Il propofol usato in terapia intensiva è un anestetico che può causare gravi allergie. E' possibile che molti siano morti a causa del propofol anziché del covid. Sono passati dal coma alla morte per soffocamento da shock anafilattico. Un altro plausibile motivo per cui hanno vietato le autopsie. Dal bugiardino del farmaco leggiamo che il propofol è usato per:
indurre e mantenere l'anestesia generale negli adulti e nei bambini con età superiore ad un mese;
sedare i pazienti al di sopra dei 16 anni di età con respirazione artificiale in terapia intensiva;
sedare gli adulti e i bambini al di sopra di 1 mese di età durante procedure diagnostiche e chirurgiche, da solo o in combinazione con anestesia locale o regionale.
Abbiamo letto bene: è usato per sedare anche bambini a partire da un mese di età, ma nelle controindicazioni leggiamo:
Questo medicinale non deve essere usato in pazienti fino a 16 anni o più giovani per la sedazione in terapia intensiva.
Nelle precauzioni per l'uso si legge anche che l'uso di propofol B. Braun non è raccomandato nei neonati. Tuttavia si può utilizzare propofol durante un aborto indotto.
Quali sono gli effetti collaterali di propofol
Come tutti i medicinali, questo medicinale può causare effetti indesiderati sebbene non tutte le persone li manifestino.
Comuni (possono colpire fino a 1 persona su 10):
Bassa pressione arteriosa che in qualche caso può necessitare dell'infusione di liquidi e della riduzione della velocità di somministrazione del propofol.
Ritmo cardiaco troppo lento, evento grave in rari casi.
Rari (possono colpire fino a 1 persona su 1.000):
Convulsioni di tipo epilettico.
Molto rari (possono colpire fino a 1 persona su 10.000):
Reazioni allergiche, tra cui gonfiore al viso, alla lingua o alla gola, respiro sibilante, pelle arrossata e bassa pressione arteriosa.
Sono stati riportati casi di incoscienza postoperatoria. I pazienti saranno pertanto sottoposti a stretta osservazione durante il periodo del risveglio.
Acqua nei polmoni (edema polmonare) dopo la somministrazione di propofol
Infiammazione del pancreas.
Non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili):
Sono stati riferiti casi isolati di gravi reazioni avverse caratterizzate da un insieme dei sintomi seguenti: distruzione di tessuto muscolare, accumulo di sostanze acide nel sangue, livelli di potassio eccessivamente elevati, livelli elevati di grassi nel sangue, alterazioni dell'elettrocardiogramma (ECG tipo Brugada), ingrossamento del fegato, ritmo cardiaco irregolare, insufficienza renale e insufficienza cardiaca. Questa condizione è stata chiamata "sindrome da infusione di propofol". Alcuni pazienti colpiti sono deceduti. Tali effetti sono stati osservati solo in pazienti in terapia intensiva con dosi di propofol superiori a 4 mg per kg di peso corporeo per ora.
Altri effetti indesiderati:
Molto comune (colpisce più di 1 paziente trattato su 10):
Dolore nella sede di iniezione durante la prima iniezione. Il dolore può essere ridotto iniettando propofol in vene più grandi nell'avambraccio. Anche l'iniezione contemporanea di lidocaina (un anestetico locale) e propofol aiuta a ridurre il dolore nella sede di iniezione.
Comuni (possono colpire fino a 1 persona su 10):
Breve interruzione della respirazione
Mal di testa durante il periodo di recupero
Nausea o vomito durante il periodo di recupero
Non comuni (possono colpire fino a 1 persona su 100):
Coaguli di sangue nelle vene o infiammazione delle vene
Molto rari (possono colpire fino a 1 persona su 10.000):
Perdita del controllo sessuale durante il periodo di recupero.
Alterazioni del colore delle urine in seguito a somministrazione prolungata di propofol.
Casi di febbre dopo un intervento chirurgico.
Non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili):
Movimenti involontari
Umore eccessivamente allegro
Abuso di farmaci
Scompenso cardiaco
In casi molto rari nei quali propofol è stato somministrato a dosi superiori a quelle raccomandate per la sedazione nelle unità di terapia intensiva, è stata segnalata una disgregazione del tessuto muscolare.
In questi giorni si rincorrono notizie circa il ricovero di bambini neonati che, troppo frequentemente, finiscono in terapia intensiva e molti sono quelli che ne escono morti. Che la causa dei ricoveri sia il virus o altro il dato non cambia: troppi bimbi finiscono in terapia intensiva e ci muoiono.
A proposito, il propofol è prodotto dalla Pfizer quella dei vaccini covid, per intenderci.
Morti sospette a causa del propofol. Casi di cronaca
All'ospedale di Montichiari il primario ha ucciso pazienti Covid. Un infermiere ha riferito che lo faceva per liberare i letti.
23 marzo 2020. Il giorno successivo alla morte di uno dei pazienti, l’80enne Angelo Paletti ricoverato in pronto soccorso alle 20.41 e deceduto due ore dopo. Nel cestino dei rifiuti taglienti della sala emergenze ci sono tre fiale di vetro vuote: due di Midarine e una di Propofol. Il contenuto delle fiale è nelle vene di Paletti e, stando alle accuse dei magistrati, è quel “veleno” ad avere ucciso lui e almeno un altro paziente: entrambi malati di Covid 19.
