sabato 28 marzo 2020

Bolide nei cieli del Nord Italia. Gli astrofisici: “Occhio ai frammenti di meteorite”

QUEL BOLIDE CHE CADDE A GENNAIO NELLE ZONE PIU' COLPITE DAL COVID 19 E LA CORRELAZIONE TRA VIRUS E METEORITI. IL PERICOLO PUO' VENIRE DALLO SPAZIO. VA CON SE CHE LE INFORMAZIONI BIOLOGICHE PORTATE DA UN BOLIDE SULLA TERRA SE FINITE NELLE MANI SBAGLIATE DIVENTANO PANDEMIE....

Un frammento della meteora avvistata tra Lombardia, Liguria, Toscana ed Emilia potrebbe aver raggiunto il suolo nel comune di Disvetro. Le istruzioni degli scienziati: "Se trovate un sasso scuro e smussato, non lo toccate, fate foto e segnalatelo all'Inaf".



Gli astrofisici: “Occhio ai frammenti di meteorite”!



La lunga scia del bolide dellle 19:51 UT lasciata sul sensore della camera PRISMA di BEDONIA ITER04. In alto a sinistra nell'immagine è visibile la Luna.
Il Bolide delle 18:26 visto dalla camera PRISMA LOIANO ITER01 (zoom)

Qui i video dei bolidi caduti nel Nord Italia nel periodo 2017/2018: http://www.prisma.inaf.it/index.php/stazioni-prisma-immagine-corrente/ e qui la mappa delle meteore cadute negli ultimi 500 anni: https://roadtolarissa.com/meteors/


Qualche frammento di quel bolide che ha illuminato i cieli del Nord Italia, nella sera del 1 gennaio, potrebbe essere arrivato a terra. E allora bisogna provare a cercarlo. Gli astrofisici sanno dove: in Emilia, nei pressi del paesino di Disvetro, pochi chilometri a nord-ovest di Cavezzo, in provincia di Modena, tra Carpi e Mirandola. La meteora (quando è particolarmente brillante viene definito bolide) potrebbe essere diventata quindi un (o una) meteorite, dopo l’impatto col terreno. Ma se qualcuno si imbattesse in un piccolo sasso nero, dall’aspetto peculiare, differente dagli altri che si trovano lì attorno, dovrà usare alcune accortezze per consegnarlo intatto nelle mani di scienziati, che potrebbero studiarlo come fossile dell’antico Sistema Solare. E soprattutto non tenerlo per sé. L’avvistamento è avvenuto in gran parte del Nord Italia (Emilia-Romagna, Lombardia, Liguria e Toscana), alle 19.30 ora italiana del primo giorno dell’anno, qualcosa si è incendiato entrando in atmosfera a grande velocità. È stato un evento abbastanza lungo da essere immortalato con foto e video diffuse sui social. E non poteva certo sfuggire alle telecamere del progetto Prisma, un rete nazionale che raccoglie decine tra osservatori astronomici (molti dell’Istituto nazionale di Astrofisica), università, planetari e appassionati. Otto dei loro strumenti hanno ripreso la fiammata, gli scienziati quindi hanno fatto un po' di calcoli per ricostruirne la traiettoria e sono riusciti a triangolare il luogo da cui questo misterioso oggetto è arrivato e dove potrebbe essere caduto.

"L'afelio, ossia il punto dell'orbita più distante dal Sole, si colloca nella regione interna della Fascia Principale degli asteroidi: quindi era un meteoroide di origine asteroidale, probabilmente di natura rocciosa” scrive Albino Carbognani, ricercatore Inaf dell’Osservatorio di Bologna, in un articolo sul sito del progetto Prisma. Gli astrofisici stimano che sia entrato in atmosfera a una velocità relativamente bassa, circa 12 chilometri al secondo, ma con un elevato angolo di caduta. Quindi ha cominciato a spezzarsi, disgregandosi in vari pezzetti, tra i 50 e i 30 chilometri di quota. La valutazione della sua massa è di diversi chilogrammi (per fare un raffronto, le 'normali' stelle cadenti misurano appena pochi grammi), dunque uno di questi pezzetti potrebbe trovarsi ora nel bel mezzo della Pianura Padana, più precisamente nel comune di Disvetro e "considerati i processi di frammentazione cui il meteoroide è andato soggetto, qualche pezzo potrebbe essere finito anche sulla congiungente fra Rovereto sul Secchia e Disvetro".

Come riconoscerlo. Non si sa ancora se ci sia davvero un meteorite, né quali possano essere le sue dimensioni. Quindi il condizionale è d’obbligo. Ma per riconoscerlo le indicazioni sono piuttosto semplici: si presenta come un "piccolo sasso ricoperto da una patina scura e con gli angoli smussati", bruciato e levigato dall’intenso attrito generato quando è entrato dallo spazio in atmosfera. 

"Guardare ma non toccare". Per essere studiato, un meteorite deve essere raccolto e preservato, non contaminato, per esempio, dal contatto con la pelle o con l’alito. La raccomandazione degli esperti è dunque quella di fotografarlo, segnare con precisione il luogo del ritrovamento (anche con coordinate geografiche, magari con geotag della foto) e segnalarlo subito al progetto Prisma (prisma_po@inaf.it) dove gli scienziati valuteranno se si tratta effettivamente di un meteorite o un semplice sasso. Per raccoglierlo, usare un foglio di alluminio e un contenitore di vetro pulito.

