1918: MORTI PER ASPIRINA BAYER PIU' CHE PER INFLUENZA. RICORDIAMO CHE LA BAYER (EX IG FARBEN) ERA LA CASA FARMACEUTICA DEL GAS ZYCLON B DURANTE L'OLOCAUSTO NAZISTA. OGGI 2020 L'"ASPIRINA" SI CHIAMA VACCINO. IN PRATICA, QUELLI CHE SI SONO VACCINATI PER L'INFLUENZA SI STANNO AMMALANDO ANCHE DI COVID 19! E' IL SOLITO MANTRA, MA ORA ABBIAMO CAPITO A CHE GIOCO VOGLIONO GIOCARE, E NON CI PIACE AFFATTO....
Durante l’influenza del 1918 non erano disponibili terapie antivirali specifiche. Questo è ancora largamente vero oggi. La maggior parte delle cure mediche per l’influenza mira a sostenere i pazienti, piuttosto che curarli.
Un’ipotesi suggerisce che molti decessi per influenza potrebbero in realtà essere attribuiti all’avvelenamento da aspirina. Le autorità mediche dell’epoca raccomandavano grandi dosi di aspirina fino a 30 grammi al giorno. Oggi, circa quattro grammi sarebbero considerati la massima dose giornaliera sicura. Grandi dosi di aspirina possono peggiorare i sintomi.
Aspirin Misuse May Have Made 1918 Flu Pandemic Worse, scriveva il SCIENCE DAILY nel 2009. Leggi qui
In 1918 Pandemic, Another Possible Killer: Aspirin sul New York Times nel 2011
“Dato che i milioni di morti del 1918-1919 appaiono correlati a un’applicazione errata della panacea farmaceutica di allora (aspirina) e che i vaccini sono la panacea farmaceutica di oggi, e in caso di pandemia verrebbero resi obbligatori per legge, conoscere la situazione del 1918-1919 è essenziale.”
Questo è un articolo pubblicato sulla rivista NEXUS New Times n° 106 edizione italiana ottobre-novembre 2013
Di J. Holcombe, D. Jacobson e T. Ruhl © 2011 Dal sito Food Freedom
Ci sono due ipotesi accreditate circa l’altissima mortalità dell’influenza spagnola: l’aspirina e i vaccini. Una non esclude l’altra, anzi si potrebbe pensare a una sinergia negativa.
L’aspirina e la pandemia di influenza del 1918 – 1919
“I milioni di decessi della cosiddetta pandemia di influenza del 1918-1919 non furono causati da un virus, ma da un’estesa infezione batterica esacerbata dall’uso esteso di un farmaco immunosoppressore tossico assunto ad alti dosaggi: l’aspirina.”
Da quasi un secolo il mondo crede che nel 1918-1919 un virus sconosciuto e virulento fosse spuntato dal nulla uccidendo milioni di persone. Per mettere a tacere per sempre questo falso mito sono state pubblicate due relazioni: la prima nel 2008 e la seconda nel 2009.
La prima relazione è stata diffusa con un comunicato stampa del 19 agosto 2008 dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive (NIAID) [e citata nell’articolo di D. M. Morens e all. su The Journal of Infectious Diseases]:
“I risultati batteriologici e istopatologici delle serie di autopsie pubblicate implicavano in modo evidente e coerente una polmonite batterica secondaria causata da comuni batteri delle vie aeree superiori nella maggior parte delle vittime dell’influenza.” Le persone erano state uccise da un batterio comune che si trova nel tratto respiratorio superiore, secondo le ricerche rivelate da F. William Engdahl (cfr. http://tinyurl.com/ljekg5y):
“I decessi della grande pandemia di influenza del 1918 – da 20 a 40 milioni in tutto il mondo – NON erano dovuti all’‘influenza’ o a un virus, ma alla polmonite causata da un’estesa infezione batterica.”
Il comunicato stampa del NIAID non precisa che cosa causò le infezioni batteriche, ma lo fanno le ricerche della Dott.ssa Karen Starko (http://tinyurl. com/n8uatj9). A suo avviso si tratta dell’aspirina, ipotesi che combacia perfettamente con le ricerche del NIAID sulla polmonite causata da infezioni batteriche estese, e prosegue spiegando anche l’estrema rapidità dei decessi: “La mortalità era indotta da due sindromi clinico-patologiche che si sovrapponevano: inizialmente una grave condizione simile al distress respiratorio acuto (ARDS), che si stima abbia causato il 10-15% dei decessi (mancano dati da serie di autopsie sequenziali), e in seguito una ‘superinfezione’ polmonare batterica aggressiva, che era presente nella maggior parte dei decessi.”
