venerdì 28 settembre 2018

MARESCIALLO ANTONIO CAUTILLO : IL CORAGGIO DI DENUNCIARE-2015

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Il maresciallo Antonio Cautillo aveva denunciato abusi da parte di commilitoni. Vive un inferno kafkiano da 23 anni. Inutili appelli ai ministri della Giustizia e della Difesa.
Qualcuno doveva aver calunniato Cautillo perché, una mattina, senza che avesse fatto nulla di male, iniziò un processo contro di lui.
OTTOBRE 2015

ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10842

Dati di presentazione dell’atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 508 del 22/10/2015
Firmatari
Primo firmatario: COZZOLINO EMANUELE 

Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 22/10/2015
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA DIFESA
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 22/10/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-10842
presentato da
COZZOLINO Emanuele
testo di
Giovedì 22 ottobre 2015, seduta n. 508
COZZOLINO. — Al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:

il settimanale Cronaca Vera in data 12 maggio 2015 ha pubblicato l’articolo intitolato «Mi hanno maltrattato in ogni modo» e così ha sintetizzato la vicenda: «Nel corso di un’inchiesta da lui curata, un suo superiore fu indagato per omissioni di atti d’ufficio. È stato forse questo episodio a scatenare nei confronti del maresciallo Antonio Cautillo (vedi Cronaca Vera n. 1961) quella che lo stesso militare definisce una “rappresaglia senza fine”, iniziata nel 1990 e ancora in corso, che ha sottoposto Cautillo a decine di procedimenti disciplinari e penali. Il calvario è iniziato con una graduale emarginazione che si è trasformata ben presto in rapporti sempre più esasperati con superiori e colleghi, fino ad arrivare a boicottaggi, minacce ed altre azioni che Cautillo ha sempre considerato illegali. “Ho sempre denunciato le minacce che, di volta in volta, ho ricevuto”, racconta. “Perseguire i reati è sempre stato il mio compito e l’ho svolto senza compromessi. Proprio per non essere rimasto in silenzio di fronte a gravissime situazioni di cui sono stato testimone, ho subito di tutto: procedimenti disciplinari, punizioni, trasferimenti coatti, continue umiliazioni. A tutto questo si sono aggiunte le denunce nei miei confronti per ipotetiche mancanze in servizio: disobbedienza aggravata e continuata, falsità ideologica, diffamazione, abuso d’ufficio, insubordinazione con ingiuria. Nonostante tutto questo, resisto e resto in servizio. Mi sono opposto a qualsiasi tipo di provvedimento emesso dai miei superiori. Recentemente, per aver documentato un’ingiusta punizione subita, al mio curriculum si sono aggiunti altri due giorni di consegna: per me vale più di un encomio”. VICENDA ALLUCINANTE. In due esposti inviati al ministero della Difesa, il maresciallo definisce “gerarchi” tre superiori. Basta questo per beccarsi una nuova denuncia per diffamazione, l’ultima di una serie di disavventure nel suo disperato tentativo di difendersi da quello che lui percepisce come un vero e proprio accerchiamento. Un noto generale, oggi in pensione, l’aveva preso proprio di petto. “Dopo essere stato assolto da una delle tante accuse di diffamazione fui punito con 10 giorni di consegna di rigore, poi venni sanzionato ‘per aver svolto con apprezzabile continuità attività sindacale’. E infine punito con tre mesi di sospensione dal servizio, dopo un’altra sentenza di assoluzione. Tutti dati in possesso del ministro della Giustizia, che fa finta di niente. Ho subito trattamenti crudeli, inumani, degradanti per mole, ripetitività e durata delle accuse rivolte nei miei confronti. Sono stato costretto a difendermi in 16 processi penali. Tutti questi provvedimenti possono sembrare ineccepibili perché emanati da persone in divisa, ma proprio chi dovrebbe difenderti spesso ti pugnala alle spalle”. Quel generale era amico dell’ex suocero di Cautillo e, infatti, anche nella vita privata il maresciallo è stato al centro di un’altra vicenda allucinante. Dopo un matrimonio in pompa magna, la moglie lo lascia, andandosene con la figlia e ottenendo sia l’annullamento della Sacra Rota per “costrizione morale”, sia l’assegno di mantenimento. Un’altra vicenda che si trascina a lungo nelle aule di giustizia. NESSUNA RISPOSTA. Come se non bastasse, oltre a tutto questo, il maresciallo Cautillo ha dovuto far fronte alle conseguenti cause di pignoramento di beni immobili di cui non era neanche più proprietario e al blocco dello stipendio, sostenendo numerose udienze senza avvocati difensori. “Gli stessi individui da me segnalati mi hanno privato di importanti incentivi concessi a tutti, come il premio di produzione e l’indennità di funzione. Se sei accusato e poi ti assolvono non ti chiedono scusa: ti puniscono, ti bloccano la carriera e, in branco, tentano di licenziarti. Finisci tu stesso sotto accusa”. Sul caso Cautillo sono state presentate 15 interrogazioni in Parlamento, 41 esposti al ministero della Giustizia e 30 al ministero della Difesa. Senza alcuna risposta esaustiva. Della questione sono state investite anche le istituzioni europee. “Sono un sopravvissuto, nessuno può resistere a tutto questo. Non c’è tirannia peggiore di quella esercitata nel nome della giustizia e sotto lo scudo della legge da poteri intoccabili. Con la consapevolezza che questa battaglia giudiziaria e disciplinare capovolta possa andare avanti a vita. Anche questo governo, come i precedenti, non difende chi denuncia la corruzione, protegge le caste militari e giudiziarie, si trincera dietro silenzi e omertà. Ho scritto a tutti, anche alla presidenza del Consiglio, segnalando dove andavano i miei superiori utilizzando l’auto di servizio, con chi s’incontravano e quali tipi di scambi avvenivano. Nessuno è mai intervenuto”»;
il maresciallo sulla vicenda ha sinora presentato 44 esposti al Ministro della giustizia, da cui risulterebbero inquietanti profili meritevoli di approfondimento;
nell’esposto n. 44 inviato al Ministro della giustizia il 25 settembre 2015, atto emblematico e divenuto di dominio pubblico, il carabiniere ha denunciato di essere vittima di ripetuti episodi di malagiustizia;
sulla vicenda che riguarda il militare, sono stati presentati 3 precedenti atti di sindacato ispettivo (4-02661, 4-01366 e 4-00975) al Senato che ad oggi non hanno ricevuto risposta, così come i numerosi atti di sindacato ispettivo presentati nel corso della XVI legislatura –:
se il Governo non ritenga opportuno, affinché si faccia piena luce sulla vicenda, attivare le iniziative ispettive di competenza. (4-10842)
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):
trattamento crudele e degradante
delitto contro la persona
istituzione dell’Unione europea

