Il primo marzo 2021, l’azienda con sede a Tokyo e Singapore di cyber intelligence Cyfirma ha affermato che un gruppo di hacker sostenuti dal governo cinese avrebbero colpito i sistemi informatici di aziende produttrici di vaccini per il coronavirus indiane. In particolare, Cyfirma avrebbe individuato violazioni da parte del gruppo di hacker APT10, anche detto Stone Panda, ai danni di Bharat Biotech e del Serum Institute of India (SII), il maggior produttore di vaccini al mondo.
Secondo Cyfirma, gli hacker cinesi avrebbero colpito con l’intento di sottrarre proprietà intellettuale e guadagnare un vantaggio competitivo sulle aziende farmaceutiche indiane. Ad esempio, APT10 starebbe colpendo ripetutamente il SII che sta producendo il vaccino di AstraZeneca.
Dopo l'attacco hacker cinese di marzo l’India comincia a registrare 323.144 nuovi casi giornalieri di coronavirus. Il 27 aprile, superando per il sesto giorno consecutivo le 300.000 unità e, il 28 aprile, i decessi legati alla malattia hanno superato i 200.000 casi. In tale contesto di emergenza, tra i Paesi che a livello globale hanno offerto aiuti all’India vi è stata proprio la Cina che ha incoraggiato le sue aziende a fornire sostegno alla parte indiana. Curioso comportamento quello cinese, prima si comportano in modo ostile e poi offrono aiuto.
L’ambasciatore cinese in India, Sun Weidong, il 26 aprile, ha confermato il sostegno risoluto della Cina all’India nella lotta all’epidemia e ha dichiarato che Pechino incoraggerà e indirizzerà le aziende cinesi a partecipare positivamente alla cooperazione in tal senso, facilitando l’accesso dell’India ad ogni tipo di bene e materiale sanitario.
Nonostante il deterioramento nelle relazioni bilaterali che ha caratterizzato il 2020 tra Cina e India, la Cina si è riconfermata come il maggior partner commerciale dell’India nel 2020 secondo dati elaborati da Bloomberg e riportati da Global Times.
Nonostante l’India abbia cercato di limitare il commercio con la Cina in seguito agli scontri di confine, iniziati il 5 maggio 2020, non è riuscita ad invertire la continua dipendenza indiana da Pechino per quanto riguarda, in particolare, le importazioni di macchine movimento terra, apparecchiature per le telecomunicazioni ed elettrodomestici. Nel corso del 2020, il governo di Nuova Delhi aveva adottato politiche volte a bloccare applicazioni per smart phone cinesi e a limitare gli investimenti della Cina in India, cercando di aumentare la propria auto-sufficienza. Nel corso del 2020, parallelamente a tensioni di carattere militare, tra India e Cina erano cresciute anche le dispute in ambito economico-commerciale. Nonostante tali tensioni, le parti sono legate da strette relazioni economiche che l’India ha cercato di allentare nel corso del 2020 limitando gli investimenti cinesi e colpendo aziende tecnologiche cinesi attive in India. Nuova Delhi, in particolare, aveva adottato cambiamenti alle proprie politiche sugli investimenti esteri in modo da porre limiti alla partecipazione cinese in progetti statali e da richiedere alle aziende cinesi intenzionate ad investire in India di essere sottoposte a revisioni governative. In particolare, secondo le modifiche in questione, gli investimenti provenienti da ogni Paese che condivide un confine terrestre con l’India avrebbero dovuto ottenere l’approvazione da parte del governo indiano. Tale iniziativa aveva bloccato circa 150 proposte d’investimento cinesi, per un valore di oltre 2 miliardi di dollari, e, tra esse, è rientrata anche, ad esempio, l’acquisizione degli impianti di General Motors in India da parte dell’azienda cinese Great Wall Motors. Oltre alle limitazioni agli investimenti cinesi, in seguito alle tensioni di confine sulla catena dell'Himalaya, l’India ha anche bloccato varie applicazioni per smart phone di proprietà cinese. Infatti, nel giugno 2020 l'India blocca TikTok e altre 58 app cinesi per questioni di privacy, secondo la versione ufficiale.
Dal 20 febbraio 2021 l’India e la Cina hanno compiuto passi in avanti nella risoluzione delle dispute di confine che hanno visto, ad esempio, la smobilitazione dei rispettivi eserciti dal lago Pangong Tso, che era stato teatro di scontri. Parallelamente, il 22 febbraio, fonti interne al governo indiano hanno nuovamente rivelato a Reuters che l’India approverà 45 proposte d’investimento di limitata grandezza cinesi che erano state precedentemente bloccate. Successivamente, Times of India, citato da Global Times, ha aggiunto che Nuova Delhi istituirà un comitato apposito per valutare proposte di investimento cinesi su larga scala. Ma allora, perché nel marzo scorso la Cina sferra un attacco hacker di vasta portata ai sistemi informatici di aziende indiane produttrici di vaccini per il coronavirus? Solo per ragioni di competitività commerciale o l'ostilità cinese mira, attraverso attacchi cyber e bioterroristici, a piegare il mondo intero ai suoi diktat?
Cinzia Palmacci
Nessun commento:
Posta un commento