venerdì 26 giugno 2020

Il filantrocapitalismo che governa il mondo. Più si scava e più si ha la percezione che Bill Gates sia in guerra con l’umanità

Ci raccontano la storia, nata in un garage di Seattle, di un guru dell’informatica che in meno di dieci anni diventa l’uomo più ricco del mondo – ora pare il secondo più ricco – e il più filantropo sinora conosciuto dall’umanità. Ma più si scava nel fondo di questa narrazione e più si disvela una verità differente.

I falsi miti, volutamente costruiti, a cominciare dall’uomo geniale che si è fatto da sé – il sogno americano – il suo successo come modello a cui ispirarsi, l’immensa generosità nei confronti dei più bisognosi, gli conferiscono un’immagine idolatrata di rispettabilità e ammirazione.

Ognuno di noi possiede un vaso con il quale prima o poi deve farne i conti.
Quello di Bill sembrerebbe presentare i tratti del leggendario contenitore di tutti i mali.


A volte il vaso trabocca e persino inaspettatamente… Come alla Dott.ssa Birx, coordinatrice della task force sul coronavirus della Casa Bianca, durante un’intervista in diretta sulla CNNicon Anderson Cooper e il dott. Sanjay Gupta, che discutendo delle misure restrittive imposte dal lockdown, afferma: “Ecco perché io penso che I CRITERI DETTATI DAI GATES… ehm dal Governo Federale siano rigidi ma giusti. Servono per dare ai vari Stati tutto il tempo necessario per organizzare al meglio il tracciamento dei contatti grazie anche al supporto del CDC.” La gaffe commessa parla da sé, rivelando come la macchina del potere finanziario abbia in pugno ogni ambito della nostra vita e del nostro meraviglioso mondo.


È il sig. Gates a dettare le mosse a livello mondiale sull’ ‘’emergenza” covid-19 e non serviva la gaffe della Dr.ssa Birx a confermarlo, né l’inusuale telefonata al premier Conte.


Non si contano le interviste anche sui media italiani dove vengono ribaditi i suoi capisaldi:
“I capi di Stato dei Paesi sviluppati e di quelli emergenti devono lavorare assieme all’Oms e ai suoi partner”.
“I capi di governo dovranno stanziare i fondi necessari alla ricerca medica per lo sviluppo di un vaccino”.
“Il test sierologico è più utile a livello scientifico, io darei precedenza al test PCR per tracciare i contagi e capire se le persone necessitano di un periodo di quarantena. Il test sierologico ti dice se hai contratto la malattia ma quando l’hai già superata quindi non serve a prevenire i contagi.”
“Non si tornerà alla normalità, finché non avremo un vaccino valido per tutto il mondo.”
“Abbiamo bisogno di un vaccino che sia efficace sugli anziani perché sono quelli più a rischio, quindi va potenziato ma senza causare effetti collaterali.”
“Se ci dovessero essere, avranno un incidenza di 1 su 10.000. quindi al massimo 700.000 persone subiranno questi effetti. Purtroppo è difficile garantire la sicurezza su larga scala e su tutte le fasce d’età e categorie: donne, uomini, donne in gravidanza, persone denutrite, persone con patologie già presenti.”
“Prima di decidere se distribuire il tale vaccino a tutto il mondo, i vari governi dovranno essere coinvolti perché ci saranno dei rischi e degli indennizzi necessari.”
“Trascorro molto tempo in videochiamate rispondendo a domande quali “Come farai a produrre 7 miliardi di dosi?”, “Come si svolgeranno i trial?”
Ho molti meeting con politici, governatori, capi di Stato come Cyril Ramaphosa, Presidente dell’Unione Africana e del Sud Africa, con i quali discuto di strategie da adottare nei paesi in via di sviluppo”. 


Qui potete trovare la traduzione dell’imperdibile intervista di Becky Quick, giornalista di CNBC, trasmessa lo scorso 9 aprile, da cui abbiamo tratto le ultime citazioni riportate sopra.


