Il fascino della narrativa islamista è alla base del supporto che l’ISIS riceve da buona parte del mondo musulmano sunnita, soprattutto fra i giovani. E’ la narrativa del combattimento per un ideale superiore, del sacrificio, della lotta accanita contro il nemico per la gloria di Dio. Questo almeno è il messaggio veicolato per ottenere nuovi arruolamenti. Con il supporto dei social media, dei media e della tecnologia questa narrativa è senz’altro divenuta più potente rispetto a quella degli anni ’90. Non sono più le rivendicazioni politiche dei popoli arabi oppressi a destare l’inquietudine nell’animo del giovane musulmano, ma la ribellione generalizzata ed universale verso un mondo di plastica, il nostro, percepito come finto e debole.
Nei secoli passati giovani europei, soprattutto nobili, scalpitavano per partecipare alle guerre di liberazione delle terre cristiane. Emblematico è il caso di Don Giovanni d’Austria, figlio illegittimo di Carlo V, che in giovane età si pose a capo di centinaia di giovani rampolli spagnoli che fuggirono dalle rispettive dimore per imbarcarsi a Barcellona e dirigersi a Cipro, Rodi, Malta a combattere contro il Turco. La loro impresa fu vanificata dall’intervento del fratellastro di Giovanni, il Re di Spagna Filippo II, che bloccò il tentativo di “evasione”. Anni dopo Don Giovanni d’Austria sarà a capo della flotta cristiana europea nella famosa e decisiva battaglia di Lepanto.
Se allora i sentimenti che animavano i giovani europei erano quelli di liberare i fratelli oppressi oggi invece, come dicevamo, si tratta di dar sfogo a una repressa insoddisfazione nichilista che nelle nostre città finisce sovente nella droga mentre nell’Islam militare viene arruolata nella battaglia rivoluzionaria contro il mondo. La narrativa islamica, piaccia o no, da un senso e uno sfogo a vite altrimenti percepite come insignificanti o fallite. Gli indifferenti di oggi possono diventare i simpatizzanti di domani e, se l’avanzata dovesse continuare, i simpatizzanti diventeranno combattenti. Questo è il motivo per cui diviene difficile controllare a pieno un simile movimento. La guerra non è più fra eserciti contrapposti, ma fra eserciti e bande che si mischiano alla popolazione e usano tecniche di guerriglia.
Dando un’occhiata alla seguente cartina si può vedere che in nero sono evidenziate le regioni in cui operano gli islamisti e in rosso quelle in cui vi è un conflitto aperto.
Si nota subito che l’islamismo è oggi al centro delle guerre nel mondo. Questo significa che chi combatte e chi vive in quelle regioni si abitua alla guerra e si abitua a combattere. Un potenziale davvero molto ampio.
La narrativa islamica è ovviamente corredata dalle profezie. In queste si parla dei guerrieri che sorgeranno dal Khorasan sventolando le loro bandiere nere e che libereranno le terre musulmane oppresse per poi dirigersi a Gerusalemme dove troveranno il Mahdi, il loro messia. Il Khorasan ai tempi di Maometto era una regione dell’ Asia centrale che occupava prevalentemente l’Afghanistan e l’Iran.
Per questo motivo Al Qaida, che nasce in Afghanistan, si è dotata di una bandiera nera e per lo stesso motivo bandiere nere e il nero in generale è il colore scelto dall’ISIS e dal suo Califfo. Questa insorgenza islamica, pilotata o meno che sia (vedere l’ultima sigla del jihaidismo, Khorasan appunto), ha il potenziale umano, militare e devozionale per estendere la guerriglia in molte più aree del mondo, Italia compresa.
Negli articoli passati abbiamo visto tre quartine di cui due nel Ramo XXIII del ‘900 e una nel Ramo IV del 2000 che hanno fra loro elementi in comune. Sono la 230 e la 1086 nel Ramo XXIII e il Presagio 11 nel Ramo IV.
1086
Comme vn gryphon viendra le Roy d’Europe,
Accompagné de ceux d’Aquilon,
De rouges & blancs conduira grand troupe,
Et iront contre le Roy de Babylon.
1086
Come un grifone piomba il Re d’Europa
Accompagnato da quelli di Aquilonia
Di rossi e bianchi condurrà gran truppa
Andranno contro il Re di Babilonia.
230
Vn qui les dieux d’Annibal infernaux,
Fera renaistre, effrayeur des humains.
Oncq’ plus d’horreur ne plus pire iournaux,
Qu’auint viendra par Babel aux Romains.
