giovedì 10 dicembre 2020

Con l’anti influenzale rischiamo di ammalarci di più?

In Lazio e in Campania, da settembre, è obbligatorio vaccinarsi contro l’influenza. Il provvedimento costringe alla vaccinazione, per il momento e tramite ordinanze regionali, i residenti dai 65 anni in su e tutto il personale sanitario. Chi fra medici, ostetriche, infermieri rifiuterà, non potrà lavorare, mentre chi il lavoro non ce l’ha, non potrà frequentare i luoghi ricreativi (centri anziani).

La motivazione degli amministratori si basa sull’assunto che le persone che riceveranno il vaccino “non si ammaleranno di influenza e non affolleranno gli ospedali”.

Dal punto di vista politico sembra un tentativo “di vedere l’effetto che fa”. Eppure, in sordina, sono diversi i ricorsi già presentati. Spicca quello dell’Ampas, Medicina di Segnale.


L'obbligo vaccinale viola precisi articoli della nostra Costituzione. Nessun farmaco può essere somministrato senza il consenso dell’interessato (infatti, occorre firmare o non firmare un consenso informato).

Con questo articolo, tuttavia, preferiamo approfondire il valore scientifico del provvedimento. Primo perché l’aspetto medico riguarda la nostra salute. Secondo per informare i diretti interessati, fra i quali ci sono anche i deputati che potrebbero un domani essere chiamati a valutare l’opportunità di introdurre la vaccinazione anti influenzale su tutto il territorio nazionale.

Lo studio

È stata appena pubblicata (Giovanni Fioriti editore, 2020) un’antologia di 62 pagine, dal titolo Vaccinazione antinfluenzale: che cosa dicono le prove scientifiche. A cura di: Alberto Donzelli, Daniele Agostini, Paolo Bellavite, Adriano Cattaneo, Piergiorgio Duca, Eugenio Serravalle.

Eccola in allegato:(https://blog.ilgiornale.it/locati/files/2020/06/donzelli.pdf). Gli autori, tutti medici, la mettono a disposizione. È chiara, precisa e offre una carrellata sulle metanalisi, ossia l’insieme degli studi sul tema, con i rimandi bibliografici.

L’utilità del vaccino

Leggiamo in sintesi. “…le ricerche più valide su anziani hanno dimostrato l’utilità del vaccino anti influenzale solo nei cardiopatici in fase attiva, mentre per non cardiopatici le prove non hanno mostrato una tendenza favorevole. Lo stesso sembra valere per la vaccinazione indiscriminata di donne gravide e bambini. Anche per sanitari mancano prove valide di benefici netti, e comunque un obbligo non sembra compatibile con l’ordinamento vigente”.

Gli studi svolti nel corso degli anni mettono in evidenza che vaccinarsi contro l’influenza stagionale:

“Ha un’efficacia moderata nei confronti dell’influenza, ma non è efficace verso le ben più numerose sindromi influenzali da virus diversi da quelli dell’influenza”. Non solo. “In base ad alcuni studi potrebbe aumentare altre infezioni respiratorie (interferenza virale), comprese alcune da coronavirus (anche se mancano prove rispetto al SARS-CoV-2). Non è comunque stato chiarito se sia risultata associata a prognosi migliore negli affetti da COVID-19”.

Gli autori osservano, inoltre, che “se la vaccinazione venisse estesa come deciso da alcune Regioni, a fronte di un bilancio netto molto incerto tra benefici e danni, comporterebbe pesanti costi organizzativi, finanziari e disagi, in competizione con possibili usi molto migliori delle risorse corrispondenti”.

Conclusione: “Le migliori prove scientifiche suggeriscono di rinunciare all’obbligo e una moratoria sull’estensione della vaccinazione, finché nuove ricerche valide, pragmatiche, indipendenti da interessi commerciali diano risposte basate sulle prove ai tanti interrogativi sollevati”.

Ricapitolando: i virus dell’influenza sono 3 o 4; quelli che provocano le sindromi influenzali (influenza like illness) e che hanno sintomi non distinguibili dall’influenza sono centinaia. Il vaccino protegge dai primi 4. Ma i vaccinati contro i primi 4 virus sono più soggetti a contrarre virus respiratori.

L’interferenza virale

Dall’unico studio randomizzato fatto su bambini da 6 a 15 anni, intitolato Aumento del rischio di infezioni da virus respiratorio non influenzale associate alla ricezione di vaccino antinfluenzale inattivato, cliccate qui, è emerso che il gruppo dei vaccinati è sì protetto dall’influenza, rispetto al gruppo a cui è stato dato un placebo. Ma si ammala molto di più di malattie respiratorie. Il lavoro risale a una decina di anni fa. Osservati 115 bambini per 9 mesi e suddivisi in due gruppi. Il gruppo dei vaccinati ha avuto 30 influenze in meno rispetto al gruppo del placebo ma più di 302 infezioni da virus non influenzali confermati virologicamente. Scrivono gli autori: “Fino ad eventuali altri studi randomizzati con gruppo di controllo che ne ribaltino i risultati, questo lavoro mette radicalmente in dubbio l’opportunità dell’antiinfluenzale in età pediatrica”.

