E PENSARE CHE ALLA FEDERAL RESERVE TORNATA SOTTO L'EGIDA DELLA CASA BIANCA BASTEREBBE SOLO UNA MOSSA PER FAR FALLIRE DEUTSCHE BANK E SALVARE I PAESI MEMBRI UE OSTAGGI DEL DOMINO DELLA GERMANIA....
La crisi economica dovuta alla pandemia di coronavirus non ha risparmiato nessuno. Un dato di fatto, questo, appurato dalla totalità dei Paesi venuti a contatto con gli effetti diretti (o derivati) del patogeno. L’emergenza del virus ha lasciato anche un riflesso sui mercati e, soprattutto, sulle banche, per le quali pesano i grossi crediti che molti non potranno saldare. La situazione che si è creata rischia di diventare una vera e propria bomba per i mercati azionari, soprattutto quando ad entrare in crisi sono i colossi bancari che, come nel caso della Deutsche Bank, navigano già da anni a vista. L’annuncio della contrazione dei propri utili societari, abbinati ad un’erosione del capitale sociale della Deutsche Bank, non possono che non gettare più di un interrogativo sul futuro della totalità del comparto bancario che rischia di essere trascinato nel baratro.
In questo scenario, dunque, Deutsche Bank rischia di diventare una bomba ad orologeria per i mercati finanziari, poiché un suo minimo scostamento al ribasso rispetto alle attese sarebbe potenzialmente in grado di ripercuotersi sui valori della borsa, generando un circolo vizioso. Considerando infatti l’elevato numero di titoli piazzati direttamente dalla società e dai suoi intermediari sul mercato, ecco che gli stessi investitori di mercato che si appoggiano al colosso bancario tedesco vengono messi a rischio proprio dal loro intermediario finanziario. Ogni minimo scostamento potrebbe dunque ripercuotersi con un effetto domino anche sui mercati.
Dopo aver chiuso in malo modo il 2019 a seguito della scoperta di un giro di evasioni fiscali di suoi correntisti nel quale la banca non si sarebbe mossa nei tempi opportuni per denunciare il fatto, anche il 2020 sembra destinato a riservare molte sorprese negative per il gruppo bancario. Il rischio però questa volta non si limita alla sola Deutsche Bank, poiché un suo tracollo potrebbe avere gravi ripercussioni sui mercati azionari mondiali nonché sulla stessa Germania, anch’essa alle prese con la crisi del coronavirus.
La spallata dei dazi di Trump
Nel 2018 la sfida economica diretta tra gli Stati Uniti e la Germania è stata animata, poche ore dopo l’annuncio da parte di Donald Trump di nuovi dazi diretti contro l’alluminio e l’acciaio dell”Unione Europea, dalla “bocciatura” da parte della Federal Reserve della filiale americana di Deutsche Bank, istituto che con oltre 1,7 trilioni di dollari in asset è il terzo per dimensioni nell’area euro e il quindicesimo più grande al mondo. Deutsche Bank è stata inserita “tra gli istituti «in condizioni problematiche», ovvero con criticità tali da metterne a repentaglio la stabilità e, quindi, creare potenzialmente rischi sistemici, con quella che è stata una presa di posizione rara per un istituto di così grandi dimensioni. La bocciatura era stata decisa nel 2017 e ha contribuito a limitare le attività della banca tedesca negli Stati Uniti. Nonostante ciò, a causa dell'immobilismo dell'Italia e di altri Paesi UE, l'occasione ghiotta per mettere la Germania fuori gioco è stata sprecata facendo perdere un treno vitale che correva dritto verso l'"exit" e la disgregazione della gabbia UE.
Dal canto suo, la Germania di Angela Merkel non può neppure pensare lontanamente ad un'alleanza con la Cina contro gli Usa perché i problemi economici interni legati al COVID 19 stanno mettendo in ginocchio diverse imprese pure in Germania, e molte hanno già cominciato ad intentare cause risarcitorie di miliardi contro la Cina ritenuta responsabile del disastro, prove alla mano. Insomma, una spintarella alla prima tessera del domino e la fragile impalcatura UE viene giù, e potrebbero essere proprio Italia e Usa a dare la prima spinta.
Cinzia Palmacci
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