Osservando i dati sui deceduti, Starko ha notato che risultavano evidenti due gruppi che si distinguevano in base a un arco temporale molto significativo fra l’inizio della malattia e la morte:
1. Persone morte di polmonite a causa di un’infezione batterica, che si ammalavano e si aggravavano progressivamente fino al decesso;
2. Persone colte da sintomi improvvisi che portavano a una morte rapidissima, spaventoso emblema dell’“influenza” del 1918: perfettamente sane il mattino, morivano nel giro di poche ore.
In entrambi i gruppi, è l’aspirina, il probabile fattore causativo. Per il primo gruppo, quello della polmonite, l’aspirina sopprimeva il sistema immunitario, consentendo alle infezioni batteriche di attecchire. I medici dell’epoca correlavano i casi di polmonite con l’uso dell’aspirina. Per il secondo gruppo, in cui la morte giungeva rapidamente, i sintomi erano coerenti con il sovradosaggio da aspirina, accompagnato da morte rapida. Starko spiega: “Un rapporto da Camp Dix notava: ‘La malattia era una vera e propria epidemia. La straordinaria tossicità, la marcata spossatezza, la cianosi estrema e la rapidità dello sviluppo caratterizzano questa malattia come un’entità clinica distinta che finora non è stata descritta completamente…’.
La tossicità del salicilato spesso viene sottovalutata perché è presente un’altra condizione, perché la dose è considerata irrilevante e perché i sintomi (iperventilazione, vomito, sudorazione, mal di testa, sonnolenza, confusione, dispnea, agitazione, epistassi, vertigini, edema polmonare, emorragia) sono aspecifici. Nel 1918, era quasi impossibile differenziare, dal punto di vista patologico o clinico, un’intossicazione progressiva da salicilato da un’infezione: ‘La dispnea dura da poche ore a un giorno […] seguita da collasso respiratorio, collasso circolatorio, convulsioni e morte.’
“Riassumendo, appena prima del picco di mortalità del 1918, l’aspirina veniva raccomandata in regimi oggi noti come potenzialmente tossici e causativi di edema polmonare, e dunque potrebbe aver contributo alla mortalità generale della pandemia e a molti dei suoi misteri.
La mortalità nei giovani adulti si potrebbe spiegare con la maggiore disposizione a usare le nuove terapie consigliate e con la presenza di giovani in situazioni di trattamento standardizzate (ambienti militari). La bassa mortalità fra i bambini si può spiegare come conseguenza del minore uso di aspirina. Il principale testo di pediatria del 1918 raccomandava l’idroterapia, e non il salicilato, per la febbre; l’edizione del 1920 condannava la pratica di somministrare ‘prodotti contenenti catrame’ per fare abbassare la febbre […]. Il diverso utilizzo dell’aspirina potrebbe anche contribuire alle differenze di mortalità fra gli ambienti urbani e gli accampamenti militari.” Capire la causa dei milioni di decessi del 1918-1919 non è solo una questione di rilevanza storica.
Da quel momento in poi, le autorità mediche, le agenzie sanitarie e i governi internazionali hanno attribuito la mortalità a un virus spaventosamente virulento. La loro opinione ha posto le basi per creare la fobia di una grande minaccia: la prospettiva di future pandemie di pari virulenza, in grado di uccidere milioni di persone in tutto il mondo. Sono nate nuove agenzie, sono stati sviluppati piani internazionali e leggi d’emergenza per pandemia (http:// tinyurl.com/lunsggq) con tanto di supporto militare. Miliardi, se non addirittura bilioni, di dollari sono stati investiti per trovare un vaccino che protegga il mondo da una possibile ricomparsa dell’Influenza spagnola del 1918.
Eppure il NIAID ha detto che non ci sono prove che si trattasse di influenza e che invece il responsabile era un comune batterio respiratorio. Il lavoro della Starko supporta questa idea e offre una prospettiva scientifica su come sia stata probabilmente l’aspirina a causare i due tipi di decessi ricorsi nel 1918-1919, ovvero uno lento e uno incredibilmente rapido.
Nel frattempo, il governo degli Stati Uniti, i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità trattano i decessi rapidi come una delle spaventose caratteristiche di un virus “misterioso” e, dunque, procedono con lo sviluppo di un vaccino.
Dato che i milioni di morti del 1918-1919 appaiono correlati a un’applicazione errata della panacea farmaceutica di allora (aspirina) e che i vaccini sono la panacea farmaceutica di oggi, e in caso di pandemia verrebbero resi obbligatori per legge, conoscere la situazione del 1918-1919 è essenziale.
