mercoledì 10 ottobre 2018

Piaccia o no, questa è la nostra Rivoluzione Culturale. (Si chiama democrazia)

Quella che fa incattivire gli europeisti e contro cui mobilitano tutte le loro armi lecite e illecite – è la nostra Rivoluzione Culturale.  Il punto è che molte persone (ancora non abbastanza) hanno fatto la Scoperta del Secolo:

I tecnocrati sono incompetenti
E’ essenziale, perché la legittimità delle tecnocrazie è basata sul mito della loro competenza scientifica. Gli affari pubblici sono troppo complicati per  i comuni cittadini; i  politici che loro eleggono sono ignoranti, incompetenti, corrotti, incapaci. Sprecano capitale… E’ meglio devolvere la sovranità a gente scientificamente preparata, non passionale, che adotta misure oggettive.
Ciampi laureato in Lettere, mai una  sola  pubblicazione in scienze economiche, ha prodotto il “divorzio” fra Tesoro e Bankitalia a cui dobbiamo l’immane debito pubblico che ci schiaccia. Mario Monti, presidente della Bocconi? Anche di lui, provate a cercare se ha mai pubblicato uno studio economico su riviste serie. Monti, abbiamo visto, è un solenne cretino: ha distrutto l’economia italiana, dall’immobiliare giù giù fino alla  nautica di diporto, facendo impennare la disoccupazione  e  lasciandoci un debito pubblico maggiore di quello con cui era entrato a governarci: ossia ottenendo lo scopo  contrario a quello proclamato.  Di Giancarlo Padoan, abbiamo visto come si è posto davanti alla UE: “Schauble, cosa devo fare perché tu mi sia meno ostile?”….Troppo lungo sarebbe spiegare l’incompetenza e gli errori pacchiani di Mario Draghi o del suo predecessore Trichet . Ci basti ricordare i due “esperti” mandati dal Fondo Monetario a  curare che la Grecia pagasse i suoi debiti alle banche francesi e tedesche con gli adeguati tagli ed austerità –  Olivier Blanchard e Carlo Cottarelli –  hanno sbagliato platealmente i “moltiplicatori”: s’erano immaginati che ogni taglio della  spesa pubblica in Grecia avrebbe prodotto un calo del Pil di 1 punto, e invece il calo è stato di 2 anzi  3 punti.  Insomma hanno ammazzato il cavallo da tiro  affidato alle loro “cure”. E il bello è che Blanchard almeno l’ha riconosciuto in un dotto “paper”, Cottarelli invece  è il tecnocrate che Mattarella ci voleva appioppare come governante: tecnico, oggettivo, scientifico.
Dunque: i tecnocrati  sono incompetenti, ignoranti della materia economica di cui si dichiarano luminari. Quelli americani un po’ meno: Greenspan, Bernanke, Yellen dopotutto hanno cattedre e pubblicazioni – ma quelli europei sono dei veri cretini, come Mario Monti o Cottarelli. Come mai, allora i poteri “forti” insistono a metterli sopra i governi e a guidare i popoli? Cosa è che li rende preziosi agli occhi del Grandi Usurai?
Perché anche se incompetenti in Economia, una competenza molto pregiata ce l’hanno:
In cosa i tecnocrati sono competenti? In crudeltà.
La  loro  vera  competenza è la disumanità.   Sta nel fatto che applicano con spietata inumanità ricette che sanno sbagliate, senza deflettere davanti ai  costi umani –  come la mortalità infantile aumentata in Grecia del 47%,  i suicidi cresciuti del 36% la disoccupazione al 21% – “Sono riusciti a  farci sentire  in colpa per avere il sole”, come ha detto un greco. Hanno spento un popolo fratello nostro.
In Italia, Monti ha applicato senza batter ciglio le misure  austeritarie e deflazioniste  sotto dettatura tedesca,  assistendo inconcusso al crollo del Pil (che doveva aumentare)  e della domanda interna, alla salita della disoccupazione giovanile alle stelle, ai suicidi degli imprenditori…senza modificare in nulla la sua politica,  benché i risultati disastrosi fossero già  evidenti solo un anno dopo il suo regno, come segnalava non un foglio ostile e populista, ma Il Sussidiario:
Riuscendo ovviamente nell’impresa di aumentare il debito sul Pil, che con le sue misure credeva di  ridurre.


