giovedì 19 novembre 2020

POCHE LUCI E MOLTE OMBRE SULL'OPERATO DI EMERGENCY

 


Accordo raggiunto tra Gino Strada e il governo in Calabria. A dare l'annuncio, a mezzanotte di martedì, è stato lo stesso fondatore di Emergency: non sarà il nuovo commissario alla Sanità (dopo la rinuncia di Eugenio Gaudio per motivi personali) ma contribuirà alla lotta al coronavirus in un altro modo: insieme alla Protezione civile, Emergency gestirà gli ospedali da campo, i punti triage negli ospedali e i Covid Hotel. Uno specialista degli scenari di guerra per uno scenario di guerra. Ma sia il governatore Spirlì che il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri rimangono scettici e per nulla convinti dell'efficacia dell'azione di Gino Strada in Calabria.

Calabria, Gratteri su La7: "Gino Strada? Ha fatto grandi cose. Ma come commissario serve un manager contro ruberie, non un bravo medico" https://twitter.com/NicolaGratteri/status/1329009640751980544


A giudicare da quello che è scritto nel Manifesto di Emergency "Il mondo che vogliamo" (sopra) i dubbi e le perplessità delle autorità calabresi non sarebbero infondate: "In nome della "sicurezza", la classe politica italiana ha scelto la guerra contro chi è venuto in Italia per sopravvivere, incitando all'odio e al razzismo... Basta che in un Paese si voti per definirlo "democratico"?" Frase ad effetto coniata durante il governo Lega/5 stelle per le politiche messe in atto da Salvini quando era Ministro dell'Interno. Insomma, quanto basta per farsi venire qualche sospetto sull'incarico di Gino Strada in Calabria fortemente voluto da PD e 5 stelle.  Come ONG che in passato si è occupata di traghettare immigrati in Italia sorgono dubbi legittimi sul vero ruolo che Emergency avrà in Calabria, secondo porto di sbarco per importanza dopo Lampedusa in Sicilia. Ma andiamo a ripercorrere la storia della ONG Emergency dalla quale emergono più ombre che luci sul suo operato. 