Il New York Times del 12 ottobre 2009 riportava (http:// tinyurl.com/yko5v2l): “Nel febbraio 1917, Bayer perse il brevetto sull’aspirina per l’America, aprendo le porte di un redditizio mercato farmaceutico a molti altri produttori. Bayer reagì con una campagna pubblicitaria insistente che celebrava la purezza del marchio, proprio quando l’epidemia stava raggiungendo il picco.
”Secondo Karen Starko: “La reclamizzazione dell’aspirina nell’agosto 1918 e una serie di raccomandazioni ufficiali per l’uso dell’aspirina a settembre e all’inizio di ottobre, precedettero il picco di mortalità dell’ottobre 1918.
“Il numero di decessi negli Stati Uniti aumentò bruscamente, con un primo picco fra gli uomini della Marina alla fine di settembre, poi fra quelli dell’Esercito all’inizio di ottobre e, infine, fra la popolazione generale alla fine di ottobre.”
Una frase scritta da Starko è particolarmente significativa: “Gli omeopati, che consideravano l’aspirina un veleno, contavano pochi decessi fra i loro assistiti.”
Questa affermazione si staglia contro uno sfondo di milioni di morti causate da Bayer e dall’industria farmaceutica dell’epoca. Lo stesso articolo del New York Times diceva anche: “Venivano prodotte confezioni di aspirina che non recavano avvertenze sulla tossicità e fornivano poche indicazioni di utilizzo. Nell’autunno del 1918, di fronte a una diffusissima malattia mortale per cui non si conoscevano cure, il Chirurgo Generale dell’Esercito degli Stati Uniti raccomandò l’aspirina come trattamento sintomatico, e i corpi militari acquistarono grosse quantità del farmaco.
“Il Journal of the American Medical Association suggeriva una dose di 1.000 milligrammi ogni tre ore, l’equivalente di quasi 25 compresse standard di aspirina da 325 milligrammi in 24 ore. È circa il doppio del dosaggio giornaliero che oggi viene considerato sicuro.”
L’omeopatia rappresentava una minaccia per i profitti dell’industria farmaceutica. Peggio ancora, i medici omeopati criticavano tutta la classe dei farmaci sintetici a base di catrame, vera e propria base dell’industria farmaceutica.
Per contro, usando solo sostanze naturali (e quindi non brevettabili), gli omeopati salvarono le vite di quasi tutti i pazienti che si erano rivolti a loro durante la calamità del 1918-1919.
Questo dato minacciava di svelare che le nuove medicine sintetiche a base di catrame (derivate dalla potente industria petrolifera), la base stessa di un nuovo gigantesco settore di investimenti, erano in realtà disastrose dal punto di vista medico. Bisognava evitarlo.
Nell’articolo “La storia del cartello farmaceutico” (cfr. http:// tinyurl.com/mrmr9f6), la Rath, Health Foundation riportava che nel 1918:
“La Fondazione Rockefeller [di lì a poco collegata alla Bayer; cfr. http://tinyurl.com/mhuwe85] usò l’epidemia di Influenza spagnola – insieme ai mass media (di cui all’epoca aveva già il controllo) – per iniziare una caccia alle streghe contro ogni forma di medicina che non fosse coperta dai propri brevetti.”
Nel suo affidavit presentato in risposta a una causa legale (http://tinyurl.com/lw7r27x) che lo accusava falsamente di distribuire medicinali non registrati in Sudafrica, il Dott. Mathias Rath notò nella sezione intitolata “Storia dell’industria farmaceutica” (http://tinyurl.com/mhuwe85):
“La Fondazione Rockefeller era l’organizzazione di facciata per una nuova iniziativa di business globale… Questa nuova iniziativa prese il nome di business degli investimenti farmaceutici. Le donazioni della Fondazione Rockefeller andavano solo alle scuole di medicina e agli ospedali, che erano diventati evangelizzatori dei farmaci brevettati, sviluppati da una nuova razza di compagnie il cui prodotto erano i farmaci sintetici e brevettati […]
Questa fu anche l’epoca in cui vennero scoperte le prime vitamine. Diventò ben presto evidente che queste molecole naturali avevano proprietà benefiche in grado di salvare delle vite e potevano prevenire diversi disturbi cronici.
“Tali molecole naturali di recente scoperta avevano solo uno svantaggio: non erano brevettabili. Così, già nei primi decenni della sua esistenza, il business degli investimenti farmaceutici affrontava una minaccia mortale: le vitamine e altri micronutrienti pubblicizzati dai programmi per la salute pubblica avrebbero impedito lo sviluppo di qualsiasi grosso business di investimento basato su farmaci sintetici brevettati.