Nell’insieme, gli errori del tecnocrate Monti hanno prodotto nell’economia un buco di 400 miliardi, e non secondo un “populista”, ma per valutazione del tecnocrate  successivo che il FMI ci ha appioppato,Gian Carlo Padoan.
E’difficile credere che un governo di incompetenti  avrebbe fatto danni peggiori. Eppure adesso, che gli italiani (finalmente!) hanno preso atto che i tecnocrati li hanno rovinati e dunque hanno provato ad eleggere gente nuova, venuta da loro, dal  popolo, ecco tutti i media e  l’opposizione dal PD a Berlusconi, strillare che   sono venuti al potere “gente che non ha mai lavorato un giorno”;  gente “incompetente”, senza titolo di studio, inesperta, che non capisce nulla delle complicatissime relazioni internazionali, europee, economiche globali.
Io stesso sono sorpreso di come Di Maio,  il 5Stelle  “che non ha mai lavorato”, abbia risolta il problema dell’ILVA di Taranto, conducendo la trattativa con gli indiani della Mittal e con soddisfazione dei lavoratori, come gli hanno riconosciuto i sindacati. E non solo, bisogna dire di più: ha salvato la produzione di acciaio nazionale nonostante  i furenti ideologici della decrescita che dominano nel movimento grillino, volessero semplicemente chiudere l’ILVA e far vivere i pugliesi della raccolta dei mitili.  Insomma ha dato prova di realismo e anche di polso.
Sorprendente anche la determinazione del primo ministro Conte. Gentile e non-antagonizzante, ma sempre fermo sul “contratto”.
Il “polso”  vale più della “scienza”
Incompetente, certo, Di Maio.  Per questo ha studiato il dossier ILVA, s’è perfino lamentato di doverlo fare in poco tempo – ed è una cosa bellissima. Per mia esperienza, i tecnocrati, di fronte a un’azienda, non hanno mai “studiato il dossier”, il caso particolare; hanno applicato la teoria generale – elaborata dal FMI o dalla BCE. Ho già raccontato come Ciampi fece chiudere la fabbrica del fosforo di Crotone, invece di sostenerla, cedendo al dumping cinese,  applicando il dogma  globalizzatore  – e   con fredda crudeltà  devastando  socialmente un territorio in cui la fabbrica era la punta di eccellenza e il traguardo di un lavoro qualificato.
Toninelli? Io ringrazio che a quel ministero sia salito un “inesperto”, il quale ha dovuto subito affrontare, senza alcuna esperienza, una tragedia come il crollo del Ponte Morandi.  Da inesperto, s’è come tutti noiscandalizzato del contratto di concessione truffaldino e segreto che i precedenti politici “esperti”  avevano  regalato ai Benetton, e l’ha gridato ai quattro venti, mentre i media nemmeno osavano scrivere il nome “Benetton”; come noi s’è indignato del furto fatto a tutto il popolo italiano  con questa cessione a credito di un monopolio naturale, di un equipaggiamento del territorio  costruito dalle precedenti generazioni,  dando a privati una rendita favolosa senza impegno a spendere il necessario in manutenzione.
Vi posso assicurare che se al posto di ministro alle infrastrutture ci fosse stato Delrio, voi ed io non sapremmo niente del patto segreto e truffaldino;  che tutte le colpe e le spese sarebbero state accollate allo Stato, ossia ai contribuenti, come hanno fatto per Montepaschi e Banca Etruria – in applicazione della norma del capitalismo ultimo: privatizzazione dei profitti, socializzazione delle perdite. In piena omertà nella comune  spoliazione  dei pubblici   patrimoni.
Proprio perché “incompetente”,  Toninelli ha posto il problema politico più alto, e più taciuto nell’ultimo cinquantennio: le  criminali  “privatizzazioni” – svendite – del ricco patrimonio pubblico operate dai vari Ciampi,  Amato, Prodi eccetera, e la
necessità di ri-nazionalizzazioni.
Un tema così politicamente centrale e  importante,   le nazionalizzazioni,   che per esempio quelli della Lega (più “esperti”  e con interessi  territoriali nella torta) hanno costretto  a metterci la sordina,  non  più all’ordine del giorno.   Ma dovrà tornarci, ed in ogni caso grazie a Toninelli per averlo sollevato.
Quanto a Salvini,  il necessario lo ha detto Crosetto: nel suo modo sgangherato e vociante,  spesso eccessivamente  e inutilmente provocatorio, ha comunque azzerato il criminale business dei migranti e  obbligato la UE a sbatterci il naso rivelando la propria nullità,  e di Macron l’egoismo e la stupidità.
Ovviamente i nuovi hanno difetti,  vuoti culturali,  inefficienze, ingenuità. Parlano troppo ed hanno esitazioni, come dimostrano sul ponte di Genova di ricostruire, su chi sarà il commissario, sul reddito di cittadinanza, nel ritardo  con cui varano il DEF.  Verso l’eurocrazia, sono andati all’attacco più a  parole e meno nei fatti, per di più senza essersi assicurati il saldo controllo  di  nessun media  di massa,  senza avere  la presa sulle  tecnocrazie ministeriali, “competentissime” a remare contro, rallentare  e sabotare,  quando non palesemente in intesa col nemico europeo e piddino. Con un capo dello stato pesantemente ostile,  che trama,  che non considera  questo governo legittimo e lo dimostra  ad ogni occasione. Insomma vanno alla guerra deboli, anche se determinati, e contro le tecnocrazie più competenti in crudeltà.
Armati solo di un favore popolare, il vostro voto, che  può cambiare e rovesciarsi al primo intoppo, al primo ritardo: per esempio sul ponte di Genova, che altri sabotatori  hanno il potere di ostacolare. I trabocchetti sono mille e loro non  sono esenti da inadeguatezze e da errori. Lo so, c’è da tremare.
La sola cosa che posso dire è che le loro inefficienze, insufficienze, inesperienze,   sono lì da vedere,    le espongono sotto gli occhi di voi elettori.  Anche  troppo. Per essersi fatto un selfie in due giorni al mare  con la compagna, Toninelli è stato seppellito di insulti sulla Rete: doveva occuparsi del ponte Morandi, altro che vacanza!
Sbagliano. Sotto gli occhi nostri.
Voglio  dirvi che già questo è una gran cosa. I “difetti” di Ciampi,   l’incompetenza di Monti, gli errori di Cottarelli  a spese dei greci,  mica li abbiamo  visti – se non dopo  che hanno prodotto i danni. Il potere della tecnocrazia  è infatti per lo più occulto, occultato, si svolge dietro quinte, in processi di cooptazione  che avvengono “sopra” lo sguardo della pubblica opinione. Siccome le loro poltrone non dipendono da voi, i tecnocrati non hanno bisogno di  farsi conoscere. Di molti non vedete mai nemmeno le facce. I giornalisti, da loro, ricevono  solo comunicati stampa elogiativi da pubblicare.
Ve lo dico in base alla mia esperienza giornalistica. Di Mario Monti avevo capito che era un solenne cretino – solenne, certo – perché già mi occupavo di economia,  il che non impediva che tutti i media anche internazionali gli dedicassero copertine del tipo “Ecco l’uomo che salverà l’Italia”, e ai grandi giornali di trattarlo come un Venerato Maestro, invece che come il Solito Stronzo.
Ma di Ciampi, che da governatore di Bankitalia colluse con l’allora  ministro Andreatta per “il divorzio” che espose le finanze italiane ai “mercati esteri” senza alcuna necessità  – un gigantesco crimine fatale per l’intera società, e del tutto illegittimo  – non seppi nulla,  allora. Eppure era il 1981, avevo già quasi 40  anni, facevo il giornalista da 10.  Ma  non mi occupavo di economia. E i giornalisti che se ne occupavano nascosero benissimo il significato dell’evento.   Non mi vergogno a  dire che capii il “divorzio” solo molti anni dopo, da Nino Galloni.

