(di Giuseppe Barcellona)
20/03/17
Nel 1942 la guerra pendeva dalla parte dei nazifascisti, il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt non dormiva sogni tranquilli; i sottomarini di Hitler erano appostati poco fuori la baia di Hudson pronti a silurare qualunque convoglio che dall’America partisse a sostegno degli alleati d’oltreoceano, i cittadini della grande mela osservavano preoccupati l’ammasso di ferraglia e residui oleosi che si estendeva lungo tutta la baia, testimonianza dell’efficacia militare dei nazisti probabilmente supportati da un’efficace rete di spionaggio di immigrati tedeschi e soprattutto italiani, specie quelli di origine siciliana che avevano in mano la flottiglia di pescatori del porto.
Quando venne appiccato un incendio all’interno della baia al transatlantico Normandie (foto), il presidente andò su tutte le furie, convocò il comandante della Marina Militare Haffenden e fu categorico: “A qualunque costo dobbiamo cambiare il corso della guerra”.
Haffenden convocò gli informatori dei servizi segreti i quali all’unisono gli indicarono i mangia spaghetti quali responsabili dei recenti eventi bellici, erano loro a rifornire gli U-Boot nazisti appostati poco fuori le acque territoriali americane ed i pescatori quasi tutti siciliani a fornire indicazioni sulla data di partenza dei vari convogli.
Il porto di New York era tutto in mano alla mafia siciliana, Lucky Luciano (foto apertura), il capo dei mammasantissima, era stato arrestato ed erano stati presi provvedimenti durissimi verso l’organizzazione criminale che poteva vantare centinaia di migliaia di affiliati e fiancheggiatori in tutto il Nord America; questa era la vendetta dei siculo americani verso il governo degli Stati Uniti.
Haffenden aprì immediatamente un canale con Lucky Luciano e si pervenne ad un accordo segreto; immediatamente fu smantellata la rete di spionaggio e nessun sommergibile tedesco si avvicinò più alla rada del fiume Hudson; in cambio la mano nera americana vide allentarsi il cappio del governo centrale.
Cominciò così il connubio mafia-servizi segreti americani e quando l’estate successiva si dovette pianificare lo sbarco alleato in Europa i vertici militari americani non ebbero dubbi sulla scelta; in Sicilia le famiglie mafiose avevano radici solide ed attendevano con ansia la fine del fascismo per tornare ai fasti di un tempo; quando Lucky Luciano chiamò a raccolta tutte le famiglie d’America e di Sicilia fu un plebiscito di consensi e lo sbarco, pianificato dagli Yankee con l’ausilio di migliaia di picciotti fu un successo.
In cambio di questo appoggio il governo americano promise il governo dell’isola, la nomina di sindaci, funzionari, amministratori appartenenti alle famiglie mafiose; un segno di riconoscenza verso i padrini ma anche la costituzione di un avamposto americano nel mediterraneo in previsione della disputa con l’Unione Sovietica di Stalin.
Erano i tempi in cui il braccio destro di Winston Churchill definì il maresciallo Tito “Un mascalzone, ma il nostro mascalzone” ed il leader britannico liquidò le rimostranze di un suo funzionario sul futuro dei Balcani così “Ha per caso intenzione di trasferirsi in Jugoslavia nei prossimi anni?”
Insomma a qualunque costo si doveva fermare l’avanzata rossa in Europa, così nacque in Italia il connubio Democrazia Cristiana-mafia, un progetto anticomunista costantemente supportato dai vari governi stelle e strisce che sarebbe durato fino alla caduta del muro di Berlino; in questa operazione segreta (ma non tanto) che durò quasi quarant’anni gli americani hanno sperimentato le tecniche di infiltrazione in un paese straniero, concetto poi esteso ad altre nazioni dove gli americani hanno esteso la loro influenza, spesso con azioni militari più eclatanti.
In Italia grazie alla mafia sono riusciti ad arrivare alla politica, ancora oggi molti si chiedono come è stato possibile un così stretto connubio tra due realtà che in teoria avrebbero dovuto essere antitetiche, a distanza di anni sono arrivate le ammissioni da parte degli uomini della C.I.A., ed in una certa parte sono spuntati i documenti che comprovano questa scottante verità.
William Colby ex capo della C.I.A. in una intervista rilasciata a Gianni Bisiach ha riconosciuto l’incredibile errore del governo americano che ha stretto rapporti troppo stretti con l’organizzazione criminale italiana condizionando in negativo la storia del paese, segnatamente della Sicilia.