“Per promuovere l’accettazione pubblica della sua ‘nuova medicina’ come ombrello filantropico per il recente settore degli investimenti farmaceutici in medicinali brevettati, i media controllati dai Rockefeller usarono l’epidemia di Influenza spagnola del 1918 per lanciare una campagna contro tutte le forme di medicinali senza brevetto e screditarle come ‘non scientifiche’. Nei successivi 15 anni, praticamente tutte le scuole di medicina degli USA, tutti gli ospedali importanti e, soprattutto, la ‘American Medical Association’ diventarono parte di questa strategia per allineare l’intero settore sanitario sotto il controllo del business degli investimenti farmaceutici.”
Questa caccia alle streghe, in cui Bayer riveste un ruolo di spicco, ha una storia lunga e cruenta e continua ancora oggi, mentre il settore farmaceutico ricorre a misure draconiane come la messa al bando di tutti i rimedi erbori- stici in Europa (http://tinyurl.com/27xyaha) a partire dal maggio 2011; passando per la battaglia per rinchiudere in prigione un medico che offre cure naturali per il cancro al cervello; ai tentativi di criminalizzare gli omeopati e tutti gli specialisti in medicina naturale nella Carolina del Nord; fino al divieto, del dicembre 2010, di produrre vitamina C per somministrazione endovena (http://tinyurl.com/33qpycp) (è un trattamento efficace ma non aggressivo per il cancro) e al piano per bandire in Australia migliaia di comuni piante da giardino (http://tinyurl. com/6j2bo6g).
Vista l’epica battaglia che l’industria farmaceutica ha ingaggiato contro i rimedi naturali, è chiaro che miri anche a occultare la verità sulla pandemia del 1918-1919: ovvero che l’industria farmaceutica ha ucciso milioni di persone e che le cure naturali hanno salvato molta gente.
I vaccini e la montatura dei CDC
Nel 2005, i Centri per il controllo delle malattie (CDC) dichiararono di aver ricostruito il virus “virulento” del 1918 (http://tinyurl.com/bpxr68d): “I ricercatori dei CDC e i loro colleghi sono riusciti nel compito di ricostruire il virus dell’influenza che causò la pandemia di influenza del 1918-1919, uccidendo fino a 50 milioni di persone in tutto il mondo.” Ora, qualunque cosa avessero ricostruito i CDC, non poteva essere la stessa che aveva ucciso milioni di persone nel 1918-1919.
Apparentemente i CDC non si sono accorti del fatto che l’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive ha dimostrato che non si trattava di un virus o di influenza, ma di un comune batterio delle vie aeree superiori, che si era trasformato in un’infezione diffusa e poi in polmonite letale grazie all’effetto immunosoppressore dell’aspirina.
È stata l’aspirina a uccidere, e non un virus.
La questione, però, è: perché mai vengono reclamizzati dei vaccini per una pandemia “simile all’influenza del 1918” se i decessi non erano stati causati da un’influenza?
Dato che si trattava di un batterio comune, le seguenti dichiarazioni dei CDC non hanno senso: “Questo rapporto descrive la riuscita ricostruzione del virus dell’influenza A (H1N1) responsabile per la pandemia del 1918 di ‘Influenza spagnola’ e offre nuove informazioni sulle proprietà che hanno contribuito alla sua eccezionale virulenza […]”
“Secondo le stime, la pandemia di influenza del 1918- 1919 uccise da 20 a 50 milioni di persone in tutto il mondo, molte di più rispetto alle successive pandemie del XX secolo. Le proprietà biologiche alla base della virulenza dei virus influenzali delle pandemie non sono ancora state sufficientemente comprese. Per indagare sui meccanismi della virulenza potrebbero essere importanti delle ricerche mirate a comprendere meglio come abbiano contribuito al processo patologico i singoli geni del virus influenzale della pandemia del 1918.”
I CDC stanno diffondendo una versione dei fatti completamente fantascientifica sui decessi del 1918-1919, che non corrisponde né ai dati storici né a quelli biologici. E poi la versione del “virus virulento” non tiene conto degli interrogativi più persistenti riguardo al 1918-1919: perché morivano molti giovani, o perché le morti avvenivano così rapidamente. Entrambi trovano risposta con il lavoro di Karen Starko sull’uso e sovradosaggio di aspirina nel 1918-1919.