Il danno era fatto e incancrenito a tal punto, che rimediarlo richiederebbe lacrime e sangue. Eppure chiedete in giro, l’immensa maggioranza di voi  ritiene  ancora Ciampi un Venerato Maestro e un paterno nonno-banchiere.
Ecco la scoperta ulteriore:
 questa  imperfezione che vediamo nei nostri  politici che abbiamo votato, si chiama Democrazia Politica
L’imperfezione è insita nella democrazia politica
E’ l’imperfezione  della democrazia  stessa. Il popolo che vota  non conferisce ai votati nessuna mitica infallibilità, per il semplice fatto che il popolo stesso non è – e non deve credersi – miticamente infallibile.  I politici che elegge non daranno alcuna garanzia di fare la cosa giusta,  per il fatto di essere eletti. Possono commettere errori. Ma abbiamo visto che i tecnocrati “competenti” ci hanno portato alla rovina, e dunque abbiamo appreso che Il popolo ha diritto a scegliersi da chi farsi governare, perché è lui che paga il prezzo delle scelte politiche, e ne subisce i danni.
La sola legittimazione della democrazia sta in questo.
Naturalmente ciò richiede un popolo meno corrotto di quello che siamo, un popolo   col buonsenso maturo di “pater familias”, che siamo ben lungi dall’essere : votano anche i discotecari e i drogati, che io espellerei dalla scelta politica come nemici del popolo per egoismo.  Ovviamente occorre anche una stampa  seria   nei suoi doversi verso il popolo, che gli ricordi di continuo le responsabilità che si assume col voto  –   essendo un modesto ausiliario della democrazia: “informare per decidere”, e non lo è.
Vedete quante imperfezioni e insufficienze minano la  democrazia politica. Sono, letteralmente, i rischi della vita: da cui nessun sistema esenta, credetemi.
Questa imperfezione è la stessa democrazia politica, e dimostra una cosa:
la politica non è scienza
E’ uno sgangherato bricolage –  certo, sempre meno sgangherato quanto più si è provvisti di cultura,  di amore dei  poveri nella società  ed assistiti da tecnici leali   – per prendere decisioni “politiche”. Che significa “discutibili”, come sono sempre le scelte nella vita.  Nessuna scelta è “la migliore”, o senza effetti collaterali, perché allora sarebbe  facile governare; anche la miglior scelta  danneggerà qualche interesse, per esempio. Per questo dico che ogni politica è “discutibile”: il che significa che è legittimo e doveroso discuterla  – e poi scegliere. Questa capacità di scelta, di polso e volontà, è ciò che “fa”  di un  tizio che non ha mai lavorato un leader politico.
Domani quelli che ho elogiato commetteranno di sicuro errori  madornali, e allora li criticheremo e discuteremo. Sempre però con la coscienza che sono, nella loro incompetenza, meglio del regime dei tecnocrati  che ci ha rovinato.
La “legittimità” della tecnocrazia, notoriamente, viene da una pretesa di scientificità:   sostengono di applicare la scienza economica, sostengono che la scelta in politica non è che una sola, oggettiva, “razionale”, che “non c’è alternativa” al mercato, che l’euro è “irreversibile” eccetera.
Ora,   l’unica “scienza esatta” è solo la matematica. Già la fisica è molto meno esatta, e lo dimostra il fatto che  vi si discutono teorie, dunque  “discutibili”.    La medicina, una scienza?  E’ nulla senza l’intuizione diagnostica, dell’”occhio clinico”,una qualità artistica  che un medico ha e un altro no, e inutilmente sostituirà moltiplicando le TAC e gli esami del sangue  per giungere alla diagnosi.  Figuratevi se è scientifica l’Economia.  Se avete dei dubbi, pensate a Monti e Cottarelli.
Tecnocrazia è totalitarismo.
Questa pretesa di scientificità non è altro che una maschera del solito, vecchio totalitarismo.   Serve a stroncare ogni dibattito, a impedire “altre soluzioni” che non fanno comodo ai banchieri ed usurai,   e a non far sapere al popolo   le scelte di cui pagherà  il prezzo.