“Noi abbiamo avuto rapporti con la mafia, questo è stato un terribile errore”, la clamorosa ammissione dell’ex capo C.I.A. riscrive la storia, il potere enorme concesso alla mafia nell’immediato dopoguerra è stato il terreno di coltura di una pletora di criminali che hanno insanguinato l’isola del mediterraneo condizionandone in negativo lo sviluppo e la storia, i Bontate, i Riina, i Provenzano, i Badalamenti, i Leggio, si formano in quegli anni di impunità garantita per legge dallo stato italiano.
Si, per legge, oggi possiamo affermarlo.
Sepolta tra cumuli di polvere, dimenticata (volutamente) negli archivi segreti, riaffiora dal passato il documento incriminante, quello che ha condannato a morte la Sicilia e con essa l’Italia ad un quarantennio di mafia e di connubio tra istituzioni e malavita e del quale ancora oggi non riusciamo a liberarci, perché dopo la Democrazia Cristiana venne un imprenditore milanese ed i successori di costui coinvolti in scandali di corruzione infinita sembrano gli ideali continuatori di una storia che cominciò tanti anni fa.
Ne parlò il presidente della Commissione Antimafia Carraro il 20 giungo 1974 rivolgendosi al ministro degli esteri Aldo Moro: “La commissione è stata informata dell’esistenza di un documento, fino ad ora non reso pubblico, che sarebbe allegato all’articolo 16 del trattato di armistizio (l’armistizio lungo) stipulato nel 1943 tra l’Italia e le potenze alleate. Poiché detto documento- che conterrebbe l’indicazione di numerosi elementi mafiosi cui sarebbe stata assicurata l’impunità- si rivela di enorme interesse ai fini della ricostruzione del fenomeno mafioso in Sicilia …, la Commissione ha deliberato di acquisirlo agli atti”.
Si fa riferimento all’armistizio siglato da Badoglio ed Eisenhower il 29 settembre 1943 a Malta, ma dalla ricerca negli archivi che ne susseguì si scoprì la strana mancanza di questa postilla, ovviamente da allora non se ne parlò più, la carriera di Carraro venne stroncata all’istante.
Ma nel trattato di pace stipulato a Parigi nel febbraio 1947 l’articolo 16 imposto dagli Stati Uniti recita così: “L’Italia non perseguirà, ne disturberà i cittadini italiani, particolarmente i componenti delle Forze Armate, per il solo fatto di avere, nel corso del periodo compreso tra il 10 giungo 1940 e la data dell’entrata in vigore del presente Trattato, espresso la loro simpatia per la causa delle potenze Alleate ed Associate od avere condotto un’azione a favore di detta causa”.
Il riferimento ai civili e non ai soli militari non lascia dubbi, si tratta dei mafiosi e di tutta la pletora di massoni, ex-fascisti ed anticomunisti riuniti dai servizi segreti americani nel complotto anticomunista.
L’impunità di cui ha goduto la mafia è presto spiegata, quella stessa impunità che oggi hanno ereditato i politici italiani, specie quelli coinvolti negli scandali legati alla corruzione; dunque non deve sorprendere l’andazzo delle cose italiche, in Italia l’impunità è legge, il nostro paese è una vasta area criminale dove gli americani in mezzo secolo e le multinazionali oggi imperversano indisturbate.
Negli anni che seguirono il dopoguerra la C.I.A. (costituita daTruman nel 1947, riformando l'Office of Strategic Services, ndr) fidelizzò i picciotti della mafia anche in altre operazioni militari e paramilitari, celeberrima l’operazione Mongoose nota anche come The Cuban Project dove è provato il coinvolgimento di un piccolo esercito di picciotti che avrebbero dovuto spazzare via Fidel Castro; l’operazione fallì miseramente e John Fitzgerald Kennedy abbandonò sull’isola i siculo americani che vennero successivamente rimpatriati in cambio di viveri, trattori e medicine.
La mafia se la legò al dito. Nella ricostruzione di Gianni Bisiach nel suo libro “Il presidente, la lunga storia di una breve vita” sono evidentissime le prove che collegano l’assassinio di tutti e due i Kennedy alla mala siciliana, segnatamente nelle figure dei boss Sam Giancana e Charles Nicoletti; si tratta di personaggi legati a doppio filo alla C.I.A. opportunamente tolti di mezzo assieme ad un’infinità di testimoni morti in circostanze strane poco prima di deporre nelle aule dei tribunali.
Si arriva al Golpe Borghese in Italia nel 1970, vi sono prove certe del coinvolgimento della mafia nelle operazione militari del golpe fallito, prove innegabili nel libro di Camillo Arcuri, Colpo di Stato; si parla di migliaia di picciotti armati di tutto punto; da chi?
Si arriva alle stragi del 92, due magistrati siciliani stavano arrivando alle alte sfere del connubio stato mafia, l’esplosivo utilizzato in ambedue le stragi era di tipo militare e di produzione americana o inglese; un’altra incredibile coincidenza.
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