Anche se nessun virus era responsabile dei decessi, per i CDC c’è un altro problema. Non ci sono neppure mai state delle prove che dimostrassero la ricostruzione del virus. Il virologo tedesco Stefan Lanka punta il dito contro le fonti che sostengono la ricostruzione e, in un’intervista del 2005 (http://tinyurl.com/mr9ptwg), rivela che al virus mancano dei pezzi:
“Il Dott. Jeffery Taubenberger, la fonte che ha segnalato la presunta ricostruzione del virus della pandemia del 1918, è un dipendente dell’Esercito degli USA e ha lavorato per oltre 10 anni alla produzione, sulla base di campioni di diversi cadaveri umani, di brevi frammenti di sostanza genetica attraverso la tecnica di moltiplicazione biochimica PCR. Fra la moltitudine di frammenti prodotti, ha selezionato quelli risultati più simili al modello di sostanza genetica ideale di un virus influenzale, e li ha pubblicati. “In nessun cadavere, però, era stato visto o isolato un virus, né da esso è stato isolato un frammento di sostanza genetica. Per mezzo della tecnica PCR sono stati prodotti dal nulla dei frammenti di sostanza genetica di cui non si può dimostrare una precedente esistenza nel cadavere. Se fossero stati presenti dei virus, sarebbe stato possibile isolarli, e da essi si sarebbe potuta isolare anche la relativa sostanza genetica; nessuno avrebbe avuto necessità di produrre laboriosamente, attraverso la tecnica PCR – con chiare intenzioni ingannevoli – un modello rattoppato di sostanza genetica ideale di un virus influenzale.”
L’intervistatore ha poi domandato come un profano potesse verificare tutto questo, e Lanka ha risposto:
“Riguardo a questi brevi frammenti di sostanza genetica, che non sono completi in senso genetico e non sono neppure sufficienti per definire un gene, si presuppone che insieme formino l’intera sostanza genetica di un virus influenzale.
“Per accorgersi del raggiro, basta poter sommare la lunghezza dei frammenti pubblicati per rendersi conto che la somma delle lunghezze dei singoli frammenti, che a quanto si è detto compongono l’intera sostanza genetica virale del presunto virus influenzale, non corrisponde al… genoma del modello del virus influenzale.
Evitando di considerare l’infezione batterica o il ruolo dell’aspirina nelle morti del 1918-1919 e perpetuando il falso mito del “virus virulento”, i CDC stanno promuovendo la necessità di farmaci antivirali (che sono menzionati per nome) oltre allo sviluppo di vaccini; tuttavia nulla di tutto questo sarebbe appropriato per combattere ciò che uccise tante persone nel 1918.
I CDC continuano a pubblicizzare falsamente che le morti del 1918-1919 erano dovute a influenza, ignorando i batteri respiratori comuni che invece ne erano all’origine, come dimostrato dal NIAID, e il grande abbaglio della medicina costituito dall’aspirina, che è tossica:
“Gli attuali antivirali e vaccini sono efficaci contro il virus del 1918?
“Sì. Due tipi di farmaci antivirali, la rimantadina (Flumadine) e l’oseltamivir (Tamiflu), si sono dimostrati efficaci contro virus dell’influenza simili al virus del 1918. I vaccini contenenti l’HA del 1918 o altre proteine HA di sottotipi di H1 sono stati efficaci nel proteggere i topi contro il virus del 1918. Infatti, l’attuale vaccino per l’influenza ha prodotto nei topi un certo grado di protezione contro il virus del 1918.
“Sono in corso di studio nuove misure profilattiche e terapeutiche contro il virus del 1918?
“La ricostruzione del virus del 1918 permetterà ai CDC di impegnarsi nello sviluppo di virus di riferimento per un candidato vaccino che fornirebbe la protezione ottimale contro questo virus o virus simili.”
La caratterizzazione, ad opera dei CDC, del 1918 come un anno in cui un virus virulento minacciò tutta l’umanità è palesemente falsa. E questa falsa concezione è stata utilizzata da George W. Bush per instillare il terrore (http://tinyurl.com/mww7mfu) che un nuovo virus virulento – associato al virus del 1918 – sarebbe comparso di nuovo uccidendo milioni di persone.
Perché i CDC persistono con questa mistificazione nonostante le prove dimostrino il contrario?
Anche volendone rifiutare le motivazioni, si potrebbero suggerire alcuni effetti prodotti dalla diffusione della spaventosa falsa idea che questo virus ucciderebbe milioni di persone.