Come Blackwater ed Emergency traghettano migranti in Italia

A bordo della nave Topaz Responder del MOAS per il soccorso e salvataggio dei migranti in mare, lo staff di Emergency ha garantito l'assistenza post salvataggio, in particolare cure mediche e mediazione culturale a tutti i migranti, direttamente in mare. Ad agosto 2016 il progetto si è concluso, dopo che Emergency è stata informata da MOAS della decisione di concludere la collaborazione. In quei mesi, Emergency ha garantito a bordo cure mediche, mediazione culturale e tutta l'assistenza post salvataggio.
MOAS è l’acronimo di Stazione di aiuto ai migranti in mare aperto. Si tratta di un’organizzazione non governativa con sede a Malta che si è posto il compito di pattugliare il Mediterraneo e salvare persone in alto mare, recuperandole da gommoni, zattere e barche sul Phoenix, il peschereccio della MOAS, una nave completa di droni per sorvegliare le acque, traghettando i migranti per miglia, dalle coste libiche alla Sicilia. L’organizzazione è gestita da Chris Catrambone e sua moglie Regina. Chris Catrambone, statunitense della Louisiana diplomato al college, gestiva un ristorante su un battello a vapore ed ha lavorato presso il Congresso degli Stati Uniti a Washington DC, prima di lavorare come investigatore assicurativo. In tale veste fu inviato nei luoghi più pericolosi del mondo, come ad esempio Iraq e Afghanistan. Dopo aver fatto abbastanza esperienza, e accidentalmente sopravvissuto all’uragano Katrina in Louisiana nel 2005, l’anno dopo Chris Catrambone fondava il Tangiers Group, azienda globale specializzata in “Servizi di assicurazione, assistenza di emergenza, gestione dei sinistri sul campo ed intelligence“. Inizialmente operava dagli Stati Uniti, ma per gestire meglio l’azienda in espansione trasferiva le attività in Italia (dove incontrava la futura moglie) e poi a Malta. È qui che nel 2013 Chris Catrambone fondò la Migrant Offshore Aid Station (MOAS) per assistere la popolazione del terzo mondo ad attraversare il mare in cerca di una vita migliore. Catrambone e la moglie si dice che abbiano speso 8 milioni di dolari propri per tale fine, perché, come il fondatore della MOAS ha confessato, anche lui, una volta che perse la casa a causa di Katrina, capì la situazione degli altri.
Ian Ruggier è un membro del consiglio della MOAS. Questi un tempo fece scalpore a Malta con un piano volto a frenare i migranti in rivolta a Malta. Le unità di polizia circondarono la folla, ed isolarono e colpirono i capi per evitare ulteriori dimostrazioni. Eppure qualcosa andò storto e fallì, con le organizzazioni pro-immigrati che fecero enorme clamore e i tribunali che se ne occuparono. Dopo 25 anni di servizio, Ian Ruggier ha trovato lavoro nella MOAS: incaricato di contenere i migranti ora è passato dalla loro parte: Saulo divenne Paolo. Forse.
Ma che succede se Ian Ruggier è soltanto l’uomo il cui compito è garantire che i migranti soccorsi o infiltrati in Europa non finiscano a Malta? Perché le barche della MOAS sono di stanza a Malta, da dove operano. Una volta caricati di immigrati, salpano dal porto di La Valletta verso l’Italia per scaricarvi il carico umano. Robert Young Pelton è consulente strategico della MOAS, fondatore di Migrant Report e proprietario della Dpx (Posti estremamente pericolosi) Gear, che vende coltelli da guerra per chi si reca nelle zone di conflitto da cui, stranamente, provengono le persone che si suppone MOAS e Migrant Report dovrebbero aiutare. Come giornalista free-lance ha incontrato Eric Prince, il fondatore della Blackwater, la società militare privata statunitense (mercenari) impegnata in operazioni in Afghanistan e Iraq; per inciso, la Blackwater è stata impiegata anche in Louisiana, durante l’uragano Katrina: Chris Catrambone era capitato lì proprio in quel momento. Robert Young Pelton ha incrociato Eric Prince su questioni finanziarie. La Blackwater è un cosiddetto “appaltatore militare” (società militare privata), fornisce soldati, armi e tutta la logistica per effettuare operazioni militari. In realtà, è una “società mercenaria”. Questo tipo di aziende sono assunte dai governi per “fare il lavoro sporco”. Si tratta spesso di operazioni che il governo preferirebbe non rendere pubbliche.
Ma tornando a Chris Catrambone. Un giovane laureato e dipendente, costituisce una società (Tangiers Group) che estende rapidamente le attività in oltre cinquanta Paesi, comportando profitti per milioni da potersi creare l’ente di beneficenza che si chiama MOAS. MOAS impiega uomini che contemporaneamente possono intervenire presso le aziende militari private o essere incaricati di frenare l’afflusso di persone che cercano di attraversare il Mediterraneo. Tale organizzazione non-governativa non è in concorrenza con i governi europei nel recupero dei migranti: piuttosto li integra, un riconoscimento per cui il suo fondatore riceve premi.

Alcune domande sorgono. Come ha fatto Chris Catrambone ad accumulare tale fortuna, così giovane, sul mercato delle assicurazioni? È il suo ente di carità è solo un’espressione delle proprie convinzioni personali? Persegue scopi politici? Il suo Tangiers Group opera nelle zone di guerra: è un puro caso? Lavorò presso il Congresso degli Stati Uniti a Washington DC. Alcuni suoi collaboratori spuntano nelle stesse zone pericolose dove opera Tangiers Group. Anche qui un puro caso? Sembra che ci sia una stretta relazione tra MOAS, marina maltese ed esercito statunitense. MOAS è guidata da un ufficiale di marina noto per il duro trattamento inflitto agli immigrati; fu promosso partner commerciale della Blackwater, ben nota per le azioni spietate contro i civili e di proprietà di una persona che ha fatto fortuna sfruttando le operazioni militari statunitensi in Afghanistan, Africa del Nord e Medio Oriente. Lo stesso denaro, in un modo o nell’altro, guadagnato creando caos in Africa e Medio Oriente, provocando la crisi dei rifugiati, viene ora usato per spedire migliaia di africani senza documenti nel cuore dell’Europa, causando problemi in Italia, Francia, Grecia e Germania. Non si può fare a meno di chiedersi se quelli della MOAS siano onesti salvatori o compiano la missione di destabilizzare ancora di più l’Europa.

Altre zone d’ombra di Emergency

1) Campagna “Io non ti denuncio”: discussa campagna di sensibilizzazione e protesta del 2009 in difesa del diritto all'accesso alle cure per chiunque, e quindi in dissenso con una proposta di legge depennante la norma che non permette al medico di denunciare un immigrato senza documenti bisognoso di assistenza medica in una struttura pubblica. Questa campagna è totalmente sparita dagli archivi on line di Emergency se non per qualche piccola news sugli eventi ad essa correlati.