Promemoria per i giornalisti: l’Italia non ha mai fatto bancarotta sovrana. La Germania e l’Austria 7 volte, Francia e Olanda 1 volta.

https://www.maurizioblondet.it/piaccia-o-no-questa-e-la-nostra-rivoluzione-culturale/

PIOGGIA DI FILAMENTI DAL CIELO

Il fenomeno alquanto strano si ripete da anni in molte zone del globo, ed anche in Italia. E proprio negli ultimi giorni pare intensificarsi. Segnalazioni arrivano soprattutto dall’Italia centrale. Molte persone hanno anche filmato la pioggia di tali filamenti, molto simili a ragnatele.
Mostriamo foto e analisi di uno tra i tanti casi. Un ingegnere elettronico voleva sapere di più e ha fatto eseguire una analisi a spese sue analizzando i campioni di questi filamenti per capire quanto meno l’origine e le cause, ed eventuali tossicità per l’uomo. I dati mostrano , come del resto altre volte, non sono stati  ragni a depositare questi filamenti

Spettroscopia EDX

I materiali sono stato raccolti sul campo – vedi foto precedente
RISULTATI




Scrive l’ingegnere in un commento
riferendosi a questa immagine (seguente), che descrive il disco auto-levitante delle dimensioni nanometriche di David Keith
Strano che io ho provato effettivamente con una calamita ad agire nei dintorni di un filo, effettivamente confermo che scorrendo avanti e indietro ci sono degli effetti attrattivi…..Cosa che invece non accade con le vere ragnatele dei veri ragni…. Capita anche che i fili sono mescolati a ragnatele vere. Allora si puo’ usare la calamita per cercare i fili “aeronautici” , visto che sono i soli ad essere attratti… Ho provato !!”   Vedi 2010 paper,Photophoretic levitation of engineered aerosols for geoengineering,” 

APPROFONDIMENTO:
Filamenti non identificati che cadono dal cielo


RAPPORTO IPCC 1.5°C: AGIRE SUBITO O NEL 2040 CLIMA FUORI CONTROLLO

Il destino del lavaggio del cervello: l’aridità!
(Zoran Stanojevic)
*****
Gli effetti dei cambiamenti climatici, la cui causa è ulteriormente confermata
Luca Lombroso
Il “rapporto speciale 1.5°C” dell’IPCC rinnova l’allarme clima e l’urgenza dell’azione. Cosa significa, perché e come limitare il riscaldamento globale entro 1.5°C?
Questo importante documento non riguarda solo il clima, ma anche lo sviluppo sostenibile e la lotta alla povertà, infatti il nome completo è “rapporto speciale sugli impatti del riscaldamento di 1.5 °C rispetto ai livelli preindustriali e sui percorsi delle emissioni di gas serra, nel contesto del rafforzamento della risposta globale alla minaccia del cambiamento climatico, sostenibile sviluppo e sforzi per sradicare la povertà”.
Gli impatti: mezzo grado comporta grandi differenze
Gli effetti dei cambiamenti climatici, la cui causa è ulteriormente confermata nelle attività umane, non sono lineari. Con un riscaldamento di 1.5°C ci sarebbe una perdita del 6-8% delle specie viventi, a 2°C, si arriverebbe al 16-18%. L’innalzamento globale del livello del mare sarebbe inferiore di 10 cm con il riscaldamento globale di 1.5 ° C rispetto ai 2 ° C.  
La probabilità che l’Artico si trovi libero dal ghiaccio marino in estate sarebbe una volta al secolo con un riscaldamento globale di 1,5 ° C, ma almeno una volta ogni 10 anni con 2 ° C. Le barriere coralline diminuirebbero del 70-90% con un riscaldamento globale di 1,5 ° C, mentre praticamente sparirebbero con 2°C. Notevoli anche le differenze nella frequenza degli eventi estremi e delle ondate di calore in Europa, molto più frequenti a 2°C rispetto allo scenario prudenziale di 1.5°C. Limitare il riscaldamento globale a 1.5°C darebbe alle persone e agli ecosistemi più tempo per adattarsi 
Che fare e quanto tempo abbiamo
Le emissioni globali di CO2 dovrebbero diminuire di circa il 45% entro il 2030, raggiungendo “emissioni nette zero” entro 2050. Emissioni nette zero significa che eventuali emissioni residue dovranno essere compensate rimuovendo CO2 dal aria. In pratica, occorrerebbero tecnologie per ripulire l’aria e stoccare CO2 nel sottosuolo tutte da sviluppare e piene di incognite. “Limitare il riscaldamento a 1.5°C è possibile, ma fare ciò richiederebbe cambiamenti senza precedenti“, ha affermato Jim Skea, co-presidente del gruppo di lavoro III dell’ gas serra “rapide e di ampia portata” nei settori dell’agricoltura, foreste, energia, industria, edifici, trasporti e città
Prossimo appuntamento sul clima: COP 24 a Katowice, Polonia
Secondo l’IPPC, questo rapporto fornisce ai responsabili delle politiche e ai professionisti le informazioni di cui hanno bisogno per prendere decisioni che affrontino i cambiamenti climatici. I prossimi anni sono probabilmente i più importanti della nostra storia. La parola per le decisioni per le conseguenti azioni passa ora ai politici, decisori e potenti del mondo che si riuniranno alla prossima COP 24 che si terrà a Katowice, in Polonia, in Dicembre
FONTE 