Osservatorio Blockchain 2018: crescono del 73% i progetti e si afferma un nuovo rapporto con le cryptocurrency

Dal Proof of Concept (PoC) al business, dalla sperimentazione alla realtà dei servizi per imprese e cittadini. La Blockchain è in una fase di passaggio fondamentale contrassegnata da un aumento dei progetti e da una conferma della crescita, sempre esponenziale, degli annunci di nuove iniziative. I progetti censiti sul 2017 arrivano a quota 331 e segnano un progresso del 73% rispetto al 2016 mentre gli annunci confermano un trend di attenzione e di spinta verso la sperimentazione con una crescita del 273%.
L’occasione per fare il punto su quel “grande laboratorio a cielo aperto” che è oggi la Blockchain è rappresentato dal primo convegno dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano. Il convegno conclude il lavoro del tavolo di lavoro Blockchain & Distributed Ledger e nello stesso tempo è anche il momento di inizio del nuovo Osservatorio, in collaborazione con il DEIB, il Dipartimento di Elettronica Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano.

Un ecosistema di valori basati sulla blockchain

Un passaggio simbolico questo che conferma la crescente importanza dell’ecosistema degli attori che ruotano attorno alla Blockchain sia in termini di sviluppo tecnologico e culturale, sia in termini di nuove prospettive di businessValeria Portale, Direttore dell’Osservatorio apre i lavori sottolineando subito la scelta di portare nel titolo stesso del convegno il tema dell’Internet of Value e confermando come la Blockchain si presenta come il passaggio dall’Internet delle persone all’Internet del Valore. E proprio sul tema del valore non si può non iniziare dal bitcoin, dalla Bitcoin come Blockchain e dal bitcoin come cryptocurrency e come simbolo di tutte le crytpovalute che aperto la strada a fenomeni di portata globale come ad esempio le Initial Coin Offering (ICO) o di straordinario impatto sociale o locale come le monete complementari, le valute di scopo o ancora a progetti affascinanti e potenti, anche e soprattutto dal punto di vista dell’innovazione “sociale”, come le monete programmabili.