È noto che Gates indirizzi importanti capitali nel settore farmaceutico, ma anche in quello dell’agricoltura chimica e biotecnologica, dell’istruzione, delle tecnologie digitali e dell’Intelligenza Artificiale.


È anche fra i principali attori (insieme a BanKi-moon, ex segretario generale delle Nazioni Unite e Kristalina Georgieva, direttore esecutivo della Banca mondiale) del “Global Commission on Adaptation” che propone di effettuare investimenti miliardari da parte degli Stati, per adattarsi al cambiamento climatico: una proposta che non si preoccupa minimamente di correggere i comportamenti inquinanti ma si limita a raccomandare di adattarsi a questa nuova realtà, promuovendo l’uso della tecnologia. E Gates è già pronto con il suo arsenale composto da zanzare geneticamente modificate, progetto finanziato anche dalla Commissione europea, da tecnologie eticamente dubbie come la geoingegneria solare, dalla biologia sintetica e dagli organismi transgenici che assicura siano investimenti particolarmente redditizi, imponendo di fatto il brevetto industriale ai prodotti della terra stravolgendo il naturale ciclo vitale delle piante e inficiando la biodiversità agricola.


Più si scava e più si ha la percezione che Bill Gates sia in guerra con l’umanità, il sistema ambientale e antropologico.

Food sovereignty activists protest outside a secret elite corporate seed conference convened by the Bill and Melinda Gates Foundation (BMGF) and the United States Agency for International Development (USAID). Organised by Global Justice Now. London. (cc) Jess Hurd https://flic.kr/p/rtgpiu


SORVEGLIANZA GLOBALE DI PROPRIETÀ PRIVATA


È rilevante evidenziare che Bill Gates risulti tra i principali finanziatori della start up Earth Now che ha ottenuto il sostegno anche di Airbus, il gruppo SoftBank e Greg Wyler, fondatore di OneWeb, un’azienda londinese in corsa per la gara spaziale 5G. Quest’ultima, nel bel mezzo di una crisi economica dopo che le nuove e recenti trattative con il suo primo socio, SoftBank non si sono concluse, è ora nel mirino di Amazon, SpaceX di Elon Musk e della francese Eutelsat interessati alla risorsa più preziosa di OneWeb: lo spettro wireless che secondo gli analisti potrebbe valere fino a 1 miliardo di dollari.


La missione di Earth Now è quella di monitorare ogni angolo del nostro pianeta in tempo reale … In altre parole: una rete di sorveglianza globale di proprietà privata! E riservata a governi, grandi società e ricchissimi e potenti individui.


Attraverso la Bill e Melinda Gates Foundation, Gates ha acquistato 5,3 milioni di azioni Crown Castle, società che afferma di possedere una rete ineguagliabile di infrastrutture di comunicazione negli Stati Uniti. In altre parole: infrastrutture per lo sviluppo della tecnologia 5G, l’internet delle cose …


Impossibile, infine, non citare la partecipazione di Microsoft al progetto ID2020, una Alleanza “per guidare il futuro dell’identità digitale a livello globale”. Tra i fondatori, oltre a Microsoft, ci sono GAVI, Rockefeller Foundation e Accenture.


Due mesi fa, rispondendo a un utente che dal suo celebre profilo “AskMe Anything Q&A” sulla piattaforma Reddit.com gli chiedeva quali cambiamenti dovrebbero essere apportati al modo di operare delle imprese dovendo conciliare il distanziamento sociale alla necessità di salvaguardare l’economia, Bill Gates ha concluso: “Eventually we will have some digital certificates to show who has recovered or been tested recently or when we have a vaccine who has received it.”