Leggi qui il Sommario per i decisori politici
Leggi qui il report completo


Le sanzioni alla Russia da parte degli Stati Uniti sono “un errore strategico colossale”, ha avvertito Putin


Gasdotto nord Stream 2




di Tyler Durden

Mentre la Russia sta preparando i piani per svezzare il suo sistema dal dollaro, facendo avanzare una tendenza alla deprezzamento tra i maggiori rivali economici e geopolitici degli Stati Uniti, il presidente russo Vladimir Putin ha accusato Washington di aver commesso un errore “colossale” ma “tipico” sfruttando il predominio del dollaro per imporre sanzioni economiche contro regimi che non si piegano ai suoi capricci.

“Mi sembra che i nostri partner americani stiano commettendo un errore strategico colossale”, ha detto Putin.

“Questo è un errore tipico di qualsiasi impero”, ha detto Putin, spiegando che gli Stati Uniti stanno ignorando le conseguenze delle loro azioni perché la loro economia è forte e la stretta egemonica del dollaro sui mercati globali rimane intatta. Tuttavia “le conseguenze arrivano prima o poi”.



Queste osservazioni hanno fatto eco a una valutazione espressa da Putin a maggio, quando ha affermato che la Russia non può più fidarsi del dollaro USA a causa delle decisioni americane di imporre sanzioni unilaterali e violare le regole dell’OMC.

Sebbene le critiche di Putin non siano affatto nuove, queste ultime osservazioni seguono a un rapporto del Financial Times, pubblicato martedì sera, che illustra in dettaglio gli sforzi della Russia per svezzare la sua economia dal dollaro. Il risultato è che mentre la de-dollarizzazione può essere dolorosa, alla fine risulta fattibile.

Gli Stati Uniti hanno imposto un altro giro di sanzioni contro la Russia durante l’estate in risposta all’avvelenamento dell’ex agente doppio Sergei Skripal e di sua figlia Yulia, e il Senato degli Stati Uniti sta prendendo in considerazione misure che possano effettivamente tagliare fuori dal dollaro le maggiori banche della Russia e in gran parte escludere Mosca dai mercati del debito estero.

Con la possibilità di essere tagliato fuori dal sistema del dollaro incombente, un piano preparato da Andrei Kostin, il capo della banca russa VTB, è stato abbracciato da gran parte dell’establishment russo. Il piano di Kostin faciliterebbe la conversione degli accordi del dollaro in altre valute che aiuterebbero a svezzare le industrie russe dal dollaro. E tale piano ha già il sostegno del ministero delle finanze russo, nonchè della banca centrale e dello stesso Putin. Nel frattempo, il Cremlino sta anche lavorando su accordi con i principali partner commerciali per accettare il rublo russo per le importazioni e le esportazioni.



Nel segno che un fronte unito si sta formando per aiutare a minare il dollaro, gli sforzi della Russia sono stati prontamente abbracciati da Cina, Turchia e Iran, il che non sorprende, date le loro relazioni sempre più difficili con gli Stati Uniti. Durante le esercitazioni militari congiunte a Vladivostok il mese scorso, Putin e il presidente cinese Xi Jinping hanno dichiarato che i loro paesi avrebbero collaborato per contrastare i dazi e le sanzioni statunitensi.

“Sempre più paesi, non solo a est ma anche in Europa, stanno cominciando a pensare a come ridurre al minimo la dipendenza dal dollaro USA”, ha dichiarato Dmitry Peskov, portavoce di Putin. “E improvvisamente capiscono che a) è possibile, b) deve essere fatto e c) puoi salvarti se lo fai prima”.

Tuttavia, non c’è dubbio che le sanzioni statunitensi abbiano danneggiato la valuta della Russia e contribuito a un aumento dei costi di finanziamento. E se la Russia – che fa molto affidamento sulle esportazioni di energia – potrà convincere tutti gli acquirenti del suo petrolio e del gas naturale ad accettare il pagamento in rubli, rimane una questione aperta. L’aumento degli scambi commerciali con la Cina e altri paesi asiatici ha contribuito a ridurre la dipendenza della Russia dal dollaro. Ma il biglietto verde ha rappresentato ancora il 68% del flusso di pagamenti della Russia.


China yuan

Ma, come Putin ha ripetutamente avvertito, ciò non impedirà loro di provare. Il fatto è che la Russia è uno dei principali esportatori, con un surplus commerciale di $ 115 miliardi l’anno scorso. Come ha sottolineato il FT , i metalli, il grano, il petrolio e il gas della Russia sono consumati in tutto il mondo, anche in Occidente, nonostante le tensioni che circondano il presunto coinvolgimento della Russia nell’avvelenamento di Skripal e la sua annessione della Crimea.