Blockchain come innovazione senza limiti

Siamo davanti a una “bestia da domare” per usare l’espressione efficace di Nicolò Romani di SIA o a una “innovazione senza limiti“, come dichiara con entusiasmo Marta Piekarska di Hyperledger? Entrambe le affermazioni sono valide per descrivere cos’è e dove ci porta la Blockchain, ma ci sono non pochi “nodi” da sciogliere perché le aziende e le Pubbliche Amministrazioni possano effettivamente e compiutamente sfruttarla. E forse il primo e più grande dubbio, si potrebbe dire “amletico” è quello tra Blockchain Pubbliche e Private tra Permissionless e Permissioned con tutte le “sfumature di grigio” che segnano la sperimentazione oggi attiva sulla Blockchain.
E l’Osservatorio parte proprio dai progetti che con Blockchain o “grazie alla” Blockchain supportano le imprese e le Pubbliche Amministrazioni con nuovi servizi o rendono più efficienti e sicuri quelli esistenti. La spinta più importante continua ad arrivare dal finance che con 172 progetti è ancora il motore di sviluppo più importante e che copre ben 172 dei 331 progetti censiti, vale a dire il 59% del mercato. Seguono a distanza settori a singola cifra a partire da Government con il 9% dei progettilogistica con il 7,2%,  utility con il 3,9%, per arrivare all’agrifoodcon il 3% ad assicurazioni, healthcare, trasporto aereo, media e Telco un quote variabili dall’1 al 3%.

La crescita dei progetti Blockchain nel mondo


Lo sviluppo Blockchain tra “Pubbliche” e “Private”

Interessante seguire poi lo sguardo di Valeria Portale sui processi e come immaginabile la Blockchain è primariamente utilizzata nell’ambito del paymentcon ben 94 progetti, segue il tracking di prodotti e materie prime e la supply chain dove sono attivi 67 progetti per arrivare alla gestione di dati e documenti con una quota di 64 progetti e infine le soluzioni per il mercato dei capitali con 51 progetti.
Se poi si guarda al numero delle banche centrali (29) che si sono attivate su progetti Blockchain si può dire che la prima fase della contrapposizione e della “paura” tra Blockchain e Istituti di credito è ampiamente superata. Nel dettaglio poi le banche guardano alla Blockchain primariamente per i progetti interbancari con 19 progetti in corso, ma anche all’ambito del retail banking dove si contano 9 progetti, oltre ad altre attività più orientata e alla sperimentazione, che si può leggere e interpretare nell’ambito del fenomeno della “servitizzazione” e che spinge le banche a creare soluzioni in chiave di bank as a platform.

L’innovazione sempre più spinta delle crytpocurrency

E se vale il tema simbolicamente rappresentato all’inizio, ovvero che la Blockchain segna la estensione dalla Internet delle Persone alla Internet del Valore le banche non possono certo lasciarsi sfuggire questa opportunità, anche perché sul risvolto monetario della Blockchain l’innovazione sta correndo come non mai e i numeri sono impressionanti.
Al 16 aprile ammontano a 894 le criptovalute attive, che generano una capitalizzazione di mercato che arriva a qualcosa come 327 miliardi di dollari. A questo proposito Valeria Portale sottolinea che il Bitcoin rappresenta oggi la quota più importante con il 42% del mercato e si confronta con un panorama in forte sviluppo a partire dal mondo Ethereum che vale oggi il 16% della capitalizzazione generale e Ripple che arriva all’8% e sono a loro volta seguite da BitcoinCash, LiteCoin, Cardano, Stellar, Iota, Neo e Monero.