230
Un che gli dei infernali d’Annibale,
Farà rinascere, terrore degli umani
Che non peggiori orrori ne fatali,
L’avvento verrà da Babele ai Romani.
Presagio 11 Septembre.
Pleurer le ciel. A’ il cela faict faire?
La mer s’appreste. Annibal fait ses ruses:
Denys mouille. Classe tarde. Ne taire,
Na sçeu secret. & à quoy tu t’amuses?
Presagio 11 Settembre
Piangerà il cielo, ma chi ce l’ha fatto fare?
Il mare s’appronta, Annibale compie le sue astuzie:
Denis indebolito, flotta in ritardo, nessun silenzio,
Ecco il segreto sigillato, di che cosa ti meravigli?
La 1086 la interpretai a suo tempo (inizio anni 2000) come legata alla seconda guerra del Golfo. Il grifone o piccola aquila era ironicamente Blair Re d’Europa in quanto il suo protagonismo lo aveva elevato a leader europeo più importante in quel momento. Insieme all’America di Bush rovesciò definitivamente il Re di Babilonia Saddam Hussein. Oggi devo dire che alla luce del sempre maggior numero di quartine del Ramo XXIII che sembrano trovare collegamenti con il nostro tempo sto cominciando a rivedere le mie posizioni. Se infatti è piuttosto semplice identificare “quelli d’Aquilonia” come gli americani e “i bianchi e rossi” come i novelli “crociati” o comunque soldati occidentali è più oscura l’identità del Re d’Europa e di quello di Babilonia. Babilonia, o il più antico nome Babele, sorgeva molto vicino a Baghdad. Forse il senso non è da intendere come leader che governa sull’Iraq, ma come leader che ha un nome collegato: forse potrebbe essere Al Baghdadi che tra le altre cose è iraqeno. In questo caso gli ultimi tre versi assumerebbero un significato reale con la coalizione internazionale impegnata contro l’ISIS. Rimane da capire chi è il Re d’Europa (papa, Putin? C’è un enigma di mezzo).
Le successive due quartine le abbiamo viste anche in “La Libia nei Destini d’Italia e di Roma” per il riferimento a un novello Annibale. Rispetto ad Ottobre 2013 è passato un anno e in Libia la situazione è peggiorata con gli islamisti che hannoconsolidato le proprie posizioni legandosi allo Stato Islamico.
La 230 si lega alla 1086 per lo stesso richiamo a Babele. Per gli uomini in generale, per i romani e gli italiani si annunciano terrori ed orrori che richiamano alla mente il pericolo di attentati terroristici. L’avvento di questo novello Annibale sarà da Babele. Considerando l’espansione dell’ISIS, il luogo della sua nascita ed il suo leader, foschi pensieri vengono alla mente. L’interpretazione potrebbe essere “da Al Baghdadi, terrore agli uomini e ai romani”. I primi due versi vanno letti in questo modo:
“Uno sarà che, terrore degli umani, farà rinascere gli dei infernali d’Annibale”
Il Presagio 11 come accade spesso è piuttosto ermetico. Sembra quasi che il veggente parli a qualcuno, ai lettori, al popolo. Se il Cielo piange è sicuramente per un lutto. Infatti ricompare il novello Annibale. Il “mare s’appronta” è un’espressione che richiama i preparativi per una flotta che infatti compare al terzo verso. E’ collegata al personaggio Denys che nel Presagio 125, sulla tragedia di Lampedusa, identifica papa Francesco (Denys – D. Syen - D’Assisien – d’Assisi). Quindi un nuovo collegamento fra Roma e Annibale. La flotta è in ritardo, forse lo sono i soccorsi o forse riguarda la flotta della Chiesa, simbolicamente la barca di Pietro. Nessun silenzio, “ecco il segreto sigillato”. Sembra quasi che un segreto non sarà più tale, non è più il tempo dei silenzi, forse un richiamo a Fatima. L’espressione finale sembra confermarlo: perché ti meravigli? Il Presagio si trova nel capitolo dedicato alla crisi della Chiesa e i richiami al papa sono dunque ovvi. Sembra quasi una sintesi delle precedenti due quartine. Un Re islamico da Babilonia, un novello Annibale che porta a Roma il terrore sempre da Babilonia e infine un lutto, un papa indebolito, Annibale e un segreto forse rivelato che desterà meraviglia, forse una meraviglia retorica.
Comunque sia, manovrata o meno, l’ISIS e le altre sigle islamiste che potrebbero presto confluire fra loro non possono esser prese sottogamba.