Per essere sicuri, l’abbandono del dollaro come valuta di riferimento per i pagamenti relativi al petrolio non sarebbe un’impresa facile. Ma la Cina ha già fatto il primo passo e mostra che questo può essere fatto lanciando un contratto futures denominato yuan che viene scambiato a Shanghai -assestando il colpo più significativo fino ad ora contro la supremazia del petrodollaro che in precedenza era incontrastata.

Questo dovrebbe incoraggiare Putin a continuare con il suo esperimento – d’altra parte la politica degli gli Stati Uniti gli lascia molta scelta.

Fonte: Zero Hedge

Schulz: “Senza l’Euro la Germania Dovrebbe Temere Non la Cina, ma l’Italia”

17857751_10211040106790845_1424559318_n-300x296


Questa intervista del 2012 di Der Spiegel a Martin Schulz, oltre a dimostrare come in cinque anni non sia stato fatto nulla per risolvere i problemi della UE, chiarisce il pensiero dell’odierno avversario della Merkel, sedicente socialdemocratico e possibile futuro Cancelliere tedesco: “l’Europa è vitale per gli interessi nazionali” – quelli tedeschi, ovviamente. Le sue parole di apparente accondiscendenza verso i paesi periferici vanno lette così: è meglio mantenere gli altri paesi nella condizione di inoffensive colonie, e troppa intransigenza non aiuta. Una sua affermazione è rivelatrice: senza l’euro, con un marco rivalutato, “la Germania non dovrebbe temere la Cina, ma l’Italia e la Francia”. Tutti gli elettori italiani e francesi ne dovrebbero essere consapevoli…