1. La distrazione dall’effettiva realtà per cui nel 1918 furono efficaci solo i trattamenti naturali;
2. La copertura della responsabilità di Bayer, dell’aspirina e dell’industria farmaceutica per i decessi;
3. La vendita di miliardi di farmaci antivirali e lo sviluppo di vaccini;
4. Il maggior potere finanziario dell’industria farmaceutica per controllare i media e influenzare la politica;
5. L’aumento delle malattie e dei decessi dovuti ad agenti chimici farmaceutici, uno dei maggiori fattori di rischio;
6. La spaventosa dipendenza dalle “autorità mediche esperte” e dalle “soluzioni” complesse e costose per salvare le persone;
7. Il conferimento di autorità illimitate alle agenzie regolatrici statali per “proteggere” il pubblico dai prodotti naturali;
8. L’uso dello spettro di milioni di morti come giustificazione per annullare dei diritti umani per “proteggere” il pubblico;
9. Il potenziamento dell’industria farmaceutica verso un monopolio globale incontestato della salute (vita e morte);
10. L’industrializzazione, commercializzazione e militarizzazione della “malattia”;
11. Una porta aperta per l’uso di una “emergenza pandemia” per giustificare la legge marziale
“Evitando di considerare l’infezione batterica o il ruolo dell’aspirina nelle morti del 1918-1919 e perpetuando il falso mito del “virus virulento”, i CDC stanno promuovendo la necessità di farmaci antivirali oltre allo sviluppo di vaccini.” (http://tinyurl. com/lavwten).
La verità – che le autorità mediche usando l’aspirina Bayer (e l’aspirina generica) hanno ucciso tanti milioni di persone, tanto che queste morti sono diventate uno degli eventi più terrificanti della storia dell’umanità – fondamentalmente minaccia un settore globale degli investimenti da bilioni e bilioni di dollari costruito intorno al mai discusso “parere dei medici” e all’uso dei farmaci sintetici.
Medicina industriale vs. medicina naturale
La versione completa della verità contiene qualcosa di ancor più terribile per l’industria farmaceutica dei “soli” milioni di decessi che ha causato, perché in realtà accadde anche un altro fatto molto significativo: la medicina non industriale, utilizzando sostanze naturali, salvò diverse persone dalla morte.
L’anno 1918 costituì un gigantesco test in cui si potevano confrontare milioni di persone: quelle che venivano curate con la medicina industriale e quelle che venivano curate con la medicina naturale.
Nel primo gruppo il tasso di mortalità era incredibilmente alto.
Nel secondo gruppo, sopravvissero quasi tutti.
Questa realtà emerge con chiarezza nel 1918, e attira l’attenzione mondiale sul periodo storico in cui si era affermata l’industria dei farmaci chimici sintetici, mentre un tempo l’umanità utilizzava soltanto la natura.
L’aspetto che spicca è il fallimento nonché la tossicità di uno dei più antichi e fidati prodotti di quest’industria, l’aspirina, con proporzioni devastanti.
A questo aggiungiamo la reclamizzazione globale da parte di Bayer di questo prodotto tossico grazie all’influenza della politica e dei media: la loro azione combinata aumentò le perdite di vite umane a livelli mai visti prima.
Il prodotto di Bayer causò così tanti milioni di morti che potremmo equiparare l’aspirina alla peste nera: da 20 a 50 milioni di morti nel biennio 1918-1919 rispetto ai 25-75 milioni di morti nel corso di tanti anni di peste bubbonica.
Tuttavia, questo singolo prodotto farmaceutico sintetico ormai ha di gran lunga sorpassato per mortalità la più famigerata malattia della storia, dato che i decessi non sono tuttora terminati e raggiungono proporzioni epidemiche. Coloro che salvavano vite nel 1918-1919, mentre l’aspirina uccideva, erano i fautori della medicina naturale.
Oggi la politica, sotto l’influenza della Bayer e di altre compagnie farmaceutiche, sta bloccando l’accesso ai rimedi naturali, che hanno letalità nulla e hanno salvato delle vite nel 1918-1919, a favore di vaccini prevedibilmente letali, considerati necessari in base a un falso mito estremamente fuorviante: l’idea che il colpevole fosse l’influenza (un virus) che in realtà non era la causa.
Al di là delle morti che Bayer ha causato con la sua aspirina, negli anni Ottanta la compagnia vendette consapevolmente “farmaci anticoagulanti agli emofiliaci per milioni di dollari: medicinali con un elevato potenziale di contagio dell’AIDS”, come riportato nel 2003 nel Sydney Morning Herald (http://tinyurl.com/lsp36zr).