2) Arresto di tre operatori a Lashkar Gah e le accuse di non neutralità e politicizzazione dell’organizzazione: nell’aprile 2010, tre operatori di Emergency sono stati arrestati a Lashkar Gah, nella provincia afghana di Helmand, con l'accusa di aver complottato per uccidere il governatore della provincia. Nel corso delle operazioni della polizia afghana, coadiuvata da truppe ISAF, sono state trovate all'interno dell'ospedale gestito da Emergency cinture esplosive, granate e pistole. Pochi giorni dopo l’arresto, i tre operatori di Emergency sono stati ritenuti innocenti e liberati. Nel luglio 2010, Gino Strada ha reso noto che il governatore della provincia di Helmand ha autorizzato la riapertura dell'ospedale di Emergency a Lashkar Gah e l’attività è tempestivamente ripresa.

L'arresto dei tre operatori ha suscitato particolare clamore e sono costate diverse accuse nei confronti di Emergency riguardanti la mancanza di neutralità e la forte politicizzazione dell’organizzazione. Massimo Barra, Presidente della Commissione Permanente della Croce Rossa Internazionale, in un intervista a Radio Radicale afferma che non sia “illegale” per una ONG essere non neutrale ed essere politicizzata ma solo opportuno, anche per motivi di sicurezza operando in contesti definiti pericolosi.

3) Il Caso Sudan: in Sudan Emergency ha istituito un centro di cardiochirurgia a Soba e due centri pediatrici. Le spese sostenute, 10 milioni di euro, sono state pagate con i contributi del Presidente del Sudan Omar Hasan Ahmad al-Bashir, ex colonnello dell'esercito sudanese, salito al potere nel 1989 con un colpo di stato (94,5% di suffragi a suo favore nelle ultime elezioni del 2015, con le quali è stato rinnovato il suo mandato). Nel 2009 infatti sono stati espulsi dal Sudan tutti gli operatori umanitari stranieri con l'accusa di aver violato, in Darfur, il regolamento sulle attività di cooperazione, mentre tredici di queste sono state accusate di aver fornito informazioni al Tribunale Internazionale dell'Aja sulle violenze perpetrate contro i civili: unica ONG autorizzata a rimanere in Sudan è stata proprio Emergency. Nel 2010 Emergency ha speso 13 milioni di Euro per interventi in Sudan. Nel luglio 2008, il Presidente del Sudan al-Bashir è stato accusato dal procuratore della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno-Ocampo, di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra proprio nel Darfur. Il tribunale ha emesso il 4 marzo 2009 un mandato d'arresto per al-Bashir per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, ma ha stabilito che non vi erano prove sufficienti per perseguirlo per genocidio. Alle accuse di violazione della neutralità ed indipendenza fatte ad Emergency (il governo di Al-Bashir finanzia Emergency con circa 3 milioni di Euro, come da bilancio) Gino Strada risponde difendendo Al-Bashir e contestando il diritto della Corte Penale Internazionale a giudicare il presidente sudanese in quanto il suo paese non riconosce ufficialmente tale tribunale. Anche l'attuale presidente di Emergency, Cecilia Strada, figlia del fondatore, difende il comportamento dell'organizzazione da lei presieduta, sostenendo che non si deve guardare solo ad Al-Bashir, ma anche agli stati confinanti, e che il suo compito non è quello di giudicare i governanti nei paesi in cui opera, ma quello di assistere le vittime.

4) Il ruolo di negoziazione di Emergency nella liberazione di Daniele Mastrogiacomo: fu preso in ostaggio dai talebani nel 2007 in Afghanistan e liberato grazie al ruolo di Emergency. Le accuse anche qui non mancarono. Fausto Biloslavo in un articolo su “Il Giornale” affermava: “Il sequestro Mastrogiacomo, con i suoi lati oscuri e l'epilogo finale, ha segnato l'inizio del dente avvelenato degli americani e in seguito degli inglesi nei confronti di Emergency. Nei primi giorni del sequestro le Sas, i corpi speciali britannici, erano pronti a intervenire con un blitz per tentare di liberare gli ostaggi. I velivoli senza piloti avevano individuato i sequestratori del feroce mullah Dadullah in movimento. Da Roma, il governo Prodi disse no preferendo una costosa trattativa”.

Molte domande sorgono spontanee dopo i trascorsi di Emergency: si occuperà davvero solo di ospedali da campo e covid hotel in Calabria? E come? Se ne occuperebbe solo per conto del governo italiano o la presenza di Emergency in Calabria è stata "fortemente consigliata"? La presenza di Emergency in Calabria sarà di sostegno e incoraggiamento ad altri sbarchi sulle coste italiane? Adesso, oltre ad un commissario per l'emergenza sanitaria, in Calabria ci vorrebbe un commissario che vigili su Emergency.

Cinzia Palmacci




Sul fondatore della Blackwater Eric Prince leggi qui:

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