Il profilo delle prime 10 cryptovalute

Significativa poi in confronto dei principali attori della Internet of Value con Bitcoin che nel 2017 ha gestito qualcosa come 103 milioni di transazioni con 97 milioni di bitcoin transati per un “controvalore” di 375 miliardi di dollari e con il coinvolgimento di 11.128 nodi. Ethereum nel 2017 è arrivata a una quota simile di transazioni (100 milioni) e ha gestito 21.862 contratti con 15.962 nodi. Non è naturalmente corretto un confronto diretto, ma i numeri permettono comunque di valutare le dimensioni dei fenomeni e Ripple nel 2017 con 12 partner coinvolti ha gestito 200 milioni di transazioni per un valore di 550 miliardi di dollari di transazioni.
Se poi si sposta l’attenzione verso un confronto tra valute tradizionali e cryptovalute la valutazione deve partire dal tema focale della decentralizzazione. Per le crytpocurrency è il network stesso a stabilire la validità della transazione, e consente progettare soluzioni per le monete programmabili e per disporre di una completa tracciabilità.
L’altro grande tema delle cryptocurrency è rappresentato dalla sicurezza che grazie alla crittografia e all’immutabilità permette di ridisegnare il paradigma stesso di transazione. Bene, molto bene, ma poi le criptovalute sono anche, come ben noto, anche molto volatili, non sono poi  “facili da scambiare” e la scarsa regolamentazione della materia espone i consumatori/clienti a rischi o anche semplicemente alla difficoltà di gestire eventuali disservizi. Il vero tema è poi in realtà legato alla mancanza di una vera politica monetaria condivisa.

Vantaggi e svantaggi delle cryptomonete

Nello sesso tempo questa deregolamentazione ha per certi aspetti favorito lo sviluppo di tanti fenomeni che stanno sfruttando la flessibilità di Cryptomonete e “token” per fenomeni come l’Initial Coin Offering (ICO) e la tokenization. Fenomeni che da una parte hanno aperto le tasche a tanti investitoti in cerca di innovazione anche sotto il profilo finanziario, ma hanno anche contribuito a fare aprire gli occhi a molti istituti che rischiano di perdere un treno di portata globale.
Ecco che sono ben 29 le banche centrali che hanno deciso di fare sperimentazione per applicare le “performance” delle criptovalute alle valute tradizionali, e hanno dato vita al fenomeno delle “criptovalute vigilate“. Sotto questo ennesimo neologismo si sono aperti o in alcuni casi riattivati o rinvigoriti nuovi processi di innovazione, come quelli legati alle monete complementari o quelli delle monete programmabili.

Il progetto Cryptoeuro

In questo senso un bell’esempio è rappresentato dal progetto di ricerca “Cryptoeuro” che vede in pista attori come lo stesso Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger  in collaborazione con l’Associazione Italiana Prestatori Servizi di Pagamento (APSP) e con lo sforzo tecnologico di Reply.
Ma che cos’è “Cryptoeuro”? Già il nome promette di unire le caratteristiche delle Cryptocurrency con la “Governance” che caratterizza appunto la moneta europea nella forma di una criptovaluta vigilata e programmabile che permette di portare efficienza e sicurezza e tracciabilità nei processi di pagamento in settori come le assicurazioni, le utility, le banche.
Da Valeria Portale arriva poi l’invito a portare l’attenzione sul ruolo degli sviluppatori e delle startup. Il mondo Blockchain fa oggi leva proprio e primariamente sull’azione di innovazione delle startup e dei developer. L’Osservatorio ha mappato 20 nuove imprese italiane attive in diversi settori dall’agrifood alla finanza, dall’Internet of things alla gestione dell’Identità, dalle utility alla supply chain. Portale ricorda inoltre che la Blockchain permette di portare nuove forme di innovazione a difesa e a valorizzazione del Made in Italy a livello di tracciabilità e di anticontraffazione, ma è molto importante cercare di colmare il gap di competenze che rischia di penalizzare l’innovazione nel nostro paese.

Violenza contro le donne, ogni giorno deve essere 25 novembre

Il 25 novembre giornata contro la violenza delle donnne, rispetto ed onore delle donne nel mondo...
Il 25 novembre giornata internazionale contro la violenza delle donne, Confedercontribuenti pubblica un messaggio nel rispetto ed onore delle donne del mondo. “Ogni giorno deve essere 25 novembre, ogni giorno contro la violenza”

OGNI GIORNO DEVE ESSERE 25 NOVEMBRE, OGNI GIORNO CONTRO OGNI VIOLENZA!