Il medicinale era stato sviluppato utilizzando il plasma di donatori portatori di HIV. “Di conseguenza – notava la CBS nel 2009 – migliaia di emofiliaci furono infettati con l’HIV.” (http://tinyurl.com/efw78). Riguardo a questo, la MSNBC ha trasmesso un video che accusa Bayer senza mezzi termini (http://tinyurl.com/yqamee). Alla luce dei milioni di decessi del 1918-1919 dovuti all’invenzione di Bayer dell’aspirina, un farmaco sintetico a base di catrame, e dei recenti vaccini sintetici di Bayer (potenzialmente contaminati con qualsiasi cosa), si è innescata una naturale rivalutazione del naturale rispetto al sintetico nelle cure mediche. In questa rivalutazione, la posta in gioco è la vita o la morte dell’umanità.
La mortalità dell’aspirina e dei FANS
Nel 1918 si trovano diverse testimonianze di prima mano di medici che accusavano l’aspirina come causa delle polmoniti. Raccogliendo queste testimonianze, l’omeopata Julian Winston notò nel 1998 (http://tinyurl.com/c3r3ex): “Leggendo i resoconti sull’epidemia sembra che la maggior parte delle morti fosse stata causata da una polmonite virulenta che fu particolarmente devastante nei soggetti il cui organismo era stato depresso dagli analgesici, e il più comune di questi era l’aspirina.” Ecco uno dei resoconti, che citava:
“Mi fu consegnato un pacco contenente 1.000 compresse di aspirina, e 994 erano di troppo. Credo di averne somministrate una mezza dozzina […] I miei rimedi erano pochi. Quasi sistematicamente somministravo Gelsemium e Bryonia. Se riuscivo ad arrivare per primo, i miei pazienti sopravvivevano quasi sempre, a meno che qualcuno non li avesse prima mandati in farmacia a comprare l’aspirina: quando accadeva in genere mi trovavo fra le mani un caso di polmonite.”
– Dott. J. P. Huff, Kentucky Winston aggiungeva: “Il medico che mi impartì le prime nozioni di omeopatia, il Dott. Raymond Seidel, raccontava che aveva deciso di diventare un medico omeopatico durante l’epidemia di influenza, quando lavorava come fattorino per un omeopata del New Jersey […] Diceva:
‘Mi ero accorto che le persone che prendevano l’aspirina morivano, e invece quelli che ricevevano rimedi omeopatici sopravvivevano’.”
L’aspirina fu il primo degli antinfiammatori non steroidei (FANS), e non ce ne furono altri fino al 1955, quando fu messo in vendita il Tylenol (http://tinyurl.com/kjqq4yx).
Sono i farmaci di uso più comune sul mercato, venduti con o senza ricetta medica.
Per Bayer e l’industria farmaceutica, sono le basi indiscusse del loro business.
Eppure, uccidono sistematicamente.
Citando articoli tratti da varie riviste mediche nel suo fondamentale studio del 2002, “FANS tossici e letali: un rapporto investigativo”, l’investigatore indipendente Roman Bystrianyk dichiara (http:// tinyurl.com/m86mqrh):
“Ogni anno oltre 100.000 persone vengono ricoverate per emorragie gastrointestinali, e di queste 16.500 muoiono.
Fra l’altro, queste stime sono considerate ‘prudenti’, e le cifre tengono conto solo dei FANS su ricetta usati solo per trattare l’artrite e solo negli Stati Uniti.
Se si contassero i ricoveri e decessi relativi a FANS su ricetta e da banco non solo per l’artrite, ma per ogni disturbo e in tutto il mondo, i numeri sarebbero sicuramente altissimi. Se prendiamo queste cifre e le applichiamo ai tanti anni di circolazione di questi farmaci fin dagli anni Settanta, i numeri sono spaventosi.
Eppure, finora nessuno studio ha mai cercato di quantificarli.” I dati provengono dal Centro nazionale di statistica sanitaria e dal Sistema informativo medico per artrite, reumatismi e invecchiamento.”
L’aspirina, primo farmaco appartenente a questa classe, esiste fin dall’Ottocento. Quante persone ha ucciso questo farmaco da solo? Bystrianyk. Aggiunge:
“Un’altra osservazione importante è che, prima di finire in ospedale in gravi condizioni, la maggior parte dei soggetti non presenta segnali d’allarme che indichino i danni interni causati dai farmaci. E come abbiamo visto dalle statistiche, circa il 10% di questi ricoveri termina con la morte […]
“Persino l’aspirina, il primo FANS sintetizzato oltre un secolo fa da Felix Hoffman per le industrie Bayer, non è esente da rischi. E considerando che l’aspirina è tra i farmaci più consigliati per ridurre l’incidenza delle cardiopatie, dobbiamo tenere conto anche dei danni gastrointestinali che causa.”