Si tratta rispettivamente di un potente anestetico (Midarie, ovvero Succinilcolina) e di un bloccante neuromuscolare (il Propofol, noto anche per aver causato la morte di Michael Jackson). Due farmaci usati in anestesia ma che, in assenza di intubazione del paziente, possono avere conseguenze letali e rapidissime. È per questo che Carlo Mosca primario del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari, è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato e falso ideologico delle cartelle cliniche, li avrebbe usati: per "uccidere pazienti Covid ricoverati in reparto". Insomma: farmaci utilizzati ma come veri e propri "preparati letali".
Tutto parte dalla denuncia di un infermiere: il 23 aprile 2020 mette per scritto quello che, lui ed altri colleghi, hanno visto accadere a marzo nel pronto soccorso di Montichiari. Nell’esposto l’accusato è il primario, Mosca che avrebbe fatto un uso improprio di due farmaci considerati "incompatibili con la vita" se somministrati a pazienti Covid "non sottoposti a intubazione tracheale". Angelo Paletti, 80 anni, e Natale Bassi, 61, quest’ultimo diabetico e cardiopatico. Bassi muore il 20 marzo; Paletti due giorni dopo. Il 23 l’infermiere racconta tutto al Nas. Iniziano le indagini. Quattro le morti ingrandite dalla lente degli investigatori (avvenute tra il 20 e il 23 marzo). A maggio vengono riesumate tre salme (una quarta era stata cremata come moltissimi morti Covid).
Nelle conversazioni su WhatsApp gli infermieri si sfogano: "Io non ci sto a uccidere questi solo perché vuole liberare i posti letto". "Sono d’accordo con te, questo è pazzo".
Dalla ricostruzione degli inquirenti emergono aspetti inquietanti. Primo. Quando decide di somministrare i farmaci letali ai pazienti, Mosca fa uscire dalla sala emergenza gli infermieri e il personale ospedaliero. Vuole restare solo con il paziente. L’esatto contrario di quanto fa normalmente un medico quando tratta malati critici. Secondo elemento. Nel semestre novembre 2019-aprile 2020 nella farmacia del pronto soccorso dell’ospedale c’è un aumento del 70% degli ordinativi di Propofol e Midarine. A fronte di sole cinque operazioni di intubazione.
A giugno di quest'anno un altro paziente ricoverato all'ospedale di Perugia è finito in Rianimazione dopo una crisi respiratoria durante un'endoscopia. A cui è seguita anche una polmonite. Tutto per colpa di un utilizzo non corretto del Propofol. Secondo la denuncia dell'uomo, a cui è seguito già il sequestro delle cartelle cliniche da parte dei militari, prima di tutto la somministrazione è avvenuta senza che il paziente avesse prestato il suo consenso informato e in una situazione in cui era necessaria la presenza di un anestesista. “Quando sono stato portato in Rianimazione in seguito alla crisi che ho avuto, mi è stata riscontrata una polmonite che ritengo sia stata causata dall’utilizzo del medicinale Propofol, senza avere preventivamente eseguito le attività preparatorie finalizzate ad evitare l’ingresso dei succhi biliari all’interno dei polmoni”. E’ quanto dichiara un 58enne perugino che ha sporto denuncia presso i carabinieri del Nas di Perugia perché ritiene di essere stato vittima di un caso di malasanità. Nelle due pagine di denuncia, l’uomo, ripercorre tutto quel che è accaduto e che lo ha portato adesso ad avere una compromissione della capacità respiratoria del polmone sinistro. L’uomo spiega dunque che arriva al Santa Maria della Misericordia di Perugia il 12 maggio scorso perché si rende conto della presenza di tracce ematiche nelle feci.
Lee Jae Yong, vicepresidente e unico erede del gruppo Samsung, è stato condannato dal tribunale di Seul per aver utilizzato illegalmente per anni un potente farmaco. Lo riporta la stampa locale, spiegando come al 53enne, sotto processo da giugno scorso, sia stata comminata una multa di 70 milioni di won, oltre 60mila dollari per aver fatto uso dell'anestetico propofol, medicinale illegale in Corea del Sud e utilizzato dal magnate per scopi differenti dai trattamenti medici tra il 2015 e il 2020.
Le incognite circa l'uso sicuro di questo farmaco sono troppe per non pensare male. Considerato anche che i parenti non sono ammessi alle visite in casi di covid (o presunti tali), è evidente che vi è un vuoto di informazioni sulle condizioni generali di salute del paziente, compresi i dati su allergie e disturbi che possono interferire con la somministrazione dei farmaci. Farmaci che spesso, come abbiamo visto, necessitano di consenso informato da parte del paziente. Insomma, migliaia di morti durante il covid restano ancora ingiustificate e sospette, e l'assenza di parenti e congiunti durante il ricovero non fa che alimentare il dubbio sul "delitto perfetto". Che all'interno degli ospedali operino soggetti che vengono definiti genericamente "pazzi" è riduttivo e fuorviante. Non lo sono affatto. Anzi, spesso è gente che sa fin troppo bene quello che fa e perché lo fa. Gli ospedali sono luoghi di cura della salute, dunque troppo importanti per non disporre di indagini approfondite demandate ad apposite commissioni ispettive.
Cinzia Palmacci
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