Con questo messaggio Confedercontribuenti vuole rendere rispetto ed onore alle Donne del mondo.
Almeno una donna su tre nel mondo ha subito una qualche forma di violenza nella propria vita: a casa, a lavoro, a scuola, in strada.
L’ONU nel 1999 istituì la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, spronando i governi, le organizzazioni non governative e quelle internazionali a partecipare attivamente dando vita a attività volte a educare su questo argomento che, purtroppo, risulta ancora attualissimo.
Nel mondo si moltiplicano le iniziative in occasione del 25 novembre.
In questi ultimi 10 anni l’Italia ha fatto enormi passi avanti in termini di legislazione per quanto riguarda la violenza di genere.
Ma nei fatti come è la situazione?
Nonostante le  leggi ci troviamo di fronte ancora con una mentalità retrograda che  concepisce il prossimo come propria proprietà: “la mia…/il mio…”.
Ci troviamo di fronte a forze dell’ordine, soprattutto nei piccoli centri, che davanti ad una richiesta di aiuto immediato non darebbero giusta risposta.  Ci troviamo in questo momento di forte crisi economica ancora di più davanti ad una prepotenza e sudditanza economica. Ben vengano queste giornate di sensibilizzazione forti ma dovremmo educare al rispetto dell’altro e perseverare in tale direzione affinché la violenza, in ogni sua forma e non necessariamente solo fisica, sia solo un brutto capitolo della storia dell’umanità.

Blockchain, H-Farm e Deutsche Bank aprono la caccia alle startup

AL VIA L'ACCELERATORE CONGIUNTO RIVOLTO ALLE REALTÀ SPECIALIZZATE IN SOLUZIONI ENTERPRISE. IN PALIO UN SEED FUNDING DA 20MILA EURO E SERVIZI PER UN VALORE COMPLESSIVO DI QUASI MEZZO MILIONE. CANDIDATURE APERTE FINO AL 23 OTTOBRE


“Negli ultimi anni la tecnologia blockchain ha rivoluzionato il mondo delle cyber valute, ma la vera opportunità è rappresentata dalle applicazioni industriali. Siamo contenti di condividere con una realtà all’avanguardia come Deutsche Bank la stessa convinzione che la blockchian rappresenti una leva strategica di sviluppo che può creare efficienza in moltissimi ambiti applicativi, trasformando i principali processi aziendali”. Timothy O’Connell, direttore programmi di accelerazione di H-Farm, commenta così l’apertura della call internazionale per le startup blockchain lanciata in tandem con Deutsche Bank, che inaugura la nascita di un acceleratore in partenza a novembre.


La tecnologia blockchain, spiega una nota, ha già dimostrato il suo potenziale nella capacità di riconfigurare la società in tutti i sui aspetti economici, politici, umanitari e legali. Il giro d’affari mondiale annuo delle tecnologie blockchain aumenterà da 2,5 miliardi di dollari del 2016 a 19,9 miliardi entro il 2025 (dati Tractica). Le prospettive offerte dalla tecnologia madre dei Bitcoinhttp://www.blockchain4innovation.it/tag/bitcoin/hanno spinto le due società a rivolgersi alle startup che hanno sviluppato soluzioni enterprise basate sulla tecnologia blockchain e a lanciare un nuovo programma di accelerazione. Nel mirino ci sono le applicazioni della blockchain oltre la valuta, considerando soprattutto l’impatto tecnologico negli ambiti Trade & Payments, Logistics & Transportation, Procurement & Supply Chain, Cloud & IT and Legal.
Al via la call: candidature aperte fino al 23 ottobre

Potranno candidarsi al Blockchain Business Solution Accelerator startup che hanno sviluppato soluzioni innovative basate sulla tecnologia blockchain con l’obiettivo di potenziare i settori automotive, food&beverage, manufacturing, energy, finance e insurance. Tutte le candidature dovranno essere presentate entro il 23 ottobre e le 5 soluzioni che verranno considerate più innovative parteciperanno al programma di accelerazione in partenza il 27 novembre. Al team selezionato andranno 20mila euro di seed funding, con la possibilità di ulteriore investimenti alla fine del programma, oltre alla possibilità di accedere a centinaia di servizi, gratuiti o scontati, che i partner offrono ad ogni team, per un valore complessivo di 450mila euro.

Al termine dei 4 mesi di accelerazione, le startup presenteranno i loro progetti in occasione della Demo Night dinanzi a una platea internazionale di business angel, investitori, aziende e venture capital, che potranno decidere di investire o di creare delle sinergie commerciali o tecnologiche con i team.