Bystrianyk quindi cita l’articolo di J. Weil e all. nel British Medical Journal, “L’aspirina a scopo preventivo e i rischi di ulcera peptica con emorragie”. “Abbiamo scoperto che le dosi di aspirina comprese fra 75 e 300 mg al dì, attualmente usate nella profilassi cardiovascolare, non sono sicure in quanto potenziali cause di emorragie da ulcere gastriche o duodenali. In alcuni casi anche i dosaggi molto bassi di aspirina (75 mg) hanno causato emorragie gastriche nei volontari […] Una riduzione generale delle dosi di aspirina (75 mg) non eliminerebbe il rischio […]
Come se non bastasse, aggiunge Bystrianyk: “Purtroppo il rischio di ricoveri ospedalieri e morte non è l’unica possibilità quando si assumono farmaci di questo tipo. Altri studi indicano che quando si assumono FANS è elevato anche il rischio di scompenso cardiaco congestizio. Un autore indicava che la mortalità si può equiparare a quella dei pazienti con emorragie gastrointestinali. Se è così, il numero dei decessi attribuiti ai FANS supererebbe drasticamente la già drammatica cifra di 16.500.”
La sua fonte è l’articolo del 2000 di J. Page e D. Henry su Archives of Internal Medicine, “Il consumo di FANS e lo sviluppo di scompensi cardiaci congestizi nei pazienti anziani”.
La seguente dichiarazione di Bystrianyk riguardo a tutti i FANS (compresa l’aspirina Bayer) si può estendere facilmente a ciò che accadde nel 1918-1919, compreso il silenzio totale attorno all’aspirina di Bayer (e alle versioni generiche) che è implicata nell’uccisione di milioni di persone nel 1918:
“I FANS sono davvero un’epidemia silenziosa che ha seminato dolore e morte in proporzioni terribili. Il pubblico non sa praticamente nulla di questa tragedia, dato che un’enorme quantità di informazioni scritte esiste principalmente nei santuari delle biblioteche mediche. Le compagnie farmaceutiche continuano a vendere e promuovere in tutto il mondo queste sostanze tossiche e le agenzie governative non hanno fatto nulla di rilevante per allertare il pubblico.”
Naturalmente, le nuove ricerche non fanno che evidenziare i rischi dei FANS. Un sito che segnala le ricerche più recenti è Pain-Topics.org. Nel maggio 2011, il ricercatore e assistente medico Stewart B. Leavitt ha scritto (http:// tinyurl.com/k97hozy):
“I risultati delle nuove ricerche indicano che anche l’uso a breve termine di questi antidolorifici non è sicuro per i pazienti [cardiopatici] con dolori.”
Nuovi interrogativi sulla pandemia del 1918-1919
Senza dubbio i decessi della pandemia di “influenza” del 1918-1919 – da 20 a 50 milioni – rappresentano la più grande catastrofe iatrogena nella storia umana.
La pandemia non ha solo rivelato l’estrema tossicità del principale farmaco di Bayer, l’aspirina, ma anche qualcosa di più profondo: il vile fallimento dell’industria dei farmaci sintetici a base di catrame nel curare le malattie. Con questa informazione sorgono nuovi interrogativi, non più semplicemente medici, ma che riguardano anche il potere e il profitto.
L’influenza non fu la causa delle morti del 1918-1919. Anche se questo articolo si è concentrato sulle prove mediche che indicano che un sovradosaggio di aspirina è la spiegazione più plausibile per i decessi terribili e rapidi, e anche se l’uso di aspirina appare responsabile delle diffuse infezioni batteriche che hanno prodotto polmoniti letali, c’è una causa che viene ancor prima dell’aspirina stessa: il desiderio di guadagno della Bayer.
Mentre milioni di persone morivano durante l’“influenza” del 1918-1919, quanti soldi ha guadagnato Bayer?
Questi nuovi interrogativi devono trovare una risposta.∞
Nota di redazione:
Questo articolo è tratto da “Bayer and Death: 1918 and Aspirin”, di J. Holcombe, D. Jacobson e T. Ruhl, pubblicato sul sito Food Free- dom: http://foodfreedom.wordpress.com. L’articolo originale completo, diviso in cinque parti, è scaricabile alla pagina http://tinyurl.com/ kboj8p5.
NOTA BENE: nel 1920 circa la metà dei medici praticava l’omeopatia o altre metodiche tradizionali, e l’altra metà la medicina chimica.
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