Lo stesso fenomeno si è registrato in uno studio di coorte su quasi 700 bambini (Rikin et al. 2018). L’interferenza virale è stata rilevata anche in adulti militari Usa (Wolff, 2020). Gli adulti vaccinati con anti influenzale “hanno mostrato meno influenze e meno para influenze e infezioni da virus respiratorio sinciziale ma un aumento significativo di infezioni da coronavirus (+ 36% anche se non circolava ancora il Sars-Cov-2), da metapneumovirus (+56%) e dall’insieme dei virus non-influenzali (+15%) oltre a un aumento quantitativamente ancora maggiore di malattie respiratorie in cui non si è potuto identificare il patogeno (+59%). L’eccesso netto di patologie respiratorie nei vaccinati è risultato importante” (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/22423139/).

È stato in base a questo lavoro che il vice capo del comitato scientifico del Regno Unito, Jonathan Van-Tam, durante l’epidemia di Covid 19 ha consigliato agli inglesi che avevano fatto l’anti influenzale di restare a casa per 12 settimane.

E in Italia?

Da noi no. Ho scritto all’ISS, Istituto Superiore di Sanità e mi è stato risposto il 28 aprile “che in Italia non sono stati fatti studi che mostrino questa correlazione”.

Il nuovo vaccino anti influenzale

È stato appena autorizzato un nuovo vaccino antiinfluenzale ad alto dosaggio, Efluelda della Sanofi, che contiene 3 ceppi diversi da quelli raccomandati dall’OMS.

Per gli autori si tratta di un’ulteriore criticità : “In base ai ceppi virali in circolazione nel mondo, il Global Influenza Surveillance Network dell’OMS, in collaborazione con i National Influenza Centres (NIC), aggiorna ogni anno la composizione del vaccino antinfluenzale. Sorprende, dunque, l’autorizzazione di un vaccino che, su 4 ceppi, contiene 3 ceppi diversi da quelli raccomandati dall’OMS per la stagione 2020-21 (pag 30, tabella 7.1)”.

E il rischio Covid?

Benjamin J. Cowling, primo firmatario dell’unico studio randomizzato sui bambini di cui si è discusso sopra e l’epidemiologo della Sapienza Stefano Petti hanno recentemente analizzato ed elaborato i dati Eurostat ed ECDC sulla mortalità da Covid nei vari Paesi comparandola ai vaccinati contro l’influenza.

“Abbiamo osservato che vi è stata maggiore mortalità da Covid nei Paesi con maggiore copertura vaccinale fra gli over 65- che sono: Gran Bretagna (oltre 70%), Norvegia, Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda, tutti oltre il 50% – rispetto a quelli con bassa copertura, Turchia, Lettonia, Estonia, Polonia, Romania, Bulgaria, tutti al di sotto del 10%”.

Antiinfluenzale, un’incertezza che costa cara

Il costo del vaccino anti influenzale solo per gli anziani supera i 153milioni di euro all’anno. Poi occorre aggiungere i costi per le donne in gravidanza e gli operatori sanitari. (Ringrazio il dottor Fabio Franchi per i calcoli).

1) italiani con età maggiore di 65 anni nel 2018: = 13.644.363 (75% = 10.233.272)

2) costo di una dose di antinfluenza scontato = € 6 €,

3) costo per ogni somministrazione € 9 (+ conservazione, distribuzione), 4) totale per una somministrazione= € 15 €

5) costo per il 75% degli anziani : 153.499.080 € (obiettivo minimo 2019)

Conclusioni:

In vista della già sicura ondata autunnale di Covid 19, confidiamo che il Parlamento intraprenda le indagini conoscitive utili ad approfondire un’ eventuale interferenza virale tra il vaccino anti influenzale e le malattie respiratorie. E che, nell’attesa di saperne di più, i presidenti di Lazio e Campania applichino il principio di precauzione: abbiamo bisogno di tutti i medici, in salute. Ciascuno di noi, forte delle informazioni ricevute, si impegnerà a badare ai propri anziani.

Il nostro grazie dal profondo del cuore a tutti i medici che si sono impegnati negli approfondimenti condividendo con noi il frutto dei loro lavori.

La tabella allegata fa parte di uno studio italiano sull’efficacia del vaccino anti influenzale negli anni 2016-17 condotto da Francesca Valent e Tolinda Gallo e pubblicato sugli Annali dell’Istituto Superiore di Sanità. I vaccinati hanno fatto registrare più accessi in pronto soccorso, più ricoveri ospedalieri e una maggior mortalità rispetto ai non vaccinati.

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