“Deutsche Bank sta investendo nella blockchain come la piattaforma per le Pmi Digital Trade Chain e il progetto Utility Settlement Coin – sottolinea Roberto Mancone, MD, Global Head Disruptive Technologies and Solutions di Deutsche Bank. – Sostenere, attraverso il programma di accelerazione con H-Farm, lo sviluppo di soluzioni blockchain nell’economia reale, supportare l’innovazione che genera sicurezza, identità ed efficienza attraverso la Distributed Ledger Technology, permette di immaginare un futuro di smart city, pagamenti machine-to-machine, identità protette fino a un nuovo livello impensabile fino a qualche anno fa”.



Bullismo e cyberbullismo una piaga sociale: lettera aperta di una lettrice


La testimonianza di una lettrice che ci racconta com'è provare sulla pelle il fenomeno del cyberbullismo e stalking.

La testimonianza di una lettrice che ci racconta com'è provare sulla pelle il fenomeno del cyberbullismo e stalking.

Bullismo e cyberbullismo sono piaghe sociali dei nostri tempi. Non colpiscono soltanto bambini e adolescenti ma anche adulti. Entrambi denotano atti violenti, offensivi, ripetuti nel tempo che spesso possono sfociare in una vera e propria persecuzione ai danni del malcapitato. Nel caso del cyberbullismo gli atti offensivi vengono perpetrati attraverso i social, WhatsApp o comunque il mondo virtuale, diffondendo foto imbarazzanti, informazioni private o rivelando dati personali, un fenomeno che per forza di cose coinvolge anche terzi, che si trovano a commentare o osservare la divulgazione di immagini o informazioni e rendersi così, in qualche modo, partecipi. In ogni caso con l’accrescere di questo fenomeno sono aumentati anche i capi di imputazione a cui si fa riferimento: stalking, diffamazione online, ingiurie, molestie, furto di identità digitale.

