Non si ferma la violenza sul corpo e l’anima della donna
(articolo del 2019 del centro di aiuto alla vita di Varese)
(articolo del 2019 del centro di aiuto alla vita di Varese)
Quanto gravi sono stati gli abusi sessuali subiti dalla giovane Noa Pothoven quando aveva 11 anni? Quanto hanno inciso sulla sua angoscia esistenziale per portarla a lasciarsi morire poche settimane fa, a soli 17 anni?
Talvolta la violenza dapprima psicologica diventa in un secondo tempo violenza fisica. E’ di questi giorni (2019) la notizia nel Lodigiano di un adescamento in rete su WhatsApp di due bambine tra gli 11 e i 13 anni, da parte di un uomo di 48 anni che ha abusato di loro per tre anni minacciandole e costringendole al silenzio e alla violenza.
La relazione annuale sulla Violenza Sui Minori
E’ stata presentata in Parlamento la Relazione annuale sulla Violenza Sui Minori (2019) da parte dell’AGA, l’Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, per dirci che la violenza è in aumento e che il sistema non sa fornire la giusta protezione e non sa attivare gli strumenti necessari per garantirne la tutela.
La violenza sugli innocenti dilaga e in tema di diritti c’è veramente ancora molto da fare. In questo mese di giugno sono stati troppi i casi di bimbi piccoli maltrattati e uccisi dal proprio padre o dalla madre.
Viene da chiedersi chi sono questi “genitori-mostri” che anziché amare teneramente e proteggere la creatura a loro affidata la malmenano fino a massacrarla? Dove sta l’origine di tanto orrore?
L’affettività è una evoluzione della sessualità, ci dice la docente Silvia Bonino: anche dal punto di vista filogenetico c’è stata una progressione dello sviluppo cerebrale: dai rettili ai mammiferi all’uomo, del resto riscontrabile anche nel nostro cervello trino, uno e tripartito. Un uomo violento, dominante e aggressivo è ancora fermo, si potrebbe dire, al cervello rettiliano e tutte le idee che nella società e nella cultura confermano la supremazia maschile giustificano un rapporto rettiliano di sopraffazione di uomini verso le donne, dove prevale il dominio sull’amore e l’uso dell’altro nel cinismo e nella sopraffazione. La società proprio perché favorisce l’egocentrismo e l’impulsività attraverso una cultura materialista, tutta orientata al consumismo, all’edonismo, alla sessualizzazione della donna e alla pornografia, ogni giorno invia messaggi che nutrono le parti più rettiliane del nostro cervello.
Se non sono stato amato faccio fatica ad amare
“Se non abbiamo avuto la possibilità di vivere e rielaborare in modo cosciente il disprezzo di cui siamo stati vittime nella nostra infanzia, continueremo a riprodurlo e a trasmetterlo ai nostri figli”. Con queste parole Alice Miller avvia il tema della violenza subita da piccoli nel suo libro La persecuzione del bambino – Le radici della violenza in cui cerca di capire le origini della violenza nel Novecento. Sulla base della sua esperienza di psicoanalista, la violenza ha sempre un origine reattiva e non innata.
Nella nostra società liquida dove c’è molta confusione sul ruolo educativo dei genitori, spesso immaturi, incapaci di dare il buon esempio e di rappresentare un punto di riferimento per i propri figli, le parole della Miller tornano ad essere attuali perché la denuncia nei confronti della società incapace di proteggere i giovani è molto vicina a quella che è stata espressa in questi giorni dal Garante.
Cosa serve dunque per trasformare il cuore e la mente di un uomo o di una donna violenta? La risposta è racchiusa nella parola “educazione”; educazione a relazioni paritarie ed educazione emotiva all’affettività: empatia, cooperazione e altruismo.
La socialità positiva etichettata come “buonismo”
Altruismo, un’illusione? Forse è questo che vogliono farci credere certi messaggi di chiusura e di intolleranza, tutti basati sull’utilitarismo e sul materialismo. Gli studi delle scienze umane degli ultimi 50 anni ci dicono invece che non siamo programmati alla violenza, non è vero che “homo homini lupus” ma è proprio il contrario: siamo naturalmente inclini alla sensibilità verso gli altri e alla condivisone delle sofferenze altrui.
Responsabilità è la parola chiave della Relazione AGA: responsabilità degli adulti, delle istituzioni, di tutti gli organi preposti a garantire lo sviluppo e la tutela dei minori. Responsabilità che spesso manca anche sotto il profilo dell’omertà e del silenzio. Nella Relazione si invita alla responsabilità anche nei confronti della grave situazione di povertà e di disuguaglianza (un minore su otto vive in povertà assoluta) con offerta di servizi sociali regionali inefficaci o fatiscenti. Attenzione e senso di responsabilità viene richiesto anche nei confronti dei minori stranieri (7 su 10 sono nati in Italia) a cui va garantita la piena integrazione a tutti i diritti perché “I diritti dei minori sono diritti di tutti“, così si è espresso il Presidente della Camera Roberto Fico.
Non si può risolvere il problema della violenza senza investire in educazione
Educare quindi alla responsabilità, educare alla relazione e alla comunicazione nel rispetto delle differenze, dell’originalità di ciascuna personalità. Educare alla sessualità oltre la biologia, a cominciare dai sentimenti, spiegando cos’è l’amicizia e cos’è l’amore vero, inteso come dono disinteressato di sé. Educare al senso spirituale della vita dell’anima, educare al valore inestimabile della vita e alla sacralità del corpo, alla conoscenza di se stessi e della propria interiorità, delle proprie potenzialità. Educare all’ascolto, alla pazienza, alla generosità, alla pace. Educare alla bellezza, al buon gusto, al senso civico e al rispetto per la natura, per gli animali… Educare alla lettura e alla scrittura, all’ascolto della musica e delle emozioni che l’arte in genere regala. Educare fin da piccoli alla riflessione e alla creatività di un pensiero innovativo scevro da chiusure e da pregiudizi che si nutre di positività, di affetti e di altruismo e che rifiuta una cultura che ogni giorno elargisce i suoi messaggi destinati a nutrire le parti più rettiliane della nostra mente.
PER CAPIRE MEGLIO IL CERVELLO RETTILIANO:
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