mercoledì 24 giugno 2020

Il commissario Colao e il governo McKinsey



Vittorio Colao è di fatto il commissario che Mattarella ha affiancato al governo Conte, in attesa magari di prenderne il posto quando il popolo dei partigiani da divano avrà digerito il concetto di task force e sarà pronto ad entusiasmarsi, come avviene ciclicamente, per il cosiddetto governo dei tecnici. Gente che sostanzialmente non risponde a nessuno e che non è stata eletta da nessuno, ma che ha quell’aria e aura di competenza che manca anche ai più competenti di 5 Stelle, PD, Lega, eccetera.


Ma come nasce Colao? La prima volta in cui si è sentito parlare di lui è stata nel 1996 quando fu nominato direttore generale di Omnitel, il cui direttore generale era all’epoca Silvio Scaglia. I telefonini targati Olivetti, quindi De Benedetti, entrati sul mercato nel dicembre 1995, avevano già 300.000 abbonati (sembravano una enormità), il 52% della copertura del territorio (sembrava quasi accettabile), e stavano producendo perdite colossali. Parentesi personale: il nostro primo cellulare risale proprio al 1996, avevamo vissuto (e bene) quasi per trent’anni senza.

Dopo il 1996 il lavoro di Colao e di altri in quell’Italia prodiana e dalemiana (highlight il bombardamento di Belgrado), fra i vari passaggi di quote e di marchio (supersemplificando: nel 1999 Olivetti vende ai tedeschi di Mannesmann, che due anni dopo si fondono con Vodafone), ha portato l’azienda ai livelli di oggi.

Il marchio che ha Colao non è comunque solo quello di Vodafone, di cui è arrivato ad essere amministratore delegato per 10 anni, ma anche quello di McKinsey, come tanti altri grandi manager italiani: rimandiamo alla stampa finanziaria per un elenco completo, ma noi qui al bar (ormai diventato speakeasy) possiamo citare a memoria Corrado Passera, Alessandro Profumo, Paolo Scaroni, il già citato Scaglia, Francesco Caio…

Cosa vogliamo dire? Che anche il più tecnico dei tecnici, al di là del fatto che McKinsey sia stata, ovviamente come consulente, protagonista di cantonate notevoli e anche di scandali galattici (Enron su tutti), coltiva dentro di sé sogni politici. A proposito: un altro McKinseyano folgorato dalla politica è l’ex consulente di Renzi ed ex deputato PD Yoram Gutgeld, ma chissà quanti altri ce ne sono. In conclusione, la politica interessa a tutti, se poi puoi fare a meno di quella formalità che sono le elezioni è anche meglio. Ci stiamo arrivando, ci siamo arrivati.

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