Eventually… per volare alle Canarie da luglio sarà necessario dotarsi del Passaporto Sanitario Digitale. Riportiamo la notizia dal sito di TTG Italia: “Si tratta di un’applicazione mobile sviluppata dall’azienda canaria Hi + Card per monitorare lo stato di salute dei passeggeri e accertarne la negatività al Covid-19, caricando le loro informazioni mediche sul rispettivo profilo digitale. Un progetto pilota che fa parte di un accordo quadro di collaborazione tra il governo delle Isole Canarie e l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite.”


L’11 settembre 2001 ha cambiato per sempre il nostro modo di viaggiare in aereo e di percepire il prossimo, non dimentichiamolo. Nessuno di noi si sarebbe prestato fino ad allora a togliersi le scarpe e quant’altro possibile per entrare in uno scanner e a farsi persino palpeggiare senza batter ciglio.


È indubbio che l’“emergenza” favorisca l’accettazione di forme irreversibili sempre più invasive e lesive del diritto alla riservatezza e il diritto alla privacy.


È dallo scorso settembre che la stampa ci informa riguardo ai piani del governo in merito allo sviluppo dell’identità digitale nel Paese:


Conte, lavoriamo a identità digitale cittadini entro un anno



Conte, realizzeremo al più presto identità digitale

“Vogliamo realizzare al più presto un’identità digitale, vogliamo correre; e vogliamo uno sviluppo tecnologico anche etico“.


Lo afferma il premier Giuseppe Conte alla presentazione del Piano di Innovazione del governo insieme al ministro Paola Pisano.

“Si parte dalla creazione di una società digitale, con tre obiettivi da perseguire: l’accesso online ai servizi della Pubblica Amministrazione da parte di cittadini e imprese; la digitalizzazione del settore privato trainata dal settore Pubblico; la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico e l’incentivo all’utilizzo e alla condivisione dei dati da parte delle amministrazioni e dei privati.”


I primi di maggio Robert F. Kennedy Jr. scrive:

“Supponete che alcuni computer possano registrare i vostri spostamenti, in ogni dettaglio, attraverso una valanga di dati proveniente dal vostro cellulare, dalla vostra auto, dal vostro GPS, dalla tecnologia del riconoscimento facciale integrata da una rete di sorveglianza capillare di satelliti, telecamere e chip impiantati nel vostro corpo. Agenti di polizia dietro un computer o robot vi notificheranno la violazione con un messaggio e contemporaneamente vi toglieranno 1000 dollari in criptovaluta dal vostro conto in banca.

Benvenuto nell’America di Bill Gates! È proprio qui dietro l’angolo.
5G: “la strategia.”


Considerata la direzione verso la quale si sta muovendo il mondo, come dargli torto? È assolutamente plausibile che Microsoft, come altre corporation, stia lavorando a simili tecnologie.
In Cina, il sistema di credito sociale individuale, un programma nazionale basato sulla sorveglianza, è già realtà. Qui un breve servizio di Petrolio, la trasmissione di RAI 2.

Siamo davvero di fronte a enormi possibili ripercussioni derivanti da questo cambio di paradigma che vede inglobare persone, oggetti, organizzazioni, stati in una dimensione digitale in connessione continua. Non è affatto chiaro lo scenario che si sta prospettando, né tantomeno le soluzioni anche in ambito giuridico che avrebbero dovuto essere già individuate; come verrebbe protetta la privacy degli individui? Come e da chi verrebbero trattati i dati sanitari? Quali ripercussioni potrebbero essere avanzate per chi dissente? Quali implicazioni in materia di cybersecurity?


E tutto questo sta accadendo nonostante la scienza non abbia assolutamente una voce univoca riguardo l’innocuità degli effetti delle microonde elettromagnetiche. Di fatto non si conoscono ancora gli impatti che queste potrebbero generare sulla salute dell’uomo e dell’ambiente e sull’intero ecosistema e nonostante il dissenso della società civile si procede in gran fretta ignorando qualsiasi principio di precauzione.


