Yemen – Il recente massacro di bambini yemeniti condotto dalla coalizione a guida saudita ha spinto il ministero della Difesa spagnolo a cancellare un accordo da 9,2 milioni di euro per vendere bombe di precisione Saudis 400 al regime saudita.
Il ministero della Difesa spagnolo ha annunciato lunedì scorso che restituirà i 9,2 milioni di euro già pagati dall‘Arabia Saudita per acquistare 400 bombe di precisione di fabbricazione spagnola, per timore che potrebbero essere utilizzate per colpire persone innocenti nello Yemen, secondo quanto riferito da El Mundo. L’accordo sulle armi era stato negoziato e messo a punto dagli ex ministri della Difesa Pedro Morenés Eulate e Maria Dolores de Cospedal.
Tuttavia, il recente attacco terroristico contro un autobus che trasportava studenti yemeniti, che ha causato l’uccisione di 51 persone, tra cui 40 bambini, ha spinto il ministro incombente Margarita Robles a rivedere tutti gli accordi sulle armi con il regno arabo. La recente decisione di congelare il contratto di vendita di bombe sarebbe la prima fase del processo di revisione.
Amnesty International afferma che la Spagna è il quarto Paese nella lista dei principali esportatori di armi al regime di Riyadh. In uno dei contratti più recenti, il costruttore navale spagnolo di proprietà statale Navantia ha firmato un contratto da 1,8 miliardi di euro per vendere cinque piccole navi da guerra all’Arabia Saudita. L’accordo è stato firmato ad aprile dal principe ereditario saudita e dal ministro della Difesa Mohammed bin Salman dopo l’incontro con il suo omologo spagnolo Cospedal a Madrid.
La decisione del ministero della Difesa spagnolo di fermare l’accordo sulle armi che aveva siglato in precedenza con Riyad ha aperto la porta alla possibilità che la Spagna si possa unire a Paesi come Svezia, Canada, Finlandia, Norvegia, Belgio o Germania, che hanno già sospeso le esportazioni di armi al Coalizione guidata dai sauditi.
Tra il 2015 e il 2017, la Spagna ha esportato 1,2 miliardi di euro di equipaggiamento militare per la coalizione saudita, secondo un rapporto pubblicato a marzo da Amnesty International. Il Parlamento europeo ha esortato i suoi Stati membri a interrompere queste vendite in numerose occasioni, ammettendo che l’alleanza militare guidata dall’Arabia Saudita viola il Diritto internazionale umanitario utilizzando queste armi per attaccare la popolazione civile e bombardare ospedali, mercati e scuole.
L’aggressione militare contro lo Yemen ha finora ucciso oltre 15mila yemeniti e messo milioni sull’orlo della carestia. Ha anche provocato una devastante epidemia di colera. Paesi europei come la Francia e la Gran Bretagna hanno fornito miliardi di armi alle forze armate saudite nonostante gli appelli internazionali per fermare i loro accordi sulle armi.
In Yemen continuano a cadere bombe made in Italy
La Rmw è un’azienda tedesca con sede a Ghedi, in provincia di Brescia e con la fabbrica in Sardegna, più precisamente nella provincia di Carbonia-Iglesias, una delle provincie più povere d’Italia. Secondo il report pubblicato dall’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal), nel settembre 2016 sono state ritrovate in Yemen più di cinque bombe inerti sganciate dall’aviazione dell’Arabia Saudita e riportanti la sigla “Commercial and Government Entity (Cage) code A4447”, sigla che le ricollega inevitabilmente all’azienda Rmw Italia.
Nonostante i vari richiami dell’Onu, nonostante la legge n°185 del 1990 che vieta allo Stato Italiano di vendere armamenti a “Paesi in stato di conflitto armato”, l’Italia continua a sovvenzionare la Rmw. Nel 2016 le licenze di esportazione rilasciate dal ministro degli Esteri italiano alla Rmw ammontavano a 489,5 milioni di euro.
di Giovanni Sorbello