Der Spiegel, 04 settembre 2012
SPIEGEL: Signor Presidente, il filosofo della “Scuola di Francoforte”, Jürgen Habermas, ha detto che ci sono solo due strategie possibili per l’Europa: tornare alle monete nazionali o andare verso un’unione politica. È vero?
Schulz: Sì, avremmo dovuto introdurre l’unione politica assieme all’euro. In questo abbiamo mancato e dobbiamo rimediare. Ma adesso, in questo momento, non sarebbe di aiuto.
SPIEGEL: Perché no?
Schulz: Non ha senso stare a lamentarsi delle opportunità mancate. Questo è il momento di agire rapidamente nel breve termine. Non posso accettare che, nella situazione attuale, stiamo a perderci in dibattiti teorici. Una ristrutturazione dell’Unione Europea non è un’esigenza pressante in questo momento; ciò che dovremmo fare invece è risolvere rapidamente dei problemi molto difficili.
SPIEGEL: Si riferisce alle crisi nei paesi dell’Europa del sud?
Schulz: Sì. Abbiamo bisogno di crescita economica in Europa, dobbiamo trovare una soluzione per i tassi di interesse eccessivi, che stanno rendendo difficile a molti paesi tenere sotto controllo il loro livello di debito. Questo è l’obiettivo fondamentale per i prossimi mesi.
SPIEGEL: La Germania è più interessata a discutere della possibile introduzione di un’unione politica.
Schulz: Questo è un drammatico errore. Come se un cambiamento strutturale potesse risolvere i problemi nel breve termine. Questa è la linea della Cancelliera tedesca e del Ministro delle finanze …
SPIEGEL: … e anche di tutta la dirigenza del Partito Socialdemocratico tedesco (SPD).
Schulz: Di tutti i politici a livello nazionale, in effetti, e non solo in Germania. Per me è come se fossimo seduti nella cabina di guida di un aereo mentre c’è una forte turbolenza, e stessimo a parlare di come poter migliorare i motori del velivolo. Certo, dobbiamo anche affrontare una crisi politica sistemica, ma questo non ci aiuta ad affrontare il momento presente: non c’è crescita economica in Grecia e c’è speculazione sui tassi di interesse contro la Spagna, l’Italia e il Portogallo.
SPIEGEL: Lei cosa suggerisce?
Schulz: Dobbiamo ridurre il peso degli interessi sui paesi dell’Europa del sud. Il modo migliore per farlo sarebbe di usare gli eurobond. Ma anche questo darebbe avvio a un dibattito teorico, perché l’Olanda non li vuole, la Finlandia non li vuole, e la Germania assolutamente non li vuole.
SPIEGEL: E questo ci porta a chiederle: perché Martin Schulz li vuole?
Schulz: Perché abbiamo un’area valutaria ed economica comune, e questo significa che, di fatto, i singoli paesi non hanno più sovranità sulla propria moneta. Anche la Germania appartiene a quest’area. Perché, dunque, non dovremmo applicare degli strumenti di politica monetaria a livello transnazionale?
SPIEGEL: Perché il Trattato di Maastricht stabilisce che nessun paese deve essere responsabile per il debito di un altro paese – è la cosiddetta clausola di “non salvataggio”.
Schulz: Il Trattato di Maastricht afferma anche che l’emissione di nuovo debito non dovrebbe superare il tre percento del prodotto nazionale. Questo è stato tolto dal tavolo con un segno di penna da quelle stesse persone che oggi considerano la clausola di “non salvataggio” come fosse un dogma intoccabile.
SPIEGEL: Si riferisce alla violazione delle regole sul deficit da parte del suo compagno socialdemocratico, nonché ex Cancelliere tedesco, Gerhard Schröder?
Schulz: Di certo Francia e Germania hanno violato le regole, ma se si è potuto interpretare i trattati in modo così flessibile, allora perché non lo possiamo rifare adesso con gli eurobond? Ma niente, così non va, questo non succederà e abbiamo bisogno di un’altra soluzione.
SPIEGEL: Qualche idea?
Schulz: Ci sono due opzioni: o decidiamo per un fondo di ammortamento del debito, con il quale una parte del debito esistente di tutti i paesi dell’Unione Europea può essere garantito e ripagato un poco alla volta …
SPIEGEL: Oppure?
Schulz: Oppure concediamo delle autorizzazioni bancarie al Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM), il fondo permanente di salvataggio, in modo che possa prendere a prestito denaro dalla BCE come qualsiasi altra banca.
SPIEGEL: L’esito di un approccio o dell’altro sarebbe che i paesi più colpiti abbandonerebbero immediatamente i loro tentativi di riforme.
Schulz: Conosco bene questo argomento: che le cattive politiche rendono i paesi dipendenti dal denaro a buon mercato; ma non è così. Le cose sono cambiate. Lo scorso anno abbiamo dato un forte giro di vite contro chi violava i parametri sul deficit, tramite una serie di nuovi regolamenti. Poi c’è il fiscal pact, che fornisce nuove possibilità di supervisione. Abbiamo soddisfatto le condizioni che ci servivano per avere un fondo di ammortamento del debito o una licenza bancaria per l’ESM.
SPIEGEL: Ma nemmeno il suo stesso partito, l’SPD, si spinge fino a questo punto.
Schulz: Forse, ma io sono Presidente del Parlamento Europeo. A parte questo, sulla politica europea l’SPD si è comportato più responsabilmente di qualsiasi altro partito europeo di opposizione. Per la socialdemocrazia tedesca l’Europa è vitale per gli interessi nazionali. E questo è un argomento sensato.
SPIEGEL: Nemmeno la maggioranza dell’opinione pubblica tedesca è d’accordo su una condivisione del debito.
Schulz: Purtroppo questa affermazione è assolutamente vera, e mi preoccupa molto. Ciò di cui abbiamo bisogno è di spiegare alla gente quali sono le alternative.
SPIEGEL: Quali sono?
Schulz: Reintrodurre il marco tedesco. Sarebbe una valuta estremamente forte, che renderebbe le esportazioni tedesche molto più costose. L’industria automobilistica tedesca dovrebbe temere non più la Cina, ma la Francia e l’Italia, la Peugeot, la Citroën e la FIAT. La Germania diventerebbe troppo grande per l’Europa ma troppo piccola per il mondo. A questo dovrebbero pensare quelli che chiedono un’uscita della Grecia dall’eurozona.
SPIEGEL: Quindi lei pensa realisticamente che la Grecia abbia qualche possibilità?
Schulz: Se continuiamo ad andare nella direzione in cui stiamo andando è difficile. Imponendo tagli non otterremo nessuna crescita in Grecia. Sarebbe preferibile una zona economica speciale per la Grecia.
SPIEGEL: Suona come una proposta un po’ vaga.
Schulz: Ma non lo è. Le aziende investiranno in Grecia solo se ci saranno tre condizioni. Primo, ci deve essere un chiaro impegno verso l’euro. Nessuna azienda investirà se ha il timore che a un certo punto la Grecia uscirà dall’euro. Secondo, il governo greco deve essere pronto a lavorare insieme alle istituzioni europee per la ristrutturazione del paese.
