Il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, ha subito accuse sotto sigillo dall’amministrazione Trump. Tutto ciò è stato rivelato da un presunto errore accidentale di copia-incolla in un documento giudiziario non certificato che ha usato il nome di Assange. È interessante notare che non molto tempo dopo fu riportato dal Wall Street Journal che i procuratori federali “hanno considerato pubblicamente di incriminare il signor Assange per tentare di innescare la sua rimozione perché una spiegazione dettagliata delle prove potrebbe dare motivo alle autorità ecuadoregne per autorizzare l’estradizione di Assange.”
Fonti interne hanno riferito al Washington Post che Assange ha subito accuse. Siccome queste accuse sono sigillate, è impossibile conoscerle precisamente o sapere come siano giustificate. Se chiedi a #Resistance su Twitter ti dice che è #Mueller Time, e Assange sta per essere arrestato con accuse misteriose che riguardano la pubblicazione su WikiLeaks di e-mail non governative e non classificate nel 2016. Se chiedi ai cultisti di Q-Anon, ti dicono che Donald Trump sta cercando di estradare Assange per salvarlo e infliggere un colpo fatale al Deep State. Se chiedete a persone che sanno di cosa stanno parlando, tuttavia è molto più probabile che facciano riferimento all’Espionage Act sia per i registri di guerra di WikiLeaaks sull’Afghanistan e sull’Iraq e/o per le pubblicazioni sulle perdite della CIA dell’anno scorso. Questo costituirebbe un colpo mortale alla libertà di stampa, e probabilmente un passo avanti nella direzione della distopia orwelliana rispetto al Patriot Act.
Dimostra ancora una volta come Julian Assange avesse completamente ragione.
Quest’ anno ho avuto numerose discussioni sulle motivazioni dichiarate pubblicamente da Assange per rimanere nell’Ambasciata ecuadoriana, dove gli è stato concesso asilo politico dal precedente governo dell’Ecuador basandosi sul fatto che gli Stati Uniti volevano la sua estradizione. Il ritornello che può “partire quando vuole” è estremamente comune, con i detrattori di Assange che insistono nel sostenere che non verrebbe né arrestato né estradato negli Stati Uniti, e che si stia invece nascondendo da (inesistenti) accuse di stupro in Svezia.
La storia che Assange non poteva assolutamente nascondersi dallo stesso governo che torturava Chelsea Manning è stata aggressivamente promulgata dalle testate più vendute come il The Guardian, dove l’articolo di quest’ anno di James Ball si intitolava “L’unica barriera all’uscita di Assange dall’ Ecuador è l’orgoglio”, e sosteneva che “Il fondatore di WikiLeaks difficilmente affronterà incriminazioni negli Stati Uniti.”
L’articolo di Ball include i seguenti estratti dalla sua galassia cerebrale:
Gli ospiti, come i pesci, dopo tre giorni puzzano.”
“Non esiste alcun procedimento penale pubblico a carico di Assange o WikiLeaks negli Stati Uniti, anche se spesso Assange dice che ci sono prove sigillate di accuse contro di lui e i suoi associati, e sono stati resi pubblici i mandati di sorveglianza contro lo staff di WikiLeaks, così come l’interesse dell’FBI per lui e per i suoi collaboratori, sia attuali che ex (incluso me, avendo lavorato con WikiLeaks per alcuni mesi nel 2010 e 2011). Non c’è motivo di pensare che qualcosa sia cambiato a riguardo della situazione di Assange negli Stati Uniti.”
“Il problema per entrambe le parti è che nessuna delle due vuole perdere la faccia: Assange vuole essere un simbolo di resistenza contro uno stato americano imbroglione, e non vuole ammettere che il suo asilo riguarda azioni personali e non di WikiLeaks. L’Ecuador non vuole ammettere di aver commesso un errore nel concedere asilo ad Assange”.
Ball nel migliore dei casi sbagliava completamente, e nel peggiore mentiva deliberatamente sulla reale possibilità di accuse segrete negli Stati Uniti. Sappiamo che le accuse segrete provengono dal governo degli Stati Uniti, quindi non hanno niente a che fare con accuse di stupro o di violazione alla libertà condizionata.
Ma la storia che Assange sia uno schifoso maniaco chiuso in un armadio è stata così aggressivamente promulgata dai propagandisti imperiali come Ball che è (almeno per me) letteralmente impossibile parlare della situazione di Assange sui social senza che qualche sconosciuto venga fuori a vomitarla per tutta la conversazione.
La ragione di questo non è un mistero. L’alternativa di rendere Assange l’orribile stupratore che si nasconde alla giustizia significherebbe riconoscere la possibilità di ciò che ora sappiamo per certo: che una vasta, enorme potenza, con così tante alleanze estremamente consolidate da farla diventare effettivamente il centro di un impero che attraversa il globo, sta lavorando per estradare un giornalista australiano dall’ambasciata ecuadoriana verso il Regno Unito, in modo che possa essere punito per aver pubblicato dei fatti. Molto, molto più facile farlo diventare lo schifoso maniaco chiuso nell’armadio piuttosto che il simbolo di un attacco alla libertà di parola, con implicazioni che si estendono a tutte le future generazioni e in ogni angolo del globo.
Julian Assange ha fondato un’innovativa via di fuga sulla premessa che il potere corrotto possa essere combattuto da verità e trasparenza. Il potere corrotto ha risposto facendolo tacere, perseguitandolo e diffamandolo. Così facendo sono riusciti a rallentare le sconfitte, minimizzando l’impatto delle pubblicazioni, e annullando la capacità di Assange di difendere se stesso, e in cambio hanno provato pubblicamente che la sua tesi era, ed è, assolutamente corretta. C’è un potere istituzionale che usa menzogne e segretezza per manipolarci e ingannarci, e che più di ogni altra cosa odia essere illuminato dalla luce della verità. Ora lo sappiamo per certo. Non c’è alcun dubbio.
Julian Assange non si è mai nascosto dalla giustizia. Julian Assange è, ed è sempre stato tenuto nascosto dall’ingiustizia. Ha avuto ragione sui motivi di richiedere asilo all’Ecuador, così come aveva già avuto ragione su molto altro prima.
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