Tutti parlano di un cambio di paradigma, pertanto possiamo affermare si tratti di un fenomeno di una portata enorme e soprattutto nuovo e ancora quasi del tutto inesplorato.
Eppure il Ministro Pisani afferma che ci sia spazio per dar presto vita a “un nuovo umanesimo dell’intelligenza artificiale” e specifica “l’Italia sceglie di mettere l’uomo al centro, di impegnarsi nella promozione di un’intelligenza artificiale che sia sostenibile sul piano sociale, culturale e democratico”. Come? Attraverso la creazione dell’ennesima partnership pubblica privata: l’“Alleanza per l’intelligenza artificiale sostenibile” con il compito di elaborare, sulla base dei risultati dei diversi gruppi di esperti nazionali ed europei che hanno già affrontato il tema, uno statuto etico-giuridico dell’intelligenza artificiale.
Tutto ciò senza tener minimamente conto del forte dissenso che ruota attorno a questi temi non solo da parte dei cittadini ma anche di autorevoli esperti.
A cosa si stanno aprendo le porte? A un nuovo umanesimo o al peggior transumanesimo?


Qui il MID Book 2025: “Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese – Le Prime azioni per l’Italia del futuro”.


BIG DATA, ALGORITMI, INTELLIGENZA ARTIFICIALE E CONTROLLO SOCIALE
Proprio mentre la sieroterapia si sta affermando cura efficace contro il covid–naturale, dai costi contenuti, improntata su una pratica etica e solidale di donazione del sangue da parte dei guariti – ecco che spunta anche qua la mano molto visibile di Gates: dal sangue al farmaco, nasce CoVIg-19 Plasma Alliance. Il Dott. Toni Hoover, Direttore delle Strategie, Pianificazione e Gestione della salute globale presso la Fondazione Gates, informa che “le organizzazioni che fanno parte dell’Alleanza sono tra le migliori del mondo nella produzione di terapie al plasma: Takeda, CSL Behring, Biotest, BioProductsLaboratory, Octapharma, and LFB.”
E aggiunge: “Inizialmente, ognuna di queste aziende ha provato a sviluppare autonomamente i trattamenti HiG (una terapia a base di globulina iperimmune policlonale). Ma, dato che prima di 12/18 mesi non sarà disponibile un vaccino, si è pensato alla necessità di avere una terapia per intervenire fino all’arrivo del vaccino e se le aziende collaborano tra loro avremo risultati molto più velocemente. L’Alleanza sta realizzando un farmaco senza marca commerciale e potrebbe essere una delle prime terapie contro il Covid-19.”
Qui potete trovare la traduzione dell’articolo pubblicato sul sito della Fondazione.

Microsoft, intanto, sta lanciando “CoVIg-19 Plasma Bot”,
“uno strumento di auto-screening che chiunque può utilizzare per verificare se è idoneo a donare il proprio plasma” e mettersi eventualmente in contatto con uno dei 500 centri gestiti dalle società aderenti al CoVIg-19 Plasma Alliance. Il progetto verrà presto promosso anche in Europa. Consultando le F.A.Q. del sito si legge chiaramente che Microsoft gestisce i dati raccolti e al contempo rassicura gli utenti che non saranno venduti… Non è poi così difficile immaginare quali dati sanitari possano essere archiviati ed elaborati, sebbene non venduti.