Un caso di stalking e cyberbullismo

Riportiamo la lettera di una nostra lettrice che ci ha scritto raccontandoci la sua personale esperienza con il cyberbullismo. Ovviamente non metteremo il suo vero nome ma la ringraziamo per la sua testimonianza che può essere da esempio per tutti quelli che si sono trovati nella stessa situazione.
Mi chiamo Roberta e sì, posso dirlo, sono stata vittima di cyberbullismo. Sono passati tre anni ma ancora non c’è giorno in cui non pensi a quel periodo buio in cui mi sono sentita perseguitata senza apparente motivo. Tutto è iniziato circa 4 anni fa, stavo ancora studiando all’Università e frequentavo un ragazzo da poco. Non sapevo che sarebbe stato l’inizio di un piccolo calvario. Il ragazzo in questione era da poco uscito da un’altra relazione con una coetanea e fu proprio lei a voler chiudere i rapporti. Un giorno, uscendo da lezione e recandomi verso la mia auto, ho notato che la stessa presentava un graffio molto vistoso. In un primo momento non ho dato importanza alla cosa seppur arrabbiandomi per il gesto. I giorni e le settimane seguenti altri episodi hanno iniziato a farmi insospettire. Sono iniziate ad arrivarmi richieste di amicizia da profili strani, una mia amica mi riferì che le era arrivata una richiesta di amicizia da un profilo che riportava il mio nome con una foto imbarazzante/ironica che avevo io stessa postato nel mio profilo visibile solo agli amici però, usata come immagine profilo e con uno slogan abbastanza offensivo. Capì che c’era qualcosa di strano, che qualcuno ce l’aveva con me e associai anche il graffio alla macchina di tre settimane prima.
A quel punto iniziai ad indagare su quei profili facendomi aiutare da un amico “nerd” ma non riuscimmo a far nulla, ad arrivare a nessuna conclusione. Intanto, una sera, tornando da una cena con il mio allora ragazzo, notai nel cruscotto un biglietto abbastanza eloquente con offese pesanti e minacce. A quel punto, anche grazie al mio ragazzo, mi resi conto che il motivo di quel piccolo calvario era lui. Era la sua ex fidanzata ad avercela con me e me lo confermò lui stesso, accennando al fatto che era sempre stata una tipa vulnerabile e a suo dire vendicativa. Ma mentre lui minimizzò, sdrammatizzando tutto con un “starà rosicando” io iniziai ad avere paura. Avevo paura a postare cose su Facebook, bloccai le richieste di amicizia, avevo paura ad uscire da sola dopo le 9 di sera, mi sentivo paranoica, come se qualcuno mi spiasse. I fatti precipitarono qualche settimana dopo, quando tramite amici seppi che qualcuno utilizzava quel mio finto profilo per insultare altre persone sui social e nel contempo venivano postate pubblicamente frasi offensive ai miei danni. Chiesi subito la segnalazione del profilo a Facebook e mi feci coraggio sfidando la ex ragazza del mio (ormai ex) ragazzo dicendole che sapevo che dietro a tutto ciò ci fosse lei e di fare attenzione altrimenti l’avrei denunciata. Momentaneamente le persecuzioni finirono, quel profilo Facebook fu cancellato e pensavo finalmente che fosse tutto finito. Mi sbagliavo. Dopo 2 mesi circa trovai il tergicristallo dell’auto spaccato e a terra un biglietto con una frase offensiva. A quel punto chiamai il mio ragazzo e gli dissi che avrei denunciato la sua ex per stalking ma lui cercò di fermarmi, dicendo che aveva molti problemi in famiglia, economici e personali e di lasciarla stare, che prima o poi avrebbe finito, anche perché  a suo dire, si stava frequentando con un altro. Cedetti alle sue richieste e feci finta di nulla ma qualche settimana dopo, tornando a casa da sola verso l’una di notte dopo una festa, notai un’ombra che mi seguiva appena uscita dal garage del mio condominio. Affrettai il passo e arrivai al portone, finchè da lontano non sentì quell’ombra pronunciare un epiteto sgradevole e sparire. Era troppo, andai dai carabinieri e denunciai il tutto, chiedendo la collaborazione del ragazzo che frequentavo, che però disse che non se la sentiva di denunciare la sua ex per i problemi che sapeva di avere, anche perché non c’erano prove nei suoi confronti a suo dire. Decisi di lasciarlo senza ripensamenti. Credevo che con la fine di questa storia sarebbero terminate anche le persecuzioni ma mi sbagliavo. Per altre settimane subì ancora post umilianti su Facebook, addirittura trovai un profilo a mio nome su Instagram con immagini orrende pubbliche. La fine di questa storia è arrivata dopo che ho denunciato il tutto alla polizia postale. Ho tirato un sospiro di sollievo, ma ancora a distanza di tre anni ci penso spesso. Oggi quella persona sta subendo le conseguenze dei suoi gesti mentre io sto bene ma purtroppo ho abbandonato i social, era più forte di me e il ricordo di ciò che è stato mi ha portato ad odiarli e cancellarmi da tutti. Spero che questa testimonianza possa dare forza a tutti coloro che hanno subito persecuzioni come è accaduto a me. La fine del tunnel c’è sempre.
Ringraziamo Roberta per la sua lettera e vi invitiamo a raccontare le vostre testimonianze su episodi di bullismo, mobbing, cyberbullismo etc per aiutare chi lo sta subendo o semplicemente per avere un consiglio o raccontare la propria storia.

ALL’IBM I DATI SENSIBILI DI 61 MILIONI DI ITALIANI

QUANDO C'ERA IL "BUON GOVERNO" DI RENZI...


Aberrante: è un segreto di Stato tricolore, anche se non riconosciuto formalmente: sui portali della presidenza del consiglio dei ministri e del garante per la protezione dei dati personali non c'è nulla in barba alla trasparenza amministrativa. Nel Memorandum of Understanding siglato il 31 marzo 2016 a Boston da Matteo Renzi, allora primo ministro sia pure di un governo senza mandato elettorale palesemente telecomandato da interessi finanziari stranieri, è scritto: 

«Come presupposto per realizzare il programma ed effettuare l’investimento Ibm si aspetta di poter avere accesso – in modalità da definire – al trattamento dei dati sanitari dei circa 61 milioni di cittadini italiani (intesi come dati sanitari storici, presenti e futuri) in forma anonima e identificata, per specifici ambito progettuali, ivi incluso il diritto all’uso secondario dei predetti atti sanitari per finalità ulteriori rispetto ai progetti».


All’insaputa degli italiani, il capo di un governo eterodiretto dall’estero, in cambio di un investimento a Milano, si mette d’accordo con una famigerata multinazionale già in affari con Hitler per schedare gli ebrei da sterminare nei lager.
  