SPIEGEL: E in pratica cosa deve succedere?
Schulz: Abbiamo bisogno di un’agenzia per la crescita, nella quale i funzionari europei e greci possano individuare assieme i progetti che l’UE deve sostenere. Questo implicherebbe un certo grado di controllo, ma anche lo sviluppo di una fiducia reciproca. Sarebbe una sfida per il governo greco, che dovrebbe accettare di realizzare le riforme assieme ai funzionari che rappresentano la comunità alla quale esso appartiene. Essi non sono una forza ostile di occupazione, ma degli strumenti che forniscono aiuto.
SPIEGEL: Ci manca ancora il terzo punto.
Schulz: Contributi agli investimenti per le aziende che vanno in Grecia, per il turismo, le infrastrutture o le energie rinnovabili.
SPIEGEL: La situazione in Italia non è tanto migliore. Il paese geme sotto il peso del debito.
Schulz: Lì potete vedere quanto siano assurde le reazioni dei cosiddetti mercati. Per molto tempo l’Italia è stata governata da alcuni tra i politici meno professionali che si siano mai visti. Eppure non c’era molta pressione in termini di speculazione. Oggi c’è Mario Monti, l’Italia ha quel tipo di leader che di solito si vede solo nei film, un distinto professore che non accetta nemmeno un cuoco nella sua residenza a Palazzo Chigi. È la moglie stessa di Monti che cucina la pasta – eppure questo è l’uomo di cui i mercati non si fidano.
SPIEGEL: Non è che i mercati non si fidino di Monti, ma hanno paura che egli lasci l’incarico, che ritornino i soliti politici italiani.
Schulz: È speculazione dalle motivazioni politiche. Monti sta facendo dei tagli, ma tutto quello che lui riesce a risparmiare va a coprire l’aumento dei tassi di interesse. E quando dice: “Mio Dio, gente, aiutatemi”. Noi cosa rispondiamo? Rispondiamo: “Devi fare altri tagli, l’Italia deve arrangiarsi e uscirne da sola”. Ma non funzionerà. Voglio esser chiaro su questo.
SPIEGEL: Prego, ci spieghi.
Schulz: L’Italia è uno degli otto paesi più industrializzati. Cosa succede se un paese del G-8 e dell’Unione Europea va in bancarotta? Qualcuno pensa che la Germania non ne risentirà? L’Italia è uno dei nostri mercati più importanti. No, in questo modo non andiamo da nessuna parte. Dobbiamo dare licenza bancaria all’ESM, tagliare i tassi di interesse.
SPIEGEL: In definitiva tutti i suoi suggerimenti si riducono allo stesso punto: la Germania deve pagare.
Schulz: Be’, vediamo i numeri. L’ESM, il Meccanismo Europeo di Stabilità, non viene finanziato dalla sola Germania, il 20 percento dell’ammontare del pacchetto di salvataggio viene dalla Germania. L’Italia e la Francia assieme coprono il 38 percento del totale. Questa è la realtà. Non ha senso dire che tutti vogliono i soldi della Germania. State dando troppa attenzione alla nuova retorica nazionalista della Germania.
SPIEGEL: Ma non può negare che molti, su questo continente, non vogliono “più Europa”.
Schulz: La grande maggioranza della popolazione è favorevole all’idea di un’unione moderna e illuminata di paesi che dimostrano solidarietà. Il regista Wim Wenders ha recentemente riassunto il problema molto bene. Ha detto che l’idea di Europa è diventata quella di un’amministrazione, e adesso la gente pensa che l’amministrazione sia l’idea stessa di Europa. Ma questo non vuol dire che dobbiamo rinunciare all’idea. Significa che dobbiamo cambiare l’amministrazione.
SPIEGEL: Se sempre più competenze nazionali verranno trasferite a Bruxelles, a un certo punto ci dovrà essere un referendum anche in Germania. Questo è un pericolo o un’opportunità per la UE?
Schulz: A differenza di altri paesi, la Germania non ha avuto esperienza di referendum. Ma quando la Corte Costituzionale tedesca sarà arrivata alla sua decisione sull’ESM il 12 settembre, allora si dovrà chiedere il voto popolare. E questo è positivo. Bisogna lasciare che la gente possa votare, se si tratta di una nuova Costituzione. Trovo sorprendente, comunque, che molti politici tedeschi si oppongano ai referendum e tuttavia, quando si tratta di una questione europea, chiedono subito un plebiscito.
SPIEGEL: È questo il caso del leader dell’SPD, Sigmar Gabriel. Anche lui è determinato nella sua volontà di lasciar votare la gente sull’Unione Europea.
Schulz: È un rischio. I referendum pongono sempre delle minacce quando si parla di politica europea, perché la politica europea è complessa. Sono sempre un’opportunità per quelle parti politiche alle quali piace semplificare le questioni. La politica europea è sempre un intreccio di razionalità e di emozioni. Il problema di noi politici europei è che affrontiamo tutto con fredda razionalità, e poi ci chiediamo perché non riusciamo a coinvolgere emotivamente le persone.
SPIEGEL: Lei non si fida della gente?
Schulz: No, io mi fido, ma non è contrario alla democrazia essere scettici. I referendum sono uno strumento democratico, ma lo sono anche le decisioni raggiunte da una democrazia parlamentare. Sono per un’estrema cautela quando si tratta di referendum. Anche in Germania.
SPIEGEL: Come può l’Europa diventare più democratica?
Schulz: Dal 2014 non ci potrà più essere un Presidente della Commissione Europea senza una maggioranza in Parlamento. I leader del governo dovranno essere determinati dagli esiti delle elezioni europee. Questo è stabilito anche dal Trattato di Lisbona.
SPIEGEL: Questo significa che bisogna mettere in campo candidati a livello europeo?
Schulz: Giusto, i partiti dovranno mettere in campo candidati a livello europeo. Non ci saranno più campagne elettorali europee focalizzate su questioni nazionali.
SPIEGEL: Il Ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, e altri, suggeriscono di far eleggere il Presidente direttamente dal popolo.
Schulz: Penso che sarebbe sbagliato. Se il Parlamento non elegge il Presidente, chi controlla il Presidente? Dei 27 stati membri solo la Francia usa un modello simile. Sono contrario a introdurre un sistema simile a livello europeo. Immaginate se ci fosse un tedesco Presidente della Commissione Europea. Se andasse in qualche paese a dire di fare questo o quello non sarebbe ricevuto molto bene. Il Presidente sarebbe rapidamente raffigurato come il tedesco cattivo. Ma se il Presidente viene eletto e controllato dai 700 rappresentanti di tutti i paesi UE, questo lo legittima in modo molto diverso.
SPIEGEL: La ringraziamo per questa intervista.
Intervista condotta da Konstantin von Hammerstein e Gordon Repinski. Tradotta dal tedesco da Ella Ornstein. [Tradotta in italiano da Voci dall’Estero.]