Nella nota pubblicata sul blog del colosso si può leggere che anche il “CDC Coronavirus Self-Checker bot” e altri 1.300 COVID-19 bots utilizzano la tecnologia “Microsoft Health Bot Service” su infrastruttura cloud globale “Microsoft Azure”; il servizio offre una sorta di assistente virtuale in grado di eseguire una verifica dei sintomi e identificare i pazienti ad alto rischio in base ai protocolli medici, allo stesso modo in cui farebbe il personale medico. Una piattaforma integrabile ai sistemi informativi dei partner (che possono contenere ulteriori informazioni sanitarie). Sul sito di Microsoft possiamo leggere che ai primi di aprile questa piattaforma personalizzabile aveva raccolto i dati di 18 milioni di individui. Chiaramente i dati sono esclusivamente accessibili e di proprietà dell’organizzazione titolare del servizio che si avvarrà indubbiamente di un sistema di criptazione dei dati. Il COVID-19 bot è approdato anche in Italia grazie una collaborazione tra Microsoft e Inail (non è affatto chiaro il ruolo giocato dall’Ente pubblico in questa partita) ed è attivo in diverse strutture tra le quali gli ospedali Spallanzani e San Giovanni Addolorata di Roma, il Gaslini (ospedale pediatrico) di Genova e l’Asl Napoli 3 Sud (8 plessi ospedalieri in 57 comuni l’ASL gestisce un bacino di 1.070.000 utenti). In altre parole, una mole di dati sanitari di singoli individui gestiti da cloudcomputing e intelligenza artificiale offerti gratuitamente da Microsoft tramite le proprie infrastrutture, nel pieno rispetto delle normative privacy. È importante rilevare che il Regolamento comunitario sulla protezione dei dati personali n. 2016/679 non prevede una disciplina ad hoc per il trattamento dei dati personali effettuato dai soggetti pubblici e presenta diverse eccezioni al divieto generale di trattare dati personali particolari, tra cui il trattamento necessario per motivi d’interesse pubblico, per motivi di interesse pubblico nel settore della sanità pubblica, a fini di archiviazione nel pubblico interesse, di ricerca scientifica o storica o a fini statistici. Non solo, Microsoft e altre note Big Tech stanno creando pericolosi monopoli in grado di esercitare abusi da posizione dominante. E sicuramente l’emergenza coronavirus non fa che favorire lo sviluppo di questo fenomeno: Microsoft lo scorso 8 maggio ha annunciato un piano di investimenti da 1,5 miliardi di dollari per accelerare la trasformazione digitale in Italia, che include l’avvio della prima Regione Data Center nel Paese. “Puntare sul Cloud Computing, sull’AI (intelligenza artificiale) e sui programmi di formazione digitale rappresenta una grande opportunità per accelerare l’innovazione dell’ecosistema nazionale. La nostra missione è aiutare persone e organizzazioni italiane a realizzare il proprio potenziale”, ha dichiarato Jean-Philippe Courtois, executive vice president and president, Microsoft Global Sales, Marketing and Operations. Proprio lo stesso giorno la corporation fa un altro importante annuncio per informare di un piano congiunto con Poste Italiane per dare nuovo impulso all’innovazione di PMI, e Pubblica Amministrazione, aree strategiche e grandi organizzazioni private, per sviluppare la digitalizzazione del Gruppo e del Paese e favorirne la crescita. È sufficiente dare un’occhiata qua per comprendere la portata di questa partnership.
Proprio come il premier Conte e il Ministro Paola Pisano hanno da mesi annunciato …


Consultando il sito di Microsoft ci si rende conto di quante soluzioni assistite dall’intelligenza artificiale (AI) sono sviluppate utilizzando i servizi cloud di Microsoft Azure; numerose anche in ambito sanitario, dal rilevamento precoce della malattia alla diagnostica automatizzata, dalla personalizzazione dei piani terapeutici all’assistenza domiciliare completa, ecc..


Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore del programma televisivo Report, trasmesso su Rai 3, intervistato da Radio Radio, parlando della discussa app governativa di tracciamento anticontagio, “IMMUNI”, si chiede quali siano i rischi reali di un simile strumento:

“i dati anche se anonimi e criptati vengono conservati sui telefonini e non in un server centrale perché potrebbe essere più pericoloso in quanto tutte le informazioni potrebbero essere in mano a una sola persona; ma qual è il problema? Se tu metti i dati sui telefonini e nel 99% si tratta di IOS o ANDROID, i sistemi di App le e Google, immagini che quelli che hanno costruito questi sistemi non abbiano la possibilità di vedere cosa c’è nei telefonini?”