Il punto di forza di un regime totalitario è il controllo capillare e centralizzato delle informazioni personali e sensibili di ogni persona, fin dalla nascita. Ormai il paradigma politico dell’occidente non è più la società, ma il campo di concentramento, non Atene bensì Auschwitz. Il trattamento sanitario  obbligatorio mediante ben 12 vaccini a neonati, bambini e adolescenti - mediante un infimo decreto legge incostituzionale - è un pericoloso esempio nostrano sottovalutato.

Un comunicato stampa del 3 maggio 2017 segnala: «Sanità, Maroni: sistema Watson Ibm è innovazione importante per salute nostri cittadini… Infatti, ha osservato il Governatore, nel memorandum firmato con l'azienda Usa, Palazzo Chigi, lo definisce uno strumento che serve 'per ammodernare il servizio sanitario nazionale e la pubblica amministrazione, con conseguenti benefici in termini di efficienza e qualità'. "Io credo - ha affermato - che sia un investimento utile e importante, che insieme a Human Tecnopole e Città della Salute, farà di Milano un punto di riferimento in Europa per la sanità del futuro"… Il garante della Privacy, ha ricordato Maroni, "è intervenuto, visto che si tratta di una questione di grande rilevanza. Ma - ha sottolineato il Presidente lombardo - non ha detto di no o che non si può fare. Con una lettera inviata al Governo e alla Regione Lombardia, ha specificato che 'il trattamento dei dati personali, effettuato da soggetti diversi dal titolare del trattamento deve essere posto in essere da soggetti appositamente delineati, responsabili esterni del trattamento, individuati fra soggetti che per esperienza, capacità e affidabilità, forniscano idonee garanzie del pieno rispetto delle vigenti disposizioni in materia di trattamento ivi compreso il profilo relativo alla sicurezza. Ciò premesso, al fine di garantire a questo ufficio di valutare compiutamente il trattamento dei dati personali in oggetto, si chiede di fornire precise indicazioni'. Cosa che noi - fa sapere Maroni - abbiamo fatto, il 20 di marzo, con una nostra lettera che specifica alcuni punti". Nella sua missiva, la Regione, ha proseguito Maroni, specifica che "noi non siamo parte sottoscrittrice dell'accordo. Sono stati il Governo e Ibm a identificare in Milano il luogo dove intervenire. Noi però abbiamo fatto sapere di essere fortemente interessati a questa prospettiva e valuteremo la proposta del Governo nell'ottica delle interessanti e postive ricadute che potrebbe portare alla collettività lombarda in termini di investimenti e riduzione del rischio e imprecisione nella diagnosi. Siamo consapevoli - ha aggiunto - di quanto precisato dal Garante della Privacy e prima di assumere impegni formali, avremo cura di effettuare, d'intesa con il Governo, una condivisione della procedura con il Garante della Privacy. Fino ad ora il Garante non ha risposto, attendiamo fiduciosi la sua replica, perché - ha ribadito - riteniamo che questo sia un investimento molto importante per la Lombardia e per l'Italia"».

Dunque, l’ultima brutta notizia documentata - un accordo di vendita sottoscritto da Renzi nel 2016 quando era presidente del Consiglio, per la cessione dei dati sanitari degli italiani all’IBM - è gravida di follia istituzionale  dimostra, ancora una volta, la completa sottomissione del nostro Paese agli Stati Uniti d’America, ma anche l'assenza di una pur minima opposizione politica a livello parlamentare. Non solo il governo italidiota si è impegnato a fornire i dati sanitari degli italiani, a cominciare da quelli della Lombardia, ma avrebbe anche elargito 60 milioni di euro all’IBM, in cambio dell’apertura sui terreni dell’Expo del centro europeo di Watson Healt, un cervellone elettronico che elabora dati medici, si occupa di genomica e di invecchiamento della popolazione. Un’azienda privata statunitense, insomma, che fa ricerca sulla pelle degli italiani, finanziata con soldi pubblici, mentre il servizio sanitario nazionale subisce sempre maggiori tagli, così come il settore della ricerca. 


L'IBM che fabbrica microchip da tempo, con i suoi potenti server controlla in Italia di tutto e di più, la sua centrale operativa si trova in puglia nella cittadella tecnologica di TECNOPOLIS che in tempo reale trasmette dati via satellite al cervellone dello zio Sam.



Ce n’è abbastanza per porre sotto processo Renzi e metterlo al bando dall’Italia, unitanente a tutti quelli che hanno consentito una simile mostruosità a danno della nostra intima sovranità.