nostro sistema-paese.
Il loro obiettivo è islamizzare l’Italia. Non lo nascondono. Siamo noi che facciamo finta di nulla, perché reagire costa ‘lavoro’. Reagire è fatica. Morire lentamente no.
Ad esempio, Abdallah Khezraji, presidente dell’associazione Hilal e riferimento della comunità marocchina residente in Veneto, non ha mai nascosto quale sia il loro obiettivo: «È sotto gli occhi di tutti: le chiusure e i paletti messi dalla Regione non fanno che peggiorare la situazione rimarca in Veneto ci sono circa 170mila musulmani. Migliaia abitano nella provincia di Treviso.
È inutile cercare di nascondere le cosa: stiamo parlando di persone che tra qualche anno potranno anche rivestire ruoli importanti come quelli di politici, sindaci o pure ministri».
«Non stiamo parlando di fantascienza aggiunge, il sindaco di Londra, Sadiq Khan, è musulmano. E quello che è successo in una grande capitale del genere alla fine succederà anche qui, non potete fermarci».
Poi la minaccia:«Cercare di frenare questo processo impedendo l’apertura di spazi autorizzati per l’Islam non può che portare a dei danni».
E questo Khezraji è il punto di riferimento locale del governo PD, un po come Chaouki lo è a livello nazionale. Prese parte agli Stati generali dei musulmani residenti in Veneto andati in scena all’hotel Maggior Consiglio di Treviso.
Lì, i vertici della confederazione islamica nazionale e regionale, rispettivamente il segretario Massimo Abdallah Cozzolino e il presidente Tanji Bouchaib, fecero il primo passo verso la formazione di un Islam italiano.
L’islam ‘italiano’ ha l’obiettivo di dominarci.
O li fermiamo ora, o non li fermeremo più. Prendiamo il Veneto e la giusta richiesta di autonomia amministrativa, che va estesa a tutte le regioni italiane, perché la responsabilità è democrazia. Ma tutto questo viene in secondo piano rispetto a quella che è una vera e propria emergenza: ci stanno sostituendo. Altrimenti l’autonomia servirà solo a proclamare il Califfato di Venezia. Loro lo dicono, non lo nascondono.