Dovremmo porci gli stessi interrogativi riguardo l’utilizzo delle tecnologie cloud di Microsoft? Ranucci aggiunge:


“Potrebbe venire a qualcuno la tentazione di fare la più grande e importante BANCA DI RELAZIONI SOCIALI AL MONDO?”


Se da un lato questi scenari possono apparire irrealistici, dall’altro è innegabile che il pretesto dell’emergenza sanitaria possa offrire l’opportunità di raccogliere un’enorme mole di dati critici.


In riferimento a Microsoft, i suoi cloud ospiterebbero una mole enorme di dati sanitari, genetici, economici e reddituali, dati coperti da segreto industriale, … Tali informazioni, sebbene andrebbero criptate, sono esposte a rischi non sempre prevedibili di accesso non consentito o non consentibile?
E soprattutto la collaborazione con INAIL, il piano congiunto con Poste, il COVID-19 bot utilizzato gratuitamente da parte di ospedali e aziende sanitarie, … potrebbero celare accordi confidenziali sulla cessione dei dati (anche anonimizzati)?


Un anno fa fece scalpore lo scandalo Facebook: tra 200 milioni e 600 milioni di password erano archiviate in chiaro su file di testo. E almeno duemila dipendenti del social network, tra sviluppatori e ingegneri, avrebbero avuto accesso almeno 9 milioni di volte a queste informazioni.


Negli ultimi tre mesi Microsoft ha eliminato oltre 110 difetti di sicurezza nel suo sistema operativo e nel software correlato.


Non è trascorso molto tempo dal caso “Watson”, l’accordo fra Ibm e il Governo (firmato nel 2016 da Matteo Renzi) secondo cui l’azienda avrebbe portato il suo polo di ricerca, Watson Health Center, a Milano; come scrive Gianni Barbacetto nel documento “confidenziale” Ibm che il Fatto Quotidiano ha potuto vedere, si legge:

“Come presupposto per realizzare il Programma ed effettuare l’investimento, Ibm (incluse le società controllanti, controllate, affiliate o collegate, ove necessario) si aspetta di poter avere accesso – in modalità da definire – al trattamento dei dati sanitari dei circa 61 milioni di cittadini italiani (intesi come dati sanitari storici, presenti e futuri) in forma anonima e identificata, per specifici ambiti progettuali, ivi incluso il diritto all’utilizzo secondario dei predetti dati sanitari per finalità ulteriori rispetto ai progetti”.

Più tardi il Governo Gentiloni è arrivato in soccorso approvando la legge 20 novembre 2017, n. 167. Scrive il quotidiano Repubblica:

“I nostri dati personali, a partire probabilmente da quelli sanitari, potranno finire nelle mani delle multinazionali, a scopi di ricerca scientifica o statistici. Senza bisogno del consenso dell’interessato e senza nemmeno doverlo avvisare. (…) Le multinazionali tecnologiche hanno bisogno dei dati dei cittadini per alimentare i propri sistemi di intelligenza artificiale, rendendoli più competitivi in quello che tutti gli esperti considerano il business del futuro. L’intelligenza artificiale, alimentata dai big data, per migliorare la sanità, la gestione delle città e delle utility, tra l’altro. Un mercato miliardario, secondo varie stime: 4 miliardi di dollari previsti nel 2017 solo per i big data nella Sanità, secondo Sns Research, con una crescita del 15% annuo fino al 2030.”


Quel che è certo è che già esiste una florida data economy e gli algoritmi e l’intelligenza artificiale ne rappresentano il pilastro.


Noi poveri utenti ignari siamo al tempo stesso produttori e consumatori di dati che, consapevolmente o meno, forniamo e riceviamo e non solo in rete; questi dati vengono raccolti, registrati, inviati a chissà chi per essere integrati in un vasto insieme di dati che vengono algoritmicamente scansionati e processati e rielaborati: è così che veniamo identificati come appartenenti a determinati profili. L’espressione Big Data non contraddistingue soltanto il fatto che si tratti di una gigantesca mole di dati ma anche che questi dati siano elaborati tramite Intelligenza Artificiale per estrapolare nuove informazioni. Sulla base di questo processo potrebbe scaturire che in base al mio comportamento e alle mie relazioni sociali potrei essere profilato come donna o uomo a prescindere dalle mie caratteristiche biologiche. Potrei risultare qualunque cosa così come il suo opposto.
Tramite sofisticati algoritmi veniamo identificati come appartenenti a determinati profili senza alcuna possibilità d’intervenire da parte nostra. E i data scientist offrono soluzioni per influenzare e manipolare non solo i nostri consumi (tramite la pubblicità personalizzata) ma anche l’accesso all’informazione, le nostre opinioni, i nostri orientamenti politici (è famosa la campagna di Obama), le nostre emozioni (è nota una ricerca di Facebook che nel 2012 senza alcun consenso dei partecipanti studiò la manipolazione emotiva modificando il contenuto dei feed dalla quale scaturì che le emozioni sono “contagiose” e quindi manipolabili) e plausibilmente il nostro orientamento sessuale, le nostre convinzioni filosofiche, ecc.. E tutto ciò avviene senza alcun dibattito, senza alcuna governance e senza alcuna tutela in ambito giuridico poiché si tratta per lo più di dati aggregati o comunque difficilmente legati alla identità dell’individuo.


Si pone un problema etico di portata enorme in quanto sempre più ogni campo è basato da decisioni algoritmiche. Estremizzando, un algoritmo -sulla base di informazioni parziali, fuorvianti o addirittura errate – potrebbe stabilire che io sia malato o che debba essere sottoposto a un determinato protocollo sanitario o che io sia un individuo “pericoloso” (criminale, terrorista, pedofilo, pazzo).
I modelli che ne scaturiscono sono per definizione discriminatori perché realizzati da individui (è l’uomo che “addestra” la macchina) ed è inevitabile che si verifichi un bias fondato su pregiudizi e ideologie. Un sistema che penalizza profondamente tutta la società a prescindere dal fatto che potrebbe colpire un singolo individuo o un gruppo, una minoranza e non può che esacerbare disparità e creare aberrazione. Un sistema che presta il fianco alla propaganda e alla manipolazione.


FILANTROPIA STRATEGICA

Stilare l’elenco di organizzazioni (tra le quali spicca OMS), alleanze, consorzi, centri di ricerca, università, testate giornalistiche – emblematico il caso Cochrane Collaboration e la revisione degli studi sui vaccini contro il papilloma virus sulla quale avrebbe avuto un peso notevole l’influenza dei Gates – a cui il magnate destina laute donazioni è praticamente impossibile.


Quel che certo è che vi è un filo rosso che lega tutte le sue attività filantropiche a un’Agenda strategica che riguarda tre grandi aree: salute, nutrizione ed educazione. Devono destare al mondo particolare preoccupazione, inoltre, le sue partecipazioni alle cosiddette PPP, ossia le global public-private partnership. Per quanto riguarda il settore salute la famiglia Gates è convolta con importanti finanziamenti in PPP quali: Tuberculosis (TB) Alliance, Medicines for Malaria Venture, International Partnership for Microbicides e Global Alliance for Vaccines and Immunization (GAVI Alliance); quest’ultima nata nel 2000 grazie a un impegno iniziale di 750 milioni di dollari da parte di Gates. Secondo il rapporto “Philanthropic Power and Development – Whoshapes the agenda?”,pubblicato nel novembre 2015 da Global Policy Forum e da altri partner,

“Rockefeller Foundation e Bill & Melinda Gates Foundation hanno svolto un ruolo sempre più attivo nella definizione dell’agenda e delle priorità di finanziamento delle organizzazioni internazionali e dei Governi.”

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