Forse è #caduta una #meteorite in Emilia Romagna. La "mappa" indica come luogo di probabile caduta la frazione di #Disvetro, pochi km a nord-ovest di #Cavezzo (Modena). Se ne trovate alcuni frammenti, prima di raccoglierli seguite le istruzioni: https://t.co/ribQjxBOHJ #PRISMA pic.twitter.com/upVuEAYfUU— MEDIA INAF (@mediainaf) January 2, 2020



Considerata la sua provenienza, anche questo meteorite potrebbe contenere informazioni importanti sulla storia del nostro Sistema Solare. La fascia degli asteroidi, infatti, è costituito in gran parte da "pezzi di scarto" che non si sono aggregati in pianeti o non ne sono stati attratti: "Riuscire a raccoglierne anche un piccolo frammento vorrebbe dire poter studiare come era il Sistema Solare miliardi di anni fa, subito dopo la sua formazione. Ogni meteorite è il testimone di un'epoca remota, per questo motivo nessuna deve andare persa" conclude Carbognani, aggiungendo che tenerlo per sé non è utile a nessuno, infatti "le meteoriti non classificate sono prive di valore commerciale, quindi affinché il ritrovamento valga qualcosa il frammento deve prima essere analizzato e classificato dai ricercatori dell'Inaf o dell'Università: non tenete nel cassetto una sospetta meteorite!".



Pericolo alieni, le 10 malattie che vengono dallo spazio....

Notizie ricavate da un documento ufficiale del 1350 redatto da alcuni professori di medicina dell’Università di Parigi.

«La causa remota e prima di questa pestilenza è stata ed è tuttora in qualche costellazione celeste... Una congiunzione astrale è causa reale della mortifera corruzione dell’aria che ci circonda... Molti vapori corrotti, a causa di dette congiunzioni, si sono innalzati dalla terra e dal mare e sotto l’influenza dei venti meridionali caldi e umidi hanno corrotto l’aria. Per conseguenza, questa, così corrotta, penetrando necessariamente nei polmoni, dà luogo alla corruzione e alla putrefazione...». 



Una lista dei 10 virus e malattie che potrebbero essere arrivate dallo spazio: ecco alcuni pericoli molto spesso sulla bocca di tutti


Nel 2001 alcuni scienziati indiani hanno scoperto che nella stratosfera vi era la presenza di alcuni batteri, il che ha originato delle teorie riguardo alla possibilità che essi viaggiassero per lo spazio sotto forma di spore. Questa fantasiosa, ma non impossibile ipotesi, apre dei dubbi sulla probabilità che alcune malattie siano arrivate proprio dall’infinità cosmica.

Ma quali possono essere queste malattie? Innanzitutto ecco una lista contenente alcuni dei virus (e non solo) che potrebbero essere causati da un’affluenza esterna.

Salmonella, Pandoravirus e molto altro

Tra le tante modificazioni pericolose abbiamo la Salmonella mutante: nel 2006, lo Space Shuttle STS-115 ha ospitato un caso assolutamente inedito: batteri di salmonella animale nello spazio. Lo sviluppo del batterio ha seguito una linea totalmente inaspettata, con cambiamenti radicali; questo nuovo genere di Salmonella è stato molto più letale rispetto al suo omologo terrestre forse a causa della bassa gravità.

Poi c’è il Pandoravirus: è 10 volte più grande del virus normale ed è stato scoperto nel 2013 dai francesi. Le analisi mostrano che i Pandoravirus condividono solo il 6% del patrimonio genetico delle specie viventi terrestri. Pertanto, gli scienziati hanno considerato la possibilità che sia di origine extraterrestre. Tra le altre malattie abbiamo il Morgellons, spesso accomunato alla sindrome di Ekbom, psicosi che porta il malato a essere convinto di essere infestato da parassiti della pelle. Un prurito ingestibile che porta il paziente a sviluppare ferite infette e a graffiarsi continuamente; alcuni pensano sia causata da un meteorite caduto nello Utah nel 2004.

AIDS e SARS: l’universo contro di noi

I due ricercatori di astrofisica Fred Hoyle e Chandra Wickramasinghe Nalin hanno svelato i risultati del loro studio sulla composizione della polvere cosmica. Secondo loro, questa polvere è composta da microscopiche creature il cui arrivo sulla terra sarebbe causa di molte malattie conosciute. Questi organismi trarrebbero beneficio dalla pioggia o dalla neve per essere portati a terra: da qui il collegamento tra i raffreddori e l’umidità esterna. La stessa Chandra Wickramasinghe, docente presso il Centro di Astrobiologia della University of Buckingham, ha affermato che il virus dell’AIDS verrebbe dalle collisioni di una cometa con la Terra.

Un altro nome sulla lista è quello della sindrome respiratoria acuta o SARS, apparsa per la prima volta in Cina nel 2002, anche se una politica di contenimento ha limitato la sua espansione. Una piccola parte della comunità scientifica sospetta sia un virus proveniente dalla polvere dello spazio caduta vicino all’Himalaya.

Zika, Ebola e altri mali con origini poco chiare

Ci sono poi il virus Zika e l’Ebola: il primo è difficile da contenere per la sua capacità di cambiare rapidamente e assorbire DNA esterno (muterebbe in contatto con i geni extraterrestri importati), la seconda, purtroppo pericolo pubblico dal 2014, secondo la ricercatrice Ashley Dale sarebbe un virus caduto sulla terra in seguito al contatto di un meteorite sulla terra.

Infine, abbiamo l’influenza spagnola e il virus della mucca pazza, che potrebbero essersi originati con la partecipazione attiva di comete passate nelle nostre vicinanze: una per congelamento nell’atmosfera è poi passata sulla terra dopo un processo di anni, l’altra mostra somiglianze strutturali con i microorganismi presenti nella polvere spaziale. Un mistero in più da risolvere.



Nessun commento: