Come abbiamo potuto constatare nel Mediterraneo, le ONG di fatto non hanno salvato le vite dei migranti, ma addirittura hanno contribuito, con il pull factor da esse fomentato, ad aumentare esponenzialmente le vittime della tratta richiamate in Libia.
Abbiamo già discusso altresì delle organizzazioni non governative, vere false flag, inviate in Siria in sostegno dei ribelli/terroristi, e finanziate dai Governi occidentali (Primato Nazionale, rivista di giugno 2018: Attacco alla Siria: il ruolo delle ONG). Una vera invasione del territorio di uno Stato sovrano sotto le mentite spoglie di missione umanitaria. Spesso i finanziamenti dei Governi e della allineate Nazioni Unite passano attraverso fondazioni, come la Open Society Foundations di George Soros, che poi provvedono alla distribuzione dei fondi presso le ONG che operano sia nei teatri di guerra internazionali, sia nei cosiddetti “Stati canaglia”, come la Siria, sia in Paesi dove si vuole fomentare un “regime change pulito”, come l’Ucraina.
Ora gli scandali investono anche la Norvegia: tre organizzazioni non governative sono state accusate dei reati di “appropriazione indebita” e “riciclaggio internazionale di denaro”.
Un dirigente della Norwegian Refugee Council (NRC) è stato indagato per essersi intascato 100mila dollari provenienti dalle donazioni dell’organizzazione per scopi decisamente ludici, come le vacanze ai Caraibi. NRC non è nuova agli scandali: all’inizio del 2018, era già finita nell’elenco delle ONG accusate di abusi sessuali. Raggiunta dalla Reuters, Cathrine Ulleberg, responsabile del personale, ha dichiarato: “Sappiamo che le segnalazioni non sono insufficienti (13 presunti abusi sessuali) per questo tipo di problemi, che è comune nel settore nel suo complesso, e che probabilmente si verifica anche qui, ma stiamo lavorando per aumentare la consapevolezza della questione”.
In seguito, NRC ha licenziato i 5 dipendenti accusati di “abuso sessuale, molestie e sfruttamento”. Tra i finanziatori di Norwegian Refugee Council troviamo: il Ministero degli Esteri norvegese, la Direzione generale per la protezione civile e le operazioni di aiuto umanitario europee (ECHO) della Commissione Europea, le agenzie della Nazioni Unite UNHCR e UNICEF, il Dipartimento per la Cooperazione Internazionale britannico, svedese e tedesco, e l’immancabile americano USAID.
NRC, come è logico presumere dagli “investitori governativi” opera in Siria, Libano, Giordania, Afghanistan, Iraq, Etiopia e Ucraina. La seconda ONG indagata dalle autorità norvegesi è la Norwegian People’s Aid (NPA). L’accusa è appropriazione indebita e riguarda tre dirigenti che avrebbero sottratto dalle casse dell’organizzazione ben 120mila dollari.
Come NRC, la Norwegian People’s Aid si sostiene quasi totalmente con i finanziamenti dei Governi, rendendolo quindi distante dall’essere “non governativa”: le Agenzie per lo Sviluppo norvegese, svedese e canadese, USAID, Commissione Europea sono solo alcuni dei donatori istituzionali
a cui si aggiunge l’Open Society Institute di Soros. NPA è impegnata in Siria, Libano, Giordania, nei Paesi dei Balcani, oltre a gestire l’accoglienza dei rifugiati in Norvegia.
Le accuse più gravi sono tuttavia quelle rivolte alla Global Network for Rights and Development (GNRD) che hanno già avuto esiti giudiziari: il fondatore della ONG, Loai Mohammed Deeb è al momento sotto processo presso la Corte distrettuale di Stavanger, in Norvegia, per avere intrattenuto relazioni economiche opache con istituzioni del Qatar, del Kuwait e degli Emirati Arabi Uniti, dal 2013 al 2015.
Ad insospettire le autorità e l’intelligence norvegesi, è stata la rapida crescita di GNRD, che in soli due anni è riuscita ad assumere ben 140 dipendenti e aprire sette uffici in altrettanti Paesi, per poi trovarsi improvvisamente in bancarotta. Gli investigatori hanno scoperto donazioni pari a 114 milioni di corone norvegesi (circa 12 milioni di euro) provenienti dagli Stati del Golfo e una possibile vicinanza di Deeb, rifugiato palestinese arrivato a Oslo nel 2001, alle autorità del suo Paese di origine grazie anche ad un passaporto diplomatico a suo nome ritrovato.
Il paradosso: nel 2014, la Global Network for Rights and Development è stata inserita nel Registro per la Trasparenza del Parlamento Europeo e della Commissione Europea. Ora hanno avuto il buongusto di cancellare la ONG dall’elenco.
Concludiamo con un’inchiesta del britannico The Times che ha svelato che “I lavoratori di oltre 40 organizzazioni non governative hanno sfruttato bambini e donne rifugiati nell’Africa occidentale scambiando cibo per sesso, secondo una rapporto consegnato alle Nazioni Unite 16 anni fa” e mai pubblicato integralmente.
Il rapporto di 84 pagine, che The Times è riuscito a rintracciare, è del 2001 e riguarda gli abusi sessuali che sono avvenuti nei campi profughi gestiti da UNHCR e Save The Children in Africa (Guinea, Sierra Leone e Liberia). Il rapporto è stato consegnato all’UNHCR nel 2002, ma è stato pubblicato solo un estratto delle accuse. Dalle testimonianze dei profughi, emersero le responsabilità di diversi operatori umanitari: cibo, petrolio, accesso all’istruzione e teli di plastica venivano dati in cambio di prestazioni sessuali.
Oltre a UNHCR e Save The Children, nel rapporto compaiono: il Programma Alimentare Mondiale, Medici Senza Frontiere, Care International, l’International Rescue Committee, la Federazione internazionale delle società di Croce Rossa, e il Norwegian Refugee Council.
Nel 2005, Ruud Lubbers, Alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha minimizzato quanto contenuto nel rapporto: “Dobbiamo trovare prove concrete (degli abusi). Per ora sono molto scarse. Quindi l’idea di uno sfruttamento sessuale diffuso da parte degli operatori umanitari, penso che non sia chiaramente la verità“.
Quanti abusi sessuali sarebbero stati evitati a tante donne e bambini, se quel rapporto fosse stato preso in seria considerazione da chi di dovere?
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